Dispense Scapigliatura

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Dispense Scapigliatura SINCRETISMI SCAPIGLIATI. DISPENSE INTEGRATIVE: SAGGISTICA Daniele Ranzoni, La lettura, 1878-1880 A.A.2015-2016 Ilaria Crotti - Ricciarda Ricorda Scapigliatura e dintorni (estratto da Storia letteraria d'Italia - L'Ottocento) Padova, Piccin Nuova Libraria, 1992 Il fenomeno scapigliato, pur ristretto in un ambito temporale limitato che si sviluppa a ridosso dell’unità per esaurirsi verso la fine degli anni Ottan­ ta, acquista un significato emblematico di una situazione letteraria, sociale e politica in rapido evolversi in cui, rimossi i modelli della tradizione lettera­ ria italiana, prossima e non, la ricerca di nuovi «padri» e di nuovi punti di riferimento culturale diventa serrato rifiuto ideologico di tutto ciò che uno status d'ordine avrebbe potuto suggerire. La lettura di tale fenomeno, quindi, risulta necessitata, quasi costretta, all’interno di ben determinati assi storico-sociali che se, per quanto concerne il limite superiore, quello degli anni Ottanta, coincide non rigidamente in linea di massima con la politica coloniale crispina, per quello inferiore risulta individuato dallo stacco netto degli anni ddl'unità. Consequenziale appare perciò lo spazio geografico in cui il fenomeno si colloca, escludendo da una parte il Veneto, ancora soggetto ad istanze classicheggianti e comunque politicamente staccato dal resto della nazione, e dall’altra la Toscana ed il Meridione per diverse ragioni: di tradi­ zione letteraria per la prima, e di «diversità» culturale e lontananza soprattut­ to economico-sociale per ¡1 secondo. La linea della Scapigliatura si estende proprio da Milano a Torino, come ai due poli in cui convergono una serie di istanze di innovazione letteraria e di mutato contesto socio-politico; anche se poi sarà difficile trovare in tutta l’area scapigliata una puntuale presa di posizione e un’acquisizione teorica lucida dei livelli, appunto politici e lettera­ ri, cosi strettamente correlati. Proprio i termini «Scapigliatura» e «scapigliato» che, come la critica ha già puntualmente verificato ', trovano la loro applicazione in un primo ro­ manzo di Cletto Arrighi Gli ultimi coriandoli (Milano, 1857), quindi in un secondo, La Scapigliatura e il 6 febbraio din dramma in famìglia) (Milano, 1862), recano una connotazione di vaga apoliticità che implica una debole coscienza di determinati processi sociali, che si tende a tradurre a livello di romanzo d’appendice, secondo il modello de Les Mystèrcs de Paris (1843). 1 A protesico, v. M. Parenti, L ’atto di nascita della «Scapigliatura», in «L'approdo lettera­ rio», aprile-giugno 1938, n. 2, pp. 83-90. Puntuale disamina delio sviluppo di tali termini e del loro articolarsi nelle pagine della «Crona­ ca grigia» dell'Arrighi, del «Gazzettino» c del «Gazzettino rosa» in G. Mariani, Storia della Scapiglia­ tura, Caltanissetta-Roma, 1967, pp. 9-20. 2 Appunto questo secondo romanzo narra la vicenda della «Compagnia brusca», di cui Emilio Digliani è uno dei componenti, e delle vicissitudini amorose e politiche di quest’ultimo, amante di Noemi e, nel medesimo tem­ po, figlio illegittimo del marito di lei, Emanuele Dal Poggio. N ell’Introduzione a La Scapigliatura e il 6 febbraio si reperisce un tentati­ vo di definizione e teorizzazione che tende ad eludere gli elementi di classe per accamparne altri, squisitamente «sociali», ma in un'accezione del tutto indefinita: In tutte le grandi e ricche città del mondo invicilito esiste una certa quantità di individui di ambo i sessi, fra i venti e i trentacinque anni, non più; pieni d'inge­ gno quasi sempre; più avanzati del loro tempo; indipendenti come l’aquila delle Alpi; pronti al bene quanto al male; irrequieti, travagliati, ...turbolenti — i quali — o per certe contraddizioni terribili fra la loro condizione e il loro stato — vale a dire fra ciò che hanno in testa e ciò che hanno in tasca — o per certe influenze sociali da cui sono trascinati — o anche solo per una certa particolare maniera eccen­ trica c disordinata di vivere — o, infine, per mille altre cause, e mille altri effetti, il cui studio formerà appunto lo scopo e la morale del mio romanzo — meritano di essere classificati in una nuova e particolare suddivisione della grande famiglia sociale, come coloro che vi formano una casta sui generis distinta da tutte le altre. Questa casta o classe — che sarà meglio detto — vero pandemonio del secolo; perso­ nificazione della follia che sta fuori dai manicomii; serbatoio del disordine, della imprevidenza, dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti; — io l’ho chiamata appunto la Scapigliatura... La Scapigliatura è composta da individui di ogni ceto, di ogni condizione, di ogni grado possibile della scala sociale. Proletariato, medio ceto e aristocrazia; foro, letteratura, arte e commercio; celibato e matrimonio; ciascuno vi porta il suo tributo, ciascuno vi conta qualche membro d'ambo i sessi2. La «Compagnia brusca» del romanzo d d l’Arrighi, pur storicizzata negli anni Cinquanta dei moti mazziniani, presenta caratteri singolarmente interes­ santi se letti all'interno dell’ambito «scapigliato». Innanzitutto ci si trova davanti a una decisa acquisizione di dibattito e di intervento nell’ambito della vita urbana che accentra, nella sfera del «cittadino», gli interessi intellet­ tuali del gruppo; esso troverà in tale tessuto una serie di stimoli cconomico- editoriali necessari alla propria esplicitazione, ed una possibilità di aperture a tematiche e prospettive letterarie nuove. Il secondo elemento di particolare rilievo emergente dal nebuloso tentati­ vo di teorizzazione dell 'Arrighi consiste nel fatto che la «Compagnia brusca», non denotata sul versante più strettamente letterario, si identifica metonimi­ camente con quella società a parte, dentro una più vasta società, in cui gli intellettuali scapigliati avrebbero la pretesa di muoversi: una sorta di «fronda» interna in cui la separatezza del ruolo, anzi lo sdegnoso rifiuto di collocazione precisa non escluderebbe pretese di egemonia anche politica. Ma se questa divaricazione tra condizione intellettuale ed incapacità d’intervento rispecchia *’ Si cita dalla prima edizione in volume (Milano, 1862, pp. 5-7); i primi puniini sono del lesto, i secondi nostri; a cura di G Farinelli è uscita di recente un’edizione del romanzo (Milano, 1978) che propone quella dcfinitica (La Scapigliatura. Romanzo sociale contemporaneo, Roma, 1880) c clic si arricchisce di un saggio introduttivo (Rapporto su La Scapigliatura di Cletto Arrighi, pp. 17-55), di una Nota al testo (pp, 59-70) e di Note biobibliofjajiche (pp. 73-112); infine, v. F. Portinari, Romanzo popolare ■ alibi romanzato, in Le parabole del reale, Torino, 1976, pp. 97-102. 3 un habitus quasi tradizionale del letterato italiano a ciò bisogna aggiungere una serie di fattori cbe, immediatamente dopo l'unità, articolano tale storico «dualismo». La situazione economica dell'Italia immediatamente post-unitaria presen­ ta livelli di disomogeneità notevole, generalmente condizionata da una strut­ tura agricola che persiste al Sud ancora nelle forme del latifondo, ma che caratterizza l'intera area nazionale. Le speranze morali e sociali dell'unifica­ zione anche in campo economico, tramite istanze liberistiche, attendono il formarsi di un mercato nazionale che accorpi quelli parziali e superi i limiti delle dogane interne. Per quanto concerne più direttamente la Lombardia, colpita dalla grave depressione del settore manifatturiero e debole nella propria struttura indu­ striale, i disagi non tardano a farsi sentire; distaccata economicamente dal Veneto e dalle province austriache, soppressi uffici amministrativi e maggio­ rate le imposte del debito pubblico, la regione dovrà attendere un breve periodo di ripresa economica — dal '71 al 73 — per poter avviare un più consistente sviluppo industriale, sia strutturale che tecnologico, favorito da un forte dilatarsi di attività finanziarie 3. Tra disagi economici ed il conseguente rialzo dei prezzi, il tenore di vita delle classi operaia e contadina ne risente in modo consistente. Il 1867 è caratterizzato da scioperi per il carovita a Milano e da agitazioni a Torino, mentre nel luglio del ’72 lo sciopero soprattutto operaio si dilata a numerose località dell'Italia settentrionale, come a Verona, per culminare in quello ge­ nerale di Torino del 31 luglio '. La stessa dicotomia della condizione intellettuale, in questi anni, risulta segnata da codesti eventi: il fenomeno del dualismo scapigliato, che tanta parte ebbe nelle dichiarazioni di poetica di Boito e Praga, potrebbe essere letto neH’ambito di tale contesto socio-politico, quindi ridimensionato nella propria portata formale di tecnica poetica tout court, e ricondotto a non remote matrici romantiche. Proprio il volersi ancorare, in modo quasi auto- gratificante e così insistito, ad una situazione di scissione denuncia infatti una «condizione» intellettuale conscia di aver subito un repentino passaggio di status; dalla collocazione risorgimentale tutta in positivo, quasi deittica, rivolta alla proposizione di modelli fattivi e di prospettive concrete d ’inter­ vento, il passaggio ad una verifica non esaltante della contingenza post-unitaria comporta un esaurirsi di tensione intellettuale ad ogni livello; il passaggio, ancora una volta gestito da gruppi di potere estranei all’ambito più stretta­ mente intellettuale, — gravitante anzi in un'area già di «mercato» — diventa perdita di status, mentre tutta l’operazione risulta segnata da un'incapacità della parte in causa sia di gestire in proprio e di immettersi in
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