15 GRANDI MOSTRE 56 IN APERTURA QUANDO ERA GIOVANE Quattro anni di lavoro, quasi ottanta opere esposte, una stretta collaborazione con il Musée Picasso e il Musée d’Orsay di Parigi. È il Picasso dei periodi blu e rosa in mostra alla Fondation Beyeler.

Ernst Beyeler allestisce la sua prima mostra di dipinti alla galleria 1951 Castello dell'Arte, che comprende la Buveuse d'absinthe di Picasso

A Milano vede : "Ne sono rimasto sconvolto, assolutamente 1953 sbalordito. 'Guernica' incarna la convinzione totale, l'assoluto"

Beyler incontra Picasso per la prima volta, a Mougins. "Sorrideva, il suo sguardo enorme 1957 sembrava non perdere nulla di me [...] Lui e io: l'intelligenza che parlava con l'entusiasmo"

Acquista Il ratto delle Sabine, protesta di Picasso contro il tentativo di invasione di 1962 Cuba da parte degli Stati Uniti

Alla Galerie Beyeler si tengono le mostre Picasso – Werke von 1966/67 1900 bis 1932 e Picasso – Werke von 1932 bis 1965

Grazie alla mediazione di Beyeler, Picasso dona al MoMA 1971 la sua Guitare del 1911

1994

Nasce la Fondation Beyeler. "Una collezione non è un insieme di opere: di Marco Enrico Giacomelli una collezione mette in evidenza delle scelte e un percorso coerente. [...] Due tele ne sono lo stendardo: 'Improvvisazione 10' [di Kandinsky, N.d.R.] uesta è una di quelle mostre a Quali sono le opere di Picasso appartenen- e lo studio per 'Les Demoiselles d'Avignon' cui ci ha abituato la Fondation ti alla collezione Beyeler? Siete partiti da del 1907. [...] Quando, a corto di denaro, ho Q Beyeler: rigorosa, epocale, im- quelle per progettare la mostra? deciso di vendere lo studio di Picasso, mia perdibile. A finire nel lieto mirino Nella mostra Il giovane Picasso – Periodi moglie si è opposta e mi ha detto che mi avrebbe lasciato se mi fossi separato da quella dell’istituzione elvetica, in questi blu e rosa abbiamo una sola opera apparte- tela: e io ho preferito conservare Picasso e mesi, è (Malaga, 1881 – Mou- nente alla collezione Beyeler: Femme (Epo- mia moglie!" gins, 1973), con una rassegna che racconta in que des ‘Demoiselles d’Avignon’), 1907, che maniera inedita e completa i periodi giovanili è un importante studio per le Demoiselles *le citazioni di Ernst Beyeler sono tratte da La passione detti “blu” e “rosa” dell’artista spagnolo. Mo- d’Avignon e annuncia il linguaggio pittori- per l'arte. Conversazioni con Christophe Mory, Gallimard, Parigi 2003 (trad. it. Skira, Milano 2005) stra a cui se ne affianca una seconda, come se co cubista, che si sviluppa da quell’anno. La non bastasse, intitolata Picasso Panorama, mostra si unisce così alla collezione Picasso che espone le oltre trenta opere appartenenti della Fondation Beyeler, alla quale è dedicata in alto: Pablo Picasso, Arlequin accoudé, 1901, olio su alla collezione Beyeler. Di tutto questo abbia- la mostra Picasso Panorama. La collezione tela, 83,2 x 61,3 cm, New York, Metropolitan Museum of Art, acquisizione signor e signora John L. Loeb 1960, mo parlato con Raphaël Bouvier, giovane e possiede oltre trenta opere ed è una delle più © Succession Picasso / 2018, ProLitteris, Zürich Foto brillante curatore in forza al museo più visita- ragguardevoli al mondo sia per consistenza ©The Metropolitan Museum of Art /Art Resource/Scala, to della Svizzera. che per qualità. Florence IN APERTURA 57

Qual era il rapporto fra Ernst Beyeler e rivoluzionario dipinto Les Demoiselles d’A- Pablo Picasso? vignon. Ciò consente alla mostra, inoltre, di Per Ernst e Hildy Beyeler, Picasso incarnava collegarsi alla grande collezione Picasso della l’artista ideale; nel corso dei decenni sono stati Fondation Beyeler, che inizia con un importan- mediatori per più di mille sue opere e gli hanno fino al 26 maggio te studio a olio per le Demoiselles d’Avignon. dedicato molte mostre nella loro galleria. L’ar- DER JUNGE PICASSO Aprendo con l’anno 1907, puntiamo anche a tista e i coniugi Beyeler erano anche uniti da un BLAUE UND ROSA mostrare come il Cubismo possa essere inte- legame di amicizia. Nel 1969 Beyeler ha potuto PERIODE so quale sviluppo continuo dei periodi blu e acquisire numerose opere direttamente dallo a cura di Raphaël Bouvier rosa piuttosto che una “rottura” nell’opera di studio di Picasso. I dipinti, i lavori su carta e Catalogo Hatje Cantz Picasso, come spesso è sostenuto dagli stori- le sculture di Picasso della collezione Beyeler FONDATION BEYELER ci dell’arte. A mia conoscenza, nessuna mostra coprono un periodo che va dal primo Cubismo Baselstrasse 101 – Riehen/Basel finora ha mai esaminato il periodo 1901-1907 fino all’opera tarda. +41 (0)61 6459700 nell’opera di Picasso. fondationbeyeler.ch La mostra ha confini precisi: si indagano i Ci sono altre differenze rispetto alla mostra periodi blu e rosa, nell’arco temporale che parigina? va dal 1901 al 1906, concentrandosi sui di- La mostra alla Fondation Beyeler si concen- pinti che presentano figure umane. Quali collaborazione con il Musée Picasso e il Mu- tra sui capolavori di Picasso dipinti e scolpiti sono i motivi che hanno condotto alla scelta sée d’Orsay di Parigi. Le due mostre condivi- in questo periodo (tra cui importanti gouache di questo perimetro? dono la base concettuale ma differiscono per e pastelli), esponendo queste opere-chiave in Il soggetto centrale dei periodi blu e rosa è i rispettivi punti di vista. Il Musée d’Orsay ri- uno spazio generoso e con un inquadramento la rappresentazione dell’essere umano e del percorre gli immediati predecessori e le ispira- informativo. A differenza del Musée d’Orsay, corpo umano. È in questo tema che risiede la zioni artistiche di Picasso (van Gogh, Toulou- non presentiamo né i numerosi schizzi e dise- quintessenza di tale periodo, uno dei più im- se-Lautrec, Degas ecc.). La Fondation Beyeler gni preparatori né alcun materiale d’archivio. portanti nell’opera di Picasso. È durante i pe- guarda avanti, aprendo sul 1907 come anno Come museo della luce naturale, avrebbe signi- riodi blu e rosa che Picasso realizza alcune tra chiave in cui Picasso ha prodotto le prime ficato oscurare i nostri locali, dal momento che le sue opere più belle e commoventi, opere di immagini pre- o proto-cubiste intorno al suo presentare lavori su carta comporta rigidi vin-

grandissima importanza per © Maurizio Ceccato per Grandi Mostre coli di illuminazione. Era una l’evoluzione dell’arte del XX cosa che abbiamo consape- secolo. volmente evitato. Mostrando circa ottanta capolavori creati Come si progetta una mostra tra il 1901 e il 1907, la mostra di questo tipo? Quanto tem- presso la Fondation Beyeler si po ci vuole e quali rapporti concentra quindi sull’essenza vanno stabiliti con istituzioni stessa della produzione di Pi- come il Metropolitan di New casso in questo periodo. Circa York, la National Gallery di venti opere significative sono Washington, la Tate di Lon- esposte solo alla Fondation dra, solo per citare alcuni dei Beyeler, tra le quali alcune che musei prestatori? raramente vengono mostrate La mostra ha richiesto circa e che sono conservate in col- quattro anni di preparazione. lezioni private in tutto il mon- do, come Le Marchand de Fra i 75 lavori esposti, alcu- gui (1902-03), La Gommeuse ni provengono da collezioni (1901) o La Mort (1901). private. Si tratta quindi di oc- casioni uniche per rivedere La mostra si chiude alle so- opere che da molti anni non glie della nascita del Cubi- venivano offerte al pubblico. smo. Hai in mente una o più Anche in questo caso, come ti mostre che proseguano l’in- sei mosso nei rapporti con i dagine sull’opera di Picasso collezionisti? E quali le opere nei periodi successivi? che da più tempo non veniva- La mostra si apre agli inizi del no esposte pubblicamente? Cubismo nel 1907 e continua La mostra espone in effetti nu- in un certo modo con la pre- merosi capolavori di Picasso sentazione della grande col- conservati in collezioni private lezione Picasso della Fonda- e che vengono prestati solo di tion Beyeler, dal titolo Picasso rado, anche a causa della loro Panorama. Al momento non delicatezza, fragilità ed enor- stiamo pianificando un’altra me valore. Alcune opere non mostra di Picasso per il pros- venivano esposte da oltre cin- simo futuro. quant’anni. In generale, abbia- mo ottime relazioni con molti All’interno della Fondation collezionisti privati. Beyeler hai seguito mostre di studio importanti, come La mostra è stata allestita quella di Dubuffet. Possia- prima al Musée d’Orsay di mo chiederti a cosa stai Parigi. Quali sono i cambia- lavorando? menti fra le due occasioni? Effettivamente sto lavorando La mostra alla Fondation ad alcune mostre, ma il sogget- Beyeler è organizzata in to è ancora confidenziale. 58 OPINIONI

TUTTI PAZZI PER LE TECNOLOGIE SE NON È PUBBLICA, CHE ARTE È?

Il dibattito sull’utilizzo delle tecnologie digitali per rendere più efficace Tutta l’arte è pubblica. È concepita per – e ha bisogno di – un pubbli- la visita al museo è in corso da molti anni, ma tutt’oggi in Italia l’utilizzo co (più o meno ampio, a seconda della destinazione dell’opera e delle sistematico di queste tecnologie, che nei musei scientifici è cosa fatta, diverse epoche storiche). Negli ultimi decenni, tuttavia, si è affermato fatica a decollare e l’uso di strumenti digitali avanzati spesso non sfrut- l’uso dell’espressione “arte pubblica” per indicare, in maniera più spe- ta al meglio le potenzialità a nostra disposizione. I molti esperimenti cifica, la produzione artistica destinata a spazi pubblici non espositivi, nel campo delle digital humanities applicate alla fruizione museale non e chiamata dunque a interagire con chi quegli spazi abita e frequenta sempre sono stati soddisfacenti e il più delle volte sono finiti per essere quotidianamente. Si pensi soltanto ai grandi murales della Street Art l’equivalente in formato digitale dei vecchi apparati informativi e dida- che sempre più spesso (e non senza aspetti problematici) spuntano in scalici presenti ormai in tutti i musei. Nei musei dotati di ipertesti, gui- spazi urbani bisognosi di “riqualificazione”. de virtuali, iPad, cellulari e quant’altro, si è osservato che l’attenzione L’idea della utilitas publica di opere d’arte e collezioni ha radici profonde. del pubblico è distratta proprio dagli stessi strumenti che dovrebbero Nella Naturalis Historia Plinio ricorda un’orazione, a suo dire bellissi- allargare la sua conoscenza, e ciò avviene per l’interazione che questi de- ma, di Marco Vipsanio Agrippa, nella quale il potente amico e gene- vice richiedono: non di rado il visitatore finisce per dedicare più tempo ro di Augusto evidenziava la necessità di publicare, ovvero di esporre a osservare e maneggiare il display che a guardare un capolavoro appeso in spazi pubblici, tutte le statue alla parete. e le pitture, anziché relegarle, Come potrebbe dunque essere un’interazione positiva tra il sapere, il come in esilio, nelle ville dei ric- sentire, il vedere “umano” e quello digitale? chi (in villarum exilia pelli). Con L’idea della utilitas Un buon esempio viene dall’arte contemporanea, non solo perché spe- l’Umanesimo, e poi sempre più rimentazione e innovazione artistica sono andate di pari passo con l’e- nel corso del Seicento, il tema publica di opere d’arte voluzione delle tecnologie digitali, ma anche perché, oltrepassando la diviene di cruciale importanza: e collezioni ha radici linea di demarcazione fra arte e vita, l’arte contemporanea ha messo in diversi collezionisti di picco- molto profonde crisi le categorie del giudizio storico-critico e in discussione il principio le antichità (monete, gemme, di causa ed effetto, lasciando sul terreno, al posto dei criteri “ricorsi- utensili, iscrizioni) aprono vo- vi di giudizio”, solo frammenti: “Come uno specchio in un labirinto senza lentieri a eruditi e viaggiatori le centro”, per citare Andrè Mal- porte delle loro raccolte, certa- raux e il suo Museo immagina- mente anche per vanagloria personale, ma soprattutto perché credono rio scritto nel 1951. nella utilitas publica dei reperti da loro radunati, indispensabili per ri- Non cito a caso il libro di Mal- costruire la “cultura materiale” del mondo antico. Nel 1546 il mercante Come possono interagire il raux: in un’epoca al di sopra di antichità Antonio Conteschi (noto anche come “Antonietto delle d’ogni sospetto, lo scrittore Medaglie”) apponeva sulla facciata della sua casa romana un’iscrizio- sapere, il sentire, il vedere francese ha preconizzato quel- ne in cui rivendicava di essersi tanto adoperato per lo scavo e il recu- “umano” e quello digitale? lo che le digital humanities por- pero delle “anticaglie” “publicae utilitatis potiusque sui rationem habens” teranno a compimento molti (“avendo più a cuore la pubblica utilità che il proprio utile”). Un secolo anni dopo. Mescolando opere dopo, l’erudito Giovanni Battista Casali (+1648) faceva scrivere sulla tra loro molto distanti per epo- propria lastra tombale che “reconditos […] / thesauros sacros et prophanos ca e stile, Malraux “monta” il / disciplinarum studiosis aperuit” (“aprì agli studiosi tesori nascosti, sacri e suo libro (il suo museo imma- profani”). Contemporaneo di Casali fu Francesco Gualdi che, oltre ad ginario, appunto) come fosse un ipertesto ante litteram: spezzando i vin- accogliere sapienti visitatori nel suo museo, sistemò marmi antichi e coli dati da una critica “lineare” della storia dell’arte, indaga e mette sarcofagi paleocristiani su facciate di edifici e nei portici di alcune ba- a raffronto opere d’arte antica e moderna, archeologia e manoscritti, siliche dell’Urbe, in modo da favorirne la più ampia fruizione possibile. opere di tutte le epoche e di tutti gli stili, continuando ad aprire fine- Gualdi, per così dire, trasformò alcuni pezzi del suo museo in esempi di stre come fossero file, offrendo al visitatore suggestioni continue e dif- Street Art, con un processo che è esattamente il contrario di quanto av- ferenti, una vertigine di nuove informazioni e di connessioni del tutto viene oggi a tanti lavori di “arte urbana”, rimossi dalle strade ed esposti inedite per la museografia di quegli anni. Sono ipotesi, quelle di Mal- in musei, mostre e gallerie d’arte (si veda il divertente documentario del raux, che tornano oggi di grande attualità e sembrano potersi realizzare 2014 Banksy does New York per scoprire che fine hanno fatto le creazioni proprio grazie alle possibilità che le tecnologie digitali mettono a nostra newyorchesi dell’artista britannico). disposizione. Naturalmente, non tutti i collezionisti dell’epoca barocca erano così li- In un museo progettato con i criteri di Malraux, il pubblico, ammirando berali nel mostrare i loro tesori. Cardinali e principi lo erano assai meno un quadro di Leonardo, una scultura rinascimentale o un reperto ro- di collezionisti eruditi come Casali e Gualdi. A detta di quest’ultimo, i mano, non ne vedrebbe solo l’eterna bellezza, ma potrebbe conoscerne potenti erano talmente gelosi dei reperti in loro possesso da “tener sotte- nuovi significati, nati dalla relazione con le altre opere d’arte, scelte non rato di nuovo le loro antichità”. Viene in mente un caso occorso una ven- più per consanguineità (stesso autore, stile o tempo) ma per contiguità, tina d’anni fa, quando si temette che il magnate giapponese Ryoei Saito dunque assimilabili tra loro grazie a inedite associazioni mentali e cul- si fosse fatto cremare, come egli aveva assicurato, assieme al Ritratto del turali, attualizzate e rese “contemporanee” dal suo sguardo. Crediamo dottor Gachet di Vincent van Gogh, da lui acquistato nel 1991. Le voci dunque che solo in un ambito rinnovato dal punto di vista museografico relative alla distruzione del dipinto (poi rivelatesi infondate) alimenta- e museologico l’innesto delle digital humanities potrà ottenere i miglio- rono un ampio dibattito sulla proprietà delle opere d’arte e sui limiti cui ri risultati, esse stesse rese organiche alla visione generale del museo, deve essere soggetta. Il proprietario di un bene culturale, riconosciuto capaci di interagire con il visitatore non per fornirgli meri approfondi- come tale, non può farne ciò che vuole, ma deve assicurarne la salva- menti accademici, ma piuttosto per indicargli una nuova idea del mon- guardia e la fruizione [è questo il tema dell’editoriale di Gilberto Ca- do, per sprigionare tutto il loro potenziale creativo, per essere opera vagna Di Gualdana che trovate fra gli editoriali di Artribune Magazine, d’arte a loro volta. N.d.R.]. In molti casi, per fortuna, questo avviene, così come accade che Per fare questo c’è bisogno di una rivoluzione mentale, bisogna che i privati contribuiscano, attraverso generose donazioni, alla salvaguardia conservatori abbandonino la via certa per l’incerta. C’è bisogno di una del nostro patrimonio culturale. prospettiva contemporanea per dare senso all’arte di tutti i tempi. Fabrizio Federici Gabriella Belli OPINIONI 59

GRANDI MOSTRE E MUSEI: LEONARDO ALL’ESTERO PARTNER O COMPETITOR? L’articolo 66 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, noto come Piccola introduzione. In economia, due beni si identificano come ‘com- Codice dei beni culturali e del paesaggio, consente che venga autorizzata plementi’ (o complementari) quando l’aumento del consumo dell’uno l’uscita temporanea dal territorio nazionale dei beni culturali “per mani- correla positivamente con il consumo dell’altro. Un esempio? Caffè e festazioni, mostre o esposizioni d’arte”, purché dei beni, ovviamente, “siano zucchero; verdure e aglio. Sono invece detti ‘beni sostituti’ quei beni garantite l’integrità e la sicurezza”. Il comma 2b prescrive però che “non che mostrano una relazione opposta: l’aumento del consumo dell’uno possono comunque uscire […] i beni che costituiscono il fondo principale di genera un calo del consumo dell’altro. Esempi: burro e margarina; Pepsi una determinata ed organica sezione di un museo, pinacoteca, galleria, ar- e Coca. chivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica”. Credo non Ora c’è da chiedersi: rispetto ai pubblici, le grandi mostre e i musei rap- ci sia dunque ragione di vanto (ch’è stato viceversa esibito) da parte di presentano beni complementi o sostituti? In altri termini, la grande mo- quei direttori di musei italiani che abbiano negato il prestito di dipinti di stra è un partner del museo o ne rappresenta piuttosto un competitor? Leonardo a musei stranieri intenzionati a ordinare mostre per il quinto Sono molteplici gli studi che evidenziano come le grandi mostre in Eu- centenario della morte di lui, nel 1519 ad Amboise. Mi sembra si debba ropa siano aumentate a partire dal “financial breakdown” del 2008. Alcu- infatti dare per scontato che un istituto italiano detentore d’un dipinto ni sottolineano come lo stesso ricorso alla grande mostra sia il risultato di Leonardo lo includa fra i beni che costituiscono il suo “fondo princi- di quella grande crisi, che ha comportato tagli alla cultura più o meno pale”; sicché, negandone la trasferta oltralpe, il direttore di quel museo ovunque (anche se in alcuni Paesi in modo più rilevante). Così la grande non fa altro che obbedire a una legge. E non ci si può vantare di non aver mostra diviene il grande evento del museo: uno strumento attraverso il compiuto un gesto che la legge annoveri fra i reati. quale rischiare anche parti ingenti di risorse economiche per la realiz- Torna opportuno rammentare che nel 2006 espressi parere decisamen- zazione (o semplicemente l’esposizione) di mostre in grado di attirare te contrario al prestito in Giappone dell’Annunciazione di Leonardo, ri- molti visitatori e quindi apportare un ROI, un ritorno sull’investimento. tenendo che quella concessione fosse una trasgressione palese della leg- Dal punto di vista economico-contabile, quindi, nessun dubbio sul ruo- ge (oltre che un oltraggio alla decenza). Non si durerà tuttavia troppa lo che le grandi mostre giocano per i musei. Ma quali sono gli effetti fatica a figurarsi quanto sia stato disagevole per me (ch’ero fresco di no- sulla crescita dei visitatori dei musei nel medio periodo? Più nel detta- mina a direttore degli Uffizi e che fui immediatamente raggiunto da una glio, quali sono gli effetti sulla crescita numerica (numero di visitatori), telefonata del Ministro) rimanere sempre irremovibile nella mia opposi- qualitativa (conoscenza, engagement ecc.) e di incremento fruitivo (fre- zione, al cospetto d’un Governo che invece – contrariamente a quel che quenza di visita durante l’anno) dei visitatori dei musei? oggi càpita (e non è cosa di poco La mostra è estremamente importante nel perseguimento dei fini sta- rilievo) – era risoluto a prestare tutari del museo e nella creazione di nuova conoscenza. Attraverso le l’opera all’esposizione di Tokyo mostre si delineano nuove letture critiche, nuove interpretazioni, si di- Non ci si può vantare (che peraltro già godeva d’una segnano contrapposizioni, discra- di non aver compiuto bella campagna pubblicitaria in- sie e linee comuni. un gesto che la legge ternazionale e che in Giappone L’esposizione temporanea, in al- era ovviamente molto attesa). Il rischio è che si vada a tri termini, corrisponde a una annovera fra i reati Rammento che, per smussare vedere la grande mostra produzione di nuova conoscenza gli spigoli più vivi d’una contra- così come si va a vedere attraverso la quale il museo può rietà che a Firenze aveva preso intessere con i propri visitatori a montare, fu detto da persona un film un dialogo, offrendo loro un mo- autorevole che, se l’opera avesse denunciato l’esistenza di problemi tivo per “tornare al museo” anche conservativi, la voce dei tecnici si sarebbe levata forte (e ci manchereb- quando hanno già più volte ammi- be altro, vien di commentare…); ma ai tecnici (specie agli storici dell’ar- rato la collezione permanente. te) compete anche la raccomandazione dell’osservanza d’una legge che Se da un lato, quindi, sia sotto il profilo contabile che sotto il profilo (giustamente) vieta la trasferta fuori dei confini nazionali d’una tavola dell’offerta culturale, i musei ormai non possono più prescindere dall’e- come l’Annunciazione vinciana. sposizione di mostre, dall’altro i grandi costi di produzione di alcune Fu in quella circostanza che mi convinsi della necessità di stilare un rassegne hanno fatto sì che si affermasse un format di produzione basato elenco d’opere degli Uffizi che, a mia scienza, ricadevano sotto quella sulla cosiddetta circuitazione: un soggetto “produce” una mostra e poi legge e per le quali doveva pertanto essere inibito il prestito all’estero. ne organizza un “tour” in altri musei, in altre nazioni e, quando va bene, Inviai al Ministero dei Beni Culturali una lettera con quella lista; che in tutto il pianeta. non avevo compilato con furore talebano, ma, anzi, con molta sobrietà: Questo modello è strettamente legato alla struttura dei costi di pro- soltanto ventitré opere (ma certamente con tutt’e tre le pale di Leonar- duzione di alcune mostre. È necessario per far sì che tali produzioni do). Basti pensare che del nutrito nucleo botticelliano avevo evocato possano generare dei ritorni economici positivi (garantendo, quindi, la due soli dipinti (la Nascita di Venere e la Primavera) e da quelli di Tiziano continuità di produzione). e Caravaggio uno soltanto. Niente avevo incluso di tant’altri maestri: Tuttavia, il rischio è che, con l’affermarsi della grande mostra, il rappor- dall’Angelico a Mantegna, da Dürer a Pontormo, da Bellini a Tinto- to tra mostra e museo tenda a divenire molto più flebile. In altri termi- retto, da Giorgione a Rembrandt. Quello che alla fine mi stava a cuo- ni, il rischio è che si vada a vedere la grande mostra, così come si va a re era la vidimazione dell’elenco da parte del Ministero, giacché la sua vedere un film. Non vado al Palazzo delle Arti di Napoli. Vado a vedere legittimazione avrebbe nel futuro comportato l’esclusione dal prestito Escher. Non vado al Palazzo Reale di Milano, vado a vedere Picasso. fuori del Paese delle opere che n’erano parte. Non mi risulta (e comun- Così, l’engagement con i visitatori diviene molto più difficile perché la que mai me n’è giunta comunicazione) che l’elenco sia stato convalida- circuitazione di mostre che non hanno attinenza con il museo tende a to. E se ne capisce bene il motivo: ratificarlo avrebbe significato automa- trasformare quest’ultimo in un mero contenitore. Un display. ticamente incardinare alla legge le opere menzionate; le quali pertanto In fondo, al netto di servizi e valori aggiunti, un cinema vale l’altro. sarebbero sfuggite a quelle strategie d’immagine di cui la politica con leggerezza è solita avvalersi: lo fa ogni volta che, incurante giustappunto Stefano Monti della legge e degl’inevitabili rischi, trasferisce all’estero creazioni altissi- me con l’unico scopo di darsi lustro agli occhi del mondo.

Antonio Natali 60 FOTOGRAFIA LETIZIA BATTAGLIA LA DONNA DIETRO L’OBIETTIVO A Venezia, la Casa dei Tre Oci dedica a Letizia Battaglia una poderosa retrospettiva. Attraverso duecento scatti, molti dei quali inediti, si ripercorre la sua carriera dagli Anni Settanta a oggi.

di Caterina Porcellini

on ha bisogno di presentazioni a quanto pare, non mi stimolavano molto: non fino al 18 agosto Letizia Battaglia (Palermo, 1935). ho scattato buone fotografie; solo Palermo ha LETIZIA BATTAGLIA. N Di certo non Italia, spesso neppu- avuto tutto il mio amore. FOTOGRAFIA COME re all’estero: nel 2017 il New York Times l’ha citata come una delle undici donne Lei è passata alla storia per le immagini ef- SCELTA DI VITA a cura di Francesca Alfano Miglietti straordinarie dell’anno. fettivamente legate alla criminalità organiz- Catalogo Marsilio Editori Eppure, parlando con Letizia Battaglia non si zata. Ha detto che il suo è un “archivio di CASA DEI TRE OCI riesce a inquadrarla, come ha fatto invece lei sangue”. Se guardiamo ai reportage di oggi, Fondamenta delle Zitelle 43 — Venezia per gli eventi della storia palermitana. Impos- invece, vediamo tantissimi morti ma poco 041 2412332 sibile definirla “fotografa di mafia”, significhe- sangue... treoci.org rebbe offenderla. E a ragion veduta: Letizia Bat- Sono fotografi più eleganti di me, forse. Per me taglia ha raccontato da insider tutta Palermo, era traumatico l’incontro con una morte vio- per non parlare del contributo dato al teatro, lenta. Il sangue c’era: cosa potevo fare, elimi- all’editoria e alla promozione della fotografia narlo? Per la prima volta, nella mostra ai Tre braccia dall’auto dal fratello Sergio. È un fe- come disciplina. Continua a sorprendersi della Oci, esporrò lo scatto di un bambino in un lago nomeno che aveva previsto? Cosa le suscita? sua vita e a riservare sorprese; non ultimi, gli di sangue. Questi pudori, questi puritanesimi È la vita che riapre gli archivi, non so come scatti inediti esposti alla Casa dei Tre Oci. sono orribili: il fotografo deve mostrare quello dire. E la fotografia diventa un’altra fotogra- che vede e deve mostrarlo così com’è. Non si fia. Lo scatto di Mattarella era l’immagine del Letizia Battaglia “fotografa di mafia”: non deve assolutamente fare censura. Presidente [della Regione Sicilia, N.d.R.] a cui pensa sia una definizione inappropriata? avevano appena sparato. Oggi ha acquistato un Io la trovo ridicola, frutto della pigrizia dei gior- Anche perché alcuni scatti acquistano sen- altro valore, perché il fratello della vittima è nalisti. “Fotografa della mafia” mi offende. Ho so, magari per la prima volta, a distanza diventato Presidente della Repubblica Italiana. anche fotografato i mafiosi e i crimini di mafia, di decenni. Pensiamo alla foto di Andreot- Questo va al di là di me, delle mie aspettative. ma ho lavorato con grande respiro su Palermo. ti con Nino Salvo, oppure all’immagine del Trovo sorprendente il valore di una fotografia, Gli altri posti del mondo in cui mi sono recata, corpo di Piersanti Mattarella estratto a il fatto che possa davvero procedere da sé. Così FOTOGRAFIA 61

come è successo per la bambina con il pallone, fotografie, sempre con molta passione. Non mi sui giornali. Dopodiché, andarono da Orlando l’ho ritrovata adulta dopo 38 anni: avevo da- chiudo in questo ruolo, anche se alla mia età e gli chiesero “Perché lei?”; “Picchì idda?”, così, vanti questa donna bellissima, buona, gentile, sarebbe comodo dire: “Sono la fotografa Letizia in dialetto. Perché io? Perché amo molto la fo- che ha vissuto la sua vita lontana da me anche Battaglia”. No, sono una persona, una donna, tografia, ma non solo la mia. Mi rallegra il cuo- se io ho sempre tenuto la “bambina col pallo- un essere che soffre, che è stanco, a cui fa male re, mi inquieta, mi attira la fotografia degli altri. ne” vicina, con questo sguardo grave in un es- la schiena e che ancora fa fotografie. sere così giovane. Ecco, ora quel ritratto ha un Poi faccio tutto con passione: lo sai che dirigo A proposito degli altri, ma delle altre so- altro significato. È stupendo avere un archivio, un centro di fotografia? prattutto: qual è la battaglia delle donne tenerlo e mantenerlo. oggi? Cosa vuole dire loro? Ecco, ci stavamo giusto arrivando. Dopo de- Di lavorare sodo, solo così si giunge alla con- Quante immagini ha in archivio? cenni di attività, lei inaugura il Centro In- quista di qualcosa di vero e non effimero. Per- Ah non lo so, sono proprio tante. Ora per la ternazionale di Fotografia. È questa, oggi, la ché la vita è stupenda, io ho 84 anni e la con- mostra ai Tre Oci ho rivisto – quasi ho visto battaglia di Letizia Battaglia? sidero ancora e sempre piena di sorprese. E in per la prima volta, perché le avevo scartate – Ho sempre amato lavorare con gli altri; più che rapporto a questa meraviglia bisogna impe- duecento fotografie quasi tutte inedite. Perché altro, in questi ultimi decenni ho lavorato con gnarsi molto; con gioia, ma anche sfacciata- questo è l’invito che mi è stato rivolto: selezio- “le altre”. Il fotografo è una persona sola: nel mente. Ecco: con coraggio. Il coraggio ci vuole, nare immagini “altre”, non quelle che sono sta- mondo o in una stanza, è sempre solo. Ma io lo dico anche a me stessa. te portate al Maxxi. È stata una fatica enorme ho sempre avuto un gruppo di fotografi con e una continua sorpresa. Pensa che ho trovato cui lavorare; ho fatto teatro con donne; dirigo le foto del Premio Stefania Rotolo, un concor- una rivista che s’intitola Mezzocielo cui – anco- nella pagina a fianco so per giovinette che vogliono diventare show- ra – collaborano delle donne; ho fondato una a sinistra: Letizia Battaglia, La ricamatrice, 1987, Montemaggiore Belsito © Letizia Battaglia girl: c’era anche Alessia Marcuzzi, avrà avuto 12 casa editrice, le Edizioni della Battaglia. Già a destra: Letizia Battaglia, Centro Internazionale di anni. Me la sono ritrovata davanti così, bella, nel 1979 avevo aperto una galleria con Franco Fotografia Palermo © Marilù Balsamo carina, e questo ritratto sarà esposto a Venezia. Zecchin, il Laboratorio d’IF: era il primo spazio dedicato alla fotografia nel Sud. in basso: Letizia Battaglia, Il magistrato Roberto Le fotografie le raccontano storie che nel Sette anni fa sono andata dal sindaco Orlando, Scarpinato in aula presso il Tribunale di Palermo durante un'udienza come Pubblico Ministero al processo contro frattempo ha dimenticato. gli ho parlato della mia intenzione di inaugu- l'ex- primo ministro Giulio Andreotti, seduto sullo sfondo. Ho dimenticato tante cose perché ho lavorato rare un centro e lui si è trovato d’accordo. Ne L’ on. Giulio Andreotti, sette volte Primo Ministro, fu poi tanto, tanto, tanto. Non è che ci fosse solo la parlai con i giornalisti, per cui la notizia uscì assolto per prescrizione di reato © Letizia Battaglia mafia: ti mandavano a fotografare la spazza- tura come il concorso di bellezza, per qualche anno ho seguito anche il football.

E ci saranno sue fotografie di calcio, in mostra? Guarda, sono una schifezza. Non ne sapevo niente di calcio, sbagliavo il momento: a me bastava che i giocatori saltassero in aria e mi sembrava di vederci una bella fotografia, inve- ce i passaggi e le azioni che portavano al gol – sono quelli che alla fine interessano – a me non interessavano. Comunque sia, la fotografia non è stata sol- tanto cronaca, un mezzo per raccontare quello che avveniva: ho cercato, senza quasi saperlo, di raccontare ciò che sentivo io; quello che ero io in quel periodo, in quei decenni.

Fotografa ancora? Certo che fotografo ancora! Per ora scatto nudi di donne, non sexy ma belli. Perché il corpo è sempre bello, è verità, è straordinariamente sincero. I soggetti sono tutte mie amiche, una di loro – che ha 73 anni – ieri mi ha rimpro- LETIZIA BATTAGLIA, QUARANT’ANNI FA E OGGI verato perché non l’ho fotografata nuda! Ed è stupendo, perché loro sanno che farò di tutto Letizia Battaglia Letizia Battaglia Apre a Palermo il fotografa Giulio fotografa il corpo Centro per renderle meravigliose, così come certe vol- Andreotti in esanime di Piersanti Internazionale di te sento che le donne sono. Almeno scommet- compagnia del Mattarella, Presidente Fotografia tono nella vita, non sono egoiste: si danno, ma- mafioso Antonio della Regione Sicilia gari si sbracano, però sono generose. ‘Nino’ Salvo –

1979 – La sua fotografia è assolutamente istinti- va oppure quando scatta pensa anche alla 1978 1979 1980 1993 2017 2018 1980 – Letizia Battaglia fotografa il corpo esanimetecnica? di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia Non ho mai capito niente di tecnica. Infatti ho 1993 – Nel processo Andreotti, le fotografienegativi di Letizia molto Battaglia disordinati, testimoniano i “diretti ci sono rapporti tre o Letizia Battaglia e Nel processo Alla Camera, il Premier personali” del politico con i cugini Salvo, legatiquattro a Cosa errori Nostra e poi una fotografia buona, poi Franco Zecchin Andreotti, le Giuseppe Conte cita Piersanti aprono a Palermo il fotografie di Letizia Mattarella come “congiunto” ancora immagini sbagliate. Alla Magnum mi è 2017 – Apre a Palermo il Centro Internazionale di Fotografia Laboratorio d’IF Battaglia testimoniano del Presidente della Repubblica. capitato di vedere diapositive su diapositive, i “diretti rapporti In reazione al lapsus, tornano in 2018 – Alla Camera, il Premier Giuseppe Contecentocinquanta cita Piersanti Mattarellascatti della come stessa “congiunto” posa. del personali” del politico circolazione le fotografie Presidente della Repubblica. In reazione al lapsus,Io non tornano credo innemmeno circolazione di esserele fotografie una fotogradell’omici- - con i cugini Salvo, dell’omicidio di Mattarella legati a Cosa Nostra scattate dalla Battaglia dio di Mattarella scattate dalla Battaglia fa, sono una persona eclettica che ha fatto e fa 62 PERCORSI ALLA SCOPERTA DI MATERA In primavera vi portiamo a Matera, in Basilicata. Non potevamo mancare l’appuntamento tra i Sassi nella città Capitale europea della cultura 2019. Tra mostre, itinerari e scampagnate. di Marilena Di Tursi

VITANTONIO LOMBARDO Via Madonna delle Virtù 13/14 0835 335475 SEXTANTIO LE GROTTE DELLA CIVITA vlristorante.it Via Civita 28 0835 332744 sextantio.it

OSTERIA DI SAN FRANCESCO Via del Corso 80 0835 336454 osteriasanfrancesco.it

MUSMA Via San Giacomo 366 9357768 musma.it fino al 31 luglio ARS EXCAVANDI a cura di Pietro Laureano MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE Via Ridola 24 0835 256384 matera-basilicata2019.it

LA MOSTRA Ars Excavandi, prima delle quattro civiltà rupestre, rappresentata in modo magni- grandi mostre previste per Matera Capi- loquente dalla città dei Sassi e dai territori li- tale europea della cultura 2019, è cura- mitrofi, è esaminata nei suoi aspetti primigeni, ta dall’architetto Pietro Laureano, promotore dall’Uomo di Neanderthal all’Homo Sapiens, nel 1993 dell’inserimento dei Sassi e della Mur- quindi dall’originario nomadismo fino a una gia materana nel patrimonio Unesco. L’esposi- stanzialità generatrice di manufatti e delle pri- zione, omaggio dovuto all’identità del luogo, me elaborazioni simboliche nei famosi graffiti, realizzata in collaborazione con il Polo Muse- da Lascaux a Porto Badisco. ale della Basilicata, rilegge in chiave contempo- Città, opere idriche, utensili, arte, artigianato, ranea le pratiche di scavo che hanno origina- tradizioni, folklore, musica, riti si snodano da to, nel corso dei secoli, architetture e paesaggi Palazzo Ridola agli ipogei di Palazzo Lanfran- rupestri e indaga le più interessanti manifesta- chi, aperti per l’occasione, in “una mostra- la- zioni di arte ipogea. Aria, Fuoco, Eros, Acqua, birinto”, suggerisce Laureano, “che rende vivo Terra sono i cinque temi di un racconto epo- il museo principale della città anche a tut- cale che incrocia storia, antropologia e finalità ti i cittadini temporanei di Matera. Serve a didattiche in un itinerario acceso da supporti conoscere il passato e a conferire a Matera tecnologici, immagini, video e interazioni. La l’attestato di città rupestre mondiale, dove PERCORSI 63

si possono studiare e comprendere tutti gli anticipato lo scorso 22 dicembre da Alfredo benedettino del periodo longobardo. Correda- aspetti legati al fenomeno”. Pirri, che ha lavorato nella Corte San Pietro. ta di affreschi, datati tra l’VIII e il IX secolo, per Sotto questa luce, “la civiltà dello scavo” as- Già visibili anche i lavori di Filippo Riniolo, mano di un artista noto come Pittore dei Fiori sunta a paradigma culturale e legata, come te- presso la Locanda di San Martino, Dario Car- di Matera, la cripta dipana un ciclo pittorico stimonia la mostra, a un diffusotopos abitati- mentano, presso Le Dimore dell’Idris, Giu- di ieratico minimalismo con Maestà ed episodi vo, chiarisce in che modo quella che un tempo seppe Stampone, nell’Hotel del Campo e Ge- della Creazione e del Peccato Originale. fu la “vergogna nazionale” possa costituire orgina Starr, da Sextantio. Apre invece il 20 oggi un modello per uno sviluppo sostenibile. aprile Salvatore Arancio a Casa Diva. Matera MANGIARE DORMIRE Condizione che l’abitare in grotta aveva previ- Alberga si basa su un concetto alla base della Due proposte culinarie da non sto nella sua autonoma gestione delle risorse vocazione abitativa dei Sassi, quella del vici- mancare. La prima riguarda le im- idriche, come si evince dalla ricostruzione cin- nato. Del resto, “le opere”, precisa Caliandro, peccabili creazioni di Vitantonio Lombardo, quecentesca dell’altopiano murgico e dei Sassi “sono state collocate proprio in quegli alber- titolare dell’omonimo ristorante, aperto re- di Matera (oltre 20mila mq di strutture e archi- ghi che hanno ripristinato la pratica del vici- centemente. Formatosi al fianco dei migliori tetture ipogee), realizzata da Enzo Viti e Tere- nato. Sul tema ritorneremo grazie a un ricco chef italiani, Lombardo propone squisite ri- sa Lupo. Alla fine dell’itinerario espositivo, il programma di incontri e attività, destinati a visitazioni della memoria gastronomica luca- visitatore riceve il certificato di “nomade digi- residenti e visitatori”. na con guizzi di genialità glocal. Tre i menù: tale” e sceglie tra le identità Neanderthal Per- matera-basilicata2019.it Mat.era, che parte dalla tradizione; Mat.eria, cettivo, Sapiens Innovatore, Sciamano Sco- concentrato sul territorio; e VL, ovvero i piatti pritore, Paleo Astronauta quella in cui meglio IL MUSEO con le iniziali dello chef, oggetto di felici per- si riconosce. Il MUSMA – Museo della Scultura Con- sonalizzazioni. La seconda, sempre legata al temporanea offre una sintesi tra spazio territorio, arriva dall’Osteria di San Francesco, LA RASSEGNA scavato e manufatti plastici. L’idea della situata nello storico Palazzo Porcari, che deco- Matera Alberga, uno dei tantissimi pro- scultura come arte del levare, evocata a gran- struisce con levità ingredienti stagionali, quali- getti di Matera 2019, è curato da Fran- de scala negli ambienti e negli ipogei di Palaz- tà e originalità in piatti confezionati con sobria cesco Cascino e Christian Caliandro. zo Pomarici (XVI sec.), trova un’intensa testi- eleganza. Prevede interventi in progress di arte contem- monianza nella collezione di circa 400 opere, Suggestivo il progetto dell’albergo diffuso Sex- poranea in alcuni alberghi materani, realizzati perlopiù concentrata sul Novecento. Molti gli tantio Le Grotte della Civita, sviluppato in 18 con rispettosi progetti di recupero. Le instal- autori italiani e internazionali, da Arman, Bay, grotte più uno spazio comune situato in un’an- lazioni, pensate per i luoghi e di carattere per- Colombo, Consagra, Fioroni, Melotti, Mon- tica chiesa rupestre. Collocato nella parte più manente, riflettono sul tema dell’accoglienza e dino, Ontani, Staccioli, Wildt fino ai più con- antica dei Sassi, la Civita, a strapiombo sul della convivenza, come spiega Cascino: “Vole- temporanei Arena, De Robilant, Tranquilli, torrente Gravina, offre, oltre all’irrinunciabile vamo dare ai materani il senso di quello che che si misurano con uno spazio atipico, spe- scenografia, un pacchetto benessere rigene- è successo quando i Sassi sono stati costruiti, rimentando, grazie a riusciti rimandi, la diffi- rante, fruibile nell’originale location rupestre. quando cioè si è radicata un’idea di comu- cile collocazione “in grotta”. Si può completa- nanza e incontro, foriera di felicità e sere- re il percorso museale con la visita alla Cripta nità per migliaia di anni”. Il progetto è stato del Peccato Originale, cenobio rupestre in alto: MUSMA, credits Pierangelo Laterza 64 OLTRECONFINE REMBRANDT 350 Il 2019 è l’anno di Rembrandt. A sancirlo è la ricorrenza del 350esimo anniversario della sua scomparsa, celebrato dai principali musei olandesi. Riflettori puntati sulla Mauritshuis a L’Aia e sul Rijksmuseum di Amsterdam, ospiti di due rassegne che affrontano il mito e l’eredità dell'artista. di Arianna Testino

MAURITSHUIS – L’AIA CHARLOTTE RULKENS – CURATRICE DELLA MOSTRA

embrandt and the Mauritshuis è conservano un punto di domanda in merito questo termine rimanda a un genere di opere la prima mostra dedicata all’in- alla loro paternità. Il giorno dell’inaugurazio- che ritraggono volti con espressioni particolar- R tera collezione pittorica di Rem- ne abbiamo annunciato che questi due dipinti mente accentuate, N.d.R.], del 1630-31 circa, fu brandt custodita dalla Mau- saranno sottoposti a studio e restauro utiliz- ritenuto essere il padre di Rembrandt, Harmen ritshuis. Ci racconta qualcosa in più della zando le tecniche più all’avanguardia. Questo Gerritsz van Rijn, poiché l’opera mostra alcune raccolta e degli obiettivi di questa rassegna? dovrebbe permetterci di avere maggiori infor- somiglianze con altri ritratti. Studio di un vec- La Mauritshuis possiede una delle più impor- mazioni riguardo alla loro attribuzione. chio del 1650 è stato a lungo considerato un ri- tanti collezioni dei dipinti di Rembrandt al tratto del fratello di Rembrandt, Adriaen van mondo. Rembrandt and the Mauritshuis mostra Un aspetto interessante della mostra è ap- Rijn. Ora non soltanto l’attribuzione ma anche come la nostra percezione di Rembrandt sia punto la riflessione sulla paternità delle l’identificazione dei soggetti è incerta. continuamente cambiata nel corso del tempo. opere. La rassegna invita il pubblico a met- A tale scopo, presentiamo tutti i diciotto dipin- terle a confronto, così da distinguere i Rem- La modernità di Rembrandt è un dato di fat- ti che furono acquistati come Rembrandt e rac- brandt dai non Rembrandt. Ci svela qualche to. Crede che le nuove generazioni di artisti contiamo le modalità con cui sono entrati a far dettaglio delle storie che accompagnano le siano in qualche modo influenzate dalla po- parte della collezione. Undici di questi diciotto opere della vostra collezione? etica di Rembrandt? dipinti sono ancora ritenuti autentiche opere Due dipinti entrati nella raccolta quando il di- La storia ha dimostrato che il lavoro di Rem- di Rembrandt o sono stati ri-attribuiti a lui. Fra rettore era Abraham Bredius (1889-1909) non brandt continua a essere fonte di ispirazione in questi ci sono opere famosissime quali La le- sono ancora stati attribuiti a Rembrandt con tutto il mondo. Ogni generazione getta nuova zione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp, Saul certezza. Si tratta di due studi di uomini an- luce sull’artista, fa nuove scoperte e ha i suoi e Davide e l’ultimo autoritratto di Rembrandt ziani che in passato sono stati ritenuti essere il Rembrandt preferiti. Non ho dubbi che la ver- del 1669. L’esposizione include anche cinque padre e il fratello di Rembrandt. Tronie di uomo satile opera di Rembrandt continuerà ad avere dipinti non più attribuiti all’artista e due che [in olandese antico ‘tronie’ significa ‘faccia’ e questo effetto anche in futuro. OLTRECONFINE 65 RIJKSMUSEUM MUSEUM HET All the Rembrandts REMBRANDTHUIS fino al 10 giugno Rembrandt’s Social Network fino al 19 maggio Rembrandt-Velázquez dall’11 ottobre al RIJKSMUSEUM – AMSTERDAM Inspired by Rembrandt TACO DIBBITS – DIRETTORE 19 gennaio 2020 100 Years of Collecting Museumstraat 1 dal 7 giugno al 1° settembre rijksmuseum.nl Jodenbreestraat 4 ll the Rembrandts è un titolo ico- rembrandthuis.nl nico, perché rimanda all’ampia A selezione di opere in mostra ma anche ai molti aspetti della pit- tura di Rembrandt. Quali sono le opere su cui avete deciso di concentrare l’attenzione? La mostra prende le mosse dalla ricchezza della collezione del Rijksmuseum. Per la prima volta nella storia del museo mostriamo tutti i Rem- brandt che abbiamo: ventidue dipinti, trecento incisioni e sessanta disegni. Rembrandt è un MUSEUM DE LAKENHAL artista piuttosto autobiografico, è l’artista per eccellenza nella storia ad aver realizzato più au- Young Rembrandt toritratti. Dipinge e ritrae la sua famiglia e i suoi dal 3 novembre al 9 febbraio 2020 amici, è interessato agli aspetti più duri della Oude Singel 32 vita di strada. In mostra c’è l’unica natura morta lakenhal.nl AMSTERDAM di Rembrandt e uno dei rari dipinti di paesaggio, LEIDA perché Rembrandt non è interessato alla bellez- L'AIA za, a lui interessa la verità degli esseri umani.

Dalle note relative alla mostra emerge l’idea di storytelling. Come l’avete sviluppata in rapporto a Rembrandt? Il nostro scopo è far vedere che le opere sono state realizzate da un artista che aveva una vita molto drammatica: Rembrandt ha perso i figli, la moglie e anche il suo altro grande amore, ha fatto bancarotta. È una vita di fallimenti, che l’hanno reso un artista di noi tutti. In questa MAURITSHUIS mostra si vede che Rembrandt è il primo arti- Rembrandt at the Mauritshuis sta ad aver messo la sua vita nelle sue opere ed fino al 15 settembre è per questo che è stato così determinante per Plein 29 la storia dell’arte e per il linguaggio visuale che mauritshuis.nl ad esempio usiamo noi oggi. Lui fa del quoti- diano la sua arte. La gente lo ama ancora così a sinistra: Rembrandt van Rijn, I sindaci dei drappieri, tanto perché è un maestro nel rendere l’umani- 1662, olio su tela, 191,5 x 279 cm, Rijksmuseum, Amsterdam tà dell’essere umano attraverso l’imperfezione. MAURITSHUIS – L’AIA in basso: Rembrandt van Rijn, Autoritratto, 1669. EMILIE GORDENKER – DIRETTORE Mauritshuis, L’Aia. Acquisito con il supporto della È in questo che risiede l’attualità di Rembrandt Association e di privati, 1947 Rembrandt? n quale modo la Mauritshuis Sì, in questo e nella sua riconoscibilità. Le sue divulga la conoscenza della opere innescano un dialogo con I Golden Age e della pittura di lo spettatore. Rembrandt gio- Rembrandt? ca con lui, creando interazione Mauritshuis è interamente votata all’interno delle opere e con il alla pittura olandese della Golden Age, con al- pubblico stesso. cuni esempi di opere pittoriche fiamminghe e della prima pittura dei Paesi Bassi. A differenza A quale tipo di pubblico si ri- di altri musei olandesi, questo è il nostro unico volge questa mostra? focus. Rembrandt è nato in Olanda ma è patrimonio dell’umanità. Un Qual è il vostro visitatore-tipo? pubblico di tutte le età è interes- Circa il 60% dei nostri visitatori sono olandesi, sato a lui perché Rembrandt è un il resto sono turisti provenienti da ogni parte ribelle e in ognuno di noi c’è un del mondo. ribelle. Rembrandt è ribelle per- ché non si conformava alle rego- Collaborerete con altre istituzioni naziona- le dell’arte rinascimentale e della li e internazionali durante l’anno dedicato a bellezza ideale, trattava soggetti Rembrandt? mai trattati prima. È ribelle an- Mauritshuis ha lanciato a livello nazionale l’i- che nella tecnica, perché è stato niziativa Rembrandt e la Golden Age 2019. Av- il primo artista a dipingere con il viata da NBTC Holland Marketing, la rassegna retro del suo pennello. Riesce a vede la partecipazione di cinque musei con una descrivere la fragilità umana con serie di mostre su Rembrandt. grande tenerezza. 66 GRANDI CLASSICI ANTONELLO DA MESSINA RITRATTISTA CONTEMPORANEO Diciannove opere del grande maestro quattrocentesco riunite a Milano. Un’occasione da non perdere per scoprire ancora una volta la sua modernità nel leggere l’animo umano.

fino al 2 giugno ANTONELLO DA MESSINA a cura di Giovanni Carlo Federico Villa Catalogo Skira PALAZZO REALE Piazza del Duomo 12 – Milano 892 234 mostraantonello.it

di Stefano Castelli

er importanza e quantità delle Cavalcaselle sono esposti insieme alle opere di Paragonato ad altri grandi artisti che struttu- opere, la mostra su Antonello da Antonello. Si può vedere come lavora uno sto- rarono modelli orientati al loro tempo, Anto- P Messina al Palazzo Reale di Mila- rico dell’arte, come è stato capace di ricostru- nello è “immediato”. Ti parla immediatamen- no può essere a buona ragione de- ire il catalogo di un grande artista e darcene te con lo sguardo, l’espressività, che è quella finita imperdibile. L’allestimento arioso, senza l’immagine che ancora oggi abbiamo. In ogni che utilizziamo abitualmente – soprattutto noi inutili riempitivi, favorisce la visione dei singo- sala ci sono i taccuini, gli appunti, i fogli con i italiani – per relazionarci con chi abbiamo di li lavori. Ed è impossibile rimanere indifferenti disegni e l’interpretazione. fronte. Ad esempio, il Ritratto Trivulzio di Tori- di fronte a volti che interpellano lo spettatore no è impressionante perché sembra il classico con forza del tutto contemporanea. Abbiamo Scelta difficile: quali tra le opere in mostra siciliano che ha appena fatto il segno di dinie- intervistato il curatore Giovanni Carlo Fede- ritiene essenziale citare? go schioccando le labbra. Labbro increspato, rico Villa, che illustra la modernità assoluta di L’aspetto importante è che sono esposte le un occhio più aperto dell’altro, le sopracciglia Antonello. opere di Antonello che hanno costruito l’im- molto disordinate. Si ha realmente un’impres- maginario a lui relativo. A partire dall’Annun- sione fotografica. Sono riunite diciannove opere sulle trenta- ciata di Palermo, passando per il Ritratto dell’i- cinque certamente attribuite ad Antonello. gnoto marinaio di Cefalù e il Ritratto Trivulzio La mostra è in un certo senso un “ritorno a Dopo l’esposizione alle Scuderie del Quirina- di Torino. Fino al San Girolamo nello studio di Milano” per Antonello. le, questa è la più grande su Antonello come Londra e all’Ecce homo di Piacenza. Sono le C’è più di un “ritorno”. Il Ritratto Trivulzio numero di opere: diciannove dipinti cardine opere in cui Antonello si è “raccontato” come torna a Milano dopo essere arrivato a Torino della sua produzione con la presenza di tutte il più grande interprete dell’animo umano (e come risarcimento per il mancato acquisto le “icone”. forse il più grande ritrattista della storia). della collezione Trivulzio da parte del Comune Da sempre la mostra su Antonello è conside- di Torino, appunto. Si crea così un bel gemel- rata “la mostra impossibile” in quanto esisto- In cosa consiste la stupefacente modernità laggio tra le due città. Allo stesso tempo, po- no poche opere, molto disperse e considerate di Antonello? tremmo dire che l’arrivo a Milano di Antonello dai musei tra i loro più alti capolavori. In que- Antonello piace formidabilmente alla nostra avrebbe fatto felice Galeazzo Maria Sforza, che sto caso abbiamo fatto una scelta orientata epoca per la sua capacità di cogliere l’intima tentò di farlo giungere come ritrattista di cor- alla narrazione che volevamo costruire. Ovve- essenza dell’uomo. Riesce a ottenere una sin- te. Ma Antonello declinò e il ritrattista di corte ro raccontare come si sia passati dal mito, dal tesi dell’immagine da un punto di vista visivo, diventò Leonardo. personaggio raccontato da Vasari, alla Storia: geometrico, attraverso una luce e un’atmo- come Cavalcaselle abbia scoperto un artista sfera bagnate di realtà e concretezza che rara- a sinistra: Antonello da Messina, Ritratto d’uomo che rimaneva solo sulle carte della letteratura mente si sono ottenute nei secoli successivi. In (Ritratto di ignoto marinaio), 1470 ca., olio su tavola di artistica e abbia collocato le sue opere attorno questo sta tutta la sua forza. noce, 30,5 x 26,3 cm. Fondazione Culturale Mandralisca, a questa nuova immagine. Cefalù (PA) Diversamente da altri grandi artisti, la mo- Giovanni Battista Cavalcaselle è in effetti la dernità di Antonello non sta nel toccare a destra: Antonello da Messina, Madonna col Bambino (Madonna Benson), 1475, olio e tempera su tavola “guida” d’eccezione della mostra. temi eterni con originalità. Si direbbe che trasportata su compensato, 58,1 x 43,2 cm. National Per la prima volta i taccuini e gli schizzi di sia sempre, tuttora, nel suo tempo... Gallery of Art, Washington DIETRO LE QUINTE 67

FRANCO FONTANA Una fotografia datata e una recente fra quel- le esposte: ce le descrive? Tra le fotografie più datate, c’è uno scatto mol- DALL’EMILIA AL MONDO to interessante del 1961, mai esposto, che rap- presenta una spiaggia dell’Adriatico con una Realizzata in collaborazione con “Fotografia Europea”, la monografica composizione equilibrata tra le forme in cui si intitolata a Franco Fontana dalla sua città ne ripercorre la lunga inseriscono due figure umane. Del 2017 è in- vece un’opera scattata a Cuba, che ritrae altre carriera. Con qualche sorpresa. composizioni di pareti lungo una strada, signi- ficando il contenuto e interpretando le forme.

Il MATA ospita inoltre circa centoventi scatti estratti dalla collezione Fondo Fran- co Fontana: una scelta originale, quella di mostrare, in una monografica a lei intitola- ta, le fotografie di altri suoi colleghi. Sì, si tratta di una collezione di oltre 1.600 stampe donate alla Galleria Civica di Mode- na: ho passato vent’anni a raccogliere opere di fotografi più o meno famosi di tutto il mondo a cui chiedevo di fare uno scambio tra un mio scatto e uno loro, proprio come da bambini ci si scambiano le figurine! Non lo facevo per il va- lore delle opere, ma per instaurare un rapporto di amicizia con gli altri fotografi. A Modena, tra le tante, abbiamo selezionato circa centoventi immagini che vanno in tal modo a comporre una sorta di “mia” storia della fotografia.

Sono quindi molti i rapporti di amicizia stretti con i colleghi della sua generazione. La mia vita è stata una bella avventura: incon- travo gli altri fotografi alle kermesse interna- di Marta Santacatterina zionali e ci mettevamo d’accordo di persona per lo scambio delle fotografie, ma quello che cura di Diana Baldon e dello stes- hanno solcato la strada del futuro. Sono foto- contava era soprattutto l’amicizia, perché lo so artista, la monografica dedicata grafie molto importanti, datate a partire dagli scambio non si è mai basato sull’opportunità, A da Modena al “suo” Franco Fon- Anni Sessanta, dimostrano da dove è comin- bensì sulla responsabilità, che è un concetto tana (Modena, 1933) si sviluppa in ciata la mia ricerca e rivelano quindi quelli che molto differente. ben tre sedi, due delle quali animate dalle ope- sono stati i punti di partenza. Ma la mostra ri- re del fotografo e la terza dagli scatti scambiati percorre tutta la mia carriera, fino al presente. Ci racconta una storia curiosa relativa a uno con colleghi e amici. Ma, a ben vedere, i nuclei di questi scambi? dell’esposizione sono inscindibili e restituisco- Oltre alle fotografie inedite, quali altre ca- Di solito non avevo problemi, gli amici accet- no uno sguardo completo sulla lunga carriera ratteristiche hanno le opere esposte? tavano volentieri... Però William Klein – fo- “a colori” dell’autore, che abbiamo intervistato Il percorso non è cronologico, ma consente di toreporter di fama mondiale – si sorprese un per farci rivelare il dietro le quinte di Sintesi. stabilire un anello di congiunzione tra le prime po’ quando gli chiesi di scambiare una sua e le ultime opere. Inoltre, per la prima volta – fotografia con una delle mie: eravamo a casa Sintesi: perché avete scelto questo titolo? altro aspetto inedito – sono esposte fotografie sua a Parigi e con noi c’era la moglie che for- Sintesi vuole suggerire la ricerca che è stata fat- di grande formato, di due metri di lato, tutte tunatamente parlava bene l’italiano e con cui ta dalla curatrice Diana Baldon e da me met- stampate con grande attenzione alla qualità, la comunicazione era più facile. Fu proprio lei tendo tantissime mie fotografie sui tavoli e a partire dalla scannerizzazione fino al mon- a convincerlo a darmi la foto, e la cosa curio- selezionando pian piano quelle da esporre per taggio. Le due sedi della monografica vogliono sa è che, dopo alcuni anni, ho rivisto Klein che arrivare, appunto, a una sintesi in grado di rap- così dar vita a una mostra non tanto sul sapere mi ha confessato di aver cominciato anche lui presentare le radici di tutto il mio lavoro. – cioè su quello che già sappiamo e che è una a scambiare opere con i suoi colleghi e amici! specie di rimorchio che ci portiamo dietro – Con quali criteri avete selezionato le opere ma sulla conoscenza. La monografica di Modena può allora esse- da esporre nelle due sedi di Palazzo Santa re considerata come un bilancio delle tan- Margherita e della Palazzina dei Giardini? te sfaccettature che hanno caratterizzato il Abbiamo deciso di non scegliere le foto più co- suo lavoro dall’inizio degli Anni Sessanta a nosciute, quelle più iconiche, come le serie dei FRANCO FONTANA oggi? paesaggi urbani e naturali. Le opere sono inve- SINTESI Sì, ho pensato di fare questa mostra nella mia ce in grandissima parte inedite, selezionate in a cura di Diana Baldon e Franco Fontana città come testimonianza della mia ricerca, base al principio secondo cui quello che non si Catalogo Franco Cosimo Panini per continuare a farla vivere attraverso le mie vede è fatto in funzione di quello che si vedrà, FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE fotografie. come è per le radici che alimentano la pianta Palazzo Santa Margherita ma che non vediamo, così come non si vede il Corso Canalgrande 103 pensiero. In questo caso abbiamo attinto dal- Palazzina dei Giardini le immagini che hanno permesso al mio lavo- Corso Cavour 2 MATA in alto: Franco Fontana, New York, 1995. Stampa Colour ro di generare i “frutti” ora conosciuti da tutti Fine Art Giclée, Hahnemuhle Baryta FB 350 gsm su oppure, se vogliamo usare un’altra metafora, Via della Manifattura dei Tabacchi 83 Dibond. 200 x 136 cm. Copyright Franco Fontana. Courtesy abbiamo selezionato le punte di diamante che fmav.org Franco Fontana Studio 68 RUBRICHE

LE MOSTRE DELL’ISTITUTO LUCE IL MUSEO NASCOSTO

Un fotoreporter italiano che con la sua Leica ha im- ROMA Nudi femminili, teste, torsi; e ancora documenti PESCIA mortalato visioni e contraddizioni dell’uomo. È inti- dal 12 aprile al 2 giugno (lettere, fotografie e molto altro). Un’immersione GIPSOTECA tolata a Caio Mario Garrubba (Napoli, 1923 — Spole- CAIO MARIO nel mondo sommerso di un protagonista della storia to, 2015) la mostra allestita alla Galleria Nazionale di della scultura italiana dell’Otto e Novecento, deci- LIBERO Roma. Era strettissimo il legame dei suoi scatti con i GARRUBBA samente trascurato nel sistema espositivo museale ANDREOTTI luoghi della vita pubblica e della quotidianità. a cura di Gabriele nazionale. Piazza del Palagio 7 La mostra, composta da circa cento immagini (scelte D’Autilia ed Enrico Ritratti virili, soldati, madri, bambini, bagnanti e 0572 490057 Menduni tra gli oltre 60mila negativi originali di qualità stra- molte altre figure, anche mitologiche, costituiscono GALLERIA NAZIONALE ordinaria acquisiti dall’Archivio Storico dell’Istituto Viale delle Belle Arti 137 il multiforme repertorio di volti, espressioni e ana- Luce nel 2017), è curata da Gabriele D’Autilia ed Enri- lagallerianazionale.com tomie che affollano la Gipsoteca Libero Andreotti co Menduni e si prefigge di ripercorrere proprio quella a Pescia. Sono duecentotrenta i gessi del maestro, tenace e responsabile volontà di documentare che ha che nella cittadina della provincia di Pistoia è nato caratterizzato il lavoro di un autore conosciuto mol- nel 1875, donati dagli eredi al Comune e da tempo al to più all’estero che nel proprio Paese. Un percorso centro di un percorso allestito con essenziale rigore, visivo che spazia tra diverse culture. Dal primo viag- tenendo conto delle cronologie, nel Palagio edificato gio del 1953 nella Spagna franchista alla misteriosa intorno al XIII secolo. Polonia comunista (dove incontra la sua amatissima Il museo costituisce un itinerario tra studi e gessi compagna, Alla Folomietova), e poi la Cina e l’Unio- propedeutici alle fusioni in bronzo o alle redazioni in ne Sovietica. marmo delle sculture più significative di Libero An- E ancora, gli innumerevoli reportage realizzati nel dreotti, tracciando esaustivamente gli indirizzi della Sud Italia, dalla Napoli che gli diede i natali alla Cala- sua opera fino alla maturità. Una grande Pomona, Caio Mario Garrubba, Gipsoteca Libero Andreotti. bria, terra d’origine dei genitori, al Brasile a Tahiti agli Praga, 1957 probabilmente del 1905, è tra le prime opere di grandi Courtesy Gipsoteca Libero Stati Uniti alla Francia, in un giro del mondo quasi © Archivio Luce/Fondo dimensioni da lui concepite, ma nel rigore composi- Andreotti incredibile e ininterrotto. Garrubba tivo e nella resa delle anatomie già emergono alcune Caio Mario Garrubba, di origine borghese ma profon- predilezioni poi costanti nella sua scultura. damente legato alla sinistra di quegli anni, senza Dopo gli studi a Firenze, sul finire del 1909 si tra- completare gli studi universitari s’iscrive al Partito sferisce a Parigi e negli anni successivi avvia un’in- Comunista e trova lavoro in un giornale della CGIL. tensa attività espositiva. È del 1914 una delle sue Negli Anni Cinquanta il suo amico mitico gallerista opere paradigmatiche, il gruppo di Diana e Atteone, Plinio De Martiis lo incita a fotografare e lui parte commissionatogli da un inglese. La scultura, il cui per la Spagna, torna con pochi scatti e una certezza: gesso è a Pescia, riscuote l’interesse di Luigi Piran- diventare un reporter. Insieme a De Martiis, Franco dello, che chiede all’artista una copia in cartapesta, Pinna e al suo amico Nicola Sansone, fonda il Collet- poiché vuole metterla in scena nella sua Diana e la tivo di Fotografi Associati, un esperimento di “socia- Tuda. L’ultimo dei tre piani del palazzotto è dedicato lismo fotografico” in cui tutti lavorano e guadagnano all’archivio, che custodisce riviste, fotografie d’epo- in base alle rispettive capacità e bisogni. Il collettivo ca, documentazioni sulle mostre e la corrisponden- ha vita breve, e Caio Mario Garrubba continua la sua za, anche quella con il critico d’arte Ugo Ojetti, suo avventura fotografica in quella che tutti ricordiamo sostenitore negli ultimi anni a Firenze, città in cui come gli anni della Dolce Vita. Ne fotografa i pro- Libero Andreotti è morto nel 1933. tagonisti con la giusta distanza, evitando di esse- Una visita è d’obbligo. È uno di quei luoghi simbo- re confuso per un paparazzo. Per lui era essenziale lo da non perdere in un possibile tour per i musei cogliere con la macchina fotografica le speranze nel nascosti d’Italia. Peccato però per la mancanza di volto della gente, chiunque essa fosse. una comunicazione adeguata di questo straordina- La mostra fotografica dedicata a Caio Mario Garrub- rio museo, connessa evidentemente alla gestione ba è la più recente iniziativa di Istituto Luce Cinecittà comunale. in questa disciplina artistica. Il Servizio fotografico dell’Istituto Luce fu creato nel 1927 con lo scopo di Lorenzo Madaro coprire insieme al cinegiornale l’attualità dell’Italia. Un archivio fotografico cresciuto nel tempo e conte- nente immagini di cronaca, politica, sport e spetta- colo. Le ultime acquisizioni riguardano gli scatti di Caio Mario Garrubba e di Pino Settanni.

Margherita Bordino RUBRICHE 69

ARTE E PAESAGGIO ASTE E MERCATO

Le nuove tendenze in materia di giardini urbani sono GIARDINI Il 18 ottobre 1969 apre New York Sculpture & Pain- LONDRA sempre più orientate verso la biodiversità e il con- VERTICALI ting: 1940-1970 al Metropolitan Museum of Art di CHRISTIE'S tenimento degli effetti causati dal riscaldamento New York. La mostra è colossale: 408 opere di 43 ar- globale. Tra le recenti soluzioni vi è il giardino ver- tisti da collezioni museali e private di tutto il mondo. ticale. Questa alternativa scardina la più ovvia idea Le 35 sale del Met che di solito ospitano i grandi ma- di crescita orizzontale del verde. Di fatto i giardini estri europei fanno ora posto a Gorky, Pollock, Stella, verticali aggiungono verde e vegetazione dove fino a Johns, Rothko, Warhol, Rauschenberg. Sono i cam- poco tempo fa era impossibile operare, cioè su pareti pioni della New York School, “deflettori” cruciali per di edifici, sui tetti, sui lastrici solari, sui parcheggi. i nuovi indirizzi dell’arte, secondo il curatore Henry Viene così ampliata la capacità di termoregolazione Geldzahler. Mentre qualche newyorker storce il naso, naturale delle costruzioni, la protezione da agenti la “mostra di Henry” – come sarà ricordato l’evento atmosferici come polveri sottili e rumori, il filtraggio – segna uno spartiacque nella storia delle mostre e delle acque piovane, migliorando le condizioni di vita dell’arte americana. in città. Quando si parla di giardini verticali, non si Geldzahler, folgorato a quindici anni da una mostra può non parlare di Patrick Blanc, artista paesaggista di Arshile Gorky al Whitney, entra come curatore al pioniere in questo senso. Met nel 1960 e da lì colleziona ruoli di prestigio e po- “Le mie ispirazioni derivano dalla natura, le sue for- tere, sempre in prima linea per sostenere l’arte con- me, colori, capacità di adattamento. In natura trovia- temporanea americana. Mentre la Pop Art sancisce mo un’infinità di piante che crescono in verticale, si lo spostamento oltreoceano del baricentro dell’arte arrampicano su rocce, sassi, pareti”, ci ha raccontato mondiale, Geldzahler pranza regolarmente alla Fac- Blanc al Forum Mondiale Foreste Urbane a Mantova. tory, passa ore al telefono con Andy Warhol ed è Stefano Boeri Studio, David Hockney, Henry Tra le sue numerose creazioni vanno menzionati il sempre più vicino agli artisti che non ai patron cor- Bosco Verticale, Milano, Geldzahler and Christopher giardino verticale per il Museé du quai Branly a Pari- photo Claudia Zanfi teggiati dai musei. Tanti gli artisti che, negli anni, ri- Scott, 1969, acrilico su gi, con l’architetto Jean Nouvel, e per il Caixa Forum traggono questo curatore-amico: da Frank Stella ad tela, 214 x 305 cm di Madrid: entrambi compongono spettacolari quadri Alice Neel e George Segal, fino allo stesso Warhol, © Christie’s Images vegetali. che lo riprende per 90 minuti mentre è intento a fu- Limited 2019 Esempio italiano è il pluripremiato Bosco Verticale di mare uno dei suoi amatissimi sigari cubani. Stefano Boeri Studio, due torri residenziali che ospi- A quasi cinquant’anni da New York Sculpture & tano oltre 2mila essenze arboree e arbustive diverse, Painting il suo nome si lega a uno degli eventi clou distribuite sulle varie terrazze in facciata. A colla- del 2019 per il mercato dell’arte. Alla Post-War and borare al progetto la nota agronoma e paesaggista Contemporary Art Evening Auction del 6 marzo, a Laura Gatti. Londra Christie’s ha offerto in catalogo, infatti, Hen- In Vietnam, nei pressi della storica città di Da Nang, ry Geldzahler and Christopher Scott (1969) di David è sorto il Babylon Hotel, progettato dall’architetto Hockney. Terzo della celebre serie dei Double Por- Vo Trong Nghia con elementi naturali come bambù traits, il dipinto ritrae Geldzahler, amico di Hockney e pietra. Una fitta vegetazione rampicante è lasciata dal 1963 e all’epoca del ritratto alle prese con la sto- libera di crescere sull’involucro della struttura fino rica mostra al Met, insieme al compagno, il pittore a coprirla totalmente. La città di Singapore, invece, Christopher Scott. Leggendaria sin dalla sua prima ha deciso di trasformarsi in “città-giardino”. Esem- presentazione al pubblico all’André Emmerich Gal- pio di progettazione ecologica e funzionale è l’ambi- lery di New York (Geldzahler l’aveva definita una pie- zioso progetto per i nuovi giardini botanici Gardens tra miliare con la quale Hockney “decideva di essere by the Bay. Ideati dallo studio di landscape design il migliore artista che poteva”), l’opera, aggiudicata Grant Associates e dallo studio Gustafson Porter + per £ 37.661.250, è stata l’ultima offerta in asta dalla Bowman, offrono ardite strutture come le sagome munifica collezione Ebsworth e ha seguito l’acquisi- Cloud Mountain e Super Tree, sopra le quali miglia- zione di Portrait of an Artist (Pool with Two Figures) ia di specie vegetali si arrampicano fino alla vetta. del 1972, che ha incoronato Hockney come il più co- Vero e proprio angolo di giungla in città, il Parkroyal stoso artista vivente ($ 90.3 milioni, Christie’s, New Hotel, progettato dal team di architetti WOHA, pre- York, 15 novembre 2018). senta lussureggianti giardini pensili che raccolgono Aspettative da record e competizioni d’asta a parte, le frequenti piogge, facilitano l’isolamento termico, resta lampante il valore storico-artistico di quest’o- mitigano l’inquinamento dell’aria. pera, ritratto di una storia d’amore e di un’amici- zia, di sigari e viaggi condivisi da un artista e da Claudia Zanfi un curatore, di una curva significativa dell’arte. E dell’immaginario.

Cristina Masturzo 70 RECENSIONI

Per comprendere il progetto allestito a Forlì, più che FORLÌ Nell’anno di Leonardo, a lui idealmente collegata FIRENZE su Ottocento, occorre concentrarsi sul sottotitolo, L’ a r - OTTOCENTO per affinità, si tiene a Firenze la prima monografica VERROCCHIO te dell’Italia tra Hayez e Segantini, e sforzarsi ancora italiana sull’iniziatore del genio poliedrico rinasci- un poco per individuare quell’arco cronologico che vie- mentale: pittore, scultore, orafo, Andrea di Michele ne sottinteso dalla sequenza delle opere selezionate: fino al 16 giugno di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, fino al 14 luglio dall’Unità allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. OTTOCENTO. 1435 — Venezia, 1488) fu un artista d’immenso ta- VERROCCHIO, Una manciata di decenni, durante i quali le arti figura- L’ARTE DELL’ITALIA lento, capace anche di riconoscere e valorizzare quei IL MAESTRO tive, insieme alla letteratura e al melodramma, si im- TRA HAYEZ giovani artisti che contribuirono alla grandezza della DI LEONARDO pegnarono a dar vita a un nuovo linguaggio in funzione E SEGANTINI Firenze di Lorenzo il Magnifico. a cura di di un’altrettanto nuova coscienza unitaria italiana e al a cura di Francesco Caglioti e tempo stesso a denunciare le forti contraddizioni sociali Fernando Mazzocca e LO SPLENDORE MEDICEO Andrea De Marchi e i profondi cambiamenti nel paesaggio. Francesco Leone Ereditando dall’avo Cosimo il Vecchio, dopo il breve Catalogo Marsilio Editori Catalogo Silvana intermezzo del padre Piero, la signoria fiorentina, PALAZZO STROZZI LA MOSTRA Editoriale Lorenzo, più tardi definito il Magnifico per i suoi Piazza Strozzi — Firenze L’itinerario di visita comincia dalle sale al pianterre- MUSEI SAN DOMENICO indubbi meriti di statista e mecenate, svolse un’ac- 055 2645155 no, dove si snoda un doveroso omaggio ad Hayez, Piazza Guido da corta politica di pacificazione dell’Italia, sulla scia palazzostrozzi.org quel “vecchio e glorioso” pittore definito l’ultimo Montefeltro 12 — Forlì del “concerto di alleanze” con il Regno di Napoli, la MUSEO NAZIONALE dei romantici e a cui è dedicata anche l’apertura, con 199 151 134 Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, costruito DEL BARGELLO la sua nuda, sensuale nonché biblica Ruth del 1853. mostraottocento.com da Cosimo; una condizione che permise una relativa Via del Proconsolo 4 Nel corridoio e sullo scalone le enormi opere di tema stabilità interna, a sua volta conditio sine qua non Firenze storico (molte esposte o movimentate per la prima per uno sviluppo senza precedenti delle arti e della 055 0649440 volta) rappresentano focus di grande impatto sugli letteratura. La città toscana fu uno dei centri del Ri- bargellomusei. episodi di storia antica e medievale in base a cui si nascimento, uno status che durò fino al 1559, ovvero beniculturali.it posero le premesse per identificare le radici comuni fino alla pace di Cateau-Cambrésis, che relegò l’Italia di un’Italia appena unificata. E queste grandi tele a colonia spagnola. Ma, intanto, fu nella vivace Fi- accompagnano la scoperta dei volti dei responsabili Angiolo Tommasi, renze laurenziana che la bottega del Verrocchio pro- Andrea del Verrocchio, della nascita della patria: dall’effige di Garibaldi (Cor- Emigranti, 1896, olio su sperò, inondato di commissioni pubbliche e private. Madonna col Bambino, cos riesce a essere lezioso anche ritraendo l’“Eroe dei tela. Galleria Nazionale, 1470 ca. Staatliche Museen due mondi”) al volto di Mazzini morente di Silvestro Roma IL MAESTRO DEI MAESTRI zu Berlin, Gemäldegalerie. Lega, e poi Carlo Alberto, Manzoni, D’Annunzio. In Verrocchio, nel suo stile che anela alla perfezione, Photo Cristoph Schmidt nella tensione della forma che riecheggia quella del GLI ARTISTI pensiero filosofico neoplatonico, sta la radice del Ri- Se il piano superiore accoglie tutti i grandi temi che nascimento, quella su cui si sono formati, fra gli altri, hanno percorso la pittura fra Otto e Novecento (le Perugino, Ghirlandaio, Signorelli, Botticini, e appun- battaglie per l’indipendenza, opera dei pittori-sol- to Leonardo da Vinci, che da lui imparò l’amore per lo dati; il realismo e la denuncia delle disuguaglianze scibile umano nelle sue varie discipline. Una mostra e delle emarginazioni; il paesaggio; la nuova società di ampio respiro, che si sviluppa fra scultura lignea, che stava ponendo le sue basi; la donna), prima del- lapidea, bronzea, la produzione in stucco e i dipinti su la conclusione una sala è dedicata alla Mostra del tavola, opere contestualizzate fra quelle degli illustri ritratto italiano voluta da Ugo Ojetti per celebrare a allievi, come Leonardo, Perugino, Ferrucci. Firenze i cinquant’anni dell’Unità. In quella rassegna Molte le sculture degli Anni Sessanta del Quattrocen- del 1911 si mise insieme una galleria di personaggi to, ovvero della fase giovanile del Verrocchio, attraver- illustri e sconosciuti provenienti da musei pubblici, so le quali si riscopre la sua figura di ultimo seguace di istituzioni straniere e collezioni aristocratiche al fine Donatello e suo continuatore, ma in forme ancor più di presentare i volti degli italiani, con un intento evi- aggraziate, specchio di un “classicismo moderno” che dentemente patriottico. La mostra odierna racchiude ha un’ulteriore estensione nelle geometrie luminose circa quindici di quelle opere, cui si affiancano un di- delle pitture, dove i preziosismi delle vesti rivelano an- pinto di Giacomo Balla e uno di Umberto Boccioni, che le sue abilità di orafo. Artista noto e sconosciuto a documentare le ricerche contemporanee di allora. insieme, Verrocchio non fu un Leonardo mancato, ma Il finale è “col botto”: capolavori di Segantini, di Pel- fu, al contrario, un artista completo che può essere lizza da Volpedo e di Sartorio si radunano per salu- considerato la sua antitesi, per quel continuo ricercare tare un secolo e introdurre l’affermarsi del nuovo lin- la perfezione, il non lasciare un’opera fino a che non guaggio della modernità attraverso il Divisionismo, il avesse raggiunto un grado d’ineffabile bellezza. Simbolismo e le avanguardie. Marta Santacatterina Niccolò Lucarelli

GRANDI MOSTRE 15