Dott. Dario GASPARI - geologo

INDICE

1 PREMESSA ...... 3

2 RICERCA DATI E DOCUMENTAZIONI...... 3

3 ELABORATI...... 4

4 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO...... 5

5 CARTA LITOLOGICA...... 7

5.1 UNITÀ LITOLOGICHE CARTOGRAFATE...... 8 5.1.1 L-SUB-01. Rocce compatte massicce o a stratificazione indistinta (molto permeabili per fessurazione e carsismo)...... 8 5.1.2 L-SUB-03. Rocce compatte stratificate (mediamente permeabili per fessurazione e carsismo) ...... 9 5.1.3 L-SUB-04. Rocce superficialmente alterate e con substrato compatto (poco permeabili per fessurazione)10 5.1.4 L-SUB-05. Rocce compatte prevalenti alternate a strati o interposizioni tenere (Poco permeabili per fessurazione)...... 10 5.1.5 L-SUB-08. Rocce tenere a prevalente attrito interno (Poco permeabili per fratturazione)...... 10 5.1.6 L-DET-01. Materiali della copertura detritica eluviale e/o colluviale poco addensati e costituiti da elementi granulari sabbioso-ghiaiosi in limitata matrice limo-argillosa (Mediamente permeabili per porosità) ...... 11 5.1.7 L-DET-03. Materiali della copertura detritica colluviale poco consolidati e costituiti da frazione limo- argillosa prevalente con subordinate inclusioni sabbioso-ghiaiose (Poco permeabili per porosità) ...... 11 5.1.8 L-DET-05. Materiali sciolti per accumulo detritico di falda a pezzatura minuta prevalente (Molto permeabili per porosità)...... 11 5.1.9 L-FRA-02. Materiali sciolti per accumulo di frana per colata o per scorrimento, a prevalente matrice fine argillosa talora inglobante inclusi lapidei, con spessori > 3 metri...... 11 5.1.10 L-FRA-03. idem come sopra ma con corpo di frana stabilizzato...... 11 5.1.11 L-FRA-06. Materiali sciolti per accumulo di frana stabilizzata per crollo e colata di detriti; con abbondante frazione lapidea in matrice fine scarsa o assente...... 12 5.1.12 L-FRA-09. Materiali di frana per scoscendimento in blocco stabilizzati (anche con compagine rocciosa ben conservata)...... 12 5.1.13 L-ALL-03. Materiali sciolti di alveo fluviale recente stabilizzati dalla vegetazione e litorali...... 12 5.1.14 L-ALL-07. Materiali di accumulo fluvioglaciale o morenico grossolani in matrice fine sabbiosa...... 12

6 CARTA GEOMORFOLOGICA...... 13

7 CARTA IDROGEOLOGICA ...... 18

8 CARTA DELLA FRAGILITA’ GEOLOGICA (TAV. G4)...... 20

8.1 COMPATIBILITÀ GEOLOGICA ...... 20 8.1.1 Aree idonee (colore verde)...... 20 8.1.2 Aree idonee a condizione (colore giallo con differenti retinature)...... 20

1 Dott. Dario GASPARI - geologo

8.1.3 Aree non idonee (colore rosso)...... 21 8.2 AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO ...... 21 8.2.1 Aree di frana ...... 21 8.2.2 Aree soggette a sprofondamento carsico...... 22

9 NORMATIVA PER LE INVARIANTI DI NATURA GEOLOGICA...... 22

9.1.1 Città di roccia, morene glaciali e rock glaciers...... 22 9.1.2 Grotte 23 9.1.3 Rete idrografica ...... 23

10 NORMATIVA PER I VINCOLI DI NATURA GEOLOGICA...... 23

10.1.1 Vincolo sismico – O.P.C.M. N. 3274/2003 E O.P.C.M. N. 3519/2006 - Zona 3 ...... 23 10.1.2 Idrografia/servitù idraulica R.D. 368/1904 e R.D. 523/1904...... 23 10.1.3 Sorgenti o pozzi per prelievo d’acqua ad uso idropotabile / Fasce di rispetto – D- Lgs. 152/2006 ...... 24 10.1.4 Cave attive 24 10.1.5 Aree di pericolo da frana o da colata detritica – (P.A.I.)...... 24

11 BIBLIOGRAFIA...... 25

2 Dott. Dario GASPARI - geologo

1 PREMESSA

Il presente lavoro è stato effettuato su incarico delle Giunte Comunali di e di allo scopo di eseguire lo studio geologico relativo al P.A.T.I. Questa Relazione ha lo scopo di elencare le fonti utilizzate per la stesura della cartografia geologica, di illustrare le tavole geologiche relative al Quadro Conoscitivo per una loro corretta interpretazione e di redigere le norme tecniche a carattere geologico relative alla cartografia di progetto. Nell’ambito dell’incarico sono state svolte le seguenti attività: • Ricerca ed esame della documentazione geologico-tecnica preesistente e delle notizie storiche sui fenomeni di dissesto; • Esame aerofotografico del territorio per valutare i dati esistenti relativamente agli aspetti geomorfologici e idrogeologici, ed eventualmente integrarli; • Raggruppamento delle Formazioni geologiche presenti nel territorio in gruppi omogenei come richiesto nelle linee guida fornite dalla Regione per la stesura degli strumenti urbanistici comunali e precisamente raggruppandole in funzione della loro composizione, dello stato di aggregazione, del grado di alterazione e del conseguente comportamento meccanico; • Analisi del Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino del Fiume Adige ed individuazione delle aree classificate a rischio idraulico e idrogeologico; • Individuazione e valutazione delle aree franose riportate in bibliografia; • Elaborazione informatizzata, su base C.T.R. alla scala 1:10.000, delle carte tematiche relative al Quadro Conoscitivo (geologica, geomorfologica e idrogeologica); • Suddivisione del territorio in classi di fragilità ai fini edificatori, individuazione dei vincoli normativi a carattere geologico, idrogeologico e sismico, e delle invarianti; • Convegni informativi con amministratori e tecnici comunali e con funzionari regionali; • Stesura della presente «Relazione illustrativa».

2 RICERCA DATI E DOCUMENTAZIONI

Per la stesura della cartografia geologica è stata consultata la seguente documentazione: 1. Indagine geologica allegata ai P.R.G. di Bosco Chiesanuova e Cerro Veronese; 2. Piani Cava di Bosco Chiesanuova e Cerro Veronese; 3. Catasti regionali delle sorgenti e delle cavità carsiche; 4. “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” redatta da D. Zampieri e R. Zorzin e allegata in “Geologia, idrogeologia e qualità dei principali acquiferi veronesi” a cura di L. Sorbini (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di – 1993); 5. cartografia geologica allegata al piano ambientale del Parco Naturale della Lessinia; 6. “Carta Idrogeologica dei Monti Lessini” redatta dalla Segreteria Regionale all’Ambiente e al Territorio, Direzione Tutela Ambiente, Servizio Tutela Acque, Unità di Progetto per il S.I.T. e la Cartografia; 7. Articoli pubblicati da U. Sauro relativamente al territorio del P.A.T.I..

3 Dott. Dario GASPARI - geologo

3 ELABORATI

Complessivamente sono state redatte tre tavole, stampate in scala 1:10.000, relative al quadro conoscitivo (litologia, geomorfologia e idrogeologia) e una quarta tavola relativa agli aspetti legati ai fini urbanistici (Compatibilità geologica e di dissesto idrogeologico). Tutti gli elaborati grafici sono stati realizzati con software GIS e i relativi files sono stati forniti ai progettisti per la redazione delle carte di progetto del P.A.T.I. (Carta dei Vincoli e della Pianificazione, Territoriale, Carta delle Invarianti, Carta delle Fragilità e Carta delle Trasformabilità). Gli elaborati allegati al presente lavoro sono riportati nella seguente tabella

ALLEGATO TAVOLA SCALA N° Carta Litologica 1:10.000 G1 Carta Geomorfologica 1:10.000 G2 Carta Idrogeologica 1:10.000 G3 Carta della Fragilità geologica 1:10.000 G4

4 Dott. Dario GASPARI - geologo

4 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

L’area interessata dal PATI racchiude i territori dei comuni di Bosco Chiesanuova e di Cerro Veronese. E’ ubicata a nord di Verona, nei Monti Lessini centro-orientali, ed ha una superficie complessiva di 74,85 kmq. (di cui 64,68 kmq. nel Comune di Boscochiesanuova e 10,17 kmq. nel comune di Cerro Veronese).

Erbezzo Selva d Bosco Chiesanuova

d'Alfaedo

Velo Veronese

Rovere' Veronese

Cerro Veronese San Mauro

egrar

3000 0 3000 6000 m

N Limiti regionali limite PATI Limiti comunali fig. 1: - Inquadramento geografico e limiti amministrativi del PATI

Il territorio presenta uno scenario paesaggistico-ambientale caratteristico della montagna veronese (paesaggio lessino s.s.) appartenente in parte al Parco Naturale Regionale della Lessinia. Al suo interno si distinguono localizzati ambiti comunali ad elevata antropizzazione cresciuti nei centri abitati dei capoluoghi e nelle frazioni, mentre, in tutta la parte rimanente del territorio vengono mantenute caratteristiche di buona integrità del paesaggio montano. L’area interessata dal P.A.T.I. si configura come una dorsale montuosa estesa con asse nord-sud, delimitata ad est ed ovest rispettivamente dalle valli del Vajo di Squaranto e del Vajo dell’Anguilla, a nord dai crinali montuosi che separano la Regione Veneto dalla Provincia Autonoma di Trento mentre a sud non è delimitato da un’evidenza

5 Dott. Dario GASPARI - geologo morfologica come nei precedenti casi ma confina semplicemente con il territorio di Grezzana il cui limite territoriale attraversa circa ortogonalmente la dorsale montuosa.

fig. 2:- Altimetria e orografia (DEM) dell’area interessata dal PATI

6 Dott. Dario GASPARI - geologo

Gli elementi geometrici dell’area interessata dal PATI sono i seguenti:

ESTENSIONE

Superficie comunale 64,6 km2 Boscochiesanuova

Superficie comunale Cerro 10,2 km2

Superficie totale PATI 74,8 km2 Dimensione maggiore PATI 17,0 km direttrice circa N-S Dimensione maggiore PATI 6,0 km direttrice circa E-W ALTIMETRIA

Quota minima 297 m s.l.m.

Quota massima 1865 m s.l.m.

Quota media 1175 m s.l.m.

5 CARTA LITOLOGICA

I territori comunali di Bosco Chiesanuova e di Cerro Veronese sono ubicati nella fascia centrale dei Monti Lessini e hanno un substrato roccioso costituito quasi totalmente da rocce sedimentarie a composizione prevalentemente carbonatica di età comprese tra il Giurassico inferiore e l’Eocene Inferiore. Durante il Giurassico i Monti Lessini si trovavano in condizioni di alto strutturale in quanto appartenevano ad una struttura geologica, denominata “Piattaforma Veneta” o “Ruga Trentina”, delimitata a ovest dal “Bacino Lombardo” e ad est dal “Bacino Bellunese”. Su questo alto strutturale, nel Giurassico inferiore-medio, si depositarono sedimenti tipici di piattaforma (Calcari Grigi di Noriglio e il Gruppo di S. Vigilio) mentre a partire dalla parte alta del Giurassico medio la sedimentazione fu caratterizzata dalla deposizione di sedimenti pelagici che testimoniano il progressivo annegamento della "Piattaforma Veneta" (Rosso Ammonitico). Dalla fine del Giurassico (Titoniano) e per tutto il Cretaceo la differenza di sedimentazione tra la “Piattaforma Veneta” e i bacini confinanti venne uniformata e, nell'area che va dal Lago di Garda fino al confine con il bellunese, si realizzò una situazione di plateau pelagico dove si formarono le successioni calcaree/calcareo-marnose che caratterizzano le Formazioni del Biancone e della Scaglia rossa. A partire dal Paleocene inferiore, l’assetto geologico-stratigrafico fu fortemente condizionato dalla tettonica e dal vulcanesimo che caratterizzarono tutta l’era Terziaria, determinando una paleogeografia articolata, che portò alla deposizione delle successioni marine della Formazione dei Calcari a Nummuliti (Eocene Inf. - Medio), e alla produzione di abbondanti depositi vulcanici e vulcano-detritici. Internamente ai confini di Bosco Chiesanuova e di Cerro V.se la sequenza delle formazioni geologiche affioranti hanno età comprese tra il Giurassico e il Cretaceo. Sono presenti, inoltre, alcuni affioramenti di rocce vulcaniche,

7 Dott. Dario GASPARI - geologo risalenti al Paleocene, come Piroclastiti basaltiche, Brecce basaltiche di esplosione e Basalti compatti di camini vulcanici o filoni. La loro origine è collegata all’orogenesi alpina (fase laramica). La maggior parte del substrato roccioso è ricoperta da materiali riconducibili soprattutto a depositi colluviali ed eluviali. Questi depositi sono costituiti da ciottoli residuali immersi in una matrice limoso argillosa ed hanno uno spessore che può variare da pochi decimetri ad alcuni metri. Solo localmente sono presenti depositi grossolani come detrito di versante o materiali alluvionali (nell’alveo delle valli principali) ed accumuli di frane composti da materiale eterogeneo..

La stesura della carta litologica è stata fatta seguendo le linee guida fornite dalla Regione Veneto per la stesura degli strumenti urbanistici comunali e precisamente raggruppando le Formazioni geologiche in funzione della loro composizione, dello stato di aggregazione, del grado di alterazione e del conseguente comportamento meccanico che le singole unità assumono nei confronti degli interventi insediativi e infrastrutturali che lo strumento urbanistico introduce. Si tratta di considerazioni di massima ed alla scala del Piano Territoriale comunale e che non considerano l’assetto strutturale specifico a livello locale come sancito dalle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni che dovrà essere oggetto di approfondimento nella redazione dei singoli Piani di Intervento (PI) e dagli studi di progetto dei singoli interventi. Per quanto riguarda le Unità del substrato si è fatto riferimento alla compattezza, al grado di suddivisione stratigrafica dell’ammasso roccioso, all’alterabilità, alla presenza di alternanze di materiali a diverso grado di resistenza o coesione, alla tessitura e grado di cementazione delle singole formazioni. Per i materiali di copertura quaternari il riferimento fondamentale è quello che richiama il processo di messa in posto del deposito o dell’accumulo, lo stato di addensamento e la tessitura dei materiali costituenti. Alle Varie Unità litologiche riportate nella Carta Geologica è stato assegnato, in via indicativa, un intervallo di permeabilità, per fessurazione (ammassi rocciosi) o per porosità (depositi di copertura quaternaria). La permeabilità assegnata agli ammassi rocciosi si riferisce al caso in cui l’ammasso stesso sia fratturato o incarsito.

5.1 Unità litologiche cartografate

Nella seguente descrizione delle Unità litologiche oltre a riassumerne le caratteristiche composizionali è stata fatta anche una breve descrizione geomeccanica o geotecnica delle Unità del substrato roccioso, valida per affioramenti non disturbati da strutture tettoniche.

5.1.1 L-SUB-01. Rocce compatte massicce o a stratificazione indistinta (molto permeabili per fessurazione e carsismo) In questa Unità litologica sono state inserite le rocce appartenenti al Gruppo di S. Vigilio che comprende una sequenza deposizionale costituita dalla Formazione di Tenno, nella parte inferiore, e dalla Formazione dell’Oolite di S. Vigilio, nella parte superiore. Nella zona in esame il Gruppo di S. Vigilio ha complessivamente uno spessore di 40 m. La Formazione di Tenno affiora nella zona interessata dal P.A.T.I. in maniera discontinua e solamente con la sua unità basale che è costituita da calcari leggermente marnosi grigiastri suddivisi in strati sottili (10-20 cm) e con caratteristica presenza di noduli di selce presenti esclusivamente nei giunti di stratificazione. Lo spessore medio di questa Formazione è di 5,0 m. L’Oolite di S. Vigilio è costituita alla base da una Facies di scogliera e da una Facies sommitale detta oolitica. Si tratta in entrambi i casi di calcari puri, biancastri e massicci, con giunti di stratificazione poco evidenti o pressoché assenti e ondulati.

8 Dott. Dario GASPARI - geologo

Le caratteristiche geomeccaniche di questa Unità variano da buone, per la Formazione di Tenno, a ottime, per L’Oolite di S. Vigilio ed in particolare il Tenno è suddiviso da superfici di stratificazione molto continue e frequenti (spaziatura compresa tra i 10 e i 20cm) ma molto ondulate e scabre per cui l’ammasso roccioso si comporta come un materiale anisotropo, caratterizzato dal trasmettere le tensioni parallelamente ai piani di stratificazione, la cui resistenza dipende dal suo assetto tettonico e dalla resistenza al taglio delle superfici di stratificazione mentre l’Oolite di S. Vigilio è caratterizzato da ottime caratteristiche geomeccaniche legate soprattutto al fatto di essere omogenea e massiccia La permeabilità della Formazione di tenno è generalmente elevata (molto permeabile) per l’intensa stratificazione, per la disomogeneità composizionale (selce interstrato) e per la scarsa frazione marnosa che la contraddistingue. Diversamente la Formazione dell’Oolite di S. Vigilio è da considerarsi “molto permeabile” solamente se fratturata o incarsita. Le due Formazioni sopra descritte (Oolite di S. Vigilio e Tenno) pur avendo caratteristiche composizionali e strutturali differenti tra loro sono state cartografate assieme considerando prevalentemente le caratteristiche dell’Oolite di S. Vigilio, visto l’esiguo spessore del Tenno e l’impossibilità di separarle se non con un rilievo geologico di dettaglio su tutto il territorio del P.A.T.I..

5.1.2 L-SUB-03. Rocce compatte stratificate (mediamente permeabili per fessurazione e carsismo) In questa Unità litologica sono stati raggruppati ammassi rocciosi carbonatici caratterizzati da strati compatti e piuttosto spessi (da 30 cm a metrici) che, pur essendo condizionati dalla presenza di livelli argillosi interstrato, mantengono caratteristiche geomeccaniche buone. La presenza di marna interstrato riduce la permeabilità di questa Unità che è da considerarsi mediamente permeabile. Gli ammassi rocciosi inseriti in questa Unità appartengono al Gruppo dei Calcari Grigi e alla Formazione del Rosso Ammonitico.

Gruppo dei Calcari Grigi Questa sequenza deposizionale è stata ridefinita recentemente durante i lavori per la cartografia geologica nazionale (C.A.R.G.), relativamente al Foglio Trento, dove è stata suddivisa in quattro Formazioni e precisamente : • Formazione di Monte Zugna (Ex Membro inferiore) • Calcare oolitico di Loppio (Ex Membro Intermedio) • Formazione di Rotzo (Ex Membro di Rotzo o superiore) • Oolite del Massone Le Formazioni più recenti di questo Gruppo geologico sono ben individuabili anche nella zona interessata dal P.A:T.I.. Qui di seguito è stata fatta una breve descrizione delle due Formazioni affioranti a partire dalla più antica. • Formazione di Rotzo (Ex Membro di Rotzo o superiore). Formata da sequenze cicliche a loro volta costituite da alternanze di calcari bioclastici micritici da grigio chiaro a bruno. La parte inferiore della successione contiene nei giunti di stratificazione marne grigio verdi e talora argille scure. La parte superiore è caratterizzata dai tipici banchi a bivalvi (Lithiotis) e brachiopodi (Rhynconella). Questa Formazione può presentare un elevato contenuto di sostanza organica che la rende una potenziale roccia madre di idrocarburi; in questo caso le marne sono costituite da black shales laminati che in passato venivano coltivati, ad esempio in alcuni punti del Vajo della Marciora e nel Vajo di Squaranto. • Oolite del Massone. Calcareniti biancastre, di spessore variabile da 30 a 80 m, suddivisa in banconi metrici e composti da ooliti, oncoliti e bioclasti.

9 Dott. Dario GASPARI - geologo

Rosso Ammonitico Nell’area interessata dal P.A.T.I. la Formazione del Rosso Ammonitico è divisa in due membri, per un totale di 25- 30 m di spessore. Il Rosso Ammonitico inferiore può essere a sua volta diviso in due unità e precisamente la parte inferiore o basale, spessa mediamente 10 m, costituita da banchi massicci (fino al metro) di calcari nodulari dal colore rosa o biancastro con caratteristiche venature rossicce, e la parte sommitale, spessa mediamente 4 m, costituita da calcare rosso mattone, non nodulare e con una netta e fitta stratificazione (3-10 cm) piano parallela. Quest’ultima unità non affiora quasi mai in quanto è più degradabile delle altre e quindi è spesso ricoperta da materiali di alterazione e dalla vegetazione. Il Rosso Ammonitico superiore, potente mediamente 12 m, è costituito da calcari nodulari di colore rosso mattone che tende a diventare più chiaro man mano che si sale in senso stratigrafico; Questo membro del Rosso Ammonitico è suddiviso in strati più potenti alla base (50-80 cm) che si vanno progressivamente assotigliando verso l’alto (20-30 cm).

5.1.3 L-SUB-04. Rocce superficialmente alterate e con substrato compatto (poco permeabili per fessurazione) Questa Unità comprende le formazioni terziarie dei Basalti compatti di camini, filoni e di colata. Si tratta di basalti microcristallini, spesso alterati, con piccole bolle riempite da zeoliti biancastre. Sono presenti in località Casera Branchetto e M.te Tomba e si ritiene che si tratti o di filoni strato o di colate. Le caratteristiche geomeccaniche degli ammassi rocciosi appartenenti a questa Unità sono scadenti a causa di un elevato grado di fratturazione e di alterazione a cui sono generalmente soggetti. La bassa permeabilità per fessurazione che li contraddistingue è legata al fatto che alterando generano materiali argillosi che tendono ad ostruire le fessure ostacolando il passaggio dell’acqua.

5.1.4 L-SUB-05. Rocce compatte prevalenti alternate a strati o interposizioni tenere (Poco permeabili per fessurazione) In questa Unità di substrato sono state inserite le rocce appartenenti alla Formazione geologica del Biancone. Questa Formazione è caratterizzata da un evoluzione verticale di facies calcaree che determina un progressivo peggioramento delle caratteristiche geomeccaniche e della permeabilità partendo dal basso verso l’alto. Alla base della formazione sono presenti calcari micritici di colore bianco o bianco-avorio, fittamente stratificati (10-20 cm) e con sottili intercalazioni argillose. Da questa parte basale si passa gradualmente alla parte intermedia costituita da calcari marnosi grigiastri, via via più terrosi e più fittamente stratificati dei precedenti (5-10 cm) con marne e argille interstrato. Nella parte sommitale, per un progressivo aumento della frazione argillosa, si passa alla facies Cenomaniana caratterizzata da alternanze di calcari marnosi e marne fogliettate dal colore grigio-verdognolo. Le caratteristiche geomeccaniche di questa Unità variano da discrete a scadenti procedendo dalla base al tetto dell’Unità stessa, ma possono diventare pessime se la stratificazione è disposta a franapoggio o molto inclinata. Tali variazioni delle caratteristiche geomeccaniche sono legate soprattutto alle differenze composizionali e strutturali sopra descritte.

5.1.5 L-SUB-08. Rocce tenere a prevalente attrito interno (Poco permeabili per fratturazione) Questa Unità di substrato è essenzialmente rappresentata da rocce vulcanoclastiche composte da brecce di esplosione cementate e quindi con un assetto caotico di frammenti basaltici di dimensioni centimetriche (1,0 – 2,0 cm) che localmente possono diventare maggiori. Affiora prevalentemente nei camini vulcanici di esplosione (neck vulcanici). Le caratteristiche geomeccaniche di questa Unità sono molto scadenti a causa di una bassa resistenza alla compressione semplice dell’ammasso roccioso e per l’intensa fratturazione e alterazione a cui è generalmente soggetta.

10 Dott. Dario GASPARI - geologo

E’ generalmente poco permeabile e spesso funziona come serbatoio per le acque di infiltrazione essendo generalmente a contatto con ammassi caratterizzati da un maggiore coefficiente di permeabilità per fessurazione che permettono all’acqua di trasferirsi più rapidamente in profondità e che quindi si asciugano più rapidamente.

5.1.6 L-DET-01. Materiali della copertura detritica eluviale e/o colluviale poco addensati e costituiti da elementi granulari sabbioso-ghiaiosi in limitata matrice limo-argillosa (Mediamente permeabili per porosità) Sono depositi colluviali prevalentemente granulari che si accumulano generalmente sui versanti e sono generati dal disfacimento, da parte degli agenti atmosferici, degli ammassi rocciosi posti a monte. Questo deposito è mediamente permeabile per porosità (K = 1 – 10-4 cm/s) ed ha caratteristiche geotecniche discrete che possono essere penalizzate da uno scarso addensamento dei granuli che lo compongono e dalla disomogeneità composizionale che si può osservare al suo interno.

5.1.7 L-DET-03. Materiali della copertura detritica colluviale poco consolidati e costituiti da frazione limo-argillosa prevalente con subordinate inclusioni sabbioso-ghiaiose (Poco permeabili per porosità) Rappresentano i depositi colluviali accumulatisi nelle valli secondarie o minori e nelle zone topograficamente depresse (es. doline). Generalmente hanno granulometrie che vanno dalle sabbie fini alle argille con inclusi relitti (clasti) rocciosi. Sono poco permeabili (K = 10-4 – 10-6 cm/s) ed hanno caratteristiche geotecniche tipiche per i materiali coesivi e quindi scadenti.

5.1.8 L-DET-05. Materiali sciolti per accumulo detritico di falda a pezzatura minuta prevalente (Molto permeabili per porosità) Sono detriti di versanti costituiti prevalentemente da blocchi rocciosi con sabbie ghiaiose. Questi depositi sono prevalentemente localizzati al piede di versanti ripidi o delle pareti rocciose. Le loro caratteristiche geotecniche sono discrete ma penalizzate da una distribuzione granulometrica dei granuli non ben distribuita tra le varie dimensioni e dall’essere un deposito poco addensato. La loro permeabilità, trattandosi prevalentemente di materiale grossolano, è elevata (K > 1 cm/s)

5.1.9 L-FRA-02. Materiali sciolti per accumulo di frana per colata o per scorrimento, a prevalente matrice fine argillosa talora inglobante inclusi lapidei, con spessori > 3 metri. A questa Unità è stata attribuita una frana ubicata nel territorio di Cerro Veronese nel Parco Cogolara. Tale frana è segnalata nel Piano di Assetto Idrogeologico che gli attribuisce una pericolosità (P) pari a 2. L’evento franoso ha interessato i materiali della copertura detritica colluviale costituiti prevalentemente da frazione limoso-argillosa (L-DET-03) per cui è costituita da materiali prevalentemente fini e coesivi (argille limose). Le caratteristiche geotecniche di questo deposito sono da considerarsi scadenti e ulteriormente aggravate dal fatto di appartenere ad un accumulo di frana che potrebbero riattivarsi. Questo materiale è da considerarsi poco permeabile per porosità (K = 10-4 – 10-6 cm/s).

5.1.10 L-FRA-03. idem come sopra ma con corpo di frana stabilizzato. A questa Unità è stata attribuita la frana ubicata in località Foldruna, nel territorio di Cerro Veronese. Tale frana è stata rilevata durante la stesura del P.A.T.I. tramite osservazioni di campagna e da foto aeree. Questo evento franoso ha interessato la Formazione del Biancone (L-SUB-05), e in particolare la parte superiore di questa Formazione, per cui è costituita da frammenti lapidei di calcari marnosi con abbondante frazione argillosa.

11 Dott. Dario GASPARI - geologo

Le caratteristiche geotecniche di questi depositi sono da considerarsi scadenti e ulteriormente aggravate dal fatto di appartenere ad accumuli di frana che potrebbero riattivarsi in seguito ad interventi antropici progettati Questi materiali sono da considerarsi poco permeabili per porosità (K = 10-4 – 10-6 cm/s).

5.1.11 L-FRA-06. Materiali sciolti per accumulo di frana stabilizzata per crollo e colata di detriti; con abbondante frazione lapidea in matrice fine scarsa o assente. A questa Unità è stata attribuita la frana ubicata circa 600 m a nord della località di Lughezzano. Tale frana è segnalata nella “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” di D. Zampieri e R. Zorzin, (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di Verona – 1993). Si tratta di una coltre di blocchi eterometrici, talora cementati, che si sono generati per il crollo delle pareti rocciose soprastanti. Le caratteristiche geotecniche di questa Unità sono da considerarsi scadenti, nonostante siano presenti volumi rocciosi significativi, per la loro elevata disomogeneità. Questo deposito è da ritenersi molto permeabile per porosità (K > 1 cm/s).

5.1.12 L-FRA-09. Materiali di frana per scoscendimento in blocco stabilizzati (anche con compagine rocciosa ben conservata). Sono accumuli di paleofrane che hanno coinvolto il substrato roccioso mantenendo localmente l’assetto strutturale originario per cui si tratta di depositi prevalentemente litoidi con caratteristiche geotecniche generalmente discrete ma di elevata variabilità. A questa Unità appartengono cinque frane di cui una ubicata nel territorio di Cerro Veronese e precisamente sul versante settentrionale del M.te e le restanti quattro frane nel territorio di Bosco Chiesanuova, in prossimità alle seguenti località: Folignano di Fondo, Camporotondo di sotto, Scandole e Le Corbane. Gli accumuli appartenenti a questa Unità sono da molto permeabili per fratturazione e carsismo (K > 1 cm/s) a mediamente permeabili per fratturazione (K = 10-4 cm/s).

5.1.13 L-ALL-03. Materiali sciolti di alveo fluviale recente stabilizzati dalla vegetazione e litorali. Si tratta di materiale alluvionale depositatosi negli alvei dei due corsi d’acqua principali (Vajo dell’Anguilla e Vajo di Squaranto) durante le loro fasi di piena. La granulometria è molto variabile (dalle sabbie limose ai massi). Hanno caratteristiche geotecniche buone in quanto costituiti da ghiaie sabbiose con ciottoli e sono molto permeabili per porosità (K > 1 cm/s).

5.1.14 L-ALL-07. Materiali di accumulo fluvioglaciale o morenico grossolani in matrice fine sabbiosa. A questa Unità sono stati attribuiti i depositi glaciali presenti nell’alta Valle di Squaranto e precisamente in località S. Giorgio. Questi materiali hanno granulometria molto varia con presenza di massi e ciottoli immersi in una matrice limoso sabbiosa. Le loro caratteristiche geotecniche sono da ritenersi discrete trattandosi di materiali addensati e di dimensioni ben distribuite sulla scala granulometrica ed inoltre non si segnala la presenza al loro interno di materiale organico o ad elevata plasticità. Tali materiali sono mediamente permeabili per porosità.

12 Dott. Dario GASPARI - geologo

6 CARTA GEOMORFOLOGICA

L’assetto morfologico, comune ai Lessini Centro-Occidentali, è caratterizzato dalla presenza di un’ampia dorsale ad andamento meridiano su cui sono situati i principali insediamenti abitativi. Tale dorsale è delimitata ad occidente e ad oriente dai principali corsi d’acqua (Vaio dell’Anguilla e Vaio Squaranto) ed è incisa da una fitta rete di valli secondarie che rendono molto articolato il rilievo. Le pendenze dei versanti passano gradualmente da moderate (5-10°), nella parte sommitale delle dorsali, a piuttosto elevata (30-60°), andando verso gli alvei dei corsi d'acqua principali. Le forme del rilievo sono condizionate in modo abbastanza incisivo dalle caratteristiche composizionali e strutturali dei llitotipi presenti. Il Biancone, che è la Formazione più erodibile tra quelle presenti nell’area analizzata, in quanto fittamente fratturata, ha dato luogo a morfologie molto dolci e pendii generalmente poco inclinati. Litologie come il Rosso Ammonitico e l’Oolite di S. Vigilio, essendo strutturalmente più resistenti (massicce) del Biancone, formano versanti più ripidi e spesso danno luogo a pareti rocciose. Queste ultime litologie sono maggiormente soggette a fenomeni di dissoluzione carsica rispetto al Biancone e possono affiorare come un complesso di grossi blocchi, variamente scolpiti ed arrotondati, la cui forma geomorfologica è conosciuta come “Città di roccia”. Le Città di roccia sono presenti nel settore nord dell’area, in un contesto morfologico con modeste pendenze. Le forme carsiche presenti nell’area del PATI, oltre alle Città di roccia sopra descritte, sono: doline, grotte, e valli chiuse. Queste ultime sono localizzate essenzialmente nel territori di Bosco Chiesanuova ed in particolar modo nella sua porzione settentrionale. Nell’alta Valle di Squaranto, in località S. Giorgio e a sud della stessa località, sono presenti forme glaciali e periglaciali come morene e un rock glacier (pietraie semoventi) che costituiscono un’importante aspetto geomorfologico vista la rarità di queste forme sui Monti Lessini. Il rock glacier presente a sud della località S. Giorgio ha origine periglaciale in quanto si ritiene che si sia formato per la presenza di ghiaccio interstiziale, cioè ghiaccio di rigelo delle acque percolanti o ghiaccio di acrezione od ancora di compattazione derivante da un accumulo misto di detrito e neve i valanga. I fenomeni franosi presenti nel territorio del PATI riguardano sette paleofrane e una frana recente (Parco Cogolara) che è stata consolidata ma che è ancora considerata attiva dal P.A.I. Le frane sono state classificate come frane di scorrimento (Parco Cogolara), frane di scorrimento non attive (Folignani di Fondo, Camporotondo di Sotto, Scandole, Le Corbane, Foldruna e M.te Tregnago) e frane di crollo non attive (Lughezzano). Il limitato numero di fenomeni franosi presenti dimostra che le condizioni composizionali e strutturali del territorio sono decisamente favorevoli alla stabilità dei versanti. Le frane censite nel P.A.T.I. e le fonti da cui sono state ricavate sono qui di seguito riportate: • Frana “Folignano di Fondo”, da “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” di D. Zampieri e R. Zorzin, (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di Verona – 1993); • Frana “Camporotondo di Sotto”, da “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” di D. Zampieri e R. Zorzin, (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di Verona – 1993); • Frana “Scandole”, da La montagna spaccata che fuma (Chelidonio G. & Sauro U. 1996) -. Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi domani - 1996, 51-64; • Frana “Corbane”, da “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” di D. Zampieri e R. Zorzin, (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di Verona – 1993); • Frana “Lughezzano”, da “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” di D. Zampieri e R. Zorzin, (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di Verona – 1993); • Frana “Cogolara” da P.A.I.;

13 Dott. Dario GASPARI - geologo

• Frana “Foldruna”, da rilievi in campagna e da foto aeree; • Frana “Praole”, da P.R.G. di Cerro Veronese e dalla “Carta Geologica dei Lessini Centro-Occidentali” di D. Zampieri e R. Zorzin, (Memorie del Museo Civico di storia Naturale di Verona – 1993); Relativamente alle forme artificiali si evidenzia la presenza di tre cave di pietra da taglio attive ubicate nel territorio di Cerro veronese denominate: Cava Prà, Cava Bellamoli e Cava Due Cerri. Le ultime due cave citate costituiscono un’unica area di scavo. Sempre a Cerro Veronese sono, inoltre, presenti due piccole cave dismesse poste circa 200 e 300 m ad ovest della località Torcolo.

fig. 3: – Ubicazione delle Cave, attive e abbandonate, presenti nel territorio del P.A.T.I. (solo a Cerro Veronese).

Tra gli elementi tettonici prevalgono essenzialmente le faglie certe e presunte alcune delle quali assumono continuità rilevante e importanza regionale come la faglia Bosco-Tracchi. Le faglie principali con maggior continuità hanno una direttrice circa N-S e mostrano superfici di scorrimento ad alto angolo con dislocazioni essenzialmente verticali. Nella porzione settentrionale del territorio tali sistemi presentano una spiccata curvatura verso NW. Alle faglie principali si aggiungono faglie con minor continuità e direttrici variabili da NW-SE a NE-SW e circa E-W con dislocazioni complesse ed in genere un movimento orizzontale importante (trascorrenza). Nella Carta Geomorfologica sono cartografate, oltre alle forme sopra descritte, anche alcune forme legate all’azione fluviale. Le forme geomorfologiche cartografate sono qui di seguito riassunte. Forme strutturali: • Faglia certa o presunta; • Città di roccia; • Orlo di scarpata di faglia; Forme dovute alla gravità: • Corpo di frana di scorrimento; • Corpo di frana di crollo non attiva; • Corpo di frana di scorrimento non attiva; • Gradino e contropendenza di trincea di DGPV. Forme fluviali, fluvioglaciali e di versante dovute al dilavamento: • Vallecola a “V”; • Vallecola a conca; • Cresta di displuvio;

14 Dott. Dario GASPARI - geologo

• Orlo di scarpata di denudazione; • Solco di ruscellamento. Forme carsiche: • Doline; • Valli chiuse; • Ingresso di grotta a sviluppo orizzontale; • Ingresso di grotta a sviluppo verticale, abisso. Forme glaciali e crionivali: • Cordone morenico; • Rockglacier. Forme artificiali: • Orlo di scarpata di cava attiva; • Cava di piccole dimensioni attiva: • Cava di piccole dimensioni abbandonata o dismessa. Qui di seguito sono riportate le fotografie delle forme più significative in quanto inserite nella Carta delle invarianti.

fig. 4: – Visione da foto aerea della Città di roccia ubicata ad ovest della località S. Giorgio (Bosco Chiesanuova).

fig. 5: – Visione da foto aerea della Città di roccia ubicata in località Costeggioli di Sotto (Bosco Chiesanuova).

15 Dott. Dario GASPARI - geologo

fig. 6: – Particolare della Città di roccia ubicata ad ovest della località S. Giorgio (Bosco Chiesanuova).

fig. 7: – Visione da foto aerea dei cordoni morenici presenti in località S. Giorgio (Bosco Chiesanuova).

fig. 8: – Fotografia della morena frontale presente a NW della località S. Giorgio (Bosco Chiesanuova).

16 Dott. Dario GASPARI - geologo

fig. 9: – Visione da foto aerea del rock glacier (rosso) e della morena frontale (rosa) presenti a sud della località S. Giorgio (Bosco Chiesanuova).

fig. 10: – Fotografia del rock glacier presente a sud della località S. Giorgio (Bosco Chiesanuova).

17 Dott. Dario GASPARI - geologo

7 CARTA IDROGEOLOGICA

L’idrografia della zona è tipica degli altopiani carsici con un reticolo idrografico molto sviluppato e fortemente incassato, ma che risulta generalmente inattivo. Tali corsi d’acqua sono, infatti, caratterizzati da un regime idrico occasionale che si attiva solo in concomitanza a eventi meteorici intensi. Le acque superficiali penetrano rapidamente nel sottosuolo dove la loro direzione di flusso diventa a prevalente componente verticale, seguendo l’andamento delle fratture e fessure della roccia. Solo raramente, queste acque sotterranee, vengono catturate da livelli impermeabili e fatte affiorare formando così delle sorgenti con portate discontinue e molto variabili.

I materiali di copertura che costituiscono lo strato più superficiale del sottosuolo, sono caratterizzati da una permeabilità definita per porosità in quanto legata principalmente alle dimensioni dei granuli. Tali materiali sono stati raggruppati nelle due classi di permeabilità qui di seguito riportate: 1. depositi molto permeabili per porosità (K > 1 cm/s), a cui appartengono i detriti di falda (L-DET-05), e i depositi recenti ed attuali degli alvei (L-ALL-03); 2. depositi mediamente permeabili per porosità (K = 1 – 10-4 cm/s), a cui appartengono i depositi colluviali costituiti da elementi grossolani ghiaioso sabbiosi in limitata matrice limoso-argillosa (L-DET-01) e i depositi glaciali (L-ALL-05). 3. depositi poco permeabili per porosità (K = 10-4 – 10-6 cm/s), a cui appartengono i depositi colluviali costituiti da una frazione limoso-argillosa prevalente con subordinate inclusioni sabbioso-ghiaiose (L- DET-03).

Il substrato roccioso presenta una permeabilità di tipo secondario per fratturazione. Questo significa che l’acqua può circolare nell’ammasso roccioso seguendo vie preferenziali rappresentate dalle discontinuità strutturali (fratture e stratificazione). Il valore della permeabilità sarà quindi legato soprattutto al grado di fratturazione dell’ammasso roccioso e alla composizione dello stesso. Relativamente alle rocce a composizione prettamente carbonatica la circolazione idrica sotterranea può dare luogo a fenomeni di tipo carsico (doline, pozzi e cavità) al cui interno le acque possono scorrere liberamente con velocità molto elevate. La roccia sana (senza discontinuità) è da considerarsi impermeabile per cui diventa fondamentale la presenza di discontinuità di tipo tettonico (faglie e fratture) o diagenetico (stratificazione). Le vie preferenziali per la circolazione idrica sono innanzitutto rappresentate dai condotti carsici e dalle faglie e, secondariamente, dalle fratture e dalla stratificazione. La circolazione idrica all’interno del substrato roccioso avrà una componente di movimento principale di tipo verticale fino a raggiungere un livello impermeabile o il livello di base in corrispondenza dei quali la componente di movimento principale diventa orizzontale. Sulla base di questo ragionamento è possibile assegnare un differente valore di permeabilità alle varie litologie che affiorano nell’area del PATI basato sulla composizione delle stesse e sottolineando che tale permeabilità è fortemente influenzata dal grado di fratturazione dell’ammasso roccioso. La suddivisione effettuata è la seguente: 1. rocce molto permeabili per fessurazione e carsismo (Gruppo di S. Vigilio) – L.SUB-01; 2. rocce mediamente permeabili per fessurazione (Rosso Ammonitico e Gruppo dei Calcari Grigi) – L.SUB- 03;

18 Dott. Dario GASPARI - geologo

3. rocce poco permeabili per fessurazione (Biancone, vulcaniti e basalti); L.SUB-04, 06 e 08; Quando le acque di infiltrazione vengono intercettate da un orizzonte di materiale impermeabile, o comunque con permeabilità inferiore al materiale che costituisce il serbatoio, con una discreta continuità laterale e in condizioni strutturali tali da permettere la venuta a giorno delle acque stesse, si origina una sorgente. Generalmente, neI territori comunali di Boscochiesanuova e Cerro Veronese, le sorgenti sono associate a zone di faglia o comunque molto fratturate, ad accumuli di paleofrane o a rocce vulcanoclastiche interne ai camini vulcanici. Le sorgenti presenti hanno portate molto variabili strettamente legate alla piovosità. La maggior parte di queste hanno, infatti, carattere temporaneo. Per le sorgenti utilizzate da acquedotti pubblici la normativa vigente prevede che siano definite, dall’Autorità competente (Regione), le aree di tutela e di tutela assoluta. La stessa normativa prevede, inoltre, che nel caso in cui le aree di tutela delle sorgenti non siano ancora state definite dalla Regione si utilizzino aree circolari di raggio pari a 10,0 m per la tutela assoluta e pari a 200,0 m per quella di tutela. Tali fasce di rispetto costituiscono Vincolo normativo per cui sono riportate nella Carta dei Vincoli (Tav. 1). Le sorgenti captate ad uso potabile sono tre e precisamente: 1. Sorgente Chiaranella (Malga Podesteria); 2. Sorgente Bordel; 3. Sorgente Foldruna. Di queste solamente la Sorg. Bordel è data in concessione (Acque Veronesi S.C. A.R.L.) per scopi potabili ad uso pubblico. La sorgente Chiaranella è data in concessione per uso privato e la Foldruna non è provvista di concessione. Le aree di tutela e di tutela assoluta sono state inserite per la Sorg. Bordel ma anche per la Sorg. Foldruna in quanto utilizzata per l’approvvigionamento idrico dell’omonima località da numerosi decenni pur essendo priva di concessione. Altre sorgenti significative per le loro portate sono: 1. Valdelera; 2. Maregge (Valmarisa); 3. Tinazzo; 4. Laorno; 5. Masseli;

Le sorgenti sono state cartografate distinguendole tra sorgenti captate e sorgenti non captate. La simbologia utilizzata è quella prevista nella legenda della Regione Veneto e corrispondente alle seguenti voci: 1. sorgente (per sorgenti non captate) - I-SUP-06. 2. opera di captazione di sorgente (per sorgenti captate) – I-SUP-08;

L’idrografia superficiale è stata cartografata indicando i corsi d’Acqua demaniali (tutti temporanei) e i limiti dei bacini idrografici locali.

19 Dott. Dario GASPARI - geologo

8 CARTA DELLA FRAGILITA’ GEOLOGICA (TAV. G4)

Questo elaborato rappresenta la sintesi, ai fini urbanistici, dei dati geologici raccolti per il Quadro Conoscitivo (matrice Suolo e sottosuolo). In esso sono raggruppate la Compatibilità geologica e il Dissesto Idrogeologico che assieme ad altre tematiche vanno a formare la Tavola 3 del P.A.T.I. (Carta della Fragilità). La Carta delle Fragilità deve suddividere, secondo gli atti di indirizzo della L.R. 11/2004, il territorio in aree a differente attitudine all’edificazione La progettazione degli interventi edificatori e di sistemazione dei terreni deve sempre attenersi alle norme tecniche emanate con D.M. 11/03/1988 riguardante le “Indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione”, nonché al D.M. 14/09/2005 “Norme tecniche per le costruzioni” e al D.M. 14/01/2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”.

8.1 Compatibilità geologica

La Compatibilità geologica è il risultato della sovrapposizione delle varie cartografie di analisi e quindi rappresenta una sintesi delle tavole geologica, geomorfologica e idrogeologica ed è finalizzata a definire le aree a differente attitudine all’edificazione. Tale suddivisione avviene considerando la “Compatibilità geologica” e le “Aree soggette a dissesto idrogeologico”. La Compatibilità geologica è contraddistinta da 3 aree e precisamente: • Area idonea, • Area idonea a condizione, • Area non idonea. Le “Aree soggette a dissesto idrogeologico” presenti nel territorio del P.A.T.I. sono: • Area di frana, • Area soggetta a sprofondamento carsico,

8.1.1 Aree idonee (colore verde) Sono aree caratterizzate da basse pendenze (<10%), con terreni di fondazione distinti da buone caratteristiche geotecniche e dove non vi sono condizioni di rischio geologico-idraulico per cui non si hanno limiti all'edificazione. In queste area sono obbligatorie le indagini geognostiche previste della legislazione vigente.

8.1.2 Aree idonee a condizione (colore giallo con differenti retinature) Sono aree in cui le condizioni litologiche, morfologiche o per il dissesto idrogeologico sono tali da richiedere specifici studi e indagini geologiche per ogni tipo di intervento urbanistico che necessiti di concessione e/o autorizzazione edilizia al fine di valutare la fattibilità delle opere, le modalità esecutive degli interventi e la messa in sicurezza di altri edifici o infrastrutture adiacenti. Nel territorio del P.A.T.I. le aree idonee a condizione sono attribuibili alle seguenti tre casistiche: • Aree idonee a condizione per sprofondamento carsico (tipo “A”); • Aree idonee a condizione per pendenze medie del terreno, comprese tra 10% e 35%, (tipo “B”); • Aree idonee a condizione per sprofondamento carsico e per pendenze medie del terreno (tipo “C”).

20 Dott. Dario GASPARI - geologo

Nelle Aree idonee a condizione di tipo “A” gli interventi devono rispettare, oltre a quanto previsto per le Aree Idonee, le disposizioni previste per le aree soggette a dissesto idrogeologico, relativamente alla voce “aree soggette a sprofondamento carsico”, (Vedi paragrafo 8.2.2). Nelle Aree idonee a condizione di tipo “B” gli interventi richiedono specifici studi e indagini, commisurate all’importanza, all’estensione e alla tipologia delle opere, che permettano di valutare, per gli aspetti geologici, geotecnici e idrogeologici, gli effetti (es: stabilità versanti, infiltrazioni d’acqua, ecc...) che gli interventi stessi potranno produrre sull’ambiente circostante in tutte le fasi di realizzazione e ad opera ultimata, facendo particolare riferimento alle opere al contorno. Nelle Aree idonee a condizione di tipo “C” gli interventi devono rispettare quanto previsto per le aree idonee a condizione tipo “A” e “B”, precedentemente descritte.

8.1.3 Aree non idonee (colore rosso) Sono aree con caratteristiche litologiche, geomorfologiche od idrogeologiche tali da predisporre il terreno al dissesto e che quindi precludono ogni attività urbanistica o edilizia. In questa classe sono state inserite le aree a forte acclività (maggiori a 35%), le aree di frana attive, quiescenti o comunque rimobilizzabili, le aree interessate da scorrimenti d’acqua concentrati che si verificano in seguito ad importanti precipitazioni e le doline. Nelle aree appartenenti a questa categoria è vietata ogni attività di trasformazione urbanistica ed edilizia, discariche, depositi di inerti, e tutto ciò che comporti rilevanti modifiche del terreno, fatte salve le opere inerenti il mantenimento dei deflussi idrici, la difesa ed il consolidamento del suolo e del sottosuolo. Non si esclude pero la possibilità di interventi particolari di superiore interesse pubblico come ad esempio la realizzazione di servizi (acquedotti, elettrodotti, fognature, strade pubbliche, etc.) o i seguenti interventi: • Manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione senza ricavo di nuove unità abitative; • ampliamenti per adeguamento a scopo igienico sanitario o per ricavo di locali accessori (box auto, impianti tecnologici ecc...); • realizzazione o ampliamento di infrastrutture viarie o reti tecnologiche; • opere di difesa, sistemazione, manutenzione, ripristini ambientali e di gestione del territorio in genere. Per realizzare questi interventi saranno rigorosamente necessari degli studi includenti una relazione geologico- geotecnica che ne accerti la fattibilità e le modalità esecutive di intervento.

8.2 Aree soggette a dissesto idrogeologico

8.2.1 Aree di frana Nel territorio del P.A.T.I. sono presenti otto frane di cui sette sono non attiva (quiescenti) e una, delimitata dal P.A.I. del Fiume Adige, considerata attiva (frana del Parco Cogolara a Cerro Veronese) con grado di pericolosità P2. Le aree di frana attive o comunque rimobilizzabili individuate dal P.A.T.I. sono caratterizzate da un precario equilibrio idrogeologico in cui un rapido decadimento delle condizioni di stabilità può essere innescato da fattori antropici quali: aumento di infiltrazione delle acque nel terreno, variazioni del profilo del versante con scavi e riporti, realizzazione di strutture e edifici. Queste aree ricadono in “aree non idonee” e pertanto sono soggette a quanto prescritto nel relativo paragrafo.

21 Dott. Dario GASPARI - geologo

8.2.2 Aree soggette a sprofondamento carsico A questa categoria appartengono le aree in cui affiorano o sub-affiorano le formazioni rocciose maggiormente interessate dal carsismo e precisamente: Gruppo dei Calcari Grigi, Gruppo di San Vigilio, Rosso Ammonitico e il membro inferiore del Biancone. La possibile esistenza in queste aree di cavità nel sottosuolo è testimoniata dall’abbondante presenza di doline e grotte e dalla natura prevalentemente carbonatica delle rocce.

Le aree soggette a sprofondamento carsico rientrano nella classe “Area idonea a condizione” e sono soggette alla redazione di studi geologici che dovranno valutare questo elemento di criticità allo scopo di verificare l’assenza di grotte o cavità che possono interferire con le opere di progetto. Qualora vi fossero evidenze di sprofondamenti carsici (doline, grotte o pozzi di sprofondamento) nella zona o nelle vicinanze dell’area interessata dall’intervento si dovrà definire, mediante un’attenta campagna geognostica non intrusiva (indagini geofisiche), l’estensione areale e la profondità del fenomeno.

9 NORMATIVA PER LE INVARIANTI DI NATURA GEOLOGICA

Le invarianti geologiche individuate internamente al P.A.T.I. rappresentano ambiti territoriali di particolare interesse scientifico dove, vista la loro importanza geologica o geomorfologica, non devono essere previsti interventi di trasformazione se non per la loro conservazione, valorizzazione e tutela. Tali elementi, areali o puntuali, sono rappresentati da: • città di roccia (zone carsiche particolari); • morene glaciali (forme glaciali); • rock glacier (forme periglaciali); • grotte (carsiche); • rete idrografica.

9.1.1 Città di roccia, morene glaciali e rock glaciers Le città di roccia sono particolari forme di erosione carsica, concentrata soprattutto lungo le fratture delle rocce (prevalentemente nel Rosso Ammonitico), che determinano paesaggi rocciosi assai caratteristici e pittoreschi. Tali paesaggi si presentano come una sporgenza morfologica di roccia suddivisa in numerosi volumi da crepacci profondi anche alcuni metri. Nonostante le “città di roccia” siano piuttosto frequenti nel settore settentrionale del territorio si è ritenuto di delimitarne solamente due, una in località Campo Levà di Sotto e una in località Costeggioli di Sotto, per garantire la loro conservazione. Le morene glaciali sono depositi di materiale trasportato e depositato dai ghiacciai che si differenziano dal deposito glaciale sparso per la caratteristica forma a cordone che sporge morfologicamente rispetto alla superficie topografica circostante. I rock glaciers (ghiacciai di pietre) sono depositi di ambiente periglaciale collegati a falde detritiche al cui interno era presente del ghiaccio che permetteva un movimento verso valle del deposito detritico stesso. La presenza di queste forme glaciali e periglaciali sui Monti Lessini è molto limitata per cui è importante che siano conservate. In queste aree è vietato: • l’alterazione morfologica interna ed esterna; • interventi che alterino la condizione naturale dei luoghi;

22 Dott. Dario GASPARI - geologo

• l’edificazione e la realizzazione di opere o movimenti di terra.

9.1.2 Grotte Si tratta di grotte o pozzi carsici la cui ubicazione è stata fatta utilizzando il Catasto Regionale delle grotte. In queste aree è vietato: • l’occlusione e/o la chiusura totale o parziale degli ingressi; • l’alterazione morfologica interna ed esterna; • l’asportazione di campioni di emergenze geomorfologiche, faunistiche e flogistiche senza autorizzazione delle autorità competenti alla tutela; • interventi che alterino la condizione naturale dei luoghi e la realizzazione di impianti di recupero e/o trattamento dei rifiuti; • l’edificazione e la realizzazione di opere o movimenti di terra non previamente autorizzati dalle autorità competenti alla tutela. Il P.I. dovrà verificare l’ubicazione dell’ingresso e il loro sviluppo nel sottosuolo sulla base dei dati forniti dal Catasto regionale e dalle Associazioni speleologiche riconosciute e definire il grado di tutela in relazione all’importanza dei siti.

9.1.3 Rete idrografica La rete idrografica, composta da corsi d’acqua e impluvi minori, rappresenta invariante strutturale, ai fini dell’equilibrio complessivo del regime idraulico. Gli invasi cartografati sulla tavola n. 2 non devono essere oggetto di opere di riduzione, se non prevedendo adeguate misure di compensazione. Costituiscono particolari elementi d’invarianza: • tutte le acque pubbliche; • gli impluvi cartografati.

10 NORMATIVA PER I VINCOLI DI NATURA GEOLOGICA

10.1.1 Vincolo sismico – O.P.C.M. N. 3274/2003 E O.P.C.M. N. 3519/2006 - Zona 3 L'intero territorio comunale è classificato come “Zona 3” ai sensi delle O.P.C.M. n° 3274/2003 e O.P.C.M. n° 3519/2006. Devono essere rispettate le prescrizioni di legge vigenti e le disposizioni di cui alla D.C.R 67/2003 e D.G.R. 71/2008.

10.1.2 Idrografia/servitù idraulica R.D. 368/1904 e R.D. 523/1904 Si tratta dei sedimi relativi all'idrografia pubblica dei fiumi, torrenti, canali, anche ai fini di polizia idraulica e di tutela del rischio.

Direttive Si applicano le disposizioni specifiche di cui al R.D. 368/1904 e R.D. 523/1904.

Prescrizioni e vincoli

23 Dott. Dario GASPARI - geologo

Vale quanto previsto dai regolamenti di Polizia Idraulica vigenti, quali il R.D. 368/1904 per le opere di bonifica e il R.D. 523/1904 per le opere idrauliche, che in particolare prevedono l’inedificabilità assoluta di 10 m oltre alla fascia di 4 m dall’unghia dell’argine o dal ciglio in cui sono vietate piantagioni e movimento del terreno. In particolare laddove sussiste un vincolo idraulico, non è possibile realizzare alcun intervento, neppure se previsto dal vigente strumento urbanistico, tanto meno possono essere sanati casi per i quali sia stato richiesto un condono edilizio. Gli interventi su fabbricati esistenti ed eventuali opere precarie dovranno ottenere preventiva autorizzazione idraulica dagli Enti competenti.

10.1.3 Sorgenti o pozzi per prelievo d’acqua ad uso idropotabile / Fasce di rispetto – D- Lgs. 152/2006 Trattasi delle risorse idropotabili rientranti nella disciplina della Direttiva 2000/60/CE del 23/10/2000, del Decreto Legislativo 152/06 e del Piano Regionale di Tutela delle Acque e relative fasce di rispetto.

Direttive Il P.I. completa ed aggiorna il censimento delle risorse idropotabili e le relative fasce di rispetto.

Prescrizioni Sono soggetti alle disposizioni specifiche di cui al D.Lgs. n. 152/2006, in particolare rispetto alle attività e destinazioni d’uso vietate/consentite all’interno delle aree di tutela assoluta e di rispetto delle risorse idriche, come definite nel decreto stesso.

10.1.4 Cave attive Trattasi di aree di sedime di cave autorizzate. L’attività di cava è disciplinata dal DPR 128/1959, dalla L.R. 44/82 e dal Piano Regionale delle Attività di Cava (P.R.A.C.).

Direttive I P.I. aggiornano il censimento delle cave autorizzate, ne recepisce il perimetro e prevede i limiti all’edificazione previsti dal DPR 09/04/1959 n. 128 - art. 104. I P.I. in coerenza con la normativa vigente individuano le modalità per l’inserimento paesaggistico delle cave autorizzate e le eventuali misure per la mitigazione e compensazioni di tale attività. L’entrata in vigore del Piano Regionale Cave comporta l’adeguamento delle indicazioni attraverso i PI senza che costituisca variante al P.A.T.I..

10.1.5 Aree di pericolo da frana o da colata detritica – (P.A.I.) Il P.A.T.I. riporta le aree individuate dal Piano stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico del bacino idrografico del fiume Adige redatto dall'Autorità di bacino dell’Adige, le recepisce e sono soggette alle disposizioni di cui al Titolo IV delle Norme di attuazione del suddetto Piano stralcio, e nello specifico, essendo presente solamente un’area (Parco Cogolara a Cerro Veronese) soggetta a grado di pericolosità P2, ci si dovrà attenere a quanto disposto dagli artt. 19, 20, 21 e 24 del Piano stralcio. Si richiamano inoltre le disposizioni contenute nella Valutazione di compatibilità idraulica allegata al P.A.T.I..

Direttive Il P.I. provvederà a precisare ulteriormente l’individuazione e la classificazione di tali aree in armonia con il PAI. La normativa urbanistica ed edilizia a corredo del P.I. e dei PUA dovrà prevedere specifiche norme volte a garantire una

24 Dott. Dario GASPARI - geologo adeguata sicurezza degli insediamenti previsti, tenuto conto delle prescrizioni contenute nel PAI e nel P.A.T.I.. In generale tali norme dovranno regolamentare le attività consentite, gli eventuali limiti e divieti, fornire indicazioni sulle eventuali opere di mitigazione da porre in essere e sulle modalità costruttive degliinterventi.

11 BIBLIOGRAFIA

AMMINISTRAZIONE DELLA PROVINCIA DI VERONA – ASSESSORATO ALLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE, 1996. Piano Territoriale Provinciale (L. 8 giugno 1990 n. 142 - L.R. 27 giugno 1985 n. 61).

BOSELLINI A., CARRARO F., CORSI M., DE VECCHI G.P., GATTO G.O., MALARODA R., STURANI C., UNGARO S., ZANETTIN B., 1967 – Note illustrative della carta geologica d’Italia, F. 49, Verona, 61 pp, Roma.

CHELIDONIO G, SAURO U, STOCCHIERO L., 1990 - Il sito paleolitico di San Giorgio in alta Lessinia. Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi domani - 1990, 77-102.

CHELIDONIO G. & SAURO U., 1996 - La montagna spaccata che fuma. Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi domani - 1996, 51-64.

CLARI P.A., MARINI P., PASTORINI M. & PAVIA G., 1984 – Il Rosso Ammonitico inferiore (Baiociano-Calloviano) nei Monti Lessini settentrionali (VR) – Riv. It. Paleont. Strat., vol.90, pp. 15-86.

CLARI P.A., MARELLI C., 1983 – I calcari oolitici di S. Vigilio nei Lessini settentrionali (VR). Riv. It. Paleont. Strat., vol.88, n.3, pp. 443-476.

DE FRANCESCHI P.F & G., SAURO U., 2005 - Il Valon del Malera: l’Alpe dei Lessini. Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi domani - 2005, 11-20.

MAGALDI D, PERETTO C. & SAURO U., 1981 - Depositi di versante contenenti reperti del Paleolitico inferiore nell'Alta Valpantena. Boll. Museo Civ. St. Nat. Verona, 7, 1980, 657-673.

PERNA G. E SAURO U., 1981 - Types morphologiques du Rosso Ammonitico dans le Trentino et le Veneto. In " Rosso Ammonitico Symposium Proceedings". A. Farinacci & S. Elmi Ed., Tecnoscienza, Roma, 541-546

RAGNOLINI R. & SAURO U., 1982 - Ghiacciai sui Monti Lessini. Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi domani - 1982, 105-110.

ROSSI G. & SAURO U., 1977 - L'Abisso di Lesi: analisi morfologica e ipotesi genetiche. Le Grotte d'Italia, (4) 6 (1976): 73-100

SAURO U. 1971 - Ritrovamento di ciottoli di rocce eruttive e metamorfiche inclusi nei calcari mediogiurassici dei Lessini Veronesi. - Boll. Soc. Geol. It. 90,1971, 151-161.

SAURO U., 1978 - Forme strutturali e neotettoniche nei Monti Lessini. Gruppo Studio Quatern. Padano, 4, 31-60.

25 Dott. Dario GASPARI - geologo

SAURO U. & ZAMPIERI D., 2001 - Evidences of surface faulting and surface rupture in the Fore-Alps of Veneto and Trentino (NE ). Geomorphology, 40, 2001, 169-184.

SAURO U., SALZANI L., SALZANI P., FASANI L., COZZA F., 2007 - Ritrovamenti dell’Età del Rame sui Lessini. Indagini archeologiche in due grotticelle del Vajo di Squaranto (Bosco Chiesanuova). Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 31, 2007 Geologia Paleontologia Preistoria: 99-128.

SORBINI L. (a cura di), 1993 - Geologia, idrogeologia e qualità dei principali acquiferi veronesi. Mem. Mus. Civ. St. Nat. di Verona, II serie, Sezione Sc. della Terra, n° 4, 150 pp., Verona.

ZAMPIERI D. E ZORZIN R, 1993 - Carta geologica dei Lessini centro-occidentali0 tra la Valpantena e la Val d’. In: SORBINI L. (a cura di), 1993 - Geologia, idrogeologia e qualità dei principali acquiferi veronesi. Mem. Mus. Civ. St. Nat. di Verona, II serie, Sezione Sc. Della Terra, n° 4, 150 pp., Verona.

26