Le 180 Biografie Bergamaschi Dei Mille
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ISTITUTO CIVITAS GARIBALDINA COMUNE DI BERGAMO LE 180 BIOGRAFIE DEI BERGAMASCHI DEI MILLE A cura di Alberto Agazzi 1960 PRESENTAZIONE di COSTANTINO SlMONCINI Sindaco di Bergamo Presentazione Con il volume «LE 180 BIOGRAFIE DEI BERGAMASCHI DEI MILLE», che segue a distanza di non molti mesi quello di Guido Sylva «LA VIII COMPAGNIA DEI MILLE», l'Istituto Civitas Garibaldina compie un'altra tappa importante della sua attività. Il lettore comprenderà le intenzioni che hanno mosso quanti collaborarono a questa iniziativa: la prima, ovviamente, è quella di concretamente contribuire alla esaltazione di quanti parteciparono nel 1860 alla leggendaria Spedizione in Sicilia e a celebrare la Città e la Provincia che diedero loro i natali, in numero tale da superare ogni altra consorella italiana; la seconda, che interessa di più gli studiosi, mira invece — a mezzo dell'ardua impresa di una ricostruzione delle biografie di volontari spesso umili ed oscuri — a fornire dati, notizie e spunti che, invece di perdersi nel nulla della singolarità, si potenziano di valore ogniqualvolta appaiano come altrettanti elementi di fenomeni più vasti o addirittura collettivi. Così mi è accaduto di sentire affermare che il volontarismo garibaldino non fu fenomeno popolare, perché esso fu prevalentemente opera della piccola o media borghesia italiana esercitante una professione o un'industria. Questo è, stando ai dati relativi alla Bergamasca, solo parzialmente vero. I possidenti, la borghesia industriale, gli intellettuali professionisti, compresi tra questi molti piccoli impiegati, diedero in tutto solo 50 dei 180 nostri volontari; gli operai, gli artigiani, un certo numero dei quali analfabeti, diedero invece 72. E quanti furono i nostri che all'inizio, e specie durante la spedizione, ebbero gradi di ufficiale? Complessivamente 58 e cioè 2 maggiori, 1 capitano, 12 luogotenenti, 2 tenenti, 41 sottotenenti. Non è chi non veda l'importanza anche storica di queste, che potrebbero sembrare delle curiosità, ma che costituiscono invece delle notizie importanti, che ci orientano sull'apporto delle varie classi sociali al Risorgimento e sulla questione della sistemazione dell'ufficialità garibaldina nell'Esercito regolare, dopo la fine dell'impresa nell'Italia Meridionale. Di questa ricerca biografica, die ritengo importante, il merito va, perché essi primi ne ebbero l'idea treni'anni fa, ai docenti del Liceo Classico di Bergamo, che nel 1932, interrogando a volte ancora superstiti prossimi parenti di volontari dei Mille, salvarono dall'oblio notizie tramandate, come altrettanti titoli di gloria, nelle famiglie, e ai recenti ricercatori e rielaboratori che, specie attraverso la consultazione di documenti dell'Archivio di Stato di Torino, di Milano e di Palermo, prima mai avvenuta, pervennero ad impadronirsi di motti altri dati sicuri, che andarono ad aggiungersi a quasi ogni antica biografia, che ricompare qui espurgata di ogni inutile ridondanza retorica e persino completata con qualche provato riferimento negativo relativo a questo o a quel partecipante all'impresa garibaldina. Questo lavoro, a volte persino ingrato, non sarà mai a sufficienza apprezzato e di esso ringrazio anche il Prof. Rocco Vincenzo Miraglio di Torino, che diede il suo utile contributo di ricercatore alla ricostruzione delle biografie minori. Contemporaneamente alle ricerche biografiche il Prof. Alberto Agazzi compiva quelle iconografiche, si che oggi Bergamo può disporre di ben 168 ritratti sui 180 dei suoi volontari del '60. C'è infine da aggiungere che il presente libro e quello che lo ha preceduto - con altro sulla «STORIA DEL VOLONTARISMO BERGAMASCO NEL RISORGIMENTO», che è in preparazione — verranno a costituire una trilogia atta a documentare il maggior titolo di gloria della Città, che continuerà ad essere per i Bergamaschi e per gli Italiani non immemori, la CITTA' DEI MILLE, come ebbe a chiamarla Garibaldi stesso. COSTANTINO SIMONCINI Sindaco di Bergamo Presentazione ...........pag. 5 Bergamo e la Spedizione in Sicilia - L'VIII Compagnia dei Mille ...........pag.9 Le Biografie maggiori .........pag.55 Francesco Nullo .............pag.57 Francesco Cucchi .............pag.135 Angelo Bassini ................pag.219 Vittore Tasca ...............pag.233 Luigi Dall'Ovo ...............pag.253 Enrico Calderini ...............pag.267 Daniele Piccinini ...........pag.275 Enrico Bassani .....,..,.......pag.307 Giuseppe Parpani ..,..,.........pag.311 Giuseppe Tironi ................pag.315 Guido Sylva ....................pag.335 Le 170 biografie minori ........pag. 349 BERGAMO E LA SPEDIZIONE IN SICILIA L'VIII COMPAGNIA DEI MILLE di Alberto Agazzi Direttore dell'Istituto «Civitas Garibaldina» BERGAMO E LA SPEDIZIONE IN SICILIA L'VIII COMPAGNIA DEI MILLE Quando Garibaldi, sul cadere del luglio 1848, fu a Bergamo col Mazzini, per iniziarvi quella guerra di popolo, sfortunata ed eroica, che si concluse a Morazzone (26 agosto), non era quasi conosciuto da noi; ma ben presto un moto di affetto e di mutua comprensione legò il suo animo a quello dei Bergamaschi, dei quali egli ebbe più volte ad esaltare la lealtà taciturna ed i raccolti entusiasmi, propri dei popoli della montagna, amanti delle silenti solitudini, ma non negati per questo agli ideali più puri della vita e della Patria ('). Sul territorio nostro, inoltre, egli sapeva esservi Pontida e nella mente e nel cuore di quel generoso fiammeggiò subito la speranza che di qui potesse partire un moto di resistenza, di rivolta e di resurrezione (2). Conosciuti sui campi di Lombardia o sugli spalti delle ville del Gianicolo i Camozzi, i Nullo, i Dall'Ovo, egli aveva qui gettate le basi di amicizie sicure, sulle quali avrebbe potuto largamente contare negli eventi nazionali avvenire. E lo si vide nel 1859,quando oltre un migliaio di Bergamaschi passarono clandestinamente il confine ed altri convennero dai centri di emigrazionea Torino, per entrare nell'Esercito Sardo o, numerosi, nel Corpo dei Cacciatori delle Alpi (3). (1) Cfr. GARIBALDI: Memorie, Cappelli, Bologna, 1932, pag. 242. ^ «Fu brevissimo il nostro soggiorno in Bergamo. Mentre si erano prese alcune misure, ed osservazioni di difesa, mentre si trattava, con ogni mezzo possibile, di chiamare alle armi quelle brave popolazioni e si spedivano agenti nelle valli e montagne a riunire i robusti abitatori, per mezzo principalmente, dei nostri incomparabili Davide e Camozzi la di cui influenza era somma...». (2) L'eco di tale speranza è nel famoso proclama dato a Bergamo il 3 agosto 1848, nel quale Garibaldi afferma: «Bergamo sarà il Pontida della generazione presente e Dio vi condurrà a Legnano». Vedasi: ALBERTO AGAZZI: II 1848 a Bergamo, Rassegna Storica del Risorgimento, anno XL, ottobre-dicembre 1953, pagg. 475-512. (3) I nostri due maggiori centri di emigrazione furono Genova, ove si faceva capo ai Camozzi, che allo Zerbino possedevano una villa (qui si cantò la prima volta, all'inizio del 1859, VInno di Garibaldi) e Torino, il cui Comitato di Emigrazione era diretto dal trevigliese Abate Carlo Cameroni (1793-1863). 11 1. - L'arruolamento. Fu tra questi che il Generale arruolò, nella primavera del '60, il fior fiore dei suoi ufficiali ed i suoi migliori soldati, che avrebbero a volte retto in forma preponderante il peso degli scontri, specialmente iniziali, della Campagna di Sicilia. Quanti erano i reduci bergamaschi del '59? Le presenti 180 biografie, condotte su tutti i documenti che fu possibile consultare, danno il ragguardevole numero di 66. E' un dato non sicurissimo, ma sufficientemente indicativo, forse da tener presente utilmente come parametro per i componenti di tutta la spedizione o, per lo meno, di quelli della Lombardia, che diede ad essa il maggior numero di volontari. Di fronte a questa documentata situazione pare non azzardato affermare che la Campagna in Sicilia possa anche essere considerata come la risultante della guerra di liberazione dell'anno prima: le genti del Lombardo-Veneto, scrollata almeno in parte finalmente di dosso una dominazione effettivamente straniera, erano certo le più adatte, se non le sole, a ben comprendere che volesse significare indipendenza e nazionalità e per moto spontaneo si gettarono in una nuova guerra, quasi essa fosse il prolungamento inarrestabile di quella dell'anno prima, che si era iniziata con tante larghe speranze di totale redenzione dell'Italia. E tra i primi a rispondere alla nuova chiamata fu, come sempre, la personalità più significativa del nostro volontarismo garibaldino : Francesco Nullo. Egli figura, infatti, nell'elenco degli ufficiali, sui quali Garibaldi poteva contare per la spedizione (1). Fu lui, col Cucchi, ad aprire in Bergamo l'arruolamento, che il Sylva così ci descrive: «Era da pochi giorni oltrepassato il 20 dell'aprile 1860 adunque, quando fra la studentesca di Bergamo s'incominciò a bisbigliare che si stesse preparando una spedizione di soccorso alla Sicilia insorta, e che, in gran segreto, si fossero già cominciati anche tra di noi gli arruolamenti, ad opera di Francesco Nullo e di Francesco Cucchi, i quali ne avevano avuto l'incarico da Garibaldi, che, dicevasi, quell'impresa avrebbe capitanata. Si avevano vaghe notizie dei fremiti mal contenuti, dello spirito latente di sommossa, ond'erano in preda le generose popolazioni sicule, insofferenti di scuotere il giogo borbonico, fino a che si seppe del primo tentativo di rivolta armata proprio in Palermo, avvenuto il 4 di quello stesso aprile (a quei tempi le notizie pervenivano con gran rilento e quasi sempre indirettamente, e pel tramite o di Londra, o