Immagine di Roma

Studi e memorie 1 Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 2

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CentRo dI StudI Sulla CultuRa el’ImmagIne dI Roma Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 2

Direzione e Segreteria c/o Biblioteca nazionale Centrale di Roma, viale Castro Pretorio 105, CentRo dI StudI Sulla CultuRa 00185 Roma el’ImmagIne dI Roma Presidente maRCello FagIolo entRo dI tudI Sulla ultuRa C S C Presidente onorario el’ImmagIne dI Roma Paolo PoRtogHeSI Direzione e Segreteria Direttore c/o Biblioteca nazionale Centrale maRIo BeVIlaCQua di Roma, viale Castro Pretorio 105, 00185 Roma Presidente del Comitato di gestione Direzione e Segreteria andRea de PaSQuale Presidente c/o Biblioteca nazionale Centrale Segretario scientifico maRCellodi Roma, viale FagIolo Castro Pretorio 105, 00185 Roma maRIa luISa madonna Presidente onorario PaoloPresidente PoRtogHeSI Assistente scientifico maRCello FagIolo SaVeRIo StuRm Direttore maRIoPresidente BeVIlaCQua onorario Coordinamento grafico-editoriale Paolo PoRtogHeSI CaRolIna maRConI Presidente del Comitato di gestione andReaDirettore de PaSQuale [email protected] maRIo BeVIlaCQua www.culturaimmagineroma.it Segretario scientifico maRIaPresidente luISa del Comitato madonna di gestione andRea de PaSQuale l’opera è stata sottoposta a doppia Assistente scientifico revisione anonima (double-Blind SaVeRIoSegretario StuRm scientifico Peer Review) e viene pubblicata maRIa luISa madonna col contributo del ministero per i Coordinamento grafico-editoriale Beni e per le attività Culturali e per CaRolInaAssistente scientifico maRConI il turismo SaVeRIo StuRm [email protected] www.culturaimmagineroma.itCoordinamento grafico-editoriale CaRolIna maRConI In copertina: l’[email protected] è stata sottoposta a doppia antonIo RaggI, Noli me tangere (1673-74; revisione anonima (double-Blind Roma, Ss. domenico e Sisto, cappella alaleona, www.culturaimmagineroma.it particolare. Foto C. marconi) Peer Review) e viene pubblicata col contributo del ministero per i Benil’opera e per è lestata attività sottoposta Culturali a doppia e per ilrevisione turismo anonima (double-Blind Peer Review) e viene pubblicata col contributo del ministero per i Beni e per le attività Culturali e per il turismo In copertina: antonIo RaggI, Noli me tangere (1673-74; Roma, Ss. domenico e Sisto, cappella alaleona, particolare. Foto C. marconi)

In copertina: antonIo RaggI, Noli me tangere (1673-74; Roma, Ss. domenico e Sisto, cappella alaleona, particolare. Foto C. marconi) Immagine di Roma Studi e memorie

a collana raccoglie i risultati di ricerche elaborate nell’ambito del Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma (fondato nel L 1980 da Giulio Carlo Argan e Marcello Fagiolo). Il Centro di Studi svolge la sua attività in collegamento con le Uni- versità, col MiBACT e con altri Enti e Istituti, ponendosi come luogo di promozione culturale, aperto a studiosi italiani e stranieri. Ricordiamo in particolare l’attività che ha consentito a decine di giovani studiosi (dotto- randi o dottori di ricerca) di fruire di borse di studio o di svolgere ricerche d’intesa col Centro di Studi. Membro della Federazione degli Istituti di Ricerca italiani sul Rinasci- mento, il Centro di Studi è capofila di una rete di sette Centri di Studi sul Barocco in Italia e ha promosso i progetti sul Barocco del Consiglio d’Eu- ropa e dell’UNESCO. Molte di queste ricerche coinvolgono il ruolo artistico-culturale di Roma sia centripeto (luogo di incontro privilegiato del Grand Tour) sia centrifugo (epicentro di diffusione su scala universale).

Direttore: Marcello Fagiolo Comitato scientifico: Mario Bevilacqua, Marco Bussagli, Fabio Colonnese, Marcello Fagiolo, Carlo Gasparri, Brigitte Kuhn, Maria Luisa Madonna, Paolo Portoghesi, Michele Rak, Claudio Strinati, Saverio Sturm, Alessandro Zuccari Aracne editrice

www.aracneeditrice.it

Copyright © MMXX Gioacchino Onorati editore S.r.l. — unipersonale

www.gioacchinoonoratieditore.it [email protected]

via Vittorio Veneto, 20 00020 Canterano (RM) (06) 45551463

isbn 978–88–255–3530–3

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre 2020 Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 3

Jacopo Curzietti Antonio Raggi scultore ticinese nella Roma barocca Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 14 Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 5

Indice

9PReSentazIone di Paolo Portoghesi e marcello Fagiolo

11 IntRoduzIone

1.la VaRIaBIle tICIneSe: l’aRRIVo a Roma e glI annI della FoRmazIone 17 Dai laghi lombardi alla città pontificia. Il muratore Andrea e l’arrivo a Roma della famiglia Raggi 26 La formazione del giovane Antonio in seno alla comunità ticinese romana tra compagnie di stuccatori e la bottega di Giovanni Domenico Prestinari 32 L’esordio romano all’ombra di Martino Longhi il Giovane: Antonio Raggi scultore per Paolo Maccarani

2. tRa algaRdI e BeRnInI: alla ConQuISta della VISIBIlItà 39 L’esperienza dell’antico sotto la guida di 46 L’ingresso nella cerchia di 52 Alla corte di Francesco I d’Este. Le fontane del Palazzo Ducale di Sassuolo

3. Sedente aleSSandRo VII CHIgI: la ConSaCRazIone PRoFeSSIonale 61 Un cantiere su scala urbana: l’attività nel gran teatro della Roma alessandrina 71 «Antonio Lombardo Scultore de buoni di Roma» tra Parigi e Siena 77 Lo strumento nelle mani del Bernini. Il ruolo da virtuoso dello stucco nei grandi cantieri decorativi berniniani

4. la deFInIzIone dI una CaRRIeRa autonoma: glI annI della matuRItà 87 Il conseguimento di un’individualità professionale 95 Da valente collaboratore a originale interprete. Le ultime collaborazioni con Bernini 104 Da Roma a Milano, Londra e Madrid. La versatilità del maturo scultore tra sperimentazioni formali, incertezza figurative e bagliori di raffinata eleganza

5. la CoInCIdenza tRa teCnICa e StIle: l’ultIma PRoduzIone 113 Il cerchio si chiude là dove si era aperto. Il sodalizio con Carlo Fontana e la formulazione di un berninismo in chiave manierista 121 Una ristretta bottega a conduzione familiare: il figlio Andrea, il fratello Fedele e il genero Francesco Nuvolone 128 Un’eredità indiretta. Frammenti di memorie e suggestioni figurative nella scultura a cavallo tra Sei e Settecento

APPENDICI DOCUMENTARIE

A. andRea RaggI 137 I. Interventi sulle mura del Forte Sangallo a Nettuno 137 II. «Solidatio computorum» tra Andrea Raggi, Lorenzo Ferrari, Giovanni Sala e Gottardo de Boni 138 III. Contabilità privata presso l’istituto creditizio romano del Monte di Pietà 138 IV. Atto di morte

B. antonIo RaggI e la Sua FamIglIa 139 I. Stati delle Anime (1634-1637, 1640-1643, 1652-1659) 140 II. Atto di battesimo di Francesca Margherita Fontana Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 6

140 III. Stati delle Anime (1669-1671, 1725) 141 IV. Atto di morte della madre Caterina Catanei 141 V. Atto di morte di Antonio Raggi 141 VI. Atto di morte della moglie Giovanna Francesconi 141 VII. Atto di battesimo della figlia Chiara Raggi 141 VIII. Atti di battesimo e morte del figlio Andrea Raggi 141 IX. Atti di battesimo e morte del figlio Giovanni Francesco Raggi 142 X. Atto di battesimo del figlio Pietro Paolo Raggi 142 XI. Atto di battesimo della figlia Teresa Francesca Raggi, registrazione del matrimonio con Francesco Nuvolone e testamento di quest’ultimo 143 XII. Atto di battesimo della figlia Petronilla Raggi 143 XIII. Atti di battesimo e morte della figlia Barbara Felice Raggi e suo testamento 144 XIV. Atti di battesimo e morte della figlia Antonia Caterina Raggi 144 XV. Atti di battesimo e morte del figlio Giuseppe Gioacchino Raggi, registrazione del matrimonio con Anna Giustina Cardelli, atto di morte della primogenita Petronilla Chiara Maria Raggi, atti di battesimo e morte del secondogenito Filippo Antonio Raggi 145 XVI. Registrazione del fratello minore Fedele Raggi negli Stati delle Anime (1670-1678)

C. antonIo RaggI e le aCCademIe Romane 146 I. Verbale della Congregazione di ammissione all’Accademia di S. Luca 147 II. Verbali delle Congregazioni di ammissione all’Accademia dei Virtuosi al Pantheon

148 D. la ContaBIlItà PRIVata dI antonIo RaggI PReSSo glI IStItutI CRedItIzI RomanI del monte dI PIetà e del BanCo dI Santo SPIRIto

CATALOGO GENERALE 153 A. Catalogo delle oPeRe 294 B. Catalogo delle oPeRe RIFIutate

320 CRONISTORIA BIO-BIBLIOGRAFICA

BIBLIOGRAFIA GENERALE 350 A. FontI 358 B. BIBlIogRaFIa

396 RIFeRImentI aRCHIVIStICI e aBBReVIazIonI 397 CRedItI FotogRaFICI

399 IndICe deI nomI 410 IndICe deI luogHI Curzietti Frontespizio e pagine iniziali copia.qxp_Layout 1 10/11/20 19:37 Pagina 7

Antonio Raggi: nel centro della scultura barocca

abbiamo il piacere di presentare la grandiosa, attesissima monografia di Jacopo Curzietti su antonio Raggi che, dal nostro punto di vista, chiude il quarantennio di studi che hanno segnato il rilancio degli studi sul Barocco romano (e mondiale), a partire dal “primo Festival del Barocco” da noi coordinato a Roma nel 1980 e dalla istituzione del nostro Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma (allora presso l’accademia nazionale dei lincei e oggi presso la BnCR). Fra le tante iniziative vo- gliamo ricordare almeno quelle del Comitato nazionale “Roma e la nascita del Barocco” (1997-2005) e la mostra da noi curata “Roma barocca: Bernini, Borromini, Pietro da Cortona” (Roma, 2006), dato che Raggi ebbe il singolare privilegio di collaborare con tutti questi protagonisti del Barocco romano, contemperando e oltrepassando la formazione classicista algardiana (per non parlare dell’esordio nel segno del tardo-manierismo).

diciamo subito che, se è vero che i numerosi studi sulla scultura barocca romana hanno apportato fon- damentali avanzamenti nella conoscenza di questo fondamentale momento della storia dell’arte, è anche vero che mancano tuttora analisi organiche su gran parte dei personaggi: a fronte di decine di volumi su gian lorenzo Bernini, per fare un esempio, mancano invece monografie sulla massima parte dei suoi collaboratori e allievi. Il lavoro di Curzietti si inscrive in questo particolare contesto, fornendo un punto di arrivo, una solida base per futuri sviluppi e coronando una intensa carriera di studi sulla scultura barocca (nella Biblio- grafia di questo volume sono elencati 26 suoi titoli!) con innumerevoli nuove attribuzioni e interpre- tazioni su personalità di primo piano quali gian lorenzo (e luigi) Bernini, François du Quesnoy e domenico guidi, nonché sulle figure assolutamente non trascurabili di giulio Cartarè, domenico e giovan Francesco de Rossi, Cosimo Fancelli, andrea Fucigna, arrigo giardè, Francesco grassia e lazzaro morelli. la scelta di assoluto rigore metodologico si manifesta nell’accurato Catalogo delle opere rifiutate, in cui sono programmaticamente espunte le varie attribuzioni di sculture non ricondu- cibili a Raggi con certezza filologica e documentaria: un tale margine di cautela consentirà peraltro ulteriori approfondimenti futuri. a più di quarant’anni dal pionieristico lavoro di Robert Henry Westin su Raggi, la monografia di Cur- zietti corona un percorso quasi ventennale di sue ricerche e riflessioni, tra le quali occorre segnalare almeno l’analisi della decorazione plastica della chiesa del gesù, condotta sulla base di inediti docu- menti e di una originale lettura iconografica. Il volume non si limita a una semplice opera di aggior- namento, ma si propone di gettare nuova luce su uno dei maggiori interpreti dell’arte barocca, restituendogli il giusto ruolo all’interno del contesto romano nelle fasi evolutive che dopo la collabo- razione con algardi vedono la piena maturazione di Raggi al fianco di Bernini, né va trascurato il suo retaggio artistico che si estende fino alla stagione di transizione tra fine Seicento e inizi Settecento. Va detto che ogni valutazione critica in questo libro è supportata da una costante revisione delle fonti documentarie: le testimonianze archivistiche già note vengono puntigliosamente verificate (nonché ritrascritte dai testi originari), ma poi lo scavo archivistico produce una cospicua quantità di documenti inediti che documentano, oltre all’attività del Raggi, buona parte del contesto professionale in cui si trovò ad operare, con novità che spaziano da alessandro algardi a Balthasar Permoser, da mattia Preti a lazzaro morelli e Paolo naldini. Viene attentamente ricostruita, poi, la comunità ticinese residente nell’area dei Pantani, con un quadro assai articolato di legami familiari e professionali che ben rendono l’immagine di una rete di relazioni di cui il Raggi poté giovarsi nell’intero arco della sua carriera.

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non si potrà dunque prescindere in alcun modo da questa monografia nei futuri tentativi di sistema- tizzazione e reinterpretazione della scultura che ruota intorno alla scuola berniniana. Siamo convinti poi che verrà sempre meglio chiarito lo spazio di autonomia di Raggi in rapporto al suo maestro pre- diletto e non sembrerà assurdo trovare conferme alla ipotesi, appena accennata da Curzietti, che in qualche caso lo stesso Bernini possa aver tratto stimoli dalle visioni del suo allievo prediletto. Possiamo accennare a qualche momento rivelatore di questa dialettica Bernini/Raggi. -uno spettacoloso bozzetto di terracotta del Dio fluviale con delfino per Sassuolo (1653-54) riesce a sviluppare intensamente il movimento ideato da Bernini: la drammatica impostazione in diagonale viene infatti conclusa dal movimento fiammeggiante del delfino che può essere letto in qualche modo alla luce della serpentina Line of Beauty di William Hogarth. -la Carità della tomba Pimentel alla minerva (1656-57) sembra accentuare le virtualità della com- posizione architettonica proponendo l’avvolgente turbine dei putti in cerca del latte materno. -nella chiesa del Quirinale il Sant’Andrea di Raggi (1662) amplifica possentemente l’idea del volo ascensionale previsto da Bernini. Sappiamo comunque che proprio in questo cantiere scultoreo Bernini volle essere continuamente presente sui ponteggi facendo “disfare e rifar quel che non li piaceva”, impegnandosi spesso “a raggiustare con le proprie mani” le figure di stucco. -Più complessa e articolata appare la determinazione del Battesimo di Cristo nell’intricato contesto dell’altar maggiore di S. giovanni dei Fiorentini (1665-69). nella figura del Padreterno al movimento ascensionale subentra una opposta caduta precipite che appare in sintonia non tanto con la lezione berniniana quanto con le dinamiche pittoriche di Pietro da Cortona, mentre la camera di luce (creata forse da Pietro da Cortona dopo la morte di Borromini) rende a sua volta omaggio alla “luce alla Ber- nina”. nota acutamente Curzietti che l’introduzione sullo sfondo, d’intesa con Borromini, del “ceruleo bardiglio esaltava l’evocativo effetto pittorico con cui si voleva ambientare le sculture in un contesto che suggerisse idealmente lo scorrere dell’acqua del giordano e, di conseguenze, quello del tevere alle spalle della chiesa”. -Per ritornare al rapporto con Bernini, nella gloria paradisiaca della Cattedra l’allievo condivide inte- ramente col maestro il dolce naufragio nel mare della luce infuocata. ma in questa linea tematica sarà infine il vecchio Bernini a trionfare nell’oceanica allegoria del Mare di sangue. -e concludiamo con l’Angelo con la Colonna, la straordinaria scultura di Raggi che Bernini volle met- tere significativamente all’inizio del percorso di passione del Ponte Sant’angelo: è l’angelo più stu- diato spazialmente (con la impostazione di tre quarti e con lo scorcio che trasforma la bassa presunta reliquia di S. Prassede in slanciata colonna) e il più agitato (insieme all’Angelo col cartiglio) col vor- ticoso panneggio a spirale memore di un turbine di volo. “tronus meus in columna”: e antonio Raggi si insedia così definitivamente, alla destra di Bernini, sulla Cattedra numinosa del Barocco.

Marcello Fagiolo Paolo Portoghesi PReSIdente del CentRo dI StudI PReSIdente onoRaRIo Sulla CultuRa el’ImmagIne dI Roma del CentRo dI StudI

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Introduzione

a J. a. e X. a. e in ricordo di Krzysztof Kieślowski

. . . μείζων δε τούτων η αγάπη

1 Per consuetudine il nome di antonio Raggi (e non già ercole antonio Come già evidenziato da WeStIn (1974, p. 424, 1 nota 12), la dicitura “ercole antonio Raggi” propo- Raggi !) si associa con un certo automatismo a quello di gian lorenzo sta da de logu (1932-1933: I, 1932, p. 44), ripresa da naVa (1937) e ancor oggi improvvidamente uti- Bernini, al punto che non di rado il primo è definito «fedelissimo e lizzata da non pochi studiosi, nasce da una errata quasi alter ego» del secondo2. del resto, già le fonti a stampa sei-set- lettura di un brano contenuto nella biografia di gian lorenzo Bernini stilata da BaldInuCCI (1682, p. tecentesche sembrano concordi nel documentare un rapporto profes- 82); elencando i nomi degli allievi dell’artista, nel passo in questione l’autore afferma che «costanti fra sionale così stretto da assumere quasi le caratteristiche di un legame costoro [furono] Francesco Baratta, ercole, antonio vincolante. Questo giudizio – che di certo contiene una dose di verità Raggi, detto il lombardo», con tutta evidenza in- tendendo con “ercole” il Ferrata e non già un pre- non trascurabile – è stato accolto per lo più come un assioma da gran sunto primo nome di battesimo del Raggi. 2 naVa CellInI 1982, p. 92. parte degli studi moderni, di fatto sottraendosi al severo quanto oppor- 3 tuno vaglio critico rappresentato dalla ricerca documentaria e dall’evi- PaSColI 1730-1736: I, 1730, p. 252. denza della lettura stilistica. l’importanza e l’originalità della produzione artistica del Raggi ne sono uscite oltremodo sminuite e la stessa fisionomia storiografica dello scultore è finita col ridursi al ruolo di un semplice traduttore di idee e modelli elaborati da altri, relegan- dolo nella fitta ombra che la personalità a tratti ingombrante del Bernini sembrava gettare sull’arte di un secolo intero. esito di ricerche, indagini e riflessioni intraprese nell’ormai lontano 2002 e conclusesi con la discussione dottorale nel febbraio 2018, que- sto studio vuole essere il tentativo di dimostrare quanto la figura di an- tonio Raggi non si presti affatto a semplici e comode schematizzazioni, ma si presenti piuttosto come la risultante di un complesso e sfaccettato concorso di predisposizioni personali, consuetudini familiari e accadi- menti esterni. esponente di una famiglia di muratori ticinesi, antonio abbandonò gio- vanissimo il villaggio di Vico morcote per raggiungere il padre andrea, trasferitosi stabilmente a Roma. migrante economico per necessità e tradizione più che per vocazione personale, in ordine di tempo egli fu l’ultimo esponente di una interminabile compagine di artigiani ed artisti che abbandonarono la cosiddetta regione dei laghi lombardi per cercare fortuna e benessere economico lontano dalle terre d’origine. giunto in quella caotica babele di lingue, costumi e nazionalità rappresentata dalla città pontifica del primo Seicento, invece di acclimatarsi alla nuova realtà sociale, il giovane antonio crebbe e maturò nel quartiere alessandrino dove, sin dallo scadere del Cinquecento, si era raccolta una nutrita comunità comasco-ticinese, sorta di città nella città all’in- terno del tessuto urbanistico capitolino. Il profondo legame che sempre lo unì al suo mondo natio e ai tanti che ne condividevano a Roma l’origine risuona emblematico già nell’insi- stenza con cui le fonti ne ricordano il soprannome tutto romano de “il lombardo”, ad indicarne la provenienza da quella vasta area geografica che dalla pianura padana s’inerpicava sin dentro la Svizzera italiana. lungi dal rappresentare un semplice vezzeggiativo o un modo per di- stinguerlo da omonimi artisti attivi nella città pontificia, la definizione di antonio Raggi come “il lombardo” ne esplicitava inequivocabilmente l’alterità rispetto al tessuto culturale romano. Sebbene infatti «simpatico, ed avvenente»3, stimato dall’algardi come dal Bernini, apprezzato da

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4 WeStIn 1978 (1980), p. 29. 5 Con queste parole gian lorenzo Bernini definisce committenti e in buoni rapporti con numerosi colleghi e pittori affermati antonio Raggi in una lettera che l’agente estense quali Bernardino mei e Ciro Ferri, per tutto il corso della sua vita il Raggi gimignano Poggi inviò al duca Francesco I il 18 di- cembre 1652. Cfr. Catalogo delle opere 9, docu- sembrò prediligere al cerimoniale della società romana il ben più ristretto mento 3. ambiente degli affetti familiari, instaurando saldi rapporti professionali e umani con quella stessa comunità dove era cresciuto e stringendo forti legami di confidenza e amicizia pressoché esclusivamente con i suoi con- terranei e . Protetto e quasi allevato dall’enclave comasca romana, il giovane an- tonio si formò professionalmente affinando in breve tempo le proprie inclinazioni sino a renderle un solido strumento di lavoro; nel solco di una tradizione nella quale la prassi tecnica precede e in parte compensa la mancanza di un definito impianto teorico, attraverso una profonda conoscenza dei materiali e delle modalità di lavorazione il Raggi passò rapidamente dall’arte muraria praticata in senso alla sua famiglia alla modellazione dello stucco, fino a divenire a tutti gli effetti un talentuoso e promettente scultore. gli effetti di questa formazione – avvenuta interamente a Roma ma in un ambiente di fatto ticinese – si riscontrano in tutta la sua produzione, emergendo già con estrema chiarezza nelle prime opere, realizzate sotto la supervisione del conterraneo martino longhi il giovane e caratte- rizzate da asperità materiche e componenti stilistiche ancora intrise di un manierismo di stampo prettamente nordico. nel contempo, la con- siderevole padronanza nei propri mezzi tecnici e l’abilità nel modellare qualunque materiale lapideo gli permisero di assecondare, sin dagli anni dell’esordio, le direttive di alessandro algardi e del Bernini, dando forma a opere in cui le specificità figurative dei differenti lin- guaggi erano a tal punto assimilate e riproposte con correttezza filolo- gica da lasciare quasi interdetti rispetto a quale fosse l’autentica e più genuina vena espressiva del giovane Raggi. tra i pochi studiosi ad aver colto queste problematiche fu senza dubbio Robert Henry Westin, au- tore di quello che a tutt’oggi è l’unico studio monografico dedicato al- l’artista; all’atto di considerare per l’appunto la contemporanea attività svolta sotto le direttive del Bernini, dell’algardi e del longhi, egli con- cluse che «Raggi was never completely bound to one studio»4. le ragioni di questa sorta di autonomia o equidistanza dalle botteghe dei grandi maestri del tempo si ravvisano proprio in quella prima for- mazione tutta ticinese che, di fatto, precedette tanto l’alunnato presso l’algardi del 1646-1649, tanto l’ancor più decisiva collaborazione col Bernini intrapresa a partire dal 1647. non si vuole affatto, con questo, negare o anche solo minimizzare l’appartenenza del Raggi a quel nu- trito novero di scultori berniniani che popolarono la Roma del Seicento; al contrario, è più che mai ovvio quanto l’ingresso nella cerchia del grande artista si rivelasse di fondamentale importanza per imprimere una svolta decisiva alla propria carriera e determinarne così il successo professionale. dominatore incontrastato dell’agone artistico romano, per gran parte del pieno Seicento gian lorenzo Bernini si vide affidare le commissioni più prestigiose e remunerative che giungevano tanto dall’autorità pontificia, quanto dai principali ordini religiosi, non ultimo da munifici privati; entrare a far parte stabilmente della sua bottega rappresentò quindi per il Raggi l’accesso a una fonte pressoché ine- sauribile di incarichi e guadagni, mentre per il Bernini potersi avvalere di un «giovine di buonissimo talento, e che lavora con molta pre- stezza»5 significò disporre di uno strumento perfettamente rispondente alla propria strategia di egemonia artistica sull’urbe. eppure, per quanto assidua sia stata questa collaborazione e per quanto allo scultore

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6 Così è chiamato il Raggi in una missiva indirizzata fossero affidati incarichi di particolare rilevanza – dal cantiere della il 20 agosto 1660 da monsignor Flaminio del taja al Cathedra Petri a quello di Sant’andrea al Quirinale, dalla decorazione fratello cavaliere Stefano. Cfr. Capitolo 3, nota 52. di S. maria del Popolo a quella di S. tommaso da Villanova, fino alle sculture inviate a Siena e a Parigi – occorre sempre ricordare che il Raggi non fu mai un semplice esecutore di idee berniniane, come ge- nericamente potrebbe dirsi di un lazzaro morelli, né un virtuoso alter ego quale lo stesso Bernini dovette pensare a proposito del giovane pu- pillo giulio Cartarè. la scelta del dinamismo vitale berniniano come personale medium espressivo fu senza dubbio ben ponderata dal Raggi e ritenuta la più congeniale per aggiornare il proprio linguaggio e trarne immagini e formule in piena sintonia con il gusto e la moda del tempo. ma, per l’appunto, la sua non fu mai semplicemente un’adesione acritica e to- talizzante, un lessico acquisito e ripetuto in modo pedissequo cancel- lando ogni inflessione dialettale preesistete. lo attesta, in molte opere disseminate lungo l’intero arco della propria carriera, il riemergere tal- volta discreto di note e accenti personali che non trovano diretto ri- scontro con le formulazioni del grande scultore; non altrimenti si spiegherebbero la dolcezza e i perfetti ovali di alcuni volti, le forme affusolate ed eleganti dei corpi, l’attenzione rivolta ai panneggi o ad altri elementi decorativi solo in apparenza secondari, infine la predile- zione con cui stempera la potenza drammatica di certi insiemi in sofi- sticata elegia dove ogni incedere nello spazio avviene quasi a passo di danza. Questa particolare cifra espressiva – a un tempo manifesto di inclina- zioni personali ed eredità stilistica di ascendenza nordica – consentì al Raggi di farsi originale interprete senza mai ridursi a meccanico reite- ratore di modelli stereotipati. Pur essendone stato a lungo il migliore interprete, già tra il 1668 e il 1670, con la realizzazione dell’Angelo con la Colonna per il ponte antistante la fortezza di Castel Sant’angelo, lo scultore iniziò una lenta ma decisa revisione degli stilemi figurativi proposti dal Bernini. Forte di una maturità stilistica e professionale ormai consolidata, il Raggi seppe declinarne l’empito vitalistico in ac- centi più vibranti e alleggerirne la foga retorica in note di più elegante decorativismo. Così, mentre recuperava con rinnovata consapevolezza tratti e caratteristiche proprie di quel manierismo di marca settentrio- nale alla cui luce si era formato, «antonio lombardo Scultore de buoni di Roma»6 apriva la strada a quella stagione di nuovi manierismi, dap- prima tardobarocchi e poi rococò, che avrebbero caratterizzato lo svi- luppo del linguaggio scultoreo romano per buona parte dei primi decenni del Settecento.

Ringraziamenti Questa monografia non avrebbe mai visto la luce senza il generoso in- teressamento del Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma e del suo presidente marcello Fagiolo, che ringrazio per avermi sempre incoraggiato e per aver creduto nella validità della mia ricerca. Con lui ringrazio Carolina marconi per l’impareggiabile aiuto nella composi- zione grafica e, naturalmente, gioacchino onorati e l’aracne editrice per aver accolto la presente proposta editoriale, seguendone ogni fase e sviluppo con impareggiabile professionalità. mi è difficile, se non impossibile, trovare le parole per descrivere l’amore che mi lega ai miei genitori oriana Saraconi e marco Curzietti, come pure a Rossella e Claudio Curzietti, a Silvana Benedetti e al ri-

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cordo di anna maria Saraconi ed elvira Bilancioni; a tutti loro, al- l’esempio e agli insegnamenti con cui mi hanno guidato, credendo in- stancabilente in me, devo la possibilità di essere giunto dove sono. non meno profondi sono i sentimenti che mi uniscono alla famiglia che negli anni ho trovato e che ha saputo accogliermi. a Caterina Fraschetti che è la mia memoria, il mio presente e i miei giorni a venire e, con lei, a Salvatore Conte e alle piccole livia e ludovica, raggi di luce su un orizzonte lontano. a Valentina nardi, insostituibile compagna di scoperte, di viaggi, di vita. a Immacolata agnoli e antonella Sciarpel- letti, con e grazie alle quali ho condiviso e condivido tuttora esperienze, sogni, avventure. a maria Francesca Berardi che è il solido pilastro della coscienza a cui mi sono sempre potuto appoggiare e, con lei, a Paolo Caloni. alla sorella negli studi e nel vivere quotidiano Camilla S. Fiore. a Rachele nappi e Stefano angeletti, preziosi amici e confi- denti sinceri. un profondo ringraziamento rivolgo ai molti amici e colleghi che mi hanno accompagnato nel lungo percorso di questa ricerca, con fasi al- terne protrattasi per oltre quindici anni. nello specifico, ad antonella Pampalone per avermi instradato nella professione dello storico del- l’arte e a mascia meleo per aver condiviso i primi, fondamentali passi di questo lavoro; a mariangela Bruno e luigi Coiro per avermi fatto trovare la necessaria forza per proseguire nelle ricerche a dispetto di ogni momento di sconforto; infine a luca Saletti e giulia Pollini per avermi sostenuto nell’ultima, decisiva stagione, durante la quale ho cercato di riannodare ogni filo e sciogliere i nodi più problematici, così da restituire l’ordito di una tela che si spera quanto più possibile com- pleta. Ringrazio infinitamente i colleghi e amici maria grazia Bernar- dini, Patrizia Cavazzini, maria Barbara guerrieri Borsoi, Cristiano marchegiani, James nelson novoa e giulia Rossi Vairo per avermi in- coraggiato e spronato a portare a compimento questo lavoro. Ringrazio altresì i molti altri studiosi con cui mi sono confrontato negli anni in merito ad antonio Raggi e alla sua produzione, con particolare riferi- mento a Francesco aceto, maria giulia Barberini, laura Bartoni, Fer- nando Bilancia, livia Carloni, tommaso di Carpegna Falconieri, Sandro Corradini, anna maria d’achille, Valeria danesi, andrea dileo Riccio, Harula economopoulos, Italo Faldi (†), Fabrizio Federici, ore- ste Ferrari (†), Roberto Fiorentini (†), tiziana Franco, Raquel gallego garcía, marco gallo, lolita guakil, Hellmut Hager (†), Francisco Hen- riques, antonio Iacobini, Susanne Kubersky, Veronica la Porta, ana Paula lloyd, loredana lorizzo, Stefania macioce, lauro magnani, Va- leria marino, Jennifer montagu, Paolo Portoghesi, louise Rice, marina Righetti, marta Rossetti, Joana Ramôa melo, Roberto Rubeo, daniele Sanguineti, Sebastian Schütze, Vittoria Severini, elisa Spataro, Simona Sperindei, Claudio Strinati, andrea Spiriti, maurizio Veltri, alessandra zamperini, Sabrina zizzi. un particolare ringraziamento rivolgo a da- niele libanori, Berardino guarino, andrea dioguardi, Claudio Barretta e, con loro, a tutta la famiglia della Provincia euro-mediterranea della Compagnia di gesù. un sentito ringraziamento devo ai tanti che hanno agevolato in ogni modo le mie ricerche. a tutto il personale degli archivi e delle biblio- teche dove sono stato ospite. a Silvia abatecola e mauro Boccia; Pedro aliaga e alfonso d’amodio; amalraj arockiasamy e odir dias; maria temide Bergamaschi, maddalena mele, antonio orlandelli e Vincenza Pizziconi; mauro Brunello, Hélène Reychler e Francesco Stacca; elisa Camboni; assunta di Sante e Simona turriziani; marta Fabbrini; Fe-

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7 la scelta di questo criterio si basa su quanto già derico Fischetti; don marcelo e la signora nives; Carmine mauro; ales- intelligentemente proposto in gIomettI 2007. sandra mercantini; gabrio Figini e giovanni naghiero; milena Pagni e Renzo Pepi; lucio e nelide Piccolomini; domenico Rocciolo, mas- simo tagliaferri e don Francesco; Caterina Vitelli. enorme è il debito verso tutti quegli studiosi che mi hanno aiutato a ri- flettere con la lettura dei loro testi; penso in particolare agli scritti del maestro giulio Carlo argan e a quelli degli storici e saggisti che hanno fatto grande la scuola francese del novecento: Henri Pirenne, marc Bloch, lucien Febvre, Fernand Braudel, georges duby, michel Vo- velle, François Furet, Jean delumeau e Philippe ariès. Immenso è in- fine il ringraziamento che devo nella mente e nello spirito a Hetty Hillesum e a tzvetan todorov. le ultime fasi di elaborazione di questo studio sono state segnate da ripetuti viaggi e soggiorni nell’europa mediterranea, dai quali ho at- tinto a piene mani linfa ed energia vitale. alle genti di grecia, Spagna e Portogallo va tutto il mio ringraziamento, il mio devoto amore e la speranza comune nel sogno antico e futuro di un’europa unita, pacifi- cata, solidale e accogliente.

Avvertenze e criteri di trascrizione onde evitare di aggravare un apparato bibliografico già di per sé in- gente, per tutti i progetti, disegni e modelli non direttamente ricondu- cibili alla mano del Raggi si è scelto di indicare unicamente lo studio che per primo ne ha data conoscenza; viceversa, per tutti quelli che, pur non ascrivibili allo scultore, sono strettamente connessi all’elabo- razione delle sue opere si è cercato di presentare un compendio biblio- grafico quanto più possibile esaustivo. analogamente, in calce alle schede di catalogo si fornisce un ampio corpus di riferimenti, sepa- rando le fonti a stampa dai moderni studi critici. Infine, nella cronistoria bio-bibliografica sono indicati gli studi cui si deve cronologicamente la prima menzione dei documenti, specificando all’occorrenza coloro cui spettò la segnalazione, la citazione o la trascrizione completa. Per tutti i documenti già editi – segnalati, citati o trascritti nei saggi, nelle appendici, nel catalogo delle opere – è stata presa diretta visione della fonte manoscritta originale, fornendo così nuove trascrizioni a sostituire quelle precedentemente edite nei diversi studi critici; laddove necessario si è così provveduto ad apportare correzioni, colmare la- cune, emendare imprecisioni e, da ultimo, aggiornare le segnature ar- chivistiche, qualora mutate. Per quanto possibile, le trascrizioni rispettano la punteggiatura e le maiuscole dei documenti originali; le abbreviazioni sono statue sciolte segnalando l’intersezione in corsivo e permettendo così un’agevole lettura senza interpunzione grafica, ma mantenendo comunque la grafia originale7. le integrazioni o i semplici inserimenti di lettere o parole moderne sono state rese in corsivo tra parentesi quadre, con la sola eccezione della numerazione delle carte, per le quali si è scelto il carattere tondo. l’omissione di circoscritte parti di testo è indicata con tre punti tra parentesi quadre, mentre gli spazi bianchi presenti nei documenti sono segnalati da tre punti separati da spaziature.

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Antonio Raggi scultore ticinese nella Roma barocca

1. LA VARIABILE TICINESE: L’ARRIVO A ROMA E GLI ANNI DELLA FORMAZIONE

2. TRA ALGARDI E BERNINI: ALLA CONQUISTA DELLA VISIBILITÀ

3. SEDENTE ALESSANDRO VII CHIGI: LA CONSACRAZIONE PROFESSIONALE

4. LA DEFINIZIONE DI UNA CARRIERA AUTONOMA: GLI ANNI DELLA MATURITÀ

5. LA COINCIDENZA TRA TECNICA E STILE: L’ULTIMA PRODUZIONE Curzietti capitolo 1 copia.qxp_Layout 1 10/11/20 13:14 Pagina 16

1. GIAN GIACOMO CARNEVALE, Territorio di Vico Morcote (XIX secolo; disegno; Archivio di Stato di Bellinzona).

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Capitolo 1

La variabile ticinese: l’arrivo a Roma e gli anni della formazione

Dai laghi lombardi alla città pontificia. Il muratore Andrea e l’arrivo 1 PIO 1724 (1977), p. 210: «nacque in un luogho chiamato Vico Morcò, nei Svizzeri vicino lo stato a Roma della famiglia Raggi Milanese, l’anno 1624»; PASCOLI 1730-1736: I, 1730, p. 248: «Ne’ confini dello stato di Milano in Vicomorcò luogo soggetto agli Svizzeri, dell’anno Stando a quanto affermato dai biografi, Antonio Raggi nacque nel 1624 1624. nacque Antonio». 2 PASCOLI 1730-1736: I, 1730, pp. 251-252. a Vico Morcote, piccolo villaggio abbarbicato sul crinale orientale del 3 Per il documento, segnalato da DI MACCO (1994, promontorio montuoso dell’Arbostora, a poche decine di metri d’altezza p. 206, nota 44) e trascritto da CURZIETTI (2005, p. 1 274, Documento 1), si veda ora Catalogo delle dalle calme acque del lago di Lugano (fig. 1) . Figlio del muratore An- opere 1, Documento 1. drea, il cui nome compare in alcune testimonianze archivistiche, lo scul- 4 WESTIN (1978 [1980], pp. 7 e 24-25, nota 39) ha ipotizzato che il Raggi soggiornasse a Milano tra il tore avrebbe avuto due fratelli carnali noti grazie alle scarne parole di 1639 e il 1643-1644, svolgendo il proprio alunnato Lione Pascoli, secondo cui «attese Bernardo all’architettura, ed Alberto presso la bottega di uno scultore locale da indivi- 2 duare tra Gaspare Vismara, Giovanni Pietro Lasagni alla curia» . Fatte salve queste poche informazioni altro non è dato sa- o Dionigi Bussola. pere circa la famiglia d’origine, né tanto meno risultano particolari in- 5 PASCOLI 1730-1736: I, 1730, p. 248. 6 Per quanto attiene la documentazione seicentesca dizi in merito alla giovinezza, all’apprendistato e alla primissima attività di interesse ai fini di questa indagine, in APVM di scultore. sono conservati unicamente il «Liber Baptizarum 1620. ad 1720.» (ma il primo atto di battesimo re- Allo stato attuale, pertanto, la più antica traccia documentaria risale al 17 gistrato risale in realtà al 9 dicembre 1628) e il luglio 1643, allorché l’artista non ancora ventenne firmò a Roma la rice- «Liber Mortuorum 1643 ad 1767» (anche in questo caso il primo documento è però datato 9 novembre vuta di un pagamento pari a 25 scudi, corrispostigli da Paolo Maccarani 1653); in APM, d’altro canto, i registri superstiti ini- per l’esecuzione di «due angeli di stucco» collocati sull’altare maggiore ziano per i battesimi dal 1665, per i morti dal 1666 3 e per gli Stati delle Anime dal 1670. Altrettanto in- della chiesa di S. Maria dell’Umiltà . In mancanza di ulteriori dati certi, fruttuosa si è rivelata la ricerca presso l’ADL, dove a colmare i due decenni intercorsi tra la nascita e la prima testimonianza sono archiviate riproduzioni in microfilm dei docu- menti presenti nei due succitati archivi parrocchiali romana si è ritenuto verosimile un giovanile soggiorno a Milano, dove si (si vedano, in particolare, le bobine 49 e 50 con ri- 4 ferimento al materiale di pertinenza della parrocchia sarebbe compiuta una generica formazione , tale quanto meno da fargli dei Ss. Fedele e Simone a Vico Morcote). acquisire i rudimenti professionali indispensabili per farlo poi giungere a 7 Correlando le informazioni fornite dalle fonti ai 5 dati emersi in merito alla presenza nel 1624 di An- Roma con «qualche principio di disegno» . drea Raggi a Nettuno, si sarebbe portati a conclu- Le nuove evidenze archivistiche, per quanto parziali, correggono questa dere che questi avesse lasciato nel villaggio natio la moglie allora incinta del figlio Antonio, in accordo ricostruzione, permettendo di chiarire numerosi aspetti ancora problema- a tutte le testimonianze dirette e indirette che ne cer- tici e diradare molti dubbi e incertezze. Pur non essendosi conservata al- tificano con assertività la nascita di quest’ultimo a 6 Vico Morcote. Difficilmente, però, il capofamiglia cuna informazione in merito alla nascita nella pieve di Vico Morcote , la Andrea sarebbe potuto tornare con frequenza in presenza a Nettuno del padre Andrea nel 1624 squarcia il velo di silenzio Canton Ticino, in ragione tanto delle complicazioni del lungo viaggio quanto degli sconvolgimenti po- che avvolge la giovinezza di Antonio e contribuisce a delineare con tratti litico-militari che funestavano allora la regione; più fermi e precisi i contorni delle sue prime vicende biografiche7. All’ot- ancor meno plausibile l’ipotesi che la moglie abbia intrapreso da sola un viaggio di ricongiungimento tobre di quell’anno risalgono due ricevute a firma «Andrea Raggi mura- col marito portando con sé il primogenito Alberto e tore» con cui si attestava l’avvenuto utilizzo di 50 tavoloni per le palificate Antonio, allora poco più che infante. Pur in man- 8 canza di riscontri documentari, non si esclude a sostegno della «muralia a mare» di Nettuno , parte integrante del Forte quindi l’eventualità di retrodatare la nascita di An- Sangallo cui un chirografo del precedente 12 giugno destinava 500 scudi tonio rispetto a quanto sinora proposto; un flebile, 9 ma suggestivo indizio in tal senso potrebbe prove- «per resarcimento delle Muraglie et per la Fabrica del nuovo Turrione» . nire dall’atto di morte dello scultore nell’agosto L’identificazione del muratore con il padre del futuro scultore trova con- 1686, dove è indicata un’età di 46 anni in luogo dei 62 che questi avrebbe avuto qualora fosse effettiva- ferma il 3 maggio 1626 allorché, presso l’ufficio del notaio Taddeo Rai- mente nato nel 1624. Viceversa, supponendo un’in- mondi e per mano del suo sostituto Andrea Leoni, i muratori Lorenzo di versione di numeri nella registrazione stilata dal parroco, si potrebbe considerare che l’artista sia Francesco Ferrari da Vico Morcote e «Andreas quondam Antonij Raggij morto a 64 anni e, di conseguenza, retrodatarne la nascita al 1622; ne conseguirebbe che il nucleo fa- de eodem loco» stipularono una «solidatio computorum» con la quale si miliare dei Raggi si sarebbe spostato dal Canton Ti- associavano a Giovanni Sala da Genestrerio e Gottardo Boni da Cami- cino a seguito della nascita di Antonio e, presumibilmente, prima di quella del fratello minore gnolo per ripartirsi profitti ed eventuali perdite conseguenti all’incarico Bernardino. Utili informazioni sarebbero potute ve- di «facere quaedam laboreria ad usum murattoris in Terra Neptuni pro nire dagli Stati delle Anime e dai registri di batte- 10 simo di Nettuno conservati in ASDAL, Archivio servitio Reverendae Camerae Apostolicae» . La coincidenza del nome Capitolare della Collegiata dei Ss. Giovanni Batti- di battesimo, di quello del defunto genitore, poi tramandato al figlio, come sta e Evangelista in Nettuno, dove però risulta sfor- tunatamente perduta la documentazione relativa al pure la consonanza con la qualifica professionale e il luogo d’origine – terzo e quarto decennio del XVII secolo. oggi come allora piccolo borgo di poche anime – rende certa l’identifica- 8 Appendici documentarie, A, I, Documenti 1-2.

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zione del personaggio in questione col padre dell’artista. Già alla metà della terza decade del Seicento, dunque, Andrea Raggi aveva abbandonato Vico Morcote ed intra- preso il lungo viaggio alla volta di Roma, nella speranza di trovarvi quelle occasioni lavorative che la terra natia non poteva ga- rantirgli; una volta stabilitosi in città, per raggiungere e rendere stabile questa ricono- scibilità professionale, aveva scelto di unirsi in società con muratori suoi conterranei, creando un’impresa cui potessero essere più facilmente appaltati cantieri di una certa ri- levanza e rimuneratività. In buona sostanza, è possibile ora stabilire che il padre Andrea avesse scelto di seguire negli intenti e nelle modalità una lunga e consolidata tradizione di emigrazione che da sempre ha segnato la storia e le vicende delle comunità ticinesi. Per secoli gli abitanti della cosiddetta re- gione dei laghi lombardi sono stati costretti a lasciare le proprie terre dove, vista la quasi impossibilità di sviluppare un’agricol- tura intensiva per ragioni geomorfologiche, l’unica forma di sussistenza era legata alla pesca, mentre l’attività più redditizia era rappresentata dall’estrazione di materiali la- pidei dalle cave aperte sui declivi montuosi che circondano i laghi di Como e Lugano, dai quali si estraevano – tra gli altri – il marmo calcitico bianco e grigio di Musso, il marmo rosso di Arzo e il calcare nero di Olcio11. La consolidata pratica dello scavo e della lavorazione dei blocchi di pietre e rocce fece della locale popolazione una co- 2. HANS CONRAD FINSLER (dis.), CLAUSNER munità di magistri specializzati che, tuttavia, per trovare un impiego sta- (inc.), Baliaggi Svizzeri di Lugano e di Mendrisio (1786; incisione: Archivio di Stato bile e adeguatamente retribuito, si vedeva forzata a spostarsi in grandi di Bellinzona). centri urbani alla ricerca di cantieri edilizi in grado di utilizzare quei ma- teriali ed accogliere la manodopera qualificata per lavorarli (fig. 2)12. Diretto sin dall’epoca altomedievale verso regioni limitrofe, questo feno- meno migratorio aveva un carattere essenzialmente stagionale: muovendo dai villaggi rivieraschi decine, talvolta centinaia di muratori e capomastri si dirigevano a meridione verso Como, Milano e Bergamo per poi fare ritorno mesi dopo alle loro case; lo stesso accadeva a quanti sceglievano di recarsi a oriente in direzione di Trento o a settentrione verso la Baviera. 9 ASR, Camerale I, Chirografi, vol. 156, c. 47. Con l’avvento dell’era moderna e con il miglioramento dei sistemi di tra- 10 Segnalato in CURZIETTI 2018b (p. 157, nota 3), il documento è ora trascritto in Appendici documen- sporto e delle vie di comunicazione, le maestranze ticinesi si portarono tarie, A, II. Il giorno seguente «Mastro Andrea gradualmente più lontano giungendo in Piemonte, Liguria, Veneto, To- Raggi da Vicomorco» effettuò un versamento di 100 scudi presso il Monte di Pietà di Roma con il quale scana e spingendosi fino in Campania, Boemia, Moravia, Slesia, oltre che aprì un conto personale destinato ad estinguersi il nella Spagna orientale. Conseguenza diretta fu la sensibile riduzione degli 22 maggio 1629, a seguito di tre distinti prelievi che ne avevano esaurito il credito. Cfr. Appendici docu- spostamenti stagionali in favore di trasferimenti definitivi, moltiplicatisi mentarie, A, III, Documenti 1-4. 11 Per un rapido ma esaustivo excursus delle cave nella prima metà del Seicento anche in ragione dei sanguinosi conflitti lapidee nelle aree limitrofe ai laghi di Como e Lu- tra gli Asburgo e la Repubblica delle Tre Leghe per il controllo della Val- gano si rimanda a CASSANELLI, DAVID, DE MICHELE 1996, con ampia bibliografia di riferimento. tellina (1620-1639) e della guerra di successione di Mantova e del Mon- 12 Vasta ed eterogenea si rivela la produzione scien- ferrato (1628-1631); sconvolgimenti politico-militari che investirono tifica su questo fenomeno il cui primo studio, pur con uno spiccato carattere di erudizione, risale alla l’area della diocesi di Como devastandola con carestie e calamità epide- fine dell’Ottocento (MERZARIO 1893). Per un quadro miche quali la peste del 1629-1631, diffusasi in gran parte della regione

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