Redazione Aggiornamento del P.E.C. di Protezione Civile del di

COMUNE DI SANTA MARINELLA Sindaco: Dott. Roberto Bacheca Segretario Generale: Dott. Alfonso Migliore Delegato alla protezione civile: Massimiliano Calvo

PROTEZIONE CIVILE Corpo di Polizia Locale ‐ Protezione Civile Responsabile: Comandante Dott. Mario Adinolfi Protezione civile e ambiente: Vice Comandante Dott.ssa Keti Marinangeli

REVISIONI Revisione 0 marzo 2015 Revisione 1 settembre 2015 Revisione 2 novembre 2016

Redazione:

Marianna Architetto Cerillo Napoli ‐ [email protected]

Consulenza geologica per CLE Dott. Geol. V. Sciuto, GTS Geologia – (Roma)

Contribuiti per la redazione del Piano Regione – Agenzia Regionale di Protezione Civile Ufficio Pianificazione Dott. Geol. A. Colombi Comune di Santa Marinella ‐ Ufficio tecnico manutentivo – Resp. Geom. D. Guidoni Comune di Santa Marinella ‐ Ufficio edilizia privata – Resp. Arch. C. Gentili GTS Geologia, Dott. Geol. V.Sciuto Web gis comunale ‐ Ing. F. Giansanti C.N.A.M.C.A. di Pratica di Mare M.llo S. Prudenzi Associazione di Volontariato Nucleo Sommozzatori, Resp. P. Ballarini Associazione di Volontariato Pro Pyrgi, Resp. M. Guredda Associazione di Volontariato Rangers d’Italia, Resp. L. Astori Croce Rossa Italiana ‐ Comitato Locale di ‐Santa Marinella, Presidente F. Napolitano Croce Rossa Italiana ‐ Comitato Locale di Santa Severa‐Santa Marinella D. T. Area III R. Luccisano Misericordia Santa Marinella – Governatore G. d’Orinzi

Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile

INDICE PREMESSA 1 I – RIFERIMENTI NORMATIVI 2 I.1 Il Servizio Nazionale di Protezione Civile 2 I.1.1 Compiti e responsabilità del Sindaco 3 I.2 Il Sistema regionale di Protezione Civile 4 I.2.1 Il ruolo del Comune nel sistema integrato regionale di Protezione Civile 5 I.2.2 Linee Guida per la predisposizione dei Piani di Emergenza Provinciali e Comunali 6 I.3 Il Sistema provinciale di Protezione Civile 8 I.3.1 Piano Provinciale d’Emergenza di Protezione Civile 8 II ‐ PIANO DI EMERGENZA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI SANTA MARINELLA 9 II.1 Introduzione 9 II.2 Struttura del Piano 9 SEZIONE 1: INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO 13 III.1.1 Dati territoriali 13 III.1.2 Geomorfologia e reticolo idrografico 14 III.1.3 Popolazione 17 III.1.3.1 Censimento della popolazione 18 III.1.4 Origini e sviluppo del tessuto urbano 18 III.1.5 Componenti paesistiche, ambientali e storiche: il quadro vincolistico 19 III.1.6 Inquadramento urbanistico 20 III.1.7 Infrastrutture e servizi 21 III.1.8 Dati meteo 22 SEZIONE 2: SCENARI DI RISCHIO LOCALE 24

III.2.1 EVENTO METEO-IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO 25 III.2.1.1 Definizioni e norme di riferimento 25 III.2.1.2 Il P.A.I. e la classificazione degli eventi 27 III.2.1.3 Dati territoriali 29 III.2.1.4 Analisi degli eventi di piena storici 32 III.2.1.5 Analisi della pericolosità e del rischio 35 III.2.1.6 Zone di allerta per la previsione meteorologica 37 III.2.1.7 Valori di soglia e livelli di criticità 38 III.2.1.8 Scenari di evento 42 III.2.2 EVENTO NEVE, GHIACCIO, ONDATE DI GRANDE FREDDO 45 III.2.2.1 Generalità 45 III.2.2.2 Dati climatici 45

I PCE_Piano di Emergenza Comunale Rev. 2 Novembre 2016 Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile

III.2.2.3 Scenario di evento ricorrente 48 III.2.2.4 Scenario di evento massimo 49 III.2.3 EVENTO INCENDI BOSCHIVI E DI INTERFACCIA 50 III.2.3.1 Definizioni e classificazione degli incendi 50 III.2.3.2 Norme di riferimento 51 III.2.3.3 Dati ambientali 53 III.2.3.4 Dati climatici 56 III.2.3.5 Aree percorse dal fuoco 66 III.2.3.6 Scenari di evento ricorrente 67 III.2.4 EVENTO SISMICO 71 III.2.4.1 Definizioni e norme di riferimento 71 III.2.4.2 Analisi di pericolosità 72 III.2.4.3 Popolazione ed aree a rischio 76 III.2.4.4 Microzonazione sismica 78 III.2.4.5 Scenario di evento di rilevanza locale 82 III.2.4.6 Scenario di evento di rilevanza nazionale 83 SEZIONE 3: CONDIZIONI LIMITE DELL’EMERGENZA 85 IV ‐ LINEAMENTI DI PIANIFICAZIONE E STRATEGIA OPERATIVA 86 SEZIONE 4: ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE 88 IV.4.1 Funzionalità del sistema di allertamento locale 88 IV.4.2 Il ruolo del Sindaco - Coordinamento operativo locale 89 IV.4.3 Presidio operativo comunale 90 IV.4.3.2 Presidio di monitoraggio territoriale 91 IV.4.3.3 Implementazione del sistema di allertamento e monitoraggio 91 IV.4.4 Unità di Crisi e Centro Operativo Comunale 93 IV.4.4.1 Funzioni di supporto 94 IV.4.5 Articolazione del modello organizzativo in funzione della tipologia di Comune 97 IV.4.6 Attività preventive nel periodo ordinario - Rischio meteo-idrogeologico ed idraulico 98 SEZIONE 5: RISORSE PER LA GESTIONE DELL'EMERGENZA 100 IV.5.1 Risorse Umane 100 IV.5.2 Aree e strutture di emergenza 101 IV.5.2.1 Aree di attesa 102 IV.5.2.2 Aree e strutture di accoglienza 103 IV.5.2.3 Aree di ammassamento soccorritori 104 IV.5.3 Mezzi e materiali 104 IV.5.4 Collegamenti infrastrutturali 104 V MODELLO DI INTERVENTO 105 II PCE_Piano di Emergenza Comunale Rev. 2 Novembre 2016 Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile

V.1 Il Sistema di Comando e controllo 105 V.2. Struttura di Protezione Civile della Regione Lazio 107 V.3 Struttura di Protezione Civile di livello provinciale 109 V.3.1 Centri Operativi Intercomunali (C.O.I.) 109 V.4 Struttura di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella 110 SEZIONE 6: PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO 111 V.6.1 Classificazione degli eventi 111 V.6.1.1 Eventi con preannuncio – schema modello di intervento 112 V.6.1.2 Eventi senza preannuncio – schema modello di intervento 112 V.6.2 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO METEO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO 113 V.6.2.1 Il sistema di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico 113 V.6.2.5 Bollettini ed avvisi nazionali 115 V.6.2.6 Bollettini e avvisi del Centro Funzionale Regionale 118 V.6.2.7 Stati e condizioni di attivazione 121 V.6.5 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO NEVE GHIACCIO ONDATE DI FREDDO 126 V.6.6 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO INCENDI BOSCHIVI E DI INTERFACCIA 126 V.6.6.1 Indicatori di evento 126 V.6.6.2 Livelli di allerta 126 V.6.6.3 Il sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi e di interfaccia 126 V.6.6.4 Bollettini ed avvisi nazionali 127 V.6.6.5 Stati e condizioni di attivazione 129 V.6.6.6 Catena di Comando: DOS e ROS 131 V.6.7 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO SISMICO 132 SEZIONE 7: FORMAZIONE ED INFORMAZIONE 133 V.7.1. Informazione alla popolazione 133 V.7.1.1 Informazione alla popolazione in “tempo di pace” 133 V.7.1.2 Informazione alla popolazione in “fase previsionale” 134 V.7.2 Sistemi di allarme per la popolazione 134 V.7.3 Esercitazioni 135 VI.1 Vitalità del Piano 136 VI.1.1 Aggiornamento periodico 136

ALLEGATI Schede tecniche di rilievo strutture ed aree di emergenza

III PCE_Piano di Emergenza Comunale Rev. 2 Novembre 2016 Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile

PREMESSA Il presente documento costituisce la parte generale, valida per tutti gli eventi, del Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella (Roma) redatto, giusta determinazione n. 13/51 del 31/10/2014 R.G. n. 2539 del 3/11/2014, per essere sottoposta ad approvazione ed adottato con apposita Delibera di Consiglio Comunale, in ossequio a quanto previsto alla Legge 12 luglio 2012 n. 100 art. 15 comma 3 bis. Per la redazione del presente documento si è fatto riferimento alle indicazioni contenute nel Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano comunale o intercomunale di Protezione Civile emanato dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nelle “Linee Guida regionali per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile” approvate con Deliberazione della Giunta della Regione Lazio n. 363 del 17/06/2014, nell’”Aggiornamento delle Linee Guida per la pianificazione comunale ed intercomunale di emergenza di protezione civile” approvato con Deliberazione della Giunta della Regione Lazio n. 415 del 4/08/2015, nonché nel Piano d’emergenza della Provincia di Roma (2012). La revisione 0 del presente documento, licenziata in data 20 aprile 2015, è stata elaborata grazie ad un continuo e costante scambio di dati ed informazioni con il RUP e con i suoi collaboratori, e ad esito di numerose riunioni, incontri e sopralluoghi effettuati congiuntamente ai referenti dell’Amministrazione al fine di definire e condividere un quadro esaustivo delle finalità e dei contenuti del Piano: con i responsabili dei diversi uffici dell’Ente (12/11/2014, 12/12/2014, 2/01/2015, 2/3/2015), con i responsabili delle organizzazioni di volontariato operanti sul territorio (21/1/2015), con i referenti del COI di Civitavecchia (Esercitazione “Exercise 2015” 27-28/2/2015), con i referenti dell’ufficio pianificazione dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile (2/3/2015, 3/07/2015). La raccolta, l’elaborazione e la verifica dei dati necessari alla stesura del Piano, e che ne costituiscono il database, è stata effettuata predisponendo apposite schede tecniche secondo le indicazioni delle Linee Guida regionali che sono state somministrate a tutti gli uffici comunali competenti per le materie trattate ai fini della raccolta, verifica e validazione dei contenuti da parte dell’Amministrazione. Nel mese di maggio 2015 il lavoro svolto veniva condiviso con i responsabili degli uffici comunali. Nell’ambito del predetto incontro veniva condivisa la struttura del Piano, in particolare illustrando come lo stesso fosse stato concepito come strumento dinamico, in grado di recepire, attraverso il continuo aggiornamento del database allo stesso allegato, ogni successiva modificazione ed integrazione necessaria a garantirne l’attualità in relazione alle esigenze dell’Amministrazione e del territorio, nel rispetto dei principi enunciati anche nelle Linee Guida regionali: “La pianificazione dell’emergenza è lo sviluppo e mantenimento di procedure condivise finalizzate a prevenire, ridurre, controllare, mitigare le diverse condizioni di emergenza che possono potenzialmente manifestarsi all’interno di un dato territorio. La pianificazione dell’emergenza, quindi, si configura come un processo ciclico di previsione dei rischi e di preparazione alle emergenze, supportato dalla definizione di procedure operative finalizzate a garantire l’organizzazione della operatività dei soggetti coinvolti nella gestione delle emergenze”. Alla luce dei predetti assunti, si rappresentava pertanto la necessità che ogni ufficio dell’Amministrazione Comunale provvedesse, per le rispettive competenze in relazione alle materie trattate, e come stabilito nel Regolamento comunale di Protezione Civile allegato al Piano a formarne parte integrante, a mantenere costantemente aggiornate le schede tecniche fornite in formato excel costituenti il database del piano di Emergenza. In data 3 luglio 2015, alla presenza del Rup, il Piano veniva illustrato all’ufficio Pianificazione di emergenza dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile che ne accoglieva positivamente i contenuti proponendo una modificazione limitatamente a quanto riportato nella mappatura delle aree a rischio di incendio di interfaccia.

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In data 9 settembre 2015, veniva conseguentemente licenziata la revisione 1 del Piano nell’ambito della quale si era provveduto a recepire le indicazioni della protezione civile regionale riguardo il rischio incendi boschivi e di interfaccia. La presente revisione 2, rispetto alle precedenti, nel recepire le indicazioni dell’aggiornamento 2015 delle linee guida regionali, sostanzialmente integra gli aspetti relativi alla gestione del rischio idrogeologico ed idraulico ed alla assistenza alla popolazione relativamente alle aree ed alle strutture di emergenza, sulla base dei nuovi criteri introdotti e tenuto conto delle indicazioni pervenute dalle strutture comunali coinvolte nella scelta delle strutture ritenute più idonee. Il presente documento, è inoltre accompagnato dalla valutazione delle Condizioni Limite dell’Emergenza, resa obbligatoria dal predetto aggiornamento delle linee guida.

I – RIFERIMENTI NORMATIVI Di seguito si riportano i principali riferimenti normativi nazionali e regionali in materia di Protezione Civile cui il presente lavoro si riferisce.

I.1 Il Servizio Nazionale di Protezione Civile La legge 24 febbraio 1992 n. 225, come modificata ed integrata con la Legge 12 luglio 2012 n. 100 di conversione del D.L. 15 maggio 2012 n. 59, istituisce il Servizio di Protezione Civile al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo causato da calamità naturali, da catastrofi o da altri eventi calamitosi; all’art. 2 della Legge, gli eventi e gli ambiti di competenza sono distinti in: a) eventi naturali o connessi all’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi all’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione ordinaria; c) calamità naturali o connesse con l'attività dell'uomo che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d'intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo. L’art. 3 della citata Legge n. 225/1992 e s.m.i., classifica come compiti di protezione civile le seguenti attività: - la previsione, consistente nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all'identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi; - la prevenzione, consistente nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l'allertamento, la pianificazione dell'emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l'informazione alla popolazione e l'applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l'attività di esercitazione; - il soccorso, consistente nell’attuazione degli interventi integrati e coordinati diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi, ogni forma di prima assistenza; - il superamento dell’emergenza, consistente unicamente nell’attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie e indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. L’art. 6 della Legge n. 225/1992 e s.m.i., stabilisce che i soggetti competenti (amministrazioni dello Stato, Regioni, province, comuni e comunità montane) provvedono, secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze, all’attuazione delle attività di protezione civile, con il concorso di enti pubblici, istituti

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile e gruppi di ricerca scientifica con finalità di protezione civile, nonché ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata. L’art.11 Legge n. 225/1992 e s.m.i., classifica infine le organizzazioni di volontariato tra le strutture operative di protezione civile.

I.1.1 Compiti e responsabilità del Sindaco Anche nell’ambito del Servizio Nazionale di Protezione Civile vale l’applicazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, che trovano riscontro, nell’ordinamento italiano, nell’art. 118 della Costituzione. Funzioni, compiti e responsabilità del Sindaco sono riportati all’art. 15 della stessa Legge n. 225/1992, come modificata ed integrata dalla Legge n. 100/2012, che attribuisce al Sindaco il ruolo di Autorità Comunale di Protezione Civile (art. 15 comma 3). Al verificarsi dell'emergenza, il Sindaco assume la direzione dei servizi di emergenza che insistono sul territorio del comune, nonché il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale. Il decreto ministeriale 28 maggio 1993, individua, tra i servizi indispensabili dei comuni, anche i servizi di protezione civile, di pronto intervento e di tutela della sicurezza pubblica. Il decreto legislativo 31.03.1998 n.112, all’art. 108 del capo VIII - protezione civile – ha quindi stabilito che tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni dell’art.107 (funzioni mantenute dallo Stato), sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in particolare, attribuisce ai comuni quelle relative a: a. attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabiliti dai programmi e piani regionali; b. adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all’emergenza necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; c. predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste del D.Lgs. 267/2000, e, in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; d. attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza; e. vigilanza sull’attuazione da parte di strutture locali di protezione civile dei servizi urgenti; f. utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. Con la Legge 3 agosto 1999, n. 265, inoltre il Sindaco assume “le competenze del Prefetto in materia di informazione alla popolazione su situazioni di pericolo per calamità naturali di cui all’art. 36 del regolamento di esecuzione della Legge 8 dicembre 1970 n. 996, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66” . Il riordino della protezione civile operato con la Legge 12 luglio 2012 n. 100 di conversione del D.L. 15 maggio 2012 n. 59, ha definitivamente sancito che i comuni provvedano alla redazione del proprio piano di emergenza: l’art. 15 infatti prevede, recependo il dettato del D.Lgs. 112/98, che i Comuni si dotino del Piano entro 90 gg. dall’entrata in vigore della Legge, approvando detto documento con un’apposita delibera consiliare (comma 3 bis), verificando ed aggiornando periodicamente i contenuti e trasmettendone copia alla regione, alla prefettura-ufficio territoriale del Governo ed alla provincia territorialmente competenti (comma 3 ter). Il comma 6 dell’art. 3 della medesima Legge, stabilisce infine che: i piani e i programmi di gestione,

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento a quelli previsti all'articolo 15, comma 3-bis, e a quelli deliberati dalle Regioni mediante il Piano Regionale di Protezione Civile. Infine, l’art. 19 del D.L. 6 luglio 2012, n. 95 (c.d. “spending review”), convertito con modificazioni nella Legge 7 agosto 2012, n. 135, ha inserito fra le funzioni fondamentali dei comuni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, anche l’attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi (lettera e. delle modificazioni apportate al comma 27 dell’art. 14 del D.L. 31/05/2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla L. 30/07/2010, n. 122).

I.2 Il Sistema regionale di Protezione Civile Con la modifica del titolo V parte II della Costituzione, operata dalla Legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, la protezione civile è divenuta materia di legislazione concorrente, per cui, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, il potere legislativo è di competenza Regionale. Ciascuna Regione è tenuta pertanto ad implementare i principi della Legge n. 225/1992 con proprie leggi regionali e ad organizzare un proprio sistema di Protezione Civile. Con la Legge Regionale n. 2 del 26 febbraio 2014, pubblicata sul B.U.R.L. n. 17 del 27/02/2014, e recante: “Sistema integrato regionale di protezione civile. Istituzione dell’Agenzia regionale di protezione civile”, la Regione Lazio, abrogando le precedenti disposizioni in materia di cui alla Legge Regionale 11 aprile 1985 n. 37, pubblicata sul B.U.R.L. n. 12 del 30/04/1985 e recante: “Istituzione del servizio di protezione civile nella Regione Lazio”, ha istituito il Sistema Integrato di Protezione Civile costituito (art. 4) <>. L’art. 4 della legge definisce, a livello regionale, le attività di protezione civile: a) la previsione, consistente nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e competenti in materia, dirette all’identificazione degli scenari di rischi probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi; b) la prevenzione, consistente nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all’articolo 2, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l’allertamento, la pianificazione dell’emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l’informazione alla popolazione e l’applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l’attività di esercitazione; c) la preparazione all’emergenza e la pianificazione dei relativi interventi, consistente nella previsione del complesso di attività e linee programmatiche, ivi compresa l’indicazione delle risorse umane e strumentali necessarie per il funzionamento del Sistema integrato regionale di cui alla presente legge; d) il soccorso, consistente nell’attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi di cui all’articolo 2 ogni forma di prima assistenza; e) il contrasto e il superamento dell’emergenza, consistente nell’attuazione coordinata con gli organi istituzionali competenti delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli al ripristino delle normali condizioni di vita; f) la mitigazione del rischio. In relazione alle tipologie di eventi individuate all’art. 2 della Legge n. 225/92 e richiamate all’art. 2 della L.R. n. 2/2014, la medesima Legge regionale individua le strutture operative e tra queste l’Agenzia regionale di Protezione civile istituita, secondo quanto stabilito all’art. 19, per lo svolgimento delle attività tecnico-operative, di coordinamento, di controllo e di vigilanza in materia di protezione civile nell’ambito delle funzioni di competenza regionale.

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In particolare, l’Agenzia (art. 20 L.R. n. 2/2014): a) predispone e adotta gli atti amministrativi relativi all’attività di protezione civile di competenza della Regione; b) predispone la proposta del Programma regionale in armonia con gli indirizzi nazionali; c) predispone gli atti ai fini della dichiarazione dello stato di calamità di cui all’articolo 15, comma 2 e dello stato di emergenza di cui all’articolo 15, comma 4, coordina gli interventi finalizzati all’attuazione dello stato di calamità e di emergenza, nonché gli interventi necessari al superamento dell’emergenza; d) emette avvisi di attenzione, preallarme ed allarme per gli eventi attesi sulla base di avvisi di criticità emessi dal Centro funzionale regionale multirischio di cui all’articolo 26 ed in raccordo con tutte le altre strutture tecniche preposte alla sicurezza territoriale; e) gestisce le attività relative al volontariato della protezione civile e le attività di informazione, di preparazione e di aggiornamento professionale dello stesso; f) provvede all’effettuazione di studi tecnici sul territorio ai fini della prevenzione dei rischi; g) cura i rapporti con il Dipartimento nazionale di protezione civile e con tutti i soggetti che costituiscono il Sistema integrato regionale; h) cura i rapporti e la predisposizione di programmi di intesa con le Prefetture-UTG, con le amministrazioni locali, con il Corpo Nazionale dei vigili del fuoco, con il Corpo forestale dello Stato e con altri soggetti pubblici e privati ai fini della prevenzione dei rischi sul territorio e per le altre attività di protezione civile; i) provvede all’acquisizione di tutti i mezzi, materiali e attrezzature necessari per la gestione delle attività di protezione civile, dovute ad eventi eccezionali per i quali non sia possibile ricorrere alla centrale acquisti in ragione dell’urgenza; j) provvede agli adempimenti relativi alla concessione dei contributi e al conferimento dei beni, di cui all’articolo 31, commi 2 e 3; k) può costituire centri logistici per la gestione di mezzi e materiali di pronto intervento. Il Capo V della Legge regionale n. 2/2014 individua infine gli organismi di coordinamento e partecipazione al sistema integrato di protezione civile: istituisce il Comitato regionale di protezione civile COR (art. 27), per garantire il coordinamento della programmazione regionale in materia di protezione civile con quella degli altri soggetti che compongono il sistema, definisce i centri di coordinamento per la gestione dell’emergenza COC/COI/COM/CCS (art. 28), il Comitato operativo regionale per l’emergenza, denominato COREM (art. 29), la Commissione regionale per la previsione e la prevenzione dei rischi (art. 30).

I.2.1 Il ruolo del Comune nel sistema integrato regionale di Protezione Civile La Legge Regionale n. 2 del 26 febbraio 2014 individua, all’art. 7, funzioni e compiti attribuiti ai Comuni nell’ambito del sistema integrato di protezione civile regionale relativi a: a) la predisposizione e l’attuazione del Piano di emergenza comunale e/o intercomunale, previsto dalla normativa vigente in materia di protezione civile, redatto secondo i criteri e le modalità di cui alle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile e dalle linee guida regionali. Il Comune o le associazioni di comuni provvedono alla verifica e all’aggiornamento periodico del proprio Piano di emergenza, trasmettendone copia alla Regione, alla Prefettura- Ufficio territoriale del Governo (UTG) ed alla Provincia territorialmente competente; b) l’attuazione, nel proprio ambito territoriale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dal Programma regionale di previsione e prevenzione di cui all’articolo 13; c) l’adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi all’informazione, attraverso i propri canali istituzionali, e alla preparazione all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; d) l’attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e gli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza e a favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi; e) la vigilanza sull’attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti;

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile f) l’impiego del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi regionali, nonché la vigilanza sulle relative attività; g) la rilevazione, nell’ambito comunale, dei dati tecnico-scientifici relativi alle varie ipotesi di rischio e la successiva comunicazione dei dati stessi alla provincia; h) la trasmissione alla provincia degli elementi conoscitivi di pertinenza comunale ai fini della raccolta delle notizie di cui all’articolo 6, comma 1, lettera b); i) la redazione del censimento dei danni conseguenti agli eventi e all’individuazione degli interventi necessari al superamento dell’emergenza; j) la fornitura, ove disponibile, di una sede per l’utilizzo dell’attività di volontariato di protezione civile, con spazi e caratteristiche adeguate al numero degli iscritti ed alla necessaria operatività. L’art. 8 individua funzioni e compiti del Sindaco quale autorità comunale di protezione civile, al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del territorio comunale, richiamando le disposizioni dell’art. 15 c. 3 della L. 225/92 e s.m.i.: - assume la direzione dei servizi di emergenza che insistono sul territorio del comune ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto, al Presidente della Provincia ed al Presidente della Regione (comma 1). - qualora la calamità naturale o l’evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del comune, chiede l’intervento di altre forze e strutture al Prefetto, in conformità alle disposizioni previste dall’articolo 15, comma 4, della l.225/1992 e successive modifiche, e al Presidente della Regione (comma 2). - ha la competenza ad emanare ordinanze di carattere contingibile ed urgente per emergenze di protezione civile nonché la competenza in materia di informazione alla popolazione su situazioni di pericolo per calamità naturali di cui all’articolo 12 della legge 3 agosto 1999, n. 265 e agli articoli 50 e 54 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e s.m.i. (comma 3).

I.2.2 Linee Guida per la predisposizione dei Piani di Emergenza Provinciali e Comunali La Legge di riforma della protezione civile n. 100/2012 ha ampliato e dato risalto al rapporto gerarchico e contenutistico dei piani e delle indicazioni operative di protezione civile di competenza dei diversi livelli istituzionali, come previsto dal D.Lgs. n. 112/1998 che, all’art.108, attribuiva alle Regioni il compito di redigere i piani di previsione e prevenzione dei rischi, nonché gli indirizzi per la predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza. Fondamentale appare ora il ruolo ed il contributo di livello regionale, meglio delineato dalla previsione (art. 3 comma 6 L. n. 100/2012) che le Regioni provvedano alla redazione di un proprio piano di protezione civile e che -al pari del Dipartimento Nazionale- ciascuna regione stabilisca precise indicazioni operative circa criteri e modalità di redazione dei piani di livello comunale (art. 15 comma 3 bis). Con Deliberazione n. 363 del 17/06/2014, la Giunta della Regione Lazio ha approvato le “Linee Guida regionali per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile”, con l’obiettivo di fornire ai comuni un quadro di riferimento metodologico omogeneo per la elaborazione dei Piani di Emergenza. Le Linee Guida pongono particolarmente in risalto il carattere dinamico della pianificazione di emergenza quale processo ciclico di previsione dei rischi, laddove viene chiarito come: <> Obiettivi della pianificazione di emergenza sono, sinteticamente:

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- descrivere in maniera puntuale le condizioni di rischio locale, - descrivere in forma tecnica e analitica il modello organizzativo, le procedure operative e le risorse che verranno adottate per fronteggiare i potenziali eventi calamitosi e per garantire un rapido ritorno alla normalità, - descrivere le azioni che in “tempo di pace” si metteranno in atto per garantire la necessaria preparazione tanto della popolazione che dei soggetti chiamati ad intervenire nella gestione dell’evento. Le indicazioni contenute nelle Linee Guida sono riferite alle principali tipologie di rischio presenti nel territorio laziale (idrogeologico, neve e ghiaccio, incendi boschivi e di interfaccia, dighe, sismico, chimico industriale nonché agli ulteriori rischi connessi a specifiche problematiche, territorialmente rilevanti) e individuano nella redazione degli scenari di evento attesi e dei corrispondenti modelli d’intervento i contenuti principali del Piano. Da segnalare, inoltre, in relazione agli obblighi posti a carico delle Amministrazioni Comunali in merito alla redazione del proprio Piano di emergenza, come precisino le premesse a tale documento che, in considerazione della fase di attivazione dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile, <>. Con successiva deliberazione n. 415 del 4/08/2015, la Regione Lazio ha approvato l’Aggiornamento delle Linee Guida per la pianificazione comunale ed intercomunale di emergenza di protezione civile”. Il predetto Aggiornamento, redatto al termine dell’anno di sperimentazione, si pone l’obiettivo di rendere più efficienti le Linee Guida eliminando alcune inesattezze o contraddizioni emerse nella rilettura critica delle stesse, da indicazioni provenienti da Soggetti attuatori, ma anche dalle disposizioni o nuove Direttive emanate dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale. Particolarmente rilevante è l’attenzione posta nell’Aggiornamento delle Linee Guida ai rapporti insorgenti tra la pianificazione di emergenza e la pianificazione urbanistica; come precisato in tale documento, infatti: l’Amministrazione Comunale deve essere consapevole nel momento in cui redige il PEC a valle del già presente e approvato Piano Regolatore Urbanistico Generale (di seguito PRG) o, viceversa, di far convivere e comunicare in modo efficacie, idoneo e corretto le due pianificazioni. Infatti, nel caso in cui sia già presente e approvato il PRG, quando viene redatto il PEC questo dovrà tenere conto delle indicazioni del PRG stesso e delle indicazioni delle aree destinate per la Protezione Civile; nel caso in cui il PRG non le preveda sarà compito dell’Amministrazione Comunale richiedere l’approvazione di una variante al PRG che tenga conto di quanto indicato dal PEC di Emergenza. Nel caso in cui, invece, il PRG venga redatto con un già esistente PEC, dovranno essere obbligatoriamente inserite, fra le diverse destinazioni d’uso, quelle aree che il PEC prevede per l’accoglimento e il soccorso di protezione Civile. Il Comune, in sede di pianificazione d’emergenza deve verificare la compatibilità con la pianificazione urbanistica, vigente o in redazione, anche sotto l’aspetto della coerenza tra le linee di sviluppo urbanistico previste e gli scenari di rischio individuati, ponendo particolare attenzione alla localizzazione di strutture pubbliche o di pubblico interesse. L’Amministrazione Comunale inviando alla Prefettura e all’Agenzia il PEC dovrà attestare che le due pianificazioni sono compatibili o che l’Amministrazione provvederà nel più breve tempo possibile alla Variante al PRG.

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I.3 Il Sistema provinciale di Protezione Civile Il D.Lgs. 112/1998 all’art. 108, comma 1, lettera b) attribuisce alle Province le funzioni relative: 1) all'attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, con l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi; 2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali; 3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Le competenze provinciali sono altresì normate dall’art. 13, comma 1, della L. n. 225/92 e s.m.i.: le Province, partecipano all'organizzazione ed all'attuazione del Servizio nazionale della protezione civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali. Il comma 2 del medesimo articolo stabilisce che per le finalità di cui al comma 1 in ogni capoluogo di provincia è istituito il Comitato provinciale di protezione civile, presieduto dal presidente dell'amministrazione provinciale o da un suo delegato. Del Comitato fa parte un rappresentante del prefetto. Infine, l’art. 6, della L.R. n. 2/2014, attribuisce alle Province del Lazio i seguenti compiti: a) la stesura di programmi provinciali di previsione e prevenzione e la relativa realizzazione, in conformità con i programmi regionali; b) la rilevazione e la raccolta dei dati tecnico-scientifici per ciascuna ipotesi di rischio, interessanti l’ambito provinciale e la loro trasmissione alla Regione, ivi comprese le notizie relative alle reti di collegamento e di accesso ai mezzi, agli edifici ed alle aree da utilizzare per interventi di soccorso ed assistenza.

I.3.1 Piano Provinciale d’Emergenza di Protezione Civile Il Piano d’Emergenza della Provincia di Roma, redatto nell’anno 2012, descrive le procedure operative di livello provinciale elencando le attività e delle risorse che la Provincia è in grado di mettere a disposizione in emergenza. In particolare, compete alla Provincia, secondo quanto riportato nel Piano: - mettere a diposizione della Prefettura e delle strutture di coordinamento dell’emergenza tutti i dati relativi alla conoscenza del territorio elaborati mediante il PTPG, il Programma e Piano di previsione e prevenzione e l’Atlante dei rischi, anche attraverso il sistema WEB GIS; - verificare la condizione del sistema di viabilità provinciale e della rete dei trasporti di competenza provinciale; - verificare le condizioni di agibilità delle sedi delle strutture operative di competenza della Provincia; - monitorare costantemente il territorio attraverso le comunicazioni con i comuni interessati da situazioni di criticità e da eventi calamitosi attraverso il ponte radio e trasferimento delle informazioni all’Unità di Crisi della Prefettura e alle strutture di coordinamento dell’emergenza se attivate; - mettere a disposizione altre strutture di proprietà e/o in uso (magazzini, immobili, depositi, ecc.) che in caso di emergenza possono essere utilizzati, a seconda delle caratteristiche e della collocazione geografica, dal CCS o dai COM. Nello specifico, queste strutture potranno essere utilizzate come aree di ammassamento per i soccorritori, aree di accoglienza per la popolazione, sedi alternative di Centri Operativi Comunali (COC) e di Centri Operativi Misti (COM), magazzini di stoccaggio materiali, anche attraverso la stipula di specifici protocolli d’intesa.

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II ‐ PIANO DI EMERGENZA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI SANTA MARINELLA

II.1 Introduzione Il Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella, in osservanza di quanto stabilito dalla Legge 24 febbraio 1992, n. 225 art. 15, come modificata ed integrata dalla Legge 12 luglio 2012, n. 100, nonché dalla L.R. n. 2/2014 e s.m.i., si configura quale strumento di previsione dei rischi e preparazione alla gestione delle emergenze. Il Piano è funzionale alla definizione dei compiti e delle attività dell’Amministrazione Comunale finalizzati alla gestione degli eventi di tipo a) ovvero, come precisato all’art. 2 della Legge n. 225/92 e s.m.i., eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria, e degli eventi calamitosi che per intensità o estensione non possano essere fronteggiati con mezzi e risorse a disposizione del Comune, e per i quali è necessario l'intervento di altre forze e strutture (eventi di tipo b) e c) di cui all’art. 2 L. 225/92). Per la redazione del presente Piano si è fatto riferimento alle “Linee Guida regionali per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile” approvate dalla Regione Lazio con D.G.R. 363 del 17/06/2014 ed all’Aggiornamento approvato con D.G.R.L. n. 415/2015, nonché alle indicazioni emanate dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, ed, in particolare, alle Linee Guida per la Pianificazione di Protezione Civile (c.d. “Metodo Augustus”)1 ed al Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano comunale o intercomunale di Protezione Civile2.

II.2 Struttura del Piano Il Piano di Emergenza di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella è composto dal Regolamento di Protezione Civile, volto a definire l’assetto e l’organizzazione del sistema di Protezione Civile comunale, e dal presente Piano di Emergenza Comunale, valido per il complesso degli eventi attesi: - evento meteo-idrogeologico ed idraulico; - evento neve, ghiaccio, ondate di grande freddo; - evento incendi boschivi e di interfaccia; - evento sismico. - altra tipologia di evento, c.d. <>, che può determinare problematiche in tutto o in parte ricomprese nelle fattispecie contemplate per gli eventi sopraindicati (quali emergenze sanitarie/legate alla vita sociale della popolazione, crisi energetica, interruzione delle forniture idriche, eccezionali condizioni meteo, ecc.) Il Piano di Emergenza di Protezione Civile ricomprende inoltre le schede relative alle seguenti procedure operative di intervento redatte per ciascuna tipologia di evento: Procedure Operative Evento Idrogeologico ed Idraulico, Procedure Operative Evento Neve, Procedure Operative Evento Incendi boschivi e di Interfaccia, Procedure Operative Evento Sismico.

1 Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, E. Galanti et altri: Linee Guida per la pianificazione di emergenza, il “Metodo Augustus”, 1997.

2 Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Commissario delegato ai sensi dell’O.P.C.M. 28 Agosto 2007 n. 3606: Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano comunale o intercomunale di Protezione Civile, Ottobre 2007.

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Sulla base delle indicazioni desunte dalle Linee Guida nazionali3, il Piano è organizzato con la seguente metodologia. A Parte generale B Lineamenti della Pianificazione C Modello di intervento Di seguito sono sinteticamente riportati i contenuti di ciascuna parte componente il Piano. A. Parte generale: Sono raccolte tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari di rischio. ‐ Dati di base Al fine di procedere alla definizione dei “dati conoscitivi di base” si è provveduto alla raccolta ed all’aggiornamento delle informazioni relative al territorio, con particolare riferimento agli aspetti geografici, geomorfologici, urbanistici, alla popolazione, agli insediamenti, alle infrastrutture primarie e secondarie, procedendo alla loro archiviazione ed omogeneizzazione per le finalità del Piano. ‐ Scenari degli eventi attesi Sulla scorta dei programmi di previsione e prevenzione resi disponibili da parte dei Gruppi Nazionali e di Ricerca dei Servizi Tecnici Nazionali, della Regione e della Provincia, ed alla luce dell’interpolazione dei dati conoscitivi di base raccolti, si è proceduto alla definizione degli scenari di evento per ciascuna tipologia di rischio individuata. ‐ Indicatori di evento In relazione agli scenari elaborati, si è proceduto alla definizione degli eventi prevedibili e non, delle reti di monitoraggio presenti e delle conseguenti attivazioni in emergenza del Sistema Comunale di Protezione Civile in base al livello di allarme dato per l’evento. B. Lineamenti della pianificazione: Sono individuati gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi emergenza. Il Piano ricomprende gli obiettivi che l’Amministrazione Comunale di Santa Marinella intende conseguire per garantire la prima risposta ordinata degli interventi, con particolare riferimento al coordinamento delle operazioni, alla salvaguardia ed informazione della popolazione, al mantenimento della continuità amministrativa, alla salvaguardia del sistema produttivo locale, dei beni dei servizi e delle attività, al ripristino dei trasporti e delle comunicazioni, a garantire l’informazione alla cittadinanza, la dinamicità e vitalità del Piano. C. Modello di intervento: Sono assegnate le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze di protezione civile; si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico di protezione civile; si utilizzano le risorse in maniera razionale. Il modello di intervento adottato dal Piano Generale di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella si basa su precise fasi di attivazione in emergenza, sul necessario concorso delle varie componenti dell’Amministrazione Comunale per lo svolgimento delle funzioni di supporto alla gestione dell’emergenza e su un’efficace sinergia con le attività degli Enti sovraordinati.

3 DPCN ‐ Linee Guida per la Pianificazione di Protezione Civile

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In linea con le prescrizioni regionali e provinciali, gli elaborati che compongono il Piano sono strutturati nelle seguenti sette sezioni fondamentali4: 1. Inquadramento generale del territorio 2. Scenari di rischio Locale 3. Condizione Limite dell’Emergenza 4. Organizzazione del Sistema Comunale o Intercomunale di Protezione Civile 5. Risorse per la gestione dell'emergenza 6. Procedure Operative di Intervento 7. Formazione ed Informazione Al Piano di Emergenza di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella sono allegati le Carte a scala 1:5000 redatte con l’utilizzo di software in ambiente GIS Open source compatibile alla piattaforma tipo ArcGis® strutturato da files *.shp redatti a colori e georiferiti secondo il sistema UTM-WGS84: Tav. 1 - Carta di inquadramento territoriale Tav. 2 – Carta delle aree di emergenza e degli edifici strategici Tav. 3 – Carta dello scenario di rischio idrogeologico e geologico Tav. 4 – Carta dello scenario di rischio sismico Tav. 5 – Carta della Condizione Limite dell’Emergenza Tav. 6 – Carta dello scenario di rischio di incendio o incendio di interfaccia

Al Piano sono inoltre allegate le schede tecniche compilate con la raccolta dei dati, organizzate in tabelle progressivamente numerate, all’interno delle quali sono analiticamente indicati gli elementi informativi minimi che il Comune deve fornire, così come previsto dalle Linee Guida regionali: ‐ le informazioni relative alle caratteristiche del territorio (cap.1 schede tecniche); ‐ le informazioni relative alle condizioni di rischio effettivamente agenti sul territorio (cap.2 schede tecniche); ‐ il quadro delle risorse disponibili a livello locale per la gestione delle emergenze (cap.3 schede tecniche). Le tabelle sono state elaborate in formato *.xls così da assicurarne il continuo e costante aggiornamento da parte degli uffici comunali competenti per le diverse materie trattate, anche ai fini dell’implementazione della Banca Dati della Regione Lazio. Tra i dati di base sono stati riportati i tematismi già individuati in altri strumenti di scala regionale (Carta Tecnica Regionale, PTPR, PAI, ecc.) al fine di evidenziare la qualità ambientale e culturale e lo stato di tutela del territorio comunale, con particolare riferimento agli ambiti territoriali, alle aree naturali tutelate per legge, alle zone con vincolo archeologico, alle aree a rischio. La tabella seguente riporta la documentazione cartacea e cartografica consultata per la redazione del presente documento.

4 Regione Lazio Linee Guida regionali per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile” approvate con D.G.R. 363 del 17/06/2014

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Tab.II.1 – Strumenti di pianificazione

DOCUMENTO RIFERIMENTI/FONTE

Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile Linee Guida per la Pianificazione di Protezione Civile Nazionale, E. Galanti et altri: “Metodo Augustus”, 1997 Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano Capo del Dipartimento della Protezione comunale o intercomunale di Protezione Civile Civile Commissario delegato ex O.P.C.M. 28 Agosto 2007 n. 3606, Ottobre 2007 Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 Presidente del Consiglio dei Ministri gennaio 2014 recante il “Programma nazionale di (G.U.R.I. n. 79 del 4 aprile 2014) soccorso per il rischio sismico”. Indicazione operative per i criteri generali per Capo Dipartimento Protezione Civile l’individuazione dei COC e delle Aree di Emergenza Nazionale, 22 aprile 2015

Linee Guida regionali per la pianificazione comunale ed Regione Lazio, D.G.R. 363 del 17/06/2014 intercomunale di protezione civile Aggiornamento delle Linee Guida regionali per la pianificazione comunale ed intercomunale di protezione Regione Lazio, D.G.R. 415 del 4/08/2015 civile Regione Lazio D.G.R. n. 556 del 25/07/2007 Piano territoriale paesistico regionale (PTPR) e n. 1025 del 2112/2007 Regione Lazio D.C.R. n. 42 del 27.09.2007 Piano Regionale di Tutela delle Acque (PTA) (BUR n. 3 del 10/12/2007, S.O. n. 34). Autorità dei Bacini Regionali del Lazio. (elaborati aggiornati al 4/10/2011), D.C.R. Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) n. 17 del 4/4/2012 (BUR n. 21 del 7/6/2012, S.O. n. 35). Centro Funzionale Regionale – Ufficio Annali Idrografici Regione Lazio Idrografico e Mareografico regionale Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva Regione Lazio, D.G.R. 415 del 16/09/2011 contro gli incendi boschivi 2011‐2014 Direttive sul sistema di allertamento per il rischio Regione Lazio, Direzione Regionale idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile della Protezione Civile Regione Lazio Regione Lazio, D.G.R. n. 387/2009 e n. Nuova Classificazione Sismica della Regione Lazio 835/2009 Linee Guida per l’utilizzo degli Indirizzi e Criteri generali Regione Lazio, D.G.R. n. 545 del negli Studi di Microzonazione Sismica nella Regione Lazio in 26/11/2010 applicazione alla DGR Lazio n. 387 del 22 maggio 2009 Provincia di Roma, D.C.P. n. 1 del Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) 18.01.2010 (B.U.R. n. 9 del 6/03/2010)

Piano provinciale d’emergenza Provincia di Roma, 2012

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Provincia di Roma D.G.P. n. 1201/52 del Piano neve 2014 15/12/2010 Comune di Santa Marinella D.R.G. n. 305 Piano Regolatore Generale del 11/02/1975 Rilievi, studi e ricerche per l’aggiornamento del Piano Regione Lazio – A.B.R. e Università degli Stralcio per l’assetto idrogeologico – Relazione tecnica studi di Roma Tre – D.S.I.C., 2005

Piano per attività di manutenzione ordinaria dei corsi G.T.S. Geologia per Comune di Santa d’acqua di competenza comunale 2014 Marinella D.R.G. n. 174 del 20/10/2014 Comune di Santa Marinella – V. Sciuto GTS Studio di Livello 1 di Microzonazione Sismica dell'Unità Geologia, Det. Direzione Regionale Amministrativa Sismica di Santa Marinella. Istanza 123 MS Ambiente n. A01464 del 27/02/2013

III – DATI DI BASE

SEZIONE 1: INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO

III.1.1 Dati territoriali Il Comune di Santa Marinella è situato nel settore più a Nord della Provincia di Roma alle pendici meridionali dei monti della , e si estende lungo il tratto del litorale tirreno compreso tra Civitavecchia sud e . Santa Marinella dista circa 60 Km da Roma e confina, partendo da nord e procedendo in senso orario, con i comuni di Civitavecchia, , Tolfa, e Cerveteri. L’estensione territoriale di Santa Marinella è di circa 49 chilometri quadrati, il tratto costiero misura 22 km e l’altitudine massima, situata nelle propaggini collinari dei Monti della Tolfa, è di 317 metri s.l.m. Il Centro urbano si estende dal tratto costiero del Mar Tirreno che include il promontorio di Capo Linaro fino alla Frazione di Santa Severa, che prosegue lungo il litorale fino al confine con il Comune di Cerveteri. Il sistema insediativo si concentra principalmente nel nucleo urbano di Santa Marinella ed in quello di Severa, mentre, diffuse sul territorio, si possono identificare diversi piccoli nuclei abitativi. La porzione collinare del territorio, a monte del centro urbano di Santa Marinella, è inserita all’interno della ZPS1 (zona a protezione speciale) denominata Comprensorio Tolfetano Cerite Manziate, istituita con D.G.R. 19/07/2005 n. 651. Il territorio di Santa Severa ospita la Riserva naturale regionale di Macchiatonda, istituita nel 1983 (LR 54/1983 e DGR 5777/1986) che si estende per 244 ettari tra l’Aurelia e il mare ed è divisa in due zone: la zona B, a gestione agricola, e la zona A, che conserva gli habitat di maggior pregio lungo la fascia costiera. Presso Santa Severa si trova inoltre l’area archeologica e l’Antiquarium di Pyrgi, la città etrusca che sorgeva sulla costa presso l'attuale Castello di Santa Severa. Grazie alla sua particolare posizione sul mare ed al clima, alla presenza di siti archeologici e naturalistici nell’entroterra e nel litorale, Santa Marinella, con i suoi numerosi stabilimenti balneari e le strutture ricettive, possiede una prevalente vocazione al turismo estivo. Le tabelle seguenti riassumono sinteticamente i dati relativi al Comune di Santa Marinella illustrati in dettaglio nel seguito.

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Tab. III.1 – Inquadramento generale DATI AMMINISTRATIVI

COMUNE Santa Marinella

PROVINCIA Roma

REGIONE Lazio

AUTORITÀ DI BACINO Autorità dei Bacini Regionali del Lazio

DATI TERRITORIALI

Estensione territoriale 49 km2

Coordinate 42°02′00″N 11°51′00″E Nord: Allumiere Nord‐Ovest: Civitavecchia Comuni confinanti Nord‐Est: Tolfa Sud‐Est: Cerveteri Frazioni Santa Severa

Casa Comunale Via Aurelia 455

Per una restituzione cartografica delle indagini territoriali, ambientali ed urbanistiche effettuate, si farà riferimento agli elaborati cartografici allegati al presente Piano (cfr. TAV. 1). I dati di base ed i riferimenti comunali sono riportati nelle tabelle TAB. 2_1 e TAB. 2_2 allegate.

III.1.2 Geomorfologia e reticolo idrografico Dalla lettura della documentazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale redatto dalla Regione Lazio, del Piano di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, del Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio, nonché degli ulteriori studi e rilievi disponibili, si ricavano le informazioni riportate di seguito. Dal punto di vista morfologico, l’area compresa entro i limiti del comune di Santa Marinella, situata all’interno della cosiddetta “Maremma laziale” appartiene al sistema dei Monti della Tolfa e si estende sul territorio prevalentemente collinare delle propaggini montuose, che dal Comune di Allumiere, posto a circa 500 m.s.l.m., degradano verso il tratto costiero con bordi pianeggianti e numerose incisioni vallive, ma con ampia fascia costiera. Il contesto si presenta come discontinuità morfologica nell’ambito del litorale basso e pianeggiante caratteristico del territorio costiero del nord del Lazio: per la presenza delle propaggini collinari, e di lunghi tratti di costa rocciosa e frastagliata alternati a brevi tratti sabbiosi, che a Nord Est si connettono al litorale pianeggiante di Santa Severa. Più in dettaglio, nel tratto compreso tra Capo Linaro a località Le Grottacce, la costa è rocciosa e generalmente articolata, con spiagge di ciottoli grossolani in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e delle rientranze più riparate; nel tratto da Santa Severa al confine con Cerveteri, nel cui interno ricade il SIC di Macchiatonda, la costa è invece caratterizzata da spiagge sabbioso-ciottolose a carattere prevalentemente sabbioso. In relazione alla struttura geolitologica, i terreni affioranti sono prevalentemente costituiti da Unità

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Flyschoidi alloctone, rappresentate da un complesso costituito da arenarie, argilliti con intercalazioni calcaree e silicee o marnoso-arenacee e torbiditi calcarenitiche (Flysch dellaTolfa) a permeabilità molto bassa. Il tratto costiero è caratterizzato dalla presenza di detriti antropici costituiti in genere da terrapieni e riporti, terreni di bonifica, arginature di corsi d’acqua perenni, dalle caratteristiche eterogenee ed a varia permeabilità. L’area del territorio di Santa Severa è invece caratterizzata dalla presenza di ampie fasce di depositi coalluvionali5. Il complesso delle sabbie dunali e di barriera costiera nel territorio della riserva di Macchiatonda, è costituito nella quasi totalità da depositi di sabbie fini, spesso di colore molto scuro per la presenza di minerali di origine vulcanica (pirosseni e magnetite), con uno spessore massimo di 15-20 m. Tali complessi derivano dai materiali trasportati dal fiume Tevere e deposti lungo la costa, per la maggior parte verso nord, a seguito del moto ondoso che agisce sul tratto costiero, generato da venti provenienti in prevalenza da ovest (massima frequenza e intensità) e subordinatamente da sud e sud-ovest.6 Per quanto riguarda il sistema idrografico di superficie, il sistema di corsi d’acqua del territorio di Santa Marinella, i cui bacini sono alimentati dai Monti della Tolfa, ricade nel Bacino Regionale Nord di competenza dell'Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, nel settore che si estende nell’area dei bacini dei corsi d’acqua con sbocco a mare compresi tra il bacino del Fiume Mignone e il limite settentrionale del bacino nazionale del fiume Tevere, identificato, nell’ambito del Piano Regionale di Tutela delle Acque, come il Bacino Idrografico 8, Mignone-Arrone Sud.

Fig. III.1 – Bacino idrografico Fonte: Piano regionale tutela delle acque

Il reticolo idrico principale del territorio comunale, si caratterizza per la presenza di una moltitudine di corsi d’acqua di dimensioni ridotte (fossi) o ridottissime (fossetti) che dalle zone collinari attraversano tutto il territorio giungendo, nei tratti terminali con foce a mare, nelle zone densamente antropizzate del centro abitato.

5 Piano Regionale di Tutela delle Acque. Carta Geolitologica. 6 ISPRA, Repertorio nazionale degli interventi di ripristino, Tav. 3b ‐ Lazio ‐ Ricostruzione dell'ecosistema dunale di Macchiatonda

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Di seguito si riporta l’elenco dei principali corsi d’acqua censiti.

1 Fosso Marangone 2 Fosso delle Volpelle 3 Fosso Cupo 4 Fosso delle Guardiole 5 Fosso Ponton del Castrato 6 Fossetto Orticara 7 Fosso delle Vignacce 8 Fosso di Santa Maria Morgana 9 Fosso di Valle Semplice 10 Fosso di Castelsecco 11 Fosso delle Buche 12 Fosso Maravigna 13 Fossetto Fontanile W 14 Fossetto Fontanile E 15 Fosso di Ponte Nuovo 16 Rio Fiume 17 Fossetto Smerdarolo 18 Fosso Eri 19 Fosso del Moro 20 Fosso dell'Albero Bello 21 Fosso Sassetera

A partire dal confine con Civitavecchia, corrispondente al Fosso Marangone, e fino al confine con Cerveteri, segnato dal Fosso Sassetera, i corsi d’acqua principali sono per lo più concentrati nella zona dell’abitato di Santa Marinella, mentre lungo il tratto costiero pianeggiante di Santa Severa, attraversato dal Rio Fiume e dal Fosso Eri, sono presenti numerosi canali di scolo che recapitano le acque provenienti dallo scolmatoio che collega i due corsi d’acqua principali. I bacini idrografici, tutti con foce nel Mar Tirreno, hanno aree variabili da qualche chilometro quadrato fino a circa 50 km2. Quelli di dimensioni maggiori, che comprendono un territorio extracomunale, sono i bacini del Fosso Marangone, del Fosso di Castelsecco e del Rio Fiume, mentre bacini a livello locale di dimensioni significative sono quelli dei fossi Guardiole, Ponton del Castrato, Vignacce, Santa Maria Morgana, Valle Semplice, delle Buche, Ponte Nuovo, Eri. I bacini in parola, di forma allungata secondo la direzioni principali nord - sud e nord – sud ovest, sono caratterizzati da valli molto incise con elevate pendenze longitudinali nei tratti più a monte, che si allargano improvvisamente poco prima di raggiungere il litorale riducendo drasticamente la loro pendenza longitudinale, là dove nel tempo si è sviluppata una forte espansione urbanistica7.

7 Ad eccezione de Fosso delle Buche, cfr. Regione Lazio – A.B.R. e Università degli studi di Roma TRE – D.S.I.C., Rilievi, studi e ricerche per l’aggiornamento del Piano stralcio per l’assetto idrogeologico, 2005

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Fig. III.2 – Planimetria dei bacini del Monte della Tolfa Fonte: Regione Lazio A.B.R. e Univ. Roma TRE – D.S.I.C

III.1.3 Popolazione La popolazione complessiva del Comune di Santa Marinella conta 18.769, di cui 629 residenti a Santa Severa, e risulta suddivisa come nelle tabelle seguenti.

Tab. III.2 – Distribuzione della popolazione per sesso8

SESSO N. PERSONE maschi 9.095 femmine 9.674 Totale 18.769

Tab. III.3 – Distribuzione della popolazione per classi di età9

ETÀ N. PERSONE da 0 a 12 anni 2.037 da 13 a 64 anni 12.558 oltre 65 anni 4.174 Totale 18.769

Si stima una variazione della popolazione stagionale superiore al 200%, quantificabile in circa 60.000 abitanti, in ragione del massiccio afflusso di turisti, molti dei quali posseggono una seconda casa a Santa Marinella ove trascorrere il periodo estivo. I dati relativi alla popolazione sono riportati nella tabelle TAB. 2_3_1 allegata.

8 Fonte: Ufficio anagrafe comunale 9 Fonte: Ufficio anagrafe comunale

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III.1.3.1 Censimento della popolazione Per garantire l’efficacia delle operazioni di allontanamento della popolazione e la relativa assistenza, è necessario disporre del censimento della popolazione residente nelle aree a rischio, con particolare riguardo alla individuazione delle persone non autosufficienti. Tale censimento deve essere tenuto costantemente aggiornato dall’ufficio comunale competente. Sulla base delle informazioni rese disponibili dal Servizio Anagrafe, dal Servizio Servizi Sociali e dal sito web del Comune di Santa Marinella, si è proceduto a rilevare le prime informazioni relative alle persone non autosufficienti (anziani, bambini, diversamente abili, ...) che necessitano in caso di calamità di particolare forme di assistenza. Le tabelle seguenti riassumono le informazioni raccolte.

Tab. III.4: popolazione non autosufficente per fasce di età

Tipologia N. Unità

bambini da 0 a 12 anni 2.037

anziani da 70 anni in poi 4.174

TOT 6.211

Tab. III.5: popolazione non autosufficente per disabilità

Tipologia N. Unità

disabilità motorie n.d.

altre disabilità n.d.

minori 7

TOT 47

I riferimenti anagrafici ed il domicilio della popolazione non autosufficiente per disabilità, sono detenuti presso il Comando Polizia Locale nel rispetto dei principi sanciti dall’art. 20 del “Codice in materia di protezione dei dati personali” di cui al D.Lgs. n. 196/2003, per le finalità di cui all’art. 73 comma 2 lettera h del medesimo decreto.

III.1.4 Origini e sviluppo del tessuto urbano Il territorio di Santa Marinella è abitato sin dai tempi più remoti: vi sono infatti stati individuati antichi siti abitati nel neolitico antico ed nell’età del bronzo. Il tratto di costa dell’attuale centro di Santa Severa, fu oggetto di una frequentazione plurimillenaria che risale al neolitico e, in epoca etrusca, vi fu edificato l’insediamento etrusco di Pyrgi, sede di uno dei più importanti porti della città di Caere (l’odierna Cerveteri) che si sviluppava su una superficie di almeno dieci ettari. La fortuna dell’emporio e dell’adiacente santuario marittimo, edificato intorno al V secolo a.c., furono sempre legate ai commerci ed ai traffici marittimi e fu notevole nel periodo di vita più antico del complesso, tra la fine del VI ed il V secolo a.C. Il declino cominciò nel IV secolo a.C., di pari passo a quello di Caere: il santuario fu saccheggiato e la città distrutta dalla flotta

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile di Dionigi di Siracusa nel 384 a.C., poi venne addirittura abbandonato nella prima metà del III sec. a.C., al tempo della confisca romana, cui seguì la costruzione del castrum della colonia ivi insediatasi. La crisi si aggravò tra II e I secolo a.C., tanto che furono smantellate le strutture templari superstiti; in età imperiale l’abitato andò progressivamente spopolandosi. Una modesta ripresa si ebbe invece in età medievale con la costruzione del borgo e del castello di Santa Severa sorti, attorno alla torre saracena, sfruttando per alcuni tratti la cinta muraria in opera poligonale del castrum della colonia romana di III secolo a.C. L’attuale Santa Marinella ospitò anche un antico scalo cartaginese sul Tirreno che i Latini chiamarono Punicum, e la colonia marittima romana di Castrum Novum (odierna Torre Chiaruccia, antico semaforo e successivamente stazione telegrafica Marconi), insediata nel 264 a. C. forse come difesa a Nord del territorio di Caere. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, anche la storia di Punicum si spense, i lidi di tutta la costa divennero preda dei pirati saraceni e, solo intorno all’anno Mille, vi fu fondato dai monaci basiliani un piccolo centro abitato, una chiesa ed un monastero. Nel medioevo il litorale di S. Marinella fu possesso dei Signori di Vico, poi degli Anguillara e degli Orsini: Nel 1435 Papa Eugenio IV concesse in proprietà la tenuta di S. Marinella ai Canonici di Santo Spirito in Sassia. Nel XVI secolo Papa Pio V vi fece erigere, tra le fortificazioni a difesa della costa, anche una torre nell’antico insediamento di Punicum, la Torre di Santa Marinella, dal nome della piccola chiesa dedicata a Santa Marina dai monaci basiliani, e successivamente inglobata nel castello Odescalchi. Nel 1887 la tenuta fu venduta dall’Archispedale di Santo Spirito al principe Baldassarre Odescalchi, che diede avvio allo sviluppo edilizio della zona, con un primo piano viario di lottizzazione che si spingeva fino alla Punta di Capo Linaro, poi intensificatosi a partire dalla prima metà del XX secolo, con la costruzione di numerosi villini in stile Liberty. Il 4 ottobre 1949 Santa Marinella e Santa Severa furono distaccate da Civitavecchia per diventare Comune autonomo.

III.1.5 Componenti paesistiche, ambientali e storiche: il quadro vincolistico Gli strumenti di pianificazione sovraordinati individuano nel territorio di Santa Marinella ambiti territoriali estesi, a livello paesaggistico, sottoposti a vincolo e tutelati. Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTRP) classifica la fascia costiera di Santa Marinella tra i beni individuati con dichiarazione di “notevole interesse pubblico” (sottoposti a vincoli dichiarativi) ai sensi dell’art. 134 comma 1 lettera a) del Codice D.Lgs. 42/2004, identifica i punti e le zone di interesse archeologico sottoposte a vincolo paesistico sensi dell’articolo 142 co1, lettera m), del Codice. Tra le zone sottoposte a vincolo archeologico: l’area archeologica di Pyrgi, presso Santa Severa, i ponti, le peschiere e le ville di epoca romana distribuite sul territorio di Santa Marinella (villa Le Grottacce, stele e ponte di Apollo, Ponte di Largo Impero, Ponte di Via Roma, Ponte delle Vignacce, villa Le Guardiole, villa di Torre Chiaruccia, villa di Ulpiano, peschiera di Punta della Vipera), gli scavi archeologici dell’antica Castrum Novum presso il Casale Alibrandi, l’acropoli e necropoli etrusca sita nella vasta area de La Castellina e le Volpelle a ridosso del fosso Marangone, il santuario etrusco di Punta della Vipera. Lungo la costa, il PTRP traccia una ampia fascia comprendente “beni puntuali e lineari diffusi testimonianza dei caratteri identitari archeologici e storici e territori contermini” per la quale vigono i medesimi vincoli previsti per le zone di interesse archeologico. Numerose sono le aree boscate sottoposte a vincolo paesistico ai sensi dell’articolo 142 co1, lettera g), del Codice, di cui le principali corrispondono alle aree della macchia di Monte Rosso e del Quartaccio, site a ridosso del fosso Pontenuovo, della macchia del Semaforo, della macchia della Fornacetta e delle aree a ridosso del fosso Guardiole e del Fosso Vignacce, mentre il Sito di interesse comunitario (SIC) zona a protezione speciale (ZPS, zone di protezione poste lungo le rotte di migrazione dell’avifauna) della Riserva Regionale di Macchiatonda presso Santa Severa, è sottoposta a vincolo paesistico ai sensi dell’articolo 142 co1, lettera f), del Codice.

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Le fasce di rispetto del Fosso Marangone, del Fosso Ponton del Castrato, del Fosso Castelsecco del Rio Fiume e del Fosso Eri sono soggette a vincolo paesistico ai sensi dell’articolo 142 co1, lettera c), del Codice. Ai sensi dell’art.134 comma 1 lettera c) del Codice, il PTPR ha inoltre tipizzato, individuato e sottoposto a tutela alcuni fra immobili ed aree ritenute connotative ed identitarie del territorio e della comunità laziale e tali da essere assunte a qualificazione di paesaggio, e fra queste l’area della Piana di Santa Severa tutelata tra le agricole identitarie della campagna romana e delle bonifiche agrarie. Il PTRP classifica infine come “paesaggio agrario di valore” la zona de La Selciata e di Quartaccia un’ampia area compresa tra il Fosso Castelsecco ed il Fosso Pontenuovo, le aree collinari site ad est ed a ovest del fosso Ponton del Castrato (corrispondenti alle località Perazzeta, l’Olmara, la Pereta e Fosso Cupo). A ridosso di queste, le zone collinari sono classificate come paesaggio naturale e come paesaggio naturale di continuità.

Fig. III.3 – Beni paesaggistici oggetto di tutela Fonte: Piano Territoriale Paesistico Regionale

III.1.6 Inquadramento urbanistico Il sistema insediativo di Santa Marinella si estende a partire dal nucleo urbano della città, costruita intorno al Capo Linaro ed al Porto Odescalchi, fino al piede delle pendici collinari dei Monti della Tolfa, e si protende verso l’area costiera pianeggiante della frazione di Santa Severa a Est. Il tessuto urbano di Santa Marinella risulta fortemente condizionato da un lato dalla presenza delle infrastrutture viarie che l’attraversano correndo parallelamente al tratto costiero: l’autostrada, la linea ferroviaria e la SS1 Aurelia, dall’altro dai corsi d’acqua che attraversano il territorio in senso ortogonale alla costa, ed appare frutto di una dissennata quanto massiva attività edilizia piuttosto che di un’accorta pianificazione urbanistica ed edilizia. Il risultato è un insieme di parti urbane fra di loro separate, talvolta frammentate e sparse (zone ex abusive, zone di nuova edificazione oltre l’autostrada), di cui la principale è quella costituita dalla fascia attraversata dalla ferrovia e dalla via Aurelia, che dal Fosso delle Guardiole occupa gli spazi culminanti nel promontorio di Capo Linaro, raggiunge l’agglomerato più antico del Castello Odescalchi con il porticciolo turistico, e prosegue fino alla zona di Villa Maravigna. A ridosso della ferrovia sorgono poi le due aree residenziali di più recente edificazione ed a più alta densità edilizia: quella ricompresa tra la Via IV Novembre e Via Colonie, che dal Fosso Ponton del Castrato raggiunge il Fosso Santa Maria Morgana, andando ad “includere” il Fosso Vignacce (in quest’area interamente tombato), e quella sorta intorno alla

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Via Valdambrini ed alla Via dei Fiori che dal Fosso di Santa Maria Morgana si estende fino al Fosso di Castelsecco, occupando uno spazio che al suo interno resta separato dalle due pesanti “cesure” costituite dal fosso di Valle Semplice e dall’autostrada. Nella zona ovest della città sorgono le aree residenziali costruite in località Perazzeta e Prato del mare, là dove un tempo esistevano solo alcuni antichi poderi, mentre la restante parte del territorio appare punteggiata da piccoli agglomerati di case, situate lungo le strade interpoderali dirette verso le colline, come in località Colfiorito ed Elcetina. Dal confronto tra la planimetria allegata al Piano Regolatore Generale approvato con D.R.G. n. 305 del 11/02/1975, la Carta Tecnica Regionale (1990 e 2005) e le vedute satellitari più attuali disponibili sul web, si desume come la massima parte della città e della sua frazione siano state edificate in epoche recenti e cioè tra il 1971, anno di adozione del PRG, ed il 1990; come negli anni successivi e fino al 2005 l’edificazione si sia sviluppata “a macchia di leopardo” nel centro abitato, quasi a colmarne ogni vuoto, ed in periferia nella zona di Perazzeta e Prato del Mare. Le vedute più recenti dimostrano come l’attività edilizia residenziale sia proseguita pure nell’arco dell’ultimo decennio, ad esempio nelle zone oltre l’autostrada immediatamente adiacenti al fosso Valle Semplice. Il patrimonio abitativo e la dislocazione dei servizi e delle attività della città riflettono questo stato delle cose: l’edilizia di espansione più recente è costituita prevalentemente da edifici di carattere residenziale, molti dei quali destinati ad ospitare le seconde case dei villeggianti, mentre tutti i servizi e le attività cittadine sono concentrate nel centro urbano attorno alla zona del promontorio di Capo Linaro e lungo l’Aurelia. Diverse sono tuttavia le componenti architettoniche di pregio presenti a Santa Marinella che si alternano (e talvolta sovrappongono) agli importanti siti archeologici ivi presenti: oltre al Castello Odescalchi ed al Castello Medievale di Santa Severa, alcune delle numerose Ville in stile Liberty (Villino Cerrano, Villa Bettina, Villa Borruso, Villa Sacchetti), e la Saracena, costruita nel ’54 dall’Arch. Luigi Moretti per la Principessa Pignatelli (insieme, alla Moresca, ed alla Califfa), sono sottoposte a vincolo monumentale.

III.1.7 Infrastrutture e servizi Parallelamente alla linea di costa scorrono in successione: la strada statale Aurelia, in prossimità della costa, la linea ferroviaria Roma – Genova, poco più all’interno, e l’Autostrada A12 Roma –Civitavecchia, più a monte. Il territorio comunale è attraversato da una fra le principali direttrici della viabilità extraurbana che collegano Roma al Nord Italia: la SS1 Aurelia. La SS 1 venne istituita nel 1928 con percorso: Roma - Civitavecchia - Grosseto - Livorno - Pisa - Genova - Imperia - Ventimiglia - Confine francese e più volte modificata nel suo tracciato. Si tratta di una variante del tracciato originario, la Via Aurelia antica, che in età romana collegava Roma alle colonieae maritimae dedotte nel III sec. A.C. lungo la fascia costiera tirrenica. Dal momento che un tratto dell’Aurelia scorre attraverso il Centro Abitato di Santa Marinella, con verbale del 22/05/2002, l’ANAS ha provveduto, ai sensi dell’art. 2 c. 7 del N.C.d.S. di cui al D.Lgs. n. 285 del 30/04/1992, a consegnare al Comune di Santa Marinella il tratto di strada compreso tra il km 58+900 ed il km 65+550, per la lunghezza complessiva di 6.650 ml, che ai soli fini viabili continua a far parte dell’itinerario della Strada Statale n. 1 “Via Aurelia”. A decorrere da detta data, pertanto, il Comune di Santa Marinella ha assunto in carico la manutenzione tutte le altre attività connesse alla gestione sollevando l’ANAS da ogni competenza manutentoria, di governo, di vigilanza e di tutela. Con verbale del 22/05/2002, inoltre, l’ANAS ed il Comune di Santa Marinella hanno provveduto a regolamentare le competenze in ordine alla gestione e manutenzione della traversa interna all’abitato di Santa Severa del tratto di Strada statale n. 1 “Via Aurelia”. Per la traversa interna dell’abitato di Santa Severa, che ha un sviluppo complessivo di ml 1.850 e va dal km 52+820 al km 54.650, l’ANAS provvede alla gestione e manutenzione del tratto di strada, mentre il Comune di Santa Marinella, in relazione a quanto disposto dall’art. 4 della Legge n. 59 del 7/02/1961 ha in carico la gestione e la manutenzione dei

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile marciapiedi, delle banchine rialzate e delle pertinenze stradali, nonché dei servizi di carattere urbano, quali la nettezza urbana, l’innaffiamento, l’illuminazione, la regolazione del traffico, la posa e la gestione degli impianti semaforici, fermo restando l’appartenenza alla rete delle strade statali (Demanio Pubblico dello Stato – Ramo Strade) del tratto stradale in questione. Il territorio comunale è altresì attraversato dalla direttrice ferroviaria Roma – Genova – Torino - Ventimiglia, a servizio della linea ferroviaria regionale Trenitalia Fr5 che collega Santa Marinella alle stazioni Termini, Ostiense e Tiburtina di Roma con frequenza oraria. Il Comune è servito da due stazioni ferroviarie situate a Santa Marinella ed a Santa Severa. Il territorio è inoltre servito dall’Autostrada A14 Roma – Civitavecchia che corre parallelamente ai binari ferroviari, e che si immette nella viabilità urbana tramite lo svincolo di Santa Marinella-Santa Severa, situato nel territorio di Tolfa a Nord di Santa Severa, e lo svincolo di Civitavecchia Sud, situato nel territorio di Santa Marinella al confine con Civitavecchia. I collegamenti aerei fanno riferimento all’Aeroporto Civile Leonardo da Vinci di , distante 40 km, mentre presso Furbara, nel territorio di Cerveteri, è presente l’Aeroporto Militare ormai in disuso ma idoneo all’atterraggio di elicotteri. Il Comune di Santa Marinella dispone inoltre di un porticciolo turistico, e dista km 10 dal grande porto di Civitavecchia. Il trasporto extraurbano su gomma è assicurato dalle autolinee CO.TRA.L. Spa che effettuano corse giornaliere da e per Roma, aeroporto di Fiumicino, Cerveteri, , Civitavecchia, Tolfa. Il trasporto pubblico locale su gomma, gestito dal Comune, è dotato di n. 5 linee urbane di autobus. I servizi sanitari pubblici sono garantiti dalla presenza di ambulatori medici e dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, mentre la struttura ospedaliera più vicina munita di pronto soccorso è quella di Civitavecchia collegata con un servizio di ambulanze 118 affidato alla Associazione di Volontariato Misericordia ed integrato con un servizio della Croce Rossa. I servizi scolastici pubblici sono assicurati dall’Istituto Comprensivo “Piazzale della Gioventù 1” cui fanno capo un plesso della scuola secondaria di I° grado, tre plessi della scuola primaria e tre della scuola dell’infanzia. Presso Santa Marinella è presente inoltre una succursale della scuola secondaria di II° del liceo G.Galilei di Civitavecchia. Presso Santa Marinella sono presenti due Stazioni dei Carabinieri (Santa Marinella e Santa Severa), l’Ufficio locale marittimo della Capitaneria di Porto di Civitavecchia, mentre il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Roma opera sul territorio tramite il distaccamento provinciale sito in Civitavecchia. Il Corpo Forestale dello Stato opera tramite il Comando Stazione di Tolfa.

III.1.8 Dati meteo La costa tirrenica di Santa Marinella è caratterizzata dal clima mediterraneo, con inverni generalmente miti e a tratti piovosi alternati a stagioni estive calde e secche. I mesi estivi sono caratterizzati da periodi di siccità. Le stagioni autunnali e invernali presentano frequenti nuvolosità e piogge relativamente copiose avvicendate con periodi sereni piuttosto freddi. In primavera possono presentarsi correnti di provenienza africana che anticipano fasi calde ma limitate nel tempo. Annualmente il territorio riceve in media più di 600 mm di pioggia; si verifica un decorso medio delle precipitazioni durante tutto l’anno con aumento tra ottobre e dicembre, un massimo, tendenzialmente, a novembre e un minimo nel mese di agosto. L’estate è caratterizzata da una generale aridità con la possibilità che si manifestino brevi ed intensi rovesci estivi. I giorni piovosi sono compresi in media fra 60 e 80; la variabilità interannuale delle piogge è apprezzabile in quanto possono verificarsi oscillazioni dai 350 mm di un anno ai 900 dell’anno successivo.

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Per quanto riguarda l’area oggetto di Piano, le tabelle seguenti riportano i dati tratti dagli Annali Idrologici della Regione Lazio10 riferiti alla stazione pluviometrica di Civitavecchia.

Tab. III.6: Totali annui e riassunto dei totali mensili delle quantità di precipitazioni Stazione Civitavecchia G F M A M G L A S O N D A Anno mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm 2014 176,1 88,8 86,2 31,5 9,0 71,7 97,9 1,6 24,1 32,3 191,9 121,5 932,6 2013 112,7 79,0 121,9 47,5 44,5 1,2 17,7 9,1 0,6 72,0 96,8 12,8 615,8 2012 21,8 72,7 1,4 53,5 42,0 1,0 8,3 0,0 99,9 109,3 123,5 44,4 577,8 2011 71,4 64,0 104,0 19,4 33,8 5,4 93,4 0,0 6,0 26,0 49,8 63,8 537,0 2010 78,6 112,4 53,2 34,6 76,0 4,0 1,0 1,4 9,4 93,6 159,0 71,8 695,0 2009 69,6 58,0 40,2 31,0 2,2 138,2 0,0 0,4 48,0 46,2 85,4 116,8 636,0 2008 26,4 29,6 62,2 21,8 49,0 9,2 2,0 0,0 33,8 104,4 134,8 249,2 722,4 2007 14,6 50,6 54,6 20,2 45,2 5,8 0,4 4,6 17,0 71,6 32,0 34,6 351,2 2006 26,6 58,6 48,4 26,4 1,4 12,4 3,6 7,2 137,4 44,6 14,4 20,2 401,2 2005 34,4 51,2 55,0 52,8 10,0 7,4 0,0 18,8 125,0 157,8 131,6 106,4 750,4

Tab. III.7: Precipitazioni per giorni al mese G F M A M G L A S O N D A Anno gg gg gg gg gg gg gg gg gg gg gg gg gg 2014 11 9 10 6 2 5 7 1 2 3 12 9 77 2013 12 8 10 6 9 ‐‐‐ 3 3 ‐‐‐ 8 12 5 76 2012 3 6 1 7 6 1 1 ‐‐‐ 9 7 6 10 57 2011 10 6 9 4 4 2 3 ‐‐‐ 1 1 4 8 52 2010 11 10 5 4 13 1 1 1 1 10 16 10 83 2009 12 9 6 5 1 3 ‐‐‐ ‐‐‐ 6 5 7 12 66 2008 7 4 10 5 5 3 1 ‐‐‐ 3 6 12 15 71 2007 5 6 7 4 7 2 ‐‐‐ 2 1 8 6 4 52 2006 4 7 6 4 1 3 2 1 5 5 5 4 47 2005 6 7 7 8 1 3 ‐‐‐ 6 6 10 9 13 76

10 Fonte: Centro Funzionale Regionale – Ufficio Idrografico e Mareografico consultato nel mese di marzo 2015.

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SEZIONE 2: SCENARI DI RISCHIO LOCALE Per rischio del territorio si intende la possibilità che fenomeni naturali o indotti dalle attività dell’uomo causino effetti dannosi sulla popolazione, agli insediamenti abitativi e produttivi, alle infrastrutture di trasporto e di servizio all'interno di una particolare area in un determinato periodo di tempo. Il concetto di rischio non passa solo per la capacità di calcolare la probabilità che un evento “pericoloso” accada, ma anche per quella di definire la quantità di danno provocato. Rischio e pericolo, infatti, non sono la stessa cosa: il pericolo è rappresentato dall’evento calamitoso che può colpire una certa area (la causa); il rischio è rappresentato dalle sue possibili conseguenze, ovvero dal danno che ci si può attendere (l’effetto). Per valutare concretamente un rischio, pertanto, non è sufficiente conoscere il pericolo, ma occorre anche stimare attentamente il “valore esposto” ovvero le differenti tipologie di beni presenti sul territorio che possono essere coinvolte da un evento. Il rischio quindi è traducibile nell'equazione: R = P x V x E dove: P = Pericolosità: è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area. V = Vulnerabilità: la Vulnerabilità di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività economiche) è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità. E = Esposizione o Valore esposto: è il numero di unità (o “valore”) di ognuno degli elementi a rischio (es. vite umane, case) presenti in una data area. Il territorio del Comune di Santa Marinella è esposto a rischi naturali ed antropici di diversa origine: meteo-idrogeologica, neve e gelate, sismica e connessi ad incendi boschivi e di interfaccia. Eventi calamitosi possono inoltre essere connessi ad altri rischi quali crisi energetica, interruzione delle forniture idriche, emergenze sanitarie o legate alla vita sociale della popolazione. Per ciascuna tipologia di rischio, lo scenario d’evento atteso prevede: - la descrizione sintetica della dinamica dell’evento; - la perimetrazione dell’area che potrebbe essere interessata dall’evento; - la valutazione preventiva del probabile danno a persone e cose che si avrebbe al verificarsi dell’evento atteso. Per la definizione degli scenari di evento, della dinamica dei fenomeni e per la perimetrazione delle aree esposte, sono state prese in considerazione le analisi di pericolosità contenute nei Piani assetto idrogeologico e nei documenti ad esso correlati, nei Piani di governo del territorio e tutela ambientale, nel Piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, e negli altri documenti di indagine ed analisi territoriale disponibili. Per la valutazione preventiva del danno atteso si è proceduto all’esame dei danni rilevati in occasione di analoghi eventi pregressi, ed al censimento degli elementi esposti a rischio compresi nelle aree predefinite.

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III.2.1 EVENTO METEO-IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO III.2.1.1 Definizioni e norme di riferimento Il termine dissesto idrogeologico definisce i fenomeni causati dalle acque, siano esse superficiali (in forma liquida o solida) o sotterranee. Le manifestazioni più tipiche di fenomeni idrogeologici sono costituite dalle frane e dalle alluvioni, seguite dalle erosioni costiere, dalle subsidenze (ovvero da lenti abbassamenti del suolo o rapidi sprofondamenti) e valanghe. Anche la siccità, che può determinare un’emergenza idrica sul territorio, rientra nella categoria dei dissesti idrogeologici. Frane ed alluvioni possono dipendere da fattori naturali, connessi principalmente alla conformazione geologica e geomorfologica del territorio. Il dissesto idrogeologico può tuttavia risultare fortemente condizionato dall’azione dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che contribuiscono ad incrementare la possibilità di accadimento dei fenomeni: il disboscamento, l’abusivismo edilizio, l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente, l’estrazione di materiali dalle cave, di fluidi (acqua e gas) dal sottosuolo, la mancata manutenzione dei costoni, dei versanti e dei corsi d’acqua, possono infatti aggravare l’instabilità e la fragilità del territorio. Il concetto di rischio idrogeologico esprime il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti, di danni a proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovuti ad un particolare evento dannoso. Il rischio, in cioè, è il prodotto della probabilità di accadimento di un evento per le dimensioni del danno atteso. La valutazione degli scenari di rischio comporta non poche difficoltà per la complessità e l’articolazione dei dati da considerare ai fini di una adeguata quantificazione dei fattori che lo definiscono. Il rischio idrogeologico, infatti, è talvolta prevedibile, poiché deriva da possibili effetti di eventi meteorici rilevanti, dalla dinamica dei corsi d’acqua, dall’instabilità dei versanti o dagli effetti indotti da eventi sismici. In certi casi (come per le alluvioni) è possibile quindi stimare, con una approssimazione accettabile, la probabilità di accadimento di un determinato evento in un determinato intervallo. In altri casi, come per alcuni tipi di frane, tale stima è di gran lunga più difficile. Spesso, inoltre, il rischio aumenta non a causa di un reale incremento del numero e dell’intensità degli eventi calamitosi, ma per una crescita sensibile del valore esposto (presenza di beni e persone) in aree vulnerabili. In seguito ai numerosi disastri verificatisi negli ultimi anni ed al riconoscimento della natura sociale di tali eventi, sono stati intrapresi programmi di ricerca, sia a livello nazionale che internazionale, mirati ad affrontare tali fenomeni con opportune opere di previsione e prevenzione. I programmi avviati sono imperniati sull’individuazione delle condizioni di rischio e la conseguente adozione di interventi di risanamento dell'ambiente fisico e di difesa del suolo finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi. In base al sistema di competenze previste dalla Legge n. 225/1992 e s.m.i., gli Enti coinvolti per fronteggiare tale tipo di rischio sono il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, la Regione, l’Autorità di Bacino, la Provincia, il Comune. Il D.L. 11 giugno 1998, n. 180, convertito in legge con modificazioni dalla Legge 3 agosto 1998, n. 267 recante "Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania", è stata introdotta l’obbligatorietà dello strumento di pianificazione comunale almeno per i comuni interessati dalla perimetrazione di aree ad elevato rischio idrogeologico e, con l’approvazione del PAI (Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico), predisposto dall’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, è divenuto operativo, per il Comune di Santa Marinella e per tutti gli altri comuni interessati, l’obbligo della redazione del piano di emergenza comunale. All’art. 1 infatti, la Legge 267/98 ha stabilito che le Autorità di bacino di rilievo nazionale e interregionale, e le Regioni per i restanti bacini, sono tenute ad adottare i piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico - redatti ai sensi del comma 6-ter dell'articolo 17 della legge 18 maggio 1989, n. 183 e successive modificazioni- contenenti, in particolare, l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile idrogeologico sulle quali imporre delle norme di salvaguardia finalizzate ad impedire un aggravamento delle condizioni di rischio idrogeologico ed idraulico con nuovi interventi antropici. La medesima Legge, inoltre, ha previsto che per le aree a rischio idrogeologico così individuate, siano predisposti i piani di protezione civile per la tutela dell’incolumità delle persone. Successivamente, il T.U. dell’Ambiente di cui al D. Lgs 3 aprile 2006 n. 152, (artt. 67 e 175) ha abrogato e riformulato la previgente disciplina in buona parte riconfermandone i contenuti. Il D.Lgs. appena citato, all'art. 67 (rubricato come "I piani stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico e le misure di prevenzione per le aree a rischio") ha disposto che "nelle more dell'approvazione dei piani di bacino, le autorità di bacino (istituite ai sensi dell’art. 63 comma 1 in sostituzione delle precedenti previste dalla legge 18 maggio 1989, n. 183) adottano, ai sensi dell'art. 65, comma 8, piani stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico (PAI) che contengano in particolare l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico, la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia e la determinazione delle misure medesime". Il medesimo articolo, al comma 5, ha inoltre stabilito che entro sei mesi dall'adozione dei provvedimenti citati, gli organi di protezione civile provvedano a predisporre, per le aree a rischio idrogeologico -con priorità assegnata a quelle in cui la maggiore vulnerabilità del territorio è connessa con più elevati pericoli per le persone, le cose e il patrimonio ambientale- piani urgenti di emergenza contenenti le misure per la salvaguardia dell'incolumità delle popolazioni interessate, compreso il preallertamento, l'allarme e la messa in salvo preventiva. Di non minore rilievo, in riferimento alle attività ed ai provvedimenti da adottarsi per contrastare gli effetti dei fenomeni alluvionali, sono i contributi delle Direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di Protezione Civile. Con la Direttiva 27 febbraio 2004 recante: “Indirizzi operativi per la gestione del sistema di allertamento nazionale per il rischio idrogeologico e idraulico” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 11 marzo 2004, successivamente modificata ed integrata con Direttiva 25 febbraio 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 8 marzo 2005, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha provveduto a: - individuare le autorità a cui compete la decisione e la responsabilità di allertare il sistema della protezione civile ai diversi livelli, statale e regionale, e nelle diverse fasi dell'eventuale manifestarsi, nonché del manifestarsi, di calamità, catastrofi e altri eventi che possano determinare o che determinino situazioni di rischio; - definire i soggetti istituzionali e gli organi territoriali coinvolti nelle attività di previsione e prevenzione del rischio e di gestione dell'emergenza, nonché i loro legami funzionali ed organizzativi al fine di sostenere le autorità di protezione civile, sia in tale decisione ed assunzione di responsabilità che nella organizzazione ed attuazione di adeguate azioni di contrasto del rischio stesso; - stabilire gli strumenti e le modalità con cui le informazioni relative all'insorgenza ed evoluzione del rischio idrogeologico ed idraulico, legate al manifestarsi di eventi meteo-idrogeologici particolarmente intensi tali da generare nelle diverse aree del Paese situazioni di dissesto per il territorio, nonché di pericolosità per la popolazione, devono essere raccolte, analizzate e rese disponibili alle autorità, ai soggetti istituzionali ed agli organi territoriali individuati e coinvolti nel sistema e nelle attività di protezione civile; - sancire i rapporti funzionali e le relazioni di leale collaborazione tra il sistema della protezione civile, sia nazionale che regionale, e le altre autorità, i soggetti istituzionali ed gli organi territoriali, preposti, ancorché con altre finalità e strumenti, ma comunque ordinariamente, alla valutazione e mitigazione del rischio in materia; - organizzare il sistema di allerta nazionale distribuito, ferme restando le prerogative in materia di legislazione concorrente e nel rispetto delle competenze delle Regioni a statuto ordinario e quelle autonome a statuto speciale.

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La Direttiva del 5 ottobre 2007 recante: “Indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare le emergenze legate a fenomeni idrogeologici e idraulici”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 15 ottobre 2007, ha evidenziato la necessità di verificare, e in ogni caso assicurare, la disponibilità di procedure di allertamento tali da porre i sindaci in grado di garantire la pronta attuazione della pianificazione di emergenza adottata che, tra l’altro, dovrà prevedere una tempestiva ed adeguata informazione della popolazione anche relativamente ai comportamenti da seguire, nonché la costituzione e l’attivazione dei presidi territoriali, ineludibile strumento di vigilanza sul territorio e di intervento tecnico, così da poter fronteggiare le situazioni di criticità ordinaria conseguenti a fasi temporalesche intense. Con la Direttiva del 27 ottobre 2008 recante “indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare le emergenze legate ai fenomeni idrogeologici e idraulici” Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 265 del 15 novembre 2008, infine, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con il richiamare quanto alla Direttiva 2007/60/CE del Parlamento Europeo, ha ribadito la necessità che le regioni e le province autonome, le amministrazioni provinciali e le prefetture – UTG, ciascuna per le proprie competenze, provvedano a favorire il completamento della pianificazione di emergenza a livello comunale ed intercomunale specificando che l’attività di pianificazione deve essere prioritariamente rivolta ai territori esposti a situazioni di rischio elevato e molto elevato indicate dai Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (PAI) messi a punto dalle Autorità di Bacino.

III.2.1.2 Il P.A.I. e la classificazione degli eventi Con Deliberazione del Consiglio Regionale del Lazio n. 17 del 4/4/2012 (BUR n. 21 del 7/6/2012, S.O. n. 35), la Regione Lazio ha approvato il Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.), predisposto dall’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio per il territorio di competenza, fino a quella data regolamentato mediante il ricorso all’istituto di salvaguardia. In attuazione alle disposizioni della L.R. 39/96, il P.A.I. affronta la problematica relativa alla difesa del suolo ed il suo specifico ambito di competenza è particolarmente indirizzato alla pianificazione organica del territorio mediante la difesa dei versanti e la regimazione idraulica. Il P.A.I. è quindi lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale l’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio individua, le aree da sottoporre a tutela per la prevenzione e la rimozione delle situazioni di rischio, e pianifica e programma sia gli interventi finalizzati alla tutela e alla difesa delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture e del suolo dal rischio di frana e d’inondazione, sia le norme d’uso del territorio. Le finalità del PAI riguardano: 1. la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture dai movimenti franosi e da altri fenomeni di dissesto; 2. la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua; 3. la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi d’invaso, vasche di laminazione, casse d’espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; 4. la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere e degli impianti nel settore idrogeologico e la conservazione dei beni; 5. la regolamentazione dei territori interessati dagli interventi ai fini della loro tutela ambientale, anche mediante la determinazione dei criteri per la salvaguardia e la conservazione delle aree demaniali, e la costituzione di parchi fluviali e di aree protette. Il PAI prevede la ricognizione e classificazione di dissesti gravitativi ed idraulici, la loro successiva trasposizione cartacea a scala adeguata, l’individuazione delle aree a rischio ricadenti in fasce a pericolosità differenziata, la conseguente normativa di attuazione nonché l’individuazione degli interventi necessari per l’eliminazione e/o mitigazione del rischio idrogeologico.

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Il Piano riporta le situazioni di pericolo connesse alla presenza di frane già rilevate e cartografate (ai sensi del DPCM 29/09/1998) dall’Autorità tramite indagini estese su tutto il territorio di sua competenza, le situazioni di pericolo d'inondazione stimate ai sensi del DPCM 29/09/1998 dall’Autorità tramite indagini o segnalazioni locali nell’ambito del territorio di propria competenza. Come riportato all’art. 6 delle Norme di Attuazione, il Piano disciplina l’uso del territorio nelle aree in frana in relazione a tre classi di pericolo: - aree a pericolo A: aree a pericolo di frana molto elevato, sono indicate nella Tavola 2 di Piano e si riferiscono alle porzioni di territorio che risultano essere interessate da frane caratterizzate da elevati volumi e/o movimento da estremamente rapido a rapido; - aree a pericolo B: aree a pericolo di frana elevato, sono indicate nella Tavola 2 di Piano e sono riferite alle porzioni di territorio interessate da scarpate o in cui sono presenti frane caratterizzate da volumi modesti e/o movimento da rapido a lento; - aree a pericolo C: aree a pericolo di frana lieve, sono indicate nella Tavola 2 di Piano e sono riferite a quelle porzioni di territorio che risultano interessate da scivolamenti lenti delle coltri superficiali e/o da frane caratterizzate da piccoli volumi e movimento lento. All’art. 7 delle Norme di Attuazione è riportata l’individuazione delle aree a pericolo d’inondazione in funzione di tre classi di pericolosità: - fasce a pericolosità A: aree ad alta probabilità di inondazione, ovvero che possono essere inondate con frequenza media trentennale. Le fasce a pericolosità A sono a loro volta suddivise in due sub-fasce: - sub-fasce a pericolosità A1: aree che possono essere investite dagli eventi alluvionali con dinamiche intense e alti livelli idrici; - sub-fasce a pericolosità A2: aree, ubicate nelle zone costiere pianeggianti, ovvero ad una congrua distanza dagli argini, tale da poter ritenere che vengano investite dagli eventi alluvionali con dinamiche graduali e con bassi livelli idrici; - fasce a pericolosità B: aree a moderata probabilità di inondazione, ovvero che possono essere inondate con frequenza media compresa tra la trentennale e la duecentennale. Le fasce a pericolosità B sono a loro volta suddivise in due sub-fasce: - sub-fasce a pericolosità B1: aree che possono essere investite dagli eventi alluvionali con dinamiche intense e alti livelli idrici; - sub-fasce a pericolosità B2: aree, ubicate nelle zone costiere pianeggianti, ovvero ad una congrua distanza dagli argini, tale da poter ritenere che vengano investite dagli eventi alluvionali con dinamiche graduali e con bassi livelli idrici; - fasce a pericolosità C: aree a bassa probabilità di inondazione, ovvero che possono essere inondate con frequenza media compresa tra la duecentennale e la cinquecentennale.

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L’ART. 8 del P.A.I. individua il rischio idrogeologico nell’ambito delle aree in frana o che possono essere inondate, caratterizzate dalla contestuale presenza di elementi esposti a rischio, costituiti dall'insieme delle presenze umane e di tutti i beni mobili ed immobili, pubblici e privati, che possono essere interessati e direttamente coinvolti dagli eventi calamitosi; Nelle finalità del Piano, le situazioni di rischio vengono raggruppate, ai fini della programmazione degli interventi (art.12), in due categorie: a) rischio di frana; b) rischio d'inondazione. Per ciascuna categoria di rischio sono definiti tre livelli: - rischio molto elevato (R4): quando esistono condizioni che determinano la possibilità di: a) perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone; b) danni gravi e collasso di edifici o infrastrutture; c) danni gravi ad attività socio-economiche; - rischio elevato (R3): quando esiste la possibilità di: a) danni a persone o beni; danni funzionali ad edifici ed infrastrutture che ne comportino l'inagibilità; b) interruzione di attività socioeconomiche; - rischio lieve (R2): quando esistono condizioni che determinano la possibilità di danni agli edifici e alle infrastrutture senza pregiudizio diretto per l’incolumità delle persone e senza comprometterne l’agibilità. All’art.9 vengono inoltre definite aree d'attenzione geomorfologica e le aree d'attenzione per pericolo d’inondazione quelle porzioni del territorio in cui i dati disponibili indicano la presenza di potenziali condizioni di pericolo, la cui effettiva sussistenza e gravità potrà essere quantificata a seguito di studi, rilievi e indagini di dettaglio, nonché le aree interessate da opere di mitigazione, anche se non in dissesto, allo scopo di salvaguardarne l’integrità ed efficienza. A norma dell'articolo 12, gli interventi previsti dal piano sono finalizzati alla rimozione o alla mitigazione delle condizioni di rischio idrogeologico. Vengono considerate le seguenti classi d'interventi: - interventi destinati alla eliminazione o all'attenuazione delle condizioni di pericolo nelle aree interessate dall'intervento (opere di sistemazione del suolo, di bonifica delle frane, di difesa dalle inondazioni, di protezione spondale, ecc.); - interventi destinati a ridurre le condizioni di rischio (delocalizzazione permanente, misure preventive di protezione civile, come il preannuncio e l'allontanamento dei soggetti a rischio, misure di soccorso ecc.), o all'attenuazione della vulnerabilità degli elementi a rischio rispetto dell'evento atteso (rinforzo delle strutture, ecc.). Infine, all’art. 15 recante <>, il P.A.I. stabilisce tra l’altro che compete alla Regione ed alle Province, nell'ambito delle rispettive competenze, la cura di opportuni raccordi con i Comuni per la stesura dei piani comunali di protezione civile, con riferimento all'art. 15 della L. 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni e/o integrazioni; Nell’ambito del medesimo articolo, il Piano prescrive che le Amministrazioni Comunali provvedano all’immediata notifica agli interessati delle condizioni di pericolo delle aree interessate da dissesto idrogeologico.

III.2.1.3 Dati territoriali Come già accennato in precedenza, il territorio del Comune di Santa Marinella si estende lungo una fascia collinare, corrispondente alle propaggini di Monti della Tolfa, che raggiunge una quota massima a

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317 m.s.l. presso il Monte Cupellaro (confine Ovest con il territorio di Tolfa) e lungo una fascia litoranea semipianeggiante caratterizzata, nel tratto del centro urbano di Santa Marinella, da una costa rocciosa e da spiagge di ciottoli grossolani in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e delle rientranze più riparate, e da spiagge sabbiose ciottolose nel tratto della frazione di Santa Severa. In relazione alla struttura geolitologica, in gran parte delle zone collinari e lungo la costa in corrispondenza del centro urbano (promontorio di Capo Linaro, Ospedale pediatrico e Castello Odescalchi) a quota di circa 10 m.s.l.m., i terreni affioranti sono prevalentemente costituiti da unità Flyschoidi caratterizzate da una permeabilità molto bassa. La rimanente parte del tratto costiero è caratterizzata da complessi derivanti dai materiali trasportati dai fossi e deposti lungo la costa costituiti prevalentemente da ghiaia sabbiosa o sabbia ghiaiosa, come nell’area costiera dal confine con Civitavecchia a Casale Alibrandi, nei tratti terminali dei fossi Guardiole, Ponton del Castrato, Vignacce, Santa M. Morgana, Valle Semplice, Maravigna, nella zona dei fossetti Fontanile, in località Quartacce, oppure da depositi alluvionali, come nelle aree attraversate dal fosso Castelsecco e dal fosso delle Buche, o anche dalla presenza di detriti antropici costituiti in genere da terrapieni e riporti, terreni di bonifica, arginature di corsi d’acqua perenni, dalle caratteristiche eterogenee ed a varia permeabilità11. L’area del territorio di Santa Severa è invece caratterizzata da terreni costituiti in prevalenza da sabbie limose. Da monte a valle il territorio è attraversato dai <>, un articolato sistema di corsi d’acqua alimentati dai Monti della Tolfa che sfociano a mare attraversando longitudinalmente il territorio e facendosi letteralmente largo fra le case. Come ampiamente descritto nella Relazione Tecnica allegata al PAI12, lungo le numerose incisioni vallive di modesta pendenza longitudinale, i fossi solcano un territorio prevalentemente collinare con bordi pianeggianti e bassa pendenza trasversale dei fondovalle. In prossimità delle foci dei fossi, spesso l’area appare praticamente tutta pianeggiante, l’alveo ordinario risulta pochissimo inciso rispetto al piano campagna mentre l’alveo di piena si estende, in assenza di arginature, sino ad interessare praticamente tutta la vallata e la fascia pianeggiante a ridosso della costa densamente urbanizzata. Tutti i corsi d’acqua interessano, nel tratto terminale, un territorio altamente antropizzato ricco di attività e centri turistico-ricreativi, oltre ad importanti infrastrutture, quali la Via Aurelia, la linea ferroviaria Roma - Ventimiglia e l’Autostrada A12 Roma-Civitavecchia. La tabella seguente riporta l’elenco dei principali corsi d’acqua considerati e le relative informazioni reperite in merito all’estensione dei relativi bacini13.

Tab. III.1 – Fossi di Santa Marinella ID Denominazione Lb (km) Ab (km2) 1 Fosso Marangone 14,05 23,35 2 Fosso delle Volpelle 3 Fosso Cupo 4 Fosso delle Guardiole 2,85 1,95 5 Fosso Ponton del Castrato 3,95 2,39 6 Fossetto Orticara

11 Comune di Santa Marinella – V. Sciuto GTS Geologia: Microzonazione sismica di primo livello, 2012. 12 Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.), approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale del Lazio n. 17 del 4/4/2012 (BUR n. 21 del 7/6/2012, S.O. n. 35). 13 “Rilievi, Studi e Ricerche finalizzati all’aggiornamento del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativamente alla difesa idraulica dei Bacini Regionali minori – Area Nord”, il Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile (D.S.I.C.) dell’Università di “Roma Tre, 2005

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7 Fosso delle Vignacce 1,79 1,19 8 Fosso di Santa Maria Morgana 5,19 3,11 9 Fosso di Valle Semplice 5,16 3,39 10 Fosso di Castelsecco 12,94 19,31 11 Fosso delle Buche 12 Fosso Maravigna 4,9 5,31 13 Fossetto Fontanile N 14 Fossetto Fontanile S 15 Fosso di Ponte Nuovo 16 Rio Fiume 12,6 43,21 17 Fossetto Smerdarolo 18 Fosso Eri 8,76 13,12 19 Fosso del Moro 20 Fosso dell'Albero Bello 21 Fosso Sassetera

Nelle aree di foce il comportamento dei fossi di Santa Marinella, appare condizionato anche dalla presenza del mare che, con un moto particolarmente impetuoso in alcuni tratti della costa, determina un “effetto barriera” che ostacola il naturale deflusso delle acque provenienti dalle colline. Dal rapporto dell’osservatorio dei Litorali nell’ambito del progetto Europeo BEACHMED14 riportato dal PAI, si evince come l’arco di litorale di S. Marinella sia particolarmente esposto a fenomeni erosivi collegati alla forza del mare: il processo di erosione, secondo detti studi, comporta una perdita specifica stimata di 18.000 mc/anno/Km di costa. Nell’ambito delle analisi territoriali finalizzate alla valutazione del rischio idraulico e geologico, un ulteriore elemento da considerare è dato dalla consistenza e dallo stato della rete di collettamento e smaltimento delle acque bianche e grigie. In merito, e pur non disponendo di dati sufficienti ad acquisire una adeguata conoscenza del sistema, non essendo stato possibile reperire documentazione utile, si può certamente affermare che il sistema fognario di Santa Marinella sia notevolmente sottodimensionato rispetto alle reali necessità dell’abitato, perché datato e scarsamente adeguato nel corso del tempo. In alcune zone del territorio, come ad esempio il quartiere Perazzeta, il sistema di smaltimento dei reflui si basa sul ricorso a fosse settiche ed impianti di depurazione. Presso Santa Marinella vi sono tre diversi impianti impianti di depurazione autorizzati al ricevimento dei rifiuti liquidi: il depuratore Nord, sito in località Chiaraccia a ridosso della ferrovia e del fosso delle Guardiole, il depuratore centro, ubicato in prossimità del fosso Castelsecco, il depuratore Sud, sito al confine con Tolfa lungo il fosso Pontenuovo. La tabella seguente riporta i dati relativi ai depuratori di Santa Marinella dell’ATO2 Roma.

Tab. III. 2 Impianti di depurazione autorizzati al ricevimento dei rifiuti liquidi Fonte: ATO 2 Roma

COMUNE BACINO DI GESTIONE DEPURATORE INDIRIZZO SANTA MARINELLA Bacino OVEST Santa Marinella Centro Loc. Castelsecco SANTA MARINELLA Bacino OVEST Santa Marinella Nord Loc. Santa Marinella Nord SANTA MARINELLA Bacino OVEST Santa Marinella Sud Strada del Pontocino

14 Progetto Europeo BEACHMED: Recupero ambientale e manutenzione dei litorali in erosione, mediante l’impiego dei depositi sabbiosi marini (Convenzione 2002-01-4.3-I-028) – maggio 2004. Fonte: Autorità dei Bacini del Lazio, PAI.

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In altri casi, purtroppo, come riportano numerosi articoli di stampa, in presenza di abusi edilizi parrebbe che le fogne private di Santa Marinella scarichino direttamente nei fossi e da questi a mare.

III.2.1.4 Analisi degli eventi di piena storici Il territorio di Santa Marinella è particolarmente esposto al rischio meteo-idrogeologico ed idraulico, come dimostrano i numerosi eventi alluvionali disastrosi che vi si sono verificati. Una stele commemorativa della ricostruzione del Ponte di Apollo, posta all'altezza del km 59,700, a fianco del civico 138 lungo la Via Aurelia, ancora si erge a testimoniare che, già nel 205 d.C., il territorio era soggetto a mareggiate e piene torrentizie distruttive: il ponte, con le sue tre arcate, reso inagibile da un evento alluvionale, fu infatti ricostruito ad opera degli imperatori Settimio Severo e Caracalla. Numerose sono poi le testimonianze relative ad eventi più recenti, alcuni rimasti tragicamente impressi nella memoria degli abitanti per la perdita di vite umane che hanno causato. Per la ricostruzione degli eventi alluvionali pregressi sono disponibili, oltre a numerose e documentate testimonianze reperibili dal web, alcuni importanti studi, il principale è lo Studio per il riassetto idrogeologico ed idraulico del territorio comunale (coord. del Prof. Ing. G.M. Margaritora), redatto nel 1996/1997 da un gruppo di esperti della Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma per il Comune di Santa Marinella e citato nel Piano per attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua di competenza comunale15. Le informazioni reperite, sia sulle precipitazioni rilevate che sui danni causati, sono sinteticamente riportate di seguito. L’evento massimo verificatosi nel territorio di Santa Marinella risale alla giornata del 2 ottobre del 1981 quando, in un solo giorno la pioggia raggiunse i 133,8 mm di acqua (pluviometro di Allumiere), e determinò l’esondazione di tutti i fossi provocando 6 vittime e danni ingentissimi.

Tab. III.3: Precipitazioni di massima intensità pluviometro Allumiere 1981 Fonte: Regione Lazio Annali Idrologici

I dati desunti dagli Annali Idrologici della Regione Lazio, dimostrano come in quella giornata si abbatterono piogge per 125 mm in 3h (pluviometro di Allumiere) di cui 75 mm in una sola ora. Secondo quanto riportano gli articoli di stampa16, molti dei tanti materiali trascinati lungo il percorso si accatastarono sui ponti e lungo i fossi, ostacolando il defluire delle acque che innalzarono il livello fino a superare i blocchi e sommergere tutto per circa due metri di altezza (secondo alcune testimonianze, fino al primo piano delle abitazioni).

15 Comune di Santa Marinella, Piano per attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua di competenza comunale 2014, GTS Geologia. 16 Pagine web www.centumcellae.it, in occasione della commemorazione del trentennale dell’evento; l’Unità pagine di Roma, 3 ottobre 1981.

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A seguito dell’esondazione del fosso Castelsecco, trovarono la morte due lavoratrici di un’azienda di surgelati ed un giovane, tentando inutilmente la fuga a bordo di un furgoncino, fu inghiottito dal fango e dall’acqua. Un alto uomo perse la vita a seguito dell’esondazione del Rio Fiume. Per la violenta esondazione del fosso delle Guardiole, che provocò il cedimento di un muro di contenimento in cemento sito in Via Etruria, perì una persona in Via San Gimignano tendando di salvare la propria auto dalle acque del fosso che avevano invaso il piano terra delle abitazioni; e, ancora tentando di salvare la propria auto, un altro perì bloccato in un locale interrato di Via Garibaldi travolto dalle acque del fosso Ponton del Castrato: “non ti preoccupare, passo per la cantina”, avrebbe gridato alla moglie poco prima che l’acqua lo sommergesse tragicamente17. Ancora altre testimonianze riferiscono dei danni causati dal fango alle abitazioni ed agli esercizi commerciali, dell’allagamento dell’Aurelia, “sparita in un gran lago d’acqua”, per l’esondazione del fosso delle Buche, di una gru crollata sotto la forza del vento, di un betoniera trascinata a mare, ad una distanza di 800 mt, dalla violenta esondazione del fosso Marangone. Un altro importante evento di piena documentato, con notevoli danni materiali causati dall’esondazione di tutti i fossi ma nessuna vittima, risale al 15 ottobre del 1996. In tale occasione la stazione di Allumiere fece registrare 125.6 mm di acqua piovuti in un giorno solo, dei quali 109,4 nell’arco di 12 ore.

Tab. III.4: Precipitazioni di massima intensità pluviometro Allumiere 1996 Fonte: Regione Lazio Annali Idrologici

Il Piano per attività di manutenzione dei fossi di Santa Marinella, riporta inoltre le informazioni relative ad un evento alluvionale occorso il 6 novembre del 2005 (il dato tuttavia non trova riscontro nelle rilevazioni pluviometriche dell’epoca18), e riferisce di ulteriori eventi simili per la notevole intensità risalenti agli anni 1935/38 e 1946. Il 27 novembre 2014 un nuovo evento alluvionale di notevole portata, ma di estensione più limitata sul territorio, ha colpito Santa Marinella. In tale recentissima occasione, il pluviometro di Civitavecchia (sito in Santa Marinella) ha fatto registrare un livello di pioggia pari a 124 mm di acqua. L’evento, non segnalato nell’ambito dei bollettini delle previsioni meteorologiche avverse emessi dal Centro Funzionale Regionale, e documentato poi in maniera massiva dalla stampa e dal web che, come spesso accade in tali occasioni, hanno fatto riferimento ad una “bomba d’acqua”, ha interessato particolarmente il settore orientale del territorio, ed è stato caratterizzato

17 Nel rispetto di coloro i quali perirono in quella sciagura, questa notizia, desunta dalle cronache del tempo, viene qui riportata al solo fine di rimarcare l’importanza che in eventi siffatti ha assunto oggi, proprio a seguito di tali eventi, l’informazione ai cittadini circa i rischi cui sono esposti e le misure di autoprotezione da adottare. 18 Per quella giornata, infatti, il pluviometro di Civitavecchia registra 53,6 mm di pioggia e quello di Allumiere 52,6 mm, mentre la giornata di maggiore pioggia in quell’anno risulta essere quella del 9 settembre (96,6 mm di pioggia registrati dal pluviometro di Allumiere e 76 mm da quello di Civitavecchia)

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile da due episodi con precipitazioni di notevole intensità, il primo intorno alle ore 13.00, ed il secondo intorno alle ore 17.00. Il nubifragio ha dapprima determinato l’allagamento delle strade, causato dall’insufficienza della rete fognaria, e quindi anche a causa del recapito dei rigurgiti fognari, l’innalzamento del livello dei fossi. La zona più colpita dall’evento è risultata essere quella compresa tra il quartiere le Quartacce e Santa Severa, rimasta per molte ore senza energia elettrica, ove l’acqua mista a fango ha quasi del tutto ricoperto le strade di Santa Severa, i campi e la carreggiata stradale dell’Aurelia. Notevoli disagi si sono registrati anche nel Centro Urbano di Santa Marinella, in particolare lungo l’Aurelia e nelle zone di Via delle Colonie, Via IV Novembre, Via Valdambrini, Via Lazio. Più a est, nella zona di Via Castelsecco e Via Ancelle della Visitazione, tra il fosso Castelsecco ed il fosso delle Buche, le strade sono state invase dall’acqua mista a fango che ha cagionato danni diffusi e tra questi anche quelli alla sede dell’autoparco comunale. Per la violenza del nubifragio, l’irruenza delle acque rese ancora più potenti per il trasporto di materiali, si è verificato il cedimento del muro di contenimento del fosso Castelsecco a ridosso dell’Aurelia, l’esondazione in più punti del fosso delle Buche, del fosso Pontenuovo e dei suoi recapiti che, tracimando ed erodendo gli argini in più punti lungo il percorso, ha superato l’attraversamento sul l’Aurelia e travolto l’area adibita a parcheggio di un ristorante sul mare. Oltre all’Aurelia, anche le altre principali infrastrutture di trasporto presenti in Santa Marinella hanno subito danni ingenti: in corrispondenza del fosso Maravigna una frana del rilevato stradale che ha dissestato la carreggiata, ha determinato l’interruzione della viabilità sull’autostrada A12, una frana lungo la ferrovia all’altezza delle nuove case del quartiere Quartaccia, causata dalle acque provenienti dai fossetti in zona fontanile, ha provocato l’interruzione della linea Roma – Genova. Per l’impatto notevole sul territorio, i cui danni ancora a marzo 2015 erano ben visibili, la gestione dell’evento ha visto l’intervento, al fianco delle strutture comunali e del volontariato locale, della Protezione Civile regionale, dei Vigili del Fuoco, delle forze del volontariato attivate dal COI di Civitavecchia, ed il coinvolgimento di molte altre strutture di livello sovracomunale. I rilievi pluviometrici di quella giornata dimostrano come l’evento, del tutto inatteso, si sia manifestato con modalità assolutamente straordinarie, non solo per l’intensità della pioggia caduta, ma anche e soprattutto per l’estensione del territorio interessato: il 27 novembre 2014, infatti, il pluviometro di Allumiere e quello di Civitavecchia (sito presso il lungomare Marconi di Santa Marinella), hanno fatto registrare un totale giornaliero di pioggia rispettivamente di 8,6 mm e di 34,1 mm mentre quello di Santa Severa ha rilevato nello stesso tempo 124,2 mm di acqua! Ancora altre importanti informazioni si rilevano dall’esame dell’andamento delle piogge nell’arco di tutto il mese di novembre: il giorno 10, infatti, il pluviometro di Santa Severa aveva fatto registrare 147,4 mm di pioggia, una quantità di precipitazioni superiore a quella abbattutasi sul medesimo territorio il successivo 27 novembre, e che tuttavia non ha prodotto i medesimi effetti. La diversa manifestazione degli effetti al suolo degli eventi pluviometrici critici è da ricercarsi in primis nella durata del fenomeno meteorologico: la pioggia del 10 novembre ha infatti interessato un arco temporale di circa 8 ore, con una punta massima di pioggia di 40 mm in un’ora, mentre durante l’evento del 27 novembre, durato lo spazio di poche ore di un pomeriggio autunnale, sono caduti più di 85 mm di acqua in una sola ora. Va inoltre attentamente valutata l’interrelazione di questi due eventi pluviometrici intensi verificatisi a distanza di poco più di due settimane l’uno dall’altro: è infatti ragionevole ritenere che senza la pioggia del primo, a scalzare gli argini, mobilitare materiali lungo i fossi ed occludere col fango il sistema drenante lungo la viabilità urbana, il secondo non si sarebbe potuto manifestare con effetti al suolo tanto devastanti.

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III.2.1.5 Analisi della pericolosità e del rischio Il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico ricomprende il complesso degli eventi connessi al movimento incontrollato di masse d’acqua sul territorio, causato da precipitazioni abbondanti o dal rilascio di grandi quantitativi d’acqua da bacini di ritenuta (alluvioni), e degli eventi connessi all’instabilità dei versanti (frane), anch’essi spesso innescati dalle precipitazioni, nonché gli altri eventi meteorologici pericolosi quali forti mareggiate, nevicate, trombe d’aria. Le tipologie di fenomeni prevalenti, connessi al rischio meteo-idrogeologico ed idraulico, rispetto ai quali si definiscono differenti livelli di pericolosità, sono, in sintesi riconducibili a: - fenomeni di trasporto liquido e trasporto solido da alluvionamento; - allagamento da esondazione; - allagamento da flusso iperconcentrato (colate di tipo fangoso); - frane da scorrimento e colata rapida di fango e detriti; - frane di roccia, di muri di sostegno e di contenimento, con crolli e/o ribaltamenti. Il territorio di Santa Marinella è caratterizzato dalla presenza di una serie d'impluvi torrentizi, quasi asciutti per gran parte dell'anno, ma con portate elevatissime durante i periodi di pioggia, che espongono il territorio principalmente a pericolo di alluvionamento ed esondazione. Dal punto di vista idraulico, i dissesti più significativi si riscontrano principalmente nella parte medio- terminale dei corsi d’acqua laddove, all’aumento di portata, si associa una condizione orografica, urbanistica ed infrastrutturale che, per eventi pluviometrici critici, favorisce la tendenza all’esondazione. Nel tratto medio, compreso tra l’autostrada e la ferrovia e soprattutto nel tratto terminale, tra la ferrovia e la linea di costa, tutti i corsi d’acqua interessano un territorio densamente urbanizzato, ricco di attività ed altamente antropizzato, organizzato lungo fasce ortogonali alla loro direzione longitudinale verso il mare. Il PAI sottopone a tutela per pericolo di inondazione le aree dei fossi Marangone, Le Guardiole, Ponton del Castrato, Vignacce, Santa Maria Morgana, di Valle Semplice, Castelsecco, Maravigna, Pontenuovo e Rio Fiume, e la zona di Via Valdambrini a ridosso della ferrovia tra il fosso S.M. Morgana ed il fosso di Valle Semplice, classificando ad alto rischio tutte le zone edificate ricomprese nelle fasce di pericolo dei fossi. Un primo elemento di pericolosità dei fossi è rappresentato dalla dimensione di questi corsi d’acqua che solcano l’intero settore costiero, troppo limitata per poter contenere i grandi quantitativi d’acqua che, in occasione di eventi pluviometrici di particolare intensità, giungono in breve tempo dalle colline circostanti. Un ulteriore elemento di pericolosità è costituito dalla presenza degli sbarramenti orizzontali rappresentati dagli attraversamenti viari e ferroviari: in questi punti la presenza di ponti, sovrappassi o di interi tratti tombati, determina una variazione della sezione del fosso che, oltre alla brusca diminuzione della portata, costituisce anche un ostacolo al naturale deflusso delle acque e dei materiali trasportati. Ciò da un lato può comportare un aumento della velocità del flusso in transito diretto più a valle, dall’altro può determinare il sormonto dell’ostacolo e l’allagamento della linea in attraversamento, o lo scalzamento localizzato dell’infrastruttura. Gli effetti parossistici di tali condizioni si verificano allorquando i materiali trasportati dal corso d’acqua proveniente dalle colline (tronchi d’albero, arbusti, terreno misto a pietre, rifiuti e materiali di vario genere), determinano l’ostruzione della sezione in attraversamento, facendo esondare il corso d’acqua a monte o, che è peggio, quando il “blocco” temporaneo del flusso, smobilizzandosi improvvisamente, determina il rilascio grossi quantitativi di acqua e materie solide che si riversano impetuosamente a valle travolgendo ogni cosa. Altro elemento di pericolosità dei fossi è strettamente correlato alla presenza, in specie nei tratti terminali, di un fitto tessuto edilizio principalmente di carattere residenziale, costruito immediatamente a ridosso degli argini dei corsi d’acqua o addirittura al di sopra di questi. In alcuni contesti, come lungo il fosso delle Vignacce, il corso d’acqua a cielo aperto “sparisce” letteralmente dalla visuale per essere stato inglobato all’interno di cortili e giardini di pertinenza delle abitazioni private; in altri, come lungo i fossi le

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Guardiole, di Valle Semplice, Castelsecco, delle Buche ed a ridosso del fossetto Fontanile Est, le case, in specie quelle poste ai piani bassi, “entrano” nel fosso con finestre, affacci ed aggetti di varia natura e foggia. Diversi sono poi i fossi che terminano il proprio percorso al di sotto del tessuto urbano, all’interno di condotti tombati che sfociano direttamente a mare facendo perdere ogni taccia visibile del loro passaggio, come nel caso del fosso Ponton del Castrato, del fossetto Orticara, del fosso Vignacce e del fosso S.M. Morgana. Per gli eventi meteorici di maggiore intensità, altri elementi di pericolosità sono rappresentati dai fenomeni di erosione diffusa lungo i margini degli alvei, con trasporto di materiale solido a valle e di scalzamento localizzato dei manufatti di argine. Insieme alla presenza dei fossi, che generano eventi alluvionali e di esondazione, la massiva edificazione del territorio è certamente tra le principali cause dei fenomeni di allagamento che interessano Santa Marinella, l’elemento di maggiore vulnerabilità è costituito dal sistema drenante e fognario largamente sottodimensionato. In occasione di eventi pluviometrici critici, infatti, il mancato recapito delle acque meteoriche in fogna determina rapidamente l’allagamento della sede stradale con acque meteoriche miste a fango e detriti che dalle colline raggiungono valle lungo le vie di collegamento longitudinale riversandosi nelle aree sottostanti e andando a recapitare in grande quantità all’interno dei fossi, proprio in corrispondenza delle aree maggiormente urbanizzate. Il PAI identifica inoltre diverse aree del territorio sottoposte a tutela per pericolo di frana: tra queste, una porzione della Macchia del Semaforo, la zona a ridosso dell’autostrada compresa tra Via Colfiorito e Via Belvedere, e più a monte quelle a ridosso del fosso di Valle Semplice, la zona costiera del Castello Odescalchi, del Casale Alibrandi ed in prossimità di Via Perugia, sono classificate ad alta pericolosità, mentre le zone in località Casale Carnevaro, le Guardiole, tutta la fascia a ridosso del fosso Ponton del Castrato, del fosso di S.M. Morgana e l’abitato di Via Fornacetta e la porzione di territorio collinare a ridosso del fosso delle Buche, sono classificate a rischio medio-basso.

Fig. III.1: Rischio inondazione e frana Fonte: PAI

Ulteriori approfondimenti circa le condizioni di instabilità del territorio di Santa Marinella, sono stati effettuati nell’ambito dello Studio di Livello 1 di Microzonazione Sismica dell'Unità Amministrativa Sismica di Santa

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Marinella19, che individua frane attive in zona La Perazzeta e Poggio Castelsecco, frane inattive in località Le Guardiole, Fornacetta, nelle aree collinari attraversate da via dei Cipressi, mentre identifica frane quiescenti nelle zone comprendenti l’abitato in località Casale Carnevaro, la Pereta, e, a monte dell’autostrada, l’area del fosso di S.M. Morgana, ove sorge l’abitato di Via Colfiorito, e l’area di Via Belvedere e di Via Elcetina; la zona dell’’ex cementificio Cerrano è invece individuata tra quelle soggette a cedimenti differenziali.

III.2.1.6 Zone di allerta per la previsione meteorologica Nei sistemi di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico, i livelli di criticità, distinti in ordinaria, moderata ed elevata, corrispondono a definiti scenari che si prevede possano verificarsi sul territorio e che vengono stabiliti in base alla previsione degli eventi meteorologici attesi, nonché degli scenari di rischio anche sulla base della possibilità di superamento di soglie pluvio-idrometriche complesse. Tali previsioni vengono effettuate per ambiti territoriali, ovvero Zone di allerta, significativamente omogenee per l’atteso manifestarsi della tipologia e della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti al suolo. Secondo quanto previsto alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004, così come modificata e integrata dalla Direttiva 25 febbraio 2005, il territorio della Regione Lazio è stato suddiviso in 7 Zone di Allerta, ambiti territoriali significativamente omogenei per tipologia e severità degli eventi attesi, meteorologici e idrologici intensi, e dei relativi effetti. Alle Zone di Allerta, approvate con Deliberazione di Giunta Regionale 742 del 2 ottobre 2009, si fa riferimento in modo specifico ed esclusivo nella fase di previsione meteorologica, al fine di rendere più efficaci le comunicazioni relative alle previste condizioni meteo avverse e le possibili criticità di carattere idraulico ed idrogeologico ad esse associate. La figura seguente riporta il territorio del Lazio suddiviso per zone di allerta.

Fig. III.2 – Delimitazioni geografiche delle Zone di allerta Fonte: Regione Lazio

19 Comune di Santa Marinella – V. Sciuto GTS Geologia: Microzonazione sismica di primo livello, 2012.

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Il Comune di Santa Marinella è inserito nella Zona di allerta A “Bacini costieri Nord” cui afferiscono le aree idrogeologiche omogenee di cui alla tabella che segue.

Tab. III.5 –Zona di Allerta A Fonte: Regione Lazio

ID Zona Nome aree idrogeologiche omogenee associate

1 Fiora‐Chiarone‐Tafone;

2 Marta‐Arrone Nord‐Bolsena A Bacini Costieri Nord 3 Mignone 4 Arrone Sud‐ 5 Chiani‐Paglia

Nella tabella seguente sono riportati i Comuni appartenenti alla Zona di Allerta A.

Tab. III.6 –Comuni appartenenti alla Zona di Allerta A Fonte: Regione Lazio

ZONA DI ALLERTA A - BACINI COSTIERI NORD

Acquapendente, Allumiere, , Arlena di Castro, Bagnoregio, Barbarano Romano, Bassano Romano, Blera, Bolsena, Bracciano, , , Canino, Capodimonte, Capranica, Cellere, Cerveteri, Civitavecchia, Farnese, Fiumicino, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Ladispoli, Latera, , Marta, Montalto di Castro, Monte Romano, Montefiascone, Onano, Oriolo Romano, Piansano, Proceno, Roma (i.a.), Ronciglione, San Lorenzo Nuovo, Santa Marinella, Sutri, Tarquinia, Tessennano, Tolfa, , Tuscania, Valentano, Vejano, Vejano (i.a.), Vetralla, Villa San Giovanni in Tuscia, Viterbo, Viterbo (i.a.).

III.2.1.7 Valori di soglia e livelli di criticità Nella fase di previsione meteorologica, il modello utilizzato dal Centro Funzionale di Protezione Civile fa riferimento a soglie pluviometriche corrispondenti a diversi livelli di criticità associati ad opportuni tempi di ritorno, individuabili dall’analisi probabilistica dei fenomeni di pioggia. Il concetto di tempo di ritorno viene utilizzato come indicatore di massima della pericolosità. Le soglie pluviometriche vengono determinate in relazione a tre diversi livelli di criticità, secondo le seguenti corrispondenze: - ordinaria (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno compresi tra 2 anni o a fenomeni intensi quali temporali di incerta prevedibilità); - moderata (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno pari a 10 anni); - elevata (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno almeno pari a 50 anni). Le Direttive sul sistema di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile della Regione Lazio, individuano, per ogni zona di allerta, le soglie pluviometriche di riferimento considerando quelle dell’Area Idrogeologica Omogenea in essa contenuta che presenta i valori di soglia più bassi. Per il Comune di Santa Marinella, ricadente nella zona di allerta A, le soglie pluviometriche individuate, cui corrispondono altrettanti livelli di criticità, sono quelle individuate, per intervalli temporali di 1, 3, 6, 12, 24 e 48 ore, nella tabella seguente.

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Tab.III.7: Prospetto delle soglie pluviometriche di riferimento Fonte Regione Lazio

Gli scenari associati ai livelli di criticità sono definiti dal Manuale operativo per la predisposizione di un Piano comunale ed intercomunale di protezione civile elaborato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e modificati dall’Aggiornamento alle Linee Guida regionali per gli eventi meteo- idrogeologici ed idraulici che, ai fini delle attività del sistema di allertamento, definiscono i livelli di criticità e le corrispondenti valutazioni del rischio sintetizzando con diversi colori i diversi livelli di allerta: - criticità idraulica rischio derivante da piene e alluvioni che interessano i corsi d’acqua del reticolo maggiore, per i quali è possibile effettuare una previsione dell'evoluzione degli eventi sulla base del monitoraggio strumentale dei livelli idrici.

Nelle comunicazioni, la valutazione del rischio si può sintetizzare in “ALLERTA IDRAULICA GIALLA – ARANCIONE – ROSSA”.

- criticità idrogeologica rischio derivante da fenomeni puntuali quali frane, ruscellamenti in area urbana, piene e alluvioni che interessano i corsi d’acqua minori per i quali non è possibile effettuare una previsione dell'evoluzione degli eventi sulla base del monitoraggio strumentale dei livelli idrici.

Nelle comunicazioni, la valutazione del rischio si può sintetizzare in “ALLERTA IDROGEOLOGICA GIALLA - ARANCIONE - ROSSA”.

- criticità idrogeologica per temporali

Rischio derivante da fenomeni meteorologici caratterizzati da elevata incertezza previsionale in termini di localizzazione, tempistica e intensità. L’allerta viene emessa in funzione della probabilità di accadimento del fenomeno, della presenza di una forzante meteo più o meno riconoscibile e della probabile persistenza dei fenomeni. All’incertezza della previsione si associa inoltre la difficoltà di disporre in tempo utile di dati di monitoraggio strumentali per aggiornare la previsione degli scenari d’evento. Il massimo livello di allerta previsto per i temporali è quello arancione. Non è previsto un codice di allerta rosso specifico perché tali fenomeni, in questo caso, sono associati a condizioni meteo perturbate intense e diffuse che già caratterizzano lo scenario di criticità idrogeologica rossa. Anche gli effetti e i danni prodotti sono gli stessi.

Nelle comunicazioni, la valutazione del rischio si può sintetizzare in “ALLERTA PER TEMPORALI GIALLA - ARANCIONE”.

La tabella che segue riporta le allerte e le criticità meteo-idrogeologiche ed idrauliche come elaborate dall’Aggiornamento delle Linee Guida regionali.

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Tab.III.8: scenari associati a livelli di criticità – Fonte: Linee Guida regionali, Aggiornamento

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III.2.1.8 Scenari di evento Come dimostrano anche gli eventi pregressi occorsi, nel territorio di Santa Marinella, risultano critici gli eventi pluviometrici con intensità elevata in intervalli temporali di durata compresa tra 0-6 ore, che possono determinare situazioni di crisi in bacini di estensione anche limitata, quali quelli dei <> (incluse le aree di drenaggio urbano), e dissesti associati a fenomeni di trasporto idraulico superficiale quali: ‐ allagamenti localizzati per insufficienze della rete di drenaggio artificiale o naturale secondaria in aree sub-pianeggianti; ‐ esondazioni dei corsi d’acqua in tratti non arginati; ‐ esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati per sormonto degli argini; ‐ esondazioni per rotture arginali; ‐ flussi detritici associati a piene dei bacini collinari; ‐ erosioni e sovralluvionamenti d’alveo; ‐ dissesti di versante per erosione del suolo. Gli scenari di evento meteo-idrogeologico idraulico sono pertanto essenzialmente riconducibili a due fattispecie: - insufficienza della rete fognaria - presenza di fossi in parte tombati. Per quanto riguarda i fenomeni connessi all’insufficienza della rete fognaria, questi sono essenzialmente riconducibili ad allagamenti per mancato recapito delle acque piovane nelle caditoie

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile stradali, con rigurgiti dai tombini e/o espulsione improvvisa coperchi, ed alla formazione di dissesti stradali quali buche e voragini con interessamento della rete dei sottoservizi (acqua, gas, energia elettrica, fibre ottiche, ecc.). Gli scenari prevalenti di rischio sono associati in tal caso allagamenti che, lungo le pendenze collinari, determinano il trasporto intenso di detriti negli impluvi naturali e nella rete di drenaggio urbana, spesso in cattivo stato di manutenzione. Particolarmente a rischio risultano essere i sottopassi e le volumetrie edificate sottoposte al piano stradale, soggetti a rapido allagamento, ma anche tutte le zone edificate poste a ridosso della <> dell’autostrada e della ferrovia, che in tali situazioni costituiscono una vera e propria “barriera” al deflusso delle acque. In occasione di questi eventi possono essere frequenti anche frane anche di ridotte dimensioni, con disagi notevoli alla viabilità urbana localizzate, sui versanti in corrispondenza di tagli stradali. Altre situazioni di elevato rischio si registrano in corrispondenza dei fossi, laddove le piene causate dal recapito dei rigurgiti fognari sono particolarmente temibili per il trasporto intenso di detriti sul piano stradale e per la mobilitazione delle automobili ivi presenti. Condizioni pluviometriche critiche in aree urbane antropizzate, comportano inoltre che agli, eventi più propriamente connessi al dissesto meteo-idrogeologico ed idraulico, si possano assommare ulteriori problematiche che invece sono dipendenti dalle condizioni e dalla qualità del costruito quali, ad esempio, il distacco di intonaci dai fabbricati, il cedimento di muri di contenimento, gli sprofondamenti e le voragini stradali, gli allagamenti nelle aree di territorio ribassate e lungo la viabilità stradale sottoposta, la crisi del sistema fognario specie in presenza di forti pendenze, l’ostruzione, la sovrapressione con la creazione di dissesti del sistema di drenaggio e captazione delle acque anche superficiali. I fenomeni connessi alla piena dei fossi sono invece riconducibili, per i tratti scoperti, principalmente ad esondazione o inondazione causate dalla improvvisa occlusione dell’alveo, in particolare nei punti di variazione della sezione, per l’accumulo di materiale (detriti solidi, rami, rifiuti ecc.) trasportato dalla piena. In dettaglio, l’esondazione nelle aree a monte del blocco, può determinare allagamenti diffusi nelle aree e lungo le strade al contorno, con eventuale tracimazione verso i punti posti più in basso, mentre una piena improvvisa dovuta al cedimento del blocco creato dai materiali può determinare l’inondazione delle aree a valle di questo con invasione immediata e violenta delle strade, dei piani bassi e dei locali sottoposti degli edifici, dissesti alle infrastrutture viarie ed ai sottoservizi, trascinamento detriti solidi, veicoli, vegetazione, con importanti effetti meccanici dell’onda di piena. In presenza degli attraversamenti costituiti dalle infrastrutture di trasporto, può verificarsi il superamento delle barriere (rilevati delle infrastrutture viarie e ferroviarie) e l’invasione della carreggiata stradale o dei binari, oppure il dilavamento dei terreni di riporto con frane di modesta entità. Lungo l’alveo dei fossi l’acqua può erodere i margini o determinare il cedimento ed il crollo delle strutture di contenimento ed il trascinamento a valle o il deposito di grandi quantitativi di materiale solido. In corrispondenza dei tratti tombati dei fossi, la forza dell’acqua per eventi parossistici può determinare il cedimento o l’espulsione di interi tratti della copertura del condotto con invasione improvvisa e violenta delle acque in superficie. I danni attesi sono essenzialmente riconducibili a: - danni a persone presenti in prossimità dei punti critici e delle aree a rischio, quali pedoni e autoveicoli in transito presso sottopassi e lungo la viabilità comunque sottoposta, abitanti in edifici e locali (box auto, cantinati) posti al di sotto o a livello della quota stradale, piani; - danni alle abitazioni, alle attività commerciali ed ai servizi; - danni ai veicoli; - interruzione delle forniture; - interruzione della viabilità;

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- perdite di gas, presenza di correnti vaganti; -incendi/esplosioni. Per i dissesti associati a fenomeni di trasporto idraulico superficiale, quali quelli che si verificano nel territorio di Santa Marinella, le dimensioni dell’evento atteso, per la medesima scala temporale di riferimento, crescono al crescere della scala spaziale del fenomeno, dal momento che, come dimostra l’evento più recente del novembre 2014, possono interessare tutto o anche solo parte del territorio determinando condizioni di criticità nelle aree di influenza di uno o in più dei corsi d’acqua che attraversano il territorio. Alla luce di tali considerazioni, per la definizione degli scenari di evento ricorrente si è ritenuto opportuno esaminare gli effetti al suolo che un evento pluviometrico critico può determinare all’interno dell’area di influenza di ogni singolo fosso di Santa Marinella, assumendo, quale scenario di evento massimo, la scala spaziale corrispondente all’intero territorio comunale. Per la costruzione degli scenari di evento relativi ai singoli fossi, e per la definizione delle procedure operative conseguenti, si è pertanto proceduto ad attribuire una numerazione consecutiva che identifichi univocamente ciascun fosso, ed a suddividere le aree del territorio ricomprese tra un fosso e l’altro in <> identificati con le lettere dell’alfabeto. Gli scenari di evento per i singoli fossi e per i settori oggetto di studio, sono stati elaborati a partire dai dati e dalle informazioni rese disponibili dal documento “Rilievi, Studi e Ricerche finalizzati all’aggiornamento del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativamente alla difesa idraulica dei Bacini Regionali minori – Area Nord”, redatto dal Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile (D.S.I.C.) dell’Università di “Roma Tre”, su incarico commissionato dall’Autorità dei Bacini Regionali per una modellazione idraulica finalizzata alla revisione delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata, relativamente ad alcuni dei principali fossi di Santa Marinella, dal documento Piano per attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua di competenza comunale 2014 redatto dalla GTS Geologia per il Comune di Santa Marinella, e dall’osservazione diretta degli effetti dell’ultimo evento occorso, operata nel corso dei sopralluoghi effettuati congiuntamente al responsabile della Polizia Locale-protezione civile e del responsabile dell’ufficio tecnico-manutentivo del Comune di Santa Marinella. Per la valutazione degli esposti, non disponendo allo stato attuale di dati esaustivi relativi al numero di abitanti presenti in ciascuna delle aree a rischio, si è proceduto ad individuare i tratti di strada che possono essere interessati dagli eventi, al fine di poter almeno quantificare il numero di abitazioni ricadenti in dette aree. A partire dai suddetti dati, una successiva implementazione del Piano dovrà necessariamente prevedere il censimento della popolazione effettivamente residente, da effettuarsi, a partire dall’esatta individuazione dei civici, con il contributo dell’ufficio urbanistica e dell’ufficio anagrafe comunale. Le informazioni relative agli scenari ed alle condizioni di rischio ipotizzate agenti sul territorio sono riportate al cap.2 schede tecniche.

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III.2.2 EVENTO NEVE, GHIACCIO, ONDATE DI GRANDE FREDDO III.2.2.1 Generalità Quando le temperature, nei bassi strati dell’atmosfera, si avvicinano allo zero, le precipitazioni assumono carattere di neve e, a seconda dell’intensità e della persistenza del fenomeno, possono accumularsi in maniera consistente al suolo, creando problemi alla circolazione. Il fenomeno può interessare anche aree molto estese, coinvolgendo la totalità delle persone e delle attività del territorio. Inoltre, successivamente alle nevicata, in alcune situazioni le temperature scendono nettamente al di sotto dello zero, dando quindi luogo alla pericolosa formazione di lastroni di ghiaccio su strade e marciapiedi, costituendo un rischio ancora maggiore del manto nevoso sia per la stabilità e l’aderenza dei veicoli sia per l’equilibrio delle persone. La Giunta Provinciale di Roma con la deliberazione n. 1201/52 del 15/12/2010 ha approvato un piano specifico da attuarsi in caso emergenza dovuta a neve e ghiaccio. Considerata la particolare esposizione di alcune porzioni del territorio e del sistema viario provinciale a questo tipo di emergenze, il Piano si è reso necessario per rispondere in maniera efficace distribuendo le risorse sul territorio anche al fine di utilizzare in maniera più razionale le attrezzature delle associazioni di volontariato e dei gruppi comunali di protezione civile presenti nella provincia. Nel corso delle attività di aggiornamento costante del Piano neve e delle attività di implementazione delle risorse per fronteggiare le emergenze, e in vista di un periodo di elevata allerta per il rischio neve e ghiaccio, la Provincia di Roma ha provveduto ad accrescere il numero di mezzi e attrezzature dislocate sul territorio per la gestione delle criticità. La versione più recente del Piano neve della Provincia di Roma è stata redatta nel 2014.

III.2.2.2 Dati climatici Il Piano neve redatto dalla Provincia di Roma suddivide il territorio provinciale in 11 ambiti distinti sulla base delle temperature medie (rilevate nell’anno 2007), raggruppate in 3 differenti fasce di temperatura (12°C-14°C, 14°C-16°C e 16°C-18°C), e di fasce altimetriche, distinte dalla quota 500 m slm alla quota 1700 m slm ogni 200 metri. Il territorio di Santa Marinella raggiunge la massima quota altimetrica, pari appena a 317 mslm, lungo le pendici collinari in località Monte Cupellaro, supera la quota di 200 mslm nella zona di Poggio Pontoncino, Monte Cipolloso e di Poggio Alto, mentre la gran parte del territorio è situata al di sotto dei 200 mslm. Tuttavia, le caratteristiche morfologiche, climatiche ed ambientali dei rilievi di Santa Marinella, che costituiscono le propaggini collinari dei Monti della Tolfa, appaiono poco assimilabili a quelle del territorio costiero. Si è ritenuto pertanto opportuno esaminare anche le condizioni climatiche della fascia di territorio posta più a monte, che comprende la Maremma laziale interna e la regione Tolfetana e Sabatina. Per approfondire l’andamento climatico di Santa Marinella, alla luce delle differenti caratteristiche sopra evidenziate, si è proceduto ad effettuare alcuni approfondimenti statistici elaborati, per gli anni dal 2005 al 2014, a partire dalle rilevazioni meteorologiche della di Civitavecchia che, essendo ubicata in Santa Marinella presso il Lungomare Marconi, è idonea a descrivere le caratteristiche climatiche del tratto costiero. I suddetti dati sono stati quindi confrontati con quelli rilevati presso la stazione di Allumiere, posta a 549 m.s.l.m., che si è assunta, seppure con le necessarie approssimazioni, come indicativa dell’andamento del clima per la zona collinare di Santa Marinella20. Il grafico che segue mostra l’andamento delle temperature medie registrate nel decennio considerato, dalle due stazioni di riferimento.

20 I dati sono stati elaborati a partire dalle rilevazioni Regione Lazio – Ufficio Idrografico e Mareografico consultato nel mese di marzo 2015.

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Fig. III.3: Andamento della temperatura media nell’area oggetto di studio

Nelle zone di pianura o costiere, spesso, le nevicate sono legate a irruzioni di aria fredda accompagnate da un sensibile abbassamento della temperatura: per nevicare la temperatura dell'aria deve infatti essere sottozero (tra 0° e -1° gradi centigradi) oppure intorno allo zero gradi (al massimo +1°). Dall’analisi delle temperature minime registrate dalle stazioni prese a riferimento, è possibile individuare i mesi durante i quali è maggiore la probabilità che la temperatura raggiunga lo zero. La tabella seguente mostra le temperature vicine o prossime allo zero registrate nell’ultimo decennio nel territorio di Santa Marinella: si può notare come tale temperatura sia stata raggiunta con maggiore frequenza nel mese di dicembre; è dunque in questo mese, e poi in quello di febbraio, durante il quale è maggiore la probabilità di neve a bassa quota.

Tab. III.9: Temperature minime stazione di Civitavecchia - Fonte: Centro Funzionale Regionale

gen feb mar ott nov dic 2005 1,5 0,8 ‐1,8 4,2 4,2 0 2006 0,4 0,4 1,2 13,5 4,2 5,7 2007 3,9 5,2 4 7 3,7 1 2008 2,3 1,1 3,8 10,4 5,8 2,3 2009 2,6 ‐0,9 3,6 6,5 8,4 0,4 2010 2,4 1,4 2,6 9,3 6,8 ‐2,1 2011 2,6 1,6 2,3 10,4 7,9 0,8 2012 ‐0,1 ‐2,7 6 8 8,2 1,8 2013 2,3 1,4 3 14,9 1,8 6 2014 2,7 6,5 6,4 10,8 9,8 ‐1,4

La tabella seguente mostra le temperature vicine o prossime allo zero registrate nell’ultimo decennio nel territorio di Allumiere: si può notare come tale temperatura sia stata raggiunta con frequenza durante tutto il periodo invernale ed in autunno nel mese di novembre.

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Tab. III.10: Temperature minime stazione di Civitavecchia - Fonte: Centro Funzionale Regionale gen feb mar ott nov dic 2005 ‐4,3 ‐5,1 ‐78,7‐1,9 ‐2,4 2006 ‐5 ‐3,9 ‐1,3 8,8 0,1 0,8 2007 0,1 1,9 0 2,3 0,1 ‐3,8 2008 ‐1,8 ‐3,8 0,8 5,1 0,8 ‐1,6 2009 ‐3 ‐3,3 ‐1,3 2,7 4 ‐4,5 2010 ‐1,6 ‐3 ‐1,7 4,2 1,5 ‐6,8 2011 ‐2,3 ‐2,6 ‐2,6 4,8 4,4 ‐0,7 2012 ‐0,4 ‐6,8 1,8 3,4 5,3 ‐1,5 2013 ‐2 ‐2,9 ‐1,3 12 ‐1,8 4,1 2014 0,8 3 2,1 7,3 7,7 ‐4,2

Il grafico seguente mostra l’andamento medio della temperatura minima durante l’anno registrata dalle due stazioni in esame. Si nota come il territorio di Allumiere, posto al di sopra dei 500 m.s.l.m., sia caratterizzato da temperature al di sotto dello zero e quindi da inverni nevosi, mentre lungo la costa di Santa Marinella, a 7 m.s.l.m. le nevicate siano un evento raro se non del tutto eccezionale.

Fig. III.4: Andamento della temperatura minima nell’area oggetto di studio

Durante i primi mesi del 2012, un’intensa fase di maltempo invernale ha colpito la Penisola, in particolare le regioni del centro e del sud Italia, con straordinarie precipitazioni prevalentemente a carattere nevoso. Le dimensioni dell’evento furono tali che il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale si attivò per monitorare l'evoluzione dello scenario meteorologico e coordinare il volontariato locale e nazionale di protezione civile per supportare le attività di presidio sul territorio e di assistenza della popolazione, in raccordo con i sistemi regionali. Dall’esame dei dati rilevati dalle stazioni in quel periodo, è possibile attingere ulteriori informazioni circa le caratteristiche e la durata dell’eccezionale fenomeno nevoso che ha interessato anche il territorio di Santa Marinella estendendosi fino alla fascia litoranea. Durante i primi 15 giorni del mese di febbraio 2012, le temperature rilevate dalla stazione Civitavecchia di Santa Marinella si sono mantenute intorno allo zero con una media di -0,2°C e una punta di minima pari a -2,7°C.

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Fig. III.5: Andamento della temperatura minima inverno 2012

Dall’esame del grafico sopra riportato si può facilmente desumere che simili eventi nevosi possano verificarsi solo allorquando un’eccezionale ondata di freddo persiste nel territorio per diversi giorni, comportando il permanere per un dato periodo di tempo della temperatura attorno allo zero. Per il territorio di Santa Marinella si tratta dunque di un evento piuttosto raro ed eccezionale: si sono infatti reperite solo altre due testimonianze documentate di eventi analoghi nel medesimo territorio la prima risalente al dicembre del 1986 e la seconda al dicembre del 2010. In conclusione, applicando la medesima metodologia adottata dal Piano neve provinciale, e suddividendo il territorio per fasce altimetriche ogni 200 mslm, si può desumere come da 0 msl e fino a 200 mslm, il territorio costiero di Santa Marinella, ove si registra una temperatura media annua di 17,59 °C, ricada nella fascia di temperatura compresa tra 16°C e 18°C, generalmente a bassissimo rischio neve, mentre il territorio di Allumiere tra 400 msl e fino a 549 mslm, ove si registra una temperatura media annua di 13,90 °C, ricada nella fascia di temperatura compresa tra 12°C e 14°C, e cioè all’interno del territorio a rischio neve elevato. Da quanto sopra, e considerando poi che Allumiere confina a Nord Ovest con Santa Marinella ad una quota media di circa 120 mslm, è ragionevole ritenere che la quota collinare compresa tra 200 m slm e 400 m slm, che include sia una porzione del territorio di Santa Marinella che una porzione di quello di Allumiere, sia assimilabile alla fascia di temperatura intermedia individuata dal Piano neve compresa tra 14°C e 16°C, per la quale il Piano stesso non prevede l’adozione di specifici provvedimenti trattandosi di un territorio esposto a rischio neve medio basso.

III.2.2.3 Scenario di evento ricorrente

Alla luce delle indagini effettuate, per la valutazione degli scenari di rischio si è proceduto, come previsto nelle Linee Guida, ad indentificare le superfici maggiormente esposte al rischio neve e gelate, cui far corrispondere lo scenario di evento ricorrente, assumendo quale scenario di evento massimo l’evento neve di intensità pari a quella registrata per l’anno 2012 che ha interessato l’intero territorio comunale. Per individuare le aree più esposte al fenomeno, è stata individuata la curva altimetrica a 200 m.s.l.m. identificando l’abitato posto al di sopra di detta quota e la viabilità di accesso. Per lo scenario di evento massimo, oltre alla fascia suddetta, si sono considerati i possibili effetti di un evento neve lungo la zona litoranea in particolare con riferimento alle problematiche relative ai tratti stradali ed alla popolazione più sensibile in relazione al fenomeno.

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Per agevolare la localizzazione delle aree individuate ricadenti nello scenario di rischio ricorrente, a ciascuna è stato attribuito un numero identificativo e le stesse sono state descritte mediante l’utilizzo dei punti cardinali, delle denominazioni delle singole località riportate sulla Carta Tecnica Regionale, e delle denominazioni delle strade locali ove presenti. L’abitato esposto al rischio è stato identificato con un numero progressivo riportato nella tabella e cartografato nella mappa del rischio.

1. Poggio Pontoncino/Prato Cipolloso

L’area posta a 200 m.s.l.m. corrisponde alle località Poggio Pontoncino e Prato Cipolloso situata a nord ovest del territorio in prossimità del confine con il Comune di Allumiere. La zona è collegata all’area urbana di Santa Marinella dalla Via Poggio Bellavista. Lungo la via sono presenti alcune case sparse, l’agglomerato del Poggio Pontoncino, la Casa del Guardiano e poche altre abitazioni. Trattandosi di una località collinare raggiungibile solo attraverso la Via Poggio Bellavista, un evento neve o ghiaccio potrebbe rendere poco transitabile la strada determinando l’isolamento della popolazione ivi presente.

III.2.2.4 Scenario di evento massimo

1. Poggio Pontoncino/Prato Cipolloso

L’area posta a 200 m.s.l.m. corrisponde alle località Poggio Pontoncino e Prato Cipolloso situata a nord ovest del territorio in prossimità del confine con il Comune di Allumiere. La zona è collegata all’area urbana di Santa Marinella dalla Via Poggio Bellavista. Lungo la via sono presenti alcune case sparse, l’agglomerato del Poggio Pontoncino, la Casa del Guardiano e poche altre abitazioni. Trattandosi di una località collinare raggiungibile solo attraverso la Via Poggio Bellavista, un evento neve o ghiaccio potrebbe rendere poco transitabile la strada determinando l’isolamento della popolazione ivi presente.

2. Centro urbano Santa Marinella

L’estensione, l’impatto e la durata di un fenomeno di neve o ghiaccio interessante la fascia costiera di Santa Marinella, cui corrisponde il centro urbano, può determinare principalmente problematiche connesse alla transitabilità delle strade e difficoltà o interruzione dell’erogazione dei servizi essenziali. Nel primo caso, la formazione di cumuli di neve o di ghiaccio sulle strade può determinare per i veicoli un aumento dell’incidentalità stradale, nonché il rallentamento o il blocco del flusso di traffico lungo le arterie della viabilità di scorrimento (Aurelia) e della viabilità locale, per i pedoni il rischio di scivolamento e cadute accidentali. L’evento neve o ghiaccio può altresì comportare l’interruzione dei servizi a rete: particolarmente esposto a tale rischio è il servizio idrico dal momento che il congelamento o la rottura delle condotte può causare l’interruzione della fornitura dell’acqua, ma anche il servizio elettrico può subire interruzioni, in ragione di danni alle linee della media ed alta tensione o di sovraccarichi della rete determinati dall’uso massivo di impianti di riscaldamento a corrente (es. pompa di calore); danni materiali possono in generale interessare anche la rete di telecomunicazioni e quella del gas. In conseguenza dei fenomeni sopradescritti, l’evento neve può determinare disagi per la popolazione, in particolare per quella maggiormente bisognosa di assistenza (anziani, bambini e disabili) e rendere difficoltosa la gestione di servizi essenziali, quali quelli erogati dalle strutture scolastiche, sanitarie ed assistenziali e del trasporto pubblico locale, e di servizi di ambito turistico-ricreativo come quelli erogati dalle strutture alberghiere e della ristorazione.

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In conseguenza dell’evento neve, possono inoltre verificarsi eventi di carattere idrogeologico connessi allo scioglimento dei ghiacci ed alla formazione di piene nei fossi e di innesco di piccole frane nelle zone maggiormente a rischio (si veda nel merito la sezione dedicata a tali rischi).

Le informazioni relative agli scenari ed alle condizioni di rischio ipotizzate agenti sul territorio sono riportate al cap.2 schede tecniche.

III.2.3 EVENTO INCENDI BOSCHIVI E DI INTERFACCIA III.2.3.1 Definizioni e classificazione degli incendi Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività a espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all'interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree. In altre parole, l'incendio boschivo può presentarsi come incendio che interessa il bosco o le aree ad esso assimilate, oppure come incendio di interfaccia, nel caso in cui minacci aree di interfaccia urbano- rurale, caratterizzate da stretta interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali. L’incendio di interfaccia può avere origine sia in prossimità dell'insediamento (ad es. dovuto all'abbruciamento di residui vegetali o all'accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi urbani e/o periurbani) sia come derivazione da un incendio di bosco. Gli incendi di interfaccia assumono particolare rilievo laddove, specialmente nelle aree costiere composte per lo più da pinete e macchia mediterranea e caratterizzate da uno stretto contatto con i centri abitati, creano situazioni di rischio elevato per le persone, le abitazioni e le infrastrutture viarie poiché le costruzioni non sono generalmente dotate di fasce di sicurezza prive di combustibile vegetale e ciò le rende particolarmente vulnerabili in caso di incendi di intensità elevata. Inoltre, le aree percorse dal fuoco sono spesso a maggiore rischio frana e la vicinanza con l’abitato aumenta la possibilità di danni alle strutture. In linea di principio, è possibile distinguere tre differenti configurazioni di contiguità e contatto tra aree con dominante presenza vegetale ed aree antropizzate: - interfaccia classica: frammistione fra strutture ravvicinate tra loro e vegetazione (es. periferie dei centri urbani e villaggi); - interfaccia mista: presenza di molte strutture isolate e sparse nell’ambito del territorio ricoperto di vegetazione combustibile; - interfaccia occlusa: zone con vegetazione combustibile limitate e circondate da strutture prevalentemente urbane (come ad esempio parchi o aree verdi o giardini nei centri urbani). Perché un incendio si sviluppi sono sempre necessari gli elementi che costituiscono il cosiddetto "triangolo del fuoco", cioè il combustibile (arbusti, legno, etc.), il comburente (l'ossigeno) e la temperatura di combustione. Mentre i primi due elementi sono sempre disponibili, la temperatura necessaria all'accensione è presente solo in determinate condizioni. Dunque le variabili che influenzano l’innesco e la diffusione dell'incendio sono principalmente rappresentate dal tipo di combustibile, dalle condizioni meteorologiche e dalla morfologia del terreno. Per quanto riguarda il combustibile, ambienti quali pascoli ed aree colturali sono a rischio di incendio basso per l’esiguità dei materiali disponibili, di contro sono ambienti ad alto rischio di incendio i boschi, i cespuglieti, gli arbusteti, la macchia mediterranea e più in generale le situazioni di disordine colturale. Le condizioni meteorologiche possono influenzare in maniera determinante il comportamento dell’incendio: l’umidità del suolo ed atmosferica influenza il tenore di quella della vegetazione, le temperature alte preriscaldano i combustibili riducendone il tenore idrico ed aumentandone la velocità di combustione, il vento, apportando grandi quantità di aria e quindi di ossigeno per la combustione, essicca i

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile materiali vegetali facendo evaporare l’acqua, produce spostamenti, volatilizzazione e salti di particelle in condizioni di combustione attiva, determina l'avanzamento della linea del fuoco, provoca il preriscaldamento del materiale legnoso e quindi nuovi punti d'inizio e di continuazione del fuoco. Anche la morfologia del terreno influenza l’incendio: l’esposizione determina l'irraggiamento solare e quindi influisce sulla temperatura e sull’umidità (l’esposizione a sud - ovest è la più calda e quindi la più pericolosa); la pendenza, facilita l’avanzamento del fuoco verso le zone più alte pre-riscaldando con la convezione dell’aria calda i combustibili sovrastanti (il fuoco si sviluppa più rapidamente in salita che in discesa), e favorisce il rotolio verso il basso di materiali infiammati che possono accendere nuovi focolai, la presenza di burroni, crepacci o strettoie, all’interno dei quali il fuoco avanza con la massima rapidità per l’intensità del tiraggio dell’aria calda. Diversi altri fattori riconducibili all’uomo favoriscono poi lo sviluppo degli incendi nei boschi: l'afflusso turistico, l'abbandono rurale delle campagne, l'attività di particolari pratiche agronomiche e pastorizie, le vendette, le speculazioni. Per quanto riguarda la causa degli incendi, le statistiche dimostrano come la caratteristica più evidente del fenomeno degli incendi boschivi sia la dolosità o volontarietà, cioè la predeterminata volontà di appiccare il fuoco. Del tutto trascurabili sono invece gli incendi per cause naturali e accidentali, quelle cioè in cui l’evento, pur causato da azione antropica, non è imputabile a negligenza o volontà di fare danno (per esempio, l’incendio causato da scintille di attrito di mezzi meccanici) ma a causa di forza maggiore.

III.2.3.2 Norme di riferimento Al fine di conservare il patrimonio boschivo e difenderlo dagli incendi è stata emanata la Legge n. 353/2000 (legge quadro in materia di incendi boschivi) che affida alle Regioni la competenza in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi, mentre allo Stato riserva la funzione di indirizzo e di coordinamento di tali attività. Al Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, attraverso il Coau - Centro Operativo Aereo Unificato, è affidato il coordinamento dei mezzi della flotta aerea antincendio dello Stato, alcuni di proprietà o noleggiati dal Dipartimento, altri resi disponibili dalle altre amministrazioni dello Stato (Esercito Italiano, Corpo Forestale dello Stato, Aeronautica Militare, Vigili del Fuoco, Marina Militare e Capitanerie di Porto). Il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile garantisce e coordina sul territorio nazionale le attività di spegnimento avvalendosi del Centro Operativo Aereo Unificato (C.O.A.U.)21 Le Regioni programmano la lotta attiva, attraverso i Piani AIB di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi e, mediante l’istituzione della Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.), assicurano il coordinamento delle proprie strutture antincendio con quelle statali con una operatività di tipo continuativo nei periodi a rischio incendio boschivo, come individuati da appositi provvedimenti regionali. Con la Legge Regionale n. 14/1999, la Regione Lazio ha individuato le funzioni amministrative riservate alla Regione stessa e quelle attribuite o delegate a Province, Comuni, Comunità Montane o altri enti locali o funzionali, in materia di boschi, foreste, protezione civile e lotta agli incendi boschivi. Con il D.M. 20 dicembre 2001, il Ministero dell’Interno ha emanato le linee guida in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi definendo sia lo schema che i contenuti del Piano regionale prevedendo, altresì, che la redazione dello stesso sia adattata alle specifiche strutturazioni operative e realtà territoriali regionali, affinché le finalità possano essere raggiunte in tempi brevi e con il massimo dei risultati. Con la Legge Regionale n. 39/2002, la Regione ha quindi specificato le modalità di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, prevedendo, tra l’altro, l’adozione del piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, da redigersi sulla base delle linee guida e delle direttive statali di cui all’ articolo 3 della Legge n. 353/2000 ed in coerenza con gli indirizzi della

21 Con il D.L.59/2012, tale competenza è stata trasferita al Ministero dell’Interno – Vigili del Fuoco

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile programmazione regionale in materia di protezione civile di cui alla legge regionale 11 aprile 1985, n. 37 e successive modifiche. La L.R. n. 39/2002, inoltre, nel definire le attività di prevenzione incendi, all’art. 66 ha demandato alla Regione ed agli Enti locali il compito di promuovere, almeno trenta giorni prima dell’inizio del periodo a rischio di incendi boschivi, campagne di informazione alla popolazione in merito alle cause determinanti l’innesco di incendio e la sua propagazione nonché le norme comportamentali da rispettare in situazione di pericolo, avvalendosi di ogni forma di comunicazione, in conformità alla normativa vigente ed alle previsioni del piano. L’art. 69, del medesimo provvedimento di Legge ha inoltro imposto alle amministrazioni comunali il censimento dei soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, e la redazione di un apposito catasto da redigersi, secondo le modalità previste dall'articolo 10, comma 3 della l. 353/2000, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato con cadenza annuale ed entro il 30 dicembre di ogni anno i comuni, singoli o associati, inviano il relativo aggiornamento alla Regione. In caso di inadempimento, l’ultimo comma dell’art. 68 prevede che, decorso il termine, “qualora il catasto non sia stato realizzato, si provvede in via sostitutiva ai sensi della normativa vigente in materia di controllo sugli enti locali”. Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3606 del 28 agosto 2007 recante “Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territorio delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione Siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione” è stato poi introdotto l’obbligo, per i Sindaci dei comuni interessati di predisporre appositi piani comunali di emergenza che tengano prioritariamente conto delle strutture maggiormente esposte al rischio di incendi di interfaccia, al fine di salvaguardare i beni e provvedere all’assistenza della popolazione. La predisposizione di tali piani di emergenza comunali deve essere attuata sulla base della perimetrazione e classificazione delle aree esposte ai rischi derivanti dal manifestarsi di possibili incendi di interfaccia, nonché dell’organizzazione dei modelli di intervento effettuata dalle Prefetture UTG con il coordinamento delle Regioni ed in collaborazione con le Province interessate, con l’ausilio del Corpo Forestale dello Stato e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nonché delle Associazioni di Volontariato ai diversi livelli territoriali. Le Province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli artt. 19 e 20 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, assicurano lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta e alla elaborazione dei dati interessanti la Protezione Civile nonché alla realizzazione dei programmi di previsione e prevenzione. Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 546/2008, la Regione Lazio ha provveduto ad adottare il primo Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi per il triennio 2008-2010. Con successiva Deliberazione n. 415 del 16 settembre 2011, pubblicata sul supplemento ordinario n. 169 del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 37 del 7 ottobre 2011, la Giunta regionale del Lazio, ha approvato l’edizione del "Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi" valida per il triennio 2011-2014”. Il Piano costituisce il più recente documento programmatico della Regione per organizzare e coordinare in modo efficace tutte le attività riguardanti l'antincendio boschivo, dalle fasi di previsione e prevenzione, fino alla predisposizione di risorse e mezzi necessari al contrasto e alla lotta attiva al fenomeno incendi boschivi. Il Piano, individua: a) le cause determinanti ed i fattori predisponenti l’incendio; b) le aree percorse dal fuoco nell’anno precedente, rappresentate con apposita cartografia;

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile c) le aree a rischio di incendio boschivo rappresentate con apposita cartografia tematica aggiornata, con l’indicazione delle tipologie di vegetazione prevalenti; d) i periodi a rischio di incendio boschivo, con l’indicazione dei dati anemologici e dell’esposizione ai venti; e) gli indici di pericolosità fissati su base quantitativa e sinottica; f) le azioni determinanti anche solo potenzialmente l’innesco di incendio nelle aree e nei periodi a rischio di incendio boschivo di cui alle lettere c) e d); g) gli interventi per la previsione e la prevenzione degli incendi boschivi anche attraverso sistemi di monitoraggio satellitare; h) la consistenza e la localizzazione dei mezzi, degli strumenti e delle risorse umane nonché le procedure per la lotta attiva contro gli incendi boschivi; i) la consistenza e la localizzazione delle vie di accesso e dei tracciati spartifuoco nonché di adeguate fonti di approvvigionamento idrico; l) le operazioni silvicolturali di pulizia e manutenzione del bosco, con facoltà di previsione di interventi sostitutivi del proprietario inadempiente in particolare nelle aree a più elevato rischio; m) le esigenze formative e la relativa programmazione; n) le attività informative; o) la previsione economico-finanziaria delle attività previste nel piano stesso.

III.2.3.3 Dati ambientali La porzione collinare del territorio a monte del centro urbano di Santa Marinella, ove si concentra la maggior parte delle aree vegetate, è inserita all’interno della ZPS1 (zona a protezione speciale) denominata “Comprensorio Tolfetano Cerite Manziate”, istituita con D.G.R. 19/07/2005 n. 651, che ha un’estensione complessiva di circa 115 km2 e una superficie boscata di oltre 6 km2 pari a circa il 55% dell’intero territorio. Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTRP) individua nel territorio di Santa Marinella diverse aree boscate e verdi che sottopone a vincolo paesistico ai sensi dell’articolo 142 co1, lettera g), del Codice: - paesaggio naturale territori caratterizzati dal maggiore valore di naturalità e seminaturalità in relazione alla totale presenza di specifici beni di interesse vegetazionale e geomorfologico o rappresentativi di particolari nicchie ecologiche;

- paesaggio naturale di continuità territori che presentano elevato valore di naturalità e seminaturalità in quanto collocati internamente alle aree dei paesaggi naturali o immediatamente adiacenti ad essi con i quali concorrono a costituire un complesso ambientale unitario o ne costituiscono irrinunciabile area di protezione;

- paesaggio naturale agrario territori a prevalente conduzione agricola collocati in ambiti naturali di elevato valore ambientale;

- paesaggio agrario di valore aree di uso agricolo caratterizzate da qualità paesistica. Sono territori aventi una prevalente funzione agricola-produttiva con colture a carattere permanente o colture a seminativi di grande estensione, profondità e omogeneità.

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Fig. III.6: Paesaggio naturale ed agrario ‐ Fonte: Piano Territoriale Paesistico Regionale

Dall’esame della Carta dell’Uso del Suolo (CUS) elaborata nell’ambito del progetto Corine Land Cover22 è possibile desumere ulteriori importanti informazioni circa la tipologia delle aree boscate e verdi. Sulla base delle definizioni riportate nel Piano AIB, all’interno del territorio di Santa Marinella si possono identificare: AREE BOSCATE - boschi di latifoglie Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi, ma anche da cespugli e arbusti, nelle quali dominano le specie forestali latifoglie. La superficie a latifoglie deve costituire costituisce almeno il 75% della componente arborea forestale. Sono compresi in tale classe anche le formazioni boschive ripariali. Dette caratterizzano le zone di Macchia del Semaforo, San Silvestro, Spolverino (fontanile di Valle semplice), Buche di Brancaleone (fosso delle buche), Macchia dei Carbonari, la zona del Ponton del Castrato e di Santa Maria Morgana, la Macchia della Fornacetta, la Macchia del Monte Cupellaro AMBIENTI CARATTERIZZATI DA COPERTURA VEGETALE PREVALENTEMENTE ARBUSTIVA E/O ERBACEA IN EVOLUZIONE NATURALE - aree a vegetazione boschiva e arbustiva Vegetazione arbustiva o erbacea con alberi sparsi. Formazioni che possono derivare dalla degradazione della foresta o da rinnovazione della stessa per ricolonizzazione di aree non forestali o in adiacenza ad aree forestali. Dette aree rappresentano quasi il 4% del territorio, caratterizzano le zone a ridosso della Macchia dei Carbonari, e della Macchia del Monte Cupellaro, la zona della rimessa delle Guardiole. - aree a pascolo naturale

22 Corine Land Cover 2006 IV Livello, fonte: Sistemi Informativi Ambientali Ispra

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Aree foraggere a bassa produttività. Sono spesso situate in zone accidentate e/o montane. Sulle aree interessate dalla classe non sono di norma presenti limiti di particelle (siepi, muri, recinti), intesi a circoscriverne e localizzarne l’uso. Dette aree rappresentano poco più del 4% del territorio, caratterizzano le zone collinari settentrionali al confine con Allumiere (prato cipolloso). ZONE AGRICOLE ETEROGENEE - sistemi colturali complessi Mosaico di appezzamenti singolarmente non cartografabili con varie colture temporanee, prati stabili e colture permanenti occupanti ciascuno meno del 50% della superficie dell’elemento cartografato. SUPERFICI AGRICOLE UTILIZZATE - seminativi in aree non irrigue Sono da considerare perimetri non irrigui quelli dove non siano individuabili per fotointerpretazione canali o strutture di pompaggio. Vi sono inclusi i seminativi semplici, compresi gli impianti per la produzione di piante medicinali, aromatiche e culinarie e le colture foraggere (prati artificiali), ma non i prati stabili. - aree colturali abitate Superfici occupate da costruzioni residenziali isolate che formano zone insediative disperse negli spazi seminaturali o agricoli. - prati stabili (foraggere permanenti) Superfici a copertura erbacea densa a composizione floristica rappresentata principalmente da graminacee non soggette a rotazione. Sono per lo più pascolate, ma il foraggio può essere raccolto meccanicamente. Ne fanno parte i prati permanenti e le marcite. Sono comprese inoltre aree con siepi.

Fig. III.7: Carta dell’uso del suolo ‐ Fonte: ISPRA – Progetto Corine Land Cover

La Carta dell’habitat elaborata mostra come le superfici boschive di latifoglie identificate nella CUS siano costituite prevalentemente da leccete (presenti nella parte collinare occidentale e centrale di Santa Marinella) e da cerrete (che occupano la collina più a est e si propagano nel territorio di Tolfa). Le aree a

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile vegetazione boschiva o arbustiva sono invece caratterizzate principalmente da rovi e prati aridi (macchia mediterranea)

Fig. III.8: Carta dell’habitat ‐ Fonte: ISPRA Carta della Natura

Va rilevato infine che il territorio di Santa Severa ospita la Riserva naturale regionale di Macchiatonda, istituita nel 1983 (LR 54/1983 e DGR 5777/1986) che si estende per 244 ettari tra l’Aurelia e il mare ed è divisa in due zone: la zona B, a gestione agricola, e la zona A, che conserva gli habitat di maggior pregio lungo la fascia costiera. La Riserva di Macchiatonda è una zona SIC (Sito di importanza comunitaria).

III.2.3.4 Dati climatici Il Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi 2011-2014, nel seguito Piano AIB, identifica per il territorio laziale quattro differenti regioni bioclimatiche, definite in base ai dati di temperatura e precipitazione integrati con alcuni indici bioclimatici e dal censimento delle specie legnose. Rispetto alla ripartizione adottata, il territorio di Santa Marinella risulta suddiviso fra due differenti regioni bioclimatiche: la parte litoranea appartiene alla “regione mediterranea”, mentre quella interna appartiene alla “regione mediterranea di transizione”. Di seguito si riportano le informazioni relative alle due regioni bioclimatiche cui appartiene Santa Marinella desunte dal Piano AIB 2011/201423. Regione mediterranea: comprende la zona litoranea del Lazio. E‘ caratterizzata da condizioni climatiche caldo-aride; si estende dalle zone con aspetti più xerici della macchia mediterranea (Isole Ponziane - precipitazioni medie annue di 649 mm, aridità estiva di 5 mesi e temperatura media delle minime del mese più freddo di 8,3 °C), fino ai querceti misti di caducifoglie dell’Agro Pontino, caratterizzati da aridità estiva di 4 mesi - temperatura media delle minime del mese più freddo di circa 4 °C.

23 Studio del fitoclima del Lazio (Blasi, 1994) in Regione Lazio – Piano AIB 2011/2014.

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Regione mediterranea di transizione: è la fascia di territorio che comprende la Maremma laziale interna, la regione Tolfetana e Sabatina, la Campagna Romana, i Colli Albani e i versanti sud-occidentali dell’anti Appennino meridionale, fino alla piana di Pontecorvo e Cassino. È caratterizzata da precipitazioni annuali comprese tra 810 e 1519 mm, un’aridità estiva ridotta a due-tre mesi ed una temperatura media delle minime del mese più freddo intorno ai 2,3 °C – 4 °C. La vegetazione forestale prevalente è rappresentata dalle leccete, dai querceti a roverella e dalle cerrete.

Il Piano AIB riporta inoltre le analisi relative alla siccità24, intesa come il decremento dell’acqua disponibile in un particolare periodo e per una particolare zona. Il Piano chiarisce come la siccità sia da considerarsi come una normale e ricorrente caratteristica del ciclo idrologico e vada pertanto distinta dall’aridità, che è invece ristretta ad aree geografiche con poca precipitazione e risulta pertanto una caratteristica permanente del clima. Tra le zone di attenzione soggette al rischio siccità nella Regione Lazio, in particolare nel periodo maggio-settembre, vi è il litorale romano, caratterizzato da precipitazioni medie annuali comprese tra 593 e 811 mm, temperatura media annuale tra 15 e 16.4 °C, ed aridità intensa da maggio ad agosto. Per poter ulteriormente approfondire l’andamento climatico del territorio di Santa Marinella, alla luce delle differenti caratteristiche sopra evidenziate, si è ritenuto utile effettuare alcuni approfondimenti statistici elaborati, per gli anni dal 2004 al 2011, a partire dalle rilevazioni meteorologiche della stazione di Allumiere, che si assume significativa anche per la zona collinare di Santa Marinella, e della stazione di Civitavecchia che, essendo ubicata in Santa Marinella presso il Lungomare Marconi, è idonea a descrivere le caratteristiche del tratto costiero25.

Tab. III.11: Dati termo‐pluviometrici stazione di Allumiere - Fonte: Centro Funzionale Regionale Allumiere 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Precipitazioni annuali cumulate 1167,6 1243,8 839,4 596,8 1213,2 1036,2 1303,4 718 (mm) Giorni di pioggia per anno 95 92 69 69 92 89 102 56 (precipitazioni ≥1 mm) Precipitazioni cumulate da maggio a 208,4 243 303,6 160,8 190,8 258,4 206,8 192,2 settembre, anni 2004 – 2011 (mm) Giorni di pioggia da maggio a 18 15 18 14 19 17 20 11 settembre (precipitazioni ≥1 mm)

Temperatura media annuale (°C) 14 12,8 13,8 14 13,8 14 13,3 14,4

Temperatura media da maggio a 19,4 19,76 19,96 19,8 19,88 20,96 19,72 20,7 settembre, anni 2004 – 2011 (°C)

24 Studio della siccità (Wilhite, 1993) in Regione Lazio – Piano AIB 2011/2014. 25 I dati sono stati elaborati a partire dalle rilevazioni Regione Lazio – Ufficio Idrografico e Mareografico consultato nel mese di marzo 2015.

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Tab. III.12: Dati termo‐pluviometrici stazione di Civitavecchia - Fonte: Centro Funzionale Regionale Civitavecchia 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Precipitazioni annuali cumulate (mm) 648,8 750,4 401,2 351,2 722,4 636 695 537

Giorni di pioggia per anno 74 76 47 52 71 66 83 52 (precipitazioni ≥1 mm) Precipitazioni cumulate da maggio a 91,2 161,2 162 73 94 188,8 91,8 138,6 settembre, anni 2004 – 2010 (mm) Giorni di pioggia da maggio a 11 16 12 12 12 10 17 10 settembre (precipitazioni ≥1 mm)

Temperatura media annuale (°C) 17,5 17 17,9 17,8 17,5 17,8 17,2 17,5

Temperatura media da maggio a 22,66 23,36 23,62 23,14 22,98 24 23,02 23,08 settembre, anni 2004 – 2011 (°C)

I dati elaborati confermano una significativa variazione dei dati pluviometrici e soprattutto termometrici rilevati dal pluviometro di Allumiere e da quello di Santa Marinella, sintomatica della differenza di clima esistente tra la fascia collinare e quella costiera nell’ambito del medesimo territorio. In dettaglio: - il territorio collinare è caratterizzato da precipitazioni medie annuali comprese tra 596 e 1303 mm (precipitazione media 1014 mm/anno) e da una temperatura media annuale da 12,8 a 14,4 °C; - il territorio costiero è caratterizzato da precipitazioni annuali comprese tra 351 e 750 mm (precipitazione media 593 mm/anno) e da una temperatura media annuale da 17 a 17,9 °C. Il grafico seguente riporta lo scostamento dei dati pluviometrici e termometrici rilevati.

Fig. III.9: Andamento dei dati pluviometrici nell’area oggetto di studio

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Fig. III.10: Andamento dei dati termometrici nell’area oggetto di studio

Il confronto dei due grafici sopra riportati dimostra come il territorio collinare sia caratterizzato da un clima maggiormente piovoso e da temperature medie generalmente più basse rispetto alla fascia costiera che, invece, risulta particolarmente esposta al fenomeno della siccità, in particolare nei mesi estivi, atteso che i valori termometrici rilevati risultano superiori ed i valori pluviometrici inferiori ai rispettivi valori individuati per definire la soglia di attenzione per il rischio siccità lungo il litorale romano. Per quanto riguarda l’analisi della direzione dei venti, e sulla base delle indagini compiute nell’ambito del Piano AIB, il territorio di Santa Marinella appare soggetto ai medesimi venti rilevati dall’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’innovazione dell’Agricoltura nel Lazio (ARSIAL) presso la stazione di Cerveteri del Servizio Integrato Meteorologico26. Sulla base degli approfondimenti effettuati dal Piano AIB, relativamente all’anno 2010, il territorio è soggetto a venti provenienti da Ovest - Sud Ovest, da Ovest – Nord Ovest e da Sud – Sud Est come mostrato in figura.

Fig. III.11: Carta dei venti prevalenti anno 2010 stazione di Cerveteri Fonte: Piano AIB – ARSIAL gennaio 2010 W‐SW

febbraio 2010 W‐SW

26 Cfr. ARSIAL ‐ Servizio Integrato Meteorologico stazione in località Campo di mare presso Cerveteri (RM)

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marzo 2010 W‐NW

aprile 2010 S‐SE

maggio 2010 W‐SW

giugno 2010 W‐NW

luglio 2010 W‐SW

agosto 2010 W‐SW

settembre 2010 W‐SW

ottobre 2010 W‐SW

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dicembre 2010 S‐SE

Approfondendo ulteriormente l’esame dei dati resi disponibili dal Servizio Integrato Meteorologico relativi al periodo 2009 – 2012, come mostra la tabella seguente, si può certamente affermare che le direzioni prevalenti del vento, in particolare nei mesi estivi, siano quella da Ovest – Sud Ovest e quella da Sud – Sud Ovest. Il vento soffia cioè prevalentemente dal mare in direzione dei monti con una velocità media di 2,5 m/s. Tab. III.13: Dati anemometrici stazione di Cerveteri - Fonte: Centro ARSIAL 2009 2010 2011 2012 gennaio S‐SE W‐SW S‐SE W‐SW febbraio W‐NW W‐SW S‐SE N‐NE marzo W‐SW W‐NW S‐SE S‐SE aprile S‐SE S‐SE W‐SW W‐SW maggio S‐SE W‐SW W‐NW W‐SW giugno W‐NW W‐NW W‐NW S‐SE luglio W‐NW W‐SW W‐SW W‐NW agosto S‐SW W‐SW W‐SW W‐SW settembre S‐SW W‐SW W‐SW S‐SE ottobre W‐SW W‐SW S‐SE W‐SW novembre W‐SW W‐SW S‐SE S‐SW dicembre W‐SW S‐SE W‐SW W‐SW

III.2.3.5 Analisi di pericolosità La valutazione dei rischi nelle diverse aree del territorio è fondamentale per supportare l’attività di programmazione delle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. Per la classificazione delle aree a rischio di incendi boschivi, il Piano AIB, prende in considerazione diverse variabili di base, e precisamente: - vulnerabilità, - rischio potenziale, - rischio reale, - valore ecologico, - variabilità climatica. Di seguito si riporta una sintetica descrizione degli indici di valutazione delle cinque componenti.

Indice di pericolosità (Pe): individua complessivamente e in modo indifferenziato l’esposizione, in termini di superficie, di ogni singolo Comune al rischio di incendio boschivo. L’indice è elaborato sulla base delle

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile classi della Carta di uso del suolo della Regione Lazio (CUS), indicando il rapporto tra le superfici complessive delle diverse formazioni vegetazionali e le corrispondenti superfici comunali.

Fig. III.12: Carta dell’uso del suolo – Fonte Regione Lazio Piano AIB

Indice di rischio potenziale (Rp): L’indice viene calcolato attribuendo un peso diverso alle diverse formazioni vegetali (fitocenosi) in base alla propensione intrinseca all’innesco e propagazione degli incendi. Tenendo conto delle condizioni fitoclimatiche del territorio laziale, sono stati individuati 4 diversi livelli di rischio potenziale da molto alto a basso. Fig. III.13: Propensione intrinseca all’innesco e propagazione di incendi – Fonte Regione Lazio Piano AIB

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Indice di rischio reale (Rr): si basa sulla reale incidenza del fenomeno, sia in termini di superficie effettivamente percorsa dal fuoco, sia in termini di numerosità degli incendi che si sono sviluppati in ciascun Comune negli anni 2006-2010. L’indice Rr viene calcolato come rapporto tra le superfici complessivamente percorse dal fuoco (SPF) e le rispettive superfici di interesse AIB, corretto per un parametro C, relativo alla classe di numerosità degli incendi verificatisi. Questo indice rappresenta un importante fattore correttivo costituito dall’incidenza effettiva del fenomeno incendi boschivi verificatasi nell’arco temporale preso in considerazione per l’aggiornamento del Piano.

Fig. III.14: Aree percorse dal fuoco Provincia di Roma (2006‐2010) – Fonte Regione Lazio Piano AIB

Valore ecologico (Ve): per il calcolo di questo indice è stata utilizzata la Carta della Natura (ISPRA), recentemente messa a punto per il Lazio, e in particolare i valori di rilevanza ecologica attribuiti da Ispra ad ogni habitat. L’indice a livello comunale è stato calcolato come media del valore ecologico dei poligoni dei diversi habitat ricadenti nei confini di ogni comune, ponderata per l’estensione delle aree stesse. Questo indice rappresenta il grado di valore ecologico delle diverse formazioni vegetali, considerando anche la loro inclusione in aree designate di importanza naturalistica ed ambientale, ricadenti nei singoli Comuni.

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Fig. III.15: Carta degli Habitat da Carta della Natura ISPRA – Fonte Regione Lazio Piano AIB

Rischio climatico (Rc): rappresenta il rischio associabile alla variabilità meteorologica storicamente osservata nelle diverse porzioni del territorio. Viene determinato sulla base delle variabili temperatura e precipitazioni, analizzate singolarmente, quale media aritmetica tra i due indici relativi.

Fig. III.16: Temperature medie e precipitazioni cumulate medie – Fonte Regione Lazio Piano AIB

A partire dalla combinazione lineare dei cinque indici sopradetti, opportunamente tarati e normalizzati su base regionale, il Piano definisce un Indice di rischio complessivo (IR) a livello comunale, operando una

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile zonizzazione del territorio per fasce di rischio, al fine di individuare il livello di priorità da attribuire al Comune ai fini dell’attuazione delle misure in esso contenute. Nella tabella che segue si riporta, per il Comune di Santa Marinella, il valore degli indici di base normalizzati e il valore dell’indice di rischio complessivo riportati nel Piano e cartografati nelle tavole ad esso allegate.

Tab. III.14: Valori degli indici di rischio e pericolosità Comune di Santa Marinella - Fonte: Piano AIB

Comune IR Pe Rp Rr Ve Rc Santa Marinella 4,15 0,342 0,906 0,027 0,627 0,923

Per il territorio del Comune di Santa Marinella l’indice di pericolosità (esposizione agli incendi) stimato in 0,32 su 1, è piuttosto contenuto. Di contro, per le caratteristiche della vegetazione (latifoglie, macchia mediterranea e cespuglieti), è alto l’indice di propensione all’innesco e propagazione incendi (pari a 0,906 su 1). Dall’esame dell’incidenza effettiva del fenomeno degli incendi boschivi, che nell’arco di tempo esaminato dal 2006 al 2010, fa registrare per il Comune di Santa Marinella n. 3 eventi risalenti al 2008, l’indice di rischio reale è basso (0,027 su 1). Sulla base della rilevanza ecologica attribuita all’habitat di Santa Marinella, l’indice del valore ecologico è relativamente alto (0,627 su 1). Alto è infine il rischio connesso alla variabilità meteorologica del territorio caratterizzato da alte temperature e precipitazioni contenute (indice 0,923). Complessivamente, il Piano AIB classifica il territorio di Santa Marinella ad alto rischio di incendio (indice di rischio complessivo pari a 4,15 su 5). I dati soprariportati dimostrano come i fattori di rischio principali del territorio siano connessi alla tipologia della vegetazione ed alle caratteristiche meteorologiche del sito.

Fig. III.17: Rappresentazione cartografica degli indici di pericolosità e rischio di Santa Marinella – Fonte Regione Lazio Piano AIB

Indice di pericolosità (esposizione agli incendi) Ip = 0,32

Indice di rischio potenziale (caratteristiche intrinseche della vegetazione) Rp = 0,906

Indice di rischio reale (incendi effettivamente avvenuti) Rr = 0,027

Indice valore ecologico (aree protette) Rc = 0,627

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Indice di rischio climatico (temp./pioggia) Rc = 0,923

Indice di rischio complessivo su base comunale IR = 4,5 alto

III.2.3.5 Aree percorse dal fuoco Dall’esame delle indagini condotte nell’ambito del Piano AIB si rileva come (cfr. Tav. 8c del Piano AIB) il Comune di Santa Marinella sia stato in passato interessato, seppure in misura contenuta, da incendi delle aree vegetate. Tuttavia, non avendo l’Amministrazione ad oggi ancora provveduto alla redazione del Catasto degli Incendi Boschivi27, e non disponendo di ulteriori dati provenienti dai rilievi del Corpo Forestale dello Stato relativamente ai soprassuoli già percorsi dal fuoco nel quinquennio precedente, la ricostruzione degli incendi pregressi si è potuta effettuare solamente sulla base dell’analisi delle immagini satellitari disponibili e delle notizie attinte dalla documentazione messa a disposizione dalle organizzazioni di volontariato28. Sulla base degli approfondimenti effettuati, si sono rilevate solo due aree percorse dal fuoco in epoca recente: la prima ubicata a ridosso del fosso di Castelsecco, caratterizzata dalla presenza di arbusti e vegetazione classificata nella Carta dell’Uso del Suolo come area colturale abitata; la seconda posta presso la macchia del Monte Cupellaro, quest’ultima corrispondente all’evento verificatosi nell’estate del

27 Il Catasto degli Incendi Boschivi, reso obbligatorio dalla Legge 353/2000, è stato introdotto dalla L.R. n. 39/2002 che, all’art. 69 stabilisce, ai fini dell’individuazione delle aree boscate e dei pascoli percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, l’obbligo da parte dei Comuni, singoli o associati, entro novanta giorni dalla data di adozione del Piano AIB, di provvedere alla costituzione sulla base di standard procedurali definiti dalla Giunta Regionale. Per i rilievi, il censimento e le cartografie delle aree boscate e dei pascoli percorsi dal fuoco, i Comuni, singoli o associati, possono avvalersi della collaborazione del Corpo Forestale dello Stato. Il Catasto è aggiornato con cadenza annuale ed entro il 30 dicembre di ogni anno i Comuni inviano il relativo aggiornamento alla Regione. Gli standard per il Catasto sono stati approvati con Delibera di Giunta Regionale 27 settembre 2005, n. 824, la quale stabilisce che il Catasto delle aree percorse dal fuoco deve contenere la rappresentazione cartografica75 e i dati relativi a tutti gli incendi boschivi di cui alla Legge n. 353/2000, verificatisi nel territorio di ciascun Comune. I rilievi degli incendi boschivi devono essere riferiti a superfici boscate e a superfici a pascolo e, per ciascuna area, dovranno essere indicati: la numerazione progressiva cronologica per Comune, la data dell’incendio (data inizio e fine), la località (toponimo), la superficie interessata (Ha), le tipologie dell’area interessata (boscata o pascolo) e le particelle catastali interessate. Qualora l’incendio avesse interessato tipologie diverse (bosco o pascolo) appartenenti alla medesima particella catastale, occorre indicare le superfici parziali. L’elenco delle particelle catastali interessate dall’incendio e, pertanto, soggette alle limitazioni previste dalla legge, deve essere esposto per trenta giorni all’albo pretorio comunale, per eventuali osservazioni. Decorso tale termine, i comuni valutano le osservazioni presentate e approvano, entro i successivi sessanta giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni. È ammessa la revisione degli elenchi con la cancellazione delle prescrizioni relative ai divieti di cui al comma 1 dell’art. 10 della Legge n. 353/2000, solo dopo che siano trascorsi i periodi rispettivamente indicati, per ciascun divieto, dal medesimo comma 1.

28 Cfr, www.propyrgi.it

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2010 in località Ponte Nuovo, che arrivò a lambire, oltre a parte della macchia mediterranea di Santa Marinella le case e le proprietà circostanti.

Fig. III.18 Macchia del fosso di Castelsecco: area percorsa dal fuoco – Fonte: ortofoto 2008/satellite 2015

Fig. III.19 Macchia del Monte Cupellaro: area percorsa dal fuoco – Fonte: ortofoto 2008/satellite 2015

III.2.3.6 Scenari di evento ricorrente Alla luce degli approfondimenti effettuati, per la valutazione degli scenari di evento e dei danni attesi conseguenti, si è proceduto, come previsto nelle Linee Guida, ad indentificare le superfici maggiormente esposte al rischio incendi e cioè quelle di tipo boschivo e di tipo arboreo e/o arbustivo. Per ciascuna area, è stata quindi individuata la fascia di contiguità tra la vegetazione e le strutture antropiche e ad essa adiacenti esposte al contatto con i sopravvenienti fronti di fuoco da incendio di interfaccia. La fascia di

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile contiguità individuata, della larghezza di 50 metri ed è riferita pertanto alle aree vegetate maggiormente a rischio. Di seguito si descrivono gli scenari di evento ricorrente, ciascuno corrispondente ad un areale di rischio. e lo scenario di evento massimo atteso riferito ad un evento che interessa più areali di rischio contemporaneamente. Per agevolare la localizzazione delle aree individuate, a ciascuna è stato attribuito un numero identificativo e le stesse sono state descritte mediante l’utilizzo dei punti cardinali, delle denominazioni delle singole località riportate sulla Carta Tecnica Regionale, delle denominazioni delle strade locali ove presenti, nonché dei “fossi” più prossimi. L’abitato esposto al rischio è stato identificato con un numero progressivo riportato nella tabella e cartografato nella mappa del rischio.

1. Macchia del Semaforo (fosso Marangone)

L’area della Macchia del Semaforo, a bosco di latifoglie, si trova al limite del confine comunale di Civitavecchia, nella zona immediatamente a ridosso del fosso Marangone ed ha una superficie di 0,7 km2. La Macchia si diparte dall’altezza dello svincolo Civitavecchia Sud dell’A12 ed al suo interno è situata l’area archeologica della acropoli-necropoli etrusca del Marangone. Trattandosi di un promontorio, la zona è particolarmente esposta ai venti, in specie quelli provenienti dal mare, e pertanto per un incendio boschivo è alta la probabilità che esso si propaghi rapidamente verso il monte raggiungendo anche l’area boschiva di San Silvestro più in alto. Oltre allo svincolo autostradale ed alla zona archeologica, esposte al rischio, perché all’interno della fascia di contiguità, risultano le strutture del Casale Carnevaro situate a Nord della Macchia.

2. San Silvestro (fosso Marangone)

L’area boscata si trova lungo il confine di Civitavecchia a monte della macchia del Semaforo e, dal fontanile le Cesi raggiunge il Poggio Pontoncino comprendendo la località San Silvestro. Anche per questa zona i venti provenienti dal mare potrebbero facilitare la propagazione delle fiamme verso il monte. Lungo la fascia di contiguità sono presenti alcune case sparse in località La Perasseta e tra queste il Podere le Cese adibito a B&B.

3. Macchia dei Carbonari (fosso Marangone)

La Macchia dei Carbonari si estende al confine Nord – Ovest di Santa Marinella ed è collegata senza soluzione di continuità alle aree a vegetazione boschivo-arbustiva poste a Ovest, verso il fosso Marangone e ad est lungo il confine con Allumiere ed alla vasta area a pascolo naturale del Prato Cipolloso. Anche per questa zona i venti provenienti dal mare potrebbero facilitare la propagazione delle fiamme verso il monte, investendo anche le aree a pascolo. Lungo la fascia di contiguità sono presenti poche case sparse (alcune non riportate nella Carta Tecnica Regionale), tra queste la Casa del Guardiano ed alcune abitazioni site al termine della Via Poggio Bellavista all’interno dell’area classificata a pascolo.

4. Rimessa delle Guardiole

Si tratta di un’area caratterizzata da vegetazione boschiva e arbustiva, attraversata dal fosso delle Guardiole a monte dell’A12 che in questo tratto corre lungo un rilevato stradale. All’interno della zona di contiguità sono presenti poche case sparse e terreni adibiti a serre. Il rischio incendio di interfaccia è relativamente basso.

5. Ponton del Castrato (fosso Ponton del Castrato)

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L’area boschiva del Ponton del Castrato si estende immediatamente a ridosso dell’Autostrada A12 tra Via Perazzetta e Via Poggio Bellavista ed è attraversata dall’omonimo fosso. Si tratta di una zona dolcemente degradante esposta ai venti provenienti dal mare. All’interno della fascia di contiguità ricadono poche abitazioni ed un tratto dell’Autostrada A12 (km 49). In caso di incendio, i fumi ed il calore potrebbero pertanto causare disagi alla circolazione di scorrimento veloce.

6. Macchia S.M. Morgana (fosso S. Maria Morgana)

La zona in questione si estende lungo la dorsale orientale del fosso Santa Maria Morgana. L’area, a bosco di latifoglie, lambisce alcune abitazioni in località Colfiorito oltre il fosso che, insieme al Casale di Santa Maria Morgana, sono state inserite nella fascia di contiguità per il rischio incendio di interfaccia.

7. Macchia della Fornacetta

La macchia della Fornacetta si estende lungo il crinale della collina che separa il fosso di Valle semplice dal fosso di Castelsecco e ricomprende la Località Spolverino. L’area a bosco di latifoglie ha un’estensione da monte a valle di circa 2 km per una larghezza di circa 1 km. All’interno dell’area boscata e lungo la fascia di continuità vi sono circa 30 abitazioni, in gran parte villette mono-bifamiliari situate lungo la Via Elcetina a ridosso del fosso Valle di Semplice (includendo in tale numero anche gli edifici in costruzione posti al margine sud-ovest della zona non riportati nella Carta Tecnica Regionale). Poche case isolate (e tra queste una adibita a B&B) sorgono invece lungo il margine orientale del bosco. Per l’esposizione ai venti che soffiano verso N-E, la presenza di numerose abitazioni e le ridotte dimensioni della carreggiata stradale che renderebbero estremamente difficoltosi i soccorsi, la zona di Via Elcetina è certamente quella maggiormente esposta al rischio incendi di interfaccia. In via Elcetina si segnala altresì la presenza di una persona diversamente abile. A conferma del rischio alto di incendio presente in tale zona, lungo il versante opposto si rileva la presenza di un’area già percorsa dal fuoco, posta oltre il fosso di Castelsecco di estensione limitata e non abitata, caratterizzata dalla presenza di arbusti e vegetazione che però la CUS classifica come area colturale abitata.

8. Buche di Brancaleone (fosso delle buche)

L’area, a bosco di latifoglie, è situata nella porzione nord occidentale del territorio ed è attraversata dal fosso delle buche che scorre lungo un alveo protetto ai margini da leggeri rilievi collinari ad est e ad ovest. Per la presenza di venti dominanti che soffiano verso N-E, e la pendenza della collina, vi è una probabilità maggiore che in caso di incendio il fronte di fuoco si diriga verso il settore orientale del bosco, andando ad interessare alcune case isolate site in Via dei Cipressi. Tuttavia anche le poche case poste sul fronte ovest del fosso delle buche, lungo Via Ancelle della Consolazione, ricadono nella perimetrazione del rischio incendio di interfaccia e potrebbero risultare esposte in condizioni diverse di vento.

9. Monte Cupellaro (fosso pontenuovo)

L’area, a bosco di latifoglie, è situata lungo il confine orientale di Santa Marinella e prosegue nel territorio di Tolfa. Rappresenta la superficie boschiva maggiormente estesa che, dalla località Le Rughicce posta a circa 200 m.s.l.m., raggiunge la località Le Fondacce a circa 60 m.s.l.m., inglobando il tratto collinare del fosso Pontenuovo, ed estendendosi tra Monte Cupellaro ed il Monte Quartaccio. Si tratta di un’area particolarmente a rischio, come dimostra la presenza di zone già percorse dal fuoco, per la conformazione morfologica della collina, che offre il fianco al vento di S-E, per la notevole estensione anche oltre il limite comunale e per la presenza di una folta vegetazione arborea che, senza soluzione di continuità, raggiunge le aree a vegetazione boschiva e arbustiva poste lungo il confine nord di Santa Marinella. La fascia di contiguità non include abitazioni, sebbene ai margini dell’area vi siano alcune case isolate in Via Pontenuovo (non riportate nella CTR) che, in presenza di venti provenienti da est, potrebbero

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile risultare investite dai fumi e dal calore dell’incendio. Da segnalare inoltre che, un eventuale incendio delle aree boscate nel territorio di Tolfa potrebbe lambire la zona del depuratore posta lungo il confine tra i due comuni.

Lo scenario di evento massimo atteso è riferito ad un evento che interessa più areali di rischio contemporaneamente la cui causa può essere imputata alla deliberata (e dolosa) accensione di fuochi in più punti del territorio contemporaneamente, oppure può dipendere da condizioni di vento molto forte che portando lontano particelle volatilizzate e materiali incandescenti verso altre zone alberate, produce l'avanzamento della linea del fuoco, creando nuovi punti d'inizio e di continuazione del fuoco. Per quanto riguarda i danni attesi, l’incendio boschivo determina ingenti danni ambientali connessi alla morte della flora e della fauna colpita, e, quando l’estensione è tale da raggiungere le zone di interfaccia, il fuoco può aggredire le case determinando danni ingenti fino al collasso strutturale. In considerazione della tipologia di danni attesi, e in assenza di dati certi sul numero di persone residenti e/o effettivamente presenti nelle aree oggetto di studio, considerando che gli eventi incendio si verificano con maggiore frequenza durante i periodi estivi più caldi, si stima che la popolazione da assistere sia nell’ordine delle cento unità. Le informazioni relative agli scenari ed alle condizioni di rischio effettivamente agenti sul territorio sono riportate al cap.2 schede tecniche.

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III.2.4 EVENTO SISMICO

III.2.4.1 Definizioni e norme di riferimento Un terremoto o sisma, può definirsi come una rapida serie di movimenti della crosta terrestre che, propagandosi in tutte le direzioni sotto forma di onde, determina improvvise oscillazioni e vibrazioni del terreno e dei manufatti. La valutazione della pericolosità sismica di un’area si basa sull’esame della frequenza e dell’intensità dei terremoti avvenuti in passato, nonché sull’esame delle caratteristiche dei suoli e della loro risposta alle sollecitazioni sismiche. Il territorio italiano si estende su più placche tettoniche, il cui movimento reciproco genera periodicamente dei terremoti. Per tale motivo l’Italia è ad alto rischio sismico. Il terremoto è un fenomeno non prevedibile e generalmente di breve durata (qualche decina di secondi), ma che può avere effetti devastanti. L'impossibilità di prevedere i terremoti determina, ancor più che per gli altri rischi, la necessità di un'accurata ed estesa opera di monitoraggio e prevenzione. La più recente valutazione della pericolosità sismica, sancita con Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274/200329, mira ad individuare le caratteristiche di un sito ove sorge o sorgerà un fabbricato e di determinare le corrispondenti norme tecniche da applicare per le costruzioni in zona sismica. I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti dall'Ordinanza del PCM n. 3519/200630, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima su suolo rigido o pianeggiante ag, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni.

Tab. III.15: zone sismiche Accelerazione con probabilità Zona Fenomeni riscontrati di superamento del 10% in 50 sismica anni Zona con pericolosità sismica alta. Indica la zona più 1 ag ≥ 0,25g pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti. Zona con pericolosità sismica media, dove possono 2 0,15 ≤ ag < 0,25g verificarsi terremoti abbastanza forti. Zona con pericolosità sismica bassa, che può essere 3 0,05 ≤ ag < 0,15g soggetta a scuotimenti modesti. Zona con pericolosità sismica molto bassa. E' la zona meno 4 ag < 0,05g pericolosa, dove le possibilità di danni sismici sono basse.

Gli eventi sismici non possono essere evitati, pertanto, per mitigare o ridurre i danni alla popolazione ed agli insediamenti abitativi e produttivi, è necessario agire preventivamente con una pianificazione urbanistica e territoriale attenta al problema: una efficace prevenzione in materia di terremoto, infatti, dipende soprattutto dalla corretta applicazione delle leggi che regolano l’edilizia pubblica e privata e della normativa tecnica antisismica.

29 OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003 ‐ Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. 30 Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle stesse zone.

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Non meno importante è fornire adeguata informazione alla cittadinanza circa le norme comportamentali da tenere in caso di terremoto e, a tal fine, il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale sviluppa e promuove numerose iniziative volte alla formazione ed informazione. L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, all'art. 2, comma 3, ha disposto l'obbligo di procedere a verifica, da effettuarsi a cura dei rispettivi proprietari, sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici ed opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. Le più recenti disposizioni normative di settore individuano inoltre nell’attività di micro-zonazione sismica un fondamentale supporto alla valutazione delle possibili conseguenze di un sisma. La micro zonazione sismica consiste nella suddivisione di un territorio a scala comunale in aree a comportamento omogeneo sotto il profilo della risposta sismica locale, prendendo in considerazione le condizioni geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche in grado di produrre fenomenici amplificazione del segnale sismico e/o deformazioni permanenti del suolo (frane, liquefazioni, cedimenti e assestamenti). Con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 766 del 1 Agosto 2003, la Regione Lazio ha provveduto alla “Riclassificazione sismica del territorio della Regione Lazio in applicazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003”. La DGR 766/03 classificava in quarta zona sismica (zona con pericolosità sismica molto bassa) soltanto 6 Comuni del Lazio (Montalto di Castro, Civitavecchia, Cerveteri, Allumiere, Santa Marinella e Ponza), per i quali si ritenne, in base alla facoltà delle competenze delle Regioni stabilite nell’OPCM 3274/03, che non si dovessero applicare le Norme Tecniche in materia antisismica. Successivamente, con Deliberazioni n. 387/2009 e n. 835/2009, la Regione ha approvato la “Nuova Classificazione Sismica della Regione Lazio” che, a seguito degli studi regionali sulla pericolosità sismica, riconduce la zonizzazione del territorio della Regione a solo 3 zone, due delle quali differenziate in 2 sottozone. Come indicato nell’allegato 1 della DGR n. 387/09,31 la creazione di sottozone interessa soltanto le zone sismiche 2 e 3, con la suddivisione in 4 sottozone sismiche (dalla 2A, ovvero la maggiore sottozona della zona sismica 2, fino alla sottozona sismica 3B, corrispondente alla sottozona meno pericolosa della zona sismica 3). Il Comune di Santa Marinella, conseguentemente è salito dalla zona sismica 4 a quella 3B. Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 545 del 26/11/2010, la Regione Lazio ha poi approvato le “Linee Guida per l’utilizzo degli Indirizzi e Criteri generali negli Studi di Microzonazione Sismica nella Regione Lazio in applicazione alla DGR Lazio n. 387 del 22 maggio 2009”, sulla base delle quali sono stati avviati gli studi finalizzati ad indagare la risposta sismica locale del territorio dei comuni laziali. Infine, con deliberazione della Giunta Regionale n.489 del 17.10.2012 (pubblicata sul BUR Lazio n. 63 del 13 novembre 2012), recante: "Modifiche all'allegato 2 della DGR n. 387/09", la Regione Lazio ha altresì provveduto a modificare l'Elenco delle strutture strategiche e/o Rilevanti per le finalità di protezione civile da sottoporre a verifica sismica ed eventuali interventi di miglioramento sismico.

III.2.4.2 Analisi di pericolosità Le Linee Guida regionali chiariscono come, per la definizione degli scenari relativi al rischio sismico, oltre ai dati di base territoriali, sia necessario procedere alla raccolta di ulteriori informazioni ed alla definizione degli input sismici di riferimento e dei conseguenti scenari di impatto. Per la scelta dell’input sismico di riferimento, ovvero per l’individuazione degli eventi “critici” da assumere per la quantizzazione del danno, utile alle previsioni di gestione dell’emergenza ai fini della Pianificazione Comunale, la Regione Lazio ha ritenuto di dover assumere, a riferimento per la

31 All. 1 Relazione Tecnica ‐ Nuova classificazione sismica del territorio della Regione Lazio (a cura dei Geologi: Antonio Colombi, Giacomo Catalano, Fulvio Colasanto, Eugenio Di Loreto e Alberto Orazi)

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile determinazione dell’impatto atteso sul territorio comunale (scenari di danno), i valori di intensità al comune fissati dalla carta di pericolosità approvata con Deliberazione di G.R. n. 387/2009.

Fig. III.20 – D.G.R. n. 387/2009: Classificazione sismica della Regione Lazio Fonte: Regione Lazio

Il territorio di Santa Marinella è classificato a rischio di classe 3B. Per tali territori l’accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag) è stimata come segue: (val. min.) 0.062 ≤ ag < 0.10. La Sottozona 3B rappresenta, secondo quanto riportato nella Relazione Tecnica allegata alla D.G.R. n. 387/2009, la sottozona meno pericolosa della zona sismica B, e corrisponde ad un’area in cui i risentimenti sono bassi e gli eventuali danni sono di modesta entità. Gli scenari di evento assunti per tarare il piano sono stabiliti dalle Linee Guida: quello corrispondente ad uno scuotimento al sito atteso per un periodo di ritorno di 72 anni (generalmente associabile ad una emergenza di rilevanza locale); e quello corrispondente ad un periodo di ritorno di 475 anni (generalmente associabile ad una emergenza di rilevanza nazionale). Per una valutazione delle azioni sismiche si è fatto riferimento agli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticale) delle azioni sismiche resi disponibili dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nell’ambito della documentazione a corredo delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14.01.200832. Per i suddetti valori del periodo di ritorno TR (72 anni, 475 anni), sono individuati, nella tabella seguente, i corrispondenti valori dei parametri ag, F0, T*c (accelerazione orizzontale massima del terreno, valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale, periodo

32 Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Azioni sismiche ‐ Spettri di risposta ver. 1.03.

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale) da utilizzare per definire l’azione sismica per il territorio di Santa Marinella (ID 27837).

* Tab. III.16 ‐ Comune di Santa Marinella, valori di ag, Fo e T c per i periodi di ritorno di riferimento Fonte: Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici

Per i periodi di ritorno oggetto di studio, si hanno:

TR = 72, ag = 0,033, Fo = 2,678, T*c = 0,254

TR = 475, ag = 0,055, Fo = 2,828, T*c = 0,327 Confrontando i valori di ag individuati dalla con la scala Mercalli modificata (MMI), che consente di associare l'intensità locale del terremoto, basata sugli effetti risentiti dalle persone, nei gradi bassi, e sui danni agli edifici per i gradi alti, con grandezze fisiche misurabili localmente come l’accelerazione orizzontale ag33, otteniamo:

TR = 72, ag = 0,033 → intensità IV, scossa leggera, nessun danno

TR = 475, ag = 0,055 → intensità V, scossa moderata, danni potenziali molto lievi

Tab. III.17 – MMI Scala Mercalli Modificata Fonte: earthquake.usgs.gov

Le Linee Guida per l’utilizzo degli Indirizzi e Criteri generali per gli Studi di Microzonazione Sismica nel territorio della Regione Lazio34, forniscono il valore di Ag0rif corrispondente alla massima accelerazione attesa del suolo, vale a dire per T=0, calcolato come 90esimo percentile dei valori elaborati da INGV (probabilità di eccedenza inferiore al 10% in 50 anni) compresi all’interno dei relativi confini amministrativi. Per il territorio di Santa Marinella, il valore di Ag0rif stimato è pari a 0.0597; anche tale valore corrisponde ad un sisma di intensità V della Scala MMI.

33 Wald et al., in US Geological Survey, www.usgs.gov 34 D.G.R. 545 del 26/11/2010, Linee Guida per l’utilizzo degli Indirizzi e Criteri generali per gli Studi di Microzonazione Sismica nel territorio della Regione Lazio di cui alla DGR Lazio n. 387 del 22 maggio 2009

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Anche la mappa delle massime intensità macrosismiche riviste da ENEA, elaborata nell’ambito degli studi per la Nuova Classificazione Sismica della Regione Lazio35 individua per il territorio di Santa Marinella, una massima intensità macrosismica inferiore al grado 5,5 della MCS, corrispondente ad una scossa piuttosto forte, avvertita dalla popolazione ma in assenza di danni. La mappa dimostra tra l’altro come i territori di Santa Marinella e di Civitavecchia siano quelli esposti alla pericolosità sismica più bassa rispetto a tutto il resto del territorio regionale.

Fig. III.21 – Massime Intensità Macrosismiche Fonte: Regione Lazio

Il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (Gruppo di Lavoro CPTI, 2011)36 conferma i dati soprariportati: per il territorio di Santa Marinella, sono registrati n. 4 eventi verificatisi tra il 1899 ed il 1971, tre dei quali con intensità macrosismica compresa tra il grado 3 (scossa leggera, nessun danno) ed il grado 4 (scossa moderata, nessun danno) della scala Mercalli.

Tab. III.18 ‐ Storia sismica di Santa Marinella Fonte: INGV

35 D.G.R. n. n. 387/2009 e n. 835/2009, Nuova Classificazione Sismica della Regione Lazio 36 A. Rovida, R. Camassi, P. Gasperini e M. Stucchi (a cura di), 2011. CPTI11, la versione 2011 del Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI, DOI: 10.6092/INGV.IT‐CPTI11

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III.2.4.3 Popolazione ed aree a rischio Sulla base delle indicazioni contenute nelle Linee Guida Regionali, un ulteriore aspetto che si è proceduto ad approfondire ai fini della definizione degli scenari di rischio, è quello relativo all’identificazione delle aree e della popolazione a rischio, tramite individuazione degli edifici di costruzione antecedente al 1984 ed il successivo censimento della popolazione in essi presente. Per la valutazione della vulnerabilità sismica di un abitato, la tipologia e l’età dei fabbricati, ha, in genere, notevole rilevanza insieme alla qualità e distribuzione del tessuto. E’ evidente ad esempio che un antico centro urbano, in cui prevalgono edifici vetusti, variamente giustapposti e separati da strette vie, anche se situato in zona morfologicamente favorevole e con ottimi terreni di fondazione, avrà comunque una vulnerabilità sismica più elevata di un abitato di recente costruzione anche se questo si trovasse in zona morfologicamente sfavorevole e con scadenti terreni di fondazione. Una zonizzazione dettagliata relativa alla vulnerabilità sismica non può quindi prescindere dalla conoscenza della qualità dell’edificato, del tessuto urbano e della viabilità, oltre che dall’esame della funzionalità e sicurezza dei servizi essenziali. Tali approfondimenti non sono ad oggi completo patrimonio dell’Amministrazione, dal momento che non è disponibile uno studio di dettaglio dell’evoluzione urbanistica del territorio, né è stato possibile risalire con certezza alla datazione dell’epoca di costruzione degli edifici. In particolare, non è stato possibile determinare quali degli edifici componenti il centro urbano siano stati edificati antecedentemente al 1984, e cioè successivamente all’emanazione del DM. LL.PP. del 01.04.1983, che classificò in zona sismica il 73% dei comuni laziali, ed all’emanazione del D.M. 10.06.1984 che introdusse la differenziazione del livello di protezione sismica per particolari categorie di edifici, introducendo il coefficiente di protezione sismica, I, all’interno della formulazione usata per la definizione delle forze sismiche. E’ importante tuttavia sottolineare come il territorio del Comune di Santa Marinella, pur essendo stato inserito in zona sismica 4 dalla classificazione regionale operata, successivamente all’OPCM 3274/03, con DGR 766/03, in virtù del medesimo provvedimento sia rimasto esente dall’applicazione delle Norme Tecniche in materia antisismica fino alla più recente riclassificazione (2009). Per ricostruire in ogni caso la datazione del patrimonio edilizio esistente, si sono messe a confronto la Carta del centro urbano del 1991 e quella del 2004, ambedue disponibili online37.

Fig. III.22 – Carta del centro urbano del Comune di Santa Marinella 1990, 2004 Fonte: Regione Lazio

37 Regione Lazio ‐ Sistema Informativo Territoriale

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Dall’esame della sovrapposizione ottenuta, è emerso come la quasi totalità del territorio classificata come <> possa essere fatta risalire ad un’epoca antecedente al 1990, e che solo in una limitatissima porzione corrispondente alle località Perazzeta, Collefiorito ed Elcetina ed alla parte terminale di Via Castelsecco sia stata urbanizzata in epoca successiva. Analogo discorso può farsi per il territorio della frazione di Santa Severa, ove solo le località cooperativa Casa Mia e Pio X risultano essere state annesse al centro urbano dopo il 1990. Ulteriori informazioni possono essere desunte dall’esame della Carta della copertura ed uso del territorio elaborata nell’ambito del progetto Corine Land Cover38 ed aggiornata nell’anno 2006.

Fig. III.23 – Carta della copertura ed uso del territorio del Comune di Santa Marinella 2004 Fonte: Ministero dell’Ambiente

La Carta mostra un’estensione dell’area del centro urbano classificata a tessuto continuo limitata alla zona che si estende dal promontorio di Capo Linaro alla Via Ulpiano, mentre l’area del centro urbano classificata a tessuto discontinuo risulta avere un’estensione più ridotta rispetto al centro urbano descritto dalle carte illustrate in precedenza, che non include il territorio costiero più prossimo al confine con Civitavecchia e le località Perazzeta, Collefiorito, Elcetina, Casa Mia e Pio X (qui classificate come zone agricole eterogenee) ma che invece considera l’area di Prato del Mare di più recente edificazione. Per una esatta definizione dello scenario di rischio sismico cui è sottoposto il territorio comunale, inteso come valore di danno probabile atteso, occorrerebbero certamente più precise informazioni sull’epoca di costruzione delle varie zone, sulla qualità del costruito e sullo stato di conservazione dell’edificato, non potendosi peraltro escludere che, all’interno del tessuto urbano consolidatosi nel tempo, non siano state in epoche successive operate modificazioni e rigenerazioni attraverso la sostituzione e/o l’inserimento di nuove unità edilizie. In linea di principio si può comunque affermare che il patrimonio edilizio del centro urbano di Santa Marinella sia costituito in prevalenza da villini ed edifici in cemento armato di altezza limitata (2, 3, max 4 piani) che si alternano agli edifici in muratura costruiti nell’arco della prima metà del Novecento, alcuni dei quali, come già si è avuto modo di accennare, sottoposti a vincolo per il particolare pregio architettonico. Sulla base di tali considerazioni, è ragionevole ritenere che le situazioni di maggiore vulnerabilità siano da riferire al patrimonio edilizio storico e “storicizzato”, quest’ultimo in buona parte di modeste caratteristiche, valendo il presupposto che nessuno o solo un numero limitato degli edifici considerati sia stato costruito adottando specifiche misure antisismiche o sia stato successivamente oggetto di interventi di adeguamento o miglioramento sismico. Per gli edifici in c.a. di più recente costruzione, non è possibile fare la stessa ipotesi, infatti, a partire dal presupposto che gli stessi offrano una migliore risposta al sisma, il comportamento reale delle strutture e

38 ISPRA – Corine Land Cover (CLC) aggiornamento 2006

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile soprattutto degli elementi non strutturali, può essere sostanzialmente diverso a seconda della ‘bontà’ del sistema, dei materiali impiegati, delle modalità costruttive ecc.. In generale, se per gli edifici costruiti fino al 1990 è verosimile ritenere che eventuali danni da sisma, al netto delle ulteriori valutazioni a farsi, sulla base delle caratteristiche stratigrafiche e topografiche, circa la risposta alle sollecitazioni offerta dai terreni di fondazione, siano da attribuirsi maggiormente alla scarsa qualità dell’edificato che alla intensità dell’evento sismico. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione sul territorio, non disponendo l’Amministrazione di dati esaustivi, ci si deve limitare a stimare che nel territorio di Santa Severa siano presenti poco più di 600 residenti (cifra che aumenta sensibilmente nel periodo estivo), mentre la rimanente parte della popolazione residente sia concentrata prevalentemente nel centro urbano di Santa Marinella.

III.2.4.4 Microzonazione sismica Gli effetti a livello locale di un sisma sono fortemente influenzati dalle caratteristiche geologico- stratigrafiche e topografiche locali: in presenza di terreni eterogenei deformabili e in funzione della diversa rigidezza e continuità degli strati più superficiali nonché delle possibili irregolarità topografiche, possono manifestarsi effetti di amplificazione del moto sismico e/o di instabilità nei terreni. Per le analisi della risposta sismica locale, come previsto nelle Linee Guida, si è fatto allora riferimento agli studi di microzonazione sismica disponibili al fine di individuare le aree suscettibili di amplificazione e/o instabilità sismica. Sulla base della classificazione della pericolosità sismica effettuata dalla Regione Lazio relativamente al territorio del Comune di Santa Marinella, e secondo quanto riportato nella Reazione Tecnica allegata alla D:G:R: n. 387/2009, gli studi di Microzonazione Sismica, obbligatori, laddove non vi siano situazioni particolari o non si costruiscano edifici strategici o rilevanti ai fini di Protezione Civile, possono essere conclusi con il Livello 1. Il Comune di Santa Marinella ha pertanto ad oggi provveduto a disporre la redazione dello studio di primo livello39. Con Determinazione n. A01464 del 27/02/2013 la Direzione Regionale Ambiente ha conseguentemente approvato, ai sensi della DGR Lazio n. 545 del 26 novembre 2010, lo “Studio di Livello 1 di Microzonazione Sismica dell'Unità Amministrativa Sismica di Santa Marinella. Istanza 123 MS”. Gli studi finalizzati al riconoscimento delle aree potenzialmente pericolose dal punto di vista sismico sono basati in primo luogo sull’identificazione del tipo di terreno presente in una determinata area, terreni che, dal punto di vista dinamico si possono distinguere due grandi categorie: - terreni stabili: definiti tali quando, anche in presenza di fenomeni di amplificazione, le sollecitazioni cicliche attese in seguito ad terremoto rimangono inferiori alla resistenza al taglio disponibile che il terreno possiede sotto carichi ciclici e pertanto sono esclusi fenomeni di instabilità; - terreni instabili: definiti tali quando le sollecitazioni cicliche indotte da un sisma raggiungono o superano la resistenza al taglio disponibile dei terreni stessi che si deformano permanentemente, dando luogo ad effetti di superficie. Lo studio predisposto per Santa Marinella dalla G.T.S. Geologia, ripartisce il territorio in 8 differenti zone, distinguendo zone stabili (S1), zone stabili suscettibili ad amplificazione (SA1, SA2, SA3), zone suscettibili di instabilità (SI1, SI2, SI3, SI4). Le zone che riportate graficamente in due diversi elaborati rappresentanti il territorio di Santa Marinella (TAV. 1 – settore occidentale) e quello della frazione di Santa Severa (TAV. 2 settore orientale). Negli elaborati sono altresì riportate le aree esenti da studi secondo quanto previsto al cap. 7 dell’allegato A della D.G.R. n. 545/2010, e cioè quelle aree per le quali le condizioni territoriali o normative non consentano e/o non prevedano trasformazioni insediative o

39 Cfr. Comune di Santa Marinella – V. Sciuto GTS Geologia: Microzonazione sismica di primo livello, 2012.

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile infrastrutturali (es. le parti di Aree Naturali Protette, SIC, ZPS e Aree a Verde Pubblico di grandi dimensioni). Dall’esame della Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica di Livello 1 del settore occidentale di Santa Marinella (TAV. 1) allegata allo studio, il sottosuolo di Santa Marinella risulta essere suddiviso in zone aventi le caratteristiche stratigrafiche e/o topografiche di seguito descritte. “Zone stabili S1”, caratterizzate dall’alternanza di litotipi (Formazioni flyshoidi) La zona stabile rappresenta la porzione prevalente del territorio e, dalle pendici collinari, si estende all’area di Capo Linaro e lungo la costa, nella fascia corrispondente al centro urbano di Santa Marinella. Si tratta di una categoria di “suolo A”, come individuata dal DM Infrastrutture 14.01.2008: ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi. Per tali zone non si ipotizzano effetti locali di rilievo di alcuna natura ed il moto sismico non è modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali di roccia rigida e pianeggiante. La zona stabile all’interno del centro abitato risulta a tratti intervallata, in specie in corrispondenza delle aree di sedimento dei principali fossi, da zone suscettibili di amplificazione sismica SA1 SA2, nelle quali il moto sismico è modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali di suolo, a causa delle caratteristiche litostratigrafiche del terreno e/o geomorfologiche del territorio. “Zone stabili ma suscettibili di amplificazione sismica SA1”, caratterizzate dalla presenza di ghiaia/sabbiosa - sabbia/ghiaiosa (dr stimata 50÷60 %;spessore massimo supposto 6 m) Tali zone sono localizzate nelle aree occidentali del centro urbano di Santa Marinella (loc. le Volpelle, Chiaraccia, Casale Alibrandi), nell’area urbanizzata a ridosso del fosso Ponton del Castrato, ed in quelle a ridosso del fosso Vignacce, del fosso di Santa Maria Morgana, del fosso di Valle Semplice, ed interessano alcune porzioni di territorio del centro urbano che si estendono fino alla zona del fontanile della Selciata. “Zone stabili ma suscettibili di amplificazione sismica SA2”, caratterizzate dalla presenza di deposito alluvionale (dr stimata 50÷60 %; spessore massimo supposto 10 m) Tali zone si trovano in corrispondenza delle porzioni del centro urbano poste a ridosso del fosso Castelsecco e del fosso delle Buche. L’amplificazione a livello locale del moto sismico, sia in termini di accelerazione massima sia di contenuto in frequenza, dipende infatti principalmente dai fattori geomorfologici e stratigrafici locali: la presenza di discontinuità, ad esempio, può modificarne le caratteristiche del sisma in superficie, rispetto allo scuotimento che si avrebbe sulla roccia sottostante (bedrock) e ciò per la ridistribuzione dell’energia con l’amplificazione del moto vibratorio associato ad alcune frequenze. Se nel caso di materiali omogenei ed isotropi (rocce), le modificazioni di forma ed ampiezza del segnale sismico dipendono soltanto dalle caratteristiche della sorgente sismica (energia liberata, meccanismo di rottura ecc.) e dalla distanza di propagazione tra la sorgente ed il sito, nel caso di terreni eterogenei, in condizioni geologiche molto variabili (terreni presenti in prossimità della superficie), le modificazioni del moto sismico sono dovute a fenomeni di riflessioni, rifrazioni ecc. Anche la topografia influenza l’amplificazione del sisma, ad esempio determinando fenomeni più marcati sulla sommità di alcuni rilievi, attribuibili essenzialmente alla focalizzazione delle onde sismiche in prossimità della cresta del rilievo stesso. Nelle aree a monte del centro urbano di Santa Marinella, oltre il rilevato autostradale, lo studio mostra inoltre la presenza di “zone suscettibili di instabilità”. Si tratta di zone in cui i terreni sono suscettibili di attivazione di fenomeni di deformazione permanente del territorio a seguito di un evento sismico (instabilità di versante, cedimenti, liquefazioni, faglie attive e/o capaci).

SI1 - “Zone suscettibili di instabilità di versante attiva”

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Rappresenta un insieme di zone instabili (aree suscettibili a innesco e/o accelerazione di movimenti franosi) con un dissesto idrogeologico molto elevato e con una accentuata distribuzione a macchia di leopardo. Tali zone si riferiscono a porzioni di territorio che risultano essere interessate da frane caratterizzate da elevati volumi e/o movimento estremamente rapido. Ricomprende le zone edificate in località La Perazzeta e Poggio Castelsecco.

SI2 - “Zone suscettibili di instabilità di versante quiescente” Si tratta di aree generalmente a pericolo di frana elevato, interessate da scarpate o in cui sono presenti frane caratterizzate da volumi modesti e/o movimento da rapido a lento. Ricomprende le zone edificate in località Le Guardiole, Fornacetta, le aree collinari attraversate da via dei Cipressi.

SI3 - “Zone suscettibili di instabilità di versante inattiva” Si tratta di aree generalmente di aree a pericolo di frana lieve, riferite a quelle porzioni di territorio che risultano interessate da scivolamenti lenti delle coltri superficiali e/o da frane caratterizzate da piccoli volumi e movimento lento. Tali zone comprendono l’abitato in località Casale Carnevaro, la Pereta, e a monte dell’autostrada, l’area del fosso di S.M. Morgana, ove sorge l’abitato di Via Colfiorito, e l’area di Via Belvedere e di Via Elcetina.

SI4 - “Zone suscettibili di instabilità per cedimenti differenziali, crollo di cavità, sinkhole” Corrisponde alla zona dell’’ex cementificio Cerrano. I fenomeni di instabilità innescati dal sisma sono collegati al raggiungimento della resistenza di taglio del terreno, e, in base alle caratteristiche del sito, si manifestano in maniera differente. Nel caso di versanti in equilibrio precario, il sisma può determinare la riattivazione o neoformazione di movimenti franosi, innescando il movimento attraverso l’accelerazione esercitata sul suolo e/o l’improvvisa modifica delle pressioni interstiziali. In terreni particolarmente scadenti dal punto di vista delle proprietà geomeccaniche, i fenomeni di rottura possono determinare deformazioni permanenti del suolo, mentre per terreni granulari fini (sabbiosi) in falda, sono possibili fenomeni di liquefazione. Inoltre, in presenza di particolari strutture geologiche sepolte e/o affioranti in superficie, si possono verificare movimenti relativi verticali ed orizzontali che conducono a scorrimenti e cedimenti differenziali interessanti le sovrastrutture.

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Fig. III.24 – Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica del Comune di Santa Marinella Tav. 1 settore occidentale Fonte: Regione Lazio

Dall’esame della Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica di Livello 1 del settore orientale (TAV. 2) allegata allo studio, si rilevano le seguenti informazioni. “Zone stabili ma suscettibili di amplificazione sismica SA3”, caratterizzate dalla presenza di sabbia/limosa - limo/sabbioso (dr stimata 20÷40 %; spessore massimo supposto 15 m). Il settore orientale di Santa Marinella, corrispondente all’abitato della frazione di Santa Severa, lo studio rileva la presenza di terreni con caratteristiche tali che le sollecitazioni sismiche potrebbero dare luogo a fenomeni di liquefazione. Per liquefazione si intende una condizione di fluidità raggiunta da terreni saturi pari a quella di un fluido viscoso, cagionata dall’annullamento di resistenza sotto sollecitazioni di taglio. Il fenomeno, si verifica in particolare nelle sabbie fini e nei limi in falda con densità da media a bassa e a granulometria piuttosto uniforme, quando la pressione dell’acqua nei pori aumenta progressivamente fino ad eguagliare la pressione di confinamento e conseguentemente la tensione efficace si riduce a zero. I casi di liquefazione riguardano soprattutto depositi fluviali e marini recenti, terreni di riporto sabbiosi, depositi di delta, bordi di terrazzi alluvionali, sedimenti recenti di significativo spessore costituiti da materiali granulari saturi, non consolidati e a granulometria uniforme. In generale i depositi più facilmente liquefacibili sono i terreni recenti, i terreni di bonifica ed in generale i depositi non consolidati con particolari caratterizzazioni. Per la zona di Santa Severa, le prescrizioni regionali hanno reso obbligatorio, preliminarmente alla redazione dello strumento urbanistico attuativo ai sensi dell’art. 89 del DPR n. 380/01, accertare con indagini specifiche e di dettaglio se l’area è effettivamente liquefacibile. Nel caso in cui dalle nuove indagini risultasse questo rischio, dovrà essere redatto il Livello 3 di MS, mentre in caso negativo non dovranno essere eseguiti ulteriori studi di Microzonazione Sismica.

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Fig. III.25 – Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica del Comune di Santa Marinella Tav. 2 settore orientale Fonte: Regione Lazio

III.2.4.5 Scenario di evento di rilevanza locale Gli effetti descritti per un evento sismico di intensità IV della scala MMI, corrispondente all’evento atteso per un periodo di ritorno di 72 anni, sono i seguenti40: ‐ Oscillazione di oggetti appesi. Vibrazioni come al passaggio di autocarri pesanti, o scossa come di una pesante palla che colpisce le pareti. Oscillazione di automezzi fermi. Movimenti di piatti, di porte e finestre. Tintinnio di vetri. Vibrazioni di vasellami. Nel suo stadio superiore, scricchiolio di pareti e di strutture di legno.

Le Linee Guida riportano gli elementi di riferimento dei fenomeni, degli scenari d’evento e dei danni corrispondenti ai diversi gradi di Magnitudo prevista. Lo scenario descritto per un evento sismico di bassa intensità, è riportato nella tabella seguente.

40 ABAG (Association of Bay Area Governments), Resilience program

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Tab. III.19 – Scenario evento di rilevanza locale Fonte: Regione Lazio

FENOMENI SCENARIO D’EVENTO EFFETTI E DANNI

 Scarsa possibilità di innesco di Eventi sismici di bassa GEO  Danni lievi a singoli edifici fenomeni di scorrimento

intensità con tempi di  Possibile presenza di sfollati superficiale localizzati ritorno brevi e feriti  Possibile torbidità delle acque  Possibile mobilizzazione di coltri MAGNITUDO

detritiche precarie o cadute di massi e alberi BASSA

Possibili interruzioni delle vie STRU di fuga per crolli localizzati

Sulla base delle indagini di microzonazione sismica, è ragionevole ritenere che le aree ove esiste la possibilità che si verifichino danni, seppure lievi ed interessanti singoli edifici, per l’amplificazione delle onde sismiche, corrispondano al territorio di Santa Severa (SA3), all’abitato più prossimo al fosso Castelsecco (Via Giotto, Via delle Dalie) ed al fosso delle Buche (km 59 dell’Aurelia) (SA2). Le zone ove vi è invece una possibilità che il sisma possa determinare piccoli movimenti franosi e mobilizzare coltri detritiche precarie con possibili danni alle strutture, sono quelle ove sono state rilevate frane attive in località La Perazzeta (circa 10 abitazioni sparse) e Poggio Castelsecco (SI1). Per tale livello, lo scenario di rischio ipotizzabile è il seguente: Il sisma può essere avvertito dalla popolazione e può sporadicamente provocare momenti di panico. Si può verificare: ‐ limitato numero di feriti determinato da infarti, caduta di oggetti, da distacco di cornicioni ed altri elementi architettonici; ‐ incendi causati da fornelli incustoditi, stufe rovesciate. In considerazione della tipologia di danni attesi, si stima che la popolazione da assistere sia nell’ordine delle decine di abitanti.

III.2.4.6 Scenario di evento di rilevanza nazionale Gli effetti descritti per un evento sismico di intensità V della scala MMI, corrispondente all’evento atteso per un periodo di ritorno di 475 anni, sono i seguenti41: ‐ Risentito all'esterno. Sveglia di persone dormienti. Movimento della superficie dei liquidi, versamento di taluni dai recipienti. Spostamento o rovesciamento di piccoli oggetti instabili. Oscillazione di porte che si aprono e si chiudono. Movimento di imposte e quadri. Arresto, messa in moto, cambiamento del passo di orologi a pendolo. Lo scenario descritto dalle Linee Guida per un evento sismico di media intensità, è riportato nella tabella seguente.

41 ABAG (Association of Bay Area Governments), Resilience program

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Tab. III.20 – Scenario evento di rilevanza nazionale Fonte: Regione Lazio

FENOMENI SCENARIO D’EVENTO EFFETTI E DANNI

 Possibili fenomeni di  Danni a singoli edifici o piccoli Eventi sismici di GEO media intensità instabilità centri abitati interessati da con tempi di  Possibile torbidità delle acque instabilità dei versanti ritorno intorno ai  Possibile liquefazione dei  Possibile danneggiamento delle 450 anni terreni abitazioni anche in modo severo

STRU  Possibili interruzioni alla rete  Possibile perdita di vite umane stradale nelle sue  Presenza di sfollati e feriti MAGNITUDO infrastrutture (ponti, viadotti,  Possibile impedimento delle via di rilevati) fuga per crolli localizzati MEDIA  Tessuto urbano parzialmente compromesso

Sulla base delle indagini di microzonazione sismica, è ragionevole ritenere che le aree ove è più alta la probabilità che si verifichino danni alle strutture, per l’elevata amplificazione delle onde sismiche, corrispondano al territorio di Santa Severa (SA3), all’abitato più prossimo al fosso Castelsecco (Via Giotto, Via delle Dalie) ed al fosso delle Buche (km 59 dell’Aurelia) (SA2). I danni alle strutture potrebbero interessare le zone site nelle aree occidentali del centro urbano di Santa Marinella (loc. le Volpelle, Chiaraccia, Casale Alibrandi), nell’area urbanizzata a ridosso del fosso Ponton del Castrato, ed quelle a ridosso del fosso Vignacce, del fosso di Santa Maria Morgana, del fosso di Valle Semplice, oltre ad alcune porzioni di territorio del centro urbano che si estendono fino alla zona del fontanile della Selciata (zone SA1). Le zone ove è invece più alta la probabilità che il sisma possa determinare movimenti franosi con possibili danni alle strutture, sono quelle in località La Perazzeta (circa 10 abitazioni sparse) e Poggio Castelsecco, ove sono state rilevate frane attive (SI1), e quelle in località Le Guardiole, Fornacetta, le aree collinari attraversate da via dei Cipressi (poche case sparse), ove sono state rilevate frane quiescenti (SI2). Le sollecitazioni del sisma potrebbero altresì determinare l’innesco di fenomeni franosi, anche non immediatamente apprezzabili, nelle zone comprendenti l’abitato in località Casale Carnevaro, la Pereta, e, a monte dell’autostrada, l’area del fosso di S.M. Morgana, ove sorge l’abitato di Via Colfiorito, e l’area di Via Belvedere e di Via Elcetina (SI3). Cedimenti differenziali potrebbero interessare la zona dell’’ex cementificio Cerrano (SI4). I danni potrebbero interessare localmente le infrastrutture viarie principali: lungo l’Aurelia e lungo la ferrovia potrebbero verificarsi dissesti da cedimento differenziale piano di scorrimento, in particolare in corrispondenza degli attraversamenti sui fossi, mentre lungo l’Autostrada, in particolare in corrispondenza degli attraversamenti sui fossi e nelle aree all’intorno del fosso di S.M. Morgana potrebbero verificarsi interruzioni causate da movimenti franosi. Per tale livello, lo scenario di rischio ipotizzabile per il territorio di Santa Marinella è il seguente: Il sisma è avvertito distintamente dalla popolazione e può provocare momenti di panico generalizzato: la popolazione in preda alla disperazione ricerca affannosamente i propri familiari. Si può verificare:

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‐ difficoltà nel funzionamento dei servizi di emergenza, determinato dall’abbandono del personale preoccupato per la sorte dei propri familiari; ‐ congestionamento delle reti telefoniche e di traffico, con la paralisi del servizio per 3-4 ore; ‐ sporadiche rotture nelle reti idriche, del gas, elettriche; ‐ feriti e vittime nella popolazione per infarto, caduta di oggetti, incidenti causati dalla fuga, da crolli di tutto o parte delle case più fatiscenti; ‐ incendi causati dalla rottura di tubazioni, corto circuiti, fornelli incustoditi, stufe rovesciate. A seguito del sisma, la psicosi della scossa di assestamento può indurre le persone ad accamparsi in automobili o attendamenti di fortuna per una durata che si può protrarre anche 5-6 giorni. In considerazione della tipologia di danni attesi, si stima che la popolazione da assistere sia nell’ordine di poche centinaia di abitanti. Le informazioni relative agli scenari ed alle condizioni di rischio effettivamente agenti sul territorio sono riportate al cap.2 schede tecniche ed alla TAV. 4.

SEZIONE 3: CONDIZIONI LIMITE DELL’EMERGENZA Come chiarito dalle Linee Guida, si definisce come Condizione limite dell’emergenza (CLE) dell’insediamento urbano, quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva, nel suo complesso, l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale. L’Aggiornamento delle Linee Guida ha reso obbligatoria la valutazione della CLE subordinando a tale analisi l’approvazione del Piano. La verifica dei sistemi di gestione dell’emergenza ha lo scopo di verificare se le risorse strutturali (edifici, aree e infrastrutture di collegamento) identificate in fase di pianificazione dell'emergenza per sostenere l'operatività dei soccorsi in caso di evento, sono in grado di mantenere le proprie funzionalità nonostante l’insediamento urbano nel suo complesso subisca danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione di quasi tutte le funzioni urbane presenti. La CLE rappresenta quindi il quadro di riferimento rispetto a cui la verifica deve essere condotta. L’analisi della CLE dell’insediamento urbano viene effettuata utilizzando la modulistica predisposta dalla Commissione Tecnica (art. 5 commi 7 e 8 OPCM n. 3907/2010). In ogni caso, seguendo le raccomandazioni della Commissione Speciale di PC della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 24 marzo 2014, l’analisi della CLE, come definita nell’OPCM n. 4007/12 recante “contributi per gli interventi di prevenzione del Rischio Sismico per l’anno 2011”, è stata realizzata a seguito della predisposizione del Piano di cui il presente documento è l’Aggiornamento 2016. L’analisi, ha comportato: a) l’individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni strategiche per l’emergenza; b) l’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale, degli edifici e delle aree di cui al punto a) e gli eventuali elementi critici; c) l’individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale.

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L’analisi della CLE dell’insediamento urbano è stata effettuata utilizzando degli standard di archiviazione e rappresentazione cartografica dei dati, raccolti attraverso l'apposita modulistica emanata con decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile. In particolare, l’analisi comprende la compilazione delle seguenti 5 schede: ‐ ES Edificio Strategico, ‐ AE Area di Emergenza, ‐ AC Infrastruttura Accessibilità/Connessione, ‐ AS Aggregato Strutturale, ‐ US Unità Strutturale. Gli esiti dell’analisi della CLE sono riportati nell’allegato 6_PCE_CLE e nell’elaborato grafico TAV. 5.

IV ‐ LINEAMENTI DI PIANIFICAZIONE E STRATEGIA OPERATIVA I lineamenti di pianificazione costituiscono gli obiettivi indispensabili che il Sindaco, in qualità di Autorità di Protezione Civile, deve conseguire per fronteggiare una situazione di emergenza, nell’ambito della direzione unitaria dei servizi di soccorso ed assistenza alla popolazione. Gli obiettivi principali da conseguire per garantire un’efficace gestione dell’emergenza a livello locale e, quindi, per la definizione del modello di intervento del piano di emergenza, devono identificare: - la motivazione per cui lo specifico obiettivo deve essere conseguito; - l’individuazione dei soggetti che partecipano alle attività necessarie al conseguimento dell’obiettivo; - le indicazioni di massima che individuano la strategia operativa per il raggiungimento dell’obiettivo. Come specificato dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 recante “indirizzi operativi per la gestione delle emergenze”, indipendentemente dalle dimensioni o dall’intensità dell’evento, che sia esso classificabile tra le fattispecie previste dell’art. 2 della L. 225/1992 come modificata ed integrata dalla Legge n. 100/2012 come di tipo a), b), o di tipo c), il sistema di protezione civile di livello comunale deve garantire la prima risposta all’emergenza. Gli obiettivi indispensabili che il Sindaco, in qualità di Autorità di Protezione Civile, deve conseguire, nell’ambito della direzione unitaria dei servizi di emergenza, soccorso ed assistenza alla popolazione, sono: - attivazione del Centro Operativo Comunale; - individuazione delle situazioni di pericolo e messa in sicurezza della popolazione anche disponendone l’evacuazione; - attivazione delle aree di attesa o di ricovero della popolazione; - assistenza sanitaria ai feriti; - distribuzione di pasti e assegnazione di un alloggio alternativo alla popolazione; - informazione alla popolazione sulla situazione e sui comportamenti da adottare; - controllo della viabilità comunale con particolare riferimento al sistema di afflusso dei soccorsi e deflusso della popolazione evacuata; - presidio a vista del territorio per seguire l’evoluzione dell’evento; La strategia operativa da adottare per pervenire al raggiungimento di detti obiettivi, sulla base di quanto al Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano comunale o intercomunale di Protezione Civile, è

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile funzione degli scenari di rischio considerati, dell’evoluzione in tempo reale dell’evento e della capacità di risposta all’emergenza da parte del sistema locale di protezione civile. La capacità di risposta del sistema di protezione civile comunale è a sua volta strettamente dipendente dalle risorse individuate nella fase di pianificazione come necessarie per attuare la strategia operativa al verificarsi dell’evento. Per questo motivo, una volta definiti gli obiettivi, è necessario procedere ad un’accurata disamina delle risorse disponibili e necessarie. La tabella42 seguente riassume sinteticamente le risorse da definire sulla base degli obiettivi e della strategia operativa proposta dal Manuale.

Tab. IV.1: lineamenti di pianificazione

Obiettivo Strategia operativa Risorse da pianificare

Assicurare la funzionalità del sistema Struttura o referente in di allertamento locale per la ricezione disponibilità H24 delle segnalazioni di allerta Prevedere un coordinamento Sede e struttura di operativo locale a supporto del coordinamento (o presidio Direzione unitaria Sindaco operativo) attraverso il Centro Operativo Comunale Elenco delle funzioni di supporto, dei soggetti Individuare le funzioni di supporto componenti e del rispettivo responsabile di funzione Garantire la funzionalità delle Sistema di comunicazione di telecomunicazioni emergenza Censimento dei soggetti deboli, Messa in sicurezza/evacuazione delle strutture sanitarie e delle scuole Elenco delle aree di attesa, di Individuare aree di attesa e di emergenza, di accoglienza, di ricovero Salvaguardia della ammassamento popolazione Elenco dei presidi sanitari di Fornire assistenza sanitaria ai feriti emergenza Distribuzione di pasti e assegnazione Elenco dei fornitori, elenco di un alloggio alternativo alla alberghi convenzionati, delle popolazione strutture di accoglienza Controllo della viabilità Elenco ditte di pronto intervento Ripristinare la viabilità ed i trasporti comunale con particolare stradale riferimento al sistema di afflusso dei soccorsi e Piano della viabilità di Controllare il traffico deflusso della popolazione emergenza evacuata Informazione alla Informare la popolazione sulla Sistemi di allarme per la

42 M. Cerillo, S. Gissara, A. Ragonesi, La Nuova Protezione Civile – Guida pratica per i Sindaci e gli operatori di protezione civile, Ed. Maggioli, 2013

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile popolazione situazione e sui comportamenti da popolazione adottare Sistemi di diffusione delle informazioni Elenco tecnici/volontari Presidi di monitoraggio Presidiare a vista il territorio per territoriale seguire l’evoluzione dell’evento Sistemi di monitoraggio territoriale (se presenti)

Sulla base degli approfondimenti effettuati e delle valutazioni conseguenti, il presente documento riporta la strategia operativa che risulta compatibile con le risorse attualmente disponibili presso l’Amministrazione comunale di Santa Marinella. Dal momento che dette risorse non sono risultate del tutto sufficienti a garantire la piena e completa operatività del sistema comunale, si è provveduto altresì a riportare, laddove ritenuto necessario, alcune proposte di implementazione delle stesse finalizzate ad efficientare la strategia operativa individuata, ovvero a segnalare la necessità per l’Amministrazione di adottare ulteriori misure e provvedimenti finalizzati a garantire l’efficacia delle azioni previste.

SEZIONE 4: ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE La competenza per le attività in materia di protezione civile è affidata all’ufficio di Polizia Locale. Il responsabile della protezione civile comunale è il Comandante del Corpo, coadiuvato dal Capitano referente per le attività di protezione civile ed ambiente. Presso il Comando di Polizia Locale, ubicato all’interno di un edificio su due livelli sito in Via Aurelia 298, è individuata la sede operativa del presidio di protezione civile di Santa Marinella.

IV.4.1 Funzionalità del sistema di allertamento locale Il sistema di allertamento locale ha lo scopo di garantire la ricezione e la tempestiva presa visione dei bollettini/avvisi di allertamento inoltrati dalle componenti nazionali e regionali del Sistema di Protezione Civile, onde consentire all’Autorità di Protezione Civile l’adozione dei provvedimenti di propria competenza a salvaguardia della popolazione. Il sistema di allertamento prevede pertanto che le comunicazioni (di norma inoltrate a mezzo telefono, fax, posta elettronica certificata), anche al di fuori degli orari di lavoro della struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco. Al fine di assicurare la funzionalità del sistema di allertamento locale è pertanto necessario: ‐ garantire l’operatività di una struttura in regime h 24, ovvero la reperibilità di un referente dell’Amministrazione comunale i cui recapiti telefonici devono essere trasmessi alle suddette amministrazioni e strutture; ‐ garantire la funzionalità di idonei dispositivi di comunicazione. La struttura di allertamento del Comune di Santa Marinella è organizzata come segue: ‐ durante gli orari di lavoro, la ricezione delle comunicazioni di emergenza è affidata al Comando di Polizia Locale che opera dalle 8.00 alle 20.00 festivi inclusi; ‐ al di fuori dell’orario di lavoro, le comunicazioni di emergenza vengono inoltrate direttamente al Sindaco e da questi al responsabile del Comando di Polizia Locale; ‐ al di fuori degli orari di lavoro, è inoltre attivo un turno di reperibilità espletato da addetti dell’ufficio Tecnico Manutentivo, organizzati in squadre composte da due addetti per turno, che opera nei giorni feriali con orario 8.00 – 14.00 e nei giorni festivi con orario 8.00 – 24.00.

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L’organizzazione del servizio di pronta reperibilità è affidata al Responsabile dell’ufficio tecnico- manutentivo che, con proprio provvedimento, individua con cadenza mensile il personale partecipante alla squadra di reperibilità tra il personale dell’ufficio. Il provvedimento di istituzione del turno mensile di reperibilità ed i riferimenti telefonici degli addetti, viene comunicato, a cura dell’ufficio competente, al Comando di Polizia Locale, all’ufficio Personale, al Segretario Generale ed al Comando dei Carabinieri di Santa Marinella. Per quanto riguarda i dispositivi di comunicazione del Comando di Polizia Locale, la dotazione del sistema di protezione civile è la seguente: ‐ n. 9 linee telefoniche delle quali una dedicata alle comunicazioni della sala operativa ed una dedicata alle trasmissioni fax, per la ricezione/trasmissione di comunicazioni; ‐ n. 11 postazioni pc fisse collegate a server, delle quali due dedicate alla Sala Operativa e una alla postazione radio; ‐ n. 17 radio portatili; ‐ n. 3 radio automontate; ‐ n.2 gruppi di continuità dei quali uno a servizio della Sala Operativa e l’altro del server; ‐ n. 15 cellulari di servizio abilitati esclusivamente alle chiamate delle numerazioni inserite nella rete; ‐ collegamento adsl e pec istituzionale. Per quanto sopra, e sulla base dell’attuale dotazione dell’Ente, la funzionalità del sistema di allertamento del Comune di Santa Marinella è la seguente: 1. durante gli orari di lavoro (giorni feriali, ore 8.00 – 20.00): ‐ il Comando di Polizia Locale è operativo per la ricezione delle comunicazioni; ‐ il personale sul territorio è in collegamento diretto con il Comando di Polizia Locale tramite utenze telefoniche e radio; ‐ la ricezione delle comunicazioni di emergenza provenienti dalle componenti il sistema di protezione civile è assicurata dalle utenze fisse del Comando Polizia Locale, dalle radiocomunicazioni, dai collegamenti internet; 2. negli orari notturni (20.00 – 8.00): ‐ il Comando di Polizia Locale non è operativo; ‐ n. 1 squadra appartenente all’ufficio tecnico manutentivo è posta in reperibilità per piccoli interventi ed è rintracciabile mediante utenza di telefonia mobile; ‐ la ricezione delle comunicazioni di emergenza provenienti dalle componenti preposte del sistema di protezione civile (Regione e Prefettura – UTG) è assicurata dal Sindaco che provvede a sua volta ad allertare il responsabile della protezione civile.

IV.4.2 Il ruolo del Sindaco - Coordinamento operativo locale Il Sindaco è Autorità comunale di protezione civile ed è quindi il primo responsabile della risposta comunale all’emergenza: i primi soccorsi alle popolazioni colpite da eventi calamitosi sono diretti e coordinati dal Sindaco del Comune interessato dall'evento. I Sindaco attua il Piano Comunale e garantisce le prime risposte operative all’emergenza, avvalendosi di tutte le risorse disponibili, dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della Regione.

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Per garantire il coordinamento delle attività di Protezione Civile, in particolare in situazioni di emergenza prevista o in atto, il Sindaco, nella sua veste di Autorità comunale di Protezione Civile, dispone dell’intera struttura comunale onde avvalersi delle competenze specifiche delle diverse strutture operative presenti in ambito locale, nonché delle aziende erogatrici di servizi per conto dell’Amministrazione comunale. In situazioni di pre-emergenza ed emergenza, la piena operatività degli uffici è assicurata dalla struttura di coordinamento comunale che supporta il Sindaco già dalle prime fasi di allertamento. La struttura di coordinamento è composta da: - Presidio operativo - Funzioni di supporto - Unità di crisi - C.O.C. La struttura di coordinamento ha una configurazione iniziale minima consistente nell’attività del presidio operativo istituito presso il Comando di Polizia Locale – Ufficio comunale di Protezione Civile, per poi assumere una composizione via via più articolata, in funzione della tipologia e dell’evoluzione dell’evento, con il coinvolgimento le diverse funzioni di supporto individuate dal presente Piano componenti l’Unità di Crisi, fino alla costituzione del Centro Operativo Comunale. Il funzionamento in emergenza degli uffici e dei servizi dell’Amministrazione comunale è stabilito dal Regolamento Comunale di Protezione Civile (PCE_RC) che disciplina la costituzione, l’organizzazione e il funzionamento del Sistema della Protezione Civile del Comune di Santa Marinella. Qualora l'evento calamitoso non possa essere fronteggiato con mezzi e risorse a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando gli interventi con quelli del Sindaco.

IV.4.3 Presidio operativo comunale A seguito dell’allertamento, nella fase di attenzione, il Sindaco o suo delegato attiva il presidio operativo attraverso la funzione di supporto 1 Tecnica -valutazione e pianificazione. Il presidio operativo comunale è l’elemento di costante monitoraggio, controllo del territorio e primo intervento per la tutela dell’incolumità dei cittadini. Il presidio si configura altresì quale avamposto del sistema di Protezione Civile Comunale per le attività di emergenza che richiedono l’attivazione di procedure complesse (poste in essere con il concorso di più uffici e servizi), fino alla trasmissione dei processi alla “Unità di crisi”. Il Presidio operativo: ‐ gestisce le comunicazioni di emergenza segnalazione di emergenza in entrata; ‐ attiva le funzioni di supporto necessarie alla gestione dei diversi aspetti emergenziali; ‐ funge da riferimento sul territorio per il governo delle azioni intraprese dall’Unità di Crisi. Il Comune di Santa Marinella garantisce attualmente il funzionamento di un presidio di Protezione Civile attivo H24 con le seguenti modalità: ‐ in orario di servizio, antimeridiano e pomeridiano (8.00 – 20.00), il presidio è operativo presso l’Ufficio comunale di Protezione Civile incardinato nel Comando Polizia Locale. ‐ in orario notturno, in situazioni di emergenza, il presidio operativo viene attivato presso l’Ufficio comunale di Protezione Civile incardinato nel Comando Polizia Locale su disposizione del Sindaco o suo delegato a seguito di segnalazione del sistema di allertamento.

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IV.4.3.2 Presidio di monitoraggio territoriale Nell’ambito del presidio operativo, opera un sistema di vigilanza sul territorio per garantire le attività di ricognizione e di sopralluogo delle aree esposte al rischio, affidato principalmente alle Organizzazioni di volontariato. Il presidio territoriale è attivato ed opera in stretto raccordo con il presidio operativo e provvede a comunicare in tempo reale le eventuali criticità per consentire l’adozione delle conseguenti misure di salvaguardia. L’organizzazione ed il coordinamento dell’attività del presidio territoriale compete alla Funzione di supporto 6 censimento danni a persone e cose che, attraverso le indicazioni del responsabile della Funzione di supporto 1 Tecnica – valutazione e pianificazione, ne indirizza la dislocazione e l’azione, provvedendo ad intensificarne l’attività in caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati.

IV.4.3.3 Implementazione del sistema di allertamento e monitoraggio Di fondamentale importanza per assicurare la funzionalità del sistema di allertamento locale, e più in generale la risposta all’emergenza del Comune di Santa Marinella, è garantire la piena operatività del sistema di comunicazione, allertamento e monitoraggio degli eventi. Le Linee Guida per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di protezione civile, stabiliscono che il presidio operativo comunale deve essere costituito da almeno una unità di personale in servizio h24, responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione o suo delegato, con una dotazione minima di un telefono fisso, un cellulare, un fax e un computer. Il documento precisa altresì che, per garantire l’efficacia delle procedure di intervento poste in essere per fronteggiare l’emergenza, nell’ambito del Piano dovrà essere identificato un Responsabile per il monitoraggio, in grado di poter seguire la situazione, fornire notizie, ricevere comunicazioni, attivare gli interventi e inoltrare eventuali richieste. Al fine di garantire l’operatività del sistema comunale di protezione civile in regime h 24, si propone pertanto di implementare l’attuale organizzazione della reperibilità del personale dipendente (che vede l’impegno degli operai specializzati dell’ufficio tecnico manutentivo) prevedendo la reperibilità di un responsabile referente dell’Amministrazione comunale, con funzione di responsabile del monitoraggio. Il responsabile del monitoraggio di turno: ‐ è sempre rintracciabile mediante utenza di telefonia mobile; ‐ assicura la ricezione delle comunicazioni di emergenza provenienti dalle componenti preposte del sistema di protezione civile (Regione e Prefettura – UTG) e provvede a sua volta ad allertare il sindaco o suo delegato; ‐ attiva la squadra manutentiva reperibile nella prima fase di intervento. L’organizzazione del servizio di pronta reperibilità è affidata al responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione che, con proprio provvedimento individua, con cadenza mensile, il personale partecipante alla squadra di reperibilità appartenente a tutti gli uffici dell’Amministrazione (lavori pubblici, manutenzione, polizia locale, ambiente, ecologia, edilizia, urbanistica, messi, servizi demografici e cimiteriali, etc.). Il provvedimento di istituzione del turno mensile di reperibilità ed i riferimenti del Responsabile del Monitoraggio di volta in volta individuato, viene comunicato, a cura del Settore competente, al Prefetto, alla Stazione dei Carabinieri di Santa Marinella, alla Sala Operativa Regionale di Protezione Civile del Lazio, al Servizio di Polizia Provinciale e Protezione Civile della Provincia di Roma, al Sindaco, al Segretario Generale, al Comando di Polizia Locale di Santa Marinella, agli Enti gestori di pubblici servizi, nonché affisso all’Albo Pretorio dell’Ente.

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Il principale compito del presidio operativo è quello di ricevere le segnalazioni di emergenza e di coordinare gli interventi smistando le richieste in entrata ai soggetti preposti alla specifica attività: operando anche nelle ore notturne e nei giorni festivi, tramite il servizio di pronta reperibilità, consente in qualunque giorno ed a qualsiasi ora di ricevere le segnalazioni di emergenza, attivare un primo tempestivo intervento e procedere rapidamente con sopralluoghi e verifiche. Sulla base della suddetta implementazione, il Comune di Santa Marinella potrà garantire il funzionamento di un presidio di Protezione Civile attivo H24 con le seguenti modalità: - in orario di servizio, antimeridiano e pomeridiano, il presidio è operativo presso l’Ufficio comunale di Protezione Civile incardinato nel Comando Polizia Locale. - in orario notturno e nei giorni festivi, il presidio operativo funziona in prima istanza, per garantire la funzionalità del sistema di allertamento locale, attraverso la reperibilità di personale dipendente. - in orario notturno e nei giorni festivi, in situazioni di emergenza, il presidio operativo viene attivato presso l’Ufficio comunale di Protezione Civile incardinato nel Comando Polizia Locale su disposizione del Sindaco o suo delegato a seguito di segnalazione del sistema di allertamento. Al fine di assicurare la ricezione/trasmissione delle comunicazioni di situazioni di criticità e per tutte le altre comunicazioni di emergenza in entrata ed uscita, garantendo al contempo la sicurezza, la tracciabilità e la tempestività delle comunicazioni, l sistema di allertamento adottato deve essere dedicato esclusivamente all’attività di gestione delle emergenze e ridondante, onde limitare i tempi di attesa ed eliminare del tutto possibili interruzioni delle comunicazioni per malfunzionamento. Pertanto, per rendere pienamente efficiente ed efficace l’attività di gestione delle emergenze della Sala Operativa di Protezione Civile presso il Comando di Polizia Locale, si propone di sviluppare ulteriormente il sistema di comunicazione con la realizzazione di ulteriori impianti. L’implementazione del sistema di allertamento proposta prevede di dotare il Comando di Polizia Locale – Presidio operativo di Protezione Civile, di un sistema di ricezione delle comunicazioni a mezzo telefoni/fax dotato di almeno n. 2 linee telefoniche dedicate esclusivamente all’attività di Protezione Civile munite di registratore delle comunicazioni, almeno n. 2 linee fax delle quali una dedicata esclusivamente all’attività di Protezione Civile, almeno n. 9 utenze cellulari in dotazione ai responsabili delle funzioni di supporto ed almeno n. 1 cellulare di servizio da destinare al personale reperibile abilitato alle chiamate su numerazione predefinita e connesso a internet per la ricezione e la consultazioni di avvisi tramite posta elettronica e web. Il sistema prevede altresì la realizzazione di almeno due postazioni di lavoro dotate di personal computer e munite di gruppo di continuità (ups) per assicurare l’alimentazione anche in caso di black out, connesse alla linea ADSL per la ricezione di messaggi in arrivo su casella di posta elettronica certificata dedicata, nonché di un personal computer portatile da impiegare per servizi esterni. La tabella seguente riassume il sistema di comunicazione in dotazione all’Amministrazione comunale di Santa Marinella, presso il Comando di Polizia Locale – Presidio operativo di Protezione Civile sviluppato secondo le implementazioni proposte.

Tab. IV.2: sistema di allertamento locale – implementazione proposta orario di telefono fax cellulare di postazione coll pec/mail radio attività servizio pc ADSL feriali min 2 linee min 2 n. 1 min 2 SI pec min 1 8.00 – telefoniche dedicate linee fax di cellulare di postazioni istituzionale radio per 20.00 con registratore cui 1 servizio per con UPS di dedicata squadra di delle comunicazioni dedicata funzione di cui una intervento supporto dedicata

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile notturni/ NO NO -cellulare di min 1 SI pec NO festivi servizio per computer istituzionale reperibile a portatile dedicata numerazione predefinita e connessione internet

Con l’obiettivo, infine, di rendere sempre più efficace il presidio di monitoraggio territoriale, si prevede di implementarne la composizione con l’individuazione di squadre miste di personale degli uffici tecnici comunali e del Volontariato locale opportunamente formate, integrate ove necessario dalle squadre dei Vigili del Fuoco, per provvedere al controllo dei punti critici, delle aree soggette a rischio preventivamente individuate, dell’agibilità delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza e, a seguito dell’evento, alla delimitazione dell’area interessata, alla valutazione del rischio residuo ed al censimento del danno.

IV.4.4 Unità di Crisi e Centro Operativo Comunale Per coordinare interventi di emergenza che richiedono il concorso di più soggetti, ivi incluso enti ed aziende esterne all’Amministrazione comunale, il Sindaco si avvale dell’Unità di Crisi. L’Unità di Crisi è costituita almeno da: Sindaco, Capo di Gabinetto, Assessori con delega nelle materie trattate, Responsabile dell’Ufficio comunale di Protezione Civile, Responsabili delle funzioni di supporto ed altri membri del Comitato Comunale di Protezione Civile, individuati di volta in volta in funzione della natura dell’emergenza e sulla base delle previsioni del Piano Comunale di emergenza. Al verificarsi di eventi di cui alla lettera a), comma 1, art. 2, L. 225/92 e s.m.i., il Sindaco istituisce, con apposito decreto sindacale, il Centro Operativo Comunale (COC). Il Centro Operativo Comunale è un organismo straordinario che viene convocato dal Sindaco all’atto della dichiarazione dello stato di emergenza, per assicurare la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite nonché la gestione degli interventi. Fanno parte del C.O.C., che è retto dal Sindaco o da un suo delegato, i componenti dell’Unità di Crisi, nonché altri soggetti rappresentanti di enti pubblici o privati individuati a ragion veduta in relazione alla natura dei servizi essenziali e/o indispensabili erogati. Per l’espletamento delle proprie attività, l’Unità di Crisi si insedia presso il C.O.C. e provvede alla direzione e controllo delle attività di emergenza, gestite dalla Protezione Civile attraverso il presidio operativo e le strutture decentrate presenti sul territorio. Per l’individuazione della sede C.O.C., si è fatto riferimento a quanto riportato dall’Aggiornamento delle Linee Guida Regionali, ai contenuti della Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 201443 ed alle Indicazioni operative per i criteri generali per l’individuazione dei COC e delle Aree di Emergenza44 adottate dal Capo Dipartimento in data 22 aprile 2015 e dalla Conferenza Unificata Stato- Regioni. Il PEC deve indicare esattamente l’ubicazione del COC e degli eventuali altri edifici strategici che possono essere attivati durante una emergenza e presenti sul territorio (COM, COI, DICOMAC etc). Per l’individuazione della sede del COC si sono quindi prese in esame le condizioni di idoneità geologica, sismica, strutturale e funzionale, che le Indicazioni DPC formalizzano nelle Schede Tecniche.

43 Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 recante il “Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico”. Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014. 44 Indicazioni operative inerenti “La determinazione dei criteri generali dei Centri Operativi di Coordinamento e delle Aree di Emergenza”.

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Allegate al presente documento vi sono le seguenti schede tecniche, compilate dagli uffici tecnici comunali, per il C.O.C. di Santa Marinella - Scheda Semplificata di rilievo delle sedi COM (valida anche per i COC), e per le aree di emergenza - Scheda caratterizzazione dell’area di idoneità del sito (valida per ciascuna delle Aree di Emergenza). La sede del Centro di Coordinamento COC, anche alla luce delle valutazioni effettuate nell’ambito dell’analisi delle condizioni limite dell’emergenza, è stata individuata presso la sede decentrata di via Zara snc nel territorio di Santa Severa posta al di fuori del centro più densamente abitato di Santa Marinella, nelle vicinanze della viabilità primaria e dell’autostrada, così da essere facilmente raggiungibile anche per i soccorritori provenienti da fuori comune, in area non classificata a rischio. La sede decentrata di Via Zara snc, individuata dall’Amministrazione quale sede del C.O.C., ubicata in area di facile accesso per i mezzi provenienti da Roma e da Civitavecchia attraverso la SS1 Aurelia o, in alternativa, l’Autostrada A12. La struttura, ad unico livello, non risulta essere stata verificata sismicamente e, pertanto, secondo quanto prescritto dalle Linee Guida regionali, la dovrà essere oggetto di verifica sismica ai sensi dell’OPCM n. 3274/2003, con un Indice di Rischio (rapporto fra capacità/domanda dell’azione sismica) maggiore di 0.645. L’edificio, in cemento armato ad unico piano ospita ordinariamente il Comitato locale della C.R.I. ed i suoi spazi dovranno essere organizzati in modo da garantire riunioni, comunicazioni radio, funzioni di supporto e un’area magazzino, ed attrezzati con le dotazioni informatiche e strumentali necessarie. Qualora, nel corso dell'emergenza, l'edificio individuato risultasse non idoneo per altre ragioni contingenti, la sede alternativa del Centro operativo è individuata presso il Comando di Polizia Locale ubicato presso l’edificio comunale di Via Aurelia 259. Secondo quanto prescritto dalle Linee Guida regionali, pertanto, anche tale struttura dovrà essere oggetto di verifica sismica ai sensi dell’OPCM n. 3274/2003, con un Indice di Rischio (rapporto fra capacità/domanda dell’azione sismica) maggiore di 0.6.

IV.4.4.1 Funzioni di supporto Le Funzioni di supporto costituiscono l’organizzazione delle risposte, distinte per settori di attività e di intervento, che occorre dare alle diverse esigenze operative di Protezione Civile. Per ogni funzione di supporto è individuato un responsabile che, relativamente al proprio settore, in situazione ordinaria provvede all’aggiornamento dei dati e delle procedure, in emergenza coordina gli interventi di propria competenza tramite la Sala Operativa. Come previsto dal Metodo Augustus, il Sindaco deve costituire un team di persone a cui assegnare la responsabilità delle funzioni necessarie ad assicurare, nei vari aspetti, la vitalità del piano comunale e la gestione di ogni singola funzione negli interventi di emergenza. Questo consentirà di disporre di persone che conoscono il piano, che hanno capacità al lavoro di gruppo e sono consapevoli dei: ‐ propri compiti; ‐ gli ambiti in cui possono e devono intervenire; ‐ limiti della propria azione autonoma; ‐ referenti a monte ed a valle della propria azione. L’organizzazione delle esigenze operative di Protezione Civile è articolata, secondo quanto stabilito dalle “Linee Guida regionali per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile” approvate con Deliberazione della Giunta della Regione Lazio n. 363 del 17/06/2014, in Funzioni di supporto distinte per settori di attività e di intervento.

45Si veda in proposito, Regione Lazio, Linee Guida per la pianificazione comunale e intercomunale di emergenza di protezione civile, par. 6.3.4.

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Di seguito si elencano le funzioni di supporto che è necessario attivare per la gestione di emergenze, i soggetti e gli Enti che ne fanno parte, il relativo responsabile ed i principali compiti assegnati in emergenza.

F1 Tecnica di valutazione e pianificazione Compongono la funzione di supporto 1 tecnici comunali, tecnici o professionisti locali, tecnici della Provincia, della Regione, V.V.F. La funzione di supporto 1: - coordina il presidio operativo comunale per lo svolgimento di attività di monitoraggio del territorio già dalla fase di attenzione. - riceve gli allertamenti trasmessi dalla Sala Operativa Regionale Unificata e/o dall’UTG – Prefettura di Roma mantenendo con esse un collegamento costante, ne dà informazione alle altre funzioni di supporto e garantisce il supporto al Sindaco per determinare l’attivazione delle diverse fasi operative previste nel piano. - raccorda l’attività delle diverse componenti al fine di seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio previsti dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli elementi a rischio.

F2 Sanità, Assistenza Sociale, Veterinaria Compongono la funzione di supporto 2 i responsabili dei servizi comunali competenti per la tutela della salute, i rappresentanti dell’A.S.L. Roma F Distretto F1 e C.R.I., Volontariato Socio-sanitario, 118, Regione. La funzione di supporto 2: ‐ raccorda l’attività delle diverse componenti sanitarie locali; ‐ provvede al censimento in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie a rischio e verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accoglierne i pazienti in trasferimento; ‐ verifica l’attuazione dei piani di emergenza ospedaliera (PEVAC – PEIMAF); ‐ assicura l’assistenza sanitaria e psicologica durante la fase di soccorso ed evacuazione della popolazione e nelle aree di attesa ed accoglienza; ‐ garantisce la messa in sicurezza del patrimonio zootecnico.

F3 Volontariato Compongono la funzione di supporto 3 i volontari di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella e delle Organizzazioni di Volontariato convenzionate. La funzione di supporto 3: ‐ redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili, in termini di mezzi, uomini e professionalità specifiche e ne monitora la dislocazione; ‐ raccorda le attività dei singoli gruppi/organizzazioni di volontariato; ‐ mette a disposizione le risorse sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni in particolare per le attività di informazione e di assistenza alla popolazione.

F4 Materiali e Mezzi

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Compongono la funzione di supporto 4 i responsabili dei Servizi competenti per il provveditorato, magazzini comunali e autoparco, Aziende Pubbliche e Private, Provincia e Regione. La funzione di supporto 4: ‐ redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili appartenenti alla struttura comunale, enti locali, ed altre amministrazioni presenti sul territorio; ‐ provvede all’acquisto dei materiali e mezzi da ditte e aziende private; ‐ mette a disposizione le risorse sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni;

F5 Servizi Essenziali Compongono la funzione di supporto 5 i responsabili degli uffici comunali competenti per la manutenzione, delle Aziende municipalizzate e società per l’erogazione di acqua, gas, energia. La funzione di supporto 5: ‐ raccorda le attività delle aziende e società erogatrici dei servizi; ‐ aggiorna costantemente la situazione circa l’efficienza delle reti di distribuzione al fine di garantire la continuità nell’erogazione e la sicurezza delle reti di servizio; ‐ assicura la funzionalità dei servizi nelle aree di emergenza e nelle strutture strategiche.

F6 Censimento danni a persone e cose Compongono la funzione di supporto 6 i responsabili degli uffici tecnici comunali, dei Vigili del Fuoco, della Soprintendenza BB.AA. e della Provincia (ex Ufficio Genio Civile). La funzione di supporto 6: ‐ organizza e coordina le attività delle squadre di intervento per la ricognizione delle aree esposte al rischio e la delimitazione del perimetro. ‐ verifica l’effettiva funzionalità ed agibilità delle aree di emergenza e degli edifici strategici. ‐ organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il censimento danni.

F7 Strutture operative locali e viabilità Compongono la funzione di supporto 7 i responsabili delle Forze dell’Ordine e della Polizia Municipale. La funzione di supporto 7: ‐ raccorda le attività delle diverse strutture operative impegnate nelle operazioni di presidio del territorio e di informazione, soccorso e assistenza alla popolazione, monitorandone dislocazione ed interventi; ‐ verifica il piano della viabilità, con cancelli e vie di fuga, in funzione dell’evoluzione dello scenario; ‐ individua se necessario percorsi di viabilità alternativa predisponendo quanto occorre per il deflusso in sicurezza della popolazione da evacuare ed il suo trasferimento nei centri di accoglienza in coordinamento con le altre funzioni.

F8 Telecomunicazioni

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Compongono la funzione di supporto 8 il responsabile delle reti tecnologiche interne, i rappresentanti degli Enti gestori di reti di telecomunicazioni, i radioamatori. La funzione di supporto 8: ‐ raccorda le attività degli enti gestori di telecomunicazioni per garantire la comunicazione in emergenza tra gli operatori e le strutture di coordinamento; ‐ garantisce l’immediato ripristino delle linee in caso di interruzione del servizio di comunicazione, mette a disposizione la rete dei radioamatori per assicurare la comunicazione radio sul territorio interessato.

F9 Assistenza alla Popolazione Compongono la funzione di supporto 9 i responsabili dei servizi deputati alle attività sociali, i rappresentanti di Provincia e Regione. La funzione di supporto 9: ‐ aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili; ‐ raccorda le attività con le funzioni volontariato e strutture operative per l’attuazione del piano di evacuazione; ‐ verifica la reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di accoglienza individuate nel piano e provvede alla distribuzione dei pasti alla popolazione evacuata.

IV.4.5 Articolazione del modello organizzativo in funzione della tipologia di Comune Secondo l’articolazione del modello organizzativo elaborata dalle Linee Guida regionali in funzione della tipologia di Comune, un unico Responsabile può assumere la responsabilità di una o più funzioni di supporto a seconda della estensione territoriale del Comune, delle risorse possedute, del numero di abitanti. Sulla base di ciò, per il Comune di Santa Marinella, con popolazione al di sotto dei 20.000 abitanti, è prevista l’individuazione di 4 funzioni di supporto. Tuttavia, dal momento che nel periodo estivo si registra un importante incremento del numero di abitanti in ragione della presenza dei consistente afflusso di turisti, al fine di garantire l’attuazione del Piano di emergenza anche durante detto periodo, si prevede di portare da 4 a 9 il numero delle funzioni di supporto. La tabella seguente riporta le funzioni di supporto che è necessario attivare per la gestione di emergenze, il relativo responsabile ed i principali compiti assegnati in emergenza sono riportati nella in TAB. 4.1 delle schede tecniche allegate da tenersi costantemente aggiornata.

Tab. IV.3 – Funzioni di supporto F1 Tecnica di valutazione e pianificazione

F2 Sanità, Assistenza Sociale, Veterinaria

F3 Volontariato

F4 Materiali e Mezzi

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F5 Servizi Essenziali

F6 Censimento danni a persone e cose

F7 Strutture operative locali e viabilità

F8 Telecomunicazioni

F9 Assistenza alla Popolazione

IV.4.6 Attività preventive nel periodo ordinario - Rischio meteo-idrogeologico ed idraulico Le attività di prevenzione, troppo spesso trascurate, rappresentano invece l’elemento che più di ogni altro è in grado di contribuire alla efficace azione di mitigazione dei rischi presenti sul territorio: l’informazione alla cittadinanza, la manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio comunale, l’adozione di provvedimenti finalizzati alla messa in sicurezza ed alla tutela dell’incolumità dei cittadini delle persone e dei beni, sono solo alcune delle azioni di preparazione all’emergenza necessarie a garantire un livello di rischio sostenibile in termini di danni, ma soprattutto in termini di vite umane. Di seguito si riporta una sintetica ricognizione dei provvedimenti indispensabili che il Sindaco può adottare in fase preventiva al fine di salvaguardare l’incolumità della popolazione in relazione al rischio idrogeologico ed idraulico. Come dimostrano gli eventi passati e recenti, i fenomeni meteorologici avversi che si abbattono sul territorio di Santa Marinella possono determinare effetti di dimensioni tali da rendere estremamente difficoltosa la gestione dell’emergenza da parte della struttura comunale e da richiedere il concorso, ad evento accaduto, di strutture ad essa sovraordinate. La vulnerabilità del territorio e l’alto grado di esposizione al rischio della popolazione, già ampiamente descritte nel presente lavoro, spingono a ritenere non ulteriormente procrastinabile l’adozione di interventi strutturali di mitigazione del rischio, interventi volti a ridurre ed ove possibile eliminare, gli elementi di pericolosità connessi alla presenza dei fossi ed ai terreni instabili, ovvero, quando ciò non sia possibile, finalizzati a delocalizzare gli insediamenti abitativi e produttivi. Concorrono alla mitigazione del rischio anche una serie di interventi non strutturali: tra questi, particolarmente efficace appare l’attuazione di un programma di pulizia, monitoraggio continuo e manutenzione programmata dei fossi da ripetersi ogni anno ed in periodi prestabiliti, così come già l’Amministrazione ha previsto per l’anno 2014. Un ulteriore contributo alla riduzione del rischio può venire dall’implementazione di sistemi di monitoraggio strumentale dei livelli di piena dei fossi, sistemi, che se adeguatamente sviluppati, sono in grado di assicurare il tempestivo allertamento delle strutture operative e della popolazione residente nella zona di evento in caso di superamento dei valori di soglia. E’ importante sottolineare inoltre come, tra gli obblighi posti in capo al Sindaco, vi sia quello di rendere edotta la popolazione, in particolare quella che risiede nelle aree a maggiore rischio, in ordine ai rischi presenti sul territorio, alle previsioni del Piano di emergenza ed alle misure di autoprotezione da adottare. Come precisano le Linee Guida regionali, una informazione efficacie è “quella che da un lato chiarisca quali sono le probabilità che sul territorio si manifestino le diverse tipologie di eventi e, dall’altro, indichi in maniera puntuale quali comportamenti occorra tenere, dentro e fuori le abitazioni o i luoghi di lavoro, in caso di evento. Occorre inoltre rendere noto alla popolazione le modalità con cui il Sistema di Protezione Civile opererà in caso di evento (chi interverrà, in quale modo avverranno le comunicazioni con la popolazione ecc.), e quali risorse il Sistema di Protezione Civile attiverà a servizio della popolazione

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile coinvolta nell’evento. Queste informazioni dovrebbero infatti minimizzare il rischio di “spaesamento” che spesso si manifesta all’interno degli ambiti colpiti da eventi calamitosi, ed il conseguente stato di confusione che può ingenerare comportamenti non corretti in fase di emergenza”. In tale ottica appare opportuna non solo la realizzazione di campagne informative rivolte a target ben individuati (cittadini residenti in aree a rischio, platee scolastiche, famiglie, giovani, etc), ma anche l’adozione di misure rivolte a segnalare il rischio nel territorio, ad esempio con l’utilizzo di pannelli a messaggio variabile, apponendo cartellonistica stradale di emergenza lungo le strade, pannelli di indicazione e prescrizione nelle aree a rischio, individuando con segnaletica orizzontale il percorso dei fossi nei tratti tombati, utilizzando, cioè, ogni accorgimento disponibile utile a rendere la popolazione cosciente del pericolo con il quale convive. Di fondamentale importanza appare inoltre l’adozione di provvedimenti prescrittivi volti ad orientare il comportamento dei cittadini durante le fasi di pre-emergenza ed emergenza, in modo da assicurare che sia da questi adottata ogni misura di autoprotezione possibile. A tale scopo, con proprio provvedimento, il Sindaco ha facoltà di imporre alla cittadinanza presente in zona a rischio, l’osservanza di norme comportamentali che costituiscono misure precauzionali di protezione civile, da porre in essere durante gli eventi, quali in fase di attenzione: ‐ predisporre paratie a protezione dei locali al piano strada, chiudere le porte di cantine e seminterrati e salvaguardare i beni mobili collocati in locali allagabili; ‐ porre al sicuro i propri veicoli in zone non raggiungibili dall'allagamento; ‐ prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle Autorità, dalla radio, dalla tv e da tutte le altre fonti di informazione; ‐ verificare gli aggiornamenti della situazione tramite il sito regionale del Centro Funzionale della Protezione Civile della Regione Lazio ed il sito web comunale;

in fase di preallarme: ‐ evitare di occupare o pernottare nei locali a piano strada o sottostanti il piano strada o locali inondabili situati in edifici ricadenti nelle zone classificate a rischio inondazione; ‐ predisporre paratie a protezione dei locali al piano strada, chiudere le porte di cantine e seminterrati e salvaguardare i beni mobili collocati in locali allagabili; ‐ porre al sicuro i propri veicoli in zone non raggiungibili dall'allagamento; ‐ non sostare su passerelle e ponti o nei pressi degli argini dei fossi; ‐ limitare gli spostamenti a quanto di effettiva necessità; ‐ prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle Autorità, dalla radio, dalla tv e da tutte le altre fonti di informazione; ‐ verificare gli aggiornamenti della situazione tramite il sito regionale del Centro Funzionale della Protezione Civile della Regione Lazio ed il sito web comunale; in fase di allarme: ‐ portarsi ai piani superiori degli immobili o allontanarsi rapidamente a piedi dall’area a rischio; ‐ rispettare il divieto di circolazione veicolare nell’area a rischio; ‐ evitare gli spostamenti salvo effettiva necessità;

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‐ non sostare su passerelle e ponti o nei pressi degli argini dei fossi; ‐ i residenti devono lasciare aperti i portoni per consentire il riparo a chi si trovi in strada ‐ gli occupanti dei piani alti degli immobili sono invitati a fornire ospitalità temporanea a chiunque ne abbia bisogno; ‐ prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle Autorità, dalla radio, dalla tv e da tutte le altre fonti di informazione; ‐ verificare gli aggiornamenti della situazione tramite il sito regionale del Centro Funzionale della Protezione Civile della Regione Lazio ed il sito web comunale; ‐ prima di abbandonare la zona di sicurezza accertarsi che sia dichiarato ufficialmente il cessato allarme. Particolare rilevanza assume inoltre l’adozione di misure volte a limitare al massimo gli spostamenti e gli assembramenti della popolazione durante le fasi più critiche dell’emergenza. A tal fine, e con il supporto degli uffici comunali competenti, il Sindaco ha facoltà di predisporre con proprio provvedimento la sospensione dei mercati settimanali, degli eventi e delle manifestazioni programmate; di prevedere, attraverso un’intesa organizzativa con i dirigenti scolastici delle strutture presenti sul territorio, il trattenimento, dietro esplicita richiesta, della popolazione studentesca all’interno degli edifici scolastici oltre l’orario ordinario, predisponendo al contempo le misure idonee ad assicurare la permanenza in servizio del personale docente e non docente, l’erogazione di pasti e di assistenza ove ne ricorra la necessità, ed un servizio scuolabus da utilizzare a cessate esigenze. Durante il periodo ordinario è altresì opportuno procedere alla definizione di accordi, intese e convenzioni finalizzati a rendere sempre più efficiente ed efficace l’attività in emergenza, ad esempio regolamentando la cessione di beni e servizi in caso di necessità da parte di fornitori e strutture alberghiere. Dalle indagini effettuate, è inoltre emersa la necessità di individuare una struttura idonea al fine di provvedere alla delocalizzazione dell’autoparco comunale, attualmente sito in zona ad elevato rischio di allagamento. Il periodo ordinario è inoltre caratterizzato da attività di monitoraggio e di predisposizione organizzativa per l’attuazione degli interventi in fase di emergenza da parte di ogni responsabile di funzione, in particolare è necessario: ‐ aggiornare periodicamente il censimento della popolazione residente in aree a rischio e dei disabili; ‐ aggiornare periodicamente i censimenti delle risorse (aree, strutture, materiali, mezzi, associazioni di volontariato ecc.), ‐ effettuare sopralluoghi nelle aree di attesa, di accoglienza e ammassamento soccorsi, ‐ verificare il funzionamento delle apparecchiature radio, ‐ organizzare e svolgere esercitazioni, ‐ realizzare campagne informative per la popolazione.

SEZIONE 5: RISORSE PER LA GESTIONE DELL'EMERGENZA IV.5.1 Risorse Umane La macrostruttura amministrativa del Comune di Santa Marinella, è articolata in una Struttura di staff, posta alle dirette dipendenze del Sindaco, che ricomprende gli uffici di Polizia Locale/Protezione Civile, segreteria Sindaco, ufficio del Segretario Generale, Nucleo di Valutazione, Controllo di gestione, ed in una

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile struttura gestionale composta da 17 settori, ciascuno dei quali retto da un responsabile, competenti per le diverse materie.

Fig. IV.1 – Macrostruttura comunale Fonte: Comune di Santa Marinella

La pianta organica dell’Amministrazione si compone complessivamente di 105 dipendenti, di questi, circa il 30% appartiene alla categoria B, circa il 40% alla categoria C e circa il 30% alla categoria D. Collabora alle attività del Comune di Santa Marinella la Santa Marinella Servizi S.r.l. partecipata al 100% dell’Amministrazione, che espleta servizi di guardiania, gestione magazzini, cura del verde, ed ogni altra attività a supporto agli uffici dell’Amministrazione e si compone di 42 dipendenti. Il Comune può inoltre contare sulla collaborazione dei circa 100 volontari delle Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile presenti sul territorio: la Propyrgi ed il Nucleo sommozzatori di Santa Marinella, iscritte all’Albo regionale delle Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile, ed i Rangers d’Italia, e dei circa 170 volontari appartenenti alle Organizzazioni di volontariato operanti nel settore del soccorso e dell’assistenza alla popolazione: il Comitato locale di Santa Severa della Croce Rossa e la Misericordia di Santa Marinella. Le informazioni relative alle Organizzazioni di volontariato operanti nel territorio del Comune di Santa Marinella, sono riportate in TAB. 4.2.5 delle schede tecniche allegate al presente lavoro.

IV.5.2 Aree e strutture di emergenza Per garantire l’efficacia delle operazioni di allontanamento della popolazione e la relativa assistenza, si è proceduto ad individuare aree, all’interno del territorio comunale, da destinare in emergenza a scopi di protezione civile. Tali aree si distinguono in tre tipologie e ciascuna, con i relativi percorsi di accesso, è stata rappresentata su cartografia utilizzando la simbologia tematica proposta dall’Aggiornamento delle Linee Guida Regionali

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile al fine di garantire l’uniformità e l’omogeneizzazione su tutto il territorio regionale della rappresentazione cartografica e di sistema GIS delle Aree di Emergenza e degli Edifici strategici ai fini di Protezione Civile: aree di attesa (AA): luoghi ove sarà garantita la prima assistenza alla popolazione immediatamente dopo l’evento calamitoso oppure successivamente alla segnalazione della fase di preallarme;

strutture di accoglienza (AR): edifici in grado di accogliere ed assistere la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni;

aree di accoglienza (AR): luoghi in grado di accogliere ed assistere la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni;

aree di ammassamento soccorritori (AS): luoghi di raccolta di uomini e mezzi necessari alle operazioni di soccorso alla popolazione.

IV.5.2.1 Aree di attesa Le aree di attesa, indicate in cartografia, rappresentano luoghi sicuri ove dirigere la popolazione in occasione di evacuazioni preventive, o immediatamente dopo il verificarsi di un evento calamitoso, in attesa che lo stesso sia superato, ovvero di essere indirizzata verso aree e strutture di accoglienza. Dette aree sono state individuate presso siti non soggetti a rischio, evitando cioè aree alluvionali, versanti instabili, possibilità di crollo di strutture attigue, ecc. facilmente raggiungibili attraverso percorsi sicuri. In tali aree la popolazione riceverà le prime informazioni sull’evento e i primi generi di conforto in attesa di fare rientro alla propria abitazione o di essere sistemata in strutture di accoglienza. Per l’individuazione delle aree, in grado di ospitare complessivamente oltre 14.000 persone, si è considerata una superficie per persona pari a 2 m2, come prescritto dalle Linee Guida. Ventidue aree sono state individuate per il rischio meteoidrogeologico. La distribuzione sul territorio di tali aree di attesa è stata operata in modo da poter accogliere la popolazione presente nella zona a ciascuna area limitrofa, zona corrispondente ai settori di intervento individuati per la gestione del rischio mete-idrogeologico ed idraulico, al fine di evitare che la popolazione ivi diretta debba oltrepassare le aree di impatto maggiormente pericolose. Quattro aree di dimensioni maggiori sono state individuate per il rischio sismico. Le informazioni relative alle aree di attesa individuate nel territorio del Comune di Santa Marinella, sono riportate in TAB. 4.2.2A1 (rischio meteo-idrogeologico) TAB. 4.2.2A2 (rischio sismico) e delle schede tecniche allegate al presente lavoro. Le aree di attesa, ed i percorsi per raggiungerle sono stati cartografati nella TAV. 2 allegata al presente lavoro. Le aree di attesa, ed i percorsi per raggiungerle dovranno essere opportunamente segnalate con apposita segnaletica di indicazione stradale, da prevedersi a cura dell’ufficio comunale competente, ed indicate con precisione e chiarezza alla popolazione, anche mediante esercitazioni e la divulgazione di materiale informativo. Le aree dovranno inoltre essere costantemente monitorate e verificate al fine di assicurare il permanere delle condizioni di sicurezza in relazione a tutti i rischi previsti. In particolare dovranno essere verificate le condizioni di accessibilità, lo stato di conservazione della pavimentazione stradale, la stabilità degli elementi verticali quali essenze arboree, pali p.i. etc.

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Le aree individuate su suoli di proprietà privata dovranno essere rese fruibili mediante apposite convenzioni.

IV.5.2.2 Aree e strutture di accoglienza Le aree di accoglienza sono luoghi ove la popolazione risiede per brevi, medi e lunghi periodi in seguito ad ordine di evacuazione. Le aree di accoglienza si distinguono, sulla base del periodo di permanenza, in strutture esistenti (qualche giorno o alcune settimane), tendopoli (2-3- mesi), insediamenti abitativi prefabbricati di emergenza (lungo periodo). Ai fini della presente pianificazione sono state individuate e indicate in cartografia le aree di accoglienza in struttura e le aree di emergenza da adibire a tendopoli, destinate alla permanenza breve e brevissima della popolazione. La permanenza in queste strutture è temporanea ed è finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla sistemazione presso altre abitazioni, ovvero alla realizzazione di strutture prefabbricate. Per l’individuazione delle strutture di accoglienza, non essendo disponibile una valutazione delle condizioni di vulnerabilità degli edifici strategici e rilevanti, in via preliminare sono stati presi in considerazione alcuni edifici pubblici che ordinariamente ospitano gli istituti scolastici e le attività sportive situati in aree non classificate a rischio. Sulla base delle indicazioni dell’Amministrazione e delle schede di vulnerabilità trasmesse dagli uffici tecnici, si è quindi proceduto ad individuare tra questi una sola struttura atteso che per gli ulteriori edifici individuati, al momento della redazione del presente documento sono ancora in corso le valutazioni dell’Amministrazione. Si sono inoltre elencate ed individuate in cartografia tutte le strutture alberghiere presenti nel territorio, delle quali tuttavia non si conosce allo stato la capacità ricettiva, ed il cui utilizzo resta comunque subordinato alla stipula, da parte dell’Amministrazione di apposite convenzioni ovvero in emergenza all’attivazione di procedure di requisizione d’urgenza. Le informazioni relative alla struttura di accoglienza ed alle strutture ricettive individuate nel territorio del Comune di Santa Marinella, sono riportate rispettivamente in TAB. 4.2.2B e in TAB. 4.2.2B1 delle schede tecniche allegate al presente lavoro. Le strutture di accoglienza e ricettive sono state cartografate nella TAV. 2 allegata al presente lavoro. Per ciascuna delle strutture individuate, così come più in generale per gli edifici strategici di Santa Marinella, dovrà essere verificata la vulnerabilità sismica attraverso le apposite schede di livello 0 e 1, come reso obbligatorio dall’O.P.C.M. 3247/2003 e successive disposizioni, e, ove ritenuto necessario, adottati i provvedimenti di rafforzamento o miglioramento sismico delle strutture, come previsto per gli edifici strategici e rilevanti dal Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico (art. 11, Legge n. 77/2009). La disponibilità, la manutenzione e la funzionalità delle strutture di accoglienza individuate sarà oggetto di costante verifica da parte degli uffici comunali competenti onde garantirne la perfetta efficienza in caso di emergenza. Dovranno inoltre essere previste le modalità di acquisizione degli effetti letterecci, di vettovagliamento e di quant’altro necessario per assicurare adeguata assistenza alla popolazione ospitata, mediante l’acquisizione diretta ovvero mediante la stipula di appositi accordi e convenzioni con i fornitori di detti materiali. Si è inoltre provveduto all’individuazione dei campi sportivi esistenti che potrebbero destinarsi ad aree di accoglienza, ovvero di luoghi idonei ad ospitare tendopoli. L’individuazione di dette aree è stata operata tenuto conto che esse sono normalmente caratterizzate da: ‐ dimensioni sufficienti e standardizzate

‐ presenza di opere di drenaggio

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‐ esistenza di collegamenti con le reti idrica, elettrica e fognaria

‐ vie di accesso solitamente comode

‐ presenza di aree adiacenti (parcheggi) per un’eventuale espansione del campo.

L’effettivo utilizzo delle aree di accoglienza individuate resta subordinato alle verifiche a farsi, a cura degli uffici competenti dell’Amministrazione, circa la presenza degli impianti e servizi di base utilizzabili e necessari a garantirne il funzionamento, ovvero alla realizzazione degli stessi, nonché alla realizzazione di ogni altra opera necessaria a garantirne il perfetto stato di conservazione. Le informazioni relative alle aree di accoglienza individuate nel territorio del Comune di Santa Marinella, sono riportate in TAB. 4.2.2C delle schede tecniche allegate al presente lavoro. Le aree di accoglienza sono state cartografate nella TAV. 2 allegata al presente lavoro.

IV.5.2.3 Aree di ammassamento soccorritori L’area di ammassamento è destinata ad ospitare i soccorritori e le risorse nelle vicinanze dei centri operativi: da essa partono i soccorsi e le risorse utili alla gestione delle emergenze. Le Linee Guida regionali precisano come le aree di ammassamento debbano servire ambiti territoriali vasti, in quanto il loro utilizzo è previsto in caso di eventi severi per la gestione dei quali è necessario mobilitare ingenti risorse umane e strumentali. Le aree di ammassamento devono dunque essere identificate per comuni di grandi dimensione, ovvero con popolazione superiore a 20.000 abitanti e per ambiti di pianificazione sovracomunale.

IV.5.3 Mezzi e materiali Per la gestione delle emergenze, il Comune di Santa Marinella può contare sulla disponibilità dei mezzi e dei materiali in dotazione dell’Amministrazione, delle Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile presenti sul territorio, e della partecipata del Comune Santa Marinella Servizi S.r.l. Le informazioni relative ai materiali ed ai mezzi attualmente nella disponibilità del Comune di Santa Marinella, sono riportate rispettivamente in TAB. 4.2.6 e in TAB. 4.2.7 delle schede tecniche allegate al presente lavoro. Al fine di implementare la dotazione di mezzi e materiali, l’Amministrazione potrà procedere alla stipula di apposite convenzioni con ditte che garantiscano l’utilizzo in emergenza delle risorse stesse. Tali ditte dovranno essere censite, e inserite in un apposito elenco, da aggiornarsi periodicamente a cura del Responsabile della Funzione Materiali e Mezzi. In ogni caso, l'Amministrazione Comunale deve verificare costantemente la disponibilità e l’idoneità effettiva dei mezzi e dei materiali impiegabili in emergenza.

IV.5.4 Collegamenti infrastrutturali Dal momento che le principali infrastrutture di trasporto presenti nel territorio di Santa Marinella (la SS1 Aurelia, l’Autostrada A12 e la linea ferroviaria) seppure con le incertezze insite in ogni studio previsionale, risultano, in caso di evento, tra quelle colpite in modo severo dall'evento stesso, i collegamenti individuati sono riferiti sia al sistema di viabilità principale che secondaria interna al Comune di Santa Marinella, e sono finalizzati ad assicurare gli spostamenti, in particolare in caso di evento meteo-idrogeologico,

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile nell’ambito dei singoli settori di intervento individuati, al fine di evitare, per quanto possibile, l’attraversamento delle zone di maggior pericolo in caso di allagamento. La percorribilità di detta viabilità di emergenza in caso di evento è un presupposto indispensabile a garantire gli interventi di soccorso ed assistenza alla popolazione. Pertanto è stato individuato un apposito dispositivo temporaneo di traffico tenuto conto delle modalità di gestione delle possibili criticità del sistema viario in situazione di emergenza e delle azioni immediate di ripristino a farsi in caso di interruzione o danneggiamento. Il dispositivo di traffico ricomprende (cfr. TAV. 2): 1. l’individuazione delle strade della viabilità di emergenza; 2. l’ubicazione dei cancelli ove posizionare blocchi di traffico e presidi di indirizzamento della popolazione e dei soccorritori. La gestione del dispositivo è affidata alla Polizia Locale, coadiuvata da squadre di volontari addette all’informazione ed all’indirizzamento del flusso veicolare. Al verificarsi di un evento, il presidio di monitoraggio territoriale provvede a verificare la transitabilità della viabilità di emergenza valutando, ove necessario le azioni immediate di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento. A tal fine, l’Amministrazione potrà procedere ad individuare le ditte di pronto intervento che, in caso di necessità, possono supportare l’attività di verifica e ripristino messa in campo dagli uffici comunali e dalle competenti strutture operative. Inoltre, nell’ambito dell’analisi della CLE, si è proceduto all’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale impegnate in caso di evento sismico (cfr. TAV.4).

V MODELLO DI INTERVENTO Il modello di intervento prevede l’assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione dell’emergenza, definendo i soggetti interessati e le attività da svolgere nei diversi stati di allerta previsti nelle procedure di previsione e prevenzione e sulla base delle caratteristiche e dell’evoluzione dell’evento.

V.1 Il Sistema di Comando e controllo L’attuale Servizio Nazionale della Protezione Civile è organizzato su quattro livelli di Comando e Controllo sia centrale che periferico. A livello centrale, il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile ricomprende le strutture centrali di coordinamento operativo come definite dal D.L.vo n. 300/99 e dalla L. n.225/92 e s.m.i. Nel caso di eventi di tipo c), la direzione unitaria ed il coordinamento dell’emergenza è affidata al Comitato Operativo della Protezione Civile (art. 10 L.225/92), costituito con DPCM del 22 ottobre 1992. Il Comitato è presieduto dal Capo Dipartimento ed è composto da rappresentanti del Sistema nazionale della protezione civile. Viene convocato presso la Sala situazioni (Sala Italia) quando questa si configura come Unità di crisi e la gestione della calamità coinvolge direttamente il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Punto di riferimento del Servizio Nazionale della Protezione Civile è il centro di coordinamento "Sistema", che riceve, richiede, elabora, verifica e diffonde le informazioni relative alle calamità o situazioni critiche sul territorio. Sistema allerta e attiva immediatamente le diverse componenti e le strutture operative preposte alla gestione dell’emergenza per soccorrere la popolazione colpita, superare l’emergenza e fornire consulenze a tutte le amministrazioni del Servizio nazionale. Sistema si configura come un centro di supporto al Comitato Operativo e garantisce l’attuazione delle disposizioni del Comitato attraverso le

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile strutture del Servizio Nazionale. L’organizzazione e il funzionamento di Sistema sono definiti con il Dpcm del 3 dicembre 2008. L’art. 11 della legge n. 225 individua come strutture operative del Servizio nazionale: il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco quale componente fondamentale della protezione civile, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Forestale dello Stato, la comunità scientifica, la Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, le Organizzazioni di volontariato, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico - Cnsas-Cai. In ordinario, le strutture operative concorrono insieme al Dipartimento alle attività di monitoraggio, previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio e agli interventi operativi, ciascuna con le sue specifiche competenze tecniche, i suoi mezzi e le sue professionalità. I servizi tecnici nazionali e i gruppi nazionali di ricerca scientifica partecipano soprattutto in materia di previsione e prevenzione. In caso di calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza del Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio può avvalersi di Commissari delegati e delle strutture operative nazionali per gli interventi. Se si verifica un'emergenza eccezionale, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali, su proposta del Capo del Dipartimento della Protezione Civile e sentito il Presidente della regione interessata. In questi casi, valutati in base al grave rischio di compromissione dell’integrità della vita umana, il coordinamento è affidato al Capo del Dipartimento della Protezione Civile. (art. 3 del dl 245/02 convertito nella legge 286/02). Il secondo livello e quello regionale: le Regioni organizzano la risposta di protezione civile secondo due diversi modelli operativi, il primo, che prevede la costituzione di strutture con capacità operativa diretta (Sala Operativa Unificata Regionale) per coordinare direttamente la gestione dell’emergenza derivante dagli eventi di tipo a) e b), strutturate secondo un’area strategia, nella quale si riuniscono i responsabili degli Enti e delle strutture operative regionali per definire la strategia di intervento, e una sala operativa, organizzata in funzioni di supporto per la gestione delle risposte che occorre dare alle diverse esigenze operative in qualsiasi tipo di evento calamitoso, il secondo attraverso la costituzione di Strutture per il supporto operativo alle Province e ai Comuni laddove l’Ente abbia delegato la gestione dell’emergenza a livello provinciale (Province/Prefetture) e di conseguenza provvede ad organizzare una propria struttura di staff con capacità di supporto operativo per tutte le materie delegate alla Provincia e ai comuni. A livello Provinciale, la gestione dell’emergenza è affidata al Prefetto che provvede all’attivazione del Centro Operativo Soccorsi (CSS) strutturato secondo un’area strategia, nella quale si riuniscono i responsabili degli Enti e delle strutture operative provinciali per definire la strategia di intervento, e una sala operativa organizzata per funzioni di supporto e del Centro Operativo Misto (COM) composto di una sala operativa organizzata per funzioni di supporto attivate in forma modulare a seconda delle esigenze derivanti dall’attività di supporto ai COC. Per i piccoli comuni montani l’attività di coordinamento intercomunale può essere svolta all’interno della comunità montana che può coincidere con il limite operativo previsto per un COM. A livello comunale, la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso, di assistenza e informazione alla popolazione colpita sono affidati al Sindaco, quale autorità di protezione civile (art. 15 L.225/92 e s.m.i.). La risposta di protezione civile è garantita attraverso l’istituzione di un Centro Operativo Comunale (COC) strutturato secondo un’area strategia, nella quale si riuniscono i responsabili degli Enti e delle strutture operative comunali per definire la strategia di intervento, e di una sala operativa organizzata per funzioni di supporto.

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V.2. Struttura di Protezione Civile della Regione Lazio

L’attuale struttura dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile, istituita con la Legge Regionale n. 2 del 26 febbraio 2014, si articola nei seguenti uffici:  Affari generali Svolge funzioni amministrative relative alla finanza, contabilità, bilancio e rendicontazione dell'Agenzia, la gestione del protocollo generale ed il servizio postale, delle risorse umane ed i rapporti di lavoro del personale, la raccolta e l'aggiornamento della normativa e della documentazione relativa alla Protezione Civile, supporta le altre strutture organizzative dell'Agenzia in merito a questioni di natura giuridicolegale, provvede all'attività relativa alla dichiarazione dello stato di calamità naturale ai sensi della Legge Regionale 26 febbraio 2014, n.2 ed alla richiesta degli stati di emergenza ai sensi della Legge 24 febbraio 1992 n. 225 e ss.mm.ii.; cura le attività inerenti la ricostruzione post calamità ai sensi dell'art. 5 della L. 24 .2. 1992 n. 225 e ss.mm.ii.  Emergenze e sala operativa di protezione civile Provvede alla direzione e gestione della Sala Operativa Regionale con il coordinamento e la gestione degli interventi di emergenza e soccorso in ambito regionale, nazionale ed internazionale, attivando le Organizzazioni di volontariato di protezione civile. Provvede all'allertamento delle Strutture del Sistema Regionale di Protezione Civile; cura il coordinamento operativo della Colonna Mobile Regionale; elabora e predispone i modelli organizzativi del soccorso; studia ed elabora, procedure operative standard ai fini del soccorso ed alla sicurezza degli operatori; provvede al monitoraggio del territorio in relazione a situazioni di emergenza, al coordinamento delle attività di antincendio boschivo, con il Corpo Forestale dello Stato ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ed alla gestione della flotta aerea regionale; provvede alla richiesta dell'attivazione del DPR 194/2000; provvede allo studio di regolamenti e procedure da adottare per le attività operative di Protezione Civile; cura la gestione ed il controllo dei supporti tecnologici e informatici della Sala Operativa; gestisce la rete radio regionale e provvede all'attuazione delle iniziative necessarie a garantire l'efficienza e la continuità delle comunicazioni in situazioni emergenziali previste o in atto; provvede alla sperimentazione delle innovazioni tecnologiche da adottare all'interno dell'Agenzia per tutte le attività di Protezione Civile connesse con le situazioni emergenziali; assicura il collegamento con le strutture operative del Servizio regionale di Protezione Civile, con le altre Amministrazioni pubbliche interessate e con le organizzazioni del volontariato, in occasione di eventi calamitosi.  Centro funzionale regionale

Partecipa, ai sensi della L. n. 225/1992 e ss.mm.ii. al governo ed alla gestione del sistema di allerta nazionale. Emette gli avvisi di criticità per l'attivazione delle fasi di allertamento e gestione di tutte le ulteriori azioni di protezione civile da parte della sala operativa regionale; pubblica i bollettini di vigilanza meteo e di criticità idrogeologica regionale; assicura la sorveglianza meteo-pluvio-idrometrica dei fenomeni avversi in corso di evento ed emette i bollettini di monitoraggio; effettua la previsione degli scenari di rischio idrogeologico attesi o in atto; supporta le attività di previsione e prevenzione degli incendi boschivi definendo gli scenari di rischio; emette i bollettini di suscettività all'innesco di incendi nel territorio della regione; assicura il corretto funzionamento e la gestione della rete di rilevamento e trasmissione dei dati idrometeorologici e mareografici regionali per finalità connesse alle attività di protezione civile e alle attività di pianificazione della gestione della risorsa idrica (validazione dati);; pubblica periodicamente i dati idrometereologici afferenti il territorio del compartimento previa acquisizione, elaborazione e validazione degli stessi; rappresenta su cartografia anche tematica gli studi idrologici e climatologici; definisce ed aggiorna le scale di deflusso mediante periodiche misure di portata dei corsi d'acqua anche al fine di verificare il corretto funzionamento delle stazioni di misura idrometriche del territorio regionale; delimita e caratterizza l'idrogeomorfologia dei bacini e dei sottobacini idrografici, valuta il trasporto solido ed effettua il rilievo dei corsi d'acqua del territorio regionale; Implementa modelli numerici di simulazione per la valutazione e l'annuncio delle piene, con eventuale individuazione di soglie di rischio mediante studio e

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile simulazione di eventi estremi; elabora i bilanci idrologici per la valutazione della disponibilità della risorsa idrica nel compartimento anche ai fini della stima del minimo deflusso vitale; rilascia pareri idrologici ed idraulici obbligatori sui progetti previsti dalla vigente normativa. fornisce dati idrografici, climatologici e meteo-pluvi-idrometrici acquisiti con le proprie reti di monitoraggio; sperimenta nuove tecnologie di rilevamento e/o trasmissione di dati idrometereologici mediante campagne di misura anche in aree ristrette.

 Pianificazione

Provvede alla predisposizione dei Piani regionali, annuali e pluriennali di Protezione Civile riguardanti i rischi naturali ed antropici, del Piano regionale di protezione civile, ed all'aggiornamento degli indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali, comunali e/o intercomunali di protezione civile. Supporta le Amministrazioni locali nella predisposizione dei piani comunali ed intercomunali di protezione civile; cura la rilevazione, la raccolta e l'elaborazione dei dati interessanti il territorio regionale ai fini della previsione degli eventi calamitosi naturali e di origine antropica; cura l'individuazione di studi tecnici e ricerche per la previsione e prevenzione dei rischi sul territorio; la pianificazione e la programmazione delle attività dell'antincendio boschivo; le attività inerenti il controllo e la vigilanza delle industrie a rischio di incidente rilevante ai sensi del D. Lgs. n. 334 del 1999.

 Organizzazione del sistema regionale

Pianifica le attività e le necessità per il potenziamento di mezzi ed attrezzature delle componenti del Sistema regionale di Protezione Civile; provvede all'assegnazione di contributi alle componenti del Sistema regionale di Protezione Civile per il potenziamento dei mezzi ed attrezzature di protezione civile, per gli interventi operativi ed in particolare per la lotta attiva agli incendi boschivi; supporta il Direttore nella predisposizione di programmi ai fini della prevenzione dei rischi sul territorio e per le altre attività di protezione civile; collabora con l'Area Formazione, individuando i fabbisogni formativi dei volontari delle Organizzazioni di Protezione Civile e degli operatori del settore; collabora con le altre aree, alla organizzazione di esercitazioni in materia di protezione civile, alla gestione della Colonna Mobile Regionale, cura la gestione dell'Elenco territoriale delle Organizzazioni di Volontariato, verifica e controlla l'attività svolta dalle Organizzazioni di volontariato di protezione civile, cura la gestione dei centri Operativi Polifunzionali di Protezione Civile.

 Formazione

Individua, raccordandosi con le altre Strutture dell'Agenzia, i fabbisogni di formazione e di aggiornamento professionale del personale, degli amministratori locali, nonché degli operatori del Sistema regionale di protezione civile e provvede alla programmazione delle attività formative e di addestramento, promuove l'ideazione e la realizzazione di iniziative mirate a sostenere e sviluppare la diffusione della conoscenza della protezione civile nella popolazione, attività di sensibilizzazione ed educazione civica relativamente alle tematiche di protezione civile sui rischi presenti sul territorio; definisce e promuove progetti pilota per sperimentare nuove metodologie di partecipazione attiva dei cittadini alle attività di protezione civile. Raccoglie e diffonde la documentazione videofotografica sulle attività istituzionali dell'Agenzia, assicurandone l'archiviazione e definendo le linee per il corretto utilizzo da parte di terzi, e provvede alla progettazione e alla gestione di un archivio storico dell'Agenzia per consentire la catalogazione, la salvaguardia, la conservazione e la consultazione del materiale di interesse. Provvede, alla organizzazione di esercitazioni seminari, eventi, manifestazioni e convegni e studi inerenti materie di interesse della protezione civile.

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V.3 Struttura di Protezione Civile di livello provinciale Come illustrato nel Piano Provinciale d’emergenza di Protezione Civile, partendo dalla struttura e dalle risorse della propria Amministrazione, la Provincia di Roma si organizza in caso di calamità puntando sulla disponibilità della propria Sala operativa interdipartimentale affidata alla Polizia Provinciale ed attiva nel tempo ordinario in modalità h24, che assumerà una configurazione in quattro diversi livelli operativi a seconda delle diverse fasi di preallerta, attenzione, preallarme e allarme per quel che attiene ai rischi prevedibili e il passaggio diretto dall’ordinarietà al livello di allarme in relazione al verificarsi di eventi calamitosi attribuibili a rischi non prevedibili, A scala provinciale, in emergenza compete al Prefetto istituire e presiedere il Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) con sede presso la Prefettura – UTG di Roma. Secondo quanto previsto dal Metodo Augustus dal Piano Provinciale di Protezione Civile, il C.C.S. è strutturato in 14 Funzioni di supporto ed è costituito da una Sala Decisioni (S.D.), una Sala Operativa (S.O.), di una Sala Comunicazioni (S.C.) e di una Sala Stampa (S.S.). Il C.C.S. si mantiene in costante collegamento con i Centri Operativi Misti (C.O.M. ovvero con i Centri Operativi Comunali attivati sul territorio, nonchè con le altre componenti di Protezione Civile.

V.3.1 Centri Operativi Intercomunali (C.O.I.) Con la Deliberazione della Giunta Regionale 29 febbraio 2000, n. 569, recante “Approvazione sistema integrato di protezione civile regionale, con istituzione dei centri operativi intercomunali ed individuazione dei centri operativi comunali e di coordinamento provinciali e regionale”, la Regione Lazio si è dotata di una rete di strutture organizzate sul territorio per le azioni di protezione civile, individuandone anche le zone di intervento. Sulla base di tale ripartizione, il Comune di Santa Marinella fa capo al C.O.I. della 1° zona della Provincia di Roma, cui appartengono anche i comuni di Civitavecchia, Allumiere e Tolfa. Fig. V.1 – C.O.I. Fonte: Regione Lazio

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V.4 Struttura di Protezione Civile del Comune di Santa Marinella L’Autorità di Protezione Civile per assicurare, nell’ambito del proprio territorio comunale, la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita, provvede ad organizzare gli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto ed al Presidente della Giunta Regionale che lo supporteranno nelle forme e nei modi secondo quanto previsto dalla norma. Sono componenti il Sistema della Protezione Civile del Comune di Santa Marinella, secondo quanto stabilito al Regolamento Comunale di Protezione Civile allegato al presente Piano, i seguenti organi: I. Sindaco, Autorità comunale di Protezione Civile; II. Comitato Comunale di Protezione Civile; III. Ufficio Comunale di Protezione Civile – presidio operativo; IV. Responsabili delle funzioni di supporto; V. Unità di Crisi Comunale; VI. Centro Operativo Comunale.

Sono altresì componenti del Sistema di Protezione Civile, tutti gli uffici ed i servizi del Comune di Santa Marinella, gli enti e le aziende di gestione dei servizi pubblici essenziali operanti nel Comune di Santa Marinella, le Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile. In situazione ordinaria, il Sindaco del Comune di Santa Marinella coordina, avvalendosi del Comitato Comunale di Protezione Civile con funzione propositiva e consuntiva, l’attività di programmazione e pianificazione affidata all’Ufficio comunale di Protezione Civile, favorendo la collaborazione e la completa integrazione dell’attività degli uffici e dei servizi dell’amministrazione comunale competenti per ogni materia utile ai fini della pianificazione di Protezione Civile e/o a qualsiasi titolo interessati ad attività necessarie ai fini della gestione delle emergenze. Funzioni e composizione del Comitato Comunale di Protezione Civile sono stabiliti dal Regolamento Comunale di Protezione Civile. In situazioni di emergenza prevista o in atto, il Sindaco, nella sua veste di Autorità comunale di Protezione Civile, si avvale della struttura di coordinamento comunale che supporta il Sindaco già dalle prime fasi di allertamento. In situazioni di pre-emergenza ed emergenza, la piena operatività degli uffici è assicurata dalla struttura di coordinamento comunale. La struttura di coordinamento è composta da: - Presidio operativo - Funzioni di supporto - Unità di crisi - C.O.C. In funzione della tipologia e dell’evoluzione dell’evento, e sulla base del modello di intervento, la struttura di coordinamento assume una configurazione iniziale minima, consistente nel presidio operativo istituito presso il Comando di Polizia Locale – Ufficio comunale di Protezione Civile, per poi assumere una composizione via via più articolata, con il coinvolgimento delle funzioni di supporto, dell’Unità di Crisi, fino alla costituzione del Centro Operativo Comunale.

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SEZIONE 6: PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO Le procedure operative di intervento da attuarsi nelle diverse fasi di attivazione sono riferite alle seguenti tipologie di fenomeni: - Evento meteo, idrogeologico e idraulico; - Evento neve, ghiaccio, ondate di grande freddo; - Evento incendio boschivo e di interfaccia; - Evento sismico. Ciascuna procedura è definite per le diverse fasi di attivazione, distinte in: - Preallerta, - Attenzione, - Preallarme, - Allarme. Per ciascuna tipologia di evento sono esplicitate le condizioni che caratterizzano la singola fase di attivazione. Ciascuna procedura è strutturata in termini di: - Soggetto responsabile per l'attivazione della procedura; - Attività in cui la procedura si attua; - Soggetti (eventuali) responsabili delle diverse attività. Le Procedure Operative Standard, redatte in forma diagrammatica, secondo i modelli definiti dalle Linee Guida regionali, sono allegate nel documento allegato denominato Procedure Operative Standard (PCE_POS).

V.6.1 Classificazione degli eventi Ai fini dell’attività di protezione civile, vengono presi in considerazione tutti i fenomeni, di origine naturale o antropica, in grado di arrecare danno alla popolazione, alle attività, alle strutture e infrastrutture, al territorio. Gli eventi emergenziali attesi, ovvero i fenomeni dannosi che ci si aspetta possano accadere in una certa porzione del territorio entro un determinato periodo di tempo (tempo di ritorno), possono essere distinti in due macrocategorie sulla base della possibilità di prevederne, con sufficiente approssimazione e con il necessario anticipo, il verificarsi: ‐ evento non prevedibile: l’avvicinarsi o il verificarsi di tali eventi non è preceduto da alcun fenomeno (indicatore di evento) che ne consenta la previsione. ‐ evento prevedibile: un evento si definisce prevedibile quando è preceduto da fenomeni precursori. Tale distinzione orienta fortemente l’azione di Protezione civile: per gli eventi prevedibili (o “con preannuncio”), infatti, è possibile agire già dalla fase di previsione sulla base degli indicatori di evento, ovvero dall’esame dell’insieme dei fenomeni precursori e dei dati di monitoraggio disponibili, mentre per gli eventi attesi, ma non prevedibili (o “senza preannuncio”), la risposta di Protezione Civile può essere orientata esclusivamente alla gestione dell’emergenza.

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Tra gli eventi prevedibili si annoverano principalmente quelli connessi alle condizioni meteorologiche (alluvioni, gelate, ondate di calore, mareggiate), ma anche il rischio vulcanico. Gli eventi imprevedibili sono di solito maggiormente connessi all’azione antropica (incidente rilevante, incendi di interfaccia) oppure sono eventi di origine naturale per i quali le attuali conoscenze scientifiche non consentono l’individuazione di fenomeni precursori sufficientemente prossimi all’evento e/o attendibili (rischio sismico, trombe d’aria).

V.6.1.1 Eventi con preannuncio – schema modello di intervento Nel caso di eventi calamitosi con possibilità di preannuncio (alluvioni, frane, eventi meteorologici pericolosi, incendi boschivi limitatamente alla fase di attenzione) il modello di intervento prevede le fasi di preallerta, attenzione, preallarme e allarme. Le fasi vengono attivate in riferimento a soglie di criticità, definite con le modalità indicate dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 11 marzo 2004 ed in relazione a situazioni contingenti di rischio. L’inizio e la cessazione di ogni fase vengono stabilite dalla Struttura Regionale di Protezione Civile sulla base della valutazione dei dati e delle informazioni trasmesse dagli enti e dalle strutture incaricati delle previsioni, del monitoraggio e della vigilanza del territorio, e vengono comunicate dalla stessa Struttura agli Organismi di Protezione Civile territorialmente interessati. Il modello di intervento da elaborarsi per fronteggiare eventi prevedibili è il seguente: 1) fase di preallerta: viene attivata quando le previsioni e le valutazioni fanno ritenere possibile il verificarsi di fenomeni pericolosi. Essa comporta l’attivazione di servizi di reperibilità e, se del caso, il preallertamento della struttura di coordinamento di Protezione Civile e degli Enti e strutture preposti al monitoraggio e alla vigilanza. 2) fase di attenzione: viene attivata quando le previsioni e le valutazioni di carattere meteorologico fanno ritenere possibile il verificarsi di fenomeni pericolosi. Essa comporta l’attivazione di servizi h 24 da parte del presidio di Protezione Civile e degli Enti e strutture preposti al monitoraggio e alla vigilanza (ed agli interventi nel caso di incendi boschivi). 3) La fase di preallarme: viene attivata quando i dati pluviometrici e/o idrometrici superano determinate soglie in presenza di previsioni meteo negative e/o di segnalazioni provenienti dal territorio su pericoli incombenti. Essa comporta la convocazione, in composizione ristretta della struttura di coordinamento dei soccorsi (Funzioni di supporto – Unità di Crisi) e l’adozione di misure di preparazione ad una possibile emergenza. 4) La fase di allarme: viene attivata quando i dati pluviometrici e/o idrometrici superano determinate soglie, con previsioni meteo negative e segnalazioni di fenomeni pericolosi incombenti o in atto provenienti dal territorio. Essa comporta l’attivazione completa degli organismi di coordinamento dei soccorsi (Unità di Crisi – C.O.C.) e l’attivazione di tutti gli interventi per la messa in sicurezza e l’assistenza alla popolazione.

V.6.1.2 Eventi senza preannuncio – schema modello di intervento Nel caso di eventi calamitosi senza possibilità di preannuncio, riferibili a fenomeni per i quali non è possibile prevedere in anticipo l’accadimento (terremoti, incidenti chimico-industriali, tromba d’aria) mentre è comunque possibile elaborare scenari di rischio, devono essere immediatamente attivate, per quanto possibili nella situazione data, tutte le azioni previste nella fase di allarme-emergenza, con priorità per quelle necessarie per la salvaguardia delle persone e dei beni. Anche in questo caso il modello di intervento deve essere organizzato per gli specifici tipi di rischio.

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V.6.2 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO METEO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO Di seguito si riportano ruoli e compiti delle strutture comunali di Protezione Civile per i diversi stati di allerta che definiscono la risposta del Sistema di Protezione Civile comunale al verificarsi di evento meteo- idrogeologico ed idraulico.

V.6.2.1 Il sistema di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico Secondo quanto previsto dalla Direttiva 27 febbraio 2004, “la gestione del sistema di allerta nazionale è assicurata dal Dipartimento della Protezione Civile, dalle Regioni e dalle Province autonome attraverso la rete dei Centri Funzionali, nonché le strutture regionali ed i Centri di Competenza chiamati a concorrere funzionalmente ed operativamente a tale rete, così come stabilito dall’Ordinanza n. 3134 del 10 maggio 2001, come modificata dall’Ordinanza n. 3260 del 27 dicembre 2002, e realizzata secondo il progetto approvato, nella seduta del 15 gennaio 2001, dal Comitato tecnico di cui alla Legge n. 267/1998 e al DPCM 15/12/1998”. La gestione del sistema di allerta per il rischio idrogeologico è assicurata dal Dipartimento della Protezione Civile e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali. La rete dei Centri Funzionali è costituita dal Centro Funzionale Centrale (CFC) presso il Dipartimento della Protezione Civile e dai Centri Funzionali Decentrati (CFR) presso le Regioni. Il sistema di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico di livello Nazionale fornisce quotidianamente indicazioni sintetiche sulla previsione di eventi attraverso l’emanazione e la diffusione di bollettini ed avvisi destinati alle Regioni ed alle Prefetture. Per le Regioni dotate di un Centro Funzionale attivo, le medesime procedure si estendono al livello provinciale e comunale. La diffusione dei bollettini e degli avvisi è regolamentata da procedure nazionali e regionali e articolata come specificato alla tabella seguente.

Tab.V.4: modalità di diffusione bollettini e avvisi

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V.6.2.5 Bollettini ed avvisi nazionali Il Dipartimento della Protezione Civile valuta la situazione meteorologica e garantisce, entro le ore 12:00 di ogni giorno, le previsioni meteorologiche a scala sinottica per le successive 24, 48 e 72 ore. Le previsioni consentono: - ai singoli servizi meteorologici o alle aree di previsione meteorologica dei Centri Funzionali decentrati di produrre e interpretare efficacemente le proprie previsioni ad area limitata e quindi ai Centri Funzionali decentrati di procedere alla modellazione dei diversi effetti al suolo; - al Dipartimento di emettere, in forma pubblica, un Bollettino di vigilanza meteorologica giornaliera nazionale e, in forma riservata, un Bollettino di criticità nazionale; - al Dipartimento, alle Regioni e alle Province Autonome, di emettere, in forma riservata, nel caso si rendessero necessari avvisi di avverse condizioni meteo e di criticità sia nazionali che regionali.

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Fig.V.2: Modello di bollettino di vigilanza meteorologica Nazionale

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Fig.V.3: Modello Avviso di condizioni meteorologiche avverse Nazionale

Fig.V.4: Modello Bollettino di criticità Nazionale

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V.6.2.6 Bollettini e avvisi del Centro Funzionale Regionale Come illustrato nelle Linee Guida regionali, in fase previsionale, il Centro Funzionale Regionale, sulla base delle previsioni meteo del Centro Funzionale Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile, elabora ogni giorno dei bollettini di criticità regionale per rischio idrogeologico ed idraulico sulle varie Zone di Allerta. I bollettini contengono informazioni sintetiche sui previsti effetti al suolo in relazione al confronto tra i valori di precipitazione previsti e le soglie di allarme pluviometriche ed idrometriche prefissate, definendo tre possibili gradi di criticità: ordinaria, moderata ed elevata. I bollettini vengono pubblicati sul sito internet della Regione e i Comuni della Regione ne prendono visione quotidianamente. Quando vengono preannunciate delle criticità locali o diffuse, il Centro Funzionale Regionale emette un Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica regionale e attiva il presidio della Sala Operativa del Centro Funzionale Regionale, finalizzato alla sorveglianza dell’evoluzione delle condizioni meteorologiche e dei conseguenti effetti al suolo. L’attivazione del presidio h24 si attua altresì anche in caso di previsione di criticità ordinaria su almeno una delle Zone di Allerta se in contemporanea vi è anche l’emissione dell’Avviso Meteo da parte del Centro Funzionale Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile, o comunque ogni qualvolta venga ritenuto necessario. Fig. V.5: Bollettino di vigilanza meteorologica per il Lazio Fonte: Linee Guida regionali per la pianificazione

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Fig. V.5: Bollettino di criticità idrogeologica ed idraulica Fonte: Linee Guida regionali

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Fig. V.5: Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica Fonte: Linee Guida regionali per la pianificazione

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V.6.2.7 Stati e condizioni di attivazione Al raggiungimento ed al superamento delle soglie corrispondenti ai livelli di criticità, devono corrispondere livelli di allerta del Sistema di Protezione Civile e altrettanti stati di attivazione delle diverse azioni del piano di emergenza. Per l’allertamento si fa riferimento al sistema di allertamento individuato al Manuale operativo per la predisposizione di un Piano comunale ed intercomunale di protezione civile elaborato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile ed alle procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile illustrate nelle Linee Guida regionali, come modificate nell’Aggiornamento 2015. Come chiarito nell’Aggiornamento delle Linee Guida, la rappresentazione grafica dei livelli di allertamento è determinata in modo intuitivo dai colori che renderanno assimilabile alla popolazione il grado di rischio. Se per una stessa zona d’allerta sono valutati differenti scenari d’evento (temporali, idraulico e idrogeologico), sulla mappa del bollettino viene convenzionalmente rappresentato lo scenario con il livello di allerta più gravoso. La tabella che segue deve essere considerata esemplificativa e non esaustiva dei fenomeni che possono verificarsi.

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Con la nota RIA/0027984 del 4 giugno 2015, il Capo Dipartimento della Protezione Civile ha fornito indicazioni operative per l’attivazione delle procedure di allertamento relative ai temporali primaverili ed estivi, caratterizzati cioè dall’innesco di eventi meteorologici convettivi improvvisi, intensi ed in qualche caso violenti, anche in assenza di perturbazioni strutturate in transito e quindi non preannunciabili tramite specifici Avvisi di condizioni meteorologiche avverse che traggono la loro corretta giustificazione in presenza di una forzante sinottica chiara ed identificabile. Le caratteristiche evolutive dei fenomeni temporaleschi, pur consentendo di individuare le situazioni propedeutiche e favorevoli a tali evoluzioni, sono caratterizzate da una intrinseca imprevedibilità spazio‐ temporale e rapidità di sviluppo con la possibile contemporaneità di fulmini, raffiche di vento e grandine che per loro natura costituiscono una pericolosità non trascurabile. Per tali fenomeni meteorologici si configura pertanto un associato scenario di evento classificabile come “ordinaria criticità idrogeologica” – codice giallo . la cui descrizione, in termini di scenario, effetti al suolo e danni è sinteticamente riportata nella tabella “Scenari di criticità idrogeologica ed idraulica” allegata alla sezione “Bollettino di Vigilanza meteorologica e bollettino di criticità idrogeologica ed idraulica per il Lazio” del sito web della Regione (http://www.regione.lazio.it/rl_protezione_ civile/?vw=bollettini) Con nota Prot. n. 330626 del 17 giugno 2015 il direttore dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile, richiamando le note prot. n. 53983/GR/03/25 del 29/01/2014 e prot. n. 50996/GR/03/25 del 28/01/2014, ha richiamato l’attenzione sulla necessità che i Sindaci provvedano a prendere visione quotidianamente di quanto pubblicato alla sezione “Bollettino di vigilanza meteorologica e Bollettino di criticità idrogeologica ed idraulica per il Lazio” del sito web regionale al fine di porre in essere le misure, previste nei piani di emergenza locali almeno per una fase di “attenzione” in relazione alle criticità connesse all’evoluzione dei fenomeni temporaleschi, anche in assenza di avviso meteo e/o di emissione di messaggi di allertamento.

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Tab.V.5: fasi di attivazione

FASI Bollettino con previsione di criticità ordinaria conseguente alla PREALLERTA possibilità di fasi temporalesche intense

Avviso di criticità moderata ATTENZIONE Evento in atto con criticità ordinaria

Avviso di criticità elevata PREALLARME ALLERTA Evento in atto con criticità moderata DI

Evento in atto con criticità elevata ALLARME LIVELLI

La Sala Operativa della Protezione Civile Regionale dissemina un Allertamento del sistema di Protezione Civile Regionale contenente i livelli di allerta stabiliti sulle varie Zone di Allerta del Lazio ai vari soggetti coinvolti nel sistema regionale di Protezione Civile ed alle Prefetture, che a loro volta lo diramano agli organi statali, in base agli accordi presi durante la riunione del 14/10/2012 tra DPC, Regione Lazio e Prefetture, nelle more della stipula di uno specifico protocollo di intesa. Fig. V.6 catena di comunicazione del sistema di allertamento regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico Fonte: Linee Guida

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Gli Enti locali allertati dalla Sala Operativa della Protezione Civile Regionale sono i seguenti:

In principio, quando i livelli di allerta sono stabiliti su base previsionale, il Comune di Santa Marinella è tenuto ad adeguarsi alla fase di allerta presente sull'Allertamento regionale per la zona di allerta A, per poi eventualmente passare ad una fase superiore in corso di evento qualora si verificassero situazioni particolari sul territorio di competenza, rilevate dai presidi eventualmente attivati sul territorio. Tali eventi significativi vengono segnalati al CFR tramite opportune informative che vengono disseminate dalla Sala Operativa di Protezione Civile Comunale. Le condizioni di attivazione sono riportate nella tabella seguente.

Tab. V.6 condizioni di attivazione Fonte: Linee Guida

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Nel documento allegato denominato Procedure Operative Standard (PCE_POS), sono riportati ruoli e compiti delle strutture comunali di Protezione Civile per i diversi stati di allerta che definiscono la risposta del Sistema di Protezione Civile comunale al verificarsi di evento meteo idrogeologico ed idraulico (cfr. POS 1).

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V.6.5 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO NEVE GHIACCIO ONDATE DI FREDDO Nel documento allegato denominato Procedure Operative Standard (PCE_POS), sono riportati ruoli e compiti delle strutture comunali di Protezione Civile per i diversi stati di allerta che definiscono la risposta del Sistema di Protezione Civile comunale al verificarsi di neve, ghiaccio, ondate di freddo (cfr. POS 2).

V.6.6 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO INCENDI BOSCHIVI E DI INTERFACCIA Di seguito si riportano ruoli e compiti delle strutture comunali di Protezione Civile per i diversi stati di allerta che definiscono la risposta del Sistema di Protezione Civile comunale al verificarsi di evento incendi boschivi e di interfaccia.

V.6.6.1 Indicatori di evento Nei sistemi di allertamento per il rischio incendi le previsioni sono effettuate sulla base delle condizioni meteo-climatiche, ma anche sulla base dello stato della vegetazione, dello stato fisico e di uso del suolo, nonché della morfologia e dell’organizzazione del territorio e, pur consentendo l’ambiente modellistico utilizzato un dettaglio spaziale temporale ben maggiore, si limita ad una previsione alla scala provinciale stimando il valore medio della suscettività all’innesco su tale scala, nonché su un arco temporale utile per le successive 24 ore ed in tendenza per le successive 48 ore. Tali scale spaziali e temporali, pur non evidenziando il possibile manifestarsi di situazioni critiche a scala comunale, utili per l’adozione di misure di prevenzione più mirate, ed efficaci, forniscono, tuttavia, un’informazione più che sufficiente per modulare i livelli di allertamento.

V.6.6.2 Livelli di allerta Nella fase previsionale, il modello utilizzato dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale fa riferimento alle condizioni favorevoli all’innesco ed alla propagazione degli incendi secondo tre livelli di pericolosità cui corrispondo tre diverse situazioni, definite come di seguito: - pericolosità bassa le condizioni sono tali che, ad innesco avvenuto, l’evento deve essere fronteggiato con i soli mezzi ordinari e senza particolari dispiegamenti di forze per contrastarlo; - pericolosità media le condizioni sono tali che, ad innesco avvenuto, l’evento deve essere fronteggiato con una rapida ed efficace risposta del sistema di lotta attiva, senza la quale potrebbe essere necessario un dispiegamento di ulteriori forze per contrastarlo rafforzando le squadre a terra ed impiegando piccoli e medi mezzi aerei ad ala rotante. - pericolosità alta le condizioni sono tali che, ad innesco avvenuto, l’evento è atteso raggiungere dimensioni tali da renderlo difficilmente contrastabile con le sole forze ordinarie, ancorché rinforzata, chiedendo quasi certamente il concorso della flotta statale.

V.6.6.3 Il sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi e di interfaccia Come precisato al Manuale operativo per la predisposizione di un Piano comunale ed intercomunale di protezione civile, elaborato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, l’organizzazione del sistema di allertamento nazionale di cui alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004, già assunta per il rischio idrogeologico ed idraulico, è estesa anche al caso degli incendi boschivi e degli

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile incendi di interfaccia, al fine di dotare Comuni e Province di un idoneo strumento di supporto previsionale e di valutazione, sia strumentale, attraverso la rete nazionale dei Centri Funzionali, sia non strumentale, attraverso l’organizzazione dei presidi territoriali. Secondo quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004, “la gestione del sistema di allerta nazionale è assicurata dal Dipartimento della Protezione Civile, dalle Regioni e dalle Province autonome attraverso la rete dei Centri Funzionali, nonché le strutture regionali ed i Centri di Competenza chiamati a concorrere funzionalmente ed operativamente a tale rete, così come stabilito dall’Ordinanza n. 3134 del 10 maggio 2001, come modificata dall’Ordinanza n. 3260 del 27 dicembre 2002, e realizzata secondo il progetto approvato, nella seduta del 15 gennaio 2001, dal Comitato tecnico di cui alla Legge n. 267/1998 e al DPCM 15/12/1998”. La gestione del sistema di allerta è assicurata dal Dipartimento della Protezione Civile e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali. La rete dei Centri Funzionali è costituita dal Centro Funzionale Centrale (CFC) presso il Dipartimento della Protezione Civile e dai Centri Funzionali Decentrati (CFR) presso le Regioni. Il sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi e di interfaccia di livello Nazionale fornisce quotidianamente indicazioni sintetiche sulla previsione di eventi attraverso l’emanazione e la diffusione di bollettini ed avvisi destinati alle Regioni ed alle Prefetture. La diffusione dei bollettini e degli avvisi è regolamentata da procedure nazionali e regionali e articolata come meglio specificato nella parte relativa al rischio Meteo-Idrogeologico ed Idraulico (cfr. par. V.6.5).

V.6.6.4 Bollettini ed avvisi nazionali Il Bollettino emesso dal Dipartimento della Protezione Civile, oltre ad una parte testuale che raccoglie le previsioni sulle condizioni meteorologiche e climatiche attese, contiene anche una sintesi tabellare, organizzata per regioni, delle previsioni delle condizioni favorevoli all’innesco ed alla propagazione degli incendi su ciascuna provincia, e rappresenta anche in forma grafica la mappatura dei livelli di pericolosità: bassa (celeste), media (giallo), alta (rosso). La figura che segue riporta un esempio della mappatura della suscettività all’innesco di incendi boschivi riportata nei bollettini nazionali.

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Fig.V.7: Modello di bollettino di suscettività all’innesco degli incendi boschivi

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Le Regioni e le Prefetture-UTG assicurano che il Bollettino giornaliero o le informazioni in esso contenute siano adeguatamente ed opportunamente rese disponibili, anche attraverso le Prefetture – UTG, rispettivamente a: - Provincia; - Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco; - Comuni; - Responsabili delle organizzazioni di volontariato se coinvolte nel modello di intervento.

V.6.6.5 Stati e condizioni di attivazione Al raggiungimento ed al superamento delle soglie corrispondenti ai livelli di pericolosità, devono corrispondere livelli di allerta del Sistema di Protezione Civile e altrettanti stati di attivazione delle diverse azioni del piano di emergenza. Per l’allertamento si fa riferimento al sistema di allertamento individuato al Manuale operativo per la predisposizione di un Piano comunale ed intercomunale di protezione civile elaborato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile ed alle Linee Guida per la predisposizione dei piani di emergenza provinciali e comunali, di cui alla Deliberazione di Giunta regionale n. 225 del 7 marzo 2005. I livelli e le fasi di allertamento previste dal Manuale del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale sono: - nessuno: corrispondente alla previsione di una pericolosità bassa riportata dal Bollettino nazionale giornaliero; - pre-allerta: la fase viene attivata per tutta la durata del periodo di campagna A.I.B. corrispondente alla dichiarazione dello stato di pericolosità (dichiarato con D.P.C.M.), oppure al di fuori di questo periodo alla previsione di una pericolosità media, riportata dal Bollettino; oppure al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale;

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- attenzione: la fase si attiva alla previsione di una pericolosità alta riportata nel Bollettino, oppure al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale che, secondo le valutazioni del Direttore delle operazioni di spegnimento (DOS) potrebbe propagarsi verso la fascia perimetrale; - preallarme: la fase si attiva quando l’incendio boschivo in atto è prossimo alla fascia perimetrale dell’abitato e, secondo le valutazioni del DOS, andrà sicuramente ad interessare la fascia di interfaccia; - allarme: la fase si attiva con un incendio in atto che oramai è interno alla fascia perimetrale dell’abitato. La tabella seguente riporta le fasi di attivazione per il rischio incendi boschivi e di interfaccia.

Tab.V.7: fasi di attivazione FASI Bollettino con pericolosità – media Apertura campagna AIB PREALLERTA Evento in atto sul territorio comunale

Bollettino con pericolosità – alta Evento in atto sul territorio comunale con possibile propagazione verso ATTENZIONE

ALLERTA la fascia perimetrale (valutazione del DOS)

DI Evento in atto sul territorio comunale prossimo alla fascia perimetrale PREALLARME che sicuramente interesserà le zone di interfaccia (valutazione del DOS) LIVELLI Evento in atto all’interno della fascia perimetrale (incendio di ALLARME interfaccia)

Le Linee Guida per la predisposizione dei piani di emergenza provinciali e comunali della Regione Puglia propongono un modello di intervento articolato in fasi successive, finalizzato a scandire temporalmente il crescere del livello di attenzione e di impiego degli strumenti e delle risorse umane e finanziarie che vengono messi in campo. Si distinguono: - un periodo ordinario, durante il quale la pericolosità di incendi è limitata o inesistente; - un periodo di intervento, durante il quale la pericolosità di incendi boschivi è alta). Nel periodo ordinario vengono effettuate, nell’ambito dei compiti istituzionali dei vari Enti e strutture tecniche, le normali attività di studio e sorveglianza del territorio nonché l’osservazione e la previsione delle condizioni meteorologiche. Nel periodo di intervento, invece, si attivano fasi di operatività crescente, proporzionata agli aspetti previsionali ed articolate nell’ambito di altrettante fasi di allerta: - Fase di attenzione (indicativamente da febbraio ad aprile e da giugno a settembre); - Fase di preallarme (dichiarazione di stato di grave pericolosità); - Fase di allarme (segnalazione di avvistamento incendio); - Fase di spegnimento e bonifica (estinzione dell’incendio). Nella periodo di intervento, gli aspetti previsionali per la definizione delle fasi di operatività crescente, sono riferiti anche ai diversi periodi dell’anno, fermo restando che le strutture operative, considerata la natura del rischio incendi boschivi e le tipologie di innesco più frequenti, devono essere pronte ad attivare la fase di allarme per interventi di spegnimento in qualsiasi periodo dell’anno.

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La dichiarazione dello stato di pericolosità, effettuata ogni anno dal Presidente ella Giunta Regionale con apposito Decreto, avviene di norma con riferimento al periodo che va dal 15 giugno al 15 settembre. Tale periodo a seconda delle circostanze, può essere anticipato al 1 giugno e posticipato al 30 settembre.

V.6.6.6 Catena di Comando: DOS e ROS Come illustrato nel "Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi valida per il triennio 2011-2014”, sulla base di quanto stabilito nell’Accordo quadro tra il Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa e il Corpo Forestale dello Stato, la catena di comando è strutturata come una struttura piramidale che regola i rapporti gerarchici tra tutti gli operatori presenti sul luogo dell’incendio. Al vertice della catena di comando ci sono il Direttore delle Operazioni di Spegnimento (D.O.S.) ed il Responsabile delle Operazioni di Soccorso (R.O.S.), appartenenti rispettivamente al Corpo Forestale dello Stato e al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, con questa distinzione: • il D.O.S. coordina le operazioni nei settori del bosco dove l’intervento è prevalentemente mirato al contenimento delle fiamme per evitare l’espansione dell’incendio soprattutto verso i settori di interfaccia; • il R.O.S. coordina le operazioni nei settori di interfaccia dove l’intervento è prevalentemente orientato al soccorso alla popolazione ed alla protezione dei manufatti minacciati dal fuoco. Il D.O.S. e il R.O.S. operano in modo collegiale, rapportandosi direttamente, tuttavia è opportuno tenere presente i diversi target di intervento: • l’obiettivo del D.O.S. è quello di spegnere l’incendio boschivo, quando l’incendio è ancora lontano dalle aree di interfaccia; • l’obiettivo del R.O.S. è quello di sprovvedere alla pubblica incolumità ed alla protezione dei manufatti a rischio, quindi opera nelle aree di interfaccia. Per gli incendi boschivi, così come definiti dalla Legge n. 353/2000, la Direzione delle Operazioni di Spegnimento pertanto compete al più alto in grado del Corpo Forestale dello Stato presente sull’area dell’incendio. Qualora sul luogo dell’incendio intervengono prima le Unità del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco queste assumono la Direzione delle Operazioni di spegnimento e il coordinamento delle forze volontarie anche per l’incendio boschivo fino a che non arrivano le Unità del Corpo Forestale dello Stato. Qualora sul luogo dell’incendio interviene prima una unità di intervento comunale, intercomunale o volontaria il responsabile dell’unità deve predisporre un piano operativo di massima per lo spegnimento ed attivarsi per il contenimento delle fiamme fino a che non interviene sul luogo dell’incendio personale del Corpo Forestale dello Stato o, in assenza di questo, personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Nel frattempo il Capo squadra assume le funzioni di coordinatore delle operazioni limitatamente alle attività in cui è impegnata la squadra di competenza, attenendosi alle disposizioni date dal Centro Operativo e tenendosi con questo in contatto radio. I mezzi aerei nazionali vengono coordinati dal personale del Corpo Forestale dello Stato. L’organizzazione predisposta con gli Accordi di programma annuali con VV.F. e C.F.S. consente una appropriata e sufficiente operatività durante tutto l’arco dell’anno. L’attività inoltre è potenziata nel corso del periodo di massimo rischio (generalmente 15 giugno - 30 settembre), individuato annualmente nella Regione Lazio con apposita Deliberazione di Giunta Regionale. Durante il periodo di massimo rischio e di grave pericolosità prestano servizio, nella Sala Operativa Regionale Permanente S.O.U.P., insieme ai rappresentanti degli altri Enti istituzionali ed al Volontariato, anche il personale del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili del Fuoco, tutti i giorni, festivi compresi, dalle

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Comune di Santa Marinella – Settore Polizia Locale - Protezione Civile ore 8.00 alle ore 20.00, salvo diverse esigenze ed attivazioni per gli episodi di incendi in atto, per la predisposizione tempestiva degli interventi necessari. La Regione Lazio assicura il coordinamento delle operazioni a terra, anche ai fini dell’efficacia dell’intervento dei mezzi aerei per lo spegnimento degli incendi boschivi. Nel documento allegato denominato Procedure Operative Standard (PCE_POS), sono riportati ruoli e compiti delle strutture comunali di Protezione Civile per i diversi stati di allerta che definiscono la risposta del Sistema di Protezione Civile comunale al verificarsi di neve, ghiaccio, ondate di freddo (cfr. POS 3).

V.6.7 PROCEDURE OPERATIVE EVENTO SISMICO Per l’evento sismico il modello di intervento si riferisce esclusivamente alla fase di gestione dell’emergenza, per cui in caso di sisma sensibile, l’Amministrazione Comunale entrerà direttamente in stato di allarme. Al verificarsi di un sisma, in base al sistema di competenze previsto dalla Legge n. 225/1992 per gli eventi classificati di tipo c) secondo quanto all’art. 2 comma 1, gli Enti coinvolti per fronteggiare tale tipo di rischio sono il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, la Regione, la Provincia, la Prefettura, i Comuni e tutte le strutture operative nazionali. Al verificarsi di un evento sismico, la struttura di Protezione Civile comunale, fermo restando le competenze di livello superiore attribuite al Dipartimento della Protezione Civile Nazionale per gli eventi di tipo c di cui all’art. 2 della L.225/92, opera, sulla base delle Direttive nazionali46, per: - attivazione del Centro Operativo Comunale - individuazione delle situazioni di pericolo e messa in sicurezza della popolazione anche disponendone l’evacuazione - attivazione delle aree di attesa o di ricovero della popolazione - assistenza sanitaria ai feriti - distribuzione di pasti e assegnazione di un alloggio alternativo alla popolazione - informazione alla popolazione sulla situazione e sui comportamenti da adottare - controllo della viabilità comunale con particolare riferimento al sistema di afflusso dei soccorsi e deflusso della popolazione evacuata - presidio a vista del territorio per seguire l’evoluzione dell’evento Nel documento allegato denominato Procedure Operative Standard (PCE_POS), sono riportati ruoli e compiti delle strutture comunali di Protezione Civile per i diversi stati di allerta che definiscono la risposta del Sistema di Protezione Civile comunale al verificarsi di neve, ghiaccio, ondate di freddo (cfr. POS 4).

46 Direttiva CDPC del 3 dicembre 2008: indirizzi operativi per la gestione delle emergenze

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SEZIONE 7: FORMAZIONE ED INFORMAZIONE Di fondamentale importanza per la buona riuscita delle attività di cui al presente Piano è garantire la partecipazione dei cittadini all'attività di protezione civile e la conoscenza delle problematiche e dei rischi insiti nel territorio e delle misure di protezione ed autoprotezione da adottare. Sempre più spesso il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale ha messo in evidenza la necessità di stabilire un “patto sociale” tra le istituzioni, che hanno il compito di assumere misure precauzionali in previsione di calamità, e i cittadini che devono essere coinvolti e informati, ribadendo la necessità che i cittadini adottino comportamenti di auto-protezione. Le attività di informazione alla cittadinanza previste sono riferiti al complesso delle azioni da porre in essere in “tempo di pace” e in fase di preallarme ed allarme.

V.7.1. Informazione alla popolazione La conoscenza del Piano da parte della popolazione è l’elemento fondamentale per renderne efficaci ed attuabili i contenuti. L’informazione alla popolazione deve essere caratterizzata da uno stretto rapporto tra conoscenza- coscienza-autodifesa: ‐ conoscenza intesa come adeguata informazione scientifica dell’evento mediante l’uso corretto dei mass media; ‐ coscienza intesa come presa d’atto della propria situazione di convivenza con il possibile rischio presente in un determinato territorio; ‐ autodifesa quale adozione di comportamenti corretti in situazioni estreme.

V.7.1.1 Informazione alla popolazione in “tempo di pace” L’informazione alla cittadinanza in “tempo di pace” ha il duplice obiettivo di divulgare in maniera diffusa informazioni di carattere generale sui rischi del territorio e sulle misure di autoprotezione da adottare, e di diffondere in modo capillare e mirato informazioni dettagliate sul piano di emergenza previsto per ciascuna zona di intervento alla popolazione che vi risiede. In particolare, l’informazione alla popolazione deve illustrare:  il rischio presente sul territorio;  le disposizioni del Piano di emergenza;  i comportamenti da tenere in caso di evento;  le modalità di diffusione delle informazioni e dell’allarme in emergenza. L’informazione dovrà essere veicolata con la realizzazione di apposita campagna informativa sui rischi e sulle misure da adottare in caso di emergenza ed attraverso una apposita sezione dedicata alla Protezione Civile sul sito web istituzionale del Comune di Santa Marinella. Per la divulgazione dei contenuti della campagna informativa, e con la collaborazione degli uffici e dei Servizi comunali competenti e del Volontariato, l’Ufficio comunale di Protezione Civile effettua: ‐ sessioni informative nell’ambito delle prove di evacuazione presso gli istituti scolastici cittadini; ‐ campagne di informazione ai cittadini ed alle scolaresche; ‐ campagne di informazione per il tramite del sito istituzionale del Comune.

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La campagna prevede la diffusione di materiale informativo sui rischi del territorio, e di un pieghevole informativo di dettaglio contenenti la mappa e le misure di emergenza da adottare secondo la pianificazione approvata.

V.7.1.2 Informazione alla popolazione in “fase previsionale” L’informazione preventiva, consistente nel preannuncio di eventi prevedibili (es.: previste condizioni meteorologiche avverse), ha lo scopo di invitare la popolazione a limitare gli spostamenti e ad adottare le misure di autoprotezione previste in particolare per le aree a rischio. L’informazione previsionale deve contenere: ‐ i riferimenti del Bollettino pervenuto, la durata dei fenomeni, l’esame sinottico delle previsioni per pioggia, venti, mare. ‐ le misure di autoprotezione da adottare ‐ le eventuali raccomandazioni per ciascuna tipologia di allerta ‐ ulteriori notizie ed informazioni utili Il preannuncio viene diffuso in fase di attenzione attraverso i seguenti canali: ‐ sito web comunale; ‐ annunci radiotelevisivi.

Sito web istituzionale L’informazione attraverso il sito web istituzionale viene gestita dal servizio competente per il web comunale su richiesta dell’ufficio comunale di Protezione Civile. L’informazione riportata nella home page del Comune, accompagnata dalla grafica relativa, è riferita al preannuncio di eventi prevedibili (es. condizioni meteorologiche avverse) e rinvia ad una ulteriore pagina nella quale sono riportate le informazioni di dettaglio. Le informazioni possono essere ulteriormente diffuse tramite canali che utilizzano smartphone e tablet, quali twitter.facebook, whatsapp etc,

Annunci radiotelevisivi L’informazione attraverso i media viene diffusa dal Sindaco attraverso comunicati stampa predisposti dall’Ufficio comunale di Protezione Civile. I comunicati stampa vengono inoltrati per la divulgazione a: - RAI regionale - emittenti televisive locali - stampa locale - radio locali

V.7.2 Sistemi di allarme per la popolazione Al fine di attivare le misure di salvaguardia della popolazione, in particolare attraverso la messa in salvo preventiva, è necessario prevedere idonei sistemi di preannuncio ed allarme da attivare in caso di emergenza.

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Per l’allarmamento della popolazione, si utilizzano dispositivi locali di allarme e/o avvisi porta a porta e la comunicazione per via telefonica e/o attraverso i media. L’ordine di evacuazione in fase di preallarme o allarme viene veicolato attraverso: ‐ sistemi acustici, quali sirene ed altoparlanti montati sui veicoli; ‐ campane degli edifici di culto; ‐ avvisi porta a porta; ‐ comunicazione telefonica; ‐ annunci radiotelevisivi. L’ordine di evacuazione emesso dal Sindaco di Santa Marinella viene diffuso sui luoghi dell’evento attraverso altoparlanti, sirene, campane ed annuncio porta a porta, utilizzando il Volontariato e la Polizia Locale in coordinamento con le altre Forze dell’Ordine e con i Vigili del Fuoco. La gestione delle informazioni di allarme attraverso i media ed il sito web comunale sarà assicurata, dal Sindaco, attraverso comunicati stampa predisposti dalla struttura di coordinamento operativo.

V.7.3 Esercitazioni La “gestione dell’incertezza” si affronta con le stesse regole con cui la scienza medica affronta il pericolo o il rischio di contagi nelle malattie: applicando, cioè, il principio della massima prevenzione attraverso il ricorso alla vaccinazione di massa. Nell’attività preparatoria della protezione civile questo principio corrisponde a gestire in maniera corretta il territorio, ad organizzare una corretta informazione alla popolazione sui rischi, all’adozione, nel piano locale di protezione civile, di linguaggi e procedure unificate fra le componenti e le strutture operative che intervengono nei soccorsi. Di fondamentale rilevanza è anche l’organizzazione di periodiche esercitazioni di protezione civile con la popolazione e i soccorritori per passare dalla “cultura del manuale” alla “cultura dell’addestramento47”. L’esercitazione è il mezzo, fondamentale, per tenere aggiornate sia le conoscenze del territorio, che l’adeguatezza delle risorse (uomini e mezzi) e per verificare il modello di intervento. Gli elementi indispensabili per l’organizzazione di una esercitazione sono: Premessa Scopi Tema (scenario) Obiettivi Territorio Direzione dell’esercitazione Partecipanti Avvenimenti ipotizzati

Come si organizza un’esercitazione. Le esercitazioni di PC, organizzate da Organi, Strutture e Componenti del SNPC possono essere di livello nazionale, regionale, provinciale, e comunale. Sono classificate in:

47 ibidem

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A. Per posti comando B. Operative C. Dimostrative D. Miste

A - Esercitazioni per posti comando e telecomunicazioni La esercitazioni per posti di comando e telecomunicazioni coinvolgono unicamente gli organi direttivi e le reti di comunicazione B - Esercitazioni operative Le esercitazioni operative coinvolgono solo le strutture operative con l’obiettivo specifico di testarne la reattività, o l’uso dei mezzi e delle attrezzature tecniche d’intervento C - Esercitazioni dimostrative Movimenti di uomini e mezzi con finalità insita nella denominazione D - Esercitazioni miste Quando sono coinvolti uomini e mezzi di Amministrazioni ed Enti diversi.

VI.1 Vitalità del Piano “Il Piano di emergenza non può essere un documento che resta nel fondo di un cassetto, ma deve essere reso vivo individuando delle persone che lo aggiornano e lo attuano”48. Gli elementi per tenere vivo un Piano sono:

‐ Aggiornamento periodico ‐ Attuazione di esercitazioni ‐ Informazione alla popolazione

VI.1.1 Aggiornamento periodico Come chiarito dalle Linee Guida regionali, <> Poiché la Pianificazione di Emergenza risente fortemente della dinamicità dell’assetto del territorio, sia dal punto di vista fisico che antropico, occorre tenere costantemente aggiornati i seguenti parametri: • evoluzione dell’assetto del territorio; • aggiornamento delle tecnologie scientifiche per il monitoraggio; • progresso della ricerca scientifica per l’aggiornamento dello scenario dell’evento massimo atteso.

48 Cfr. E. Galanti et altri, Linee Guida per la pianificazione di emergenza, il “Metodo Augustus”, 1997, par. 5 Vitalità di un Piano.

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ALLEGATI SCHEDE TECNICHE DI RILIEVO STRUTTURE E AREE DI EMERGENZA

‐ 01_Scheda vulnerabilità sismica Lv0 per COC ‐ 02_Scheda Semplificata di rilievo delle sedi COM (valida anche per i COC) ‐ 03_Scheda vulnerabilità sismica Lv0 per strutture di accoglienza ‐ 04_Scheda caratterizzazione dell’area di idoneità del sito