Pontificia Academia Theologica - 2003/2
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RIVISTA NOVEMBRE 2003 9-01-2004 15:25 Pagina 269 PATH VOL. 2 - PONTIFICIA ACADEMIA THEOLOGICA - 2003/2 Cristologia tra questioni e prospettive 271-276 Editoriale Piero Coda 277-304 Cristocentrismo: significato e valenza teologica oggi Paolo Scarafoni 305-320 I fondamenti della cristologia neotestamentaria Alcuni aspetti della questione Romano Penna 321-340 La recente interpretazione della definizione di Calcedonia Luis F. Ladaria 341-374 Logos and Tao: Johannine christology and a taoist perspective Joseph H. Wong 375-399 L’universalità della salvezza in Cristo e le mediazioni partecipate Marcello Bordoni 401-415 La fede di Gesù? A proposito di Ebrei 12,2: «Gesù, autore e perfezionatore della fede» Albert Vanhoye 417-441 Le mystère de l’agonie de Jesus à la lumiere de la théologie des Saints François-Marie Léthel 443-471 «Disagi» contemporanei di fronte al paradosso cristiano dell’incarnazione Nicola Ciola 473-490 Le christocentrisme, lieu d’émergence d’une morale du maximum. Reflexions à la lumiere du IVe évangile Réal Tremblay RIVISTA NOVEMBRE 2003 9-01-2004 15:25 Pagina 270 491-504 «Io vado a prepararvi un posto» (Gv 14,2). Riflessioni sulla dialettica simbolica o di unità dei distinti della cri- stologia con l’escatologia Giorgio Gozzelino 505-525 Cristologia e spiritualità Vincenzo Battaglia RECENSIONES G. Canobbio - P. Coda (edd.), La teologia del XX secolo. Un bilancio, 3 voll., Città Nuova, Roma 2003, pp. 527-529. VITA ACADEMIAE 1. Nomina del Prelato Segretario, p. 531. 2. Cronaca dell’Accademia, p. 531-532. OPERA ACCEPTA, pp. 533-534. INDEX TOTIUS VOLUMINIS, pp. 535-536 RIVISTA NOVEMBRE 2003 9-01-2004 15:25 Pagina 271 EDITORIALE PATH 2 (2003) 271-276 “Ripartire da Cristo!”. È questo l’invito in cui si possono riassumere le prospettive e le indicazioni offerte da Giovanni Paolo II nella Novo mil- lennio ineunte1. Così l’eredità preziosa del Giubileo cristologico dell’anno 2000 diventa punto di partenza e indirizzo per il cammino della Chiesa che s’inoltra fiduciosa nel nuovo millennio, “prendendo il largo” (cf. Lc 5,4) con coraggio e speranza. Il primo impegno cui il Papa richiama è quello di contemplare con rinnovato stupore, con fede viva, con amore intenso il volto di Cristo. Anche la teologia e, per certi versi, prima tra tutti la teolo- gia si sente chiamata a questo compito. Non è infatti suo ministero specifi- co, nella vita della Chiesa, quel contemplata aliis tradere proposto e vissuto con straordinaria fedeltà e fecondità da Tommaso d’Aquino, maestro di tutti i teologi? Per tale motivo, la Pontificia Accademia di Teologia intende offrire con questo numero monografico della sua rivista un contributo alla contemplazione del mistero di Cristo, secondo la logica e il linguaggio che le sono propri, quelli della fides quaerens intellectum. Il secolo appena trascorso, in realtà, pur con accenti diversi, ha deci- samente ribadito il cristocentrismo della teologia cristiana, sia sotto il pro- filo del metodo sia sotto il profilo del contenuto. Il Concilio Vaticano II, in particolare, non può essere compreso nel suo significato più profondo e duraturo se non legando organicamente la sua presentazione del miste- ro della Chiesa con la sua limpida e coerente concentrazione cristologica e trinitaria. Troppo spesso lo si è dimenticato o semplicemente passato sotto silenzio. E ciò proprio quando, negli ultimi decenni, questioni e sfide molteplici e urgenti venivano a interpellare lo specifico irrinunciabi- 1 GIOVANNI PAOLO II, Novo millennio ineunte. Lettera Apostolica all’Episcopato, al Clero e ai Fedeli al termine del grande Giubileo dell’anno duemila, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001. RIVISTA NOVEMBRE 2003 9-01-2004 15:25 Pagina 272 272 Piero Coda le della fede cristiana, che la Dichiarazione Dominus Iesus ha ribadito in questi precisi termini: “Le parole, le opere e l’intero evento storico di Gesù, pur essendo limitati in quanto realtà umane, tuttavia hanno come soggetto la Persona divina del Verbo incarnato, ‘vero Dio e vero uomo’2, e perciò portano in sé la definitività e la completezza della rivelazione delle vie salvifiche di Dio, anche se la profondità del mistero divino in se stesso rimane trascendente e inesauribile”3. La teologia è dunque chiamata, oggi come sempre, non già alla facile via del compromesso, ma, nell’ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa (cf. Ap 2,7), a immergersi ancora una volta nella contemplazione del mistero di Cristo, per trarre da Lui la linfa di vita e di pensiero in grado di nutrire il popolo di Dio in cammino nella storia. Perché gli uomini del nostro tempo – come scrive Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte –, “magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di ‘parlare’ di Cristo, ma in certo senso di farlo loro ‘vede- re’” (n. 16). I contributi raccolti nel presente fascicolo s’ispirano a questa profonda convinzione. E per questo, fondandosi sulla roccia sicura e infrangibile della Sacra Scrittura e della Tradizione ininterrotta della Chiesa, non temono di affrontare le questioni cruciali del dibattito odier- no intorno alla cristologia, spingendosi a delineare alcune prospettive in grado di illustrare con pertinenza e nuova efficacia la centralità del miste- ro di Cristo. Alcuni accenti e alcuni orientamenti appaiono condivisi in tutti i contributi, sino a fare intuire, in certo modo, i segni di una rinno- vata e promettente stagione di riflessione cristologica. Il primo dato di convergenza concerne la percezione spontanea e l’ar- ticolazione sistematica del rapporto tra la fede cristologica e la vita eccle- siale. Il che significa non soltanto valorizzare l’essenziale valenza epistemi- ca ed esistenziale del contesto ecclesiologico dell’intelligenza di fede del mistero di Cristo, ma anche tematizzare expressis verbis il significato della presenza attuale del Cristo alla sua Chiesa al fine d’introdurla, nello Spirito Santo, alla penetrazione e alla realizzazione della verità tutta inte- 2 CONCILIO DI CALCEDONIA, Symbolum Calcedonense, Denz., n. 301. Cf. S. ATANASIO DI ALESSANDRIA, De Incarnatione, 54, 3: SC 199, 458. 3 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dominus Iesus. Dichiarazione circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, n. 6. RIVISTA NOVEMBRE 2003 9-01-2004 15:25 Pagina 273 Editoriale 273 ra (cf. Gv 16,13). La Chiesa, infatti, è il luogo della testimonianza, nella fede, della rivelazione di Dio donata escatologicamente al mondo in Gesù Cristo, e trasmessa e vissuta nello Spirito Santo. Tale mediazione è ogget- tivamente proposta nel canone scritturistico e nei segni sacramentali, interpretati e realizzati, rispettivamente, dal Magistero e dal Ministero ordinato. Tale mediazione è resa oggettivamente efficace per l’azione dello Spirito Santo, e fa contemporaneo a ogni tempo e presente a ogni luogo l’evento stesso di Gesù Cristo crocifisso e risorto. Non si tratta, dunque, di una mediazione soltanto verbale, ma reale e sostanziale, che ha la sua piena attuazione nella presenza eucaristica del Cristo. La mediazione oggettiva per sé implica, suscita e norma la mediazione soggettiva della fede che l’accoglie e di essa si nutre. Senza la giusta e vitale receptio sog- gettiva della traditio oggettiva, l’evento di Gesù Cristo non si fa presente oggi per noi e per il mondo. Tale mediazione soggettiva o receptio è ope- rata anch’essa dallo Spirito Santo. Il quale non solo gratuitamente suscita la fede in Cristo, in sinergia con la libertà umana, non solo la sostiene e guida coi suoi doni (i sette doni dello Spirito Santo), ma di tempo in tempo la illumina, la fortifica e la orienta anche con speciali carismi (cf. LG 12), volti ad attualizzare la recezione e la penetrazione vitale nell’e- vento di Gesù Cristo. Di qui l’attenzione “al vissuto dei Santi”, cui ha richiamato Giovanni Paolo II (Nmi, 27). Non si sottovaluti la portata di questo indirizzo, poiché esso può giovare grandemente, e forse anche in modo decisivo, a superare la perniciosa dicotomia tra Cristo e la Chiesa, da un lato, e tra teologia scientifica e teologia sapienziale e mistica, dal- l’altro, che non manca tuttora di provocare tensioni e derive di vario gene- re, impoverendo l’esperienza e l’annuncio del mistero di Cristo. Un secondo dato concerne il rapporto tra cristologia e antropologia, anche in questo caso in sintonia con la dottrina del Concilio Vaticano II. Come ha avuto occasione di sottolineare Giovanni Paolo II, uno tra gli insegnamenti più importanti, e forse anche il più importante dell’ultimo Concilio consiste appunto nell’aver proposto, alla luce del mistero di Cristo, la soluzione di quel conflitto tra teocentrismo e antropocentrismo che ha caratterizzato gli ultimi secoli della modernità4. In ciò si sono 4 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Dives in misericordia. Lettera enciclica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1980, n. 1. RIVISTA NOVEMBRE 2003 9-01-2004 15:25 Pagina 274 274 Piero Coda mostrate, tra l’altro, l’attualità e l’efficacia del dogma calcedonense. Quando la Costituzione pastorale Gaudium et spes afferma che Gesù Cristo “rivelando il mistero del Padre e del suo amore, rivela anche l’uo- mo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (n. 22), il mistero cri- stologico viene proposto alla fede dei credenti, allo studio dei teologi e alle istanze della cultura odierna come principio vitale e inesauribile di umanizzazione autentica e integrale. Di qui, in particolare, la possibilità e la necessità di una relazione sostanziale, in primis, tra la cristologia e la teologia morale e, più in generale, tra la fede in Cristo e un progetto cul- turale cristianamente ispirato capace d’intercettare le esigenze più profon- de del nostro tempo, illuminandole, purificandole e trascendendole nel dono di grazia che in Lui raggiunge l’umanità intera.