MIKHAIL BARYSHNIKOV Looking for the Dance
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MIKHAIL BARYSHNIKOV Looking for the Dance Looking for the Dance è un’estensione del mio percorso volto a catturare la danza nei suoi momenti trasformativi, più recentemente sviluppato nello stile delle milonga argentine e delle Odissi del sud dell’India. Durante il mio primo viaggio in India nel 2017 mi sono recato a sud, a Bangalore, nel magico villaggio di Nrityagram, dove ho trascorso del tempo con due dei migliori ballerini del mondo, Surupa Sen e Bijayini Satpathy. A Nrityagram, apprendisti e ragazze dei villaggi vicini imparano l’Odissi, la più importante danza tradizionale indiana. Mentre mi esibivo in Argentina, tra il 2014 e il 2017, sono ritornato molte volte nelle sale da ballo di tutta Buenos Aires, seguendo i passi del tango. Durante questi viaggi, più che della forma, sono alla ricerca di un impatto emotivo, generato attraverso i colori, i gesti e i passi di danza e dei danzatori. É con onore ed umiltà che ritorno a Venezia per esibire il mio lavoro. Mikhail Baryshnikov Looking for the Dance is an extension of my journey to capture dance in transformative moments—most recently within the Argentinian milongas and the South Indian Odissi styles. On my first trip to India in 2017, I traveled south to Bangalore to the magical Nrityagram Village and spent time with two of the world’s finest dancers, Surupa Sen and Bijayini Satpathy. At Nrityagram, apprentices and young girls from local villages are taught Odissi, the premiere classical Indian dance form. While performing in Argentina, I returned several times between 2014 and 2017 to dance halls throughout Buenos Aires, following the footsteps of the tango. On these journeys, more than the shape, I am looking for emotional impact through colors, gestures, and steps of the dance and dancers. I am both humbled and honored to return to Venice to show my work. Mikhail Baryshnikov 6 maggio - 24 novembre 2019 May 6 - November 24, 2019 San Marco 2414 – Calle Larga XXII Marzo Venezia, Italy +39 041 2378557 www.continiarte.com [email protected] Testo / Text Clement Crisp Ettore Mocchetti Traduzioni / Translations Galleria d’Arte Contini Valencia Scott Colombo, Alice Montanini e Serena Zaccaron Stampa delle opere, montaggio e cornici / Printing, mounting and framing Laumont Editions Studio, New York City Ritratto di Mikhail Baryshnikov / Mikhail Baryshnikov photo Annie Leibovitz Copertina / Cover DTW: Untitled #30 Elizabeth Bragg and Jeffrey Smith in “Cloven Kingdom” by Paul Taylor Quarta di copertina / Back Cover LFTD: Untitled #3 Nrityagram Village, India Text Copyright © 2014 by Clement Crisp © Mikhail Baryshnikov. All rights reserved. © 2019 Galleria d’Arte Contini Baryshnikov Productions Carissimo “Misha” (Mikhail Baryshnikov), è per me un grandissimo onore poter esporre le tue magnifiche opere. Ci sono persone che crescono per essere leader, altre per essere messaggeri della cultura, e tu rivesti a pieno questo ruolo. Il tuo genio, la tua creatività ed il tuo carisma ti hanno reso immortale nel panorama dell’arte. Con grande affetto, Stefano Contini Dear “Misha” (Mikhail Baryshnikov), It is a great honor for me to exhibit your magnificent works. There are people who are born to be leaders, others will be messengers of culture and this is the role which fully embodies you. Your brilliance, your creativity and your charisma have immortalized you in the art world. With affection, Stefano Contini 6 Questa mostra non sarebbe stata possibile senza il continuo supporto di Stefano e Riccarda Contini. Ringrazio infinitamente Alison Brashaw per la sua inestimabile e creativa assistenza nella produzione di questa mostra. Sono grato a Surupa Sen, Bijayini Satpathy, Pavithra Reddy, Lynne Fernandez, al Nrityagram Dance Ensemble e gli studenti della Nrityagram School per avermi concesso di condividere il loro talento attraverso questa collezione di fotografie. Ringrazio anche Philippe Laumont, Paula Parmeggiani, Katie Cordova e Huong Hoang per la loro attenzione al dettaglio e alla qualità. Sempre, il mio fantastico team al Baryshnikov Arts Center. E, soprattutto, mia moglie Lisa Rinehart e la nostra famiglia per il loro amore, la pazienza e il supporto. M. B. This exhibition would not have been possible without the continual support of Stefano and Riccarda Contini. I deeply thank Alison Brashaw for her invaluable and creative assistance in the making of this exhibition. I am grateful to Surupa Sen, Bijayini Satpathy, Pavithra Reddy, Lynne Fernandez, the Nrityagram Dance Ensemble and students of the Nrityagram School for allowing me to share their artistry in this collection of photographs. Additional thanks to Philippe Laumont, Paula Parmeggiani, Katie Cordova, and Huong Hoang for their attention to detail and quality. Always, to my wonderful staff at Baryshnikov Arts Center. And above all, my wife Lisa Rinehart and our family for their love, patience, and support. M. B. 7 Le fotografie di Baryshnikov Qui in Occidente, abbiamo avuto modo di vedere Mikhail Baryshnikov per la prima volta come membro della compagnia di balletto Kirov (oggi Mariinsky). Una considerevole fama lo precedeva – dalla Leningrado dell’era sovietica erano trapelate voci riguardo ad un giovane ballerino dal talento prodigioso – e la carriera di ballerino che successivamente ebbe in occidente fu l’incredibile riprova che questa fosse un’assoluta verità. Un tratto distintivo del suo modo di ballare di allora, e di tutte le sue successive performance sia nella danza che nel teatro, era e rimane la chiarezza dell’immagine, che combina la straordinaria risorsa fisica con una potenza emozionale e drammatica. Le sue performance si esprimono su diversi livelli: quello di una grazia e di un’urgenza sovrastanti; di un chiaro profilo drammatico; di un’intelligenza che cercava - e ha trovato – giustificazione del movimento sia in termini teatrali che in termini di ricerca. Se faccio riferimento a queste categorie, è perché in qualsiasi ruolo io abbia visto Baryshnikov danzare, dai suoi primi prodigi come artista prossimo al successo fino ai ruoli successivi, intellettualmente impegnati delle sue interpretazioni più mature, si avverte chiaramente tutta la sua attenzione per un’immagine centrale in ciò che fa, per qualche lampo di intuizione decisivo – fisico, emotivo – che consenta di definire un ruolo, perfino un singolo movimento, all’occhio di chi guarda. Un ballerino che fotografa ballerini – e la danza – ha l’incredibile vantaggio di sapere come il movimento venga “percepito”, di percepirlo ancora nel proprio corpo, di capirne gli effetti, le intenzioni, la forma, sia in termini visivi che in termini fisici, che in quelli di sforzo muscolare e di disciplina che lo generano. Egli percepisce lo slancio, l’ondata di energia; in quanto ballerino ne conosce la forma sensoriale e la mostra al pubblico, capendone lo scopo e la validità. Muovendosi e cogliendo quel movimento in un altro ballerino mentre ne cattura l’immagine con la sua macchina fotografica, Baryshnikov ci presenta l’idea della fotocamera non come un banale strumento di registrazione, ma come parte attiva in quel dramma che da sempre è la relazione tra fotografo e soggetto fotografato. Ci sono segreti, riserve di emozioni, drammi del carattere, maledetta noia assoluta ed esasperazione coinvolti nel far sì che la macchina fotografica catturi la danza. Nel caso di Baryshnikov, accade che vi sia un occhio altamente sofisticato dietro alle lenti della fotocamera, un occhio che per decenni ha visto e conosciuto fotografi alla ricerca della sua stessa immagine fisica, un occhio che ha accettato o rifiutato immagini di se stesso come autentiche, significative ed onorevoli, sia che risultassero dal tentativo di ritrarre un ruolo da lui interpretato attraverso la danza, che di catturare qualcosa di se stesso come ballerino, come artista teatrale, o come presenza fisica. Trovandosi nella situazione esattamente opposta – dalla parte della fotocamera piuttosto che in quella del soggetto – Baryshnikov ha trasmesso nella realizzazione dei suoi ritratti fotografici di ballerini e danzatori quella consapevolezza duramente acquisita di quella veridicità muscolare, emozionale e 8 teatrale che un ballerino spera di trasmettere al proprio pubblico. Le scelte che egli ha fatto, le immagini che ha cercato – e trovato – hanno per noi una doppia fascinazione: in quanto ritratti della danza realizzati e selezionati da un artista della danza di innegabile grandezza e successo; e come contemplazioni, esplorazioni della danza, che ha catturato la sua immaginazione, stimolato il suo desiderio di preservarla, utilizzando il proprio talento indiscutibile nell’esplorarne il senso, i meccanismi e l’essenza, sia emozionale che fisica. Le fotografie di ballerini sono senza dubbio in grado di comunicare qualcosa di chi danza – la bellezza fisica, un viso affascinante, persino qualcosa riguardo alla formazione che ha preparato l’artista per l’esibizione – ma in merito alla danza stessa? Nel mezzo del torrente storico, il Niagara delle fotografie di danza, l’immagine celebra l’aspetto fisico del ballerino, perfino il vivido allungarsi degli arti, ma riguardo alla realtà del movimento nel tempo? Edgar Degas ha descritto i suoi dipinti di ballerina (e li ha anche fotografati nei suoi ultimi anni di vita) come strumenti di “rappresentazione di movimento”. Man mano che la macchina fotografica diventava più sofisticata, diventava più sofisticato anche il suo rispondere alla danza. Baron de Meyer ha immortalato la presenza teatrale di Nijinsky, affinché potessimo avere una reale consapevolezza del suo talento. La fotografia stroboscopica produsse in seguito immagini di danza che cogliessero, catturassero, persino riuscissero a spiegare la meccanica e l’euforia di una sequenza di movimento. L’immagine del ballerino non era più quella di un tempo arrestato, membra in un movimento congelato nel ghiaccio del tempo, ma di qualcosa che somigliasse più alla memoria di un ballerino in azione, alla “resa di movimento” di Degas. (Harold Egerton, che era affascinato dagli oggetti con un’esistenza di un microsecondo, ha catturato qualcosa della genialità di Alicia Markova in una fotografia stroboscopica che ancora dice delle verità in merito alla maestria di questa incredibile ballerina che ho adorato).