I LAUREATI Cast : Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo
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I LAUREATI Cast : Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Gianmarco Tognazzi, Massimo Ceccherini, Elisabetta Cavallotti, Tosca D'aquino, Barbara Enrichi, Alessandro Haber, Sabrina Knaflitz Regia : Leonardo Pieraccioni Sceneggiatura : Leonardo Pieraccioni, Giovanni Veronesi Data di uscita : 1995 Genere : Commedia È proprio vero: preso il via non ci si ferma più. Ed è così che dopo Il ciclone abbiamo visto anche I laureati, primo film di Leonardo Pieraccioni. Che è, diciamolo subito, molto più riuscito sul piano cinematografico del plurimiliardario Ciclone. Ma non siamo qui per parlare di valori filmici (che pure hanno il loro peso nella valutazione morale di un film), bensì per cercare di fornire qualche indicazione ai catechisti che operano con ragazzi, giovani o adulti per i quali Pieraccioni è un mito (o giù di lì) di buonumore. I laureati descrive uno spaccato di vita di quattro universitari fuori corso, indecisi se assumere le proprie responsabilità o continuare perennemente in un limbo post-adolescenziale tipico di quella che oggi viene chiamata la “generazione dei pub”. L’archetipo di questi personaggi è evidentemente I vitelloni (1953) di Fellini, ma lo sguardo di Pieraccioni - ogni altro confronto a parte - è assai più indulgente di quello di Fellini. Alla fine anche gli attuali vitelloni universitari dovranno prendere una decisione e sganciarsi da quella solidarietà cameratesca che li mantiene ai margini della vita. Ma a differenza del capolavoro felliniano qui non è una scelta personale e consapevole a segnare la svolta. È interessante, per il nostro lavoro, notare che ciò che sblocca la situazione esistenziale dei quattro giovanotti è una bestemmia, una «disperata bestemmia che si abbatté sulle case di tutti gli italiani» attraverso il televisore. Già, perché uno di loro, Pino (Ceccherini), aspirante cabarettista, al suo debutto televisivo in stile Aria fresca, dimentica le battute e di fronte alla figuraccia se ne esce con una sonora bestemmia. Bestemmia che Pieraccioni ci fa sentire nella prima parte, coprendo poi il sostantivo con un colpo di musica, ma lasciando che dal labiale si comprenda perfettamente a chi era diretto l’epiteto. Facendo in modo, cioè, che il pubblico completi mentalmente ciò che il film non ha il coraggio di esplicitare. Facendo sì che la «disperata bestemmia» si formi nel pensiero di tutti gli spettatori. Ma qual è l’atteggiamento del narratore-portavoce Pieraccioni di fronte a un simile atto? L’azione avviene in un ospedale, dove Leonardo (Pieraccioni) è andato a visitare un amico ricoverato. Nella sala degli infermieri c’è un televisore acceso, guarda caso proprio sulla trasmissione di Carlo Conti [di recente divenuto testimonial dell’ora di religione a scuola, ndr.] che ospita Pino. Allo sconcerto degli infermieri che ascoltano la bestemmia in diretta televisiva, Leonardo risponde con uno sguardo eloquente e divertito che sembra dire: «E allora? Che c’è di male? Quando ci vuole, ci vuole!». E rieccoci alla logica che già abbiamo trovato nel Ciclone del “che male c’è?”. Non importa fare del bene nella vita, basta non fare del male e divertirsi il più possibile. E se anche una bestemmia qualcuno può considerarla un male, può sempre diventare la molla che aiuta a cambiare la propria vita. Anche se poi il cambiamento è più apparente che sostanziale, come nel caso di Bruno (Tognazzi). Ora non vorremmo dare troppo peso a un film che appare leggero leggero, tanto meno a un passaggio di cui forse molti spettatori non si sono nemmeno accorti. Né vogliamo fare un commento moralistico che si limiti all’evidenza di un fatto (la bestemmia) al di fuori del suo contesto narrativo. Ma ciò che ci preme far notare è come in nome del divertimento si arrivi ad accettare qualunque cosa; come i valori morali che da sempre la chiesa ha affermato possano venir cancellati attraverso una risata o anche un sorriso (perché diciamolo francamente: nei film di Pieraccioni non è che si rida poi così tanto, al più si sorride). Se anche gli spettatori in cerca di spensieratezza ridono e non danno peso a ciò che li fa ridere, dubitiamo fortemente che Pieraccioni - e tanti suoi colleghi - realizzino i film senza pensarci su. Le battute non escono a caso; le sceneggiature non si scrivono da sole; le bestemmie mezze dette e mezze cancellate partono da lontano. “Panem et circenses” è un binomio antico che non ci ha insegnato molto, vista la nostra propensione a ridere senza pensare. Ma Pieraccioni pensa e con le mezze bestemmie fa i miliardi. E noi cristiani, sale della terra e luce del mondo, corriamo felici a pagare il biglietto, riconoscenti per le due ore di svago. Poi in fila rientriamo nelle celle fino al prossimo week end. Marco Vanelli.