NUMERO 269 in Edizione Telematica 11 Giugno 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO E.Mail: [email protected]

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NUMERO 269 in Edizione Telematica 11 Giugno 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO E.Mail: Spiridonitalia@Yahoo.Fr NUMERO 269 in edizione telematica 11 giugno 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO e.mail: [email protected] …No, non puoi sempre perdere No, non puoi sempre perdere Capita ogni giorno quello che è successo a noi Bisogna saper vincere Bisogna saper vincere Non sempre si può perdere Ed allora cosa vuoi? VOGLIO VINCERE ! … Ma quale può essere il Golden del sostenere i nostri atleti , Gala, se non il valore aggiunto del indipendentemente dal ruolo, calore espresso dal pubblico in soprattutto se considerati gli alfieri empatia con gli agonisti? Mentre di un movimento, che vanta scrivo, assisto al capolavoro delle nobilissime tradizioni. azzurre del calcio, che mettono sotto E sì, confermo che le sensazioni del prima e del durante l’ultima edizione del “Golden Gala” - le australiane, intitolato ad un winner tirando fuori come Pietro Mennea - erano finalmente quelle l’anima giuste, dopo anni di nell’ultima azione rassegnata attesa. Il clima era favorevole, utile, negli ultimi tutto sembrava secondi di match. combinare in un contesto pressoché Mi torna in mente perfetto, fresco e ordinato, con il pubblico un vecchio in crescendo nello stadio motivo in voga diffusamente gioioso, con le impennate della dei The Rokes Curva Sud per le cambiandone le esuberanze di Gimbo Tamberi, la generosa parole e il senso. profusione corale di “Bisogna saper orgoglio nazionale e commozione per l’Inno vincere”. di Mameli in onore del Ecco un esempio di quel che Signor Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in tribuna, tra Malagò, Giomi e dovrebbero continuare a Giorgetti, lì per fare il punto SPIRIDON/2 sul nuovo corso salutistico sportivo e seguire la nuova freccia italica, Pippo Tortu. In definitiva, in carenza di nuove opportunità olimpiche, di campionati tricolori, di incontri, internazionali bilaterali o a più nazioni, questa rimane l’unica occasione per vedere la grande atletica al Foro Italico, sulle piste e le pedane dell’Olimpico , laddove la storia dello sport ha lasciato più volte il segno. Cosa volete, forse si corre il rischio di passare per nostalgici, ma chi ha provato le vibrazioni emotive degli oceanici “studenteschi” e poi dei gettonatissimi Giochi della Gioventù, dei “tricolori “ nobilitati dalle sfide tra quei giganti sopravvissuti alla Seconda Guerra ed i semidei generati dalla straordinaria energia sprigionatasi dalla XVII Olimpiade, chi è rimasto contaminato dalle gesta di Vladimir Kuts, chi ha vissuto la rinascenza atletica degli anni settanta- ottanta, passando per Campionati Europei e Mondiali, anche Master, Coppe Europa e del Mondo, chi ha vissuto trasmutazioni tali da coinvolgere finanche la Polizia a cavallo per arginare le dichiarazioni popolari degli affetti nei confronti delle nostre star, chi ha visto nascere, trionfare e tramontare un gladiatore della pista come Pietro Mennea, sempre con quel dito indice alzato, chi ha condiviso per decenni la filosofia della vittoria, piuttosto che del primato, sa quanto peso abbiano lo spirito guerriero e l’idea di vincere. Ecco, se devo e se posso essere onesto con me stesso e voi tutti, in certi contesti, in certe occasioni, la massima attribuita al barone olimpico, a Pierre de Coubertin, diventa un non senso, quanto inutili e maniacali possono risultare le statistiche e le tabelle riassuntive di una stagione senza podio. Quel che conta è pur sempre vincere, poter dire e farsi dire: “Primo!”. Non a caso il più grande motivatore o se volete psicologo sportivo di supporto ai nostri vincitori fu proprio uno che nel dubbio si chiamava di nome Primo e di cognome Nebiolo. Prima di lui lo erano stati Ridolfi e Zauli e con lui il manipolo di dirigenti che lo accompagnò nel ventennio del “Rinnovamento”, nel bene ed anche nella fase catartica, sicuramente per eccesso e non per difetto. Ora, che si annunciano congiunture favorevoli, occorre non sottovalutare il peso appunto delle motivazioni, diciamo quel che con dei professionisti, sembra con grande successo, è riuscita a fare la Federnuoto, come, diversamente, con la filosofia di appartenenza, continua a mietere successi e medaglie la Federscherma. Insomma, bisogna tornare a vincere a rendere autenticamente passionali gli amplessi tra atletica e pubblico, con al centro lo straordinario ruolo dell’immaginario collettivo, alimentato dai media e che ama le sfide in “azzurro” e vincerle, magari aspettando l’alba di Tokio, che presto verrà. Ruggero Alcanterini SPIRIDON / 3 fuori tema Auguri, in anticipo, nella sua residenza di Città del Capo, a Marcello Fiasconaro. Settanta a luglio, il diciannove, per un magnifico italiano d'importazione del tutto ignorante della lingua originaria del padre, giunto dalle nostre parti con uno spazzolino per denti infilato in una tasca dei jeans, svegliando l'Italia atletica impegnata in anni di piena rivoluzione provvisto di una potenza di fuoco spettacolare mai vista prima e dopo sulle piste nazionali di Milano, Roma, Firenze, Torino, nelle accese sere d'inverno liguri, nell'Arena del primato mondiale, fino alla mortificazione di Oslo e alla liturgia sacrificale mestamente archiviata sulla pista romana e continentale del millenovecentosettantaquattro. Auguri anche a Filippo Tortu, convinti come siamo che la battuta d'arresto subìta al Golden Gala sia salutare, e non solo per l'equilibrio del ragazzo, che per qualcuno ha avuto la colpa, grave, di essere un giovane baciato dalla natura e da una insolita ed efficace macchina promozionale in una specialità da tempo data per dispersa, ma salutare, oltre che per la mai estinta colonia di quanti – noti ed anonimi, timidamente pensosi o impudentemente esposti – soliti festeggiare per le disgrazie altrui, anche per coloro che ne hanno benevolmente, ma con poco discernimento, enfatizzato ruoli ed attese. A proposito della riunione romana, battezzata da un partecipe presidente della Repubblica e accompagnata da un canale televisivo di quarta categoria, due assenze da segnalare: la prima, passata sostanzialmente inosservata, quella della sindaca, bloccata, sembrerebbe, da un severo richiamo da parte del protocollo quirinalizio, e la seconda, variamente premonitrice, del nuovo tenutario delle sorti sportive e fisiologiche dell'intero paese, Rocco Sabelli. Auguri anche alle giovani leve, sparse sul territorio nazionale, per i risultati emersi nell'ultima settimana. Ma è stato troppo spesso necessario usare il filo d'Arianna per recuperare su qualche foglio lo straccio di due righe anche per il sensazionale 2.30 realizzato sulla pedana sabina da un ventunenne piemontese. Salutando la vecchia dizione che ci ha accompagnato per anni, dovremmo estendere l'augurio alla nuova Federazione Internazionale di Atletica. Ma l'inespressività del logo che ha accompagnato con inusuale prudenza mediatica la sofferta palingenesi è lì, disarmata, ad impedircelo. Per contro, non dovremmo mai smettere di augurare complessivamente le migliori fortune all'atletica di casa nostra. Lo facciamo. Ma l'Italica athletica est omnis divisa in partes decem… chiediamo scusa per la fin troppo facile parodia del divino Giulio trascinandolo di peso al tempo d'oggi dall'arcaicità delle vicende belliche che ne esaltarono doti strategiche e di comando. Ma tanti sono i nomi portati dal vento che senza soluzione di continuità, poco curandosi, per la gran parte, di quanto accade sotto i loro occhi, appaiono in un disgraziato panorama preelettorale che nulla ha da invidiare al penoso spettacolo quotidianamente offerto dal mondo politico. Abbiamo ancora ampi margini di rispetto per la nostra disciplina per non riflettere come, salvo l'impudenza, nulla fermi, a un anno e mezzo dai cambiamenti ai vertici federali, l'attivismo di coloro pronti alla rissa finale di cui per carità di patria ci limitiamo ad enunciare l'entità numerica e non, considerata la comicità di alcune proposizioni, l'individualità anagrafica e di stato civile. Da una scarna lettura della realtà appare evidente come margini superiori di credibilità per il futuro prossimo dell'atletica non possano non essere strettamente legati, per semplice realismo, ma anche per rispetto estetico, a una progressiva riduzione della pletora dei concorrenti e dei questuanti di consensi. Altrimenti mai potremmo sottrarci all'idea di quanto cattiva sia, con l'innegabile, trasparente miseria di cuori e di cervelli, la mamma di un'atletica priva di antidoti a cospetto di quei personaggi che l'indimenticabile Massimo Bordin, dai microfoni di Radio Radicale, ebbe in un paio di occasioni a bollare icasticamente come 'gerarchi minori'. [email protected] SPIRIDON / 4 fortunata l’atletica che non ha bisogno di “eroi” Invece sfreccia Crippa Attendi Tortu e Tamberi e invece sfreccia Crippa, vicino a un primato italiano dei 5.000 che sa di preistoria e di un fondo italiano ben più competitivo. Il primo Golden Gala visto da un Presidente della Repubblica (assente però il sindaco di Roma Raggi, per mera questione di protocollo) ha ribadito il famoso adagio brechtiano. “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi..”. Gli eroi erano i due sopracitati che non sono andati oltre prestazioni di routine davanti a un pubblico adorante, convenuto all’Olimpico quasi solo per loro. I due sono rimasti ben giù dal podio e con prestazioni che possono essere considerate beneauguranti solo guardando alla lunghezza della stagione e del calendario agonistico. Sono stati in buon compagnia perché molti dei comprimari italiani, gentilmente assoldati (immaginiamo a costo zero) da D’Onofrio in un cast stellare, hanno perso l’occasione per ribadire i propri stagionali o i propri personali. Salviamo e lodiamo i siepisti e Perini ma il blocco degli altri (a partire da Strati e Bencosme per approdare al pesista Fabbri, alla Folorunso, alla Malavisi, alla Lukudo) ha sprecato un’occasione per ben risaltare in un contesto internazionale. Ma forse bisognava correre in strada (anzi marciare…) per cogliere fior da fiore il miglior risultato del week and azzurro. In una 20 chilometri velocissima Stano ha marciato a ritmo di primato insidiando il tempo di Schwazer che fu l’inizio della lunga odissea doping del campione olimpico. Performance cifrata nella primavera del 2012, insolitamente superba per uno specialista della 50 chilometri, la madre di tutti i sospetti delle istituzioni.
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