Monti Cimini
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Area Cimini REALIZZAT O D A Tuscia Terra degli Etruschi Gli Etruschi e i Monti Cimini L’Etruria, antica regione Da segnalare la viticoltura: proprio agli Etruschi dell’Italia centrale, si esten- si devono i primi studi sulla coltivazione della deva in parte nei territori del vite, gli innesti e la disposizione degli impianti; Lazio settentrionale, oggi inoltre il clima favorevole della regione permise corrispondenti alla provin- di praticare l’olivocultura. Il popolo etrusco è le- cia di Viterbo; queste zone gato all’estrazione e lavorazione di metalli; fu il intorno all’VIII secolo a. C. maggior produttore di manufatti in ferro del Me- videro fiorire una delle più diterraneo, esportati soprattutto via mare dalle importanti civiltà storiche: la città di Cerveteri, Vulci e Tarquinia. Nella cultura civiltà etrusca. Intorno al IX etrusca il culto dei morti assunse un ruolo cen- secolo a. C., le popolazioni cominciarono ad trale. Le sepolture delle famiglie aristocratiche abbandonare gli altopiani su cui si erano pre- riproducevano la struttura delle loro abitazioni cedentemente stanziate (proto-villanoviano XIII-X e custodivano vasellame, suppellettili, armi, gio- secolo a. C.) per spostarsi su pianori e colline ielli. In alcune tombe, come quelle di Tarquinia, 1 dove nacquero i principali centri etruschi. I primi le pareti affrescate con scene di vita quotidia- insediamenti furono gruppi di villaggi ravvicinati na, come banchetti, danze e battute di caccia con abitazioni realizzate in legno e argilla; le permettono di ricostruire usi e costumi di questa capanne di forma ellittica, circolare, rettango- straordinaria civiltà. Insediamenti etruschi sono lare o quadrata erano distanziate le une dalle sparsi un po’ ovunque nel Viterbese. altre per lasciar spazio alla coltivazione del Gli Etruschi hanno segnato anche storia ed iden- terreno. In seguito alla bonifica del territorio tità dei Comuni Cimini. Nei dintorni di Canepi- iniziarono pratiche diverse di coltivazione; i ce- na, Capranica, Caprarola, Carbognano, Ron- reali ebbero un ruolo particolarmente rilevante. ciglione, Vallerano, Vitorchiano sono venuti alla luce testimonianze (per lo più tombe) che cer- tificano l’origine etrusca delle cittadine. L’area archeologica della Selva di Malano, presso So- riano nel Cimino, ne costituisce un’ulteriore con- ferma; così come riveste particolare interesse culturale il Parco Urbano dell’Antichissima Città di Sutri: tra i numerosi beni, singolare è il Mi- treo, ambiente utilizzato nel corso dei secoli con diverse funzioni. Presso Vetralla, l’area di Grotta Porcina ospita un insediamento etrusco risalente al VI secolo a. C., ma il centro più importante è Norchia, una delle principali necropoli rupestri. Non va tralasciata la presenza sul territorio dei Sutri, Mitreo- prezioso esempio di stratificazione culturale: originariamente tomba etrusca, poi tempio pagano dedicato al Falisci, che si insediarono per lo più nei dintorni dio Mitra, fu utilizzato anche come chiesa cristiana dedicata a di Vignanello (IX -VIII sec. a.C.). S. Michele Arcangelo e alla Madonna del Parto. Monti Cimini Monti Cimini, insieme di rilievi di a seconda delle stagioni, assumendo di volta origine vulcanica appartenenti in volta colori diversi. Per tutelare il ricco patri- all’Antiappennino Laziale, si esten- monio ambientale, nel 1982 è stata istituita la dono sul tratto meridionale della Riserva Naturale del Lago di Vico (appartiene al provincia di Viterbo. Quest’area, sistema dei Parchi e delle Riserve Naturali della considerata una delle zone pae- Regione Lazio), che si estende per 3.240 ettari. saggistiche più belle e incontamina- Le aree paludose della Riserva costituiscono i te della regione, è delimitata a nord luoghi ideali per la sosta, lo svernamento e la dai Colli Volsini, a sud dal territorio nidificazione di una grande varietà di uccelli. romano, ad ovest dalla Maremma Tra canneti e prati acquitrinosi vi sono numerose e ad est dalla Valle del Tevere. Sul comprenso- specie di anatre e vi nidificano il germano reale rio sorgono i Comuni di Canepina, Capranica, e lo svasso maggiore (simbolo della Riserva); Caprarola, Carbognano, Ronciglione, Soriano ovunque si vedono folaghe e galline d’acqua. 2 nel Cimino, Sutri, Vallerano, Vetralla, Vignanel- La fauna del lago è costituita da numerose spe- lo, Vitorchiano. I Cimini rappresentano quanto cie di pesci, tra cui: luccio, coregone, tinca, rimane della corona perimetrale di due sistemi persico reale, anguilla. Il territorio è ricoperto vulcanici: uno più antico, il Monte Cimino (alto per lo più da aree boschive. Sulle pendici del 1.053 m) e uno più recente, il Vulcano Vica- Monte Cimino è presente una folta foresta di no, con il Monte Fogliano, il Poggio Nibbio e faggio con esemplari centenari. La stessa spe- il Monte Venere, la cui caldera ospita oggi il cie, scendendo di quota, assieme a castagni, Lago di Vico. Lo specchio d’acqua ha una su- carpini neri e bianchi, cerri, ricopre gli altri perficie di 12 kmq, un perimetro di 18 km, una rilievi. A quote meno elevate cresce il querce- profondità di 50 m ed è situato a 510 s. l. m. to. I versanti esposti a meridione, più assolati, Il paesaggio è vario: si alternano zone paludo- consentono una vegetazione termofila, caratte- se, prati, coltivazioni, boschi. Il panorama muta rizzata da erica e ginestra; vi crescono inoltre Lago di Vico Veduta dal bosco grandi lecci. Questi ambienti offrono rifugio a quest’area fulcro dei traffici e commerci dell’Im- numerose specie di volatili e mammiferi: la po- pero. Nell’Alto Medioevo il territorio subì sac- iana, lo sparviero, il falco pellegrino, il picchio cheggi e devastazioni da parte dei barbari. rosso maggiore e minore ed il picchio verde; la Con la donazione di Sutri, nel 728 d. C. il re martora, la volpe, il gatto selvatico, il cinghiale, longobardo Liutprando cedette al pontefice Gre- 3 il tasso, l’istrice e roditori quali ghiri, topi sel- gorio II le terre del comprensorio, che andarono vatici, moscardini. L’economia locale è basata a costituire il nucleo del Patrimonio di S. Pietro. soprattutto sull’agricoltura. La fertilità del suolo Nel corso dei secoli la Via Francigena, fece dei e le favorevoli condizioni climatiche permettono Cimini un’importante zona di transito, soprattutto la coltivazione di nocciole, particolarmente ap- negli anni giubilari, quando veniva ripetutamente prezzate per l’industria dolciaria. Tra le primizie percorsa da pellegrini diretti a Roma. Tra Medio- locali la castagna, dalla forma tondeggiante o evo e Rinascimento l’Area fu soggetta a nume- ellittica, di colore marrone uniforme e dal sa- rose lotte per il controllo territoriale, che videro pore dolciastro. Da segnalare la produzione di alternarsi al potere prestigiose famiglie, tra cui: Di olio e di vino. Dai boschi si ricava legname. Ri- Vico, Anguillara, Orsini, Farnese, Borgia. Duran- veste notevole importanza anche l’attività estrat- te il dominio farnesiano fu potenziata la Via Ci- tiva del peperino. mina a scapito della Cassia, spostando il centro I numerosi beni di interesse storico artistico fan- dei commerci territoriali da Sutri a Caprarola; i no dei Cimini una terra ricca di cultura. La zona Farnese furono promotori di una rinascita artistico- fu abitata da epoche remote, ad attestarlo è il culturale, affidando a celebri artisti la realizza- ritrovamento di reperti neolitici in una piccola zione di splendidi palazzi ed opere pubbliche, grotta nei pressi del Monte Venere. Sulle alture vanto e prestigio della Tuscia. Il territorio passò cimine si è riscontrata inoltre la presenza di in- più volte sotto il controllo della Santa Sede, a sediamenti a partire dal bronzo medio (XV-XIV cui seguì il periodo d’occupazione francese, fino secolo a. C.) fino al bronzo finale (sec. XII-XI a. all’annessione al Regno d’Italia. C.). Compaiono un po’ ovunque testimonian- Eventi e manifestazioni arricchiscono l’offerta ze etrusche e romane. Furono proprio i Romani turistico culturale dei Comuni Cimini: tradizioni a realizzare la Via Cassia, importante via di antropologiche e popolari, concerti, festività pa- comunicazione che, attraverso Sutri e Vetralla, tronali, sagre e degustazioni di prodotti tipici si univa Roma all’Etruria Settentrionale, rendendo susseguono per tutto l’arco dell’anno. La Via Francigena La via Francigena o Ro- cessità di spostarsi dal nord al sud della mea, antico itinerario Penisola contribuì al potenziamento delle religioso, attraversa la antiche vie di comunicazione realizzate Tuscia dai confini tosca- dai Romani, quali Via Emilia e Via Cassia. ni fino alla provincia di Tuttavia fu sotto i Franchi, i quali si recava- Roma. Un tratto signifi- no dalla Francia a Roma, che l’itinerario cativo è quello che inte- acquisì una vera e propria identità, appro- ressa i Comuni dell’area priandosi dell’appellativo “Francigena”. cimina: Vetralla, Capra- Preziosa testimonianza, per ricostruire il nica, Sutri, Caprarola, percorso della Romea, è la redazione di Ronciglione, costituiscono tappe fonda- un diario da parte del vescovo Sigerico mentali del percorso laziale. (X secolo), il quale, a seguito di un pelle- La storia della Francigena risale all’Alto grinaggio da lui compiuto da Canterbury 4 Medioevo, quando intorno al VI sec. i a Roma, descrisse le tappe principali del Longobardi si stanziarono in Italia; la ne- viaggio. La Francigena tuttavia non era Sentiero da Ronciglione a Nepi un’unica strada ma un ampio sistema via- di continuo da pellegrini provenienti da rio, costituito da diversi sentieri e ramifica- ogni parte d’Europa, i quali spesso, rag- zioni. Il tratto dal nord Europa a Roma si giunta la capitale, proseguivano il viaggio sviluppa su un itinerario di 1.600 km, che fino a Brindisi, dove si imbarcavano per parte da Canterbury e arriva a Dover, at- raggiungere Gerusalemme ed il Santo Se- traversa la Manica e da Calais, passando polcro. La Francigena era sicuramente più per Reims, Besançon e Losanna arriva alle frequentata in occasione degli anni giubi- Alpi, varcando il Gran S. Bernardo. Dalla lari.