TAVOLO TECNICO INTERAGENZIALE

“GESTIONE SOSTENIBILE DELLE RISORSE IDRICHE”

RELAZIONE DI ARPA

Marco Ostoich (Referente di ARPA Veneto nel Tavolo Tecnico)

1 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

Inquadramento territoriale: Regione del Veneto Gli ambienti che compongono il territorio regionale veneto sono eterogenei sia per le loro caratteristiche geologiche, geomorfologiche e pedologiche che per quelle climatiche e vegetazionali. Infatti la regione comprende le alte vette dolomitiche, a volte sede di ghiacciai estesi (Marmolada, 3343 m s.l.m.), i rilievi collinari e prealpini, l’ampia pianura alluvionale e la fascia costiera e lagunare che, in alcune aree di bonifica, raggiunge quote inferiori al livello del mare. Per fornire un primo inquadramento bioclimatico e collegare quindi gli aspetti climatici alla vegetazione, sono utili i distretti climatici (Del Favero et al., 1993) che, nell’area collinare-montana della regione, possono così essere indicati: il distretto endalpico, il mesalpico e l’esalpico. Nel settore endalpico, che corrisponde alla parte più settentrionale e interna delle Alpi (conca Ampezzana, alta valle del Cordevole e del Piave), il clima è caratterizzato da basse temperature (media annua 5 °C) con marcata escursione termica e precipitazioni di circa 1000 mm annui, che tendono a distribuirsi secondo un regime continentale con massimo in luglio. A sud si incontra il distretto mesalpico (provincia medio-alta di Belluno) in cui aumentano sensibilmente le precipitazioni (mediamente 1.400 mm annui), distribuite abbastanza uniformemente da aprile a novembre, ed ugualmente aumentano le temperature medie annue che si attestano intorno ai 7 °C; si arriva poi al distretto esalpico che si può far corrispondere indicativamente alla fascia prealpina, nel quale si ha un ulteriore aumento delle precipitazioni (mediamente 1.500 mm annui, fino a punte di 1.800 mm nel recoarese) e delle temperature (media annua 12 °C). In pianura, le precipitazioni diminuiscono progressivamente andando da nord verso sud ma anche, con gradiente meno marcato, da est verso ovest. Si va dagli oltre 1.000 mm della porzione nord orientale (alta pianura del Piave) ai 700 mm della pianura alluvionale del Po e dell’Adige, con temperature medie che oscillano sempre tra 12 e 13 °C. Per meglio comprendere le variazioni climatiche in pianura, si può fare riferimento al regime idrico dei suoli come individuato dalla classificazione americana Soil Taxonomy (1998), in base alla quale la pianura veneta può essere suddivisa in due settori: il primo, più esteso, con un regime idrico “udico”, tipico dei climi umidi, in cui vi è una buona distribuzione delle piogge nell’arco dell’anno, compresa la stagione estiva e quindi, di norma, senza lunghi periodi di carenza idrica. Nel settore orientale e meridionale della regione, all’incirca la porzione occupata dalla pianura alluvionale del Po e dell’Adige, il regime è “ustico”, contraddistinto da una presenza più marcata di periodi in cui l’evapotraspirazione potenziale risulta superiore alla somma fra l’apporto idrico della pioggia e l’acqua immagazzinata nel suolo e disponibile per le piante. La vegetazione naturale è quasi sempre limitata alle zone montane dove l’influenza antropica è stata meno pesante; qui si trovano praterie primarie (nella fascia alpina sopra il limite del bosco), boschi di conifere prima e di latifoglie poi, man mano che la quota diminuisce e ci si sposta dal settore endalpico verso l’esalpico. Il distretto mesalpico rappresenta la zona tipica degli abieteti, piceo- faggeti e delle peccete che sono le formazioni forestali più pregiate, mentre buona parte dei versanti esposti a sud del distretto esalpico è colonizzata da popolamenti più termofili quali orno-ostrieti e ostrio-querceti alle basse quote. Sugli altri versanti, molto diffuse sono le faggete montane. Di non minore importanza sono le aree di pascolo sugli altipiani, sui versanti a minor pendenza ed alle alte quote, sopra il limite del bosco; queste, nei casi di scarsa accessibilità, sono state abbandonate e sono ora in via di ricolonizzazione da parte della vegetazione naturale. In pianura, infine, si incontrano specie arboree proprie di ambienti più caldi (leccio e alcuni elementi della macchia mediterranea) che sono considerati relitti extrazonali. Il territorio della regione Veneto, pur compreso nella zona a clima mediterraneo, presenta proprie peculiarità legate soprattutto alla sua posizione climatologicamente di transizione, sottoposta quindi a vari influssi quali l’azione mitigatrice delle acque mediterranee, l’effetto orografico della catena alpina e la continentalità dell’area centro-europea. In ogni caso mancano alcune delle caratteristiche

2 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” tipicamente mediterranee quali l’inverno mite (in montagna, ma anche nell’entroterra, prevalgono effetti continentali) e la siccità estiva interrotta dai frequenti temporali di tipo termoconvettivo. Si possono distinguere, pertanto, più zone climatiche: - la regione alpina a clima montano di tipo centro-europeo, con inverni rigidi, forti escursioni termiche diurne e piogge meno abbondanti rispetto alla fascia prealpina; - la zona prealpina e pedemontana dove il clima è generalmente meno continentale rispetto alla zona alpina, con precipitazioni più abbondanti e distribuite in modo un po’ più uniforme nell’arco dell’anno. La fascia pedemontana, nel versante meridionale della catena prealpina, gode di un clima decisamente più temperato, soprattutto durante l’inverno, grazie ai fattori altimetrici e di esposizione che favoriscono una maggior insolazione e pongono l’area sottovento rispetto alle correnti fredde settentrionali; - la pianura, prevalentemente continentale, con inverni relativamente rigidi e nebbiosi ed estati calde e afose. Più miti e meno continentali risultano le sub-regioni della zona lacustre, nei pressi del Lago di Garda e della fascia costiera adriatica.

Il territorio regionale è interessato complessivamente da 11 bacini idrografici, tributari del mare Adriatico, suddivisi, ai sensi della L. 18/05/1989 n. 183, in bacini di rilievo nazionale (6), di rilievo interregionale (2) e di rilievo regionale (3). Per la redazione del Piano di Tutela delle Acque, sono stati identificati anche i sottobacini afferenti ai corsi d’acqua significativi ai sensi dell’allegato 1 par. 1.1.1 del D.Lgs. 11/05/1999 n. 152 (aventi cioè bacino idrografico di superficie superiore a 200 km2 se di primo ordine o superiore a 400 km2 se di ordine superiore). Sono identificate come sottobacini separati anche le porzioni di bacini idrografici che interessano le Regioni limitrofe al Veneto, mentre le porzioni di territorio appartenenti alle fasce costiere sono considerate comprese nel bacino corrispondente. Per la codifica dei bacini di rilievo nazionale ed interregionale si è fatto riferimento a quanto indicato nel Decreto del Ministro dell’Ambiente 19/08/2003 mentre alle unità di rilievo regionale è stato attribuito un codice provvisorio. In tab. 1 sono riportati i bacini e sottobacini della Regione Veneto. In tab. 2 si riassumono gli usi del suolo nei diversi bacini e sottobacini idrografici della Regione Veneto secondo la classificazione Corine Land Cover.

3 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” Tab. 1 - Nomenclatura e superfici di bacini e sottobacini Sup. complessiva Sup. nel Veneto Codice Nome bacino/sottobacino Rilievo km2 km2 N001 Adige Nazionale 12100 N001/01 Adige: Veneto 1451 1451 N001/02 Adige: Trentino e Alto Adige 10649 N003 Brenta-Bacchiglione Nazionale 5831 N003/01 Brenta: Veneto 914 N003/01/01 Cismon: Veneto 203 N003/02 Agno-Guà-Fratta-Gorzone 1498 4481 N003/03 Bacchiglione 1206 N003/03/01 Astico-Tesina 660 N003/04 Brenta: Trento 1350 N006 Livenza Nazionale 2222 N006/01 Livenza: pianura 535 669 N006/03 Livenza: zona montana 134 N006/02 Livenza: Friuli 1553 N007 Piave Nazionale 4013 N007/01 Piave: Prealpi e pianura 455 N007/02 Piave: Val Belluna, Alpago e Feltrino 1079 3900 N007/03 Piave: Cordevole 829 N007/06 Piave: alto corso e Cadore 1537 N007/04 Piave: Trento 32 N007/05 Piave: Friuli 64 N007/07 Piave: Bolzano 17 N008 Po Nazionale 70100 N008/01 Po: Delta Polesine 483 N008/03 Po: Garda e Mincio 232 882 N008/04 Po: lago Benaco o di Garda 167 N009 Tagliamento Nazionale 2948 N009/01 Tagliamento: foce 73 94 N009/03 Tagliamento: zona montana sorgenti 21 N009/02 Tagliamento: Friuli 2854 I017 Lemene Interreg. 871 I017/01 Lemene: Veneto 517 517 I017/02 Lemene: Friuli 354 I026 Fissero Tartaro Canalbianco Interreg. 2885 I026/01 F.T.C.: Fissero Canal Bianco Po di Levante 1979 2591 I026/03 F.T.C.: Tartaro Tione 612 I026/02 F.T.C.: Lombardia 294 R001 bacino scolante nella Laguna di Venezia Regionale 1953 R001/01 Dese-Zero 328 R001/02 Naviglio Brenta 312 1953 R001/03 Canale dei Cuori-Canal Morto 472 Altri sottobacini 841 R002 Sile Regionale 755 755 R003 Pianura tra Livenza e Piave Regionale 453 453 Superficie totale della Regione Veneto 17746

4 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” Tab. 2 – Uso del suolo (Fonte: Corine) Territori Codice Superfici Superfici boscati e Aree Denominazione Acque Sottobacino artificiali agricole ambienti umide seminaturali I017/01 Lemene: Veneto 5.3 89.8 0.6 1.8 2.5 I017/02 Lemene: Friuli 2.4 97.6 F.T.C.: Tartaro - Canal Bianco - Po di I026/01 Levante 5.4 89.2 0.5 3.4 1.5 I026/02 F.T.C.: Lombardia 0.4 99.6 I026/03 F.T.C.: Tartaro Tione 9.9 88.7 1.2 0.2 N001/01 Adige: Veneto 9.5 49.1 39.4 0.0 2.0 N001/02 Adige: Trentino e Alto Adige 2.3 97.7 N003/01 Brenta: Veneto 8.9 51.7 38.6 0.8 N003/01/01 Brenta: Cismon 1.6 12.6 84.5 1.3 N003/02 Brenta: Agno - Guà - Fratta - Gorzone 5.4 84.0 10.5 0.1 N003/03 Brenta: Bacchiglione 14.9 69.8 15.2 0.1 N003/03/01 Brenta: Astico - Tesina 4.4 24.9 70.6 0.1 N003/04 Brenta: Trento 2.0 98.0 N006/01 Livenza: pianura 11.0 84.3 4.1 0.6 N006/02 Livenza: Friuli 0.1 24.4 75.5 N006/03 Livenza: zona montana 2.6 17.3 79.6 0.5 N007/01 Piave: Prealpi e pianura 7.2 54.8 36.8 1.2 N007/02 Piave: Val Belluna, Alpago e Feltrino 3.8 26.0 69.5 0.7 N007/03 Piave: Cordevole 1.4 9.1 89.3 0.2 N007/04 Piave: Trento 100.0 N007/05 Piave: Friuli 100.0 N007/06 Piave: alto corso e Cadore 1.2 3.5 95.1 0.2 N007/07 Piave: Bolzano 100.0 N008/01 Po: Delta - Polesine 2.7 65.2 3.3 7.9 20.9 N008/02 Po: Garda e Mincio 8.9 47.0 43.3 0.8 N008/03 Po: Lago Benaco o di Garda 0.3 0.1 99.6 N009/01 Tagliamento: foce 8.5 71.5 7.1 5.1 7.8 N009/02 Tagliamento: Friuli 0.3 24.9 74.8 N009/03 Tagliamento: zona montana - sorgenti 1.8 98.2 Bacino scolante nella Laguna di R001/01 Venezia: Dese - Zero 13.0 86.4 0.2 0.1 0.3 Bacino scolante nella Laguna di R001/02 Venezia: Naviglio Brenta 15.9 84.1 0.0 0.0 Bacino scolante nella Laguna di R001/03 Venezia: Canale dei Cuori - Canal Morto 4.3 92.1 3.6 Bacino scolante nella Laguna di R001/04 Venezia: altri sottobacini 10.6 53.7 1.4 9.4 24.9 R002 Sile 14.3 82.0 3.0 0.0 0.7 R003 Pianura tra Livenza e Piave 6.9 92.6 0.3 0.2

Elementi sociali ed economici che influiscono sull’utilizzo, recupero e riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi Si veda l’allegato 2.

5 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” In allegato 1 si riporta il censimento degli impianti di depurazione pubblici della Regione Veneto con potenzialità di progetto e potenzialità effettiva. In tab. 3 e fig. 1 è riportata la distribuzione degli impianti di depurazione pubblici per classe di potenzialità.

Tab. 3 - Depuratori pubblici del Veneto per classi di potenzialità (Fonti: Amministrazioni Provinciali e ARPAV) < 2.000 > 2.000 2.000-9.999 10.000-49.999 > 50.000 Provincia AE AE AE AE AE Rovigo 50 29 21 6 2 Treviso 42 41 26 10 5 Venezia 17 30 17 5 8 Verona 32 30 14 12 4 Vicenza 72 37 19 7 11 Padova 37 46 22 20 4 Belluno 42 25 21 3 1 Totale 292 238 140 63 35

Fig. 1 - Distribuzione per lasse di potenzialità depuratori pubblici della Regione Veneto

Regione Veneto - Distribuizione degli impianti di trattamnto delle acque reflue urbane per classe di potenzialità

350 300 250 200 150 100

N.ro impianti N.ro 50 0 < 2000 AE > 2000 AE 2000-9999 10000- > 50000 AE AE 49999 AE Classe potenzialità (in Abitanti Equivalenti)

Gli impianti di depurazione adatti al riutilizzo della risorsa idrica e dei fanghi

Solamente l’impianto di Rosolina Mare in Provincia di Rovigo effettua il riutilizzo delle acque reflue. Per il riutilizzo si veda l’ allegato 2.

6 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” ALLEGATO 1 – Censimento dei depuratori pubblici Regione Veneto

PROV Comune Località AE_prog AE_att 1 BL AGORDO NARARE 1700 1700 2 BL AGORDO VALCOZZENA 2000 1822 3 BL ALANO DI PIAVE CENTRO-FENER-PARCO DEL PIAVE 6000 6000 4 BL ARSIE' LOC. FASTRO 500 5 BL ARSIE' LOC. FASTRO 600 300 6 BL ARSIE' ROCCA-CAMPAGNA 2000 1300 7 BL AURONZO DI CADORE MISURINA 1000 700 8 BL AURONZO DI CADORE TARLISSE 17500 24000 9 BL BELLUNO GIAZZOI VIA PER LIBANO 120 50 10 BL BELLUNO SAGROGNA-LEVEGO 700 500 11 BL BELLUNO VISOME VIA S. DANIELE 700 600 12 BL BELLUNO PITTANZELLA 1000 1000 13 BL BELLUNO MARISIGA VIA COL DA REN 27000 24000 14 BL BORCA DI CADORE VILLANOVA 400 15 BL CALALZO DI CADORE RIZIOS 300 42 16 BL CALALZO DI CADORE COL DEI CAI 5000 5000 17 BL CASTELLO LAVAZZO PODENZOI 400 CENCENIGHE 18 BL AGORDINO MORBIACH 1500 1300 19 BL CESIOMAGGIORE LOC. MARSIAI 500 400 20 BL CESIOMAGGIORE LOC. PEZ 500 300 21 BL CESIOMAGGIORE PULLIR 2800 1500 22 BL CHIES D'ALPAGO S. MARTINO VIA BARATTIN 500 23 BL CORTINA D'AMPEZZO PIAN DE RASPINIS 18500 18500 24 BL DOMEGGE DI CADORE PIANI DI VALLESELLA 6000 6000 25 BL FELTRE CELLARDA 1000 1000 26 BL FELTRE STAZIONE FERROVIARIA 102600 102600 27 BL FONZASO FENADORA 3800 3000 28 BL FORNO DI ZOLDO DONT 800 747 29 BL FORNO DI ZOLDO SCUSSEL 1400 800 30 BL FORNO DI ZOLDO SOCCAMPO 3889 2150 31 BL LAMON RONCHE 500 500 32 BL LAMON CIESS CAPOLUOGO 2000 2000 33 BL LENTIAI VILLAGHE 3000 3000 34 BL LIMANA PRALORAN 300 300 35 BL LIMANA BAORCHE-VILLA SUD 950 680 36 BL LIMANA CESA 1000 1700 37 BL LIMANA SAMPOI 2000 2700 38 BL LONGARONE PROVAGNA 350 300 39 BL LONGARONE DOGNA 350 150 40 BL LONGARONE FORTOGNA 1400 650 41 BL LONGARONE VILLANOVA FAE' ZONA IND. 1800 4000 42 BL LONGARONE RIVALTA-CAPOLUOGO 3000 43 BL LOZZO DI CADORE S. ANNA 500 500 44 BL LOZZO DI CADORE PRADELLE 2500 2500 45 BL MEL PAGOGNANE VALLA RONCOI 2600 2050 46 BL PEDAVENA TRAVAGOLA 250 47 BL PEDAVENA TEVEN 650 48 BL PERAROLO DI CADORE S. ANNA 350

7 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 49 BL PIEVE D'ALPAGO CONIB - ZONA INDUSTRIALE 700 50 BL PIEVE D'ALPAGO ZONA INDUSTRIALE PALUDI 8000 7800 51 BL PIEVE DI CADORE VIA RAUZA, LOC. SOTTOCASTELLO 4400 4400 52 BL PONTE NELLE ALPI LA NA' 5000 4000 53 BL PUOS D'ALPAGO LOC. BASTIA 230 54 BL QUERO SCHIEVENIN 400 55 BL SAN PIETRO DI CADORE LOC. MARE 1000 56 BL SAN VITO DI CADORE CHIAPPUZZA 750 57 BL SANTA GIUSTINA MEANO 1500 1200 58 BL SANTA GIUSTINA FORMEGAN 3000 2600 59 BL SEDICO MELI 1000 1000 60 BL SEDICO MASTELLA-MAS 2000 1500 61 BL SEDICO OSELETE 3500 3000 62 BL SOVERZENE VALAR 600 63 BL TAMBRE BROZ 350 64 BL TRICHIANA S. ANTONIO TORTAL 350 300 65 BL TRICHIANA S. FELICE 1300 66 BL TRICHIANA PIALDIER 1500 1300 67 BL VIGO DI CADORE PELOS 5000 5000 68 PD VIA MONTEGROTTO 35000 35000 69 PD VIA CIMITERO 10000 2500 70 PD VIA TORINO 19000 21000 71 PD VIA PONTE, LOC. BORGOFORTE 800 72 PD ANGUILLARA VENETA VIA OLIMPIADI 3000 2000 73 PD VIA PREJON 3200 200 74 PD VIA CHIESA, LOC. VALLI S. GIORGIO 500 75 PD VIA SELVATICHE 10000 2500 76 PD VIA ROMA 16000 5300 77 PD VIA RIVIERA 2000 1600 78 PD VIA MATTEOTTI 32000 25000 79 PD VIA S. COSTANZO, LOC. FIUMICELLO 128 80 PD VIA GARIBALDI 150 VIA DELL'ARTIGIANATO, LOC. 81 PD CAMPOSAMPIERO RUSTEGA 800 82 PD CAMPOSAMPIERO VIA ALBARELLA 10000 10000 83 PD VIA FOSSARAGNA 2200 1200 CARMIGNANO DI 84 PD BRENTA VIA OSPITALE 13000 85 PD VIA VENETO Z.A. 2000 1500 86 PD CASALE DI SCODOSIA VIA O. DE LUCA 2000 3000 87 PD VIA L. DA VINCI 5000 3700 88 PD VIA NUOVA 1600 CERVARESE SANTA 89 PD CROCE VIA XX SETTEMBRE - MONTEMERLO 7000 2500 90 PD VIA BOMBA 800 91 PD CINTO EUGANEO VIA CAVALCARESSA, LOC. CROSARA 1200 92 PD VIA DELLE SANSUGHE 60000 32000 93 PD VIA ALTIPIANO 65000 38250 94 PD VIA DELL'INDUSTRIA Z.I. 46880 19000 VIA BRENTA D'ABBA', LOC. BRENTA 95 PD D'ABBA' 300 96 PD CORREZZOLA VIA MONSORE, CONCADALBERO 350

8 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 97 PD CORREZZOLA VIA GIUSTI, VILLA DEL BOSCO 400 98 PD CORREZZOLA VIA PAPA GIOVANNI XXIII, LOC. CIVE' 700 99 PD VIA TRENTO, LOC. CHIODARE 500 100 PD DUE CARRARE VIA DON GAETANO TORRESIN 1500 101 PD DUE CARRARE VIA CUCCARA, LOC. TERRADURA 1700 102 PD ESTE VIA PRA' 20000 20000 103 PD VIA DEL LAVORO 1000 104 PD GAZZO VIA CADORNA LOC. GROSSA 1700 105 PD VIA S. ANTONIO 8000 1200 106 PD VIA A. VOLTA 20000 11100 107 PD VIA FONTANON 1700 108 PD MASERA' DI PADOVA VIA ROMA 3000 2500 109 PD MASI VIA ESTE 1500 110 PD VIA ZURLARA 4000 2500 111 PD VIA PETRARCA 5000 8000 112 PD VIA DEI COLLI, LOC. MONTICELLI 300 113 PD MONSELICE VIA STORTOLA FRAZ. S. COSMA 500 114 PD MONSELICE FRAZIONE MARENDOLE 1000 115 PD MONSELICE VIA DEL BORGO 40000 30000 116 PD VIA PALU', LOC. PALU' Z.A. 400 VIA CIMITERO, LOC. BORGO SAN 117 PD MONTAGNANA MARCO 500 118 PD MONTAGNANA VIA CHISOGNO, LOC. CHISOGNO 12000 12000 119 PD VIA FRATELLI BANDIERA 20000 8000 OSPEDALETTO 120 PD EUGANEO VIA PEAGNOLA 3000 1800 121 PD PADOVA VIA PONTEDERA, LOC. GUIZZA 13000 13000 VIA A. PEDANIO, LOCALITA' CA' 122 PD PADOVA NORDIO 100000 100000 123 PD VIA BEVARARA 2500 2500 124 PD PIACENZA D'ADIGE VIA SERRAGLI 2000 800 125 PD PONTE SAN NICOLO' VIA S. ANTONIO - LOCALITA' RIO 18000 126 PD VIA DANTE 6000 3500 127 PD VIA SAN PIO X, LOC. STROPPARE 100 128 PD POZZONOVO LOC. STROPPARE 200 129 PD POZZONOVO VIA VALLASE' 7000 6900 130 PD VIA PONTE TEZZE LOC. BASTIA 1500 131 PD VIA MAZZINI 22500 16000 132 PD VIA DE GASPERI 100 133 PD SAN GIORGIO IN BOSCO VIA DE GASPERI 100 134 PD SAN GIORGIO IN BOSCO VIA LOBIA 800 SANTA MARGHERITA 135 PD D'ADIGE VIA GRANZE 12000 12000 136 PD VIA MONTEGRAPPA 20000 10000 137 PD VIA TIEPOLO 7500 7000 138 PD TOMBOLO VIA CAMPOLONGO (ONARA) 2500 1100 139 PD VIA BOSCHETTE 5000 3000 140 PD VIA MANETTI 6800 5500 141 PD URBANA VIA CROSARA FRAZ. S. SALVARO 400 142 PD VIA A. VOLTA, LOTT. CERESONE 500 143 PD VEGGIANO VIA PEDAGNI, LOC. PEDAGNI 950 144 PD VIA DANTE 300

9 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 145 PD VIGHIZZOLO D'ESTE VIA IV NOVEMBRE 1200 146 PD VIA BARBARIGO 50000 11000 147 PD VIA ARGINE VALGRANDE 1000 VILLAFRANCA 148 PD PADOVANA VIA FIRENZE, LOC. TAGGI DI SOPRA 12000 6600 VILLANOVA DI 149 PD CAMPOSAMPIERO VIA STROPPARI 135 150 PD VO VIA VO' DI SOTTO 2500 1000 151 RO ADRIA VIA ARGINELLI 900 152 RO ADRIA VIA CICESE 900 153 RO ADRIA VIA DANTE 3000 154 RO ADRIA VIA RETRATTO 20000 15000 155 RO ARIANO NEL POLESINE RIVA' 1000 156 RO ARIANO NEL POLESINE VIA BRENTA 3500 3500 157 RO ARQUA' POLESINE VIA GARIBALDI 1000 158 RO BADIA POLESINE VIA MOCENIGHE 700 159 RO BADIA POLESINE VIA CA' MIGNOLA 25000 25000 160 RO BAGNOLO DI PO VIA COM.LE NAPOLEONICA 1500 161 RO BERGANTINO VIA VACCARO 3000 3000 162 RO BOSARO VIA ZANON 900 163 RO CALTO S. P. ERIDANIA 1300 164 RO CANARO S.S. 16 VIA ARGINELLI 150 165 RO CANARO VIA ARGINE POAZZO SUP. 1500 166 RO CANDA VIA MARCONI 1000 167 RO CASTELGUGLIELMO VIA A. MORO 1000 168 RO CASTELMASSA VIA SARTA 50000 29600 169 RO CASTELNOVO BARIANO VIA D. ALIGHIERI 1000 170 RO CENESELLI VIA ARGINE CONTUGHI 2000 2000 171 RO CEREGNANO VIA TRENTO 1000 172 RO CEREGNANO VIA P. MASCAGNI 1000 173 RO CORBOLA VIA ARGINE PO 100 174 RO CORBOLA VIA NUOVA 2000 2000 175 RO COSTA DI ROVIGO VIA MATTEOTTI 80 176 RO COSTA DI ROVIGO VIA DOSSEI 500 177 RO COSTA DI ROVIGO VIA DOSSEI 2500 2500 178 RO CRESPINO VIA S. MARINO E SEVERO 1500 179 RO FICAROLO VIA BELFIORE 4000 4000 180 RO FIESSO UMBERTIANO VIA RONCALE 1000 181 RO FIESSO UMBERTIANO VIA VERDI 4000 4000 182 RO FRASSINELLE POLESINE VIA ARGINE ADIGETTO 400 183 RO FRASSINELLE POLESINE VIAZZA LIPOMANA 900 184 RO FRATTA POLESINE VIA DEI PORTONI 400 185 RO FRATTA POLESINE VIA PALLADIO 4200 4200 186 RO GAIBA VIA L. DA VINCI 1000 187 RO GAVELLO VIA CAVALLOTTI 1300 GIACCIANO CON 188 RO BARUCHELLA VIA A. MORO 600 GIACCIANO CON 189 RO BARUCHELLA VIA MADONNINA 1200 190 RO GUARDA VENETA VIA ROMA 700 191 RO LENDINARA VIA CA' MOROSINI 9000 9000 192 RO LOREO VIA ARZERON 3900 3900

10 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 193 RO LUSIA VIA GORZON 3500 3500 194 RO MELARA VIA DELLA CHIESA 1000 195 RO OCCHIOBELLO VIALE STAZIONE 12000 196 RO PAPOZZE VIA MATTEOTTI 1000 197 RO PETTORAZZA GRIMANI CAPOLUOGO 1000 198 RO PINCARA VIA VARGHETTO 1500 199 RO POLESELLA VIA DEL GORGO 3000 3000 200 RO PONTECCHIO POLESINE VIA XXV APRILE 1000 201 RO PORTO TOLLE VIA SANTA GIULIA 300 202 RO PORTO TOLLE VIA CORRIDONI NORD 400 203 RO PORTO TOLLE VIA TEATRO 400 204 RO PORTO TOLLE VIA CURTATONE 400 205 RO PORTO TOLLE VIA DELLA SACCA DI SCARD. 750 206 RO PORTO TOLLE VIA RISORGIMENTO 750 207 RO PORTO TOLLE VIALE G. DI VITTORIO 750 208 RO PORTO TOLLE VIA ALDO SPANIO 900 209 RO PORTO TOLLE VIA TANGENZIALE EST 2200 210 RO PORTO VIRO VIA DOSSO PORTO LEVANTE 400 211 RO PORTO VIRO OVEST S.S. ROMEA 50000 20000 212 RO ROSOLINA VIA FOCI ADIGE 30000 213 RO ROVIGO FENIL DEL TURCO 900 BOARA POLESINE, 214 RO ROVIGO TANGENZIALE EST 3200 3200 215 RO ROVIGO COSTABELLA 3500 3500 216 RO ROVIGO S. APOLLINARE 35000 35000 217 RO ROVIGO PORTA PO 39000 25000 218 RO SALARA VIA SABBIONI 1000 219 RO SAN BELLINO VIA VECCHIA 900 SAN MARTINO DI 220 RO VENEZZE VIA CAVOUR 1000 SAN MARTINO DI 221 RO VENEZZE VIA BORGO SUD 3000 3000 222 RO STIENTA VIA MAFFEI 2000 2000 223 RO TAGLIO DI PO S. P. 46 3000 3000 224 RO TRECENTA VIA G. BRUNO 700 225 RO TRECENTA VIA BERETTARE 5550 5550 226 RO VILLADOSE CA' LOMBARDO, VIA ANDREOTTI 4000 4000 227 RO VILLAMARZANA VIA ZOCCOLE 1200 228 RO VILLANOVA DEL GHEBBO VIA BIGANELLI 1000 VILLANOVA 229 RO MARCHESANA S. P. 33 1000 230 TV ASOLO CA' FALIER 3000 3000 LOTT. DE NARDI VIA ALEMAGNA - 231 TV CARBONERA VASCON 400 232 TV CARBONERA VIA BIANCHINI 80000 80000 233 TV CASALE SUL SILE VALLI 5000 5000 234 TV CASIER DOSSON, VIA BIGONZO 8000 8000 CASTELFRANCO 235 TV VENETO S. ANDREA 350 CASTELFRANCO 236 TV VENETO LOC. S. FLORIANO VENERI E PEEP 400 CASTELFRANCO 237 TV VENETO BORGO PADOVA 35000 59000

11 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att CASTELFRANCO 238 TV VENETO SALVATRONDA 67500 22500 239 TV CESSALTO VIA PASCOLI 750 240 TV CHIARANO LOC. FOSSALTA 750 241 TV CHIARANO VIA BENZONA 900 242 TV CIMADOLMO VIA AMBROSETTA 500 243 TV CISON DI VALMARINO CAPOLUOGO 1000 244 TV CONEGLIANO VIA MARCORA' - LOC. OGLIANO 75 245 TV CONEGLIANO VIA DELLA VALLE - LOC. SCOMIGO 600 246 TV CONEGLIANO VIA CA' DI VILLA CAMPOLONGO 70000 29113 247 TV CORDIGNANO VIA PALU' 108000 20000 248 TV CORNUDA VIA PADOVA Z.I. 500 249 TV CORNUDA LA VALLE, VIA SAN VALENTINO 2000 2000 250 TV CRESPANO DEL GRAPPA VIA 24 MAGGIO, LOC. GIARE 3500 3500 CROCETTA DEL 251 TV MONTELLO VIA DEGLI ARTIGIANI - ZONA PIP 240 CROCETTA DEL 252 TV MONTELLO VIA BARACCA 5000 5000 253 TV FARRA DI SOLIGO VIA PRIMO SETTEMBRE 600 254 TV FARRA DI SOLIGO VIA BOSCHET 4293 4293 255 TV FONTANELLE VIA DEI MORTI 400 256 TV FONTANELLE LOC. LUTRANO - VIA BOSCO 700 257 TV FONTANELLE VIA ROMA 1000 258 TV FONTE ONE' VIA CASTELLANA 2000 2000 GIAVERA DEL 259 TV MONTELLO CUSIGNANA, VIA TONIOLO 18000 15000 260 TV GORGO AL MONTICANO VIA S. ANTONINO 1050 261 TV MARENO DI PIAVE LOC. RAMERA 500 262 TV MARENO DI PIAVE PIAZZA VITTORIO EMANUELE III 4500 4500 263 TV MASER VIA BOSCO 2500 2799 VIA VENEZIA LOC. CANDELU' LOTT. 264 TV MASERADA SUL PIAVE SOZZA 200 265 TV MEDUNA DI LIVENZA VIA DEL PASSO 1000 266 TV MIANE VIA CANAL COMBAI 600 267 TV MONASTIER DI TREVISO GRIMANI 7400 7400 268 TV MONFUMO VIA CAMPIEL 160 269 TV MONTEBELLUNA SAN GAETANO 30000 30000 BADOERE, VIA MOLIN CAPPELLO 270 TV MORGANO SUD 2000 1200 271 TV MOTTA DI LIVENZA LOC. MALINTRADA 120 272 TV MOTTA DI LIVENZA LOTT. NORD 500 273 TV MOTTA DI LIVENZA VIA MORO 4000 4000 NERVESA DELLA 274 TV BATTAGLIA VIA MATTEOTTI - LOC. BIDASIO 150 275 TV ODERZO FRATTA SX MOTICANO 14000 14000 276 TV ODERZO SPINE' 18000 18000 277 TV ORSAGO VIA G. MAZZA 3500 1582 278 TV PAESE VIA BRONDI 45000 45000 279 TV PEDEROBBA VIA FELTRINA 2500 2500 280 TV PEDEROBBA COVOLO 3500 1740 281 TV PIEVE DI SOLIGO VIA SCHENELLE 4000 4000 282 TV PONTE DI PIAVE VIA RISORGIMENTO 14000 7000 283 TV PREGANZIOL VIA SCHIAVONIA 10000 10000

12 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 284 TV QUINTO DI TREVISO VIA NOGARE' 11000 7500 285 TV RESANA VIA CA' ZANE 3000 3000 286 TV REVINE LAGO LAGO 5000 5000 287 TV RONCADE SAN CIPRIANO, VIA MARCONI 8500 8500 288 TV SALGAREDA VIA DEGLI ALPINI - CAMPO DI PIETRA 500 289 TV SALGAREDA VIA GUIZZA 1200 290 TV SAN FIOR LOTT. GARDIN 75 291 TV SAN FIOR LOTT. CASTELLO ROGANZUOLO 300 292 TV SAN FIOR LOTT. ZEVI 400 293 TV SAN FIOR VIA FERMI 1000 294 TV SAN PIETRO DI FELETTO CASOTTO 500 295 TV SAN PIETRO DI FELETTO RUA, VIA CASTELLO 1000 296 TV SAN VENDEMIANO SACCON, VIA MARE 5000 5000 SAN ZENONE DEGLI 297 TV EZZELINI VIA VIAZZA - CA' RAINATI 600 SAN ZENONE DEGLI 298 TV EZZELINI VIA J. DA PONTE - LOC. CARON 1000 299 TV SANTA LUCIA DI PIAVE VIA ARTIGIANATO 65 300 TV SEGUSINO VIA ITALIA 3000 3000 301 TV SILEA LOC. CANTON CASALE DI S. ELENA 100 302 TV SILEA VIA DUCA D'AOSTA - LOC. S. ELENA 1860 303 TV SILEA VIA SILE 7000 7000 304 TV TARZO LOC. RESERA 200 305 TV TREVISO VIA DON MILANI - COMPARTO 46 750 306 TV TREVISO SANT'ANTONINO, VIA PAVESE 110000 50000 307 TV VALDOBBIADENE BIGOLINO, VIA DEI FAVERI 10000 5500 308 TV VAZZOLA VISNA', VIA MONTEGRAPPA 4000 4000 309 TV VIDOR VIA RIVA ALTA 2500 2500 310 TV VITTORIO VENETO LOC. S. GIACOMO DI VEGLIA Z.I. 1200 VIA ARTIGIANATO - LOTT. SAN 311 TV ZENSON DI PIAVE MARCO 60 312 TV ZERO BRANCO VIA MANZONI 4000 200 313 VE ANNONE VENETO LORENZAGA 2000 2000 314 VE CAORLE OTTAVA PRESA 400 315 VE CAORLE SAN GIORGIO DI LIVENZA 3000 3000 316 VE CAORLE PALANGON, VIA TRAGHETTE 120000 120000 317 VE CAVALLINO-TREPORTI CAVALLINO 105000 105000 318 VE CAVARZERE ROTTANOVA 1000 319 VE CAVARZERE CAVARZERE-VIA PIANTAZZA 17500 8300 320 VE CEGGIA CAPOLUOGO 5000 5000 321 VE CHIOGGIA BRONDOLO 160000 105000 322 VE CINTO CAOMAGGIORE VIA ROMA 2000 2000 323 VE CONA PEGOLOTTE 2700 3500 324 VE CONCORDIA SAGITTARIA LOTTIZZAZIONE FIN.CI 100 325 VE CONCORDIA SAGITTARIA LOTTIZZAZIONE LEVADA 200 326 VE CONCORDIA SAGITTARIA VIA GABRIELLA 3000 3000 327 VE CONCORDIA SAGITTARIA VIA BASSE 3000 3000 328 VE ERACLEA STRETTI - VIA ANCILLOTTO 200 329 VE ERACLEA STRETTI - VIA BRAIDA 400 330 VE ERACLEA LOC. BRIAN 500 331 VE ERACLEA CA' TURCATA 600

13 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 332 VE ERACLEA PONTE CREPALDO, VIA L. DA VINCI 4700 4700 333 VE ERACLEA ERACLEA MARE - VIA DEI PIOPPI 32000 32000 334 VE FOSSALTA DI PIAVE VIA CADORNA 3600 3600 FOSSALTA DI 335 VE PORTOGRUARO VIA EUROPA 1550 1550 336 VE IESOLO VIA ALEARDI 185000 185000 337 VE MEOLO MARTEGGIA - VIA DEI PAOLI 400 338 VE MEOLO VIA MARTEGGIA 7500 7500 339 VE MUSILE DI PIAVE MILLEPERTICHE 150 340 VE MUSILE DI PIAVE AL BOSCO 650 341 VE MUSILE DI PIAVE VIA ROVIGO, 13 9640 8500 342 VE NOVENTA DI PIAVE CAPOLUOGO VIA TORINO 4500 4500 343 VE PORTOGRUARO VIA ATTIGLIANA - LOC. LISON 125 344 VE PORTOGRUARO VIA ETTORE TITO 200 345 VE PORTOGRUARO VIA PIERO DELLA FRANCESCA 250 346 VE PORTOGRUARO VIA SARDEGNA 700 347 VE PORTOGRUARO DESTRA REGHENA, VIA VENEZIA 8400 8400 348 VE PRAMAGGIORE BLESSAGLIA 2500 2500 349 VE QUARTO D'ALTINO VIA MARCONI 30000 15000 350 VE SAN DONA' DI PIAVE VIA TRONCO 45000 45000 SAN MICHELE AL 351 VE TAGLIAMENTO VIA ALDO MORO 6400 6400 SAN MICHELE AL 352 VE TAGLIAMENTO BIBIONE, VIA PARENZO 150000 150000 SANTO STINO DI 353 VE LIVENZA LA SALUTE, VIA VERONESE 2500 2500 SANTO STINO DI 354 VE LIVENZA VIA CANALETTA 10000 3000 355 VE TORRE DI MOSTO VIA XOLA 2000 2000 356 VE VENEZIA CA' SABBIONI 1000 357 VE VENEZIA LIDO 60000 13000 358 VE VENEZIA CAMPALTO 110000 91600 359 VE VENEZIA FUSINA VIA DEI CANTIERI 330000 325807 360 VI AGUGLIARO VIA ROMA 800 361 VI ALBETTONE VIA FALCHI 70 362 VI ALBETTONE VIA POZZETTO 600 363 VI ALONTE VIA MONTEROSSO 1000 364 VI ARCUGNANO LAGO DI FIMON 500 365 VI ARCUGNANO VAL VICARI 950 366 VI ARCUGNANO VIA DA VINCI - S. AGOSTINO 1100 367 VI ARZIGNANO VIA ALTURA 2360000 1032000 368 VI ASIAGO LOC. MOSELE 10000 10000 369 VI ASIGLIANO VENETO VIA ROMA 500 370 VI BARBARANO VICENTINO FRAZ. PONTE 1800 371 VI BASSANO DEL GRAPPA LOC. S. EUSEBIO 600 372 VI BASSANO DEL GRAPPA VIA SAN LAZZARO 100000 80000 373 VI BOLZANO VICENTINO VIA MARCONI 40 374 VI BOLZANO VICENTINO VIA FERMI 60 375 VI BOLZANO VICENTINO VIA CHIESA 150 376 VI BOLZANO VICENTINO DIV. TRIDENTINA 150 377 VI BOLZANO VICENTINO VIA LAVORO 350 378 VI BOLZANO VICENTINO VIA ZUCCOLA 3000

14 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 379 VI BRESSANVIDO V. STRADA ALTA 3000 5988 380 VI CALDOGNO LOC. ALTISSIMO 150 RETTORGOLE - VIA M.T. DI 381 VI CALDOGNO CALCUTTA 13500 8600 382 VI CAMISANO VICENTINO VIA CAPILANE 200 383 VI CAMISANO VICENTINO VIA TIEPOLO 400 384 VI CAMPIGLIA DEI BERICI VIA FOGAZZARO 1000 385 VI CAMPIGLIA DEI BERICI VIA MARCONI 5000 386 VI CASTEGNERO VIA FRASSENA 2000 1135 387 VI CASTELGOMBERTO F. VALLE 500 388 VI CISMON DEL GRAPPA VIA GIARRE DI SICILIA 800 389 VI CONCO FRAZ. RUBBIO 600 390 VI CONCO LOC. PISONI - VIA FONTANELLE 1000 391 VI CONCO CAPOLUOGO - LOC. BOALE 1300 392 VI CREAZZO S.MARCO - VIA BRESCIA 12000 9000 393 VI DUEVILLE VIVARO 22000 30000 394 VI ENEGO FRAZ. STONER 1000 395 VI ENEGO FOSSE DI SOTTO 2500 1500 396 VI ENEGO VALDIFABBRO 5000 1500 397 VI GALLIO VIA CONFINI 7500 5500 398 VI GAMBUGLIANO VIA DEL LAVORO 600 399 VI GRANCONA VIA PEDERIVA 1200 400 VI GRISIGNANO DI ZOCCO VIA DEI PIOPPI 35000 401 VI ISOLA VICENTINA VIA VICENZA 40288 13450 402 VI LONGARE L. CAPELLARO 50 403 VI LONGARE L. SECULA 500 404 VI LONGARE VIA DEBBA - LOC. BUGANO 500 405 VI LONGARE LUMIGNANO - LOC. CHIMETTO 650 406 VI LONGARE PONTE COSTOZZA 1500 407 VI LONIGO VIA LORE 67000 18500 408 VI LUGO DI VICENZA LOC. MARE 250 409 VI LUSIANA LOC. VELO 700 410 VI LUSIANA LOC. S. CATERINA 1000 411 VI MAROSTICA VIA POZZA 50 412 VI MAROSTICA VIA ZEGGIO 50 413 VI MAROSTICA LOC. CROSARA 300 MONTEBELLO 414 VI VICENTINO VIA FRACANZANA 627000 411000 MONTECCHIO 415 VI MAGGIORE F. COVOLO 64 MONTECCHIO 416 VI MAGGIORE S.TRINITA' 65 MONTECCHIO 417 VI MAGGIORE BERNUFFI 140 MONTECCHIO 418 VI MAGGIORE S. URBANO 300 MONTECCHIO 419 VI MAGGIORE VAL MOLINO 350 MONTECCHIO 420 VI MAGGIORE VIA CALLESELLA 77800 55000 421 VI MONTEGALDA VIA BORGO F. COLZE' 700 422 VI MONTEGALDA VIA CASTELLO 1800 423 VI MONTEGALDELLA FRAZ. GHIZZOLE 350

15 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 424 VI MONTEGALDELLA VIA RIALTO 450 425 VI MONTEVIALE VIA BAGNARA 1145 MONTICELLO CONTE 426 VI OTTO VIA PROGRESSO 300 MONTICELLO CONTE 427 VI OTTO VIA MAGLIO 2000 296 MONTICELLO CONTE 428 VI OTTO VIA SAVIABONA 2500 429 VI MOSSANO VIA CORBIN - CAPOLUOGO 400 430 VI MOSSANO VIA MONTRUGLIO 500 431 VI MOSSANO VIA ORE - FRAZ. PONTE 700 432 VI MUSSOLENTE CAMPO AVIAZIONE 12000 3232 433 VI NANTO FRAZ. PONTE 2000 1945 434 VI NOVENTA VICENTINA VIA DE GASPERI 6500 2185 435 VI ORGIANO LOC. PILASTRO 1200 436 VI ORGIANO VIA CA' LOSCA 1650 1221 437 VI POSINA VIA VALPOSINA 250 438 VI POSINA LOC. MAIN MOLINO 1000 439 VI QUINTO VICENTINO F. LANZE' - VIA PALLADIO 100 440 VI QUINTO VICENTINO F. LANZE' VIA GASPERI 100 441 VI QUINTO VICENTINO VIA G. DELLA CHIESA FRAZ. LANZE' 100 442 VI QUINTO VICENTINO VIA GIOVANNI PAOLO I 150 443 VI QUINTO VICENTINO VIA XX SETTEMBRE 1500 444 VI ROANA FRAZ. MEZZASELVA 650 445 VI ROANA FRAZ. CAMPOROVERE 1000 446 VI ROANA CANOVE 2500 1000 447 VI ROANA TRESCHE' 5650 500 448 VI ROSSANO VENETO VIA RAMON 150 449 VI SAN NAZARIO RIO RIVALTA 150 450 VI SANDRIGO V.LE DELLA REPUBBLICA 1000 451 VI SANDRIGO VIA ALBARETTO 9000 12568 452 VI SCHIO VIA CA' CAPRETTA 85000 23682 453 VI SOSSANO L. COLLOREDO - VIA MARTINATI 400 454 VI SOSSANO VIA RONCHE 2300 1108 455 VI TEZZE SUL BRENTA VIA BRENTA 100000 32000 456 VI THIENE SANTO 127000 112255 457 VI TONEZZA DEL CIMONE CAMPANA 4000 458 VI TORRI DI QUARTESOLO VIA I MAGGIO 2500 2438 459 VI TRISSINO PRANOVI 127500 127500 460 VI VALDASTICO VIA CAVALLARA 750 461 VI VALLI DEL PASUBIO FRAZ. S. ANTONIO 400 462 VI VICENZA LONGARA 3500 4512 463 VI VICENZA SANT'AGOSTINO 59000 47900 464 VI VICENZA CASALE 72000 55123 465 VI VILLAGA POZZOLO 500 466 VI VILLAVERLA VIA ARTIGIANATO 250 467 VI VILLAVERLA PONTEROSSO - VIA TIMONCHIO 300 468 VI VILLAVERLA VIA STADIO 2000 1908 469 VR ANGIARI LOC. RONCHI - Z.I. 250 470 VR ARCOLE LOC. GAZZOLO 1500 471 VR BELFIORE VIA S. ROCCHETTO 1300

16 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att 472 VR BOVOLONE VIA VALLE DEL MENAGO 18500 15000 473 VR BUSSOLENGO FERLINA 2000 2000 474 VR BUSSOLENGO ALBERE 16000 475 VR BUTTAPIETRA LOTT. "FER" 160 476 VR CALDIERO BATTAIOLE 30000 30000 477 VR CAPRINO VERONESE MONTESEI PESINA 6000 6364 478 VR CASTAGNARO CAPOLUOGO 1500 479 VR CASTEL D'AZZANO SAN MARTINO 12000 12000 CASTELNUOVO DEL 480 VR GARDA LOC. OLIOSI 200 CASTELNUOVO DEL 481 VR GARDA FERRATELLA 4000 4000 482 VR CAZZANO DI TRAMIGNA CAPOLUOGO 2000 2000 483 VR COLOGNA VENETA VIA TRAVERSINA 30000 15000 484 VR COLOGNOLA AI COLLI LOC. COLOMBARA-FRAZ. S. VITTORE 815 485 VR DOLCE' LOTT. MADONNINA 500 486 VR ERBE' VIA XXV APRILE 1000 FERRARA DI MONTE 487 VR BALDO VIA FERRARA BASSA 700 488 VR FUMANE LOC. MOLINA 400 489 VR FUMANE LOC. BREONIO 1000 490 VR FUMANE LOC. MAZZUREGA 1000 491 VR GAZZO VERONESE MORRARON 4000 4000 492 VR ISOLA DELLA SCALA LOC. TARMASSIA 787 493 VR ISOLA DELLA SCALA LOC. PELLEGRINA 1012 494 VR ISOLA DELLA SCALA GIARELLA 6000 495 VR ISOLA RIZZA VIA CASALANDRI 1500 496 VR LEGNAGO LOC. TORRETTA 350 497 VR LEGNAGO LOC. CANOVE 800 498 VR LEGNAGO PORTO 7000 7000 499 VR LEGNAGO VANGADIZZA 40000 40000 500 VR MINERBE CAVALLE 2200 800 501 VR MOZZECANE SAN FAUSTINO 6500 6500 502 VR NOGARA LOC. MONTALTO-VIA OLMO 400 503 VR NOGARA VIA VALLE 4500 4500 504 VR NOGAROLE ROCCA LOC. BAGNOLO 1000 505 VR NOGAROLE ROCCA LOC. PRADELLE 1500 506 VR OPPEANO LOC. FENILETTO 1500 507 VR OPPEANO LOC. CASOTTON 1600 508 VR PESCANTINA TREMOLE' 6000 6000 509 VR PESCANTINA SETTIMO 6000 6000 510 VR PESCHIERA DEL GARDA PARADISO 330000 330000 POVEGLIANO 511 VR VERONESE VIA NOGAROLE ROCCA 50000 35000 512 VR RIVOLI VERONESE LOC. BATTELLO-CAPOLUOGO 1000 513 VR RONCO ALL'ADIGE QUADRELLI 3500 3500 514 VR ROVERCHIARA LOC. CAPPAFREDDA 60 515 VR SALIZZOLE VIA VALLE' 1550 516 VR SAN BONIFACIO PALU' 60000 40000 SAN GIOVANNI 517 VR LUPATOTO PALUSTRELLA 24000 24000 518 VR SAN MARTINO BUON CA' DELL'AGLIO 15000 6000

17 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

PROV Comune Località AE_prog AE_att ALBERGO 519 VR SAN PIETRO IN CARIANO NASSAR 20000 15000 SANT'AMBROGIO DI 520 VR VALPOLICELLA PONTON 20000 20000 521 VR SOMMACAMPAGNA VIA DELL'INDUSTRIA 36000 25000 522 VR TREVENZUOLO LOC. RONCOLEVA' 1100 523 VR TREVENZUOLO LOC. FAGNANO 1500 524 VR VERONA VIA AVESANI 330000 330000 525 VR VIGASIO CORSO GARIBALDI 7500 7500 526 VR VILLA BARTOLOMEA LOC. CARPI 600 527 VR VILLA BARTOLOMEA LOC. SPINIMBECCO 600 528 VR VILLA BARTOLOMEA LOC. BRANCAGLIE 1000 529 VR ZEVIO LOC. VOLON 1000 530 VR ZEVIO TRE CORONE 11000 10000

18 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” ALLEGATO 2

TAVOLO TECNICO INTERAGENZIALE “GESTIONE SOSTENIBILE DELLE RISORSE IDRICHE”

RAPPORTO SUL RIUTILIZZO DEI REFLUI DI DEPURAZIONE NELLA REGIONE VENETO

DICEMBRE 2006

1 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

Responsabile Osservatorio Acque Interne progetto per ARPAV: Paolo Parati – ARPA Veneto, Osservatorio Acque Interne

Autori: Marco Ostoich - ARPA Veneto, Osservatorio Acque Interne Riccardo Infanti - ARPA Veneto, Osservatorio Acque Interne

2 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

Indice A. 1. Premessa...... 4 B. 2. Quadro normativo sul riutilizzo dei reflui depurati...... 4 C. 3 Parte conoscitiva del PTA sul riutilizzo delle acque reflue in Veneto ...... 7 C.1 3.1 Impianti da destinare al riutilizzo: prima individuazione ...... 7 C.2 3.2 Misure ed indirizzi ...... 9 C.3 3.3 Rete di distribuzione ...... 10 C.4 3.4 Impianti di depurazione: prime indicazioni sugli interventi necessari...... 10 C.5 3.5 Possibili riutilizzi delle acque reflue depurate...... 11 C.5.1 3.5.1 Uso irriguo ...... 11 C.5.2 3.5.2 Uso civile ...... 12 C.5.3 3.5.3 Uso industriale...... 12 C.6 3.6 Indirizzi generali e linee di intervento...... 13 D. 4. Casi di studio di riutilizzo acque reflue...... 14 D.1 4.1 Impianto di Rosolina Mare ...... 14 D.2 4.2 Impianto di Fusina...... 16 D.2.1 4.2.1 Piano di monitoraggio e controllo delle reti di raccolta delle acque reflue e dell’impianto di depurazione ...... 17 D.3 4.3 Impianto di Isola Vicentina...... 18 E. Conclusioni...... 19 F. ALLEGATO A: Sistema di approvvigionamento e trattamento acque per il riutilizzo ...... 21

3 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 1. Premessa Il riutilizzo delle acque reflue è una delle misure previste dal D.Lgs. n. 152/2006 (art. 99 e già prima dal D.Lgs. n. 152/1999 art. 26) ai fini della tutela quantitativa delle risorse idriche e rientra tra i contenuti dei Piani di Tutela delle Acque (PTA, D.Lgs. n. 152/2006, allegato 4, parte A, punto 6.4). Il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 12/06/2003, n. 185 è stato emanato in attuazione dell’art. 26 del D.Lgs. n. 152/1999 (sostituito ed abrogato dal D.Lgs. n. 152/2006) e stabilisce “le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane ed industriali attraverso la regolamentazione delle destinazioni d’uso e dei relativi requisiti di qualità, ai fini della tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche”. Tale decreto non è stato ancora modificato alla data del 31/12/2006 ai sensi della nuova normativa. Tra gli obblighi che il citato decreto impone alle Regioni vi è quello di identificare gli impianti di depurazione di acque reflue urbane “il cui scarico deve conformarsi ai limiti” imposti dal decreto stesso e di definirne le caratteristiche dello scarico (art. 5). La caratterizzazione degli scarichi degli impianti di depurazione è, quindi, uno degli elementi da considerare nella pianificazione delle politiche regionali sul riutilizzo delle acque reflue; la presente relazione si propone di dare un contributo conoscitivo in tal senso.

Nel presente rapporto si sono sviluppati i seguenti punti: • si è delineato il quadro normativo che regolamenta il riutilizzo di reflui di depurazione nella regione Veneto; • si è evidenziata la parte conoscitiva del Piano di Tutela delle Acque in merito alle misure per il riutilizzo delle acque reflue; • si sono analizzati dei casi di studio già esistenti o in fase di attivazione.

2. Quadro normativo sul riutilizzo dei reflui depurati Il tema del “Riutilizzo delle acque reflue” è stato trattato e regolamentato dalla legislazione italiana in materia di tutela delle acque e gestione del servizio idrico integrato. Nello specifico, indirizzi sul riutilizzo sono contenuti nella normativa sotto elencata: • Legge n. 36 del 5/01/1994 (legge “Galli”) e successive modifiche ed integrazioni (la legge è stata abrogato e sostituita dal D.Lgs. n. 152/2006); • D.Lgs. n.152/2006 e successive modifiche ed integrazioni; • DM n. 185 del 12/06/2003.

Le novità più rilevanti sul riutilizzo delle acque reflue si trovano nel D.Lgs n. 152/2006, dove il riutilizzo della risorsa idrica è contemplato fra le finalità del Decreto stesso, espresse all’art. 73. Infatti, tra gli strumenti utilizzabili per raggiungere gli obiettivi di tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, elencati nel comma 2, è compresa “l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche” (comma 2 lettera f). Sono modificate, inoltre, le condizioni per il rilascio dei provvedimenti di concessione di derivazioni d’acqua per usi diversi dal consumo umano di cui all’art. 12 bis del RD n. 1775/1933, introdotto dall’art. 5 del D.Lgs. n. 275/1993 sul “Riordino in materia di concessione di acque pubbliche”. L’art. 23 comma 3 del D.Lgs. n. 152/1999, come modificato dal D.Lgs. n. 258/2000, prevede, infatti, che, nel rilascio delle concessioni, si tenga conto (primo punto) “delle possibilità di utilizzo di acque reflue depurate o di quelle provenienti dalla raccolta di acque piovane, sempre che ciò risulti economicamente sostenibile”, mentre al secondo punto si evidenzia che “l’utilizzo di risorse qualificate, con riferimento a quelle prelevate da sorgenti o falde o comunque riservate al consumo umano, può essere assentito per usi diversi da quello potabile, sempre che non vi sia possibilità di riutilizzo di acque reflue depurate o provenienti dalla raccolta di acque piovane, ovvero se il riutilizzo sia economicamente insostenibile”. Tali concetti vengono rafforzati nella nuova versione di cui all’art. 96 del D.Lgs. n. 152/2006 in cui viene data priorità al riutilizzo.

4 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” Il tema del riuso della risorsa idrica, abbinato al suo risparmio, è affrontato negli artt. 25 e 26 del D.Lgs. n. 152/1999 ora sostituiti dagli artt. 98 e 99 del D.Lgs. n. 152/2006. L’art. 25 comma 1 del D.Lgs. n. 152/1999 disponeva che: “coloro che gestiscono o utilizzano la risorsa idrica adottano le misure necessarie all’eliminazione degli sprechi ed alla riduzione dei consumi e ad incrementare il riciclo e il riutilizzo, anche mediante l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili”, responsabilizzando così, di fatto, il fruitore della risorsa stessa. Tale articolo è stato mantenuto. Ma è nell’art. 26 D.Lgs. n. 152/1999 che si introducono le principali novità: • il comma 1, aggiunge il comma 4 bis all’art. 14 della L. n. 36/1994, che contiene le disposizioni sulla “Tariffa del servizio di fognatura e depurazione”, e prevede una riduzione della tariffa per le utenze industriali qualora vi sia un utilizzo di acque reflue o di acque già usate, tenendo conto delle quantità d’acqua riutilizzata e primaria impiegata; • il comma 2 sostituisce l’art. 6 della L. n. 36/1994.

Nell’art. 6 della Legge n. 36/1994 (cui occorre ancora fare riferimento essendo citato nel DM n. 185/2003 ancora non sostituito) è previsto che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio predisponga un decreto con le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue e si demanda alle Regioni l’adozione di “norme e misure volte a favorire il riciclo dell’acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate”. In particolare: • devono essere indicate le migliori tecniche disponibili per la progettazione e l’esecuzione delle infrastrutture, nel rispetto delle norme tecniche emanate ai sensi del comma l (ossia del Decreto del Ministero dell’Ambiente di cui si è detto); • devono essere indicate le modalità di coordinamento interregionale, anche al fine di servire vasti bacini di utenza ove vi siano grandi impianti di depurazione di acque reflue; • vanno previsti incentivi ed agevolazioni per le imprese che impiegano impianti di riciclo o riutilizzo.

In conformità all’art.6 comma 1 della L. n. 36/1994, le specifiche norme tecniche per il riuso delle acque reflue sono state introdotte con il DM n. 185/2003 ove, all’art. 1 comma 2, si sottolinea che “il riutilizzo deve avvenire in condizioni di sicurezza ambientale” e “comunque nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di sanità e sicurezza e delle regole di buona prassi industriale e agricola”. Non è, peraltro, disciplinato il riutilizzo delle acque reflue presso il medesimo stabilimento o consorzio industriale che le ha prodotte (art.1 comma 3). Le Regioni, nel rispetto di tutto ciò, adottano “le norme e le misure previste dall’art. 6, comma 2, della L. n. 36/1994 per il conseguimento degli obiettivi di qualità di cui al D.Lgs. n.152/2006” che “costituiscono parte integrante dei piani di tutela” “e sono inserite nei predetti piani”. La definizione di riutilizzo data dal decreto è la seguente (art. 2 lettera d): “impiego di acqua reflua recuperata di determinata qualità per specifica destinazione d'uso, per mezzo di una rete di distribuzione, in parziale o totale sostituzione di acqua superficiale o sotterranea.” Le destinazioni possibili sono (art. 3): • uso irriguo inteso come irrigazione sia di colture sia di aree a verde pubblico o destinate ad uso sportivo o ricreativo; • uso civile inteso come lavaggio di strade, sistemi di raffreddamento-riscaldamento, reti duali di adduzione, separate da quelle di acqua potabile, impianti di scarico per i servizi igienici (unico uso diretto consentito negli edifici civili); • uso industriale inteso come acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, escludendone usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici. Nel caso di utilizzi industriali, inoltre, i requisiti di qualità per alcuni specifici impieghi possono essere concordati tra le parti (art.4).

Il controllo ed il monitoraggio degli impianti di recupero (art. 7) sono effettuati a cura dell’autorità competente ai sensi dell’art. 128 del D.Lgs. n. 152/2006 o dal titolare dell’impianto, che “deve, in

5 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” ogni caso, assicurare un sufficiente numero di autocontrolli all'uscita dell'impianto di recupero, comunque non inferiore a quello previsto dalla normativa regionale in rapporto alle specifiche utilizzazioni.” (art. 7, comma 2 DM n. 185/2003). Il titolare della rete di distribuzione (ai fini della verifica dei parametri chimici e microbiologici e degli effetti ambientali, agronomici e pedologici del riutilizzo) e l’autorità sanitaria, effettuano un serie di monitoraggi in rete delle acque reflue recuperate (art. 11 DM n. 185/2003). Qualora il riutilizzo non avvenga, in tutto o in parte, deve essere previsto uno scarico alternativo che è disciplinato dal D.Lgs. n. 152/2006 come scarico di acque reflue. Per quanto riguarda il riutilizzo di acque reflue recuperate, miscelate con acque di altra provenienza, il DM n. 185/2003 non chiarisce quale sia la normativa di riferimento, cioè se il decreto stesso o il D.Lgs. n. 152/2006; il DM si limita ad evidenziare che tali acque (art. 9 comma 2) debbono essere adeguatamente segnalate. All’art. 10 è previsto, poi, che il riutilizzo irriguo avvenga assicurando il risparmio idrico e senza superare il fabbisogno delle colture e delle aree verdi, anche in relazione al metodo di distribuzione impiegato; il riutilizzo irriguo è comunque subordinato al rispetto del codice di buona pratica agricola. La tariffa delle acque reflue recuperate è fissata dal titolare della rete di distribuzione. Il titolare dell’impianto di recupero conferisce l’acqua reflua recuperata al titolare della rete di distribuzione, senza oneri a carico di quest’ultimo, mentre ad esso sono caricati gli oneri aggiuntivi di trattamento per gli usi industriali soggetti a limiti più restrittivi rispetto alla tabella allegata al DM (art. 12 comma 2) nonché quelli previsti dalla tabella 3 dell’allegato parte terza del D.Lgs. n. 152/2006. Nell’ottica di favorire il riutilizzo, la Regione può stabilire “appositi accordi di programma con i titolari degli impianti di recupero delle acque reflue e i titolari delle reti di distribuzione, anche al fine di prevedere agevolazioni ed incentivazioni al riutilizzo, ai sensi di quanto disposto nell’art. 26 del D.Lgs. n. 152/1999.”(art. 12, comma 1).

6 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 3 Parte conoscitiva del PTA sul riutilizzo delle acque reflue in Veneto

3.1 Impianti da destinare al riutilizzo: prima individuazione

Le Regioni, ai sensi dell’art.5 comma 1, “definiscono un primo elenco degli impianti di depurazione di acque reflue urbane il cui scarico deve conformarsi ai limiti di cui all’art.4.” Nell’elenco “le Regioni identificano, in relazione alle previsioni di riutilizzo, per ciascun impianto di depurazione, il soggetto titolare, la portata attuale ed a regime dello scarico e le caratteristiche dello scarico”. Sulla base delle indicazioni fornite dalle AATO, un primo elenco è stato trasmesso dalla Regione al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Le tabelle 3.1, 3.2 e 3.3, recuperate dal PTA, identificano gli impianti della regione Veneto, già destinati al riutilizzo, quelli progettati per il riutilizzo e quelli di cui si sta valutando la fattibilità di un adeguamento al fine del riutilizzo del refluo.

Tabella 3.1 Impianti che attualmente effettuano il riutilizzo del refluo.

Riutilizzo in atto Portat Denomina Portata a a Pro Soggetto zione ATO Attuale Regim Caratteristiche Note esplicative v. Titolare Impianto [m3/h] e [m3/h] *potenzialità massima nel periodo estivo Uso irriguo Rosolina RO Polesine Polesine Acque 252* 252* (verde Attualmente riutilizzata una Mare pubblico) portata pari a 84m3/h (1°stalcio)

Tabella 3.2 Impianti progettati per il riutilizzo del refluo depurato. Riutilizzo in fase Progettazione Portata Portata Denominazio Prov Soggetto a ATO Attuale Caratteristiche Note esplicative ne Impianto . Titolare Regime [m3/h] [m3/h] *portata di cui si prevede Laguna di Fusina VE Vesta 4648 2917* uso industriale Venezia il riutilizzo Inserito nel Piano Bacchigli Isola Vicentina VI AVS 336 336 Uso irriguo one d'Ambito

Tabella 3.3 Impianti in fase di valutazione per un possibile utilizzo del refluo. Riutilizzo in fase di valutazione di fattibilità Portata Portata Denominazio Prov Soggetto a ATO Attuale Caratteristiche Note esplicative ne Impianto . Titolare Regime [m3/h] [m3/h] Previsioni Piano Bacchigli Albignasego PD CVS 158 333 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Ca' Nordio PD APS 833 2000 Uso irriguo one d'Ambito

7 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

Riutilizzo in fase di valutazione di fattibilità Portata Portata Denominazio Prov Soggetto a ATO Attuale Caratteristiche Note esplicative ne Impianto . Titolare Regime [m3/h] [m3/h] Previsioni Piano Bacchigli Codevigo PD APGA 542 625 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Conselve PD CVS 391 391 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Este PD CVS 167 333 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Grisignano di Bacchigli VI AIM 292 583 Uso irriguo Zocco one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Lonigo VI MBS 417 583 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Monselice PD CVS 333 375 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Montecchio Bacchigli VI MBS 599 833 Uso irriguo Maggiore one d'Ambito Santa Previsioni Piano Bacchigli Margherita PD CVS 100 500 Uso irriguo one d'Ambito d'Adige Previsioni Piano Bacchigli Schio VI AVS 500 908 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Thiene VI AVS 1100 1608 Uso irriguo one d'Ambito Previsioni Piano Bacchigli Trissino VI AVS 1063 1250 Uso irriguo one d'Ambito Potenzialmente idoneo, Comune di Bovolone VR Veronese 162 162 Uso irriguo necessita di ulteriori Bovolone approfondimenti Potenzialmente idoneo, necessita di ulteriori Comune di Caldiero VR Veronese Uso irriguo approfondimenti, Caldiero attualmente non funzionante Potenzialmente idoneo, Castel Comune di VR Veronese 83 83 Uso irriguo necessita di ulteriori d'Azzano Castel d'Azzano approfondimenti Potenzialmente idoneo, Cologna VR Veronese Cisgas 126 126 Uso irriguo necessita di ulteriori Veneta approfondimenti

8 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

Riutilizzo in fase di valutazione di fattibilità Portata Portata Denominazio Prov Soggetto a ATO Attuale Caratteristiche Note esplicative ne Impianto . Titolare Regime [m3/h] [m3/h] Potenzialmente idoneo, Legnago VR Veronese Co.Ge. Fo. 396 396 Uso irriguo necessita di ulteriori approfondimenti Potenzialmente idoneo, Peschiera del VR Veronese AGS 3492 3492 Uso irriguo Garda necessita di approfond. Potenzialmente idoneo, Consorzio Povegliano e VR Veronese Povegliano e 180 180 Uso irriguo necessita di ulteriori Villafranca Villafranca approfondimenti Potenzialmente idoneo, Consorzio "Le San Bonifacio VR Veronese 626 626 Uso irriguo necessita di ulteriori Valli" approfondimenti Potenzialmente idoneo, Comune di San San Giovanni VR Veronese Giovanni 256 256 Uso irriguo necessita di ulteriori Lupatoto Lupatoto approfondimenti Potenzialmente idoneo, Sommacampa VR Veronese Acque Vive 209 209 Uso irriguo necessita di ulteriori gna approfondimenti Potenzialmente idoneo, Zevio VR Veronese Comune di Zevio117 117 Uso irriguo necessita di ulteriori approfondimenti

3.2 Misure ed indirizzi

Le scelte e le strategie di riutilizzo delle acque reflue depurate non possono essere valutate esclusivamente nell’ottica di un eventuale beneficio economico connesso al risparmio di acqua, pur se di elevata qualità. Infatti, i limiti previsti dal DM n.185/2003 e la conseguente necessità di affinare il trattamento depurativo, richiedono consistenti investimenti e costi di esercizio più elevati, sia per gli adeguamenti dei depuratori individuati sia per la realizzazione di reti di distribuzione dedicate. Quindi, una prima valutazione del rapporto costi-benefici per attuare il DM n.185/2003 evidenzia che l’incentivo al riutilizzo è giustificato solo se si considera la doppia valenza ambientale di una simile scelta, cioè: • significativi benefici in termini di risparmio di risorse di qualità (riduzione dei prelievi da falda.); • miglioramento della qualità dei corpi idrici superficiali in seguito alla riduzione della portata scaricata.

Ciò premesso, entro un anno dalla data di pubblicazione del Piano di Tutela delle Acque approvato dal Consiglio Regionale, le AATO devono individuare gli impianti la cui portata di scarico può

9 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” essere destinata, in tutto o in parte, al riutilizzo e devono aggiornare in tal senso il Piano d’Ambito. L’individuazione deve avvenire secondo le indicazioni generali di seguito riportate.

3.3 Rete di distribuzione

Si premette che i limiti allo scarico previsti dal DM n.185/2003 si applicano qualora l’immissione delle acque destinate al riutilizzo avvenga in rete dedicata. Viceversa, i limiti non valgono qualora l’impianto di trattamento scarichi in corpi idrici superficiali anche oggetto di prelievi destinati ad usi civili, industriali e/o irrigui. Per garantire l’effettiva valenza ambientale, la rete di distribuzione delle acque reflue destinate al riutilizzo deve essere realizzata evitando ogni possibile dispendio di energia, intendendo con questo che è auspicabile non utilizzare risorse pregiate di diversa natura per attuare il riutilizzo. Nello specifico, pertanto, le reti di distribuzione devono essere possibilmente a gravità, per evitare gli impianti di sollevamento intermedi. L’art.9, ai commi 1, 2 e 3 del DM n.185/2003 contiene ulteriori indicazioni e specifiche tecniche in merito alla realizzazione e alla segnalazione delle reti e dei punti di consegna delle acque reflue recuperate.

3.4 Impianti di depurazione: prime indicazioni sugli interventi necessari

Per favorire il riutilizzo di acque reflue depurate, la portata resa disponibile all’eventuale fruitore deve essere adeguata e costante. Quale prima indicazione, in conformità con le scelte operate nella sezione dedicata alle acque di balneazione, si ritiene che la potenzialità minima d’impianto per poter avviare un intervento coordinato di riutilizzo di reflui depurati sia pari a 10.000 A.E., con una portata disponibile pari a circa 2.500 m3/giorno. Interventi di adeguamento al DM n.185/2003 su impianti di potenzialità e portate inferiori, possono essere giustificati da specifiche esigenze locali, sia di natura ambientale che di approvvigionamento idrico. Per garantire il rispetto dei limiti restrittivi previsti dalla specifica normativa, gli impianti devono essere adeguati secondo le indicazioni di seguito elencate: • eventuale adeguamento–ampliamento delle fasi di trattamento esistenti; • eventuale realizzazione di un sistema di filtrazione per ridurre i solidi sospesi; • installazione di idoneo sistema di disinfezione.

Inoltre, considerata la possibile fluttuazione della portata richiesta per il riutilizzo, generalmente si deve prevedere una vasca di compensazione (giornaliera o a 12 ore), che assicuri un sufficiente volume di accumulo per lo scarico ed una adeguata portata per l’utilizzatore. Qualora le acque reflue da riutilizzare siano pretrattate in affinamento con sistemi naturali quali la fitodepurazione e il lagunaggio, i limiti previsti per l’Escherichia coli sono pari a 200 UFC, come valore massimo puntuale e 50 UFC per l’80 % dei campioni. Pertanto è opportuno che la valutazione degli interventi necessari all’adeguamento impiantistico tenga conto anche del possibile inserimento di affinamenti, con sistemi di lagunaggio e fitodepurazione, in relazione alla compatibilità con il refluo da trattare, alla disponibilità di aree, al rapporto costi-benefici sia in fase di investimento che di gestione. Considerata la necessità di prevedere un doppio recapito (scarico su corpo ricettore e rete di distribuzione al riutilizzo), immediatamente prima dello scarico ed a monte della rete di distribuzione si devono prevedere idonei pozzetti di ispezione, realizzati secondo le indicazioni dell'ente preposto al rilascio dell'autorizzazione, necessari per i prelievi e per la successiva verifica dei limiti.

10 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 3.5 Possibili riutilizzi delle acque reflue depurate

Come già specificato in premessa, gli usi consentiti dalla norma per il riutilizzo delle acque reflue sono tre: uso irriguo: inteso sia come irrigazione di colture che di aree a verde pubblico o destinate ad attività sportive e ricreative; uso civile: lavaggio di strade, sistemi di raffreddamento-riscaldamento, reti duali di adduzione separate da quelle di acqua potabile, impianti di scarico per i servizi igienici (unico uso diretto consentito negli edifici civili); uso industriale: acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, escludendone usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici. Nel caso di utilizzi industriali, inoltre, i requisiti di qualità per alcuni specifici impieghi possono essere concordati tra le parti.

3.5.1 Uso irriguo Il riutilizzo ad uso irriguo è da considerare preferenziale in relazione alla possibile domanda ed alla presenza di una rete di distribuzione esistente (canali irrigui). Ciò premesso, l’avvio degli interventi per adeguare i sistemi di fognatura e depurazione alle esigenze del riutilizzo irriguo, deve essere strettamente correlato ad una preliminare attenta individuazione dell’area disponibile da irrigare che deve essere sufficientemente ampia e prossima al depuratore, onde evitare sollevamenti del refluo depurato. Nell’ipotesi di poter riutilizzare, in media, 2.000 m3/anno/ha nei terreni a tessitura ordinaria e 3- 4.000 m3/anno/ha nei terreni ghiaiosi, le dimensioni minime dell’area variano anche in relazione all’estensione del periodo irriguo; infatti, generalmente l’irrigazione di soccorso interessa i mesi di Giugno e Luglio, gli impianti di irrigazione fissi su terreni ghiaiosi operano da metà Aprile a metà Settembre e, infine, le colture orticole necessitano d’acqua da metà Aprile a fine Ottobre. Le dimensioni minime dell'area variano, pertanto, da 60 ettari nel caso dell’irrigazione di soccorso, a 160-170 ettari nel caso di impianti di irrigazione fissa. È evidente, perciò, che per parte dell’anno, in assenza di bacini di invaso, l’acqua reflua non trova impiego per l’irrigazione agricola. Oltre alla sufficiente disponibilità di superficie irrigabile, si devono valutare attentamente le caratteristiche di vulnerabilità dell’area, in particolare per evitare un possibile inquinamento delle falde. A tal fine, il riutilizzo irriguo è vietato nella fascia di ricarica degli acquiferi, così come individuata dalla cartografia allegata al PTA. Infine, poiché l’uso irriguo ha carattere stagionale, gli interventi sugli impianti individuati devono assicurare anche una marcata flessibilità impiantistica per poter garantire, a seconda delle esigenze, il rispetto dei limiti previsti dal DM n.185/2003 nel periodo irriguo che vede il recapito nella rete dedicata, ed il rispetto dei limiti previsti dal Piano per i periodi di scarico in corpo idrico ricettore. Nell’individuazione degli impianti di depurazione, le AATO dovranno tener conto : • della situazione delle attività agricole presenti (colture tipiche dell’area) nel contesto interessato, del fabbisogno idrico attuale e futuro, delle attuali modalità e costi di approvvigionamento; • delle necessarie modifiche al ciclo di depurazione, dei relativi costi aggiuntivi di investimento e di esercizio; • del fabbisogno di infrastrutture per la distribuzione delle acque reflue; • dei benefici ambientali conseguenti alla riduzione dell’impatto sui corpi idrici e al possibile miglior utilizzo delle fonti “pregiate”; • della comparazione tra i costi così determinati e gli attuali costi, con rifornimento da rete irrigua; • dell’eventuale disponibilità di incentivi economici al riutilizzo.

11 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 3.5.2 Uso civile Per l’uso civile il DM n.185/2003 prevede destinazioni per lavaggio di strade, per l’alimentazione di sistemi di riscaldamento o raffreddamento e per l’alimentazione di reti duali, escludendone, ovviamente, l’uso diretto negli edifici se non per gli impianti di scarico dei servizi igienici. Le ultime due forme di riutilizzo ad uso civile sopra evidenziate, sono realizzabili ed auspicabili nell'ambito di nuove lottizzazioni mentre, nel breve-medio periodo, appaiono di difficile applicazione nelle strutture esistenti considerando, in particolare, la difficoltà di intervenire per le necessarie modifiche tecnologiche degli attuali sistemi di adduzione degli edifici. Anche in questi casi devono prevedersi, necessariamente, vasche di stoccaggio/compensazione e la realizzazione, nei casi di riuso domestico, di reti dedicate per l’alimentazione dei sistemi. Le AATO nell’individuazione degli impianti di depurazione devono tener conto: • delle nuove aree di espansione residenziale previste dagli strumenti urbanistici; • delle necessità idriche attuali e future, delle attuali modalità di gestione e dei relativi costi; • delle necessarie modifiche al ciclo di depurazione e dei conseguenti costi aggiuntivi, di investimento e di esercizio; • della necessità di infrastrutture per la distribuzione delle acque reflue; • dei benefici ambientali conseguenti al mancato impatto sui corpi idrici ed al possibile uso diverso delle fonti “pregiate”; • della comparazione tra i costi così determinati e gli attuali costi con approvvigionamento da acquedotto; • dell’eventuale disponibilità di incentivi economici al riutilizzo.

3.5.3 Uso industriale Va premesso che l’uso industriale contemplato dal DM n.185/2003 non è da intendersi come riuso interno allo stabilimento o al consorzio industriale, peraltro non disciplinato dal decreto, bensì come uso di acqua reflua proveniente da un impianto di trattamento “esterno”. L’art.4 del DM stabilisce che, nel rispetto dei limiti previsti per lo scarico in acque superficiali, nel caso di riutilizzo per uso industriale le parti interessate concordano limiti specifici in relazione alle esigenze particolari dei cicli produttivi nei quali avviene il riutilizzo stesso. Le AATO nell’individuazione degli impianti di depurazione devono tener conto: • della situazione delle attività produttive presenti e previste nel contesto interessato, delle necessità idriche attuali e future, delle attuali modalità di erogazione e dei relativi costi del servizio; • degli standard richiesti per gli usi ipotizzati (raffreddamento, processo, produzione di energia, acqua di servizio); • delle necessarie modifiche al ciclo di depurazione, dei relativi costi aggiuntivi, di investimento e di esercizio; • del fabbisogno di infrastrutture per la distribuzione delle acque reflue; • dei benefici ambientali conseguenti al mancato impatto sui corpi idrici e al possibile diverso utilizzo delle fonti “pregiate”; • della comparazione tra i costi così determinati e gli attuali costi con rifornimento da acquedotto o da pozzo; • dell’eventuale disponibilità di incentivi economici al riutilizzo. Nell’ambito dell’individuazione dei depuratori e nella valutazione dei costi, si dovrà tenere presente la possibilità che uno stabilimento industriale modifichi o cessi la produzione, con conseguente modifica della richiesta d’acqua recuperata. Pertanto, anche in questo caso, come per l’uso irriguo, è necessario avere garanzia di una richiesta di risorsa costante nel tempo, seppur ciclica.

12 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 3.6 Indirizzi generali e linee di intervento

Per evitare il ricorso all'esercizio della deroga, la pianificazione deve privilegiare interventi strutturali nel medio-lungo termine finalizzati allo stabile rispetto delle prescrizioni di legge. Di seguito si riportano gli indirizzi del Piano in materia. L’applicazione dei limiti allo scarico per il riutilizzo delle acque reflue, previsti dal DM n. 185/2003, è da ritenersi obiettivo tendenziale della pianificazione, sia regionale che delle AATO, per raggiungere gli obiettivi di qualità per le acque destinate alla balneazione. Prioritariamente si ritiene necessario attuare interventi su sistemi di trattamento delle acque reflue di potenzialità superiore a 10.000 A.E., che scaricano in prossimità di zone destinate alla balneazione risultate non idonee per l’Ossigeno disciolto. Pertanto, entro tre mesi dalla data di pubblicazione del Piano approvato dal Consiglio Regionale, le AATO competenti per territorio, per adeguare gli impianti di depurazione alle previsioni della Legge n. 192/2004, provvedono ad individuare gli impianti di potenzialità superiore a 10.000 A.E., che scaricano entro una fascia di 10 km dalla linea di costa, misurati lungo l’asta fluviale, in corrispondenza di zone di balneazione risultate non idonee per il parametro Ossigeno disciolto, per almeno due stagioni balneari consecutive; le AATO provvedono inoltre a: • definire gli interventi necessari di adeguamento ai limiti per il riutilizzo; • quantificare gli investimenti per la realizzazione degli interventi necessari e la loro ricaduta sulla tariffa; • indicare, per ogni singolo impianto, le eventuali modalità di riutilizzo (industriale, irriguo, verde pubblico, civile, ecc.), la rete di distribuzione e la portata.

L’adeguamento degli scarichi dei depuratori ai limiti previsti dal DM n.185/2003, dovrà essere attuato entro il 31/12/2007. Sulla base delle disposizioni del Piano e degli interventi necessari, le AATO interessate provvedono all’aggiornamento dei Piani d’Ambito ed al loro invio alla Regione e al Ministero per l’Ambiente ed il Territorio.

13 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 4. Casi di studio di riutilizzo acque reflue Alla luce di quanto riportato sulla parte conoscitiva del PTA, si è deciso di considerare come casi di studio sul riutilizzo di acque reflue nella regione Veneto gli impianti di depurazione che già effettuano il riutilizzo o che sono stati progettati per il riutilizzo ed aspettano l’approvazione dalla regione. Fra questi sono compresi i seguenti impianti: • Rosolina Mare (RO) che rappresenta l’unico caso di impianto dove il riutilizzo delle acque reflue per usi irrigui è già in atto; • Fusina (Porto Marghera-VE) dove è in fase di attivazione il riutilizzo delle acque reflue per usi industriali previsto nella progettazione di tale impianto; • Isola Vicentina (VI) in fase di approvazione per il riutilizzo irriguo delle acque depurate.

In allegato A, inoltre, è stato inserito un caso di studio riguardante il riutilizzo delle acque di mare nella lavorazione di molluschi cefalopodi congelati e più in generale di prodotti ittici in uno stabilimento di Chioggia (VE). Tale caso è stato inserito in quanto è stato ritenuto significativo quale esperienza per il trattamento delle acque destinate al riutilizzo essendo stato applicato ad acque di canale da utilizzare per il trattamento di materiale organico destinato all’alimentazione. La tecnologia prevista può essere impiegata alle acque reflue destinate al riutilizzo.

4.1 Impianto di Rosolina Mare

L’impianto di Rosolina Mare situato a Rovigo è un impianto di depurazione dei reflui con una capacità di 30000 A.E. Esso consta di un trattamento primario compreso da una grigliatura fine per eliminare i solidi sospesi, un processo di dissabbiatura per eliminare eventuali sabbie o particelle di dimensioni minori, un processo di disoleatura per ridurre la quantità di olii e grassi presenti nel refluo. Un trattamento secondario, dove avviene l’ossidazione a biomassa sospesa del carico organico presente nel liquame e un processo di nitrificazione dove viene ossidata l’ammoniaca ad acido nitrico. Nell’impianto è previsto anche un trattamento di defosfatazione per ridurre il contenuto di fosfati presenti nel liquame. Infine vi è un trattamento terziario di disinfezione con ipoclorito per abbattere i microinquinanti organici. Nella linea fanghi è prevista una digestione aerobica accompagnata da disidratazione con centrifuga, disidratazione con nastropressa, postispessimento e letti di essiccamento. Il corpo idrico ricettore delle acque provenienti da tale impianto è il fiume Adige. In tabella 4.1 sono stati raccolti i dati dell’ultimo triennio relativi alle analisi effettuate sull’acqua in uscita da tale impianto; l’intento di questi dati è vedere se tali acque sono conformi alla normativa prevista per il loro utilizzo. In questo impianto è in atto un riutilizzo del refluo depurato di tipo irriguo su verde pubblico. Nella tabella sono stati riportati i parametri presenti nell’Allegato del D.Lgs. n.185/2003, per vedere se sono conformi ai valori limite previsti per tale decreto. Per alcuni parametri come l’azoto totale sono stati stimati dei valori considerando la somma dei valori delle voci: azoto nitrico, azoto nitroso e azoto ammoniacale. Per il parametro relativo alla voce trialometani è stato stimato un valore dato dalla somma di tutti i composti del metano aventi tre gruppi alogeni (fluoro, cloro, bromo, iodio). Per il parametro solventi clorurati si è considerata la somma di tutti i composti aventi uno o più gruppi alogeni ed infine per il parametro solventi organici azotati si è stimato un valore dato dalla somma di tutti i composti azotati tipo l’anilina, le varie configurazioni del nitrobenzene.

14 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 4.1 Tabella Dati di uscita dell’impianto di Rosolina Mare determinati nell’ultimo triennio. Parametri 2003 2004 2005 Alluminio totale (Al) ug/l - 400 600 Azoto ammoniacale (N-NH4) mg/l 0,078 2,73 (7)* 3,2 (valore max 6)* Azoto totale (N) mg/l 4,45 4,31 (9,38) 4,67 (7,4) Boro totale ug/l - 217 (300) 125 (val. max 200) Trialometani (somma delle conc) mg/l <0,03 <0,03 <0,03 Cadmio totale (Cd) ug/l <5 <5 <5 Cloruri mg/l 497* 229,5 ( 334*) 155 (165) COD mg/l 50 24,7 (30) 36 (38) Solventi clorurati totali ug/l <10 <50* <50* Composti organici aromatici (somma) * ug/l <50* <50* <50* Conducibilita` elettrica specifica a 20 ^C_ uS/cm 1450 1170 (1470) 835 (870) Cromo totale ug/l <50 <50 <50 Cromo VI ug/l <50 <50 <50 Escherichia coli n/100 ml* 6750 (9200) 15000 (45000) 23400 (48000) Fenoli ug/l <20 <20 <20 Ferro totale (Fe) ug/l 220 483 (800) 250 (500) Fosforo totale (P) mg/l 0,5 0,55 (1) 0,95 (1,2) Manganese totale (Mn) ug/l <50 51,7 (80) 185 (300) Nichel totale (Ni) ug/l <50 <50 <50 pH 7,6 7,6 (7,8) 7,7 (7,9) Piombo totale (Pb) ug/l <10 <10 <10

Rame totale (Cu) ug/l 10 13,3 (30) 25 (40) Solfati (SO4) mg/l 90 37 (39,4) 41 (50) Solidi sospesi totali mg/l 40* 20 (30)* 49 (68)* Tensioattivi anionici (MBAS) mg/l 0,1 <0,1 <0,1 Tretracloroetilene+Tricloroetilene mg/l <0,02* <0,02* <0,02* Zinco totale (Zn) ug/l 160 107 (150) 260 (400)

Dai valori riportati in tabella 4.1 risulta che alcuni parametri (quelli con l’asterisco), non rispettano i limiti di legge del decreto 185/2003. Per esempio, per l’azoto ammoniacale il valore limite consentito è di 2 mg/l, mentre in tabella solo nell’anno 2003 tale limite viene rispettato. Il decreto 185/2003 aggiunge anche, però, che per tale parametro le regioni possono concordare valori diversi, nel rispetto dei limiti consentiti dalla tabella 3 dell’allegato 5 del D.Lgs 152/2006 (nel caso dell’azoto ammoniacale è di 15mg/l). Un altro parametro che non rispetta i limiti consentiti dal D.Lgs. n.185/2003 è la quantità di solidi totali sospesi, anche se risultano conformi ai limiti dell’allegato 5 del D.Lgs. 152/2006. Un problema notevole per questo impianto è costituito dal valore notevole di Escherichia coli presente nel refluo depurato. Tale valore fuoriesce dai limiti consigliati dal D.Lgs. n.152/2006 di 5000 UFC/100ml e questo probabilmente deriva da una scarsa disinfezione del refluo nell’impianto di depurazione. Per un sano riutilizzo dell’acqua si dovrebbe cercare di scoprire da un’analisi più specifica, quali sono i fattori che hanno inciso sul dato sballato di Escherichia coli, nel senso che se il valore elevato è dovuto ad una eccessiva quantità di salmonella, l’acqua da un punto di vista salutare non è molto idonea al riutilizzo, al contrario se si tratta di inquinanti che non recano danni alla salute dell’uomo allora il problema passa in secondo piano.

15 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” 4.2 Impianto di Fusina

L’impianto di depurazione di Fusina avviato nel 1985 tratta scarichi misti civili ed industriali provenienti da insediamenti urbani, dalla parte a Sud-Ovest del territorio di Mestre. I trattamenti previsti per tale impianto sono: • grigliatura: i liquami passano attraverso una griglia grossolana a pulizia manuale allo scopo di bloccare i materiali grossolani potenzialmente presenti. Le griglie sono 2 e presentano una luce di passaggio di 6 mm; • dissabbiatura-disoleatura: i liquami sono sottoposti a tale processo al fine di realizzare la separazione delle sabbie per gravità e la flottazione degli olii. Il dissabbiatore è di tipo longitudinale a due canali con sistema ad insufflazione d’aria, con volume totale di 960 m3. La sezione è completa di sistema per l’estrazione e il lavaggio delle sabbie e l’estrazione dell’olio; • equalizzazione: lo scopo di questo processo è di avere portate che vengono trattate nell’impianto il più omogenee possibili, al fine di realizzare un rendimento complessivo del processo di depurazione maggiore, soprattutto per quel che riguarda il trattamento biologico; • trattamento biologico: in questa fase del processo è previsto l’abbattimento del carico organico, ma anche dell’azoto. La sezione del trattamento biologico è suddivisa in tre linee parallele, ognuna delle quali è costituita da un bacino di denitrificazione del volume di 6000 m3. In ognuno di questi bacini sono stati installati 4 agitatori di fondo con la funzione di evitare la sedimentazione del fango ed agevolare lo strippaggio dell’azoto molecolare e dell’ossido di azoto che si forma dall’attività metabolica della biomassa. Successivamente ci sono tre bacini con volume di 11000 m3 ciascuno dove viene insufflato ossigeno per l’ossidazione biologica e dell’azoto molecolare; • sedimentazione finale: la sedimentazione avviene in tre bacini circolari del diametro di 50 m. La superficie corrispondente garantisce una velocità ascensionale sulla portata media al massimo di 0,7 m/h. Il volume totale è pari a 4875 m3. • disinfezione: viene effettuata con l’acido per acetico, subentrato dal 1 Gennaio 2000 al posto dell’ipoclorito.

La linea fanghi prevede un pre-ispessimento, una digestione anaerobica, un post- ispessimento ed infine una disidratazione. Nel 2005 la portata di liquami trattati è stata pari a 46055390 m3/anno, facendo registrare un aumento rispetto all’anno 2004 di 1584193 m3 pari a +3,6%. La distribuzione mensile delle portate ha fatto registrare un massimo afflusso nel mese di Luglio con 4505905 m3. Per quanto riguarda i solidi sospesi si è registrata una diminuzione del carico in ingresso, passando da 12131 ton nel 2004 a 9212 ton nel 2005, pari a -24%. L’abbattimento del carico di solidi sospesi rispetto al carico influente è stato del 84%. I valori medi mensili non si discostano in modo sensibile da questo valore, ciò ad evidenziare la stabilità delle caratteristiche di sedimentabilità del fango e degli standard di conduzione dell’impianto. Il valore medio annuale della concentrazione influente dei solidi sospesi è stato di 200 mg/l; i valori medi mensili hanno fatto registrare notevoli scostamenti rispetto a questo valore nel mese di Gennaio con un valore minimo di 128,21 mg/l e nel mese di Maggio con un valore massimo di 203,8 mg/l. Per quanto riguarda il parametro COD si è registrata una diminuzione rispetto al 2004 di 427 ton/anno, pari a -3,06%. Analogo abbattimento si è registrato per il parametro BOD. Il carico dell’azoto ammoniacale influente ha fatto registrare un impercettibile aumento rippetto all’anno 2004, dello 0,4%; l’abbattimento del carico influente è stato mediamente pari al 98,05%. I dati per ciascun parametro sono stati tabulati nella tabella 4.2 e sono relativi all’ultimo triennio.

4.2 Tabella Dati di uscita dell’impianto di Fusina determinati nell’ultimo triennio. Parametri 2003 2004 2005 Solventi clorurati totali mg/l 0,00375 0,00375 0,00375 Trialometani mg/l <0,004 <0,004 <0,0025

16 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

Parametri 2003 2004 2005 Arsenico totale (As) ug/l 4 6,25 (12) - Azoto ammoniac (N-NH4)* 4,4 (19,1)* 0,47 (0,932) 1,2 (1,5) mg/l Azoto totale (N) mg/l 8,77 (23,36) 6,76 (8,93) 2,26 (2,77) Benzene ug/l* <10 (5 valori); <1 <10; <1 (3 valori) <1; <10 (1 valore) BOD5 mg/l 20,2 (25) 9,6 (13) 9 (10) Boro totale ug/l 525,8 (778) 436,8 (640) 779 (1183) Cadmio disciolto (Cd) ug/l <1 <1 <1 Cianuri totali (CN) ug/l <5 <5 (2 valori); <10 <10 COD mg/l 112,6 (242)* 30,5 (41) 36,3 (47) Composti alifatic alog tot ug/l <1; (<1000) <1; (284600) <1; (82) Comp aromatici (somma) ug/l <10 <10 <10 Cromo totale disciolto (Cr) ug/l <10 <10 <10 Cromo VI ug/l <10 <10 <10 Escherichia coli n/100 ml 1007,6 (4800) 40 (50) 20,5 (26) Fenoli mg/l 0,007 (0,011) 0,006 (0,009) <0,004 (0,01) Ferro (Fe) + Mang (Mn) ug/l 333,6 (510) 331,8 (495) 0,538 (1,072) Fosforo totale (P) mg/l* - - 5,1 Grassi e olii anim/vegetali mg/l 0,76 (1,56) 0,35 (0,99) 0,85 (1,14) Mercurio disciolto (Hg) ug/l <1 <1 <1 Nichel disciolto (Ni) ug/l 7 10,5 9 Oli minerali mg/l <0,05 <0,05 <0,05 pH 7,65 7,83 (8) 7,84 (8,21) Piombo disciolto (Pb) ug/l <5 (11) <5 (10) <5 Rame disciolto (Cu) ug/l <10 (22) <10 (14) <10 (15) Solidi sospesi totali mg/l* 49 (120) 27,3 (64) 23 (26) Solv_ organ azotati totali mg/l* <0,6 <0,6 - Tensioattivi totali mg/l <0,22 (0,29) <0,22 (0,42) <0,22 Tetracloroetil+Tricloroetil mg/l <0,001 <0,001 (0,15*) <0,001; Zinco disciolto (Zn) ug/l 64,8 (98) 54,2 (76) 64 (100)

A differenza dell’impianto di Rosolina, dove il problema maggiore riguardava l’Escherichia coli, qui il problema su cui si deve intervenire riguarda la riduzione di composti azotati e l’abbattimento dei solidi sospesi, infatti l’impianto di Fusina è stato progettato al fine di ridurre l’azoto presente negli scarichi civili ed industriali. L’idea successivamente è quella di attivare il riutilizzo a scopi industriali del refluo depurato. Per far questo i parametri di tabella 4.2 devono rispettare i limite riportati nell’allegato 5 parte terza del D.Lgs. n. 152/2006 tabella n. 3. Se confrontiamo i valori riportati in tabella 4.2 con quelli dell’allegato, si vede che per tutti i parametri tali valori vengono rispettati.

4.2.1 Piano di monitoraggio e controllo delle reti di raccolta delle acque reflue e dell’impianto di depurazione In occasione della redazione dell’Autorizzazione all’Esercizio dell’impianto di depurazione di Fusina, la provincia di Venezia ha decretato che VESTA, apartire dall’Esercizio 2003 e durante i successivi esercizi 2004 e 2005, è tenuta a proseguire la campagna analitica sui flussi di acque reflue urbane afferenti all’impianto di depurazione in oggetto e sulle acque in uscita dallo stesso, utilizzando campionatori automatici per il prelievo, ogni 60 giorni. Come previsto dal Decreto n.59935 e dal successivo n.38691/04, il Programma attuato nel corso dell’Esercizio 2005 ha interessato la stazioni di sollevamento denominate S2, S3, SM23, SM7, C2, S5. Per quel che concerne l’impianto di depurazione sono stati monitorati i flussi in ingresso dalla fognatura all’impianto di depurazione, il flusso all’ingresso della sezione biologica dell’impianto, il flusso di surnatante in uscita dall’ispessitore ed il flusso relativo ai fanghi di supero disidratati. Per tutte le sezioni e i flussi citati, gli accertamenti analitici sono stati effettuati sui parametri di cui alla Tabella A allegata al Decreto Interministeriale 30/07/1999. Dall’analisi dei dati ottenuti dai prelievi

17 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” effettuati durante i Piani di controllo e di monitoraggio condotti durante l’Esercizio 2005, si evince che: • risultano costantemente al di sotto del limite di rilevabilità per tutti i punti di campionamento, i parametri tributilstagno e pesticidi organo-clorurati; • l’arsenico si conferma come un inquinante ubiquitario presente presso tutti i punti di campionamento; nel comparto industriale la maggiore variabilità è probabilmente legata a scarichi di tipo occasionale. Verosimilmente questo analita potrebbe essere presente nelle acque superficiali o di falda della zona interessata alle indagini. Studi realizzati da ARPAV e Regione Veneto confermano la presenza costante dell’arsenico e di altri parametri come ferro e manganese definendoli come elementi ubiquitari, identificando valori di fondo concentrazione sia nei terreni che nelle acque del contermine lagunare; • il cianuro risulta presente in concentrazioni costantemente al di sotto del limite di rilevabilità nei campioni prelevati dal mese di Gennaio al mese di Settembre. Dal mese di Settembre in poi il cambio di metodica analitica ha permesso di evidenziare delle concentrazioni superiori al limite di rilevabilità. VESTA a tal proposito si riserva di verificare nel corso della campagna analitica del 2006, attraverso la realizzazione di campagne analitiche mirate, i valori ottenuti nell’ultimo periodo dell’Esercizio 2005 in modo da confermare o smentire la presenza di tale inquinante nella rete fognaria afferente all’impianto e nello scarico dell’impianto stesso; • il mercurio, rispetto all’anno 2004 che lo vedeva prerogativa del comparto industriale, risulta presente in tracce sia in quest’ultimo che in quello civile, essendo stato rilevato, in entrambi i casi in concentrazioni per lo più inferiori o di poco superiori al limite di rilevabilità; • anche il piombo si può affermare che sia un inquinante ubiquitario presente presso tutti i punti di campionamento investigati, con punte di concentrazione sul ramo industriale afferente alla centralina di sollevamento S2 e nel flusso di surmatante dell’ispessitore che tratta i fanghi derivanti dall’espurgo delle fosse settiche domestiche; • la presenza di IPA è riscontrata in eguale modo sia sui rami di fognatura civile, sia su quelli industriali, con concentrazioni medie maggiori rilevate presso la stazione di sollevamento S2 (reflui di origine prettamente industriale), in perfetta analogia con quanto riscontrato nell’anno 2004, • il cadmio risulta essere presente presso tutti i punti di campionamento investigati in concentrazione per lo più inferiore al limite di rilevabilità, ad eccezione della centralina S2 e del flusso di surnatante dell’ispessitore, ove viene rilevato in concentrazioni ampiamente variabili; • l’analisi di PCCD e PCDF ha verificato la presenza ubiquitaria, per tutti i punti di campionamento investigati, con concentrazioni di poco superiori al limite di rilevabilità strumentale. Fanno eccezione i punti S3 ed ispessitore per i quali si registrano dei valori di punta che innalzano la relativa media; • per i PCB le analisi effettuate denotano la presenza di questo analita sia nel ramo industriale che in quello civile.

4.3 Impianto di Isola Vicentina

L’impianto di Isola Vicentina, similmente all’impianto di Fusina, è in fase di valutazione per il riutilizzo dei reflui a scopi irrigui. Tale impianto prevede nella linea acque i seguenti trattamenti: • una grigliatura grossolana e una grigliatura più fine per trattenere i solidi in sospensione che provocherebbero malfunzionamenti delle pompe inserite nelle fasi successive all’impianto; • una sedimentazione secondaria; • un trattamento di ossidazione a biomassa sospesa, accompagnato da una nitrificazione e una successiva denitrificazione per convertire l’azoto nitrico ad azoto molecolare;

18 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” • una defosfatazione per ridurre il contenuto di fosforo in uscita dall’impianto; • un trattamento terziario di disinfezione.

Nella linea fanghi sono previsti i seguenti trattamenti: • un preispessimento per ridurre il contenuto di acqua nel fango; • un trattamento di digestione anaerobica; • una disidratazione con nastropressa.

La portata media trattata nell’anno 2003 è stata pari a 1788500 m3/anno, mentre nell’anno 2004 si è avuto un aumento di portata media che è stata di 2346950 m3/anno. Durante l’anno 2004 la portata by-passata è stata di 77449,35 m3/anno. La quantità di reflui trattati nel 2004 è risultata pari a 6730 m3, con un abbattimento di BOD (%) del 99,78%, una riduzione di azoto ammoniacale del 99,98% ed un abbattimento di solidi totali sospesi pari al 99,81%. L’impianto presenta una potenzialità >10000 A.E.. In tabella 4.3 sono stati raccolti i dati dell’ultimo triennio relativi alle analisi effettuate sull’acqua in uscita da tale impianto.

Tabella 4.3 Dati di uscita dell’impianto di Isola Vicentina determinati nell’ultimo triennio. Parametri 2003 2004 2005 Alluminio totale (Al) ug/l <400 <400 <400 Azoto ammoniacale (N-NH4) mg/l <0,388 (2,329) <0,388 (0,776) <0,388 (8,54) Azoto totale (N) mg/l 2,15 3,14 2,51 Cadmio totale (Cd) ug/l <1 (2) <1 (<3) <5 Cianuri totali (CN) ug/l <10 <10 <10 Cloruri mg/l 86,4 (115) 76,3 (115) 100 (125) COD mg/l <50 (60) <50 <50 (50) Conducibilita` elettrica specifica a 20 ^C_ uS/cm 856,4 (1080) 742 (1230) 857,1 (1040) Cromo totale ug/l <50 <50 <50 Cromo VI ug/l <20 <20 <20 Escherichia coli n/100 ml* 8385 (16000) 78500 (87000) 10200 (15000) Fenoli ug/l <50 - - Ferro totale (Fe) ug/l 150 (500) <100 (280) <100 (400) Fluoruri mg/l <0,5 <0,5 <0,5 Fosforo totale (P) mg/l* 2,4 (3,5) 1,8 (2,5) 2,4 (3,5) Manganese totale (Mn) ug/l <50 <50 <50 Nichel totale (Ni) ug/l <100 <100 <100 pH 7,7 (8,1) 7,6 (8) 7,7 (7,8) Piombo totale (Pb) ug/l <100 <100 <100 Rame totale (Cu) ug/l <50 <50 <50 Solfati (SO4) mg/l 53,6 (75) 46,25 (70) 60 (85) Solfuri (S) mg/l <0,1 <0,1 <0,1 Solidi sospesi totali mg/l 4,2 (6) 2,83 (16) 5,86 (16) Tensioattivi anionici (MBAS) mg/l <0,2 <0,2 <0,2 Zinco totale (Zn) ug/l 158,6 (260) 265 (380) 192,1 (400)

Anche in questo caso, come per l’impianto di Rosolina, si ha un forte eccesso di Escherichia coli. Questo dato come detto in precedenza deve essere riqualificato per capire se l’acqua in uscita dall’impianto può essere utilizzata.

Conclusioni La situazione attuale per quanto riguarda il riutilizzo delle acque reflue nella regione Veneto è ancora in una fase preliminare. Di fatto l’opportunità del riutilizzo è scarsamente considerata. Le prospettive future, però sembrerebbero indicare un certo interesse anche sulla base delle indicazioni

19 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” del Piano di Tutela delle Acque adottato nel 2004. Un ruolo fondamentale nella pianificazione degli interventi infrastrutturali per il riutilizzo spetta alle Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO). Attualmente si sta cercando di potenziare il riutilizzo in pochi casi, dove risulta esserci un potenziale utilizzatore, per poter poi estendere la tecnologia anche ad altre realtà. Sicuramente gli aspetti critici che determinano la scelta di adeguare un impianto al riutilizzo delle acque reflue, al di là degli obblighi di legge e degli indirizzi di pianificazione, è l’effettiva esistenza di un potenziale utilizzatore e la convenienza economica della scelta rispetto ala disponibilità e/o al costo di altre fonti di approvvigionamento.

20 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” ALLEGATO A: Sistema di approvvigionamento e trattamento acque per il riutilizzo

A cura di: Dr. Zennaro Stefano (Treviso, 2006)

In relazione alla possibilità prevista dalla normativa vigente di captazione ed utilizzo dell’acqua di mare depurata per scopi igienico sanitari inerenti lo svolgimento delle attività di lavorazione di prodotti ittici, sono state previste delle modifiche all’attuale sistema di utilizzo della acqua all’interno degli stabilimenti riguardanti l’installazione di un approvvigionamento di acque lagunari dal canale di collegamento tra il Canale Lombardo esterno ed il Nuovo Canale S. Giovanni (zona Ferrovia) ed il loro trattamento di “potabilizzazione” allo scopo di consentirne l’utilizzo nella lavorazione di molluschi cefalopodi congelati e più in generale di prodotti ittici nello stabilimento di via Orti Ovest 1. Tali modifiche strutturali sono state autorizzate dall’AULSS n° 14. Allo scopo di ottenere una ottima qualità delle acque di laguna depurate e nel contempo un impianto di ridotte dimensioni, completamente automatico e che non risenta del variare delle caratteristiche delle acque in ingresso, si è optato per l’installazione di un sistema di depurazione dotato di membrane di ultrafiltrazione in sostituzione del precedente impianto di filtrazione a sabbia con debatterizzatore UV.

Impianto di attingimento

L’impianto di attingimento proposto rimane quello previsto inizialmente che prevede l’infissione di una tubazione microforata in materiale plastico PVC diametro Ø 600 mm nel sedimento del canale fino al tappo di fondo, (installato per evitare aspirazioni dei sedimenti di fondo del canale), nel quale alloggiare una pompa sommersa di sollevamento (una in funzione ed una di scorta a magazzino). In questo modo si otterrà contemporaneamente la protezione della pompa da natanti e da eventuali corpi solidi grossolani che potrebbero intasarla nonché da eventuali scarichi anomali e superficiali e nel contempo si eviterà di aspirare sedimenti del canale (profondità media 2 m) conformemente al parere ISS n°26288 del 23/05/05. Tramite una tubazione di mandata in pvc, si invieranno le acque sollevate alla vasca di accumulo dell’impianto di depurazione. Si prevede di installare pompe di attingimento le cui caratteristiche vengono di seguito riportate oppure pompe similari.

Marca: Faggiolati Modello: B271T1M2-L40KA0 N° Pompe: 2 Materiale di costruzione Bronzo Marino Tensione: 400 V 50 Hz Velocità di rotazione: 2850 rpm Potenza Max: 2,2 kw Prevalenza: 10 m.c.a. Portata: 26 m3/ora Diametro tubo di mandata: DN 65 Girante Monocanale Passaggio libero: 40 mm

21 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche”

La logica di funzionamento prevede l’azionamento automatico comandato da timer e lo spegnimento e riattivazione in funzione dei livelli di max e min della vasca di accumulo in testa all’impianto di trattamento.

Impianto di trattamento acque di laguna

Dati di progetto

Come risulta dai dati relativi al monitoraggio effettuato dai vari Enti di controllo preposto (Magistrato alle Acque, Consorzio Venezia Nuova, ARPAV) in generale è possibile affermare che non sussiste la presenza di contaminanti persistenti quali metalli pesanti, PCB, Diossine, IPA e nutrienti nelle acque lagunari. Quindi salvo la presenza di scarichi puntuali, l’acqua di laguna non presenta valori superiori a quelli previsti dalla normativa per le acque potabili (ad eccezione dei parametri microbiologici). Allo scopo di verificare l’eventuale presenza di sostanze di tipo organico nel canale S. Domenico interno, dove verrà realizzato l’attingimento, si sono effettuate alcune determinazioni relative al parametro NH4, torbidità, considerati indicatori della presenza di scarichi civili e metalli pesanti. I valori riscontrati, in linea con quelli di norma rinvenuti in altre zone lagunari, rendono atto dei recenti lavori di marginamento e costruzione della rete fognaria per le abitazioni presenti nell’altro lato del canale. A ciò si aggiunga che: • il ricambio idrico assicurato dal canale è confrontabile con quelli presenti nelle stazioni di campionamento gestite dal Magistrato alle acque nei pressi del centro storico di Chioggia; • a parere dello scrivente è possibile utilizzare anche acqua pulita e non solo potabile per il decongelamento dei molluschi cefalopodi e per il lavaggio dei prodotti in quanto il regolamento CE n°2076/2005 del 5 dicembre 2005 riporta esplicitamente: gli operatori del settore alimentare negli stabilimenti, comprese le navi, che lavorano i prodotti della pesca possono utilizzare acqua pulita, intendendo come acqua pulita: acqua di mare pulita o acqua dolce di qualità analoga; acqua di mare pulita: l’acqua di mare o salmastra naturale, artificiale o depurata che non contiene microrganismi, sostanze nocive o plancton marino tossico in quantità tali da incidere direttamente o indirettamente sulla qualità sanitaria degli alimenti.

Allo scopo, comunque, di garantire in qualsiasi condizione l’utilizzo di acqua di mare di qualità “potabile” verrà installato un impianto di trattamento che prevede l’abbattimento dei solidi sospesi e della carica batterica presente a mezzo di membrane di ultrafiltrazione. Nello stesso processo sarà possibile inoltre dosare carbone attivo in polvere o zeolite per far fronte all’eventuale presenza oltre la norma di IPA, solventi, idrocarburi ed ammoniaca. La portata di progetto dell’impianto a regime è di 25 m3/ora, da utilizzarsi secondo le necessità della lavorazione.

Fasi di trattamento

Le fasi di trattamento previste per l’impianto di depurazione risultano: • Attingimento acque di laguna; • chiariflocculazione con aggiunta di prodotti chimici a base di ferro; • prefiltrazione su dischi con grado 100 µ;

22 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” • ultrafiltrazione a membrane con grado di filtrazione 0,1- 0,01 µ con eliminazione di tutto il particolato e dei batteri presenti; • distribuzione in pressione alla sala di lavorazione.

Attingimento acque di laguna

Il posizionamento e le caratteristiche dell’impianto di attingimento sono state già riportate al paragrafo 2.

Chiariflocculazione con aggiunta di prodotti chimici a base di ferro

Allo scopo di incrementare la capacità di ritenzione del prefiltro e diminuire quindi lo sporcamento delle membrane di ultrafiltrazione a valle nonché come sistema di sicurezza in caso eccessiva torbidità delle acque da trattare viene previsto anche un processo di chiariflocculazione. Questo processo è applicato al trattamento di acqua di mare dove i fondali sono fangosi (limi ed argille) con notevoli cariche colloidali ed è particolarmente importante in caso di eccesso di quantità di solidi in ingresso nella condizione di “mare mosso” od in prossimità di sbocchi d’acqua fluviali e nelle lagune. Poiché la velocità di sedimentazione delle particelle sospese dipende dal valore medio del loro diametro: le sospensioni finemente disperse sedimentano con grande difficoltà e questo anche in dipendenza della carica elettrica posseduta, che origina fenomeni di repulsione (colloidi). Qualsiasi elettrolita in forma dissociata dovrebbe essere in grado di annullare tali cariche e di provocare la coagulazione cioè il raggrupparsi di numerose particelle in un fiocco molto grosso che sedimenta rapidamente. In pratica fino ad oggi trovano applicazione solo i composti del ferro e dell’alluminio. Questi cationi trivalenti, a valori normali di pH, raggiungono il prodotto di solubilità degli idrati che, precipitano in forma fioccosa, trascinando le particelle sospese in parte per azione elettrostatica e in parte per semplice azione meccanica (assorbimento). Da prove in campo si prevede il dosaggio sulla linea di attingimento (dotata di un mixer statico a valle del punto di dosaggio in modo tale che si realizzi un intimo contatto tra il reagente ed il flusso di acqua) di minime quantità di flocculante a base di Ferro (< 0,2 mg/l). Si otterrà così la formazione di solidi sedimentabili grossolani attraverso la precipitazione di solidi sospesi e colloidi che potranno essere separati dal prefiltro a dischi. con grado di filtrazione 100 micron.

Prefiltrazione su dischi con grado 100 µ

L’impianto è dotato di un sistema di prefiltri autopulenti completamente in materiale plastico in grado di assicurare un grado di filtrazione di 100 µ allo scopo di preservare le membrane da eventuali rotture e diminuire lo sporcamento da particelle grossolane (sabbie, ecc.). Questo sistema è costituito da due cartucce di dischi autopulenti scanalati con la massima precisione in materiale plastico (con possibilità di vari gradi di filtrazione), di facile manutenzione e pulizia. L’esclusivo elemento elicoidale brevettato situato alla base del filtro unito al particolare elemento filtrante dei dischi riduce il numero di pulizie necessarie minimizzando i volumi di acqua consumati. Nella fase di filtrazione l’acqua entra nel filtro attraverso la bocca di ingresso ed incontra delle alette deflettici che originano un movimento rotatorio il quale consente di tenere lontani i solidi più grossolani dalle pareti del filtro, riducendo la frequenza dei lavaggi. Parte degli elementi solidi si accumula sulle pareti esterne della cartuccia mentre l’acqua penetra attraverso l’unica via possibile: lo spazio esistente tra i dischi consentendo cosi una filtrazione di tutte le particelle indesiderate. Queste ultime vengono espulse durante la fase di lavaggio attuata mediante l’inversione del flusso d’acqua che , sollevando un pistone, consente di togliere pressione ai dischi. Contemporaneamente avviene

23 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” il controlavaggio per mezzo di acqua filtrata spruzzata dagli ugelli situati sulle quattro barre interne alla cartuccia. Si ottiene così sia la rotazione dei dischi che il loro lavaggio. Gli elementi solidi vengono rapidamente espulsi dal collettore di drenaggio; quando il controlavaggio finisce il pistone ritorna nella sua posizione iniziale comprimendo i dischi. E’ possibile quindi ritornare alla fase di filtrazione mentre la seconda cartuccia inizia a sua volta la fase di controlavaggio. Lo scarico del controlavaggio viene immesso in fognatura comunale.

Impianto di ultrafiltrazione

Il sistema di trattamento proposto risponde alle seguenti esigenze: • avere tutta la componentistica idonea all’acqua di mare; • garantire un’elevata qualità dell’acqua trattata; • essere di tecnologia semplice ed affidabile e completamente automatizzabile; • avere bassi costi gestionali; • avere ingombri minimi.

La tecnologia tradizionale proposta in precedenza è basata su filtrazione a letto di sabbia e disinfezione con lampada UV. Questo tipo di tecnologia impiantistica però non rimuove la frazione colloidale presente nelle acque superficiali e con essa i microinquinanti adesi ne tantomeno i virus eventualmente presenti; inoltre essa è fortemente influenzata dalla variabilità della qualità delle acque in ingresso dovuta a passaggio di natanti, moto ondoso, avverse condizioni climatiche, ecc ed al decadimento dell’azione battericida della lampada UV. Si è quindi optato per l’adozione di una nuova tecnologia basata sull’utilizzo di membrane di ultrafiltrazione. Queste membrane operando a basse pressioni (0,4 – 1,7 bar) e quindi con bassi costi gestionali riescono ad avere un’elevata produzione e qualità di acqua trattata rispetto agli impianti convenzionali. In funzione dei pori estremamente piccoli le membrane di ultrafiltrazione formano una barriera positiva contro virus, batteri, Guardia, Cryptosporidium, alghe e colloidi presenti nelle acque lagunari. Le performances dichiarate di queste membrane risultano:

TORBIDITÀ <0,1 NTU Giardia Rimozione 6 log Cryptospridium Rimozione 6 log Virus Rimozione 4 log Coliformi Assenza

Le membrane di ultrafiltrazione sono realizzate con un materiale polimerico (polysulfone) di minimo spessore (0,1-1 µ) supportato da un substrato poroso strutturale. Si vengono così a realizzare una serie di minuscoli tubi di fibre cave del diametro di 1 mm nei quali l’acqua da trattare passa dall’interno verso l’esterno per poi essere raccolta da un collettore centrale in PVC (permeato). Questo percorso dell’acqua interno/esterno permette di ottimizzare dal punto di vista idraulico sia la fase di produzione che di controlavaggio consentendo di minimizzare la formazione di depositi di materiale intasante sulla superficie della membrana. In più è possibile regolare la frazione di acqua alimentata (retentato) che fuoriesce dalla fibra dalla sommità al lato opposto dell’alimentazione in modo da mantenere un flusso tangenziale alla superficie della membrana: di norma 5-10% del flusso in ingresso fino alla possibilità di operare con ricircolo completo (flusso tangenziale). In questo modo viene ridotto lo sporcamento delle membrane e quindi i cicli di lavaggio necessari. Per rimuovere lo sporco depositato sulla superficie interna della fibra cava è possibile effettuare sia controlavaggi che lavaggi chimici.

24 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” I primi vengono effettuati pompando con pompa dedicata acqua pulita (permeato) stoccato in precedenza con un flusso inverso rispetto a quello di produzione e cioè dall’ esterno verso l’ interno in modo da staccare lo sporco depositato ed inviarlo allo scarico in fognatura. Periodicamente è possibile effettuare dei lavaggi chimici con soda, ipoclorito ed acidi organici sciolti in acqua potabile con durezza minima, in modo da eliminare lo sporco più resistente che viene degradato chimicamente. Questo è possibile grazie all’elevata resistenza delle membrane al cloro ed ad un ampio intervallo di pH. Le fibre cave con porosità 0.1-0,01 µ e taglio molecolare di 100.000 dalton, sono contenute in moduli rivestiti in PVC di varia grandezza: quelli scelti per questa applicazione hanno un diametro della cartuccia 273 mm, lunghezza 1829 mm con una superficie utile di membrana pari a 80,9 m2 ed una capacità di produzione che varia da 5,5 a 11,6 m3/h in funzione delle condizioni operative e della qualità delle acque da trattare. Allo scopo di evitare zone di accumulo di corpi solidi preferenziali in prossimità dell’alimentazione della membrana, anche in ragione della lunghezza complessiva della cartuccia, viene prevista la possibilità programmare periodicamente ed automaticamente l’inversione del flusso: in sostanza per un periodo la membrana verrà alimentata dalla testata in basso (up flow) con il retentato che uscirà dalla testata superiore, successivamente si invertirà il flusso con l’apertura e chiusura di apposite valvole e l’alimentazione avverrà dall’alto verso il basso (down flow) con il ritentato che uscirà dal basso. Il sistema di trattamento è completamente automatico in quanto dotato di logica PLC a quadro e di valvole a comando pneumatico con relativo compressore e centralina di automazione. In questo modo tutti i cicli operativi di produzione, controlavaggio prefiltri e membrane, lavaggio chimico saranno temporizzati in funzione delle esigenze. Vi saranno inoltre degli indicatori di pressione all’interno del ciclo di trattamento in modo tale che al superamento di soglie preimpostate interverranno automaticamente le operazioni di lavaggio necessarie. In questo modo sarà assicurata la qualità e la relativa produzione delle acque trattate anche con condizioni scadenti di qualità dell’acqua attinta. E’ prevista l’adozione di un misuratore di portata elettromagnetico per la quantificazione del flusso di acqua depurata ed un flussometro per l’indicazione della portata del retentato. Vi sarà poi un pressostato nella linea di adduzione allo stabilimento di acqua depurata in modo tale da fermare od attivare la pompa di alimentazione delle membrane in caso di sovrapressione o caduta di pressione. In ragione dello sviluppo verticale delle cartucce di membrane l’impianto risulta molto compatto, facilmente trasportabile e semplice da installare. Esso infatti verrà costruito su skid in acciaio inox rivestito in materiale plastico e dotato di tutte le apparecchiature necessarie al suo funzionamento di seguito riportate.

Collegamenti idraulici impianto di ultrafiltrazione

L’impianto in questione è dotato di troppo pieno di sicurezza per le tre vasche di accumulo di cui è dotato nel caso in cui il galleggiante di massimo livello si guasti. Il troppo pieno della vasca CIP, utilizzata per il lavaggio chimico delle membrane, è collegato alla rete fognaria dello stabilimento così come quelli relativi alle vasche di accumulo di acque di laguna e di permeato. Esso inoltre sarà dotato di vari scarichi di fondo (i tre serbatoi sopra citati e ciascun modulo membrane) che saranno collegati alla rete fognaria dello stabilimento così come lo scarico delle acque di controlavaggio filtri e membrane. La frazione di retentato verrà inviata fognatura in ragione della distanza dell’impianto dalla rete meteorica anche se qualitativamente queste potrebbero essere scaricate in laguna ( esse subiscono un trattamento di chiarificazione e filtrazione a 100 µ che assicura alle stesse caratteristiche qualitative migliori di quelle attinte). Il permeato in uscita dall’impianto viene inviato in pressione agli utilizzi all’interno dello stabilimento con linee adeguatamente distinte da quelle di acqua dolce potabile.

25 Tavolo Tecnico “Gestione sostenibile delle risorse idriche” E’ infine presente un collegamento all’acquedotto comunale necessario per il riempimento della vasca CIP con acqua potabile addolcita.

Gestione e monitoraggio delle acque trattate e della salubrità del prodotto Al fine di assicurare nel tempo il buon funzionamento dell’impianto di attingimento e trattamento acque di laguna si provvederà alla sua manutenzione ordinaria, programmata e straordinaria. Il primo tipo di manutenzione, che verrà eseguita da personale debitamente istruito, consisterà nelle normali operazioni di avvio, spegnimento, controllo del regolare funzionamento delle apparecchiature elettromeccaniche e dei parametri di processo monitorati in continuo, nonché nella preparazione delle eventuali soluzioni di reagenti da dosare. Le manutenzioni programmata e straordinaria verranno effettuate da personale specializzato di ditta esterna il quale, con visite trimestrali, provvederà a verificare il corretto funzionamento delle apparecchiature elettromeccaniche e ad eseguire gli interventi di manutenzione periodica previsti dalle case costruttrici (cambio olio, verifica assorbimento elettrico, ingrassaggi, lavaggi chimici delle membrane, ecc.). Esso inoltre provvederà alla taratura della strumentazione e dosaggi in continuo, alla pulizia e/o sostituzione dei filtri ad aria delle elettrosoffianti, alla verifica del corretto funzionamento della logica del sistema. In caso di guasti i tecnici di tale ditta specializzata assicureranno inoltre sia un servizio di reperibilità che le successive riparazioni eventualmente necessarie. Allo scopo di verificare costantemente la qualità delle acque utilizzate nella lavorazione e la salubrità del prodotto lavorato, verrà stipulato un accordo con uno o più laboratori specializzati accreditati SINAL per il controllo della matrice ambientale utilizzata e del prodotto finito.

Conclusioni Allo stabilimento della ditta, è stato rilasciato il nulla osta dal Dipartimento Prevenzione AULSS n. 14 per l’utilizzazione di acqua di mare depurata all’interno del proprio ciclo produttivo. Questo riguarda essenzialmente lo scongelamento di molluschi cefalopodi, la loro pulizia e preparazione, l’eventuale ricongelamento nonché lo sgusciamento di molluschi bivalvi e la lavorazione di prodotto ittico fresco. L’utilizzo dell’acqua di mare pulita o depurata è previsto dalla normativa vigente. I dati reperiti, relativi al monitoraggio delle acque della Laguna di Venezia da parte degli Enti preposti, mostrano come in tutte le stazioni di prelievo i valori riscontrati (con esclusione di quelli microbiologici) risultino in linea con quelli previsti dalla normativa sulle acque potabili. L’ubicazione prevista del punto di attingimento, attuato tramite pompa sommersa, risulta adeguata nei termini dei controlli analitici effettuati in loco (mancanza di inquinamento da sorgenti puntuali) e relativamente alla capacità di ricambio idrico della stessa. In ogni caso si prevede l’installazione di un impianto di trattamento, in variante a quello precedentemente proposto, costituito da una fase di prefiltrazione a dischi con separazione dei materiali di dimensioni superiori a 100 µ coadiuvata dall’aggiunta di flocculante ed una fase di ultrafiltrazione a membrane in grado di separare tutto il restante particolato e con esso virus e batteri. Tutti gli scarichi di fondo, i controlavaggi dei filtri e membrane ed i troppo pieni di sicurezza verranno collegati alla rete fognaria dello stabilimento che prevede dei serbatoi di stoccaggio e lo smaltimento tramite autobotte ad impianto autorizzato. A breve, in forza di un’apposita convenzione con ASP, si provvederà alla costruzione di un tratto fognario di collegamento dello stabilimento alla rete comunale nei pressi della Stazione Ferroviaria. Viene previsto inoltre un servizio di manutenzione periodica delle apparecchiature, il lavaggio chimico delle membrane, la taratura di dosaggi e del processo di depurazione affidato a ditte specializzate. Si prevede infine un piano di monitoraggio in sede di autocontrollo analitico realizzato da laboratorio accreditato SINAL, sia sulle acque di laguna “depurate” che sul prodotto lavorato.

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