III – Le esperienze nei piani provinciali e comunali 7 II PARTE I PARTE

Tre casi campani: la VAS per il PUC dei comuni di Terzigno, San Marco Evangelista e Castiglione del Genovesi di Cristoforo Pacella

Premessa

Il presente contributo descrive la metodologia applicata e i risultati ottenuti dalle Valu- tazioni Ambientali Strategiche dei Piani Urbanistici Comunali (PUC) di Terzigno, San Marco Evangelista e Castiglione del Genovesi, comuni rispettivamente appartenenti alle province campane di Napoli, Caserta e e dotati rispettivamente di strumenti di pianificazione inefficaci sia perché datati (Programma di Fabbricazione per Terzigno risalente al 1977 e Piano Regolatore Generale per Castiglione del Genovesi risalente al 1990) e non più adeguati alle nuove esigenze di tutela delle aree sensibili e di riqualifi- cazione delle aree edificate in degrado, sia perché contenenti norme, in alcuni casi, di controversa applicazione (PRG di San Marco Evangelista).

1. Il quadro territoriale di riferimento

Il di Terzigno fa parte del comprensorio vesuviano orientale; più precisamen- te, di quella parte della conurbazione anulare ai piedi del vulcano che si proietta, da un lato, con Poggiomarino e Striano, verso l’agro Sarnese-Nocerino (saldando, attraverso il nodo di -, l’armatura urbana provinciale di Napoli con la città lineare nocerina); dall’altro, con San Gennaro Vesuviano-Palma -Carbonara di Nola, verso le propaggini irpine. Conta circa 16.000 residenti e il suo territorio si estende per 23,51 kmq. L’altimetria varia tra i 50 e i 750 m s.l.m. e il centro urbano è collocato a circa 150 m s.l.m. La condizione complessiva del territorio di Terzigno consente di distinguere una parte 414 Casi ed esperienze [Parte III] alta, compresa grosso modo tra i 300 e i 750 m s.l.m., con grado quasi nullo di antropiz- zazione, a sua volta divisibile in due fasce altimetriche: la prima, compresa tra i 750 e i 500 m s.l.m., presenta un’orografia accidentata, una forte pendenza e scarsa vegetazione; la seconda, tra i 500 e i 300 m s.l.m., ha minore pendenza ed è largamente boscata. Alle quote inferiori, dove sono diffusi i vigneti, il grado di antropizzazione è più evidente; la viabilità, il centro urbano, l’incerta distribuzione di attività produttive eterogenee, la presenza di vaste aree di cava caratterizzano i leggeri declivi e la piana a nord est. Emerge poi, a sud est del territorio comunale e nelle fasce contermini al centro edifica- to, l’ampiezza della “ urbanizzata”, cioè di vaste aree agricole punteggiate da un pulviscolo di case in prevalenza mono e bifamiliari, generalmente privo di qualità. Si tratta dell’effetto di una diffusione urbana che rende incerti i confini tra la città e la non città e che priva i luoghi di identità e connotazioni riconoscibili. Il comune di San Marco Evangelista si inserisce nel contesto della “conurbazione caser- tana” legata, assieme all’area metropolitana napoletana, dai mutamenti della geografia urbana partiti nella seconda metà degli anni ’60, quando, principalmente per effetto dell’intervento straordinario, si sono verificati: • l’allocazione e la crescita degli agglomerati industriali previsti dai Piani regolatori delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) di Napoli e di Caserta; • l’espansione a macchia d’olio dei centri urbani dovuta alla sostenuta domanda di abita- zioni derivante dall’urbanesimo e dal reddito mediamente crescente; • l’infittirsi delle infrastrutture viarie e ferroviarie successivo al terremoto del 1980. Si è così sovrapposta ad una struttura territoriale povera, fatta di centri abitati di preva- lente origine rurale, una seconda struttura “moderna” e di grande scala, fatta di fabbri- che e di infrastrutture di trasporto. I due contesti sono rimasti per molti aspetti estranei l’uno all’altro, conformando un territorio per così dire “a due velocità”: il primo in gran parte spontaneo e povero di servizi, con spiccata tendenza all’espansione; il secondo pianificato e “forzato” dai meccanismi dell’intervento straordinario. L’armatura urbana della provincia di Caserta può dirsi articolata in due principali co- nurbazioni, cui si aggiunge la dispersione di un certo numero di centri isolati nelle aree meno dense, soprattutto a nord del territorio provinciale. La prima e più vasta conurba- zione si snoda da Capua a Maddaloni passando per il capoluogo. La collana di poli ha come altro supporto la linea FS Roma-Caserta-Cancello. In posizione anomala rispetto allo sviluppo lineare si colloca il nodo Marcianise-Capodrise, lambito dal ramo FS Ca- serta-Aversa-Napoli. La seconda conurbazione è costituita dalla “città aversana”, caratterizzata dall’importan- te nodo FS di Aversa, che si distende lungo la linea FS Villa Literno-Aversa-Napoli ed è fortemente integrata con la densa area a nord di Napoli anche per effetto del sistema infrastrutturale già ricordato. Il territorio comunale di San Marco Evangelista è strettamente integrato in questo con-

. La Circolare del 9.3.1961 del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno ai Consorzi ASI sui “Criteri e direttive per la redazione dei Piani Regolatori Territoriali delle Aree di sviluppo industriale e dei Nuclei di industrializzazione” raccomandava di considerare nei piani il passaggio di importanti aliquote di popolazione dal- l’agricoltura all’industria e ai servizi, con conseguenti aumenti di redditi e relativi spostamenti nei consumi. Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 415 testo di sistema; esso si qualifica come nodo importante che, nonostante la modestia dell’estensione, è fortemente caratterizzato dalla stretta integrazione nel comprensorio urbano industriale che da Caivano si estende fino a Caserta passando per Marcianise, San Nicola la Strada e il capoluogo di provincia con l’agglomerato ASI di Ponteselice. Il nodo è conseguentemente interessato dai tracciati e dai nodi di un sistema viario che comprende tratti autostradali (A1 Napoli-Roma e A30 Caserta-Salerno), tratti di strade extraurbane principali (Asse di supporto), strade statali e provinciali (la SS 87 – Viale Carlo III di Borbone – lambisce ad ovest il territorio comunale). Il comune di Castiglione del Genovesi si inserisce nell’armatura urbana del compren- sorio picentino, a cavallo tra le province di Salerno e Avellino, essenzialmente povera: piccoli centri punteggiano vaste estensioni preappenniniche e appenniniche a basso gra- do di antropizzazione, capisaldi di un sistema economico produttivo per buona parte limitato all’autoconsumo. La sostanziale emarginazione di questo territorio dai circuiti economicamente più vitali – pur sempre entro i limiti che caratterizzano le aree del Mezzogiorno (semi)interno – ha però consentito la conservazione dei suoi valori paesistici e ambientali, che rappresen- tano oggi una risorsa da utilizzare con rispetto al fine di cogliere tutte le opportunità per uno sviluppo compatibile con le finalità istituzionali del Parco regionale dei Monti Picentini. Le alture del comprensorio sovrastano la valle dell’Irno, che corre ad ovest, segnata dal fascio infrastrutturale viario e ferroviario. Le due testate provinciali del sistema sono: a sud il capoluogo e a nord il sistema costituito dai due poli universitari di - , l’agglomerato ASI di Fisciano- e i tre centri urbani dai quali i campus e l’agglomerato prendono il nome. Tra le due testate corrono i tracciati della superstrada Salerno-Avellino, con l’innesto a sud sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, e della ferrovia destinata a costituire la “Circumsalernitana”, cioè il collega- mento circolare su linea FS che, partendo da Salerno, tocca le stazioni di Irno, Fratte, Baronissi, Fisciano e Mercato San Severino, per poi piegare a ovest con Castel San Giorgio, , , Cava de’ Tirreni e e quindi chiudersi a Salerno. La testata nord del sistema lineare vallivo apre la connessione con l’avellinese e la valle del Sabato; la testata sud si connette da un lato, con Vietri, al sistema turistico della co- stiera amalfitana, e dall’altro, con Cava de’ Tirreni, alla collana di poli urbani dell’agro sarnese nocerino supportata dall’autostrada Napoli-Salerno. L’asse vallivo dell’Irno comprende quindi gran parte delle infrastrutture della mobilità, delle dotazioni di servizi anche rari e delle attività produttive del comparto della trasfor- mazione, concentrate negli agglomerati ASI di Salerno-Fuorni e di Fisciano-Mercato San Severino. Tra il sistema lineare ad ovest e il comprensorio picentino è riconoscibile una potenziale complementarietà secondo la quale il primo si qualifica come supporto di concentrazione delle funzioni produttive e di servizio di livello interprovinciale e il secondo come area dotata di valori paesistici e ambientali. L’unica strada di collegamento intercomunale è la SP 24 bis che attraversa il territorio comunale in direzione nord-sud passando per il centro abitato, del quale lambisce il nu- 416 Casi ed esperienze [Parte III] cleo antico. Gli svincoli autostradali più vicini sono quelli di Salerno e di Pontecagnano. Ma è in costruzione quello di , che accorcerà di molto il collega- mento autostradale di Castiglione. Il territorio comunale, che si estende per 10,75 kmq, confina a nord ovest con Fisciano e Baronissi, a sud con San Mango Piemonte, a sud est con e a nord est con . La giacitura, notevolmente articolata, comprende a nord le acclività del Monte Monna (1.196 m) e a sud quelle del Monte Tubenna, mentre il capoluogo, disteso sul declivio verso la sella tra le due emergenze, si affaccia a sud su una conca di notevole valore paesistico dalla quale risultano visibili il litorale salernitano e, di scorcio, la costiera amalfitana. Dalla lettura è emerso che: • il comprensorio vesuviano è caratterizzato da un territorio con elevate qualità ambien- tali e nel contempo da una elevata congestione urbanistica e una scarsa qualità urbana ed infine una elevata dotazione di infrastrutture di trasporto e insufficienza e scarsa qualità dei servizi elementari; • l’insediamento conurbato casertano è caratterizzato da un territorio con scarse qualità ambientali, da una elevata congestione urbanistica e una scarsa qualità urbana, da una elevata dotazione di infrastrutture di trasporto, da insediamenti produttivi e servizi rari ed infine da insufficienza e scarsa qualità dei servizi elementari; • il comprensorio dei Monti Picentini è caratterizzato da un territorio con elevate qualità ambientali e allo stesso tempo da un’armatura urbana debole e dall’assenza di insedia- menti produttivi, servizi rari, servizi elementari e scarsa dotazione di infrastrutture di trasporto.

2. Il quadro normativo di riferimento

La L.R. 16/2004 “Norme sul governo del territorio” articola la pianificazione comunale su due livelli. Il primo è quello del PUC (Piano Urbanistico Comunale), che ha carattere strutturale e definisce gli obiettivi strategici delle città e gli elementi del territorio urbano ed extraurbano, raccordando la previsione di interventi di trasformazione con le esigen- ze di salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistico-ambientali, agro-silvo-pastorali e storico-culturali disponibili. Il PUC disciplina la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale, i criteri per la valutazione degli effetti ambientali degli interventi stessi. Il secondo livello, quello dei PUA (Piani Urba- nistici Attuativi), a carattere operativo, stabilisce i contenuti delle azioni di piano entro un arco limitato di tempo al quale viene associata la dimensione attuativa-progettuale. Il processo pianificatorio comunale così sintetizzato si conforma ai principi ispiratori della Legge Regionale, che finalizzano la tutela, gli assetti, le trasformazioni e le utilizzazioni del territorio alle garanzie di sviluppo nel rispetto del principio di sostenibilità. Questa si basa su criteri ormai consolidati secondo i quali: il consumo di una risorsa non rinnova- bile deve essere ridotto al minimo; una risorsa rinnovabile non può essere sfruttata oltre la sua capacità di rigenerazione; non si possono immettere nell’ambiente più sostanze di Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 417 quante l’ambiente riesca ad assorbire (rispetto della capacità di carico); i flussi di energia e di materiali devono essere ridotti a livelli tali da generare il minimo dei rischi. La L.R. 16/2004 ha recepito il dettato normativo europeo all’art. 47 (Valutazione am- bientale dei Piani) del Capo I (Disposizioni transitorie) del Titolo III (Disposizioni tran- sitorie e finali). 1. I piani territoriali di settore ed i piani urbanistici sono accompagnati dalla valutazione ambientale di cui alla direttiva 42/2001/CE del 27 giugno 2001, da effettuarsi durante la fase di redazione dei piani. 2. La valutazione scaturisce da un rapporto ambientale in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi dell’attuazione del piano sull’ambiente e le alternative, alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale di riferimento del piano. 3. La proposta di piano ed il Rapporto Ambientale sono messi a disposizione delle autorità interessate e del pubblico con le procedure di cui agli articoli 15, 20 e 24 della presente legge (16/2004). 4. Ai piani di cui al comma 1 è allegata una relazione che illustra come le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del Rapporto Ambientale di cui al comma 2. La Giunta Regionale nella seduta dell’11 maggio 2007, con Delibera n. 834, pubblicata sul BURC n. 33 del 18 giugno 2007 ha emanato le norme tecniche e le direttive riguar- danti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 “Norme sul governo del territorio” ribadendo che la VAS scaturisce dal- l’elaborazione di un Rapporto Ambientale e da una sintesi non tecnica, per comunicare ai portatori di interessi i criteri di salvaguardia e le relative soluzioni adottati. La pianificazione – in particolare i PUC – con riferimento allo sviluppo socio-economi- co, alla sostenibilità ed alla partecipazione, di cui alle disposizioni del titolo I della L.R. 16/2004, deve essere descritta mediante un complesso di indicatori di efficacia suddivisi in Tematiche Territoriali, desunti dalla normativa CE 42/2001 “VAS”, dal progetto “ICE” Indicatori Comuni Europei e dall’Agenda 21 locale del Comune di Pavia e di seguito riportati: • Popolazione e territorio: Struttura della popolazione; tasso di attività; tasso di occupazio- ne/disoccupazione; livello locale del reddito; uso sostenibile del territorio; accresci- mento e salvaguardia del contesto abitativo e funzionalità di spazi ed edifici; livello di criminalità (micro-macro-devianza giovanile); percezione del livello di criminalità; soddisfazione dei cittadini; comunicazione ambientale; accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali; superamento delle barriere architettoniche; vivibilità dei diversamente abili; spostamento casa scuola dei bambini; cave ed attività estrattive; estrazione di idrocarburi; superficie occupata da discariche; uso del suolo (cambia- mento da area naturale ad area edificata); superficie agro-pastorale per fascia altime- trica; area disboscata sul totale di area boschiva; superficie aree golenali occupate da insediamenti infrastrutturali; riconoscimento degli aspetti semiologico-antropologici per la percezione del sistema paesaggistico; livello di riconoscimento dell’identità lo- cale; attrattività economico-sociale; • Tutela e protezione ambientale: minimo consumo di suolo; biodiversità; vulnerabilità del territorio ed eventi idrogeologici, vulcanici e sismici; inquinamento acustico; inquina- 418 Casi ed esperienze [Parte III]

mento da campi elettromagnetici; densità delle infrastrutture legate alla rete dei tra- sporti; area adibita ad agricoltura intensiva; zone edificate; • Sviluppo sostenibile: prodotti sostenibili; risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili; protezione, conservazione e recupero dei valori storici, culturali ed architettonici; tu- tela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse; tutela e svi- luppo del paesaggio mare-terra e delle attività produttive e turistiche connesse; tutela e sviluppo di paesaggi lacuali o fluviali e delle attività produttive e turistiche connesse; risorse energetiche; area adibita ad agricoltura di prodotti di pregio e/o biologici; • Acqua: consumi idrici; qualità delle acque superficiali; collettamento delle acque reflue; bal- neabilità delle acque marine, lacuali e dei corsi d’acqua; qualità delle acque sotterranee; • Mobilità: mobilità locale e trasporto passeggeri; composizione del parco circolante pubblico per combustibile; composizione del parco circolante privato per combustibi- le; modalità di circolazione dei veicoli; • Aria: contributo locale al cambiamento climatico globale; qualità dell’aria; rete di mo- nitoraggio della qualità dell’aria; • Rifiuti: produzione di rifiuti; raccolta differenziata; trattamento dei rifiuti. La Delibera Regionale afferma che i valori degli indicatori di efficacia sono rapportati ai valori limite previsti dalla normativa nazionale e regionale; ove ciò non sia possibile, per mancanza di questi ultimi, si farà riferimento ai valori di letteratura. In ogni caso sarà necessario argomentare sulla congruità dei valori derivati dagli indicatori rispetto alla complessiva strategia del piano. I risultati attesi, per ognuno degli indicatori stabiliti, debbono essere esplicitati negli atti di pianificazione, al fine di consentire il monitoraggio, da parte della stessa Amministra- zione titolare del relativo potere pianificatorio.

3. Il metodo di lavoro

Le valutazioni degli obiettivi e delle azioni dei piani sono state condotte seguendo la metodologia di acquisizione, scelta e sviluppo di dati basata sull’approccio ex ante, in itinere ed ex post, capace di integrarsi con il processo pianificatorio che, in questo modo, tende ad avviare procedimenti partecipati che si fondano sulla comprensione sia delle dinamiche economiche e sociali che ambientali. In quest’ottica si è reso necessario un momento di valutazione “preventiva” e la previ- sione di monitoraggio delle scelte. Nella fase strategico-strutturale la valutazione è stata associata al processo di definizione degli obiettivi in rapporto ad una scala di valori, assumendo la funzione di problem setting ossia di costruzione dei temi del piano e della loro articolazione. Nel piano operativo la valutazione ha assunto un ruolo di supporto decisionale più mar- cato, scegliendo la soluzione migliore degli obiettivi generali definiti, integrandosi nella gestione del piano e assumendo il ruolo di problem solving. Nello specifico la valutazione, in tutti e tre i casi, ha seguito la seguente linea metodologica: • La fase delle consultazioni; Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 419

• La fase del rapporto tra il piano comunale e del suo rapporto con i piani sovraordinati; • La fase dell’analisi del quadro ambientale e della definizione del grado di sensibilità delle aree; • La fase dell’analisi dei determinanti (elementi socio-economici, infrastrutturali, ecc.); • La fase dello studio dei temi ambientali (suolo, aria, acqua, ambiente urbano, rischi naturali, ecc.); • La fase della scelta delle azioni di risposta del piano; • La fase della predisposizione del monitoraggio ambientale del piano.

3.1. Le consultazioni La legge 16/2004 all’art. 1 comma 2, stabilisce la necessità di assicurare una concertazio- ne ed una cooperazione, secondo il principio di sussidiarietà, tra i vari livelli istituzionali, con le organizzazioni economiche e sociali e con le associazioni ambientaliste legalmen- te riconosciute, al fine di garantire un efficiente sistema di pianificazione territoriale, mentre con la delibera della G.R. Campania n. 627 del 21 aprile 2005 si individuano le organizzazioni sociali, culturali, ambientaliste, economico-professionali e sindacali da convocare nel procedimento di formazione del PUC. Seguendo i dettami normativi sopra esposti ed i principi della legge 241/90 in tema di procedimento amministrativo, si è ritenuto indispensabile, come atto d’inizio della reda- zione delle VAS, organizzare incontri, verbalizzati, con associazioni, cittadini e i diversi enti direttamente coinvolti, allo scopo di: • illustrare i contenuti di un processo valutativo ancora in fase sperimentale e quindi aperto ad ogni tipo di considerazione; • descrivere la metodologia ritenuta più valida ai fini dell’elaborazione del Rapporto Ambientale; • chiedere l’apporto propositivo dei cittadini e delle associazioni; • chiedere l’apporto scientifico degli enti direttamente interessati alla tutela ed allo stu- dio dell’ambiente per la più semplice ed efficace individuazione del set di indicatori ne- cessari a determinare lo stato di pressione a cui sono sottoposti i territori di Terzigno, San Marco Evangelista e Castiglione del Genovesi, facilitando la scelta delle azioni di risposta del piano. Per semplificare l’approccio all’argomento si è inteso strutturare la fase delle consulta- zioni in tre sezioni: 1. Quella “Conoscitiva”: costituisce la prima fase delle consultazioni e rappresenta una “verifica” preliminare dello stato di conoscenza delle problematiche ambientali e della

. La legge 241/90, recante i principi generali in tema di procedimento amministrativo, è tesa alla semplificazione del procedimento e ad una più attenta disciplina sulla partecipazione del cittadino e degli enti che rappresenta- no interessi pubblici. Il legislatore del 1990 ha ritenuto che, per storicizzare l’interesse pubblico primario e per il miglior perseguimento dei principi di buon andamento, imparzialità, trasparenza, efficacia ed efficien- za, è necessario l’apporto collaborativo del privato cittadino e degli altri enti pubblici. Per “storicizzazione” si intende la possibilità per il privato e gli altri enti pubblici di intervenire durante l’iter procedimentale, consentendo alla P.A. agente di cogliere la reale entità dell’interesse pubblico da perseguire in quel determinato momento storico e in quella determinata realtà sociale. 420 Casi ed esperienze [Parte III]

sensibilità ambientale del cittadino. Si è ritenuto indispensabile, ai fini della costruzio- ne di incontri proficui dal punto di vista sia dell’esplicazione che delle richieste e delle proposte, distribuire a ciascun nucleo familiare uno schema con l’illustrazione della metodologia che si è intesa utilizzare per la stesura del Rapporto Ambientale seguito da un questionario, come detto sopra, quale strumento per la “verifica” del grado di conoscenza del cittadino di alcune “questioni” ambientali prese a campione; 2. Quella “Esplicativa”: costituisce la seconda fase delle consultazioni. Dapprima ven- gono descritti i risultati ottenuti dalle risposte date alle domande del questionario ed in seguito illustrati i temi ambientali che potranno essere presi in considerazione nella valutazione ambientale con l’ausilio anche di relazioni da parte di Enti ed Associazioni che si occupano di ambiente, opportunamente invitati. 3. Quella “Propositiva”: costituisce la terza ed ultima fase delle consultazioni ed è costi- tuita dalla raccolta delle proposte dei cittadini e anche dagli Enti e dalle Associazioni in merito alle questioni ambientali che si ritengono debbano essere affrontate dal piano. Queste vengono raccolte a seguito dell’esplicazione dei temi ambientali e della proce- dura di stesura del Rapporto Ambientale e del piano di monitoraggio. Gli obiettivi che le amministrazioni e i progettisti si sono prefissi con questo tipo di approccio consultivo sono: • “Educare” il cittadino ai temi ambientali; • Coinvolgere in maniera attiva e reale gli Enti e le Associazioni; • Una più efficiente azione propositiva; • Oculate azioni di piano. Nella Tabella 1 si riporta lo schema sintetico con i contenuti, gli strumenti e gli attori costituenti la struttura della fase consultiva con l’aggiunta dell’ultima fase denominata “Interpretativa” che chiude il processo di valutazione e che consiste nell’analisi, da parte dei progettisti, delle proposte fatte da Enti, Associazioni e cittadini e nell’elaborazione delle azioni di piano coordinate.

FASI CONOSCITIVA ESPLICATIVA PROPOSITIVA INTERPRETATIVA

“Verifica” dello stato di conoscenza Raccolta questionari e Raccolta delle Studio delle CONTENUTI delle problematiche ambientali illustrazione dei “temi ambientali” proposte risposte di piano Documenti Rapporto STRUMENTI Questionario Confronto diretto scritti Ambientale Cittadini ATTORI Cittadini – Associazioni Progettisti ed esperti Progettisti – Associazioni Tabella 1 – Schema del procedimento di consultazione.

3.2. Analisi delle interazioni tra il territorio comunale e i piani sovraordinati (ge- nerali e di settore) Essenziale, ai fini di una più approfondita valutazione, è stata la lettura dei piani so- vraordinati che hanno fornito fin da subito le indicazioni necessarie per comprendere quali fossero le più probabili direzioni di sviluppo socio-economico e le azioni di tutela ambientale, recupero, riqualificazione e trasformazione da seguire nell’elaborazione dei Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 421 nuovi piani e per rilevare, inoltre, le incongruenze dei vecchi strumenti di governo del territorio locale. Sono stati analizzati sia i piani vigenti che quelli in itinere; il comune di Terzigno, a dimostrazione di quanto detto circa l’appartenenza ad un comprensorio con elevate qualità ambientali, è interessato oltre che dal preliminare del PTCP di Napoli, dal piano del parco nazionale del Vesuvio, dal piano paesistico dei comuni vesuviani, dal piano regionale delle attività estrattive e dal piano di bacino del Sarno. Il comune di San Marco Evangelista è interessato dal piano regionale delle attività estrat- tive e dal piano di bacino della Campania Nord Occidentale oltre che dagli indirizzi del piano territoriale regionale ad oggi adottato in giunta regionale ed infine dal piano di sviluppo socio economico della provincia di Caserta e dal piano dell’area di sviluppo industriale di Caserta. Il comune di Castiglione del Genovesi, oltre che ad essere interessato dal recente piano territoriale regionale e dalla proposta di PTC della Provincia di Salerno, a conferma delle analoghe sebbene differenti qualità ambientali di Terzigno, è interessato dal piano del parco regionale dei Monti Picentini, dal piano regionale delle attività estrattive e dal pia- no di bacino Destra Sele. Sono stati analizzati anche i SIC e le ZPS presenti a Terzigno e Castiglione del Genovesi. Il quadro complessivo rivela che la sovrapposizione di diversi piani di tutela ambientale e la presenza delle aree SIC e ZPS, che interessano anche parte dei centri edificati, ha ingessato per buona parte i territori di Terzigno e Castiglione del Genovesi, mentre, nel caso di San Marco Evangelista, l’assenza di piani di tutela espone a rischi anche le aree agricole residue.

3.3. L’analisi del quadro ambientale e la definizione delle aree omogenee di sensibilità. Le valutazioni, nel definire i quadri ambientali di riferimento secondo le linee guida del- l’Allegato I della Direttiva CE 42/2001, hanno cercato di analizzare al meglio gli aspetti pertinenti allo stato attuale dell’ambiente e le caratteristiche ambientali delle aree che avrebbero potuto essere significativamente interessate dall’implementazione dei piani. Terzigno per circa due terzi del suo territorio è sottoposto a vincoli di tutela, dettati dal Piano Territoriale Paesistico dei Comuni Vesuviani e dal Piano di Parco del Vesuvio (adottato), per la presenza degli alti valori ambientali caratterizzanti la superficie del vulcano. Le analisi sullo stato dell’ambiente sono state fatte partendo da una prima divisione del territorio in tre “macroaree ambientali” (Figura 1): • Macroarea A (a monte): caratterizzata da un elevato livello paesistico con antropizza- zione assente; • Macroarea B (centrale): caratterizzata da un elevato livello paesistico, dalla presenza di cave, di aree archeologiche, di colture pregiate ma con un certo grado di antropizzazione; • Macroarea C (a valle): caratterizzata da edificazione e dall’assenza di particolari vincoli ambientali; che sono state studiate singolarmente descrivendo, e successivamente confrontando, i livelli di protezione e la carta dell’uso agricolo del suolo. 422 Casi ed esperienze [Parte III]

Figura 1 – Macroaree Ambentali del comune di Terzigno.

La Macroarea A è interessata, dal punto di vista della “protezione”, dalla presenza delle Misure di salvaguardia (zona 1 – di rilevante interesse naturalistico, paesistico e culturale con limi- tato o inesistente grado di antropizzazione) e dal Progetto del Piano del Parco Nazionale del Vesuvio (nelle zone B, C e parzialmente D di tutela) e dal Piano Territoriale Paesistico dei Comuni Vesuviani (Zona di Protezione Integrale – PI). Come affermato in precedenza, le zone del Parco e quelle del Piano Paesistico, presenti nella Macroarea A, sono state confrontate con la carta dell’uso del suolo e delle attività colturali da cui è risultata prevalentemente la presenza di vegetazione forestale, nella quale si riscontra l’alternanza fra le pinete di pino domestico e marittimo (Pinus pinea e Pinus pinaster), di chiara origine artificiale, e le aree naturali e seminaturali, caratterizzate spesso dalla colonizzazione di arbusti. Tra questi sono rappresentati la ginestra odorosa (Spartium junceum), la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) e la ginestra dell’Etna (Geni- sta aetnensis), oltre che il leccio (Quercus ilex) e latifoglie decidue quali la roverella (Quercus pubescens) ed il castagno (Castanea sativa). Si è notato che le pendici del Vesuvio e del Monte Somma hanno mantenuto fino ad ora intatte le caratteristiche ambientali senza aver subito stravolgimenti di alcun genere. Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 423

La Macroarea B è interessata anch’essa, dal punto di vista della “protezione”, dalla pre- senza delle Misure di salvaguardia (zona 2 – di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione), dal Progetto del Piano del Parco Nazionale del Vesuvio (nelle zone B, C e D di tutela) e dal Piano Territoriale Paesistico dei Comuni Vesuviani (Zona di Protezione Integrale – PI; Zona di Protezione Integrale con Restauro Paesi- stico-Ambientale – PIR; Zona di Recupero Urbanistico-Edilizio e Restauro Paesistico -Ambientale – RUA; Zona di Recupero Ambientale delle Aree di Cava – RAC). Anche in questo caso, si è proceduto al confronto tra le zone del Parco e quelle del Pia- no Paesistico, presenti nella Macroarea B, con la carta dell’uso del suolo e delle attività colturali da cui è risultata la presenza di colture agrarie quasi esclusivamente ascrivibili alla classe delle colture permanenti. Si tratta di colture legnose rientranti nelle categorie dei frutteti, dei vigneti e degli oliveti. La presenza di seminativi in pieno campo è limi- tata ad appezzamenti sparsi di piccole dimensioni, destinati ad orto-familiare, sempre inframmezzati o sottomessi alle colture arboree, talvolta anche nel centro urbano. Tra i frutteti, i noccioleti sono quelli che coprono le maggiori superfici. La vite è allevata a pergolato o, quando delimita confini o bordo strada, a spalliera con una base varietale per la maggior parte costituita dai rinomati vitigni “Piedirosso” e “Coda di Volpe” e il pregiato “Lacrima Christi” del Vesuvio. La Macroarea C è interessata solo per una parte dalla presenza del Piano Territoriale Paesistico dei Comuni Vesuviani (Zona di Protezione Integrale; Zona di Recupero Ur- banistico-Edilizio e Restauro Paesistico-Ambientale; Zona di Recupero Ambientale del- le Aree di Cava). La rimanente parte della Macroarea C è interessata esclusivamente da frutteti e frutti minori con presenza di infrastrutture di collegamento e da un pulviscolo di case in prevalenza mono e bifamiliari, generalmente prive di qualità e da un centro edificato che nel corso degli anni ha perso le proprie connotazioni storiche. Le operazioni di overlay map hanno permesso di dividere il territorio comunale in “Aree Omogenee di Sensibilità” (Figura 2) le quali hanno costituito la prima importante chia- ve di lettura per le decisioni di piano. Dall’analisi delle tre Macroaree sopra descritte sono state determinate cinque aree con un diverso grado di sensibilità: • Bassissima: le zone urbane; • Bassa: le zone territoriali agricole periurbane inedificate o scarsamente edificate e le zone interessate dal passaggio delle reti principali di trasporto; • Media: le zone territoriali agricole caratterizzate anche dalla presenza di colture di pregio; • Alta: le zone archeologiche ed alle aree interessate dalla presenza di edifici rurali di pregio con annessi terreni coltivati; • Altissima: le zone territoriali caratterizzate da particolari condizioni di tutela.

. Per sensibilità si è inteso il grado (stimabile) di risposta del sistema alle pressioni esterne. Gli studi svolti a riguardo parlano di elementi sensibili quelli in grado di subire danni più o meno consistenti in conse- guenza di una data pressione; la sensibilità di un dato elemento ambientale a una data causa di pressione è la caratteristica che ne descrive i livelli di modifica al variare della pressione iniziale. La sensibilità di una realtà ambientale non è una caratteristica assoluta bensì relativa: essa può variare a seconda della natura delle pressioni in gioco. 424 Casi ed esperienze [Parte III]

Figura 2 – Aree omogenee di sensibilità del comune di Terzigno.

Per il comune di San Marco Evangelista la lettura del quadro ambientale è stata eseguita prendendo come riferimento l’ambito denominato “Sistema urbano Caserta e Antica Capua – D4” così come individuato dalla Regione Campania nel Piano Territoriale Re- gionale e caratterizzato dalla dominante urbana. La prima verifica ha riguardato la consistenza della conurbazione casertana sotto il pro- filo della densità demografica. Il risultato ha fatto emergere che il valore medio è pari a 1.496,3 abb/km2, superiore di ben 3,39 volte a quella regionale pari a 441 abb/km2. Il Comune di San Marco Evangelista registra la densità di 1.061,6 abb/kmq, tra le più alte a causa della ridotta estensione territoriali (5,75 km2). Altri tre elementi che caratterizzano l’ambito di studio e che sono risultati utili ai fini della definizione del quadro ambientale sono: • la presenza di 3 agglomerati ASI: Caserta (Ponteselice e San Nicola La Strada), Marcia- nise, Capua (Capua Sud e Capua Nord) e dell’interporto di Marcianise; • la presenza di una fitta rete infrastrutturale di trasporto sia su gomma che su ferro; • la presenza di un numero elevato di cave autorizzate, chiuse ed abbandonate. Tutti questi elementi hanno evidenziato uno scarso livello di qualità ambientale. Non sono presenti nell’ambito territoriale di riferimento aree protette, né parchi naturali ad eccezione dell’area della Reggia di Caserta (tutelata dal Piano Territoriale Paesistico) e delle aree soggette a tutela paesistica con dichiarazione di notevole interesse pubblico, Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 425 quali le Colline a nord di Maddaloni, il Monte Tifata in Capua, Comola Grande e Piccola in Castelmorrone, la zona intorno alla Reggia e la via Appia (SS n.7) fino a Capua. Data la criticità ambientale del territorio complessivamente considerato, si è ritenuta necessaria e urgente l’adozione di serie ed efficaci politiche che consentissero di razio- nalizzare le funzioni urbane e permettessero di limitare il consumo di suolo tutelando le ormai sempre più frammentate aree agricole. L’analisi sul territorio comunale è stata condotta facendo riferimento alle linee guida fornite dalla Delibera di Giunta n. 834 del 11 maggio 2007 sopra descritta. L’individuazione delle Aree Omogenee di Sensibilità (Figura 3) è stata effettuata tenen- do in considerazione le caratteristiche naturali, testimoniali (storiche) e le funzioni svolte.

Figura 3 – Aree Omogenee di Sensibilità del comune di San Marco Evangelista.

Partendo da questo set di parametri è stata individuata una scala qualitativa di valori: • Scarsa o nulla sensibilità: per i siti compromessi costituiti da cave e/o discariche che 426 Casi ed esperienze [Parte III]

presentano un grado di naturalità pressoché nullo, gli agglomerati industriali e gli in- sediamenti produttivi; • Bassa sensibilità: per le zone urbane prive di qualità edilizia e di valore storico, le zone territoriali agricole periurbane inedificate o scarsamente edificate e le zone interessate dal passaggio delle reti principali di trasporto e ai margini delle aree produttive ed industriali; • Media sensibilità: le zone territoriali agricole caratterizzate anche dalla presenza di colture di pregio; • Alta sensibilità: per i nuclei storici, le zone archeologiche e le aree interessate dalla presenza di edifici rurali di pregio con annessi terreni coltivati, le aree attrezzate a verde urbano; • Elevata sensibilità: le zone territoriali caratterizzate da particolari condizioni di tutela. Il quadro definitivo evidenzia l’assenza di aree ad elevata sensibilità, cioè caratterizzate da particolari condizioni di tutela; sono presenti alcune aree ad alta sensibilità quali il nucleo urbano con alcune testimonianze storiche, una piccola area archeologica, il tracciato degli antichi assi della centuriazione romana ed un fazzoletto di verde pub- blico attrezzato; quelle a media sensibilità si limitano alle aree agricole; sono presenti, al contrario, numerose aree a scarsa o nulla sensibilità che rappresentano il 21,7% del- l’intero territorio comunale. La restante parte è caratterizzata da aree a bassa e media sensibilità. Si può concludere che le caratteristiche ambientali del comune di San Marco Evange- lista rispecchiano in pieno quelle dell’ambito territoriale considerato. Per tale motivo il quadro ambientale così tracciato fa aprioristicamente escludere la possibilità dell’utilizzo della cosiddetta “opzione zero” ovvero lasciare tutto allo stato attuale ma consolida la necessità di programmare delle azioni di piano che possano essere valutate nel tempo e che tengano conto dell’obiettivo fondamentale della riqualificazione sia urbana che ambientale e della razionalizzazione dei tessuti. Infine, il punto di partenza per la definizione dei diversi valori di sensibilità riscon- trabili nel territorio comunale di Castiglione del Genovesi è costituito, in primis, dalle informazioni ottenute dalla lettura dei piani sovraordinati generali (Proposta di Piano Territoriale Regionale e Preliminare del PTCP) e di settore (Misure di salvaguardia del Parco Regionale dei Monti Picentini e Piano Regionale delle Attività Estrattive) e dalla valutazione dell’uso del suolo. L’analisi complessiva mette in luce un certo grado di complessità ambientale determi- nato da: • la presenza del Parco Regionale dei Monti Picentini, le cui Misure di Salvaguardia in- teressano circa il 60% dell’intero territorio; in particolare: la Zona “A – Area di riserva integrale” comprende la sommità del Monte Tubenna; la Zona “B – Area di riserva orientata e di protezione” comprende i rilievi a ridosso del tessuto edilizio fino al Monte Monna; la Zona “C – Area di riqualificazione dei centri abitati, di protezione e sviluppo economico e sociale” racchiude l’area nord del centro edificato; • la presenza di Aree SIC (Monte Mai e Monte Monna) e ZPS (Monti Picentini), che per quasi tutta la loro estensione si sovrappongono all’area interessata dal Parco Regio- Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 427

nale e, in particolare, l’area ZPS che comprende tutta l’area edificata sulla destra della Strada Provinciale; • la presenza di aree con forti componenti naturalistiche (aree boscate e colture di pregio quali uliveti e frutteti) anche nella restante parte del territorio comunale non interes- sata da norme di tutela; • la presenza di alcune, seppur piccole, cave abbandonate. Data la complessità ambientale del territorio considerato, si è ritenuto necessario adot- tare, mediante il piano, una serie di linee strategiche che consentissero di perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale tesi al mantenimento delle aree tutelate e al ripristino di quelle compromesse; ciò non nell’ottica di un immobilismo radicale, ma nell’intento di favorire la fruibilità dei luoghi in quanto risorsa per un possibile sviluppo economico e sociale. La complessità delle matrici ambientali ha fatto propendere, per una più corretta analisi e facile comprensione della sensibilità delle aree, verso la declinazione in più “carte”: • la “Carta della naturalità”; • la “Carta dei quadri globali”; • la “Carta delle aree omogenee di sensibilità”. La Carta della Naturalità è stata costruita sulla base delle analisi degli usi e delle condi- zioni del suolo con l’obiettivo di definire la qualificazione del patrimonio naturalistico del comune di Castiglione del Genovesi. Si è proceduto innanzitutto ad una lettura preliminare delle singole categorie vegetazionali e non presenti sul territorio realizzando una scheda di valutazione con l’individuazione di una scala di valori “ecologici” iniziali per ognuna di esse ed in particolare: • Alto valore iniziale: aree boscate, aree a pascolo, castagneti da frutto, oliveti, frutteti; • Medio valore iniziale: cespuglieti e arbusteti, prati; • Basso valore iniziale: ambiente urbanizzato; • Valore iniziale nullo: Aree estrattive. Secondo tale schema il territorio è stato diviso in quattro aree: • Aree ad elevata naturalità: costituite da ambienti con attuale grado di prossimità al climax. Presentano aspetti di vegetazione con la massima coerenza strutturale e flori- stica rispetto alle condizioni ambientali. Aree interessate da formazioni forestali con copertura medio-elevata; • Aree colturali: costituite da oliveti, vigneti, frutteti; caratterizzate da un discreto livello di antropizzazione; possono essere definite come aree a media naturalità; • Aree antropizzate per usi insediativi: nelle quali si rileva la presenza di vegetazione ruderale con un livello di naturalità basso; • Siti compromessi: costituiti da cave e/o discariche, con un grado di naturalità nullo. L’analisi del territorio ha fatto rilevare, incrociando le diverse categorie vegetazionali e non con le aree tutelate (SIC, ZPS, Parco dei Monti Picentini), che queste ultime non posseggono unicamente caratteristiche di alto contenuto di naturalità ma presentano anche aree con condizioni di bassa o nulla naturalità; pertanto ricorrono al loro interno gradi di sensibilità ambientale differente. Partendo dalla lettura incrociata della “Carta della Naturalità” e dei “Quadri Globali” 428 Casi ed esperienze [Parte III] sono state definite le “Aree Omogenee di Sensibilità”. Anche per queste ultime è stata individuata una scala qualitativa di valori (Figura 4 e Tabella 2): • Scarsa o nulla sensibilità: aree caratterizzate da assenza di valori ambientali; • Bassa sensibilità: aree caratterizzate da uno scarso valore ambientale e da antropizza- zione; • Media sensibilità: aree con presenza di boschi e colture di pregio e non e da antropiz- zazione a scopo insediativo rada; • Alta sensibilità: aree con presenza di categorie vegetazionali con alto valore iniziale e assenza di forme di antropizzazione; • Elevata sensibilità: aree con presenza di categorie vegetazionali con alto valore iniziale e colture di pregio e assenza di forme di antropizzazione.

Figura 4 – Aree Omogenee di Sensibilità del comune di Castiglione del Genovesi. Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 429

Il quadro definitivo evidenzia la presenza di una limitata area ad elevata sensibilità, coin- cidente con la sommità del Monte Tubenna ed in particolare con la ZPS sovrapposta alla Zona “A” delle Misure di Salvaguardia del Parco Regionale dei Monti Picentini; sono presenti vaste aree ad alta sensibilità coincidenti con le Aree SIC e ZPS e la Zona “B” delle Misure di Salvaguardia del Parco Regionale dei Monti Picentini; le aree a media sensibilità si limitano a quelle caratterizzate dalla presenza di categorie vegetazionali ad alto e medio valore iniziale sottoposte e non a norme di tutela; le aree a bassa sensibilità coincidono essenzialmente con il centro edificato e con la Zona “C” delle Misure di Sal- vaguardia del Parco Regionale dei Monti Picentini; infine le aree a sensibilità ambientale nulla si limitano esclusivamente alle cave abbandonate, di dimensioni ridotte, presenti sul territorio comunale.

GRADO DI SENSIBILITA’ DESCRIZIONE AREE OMOGENEE DI SENSIBILITA’ (AOS)

MOLTO ELEVATO Presenza di categorie vegetazionali con - AREA ZPS E ZONA “A ” delle Misure di alto valore iniziale e colture di pregio e Salvaguardia del Parco Regionale dei Monti assenza di forme di antropizzazione Picentini

ELEVATO Presenza di categorie vegetazionali con - AREE SIC/ZPS alto valore iniziale e assenza di forme - AREE SIC/ZPS E ZONA “B ” delle Misure di antropizzazione di Salvaguardia del Parco Regionale dei Monti Picentini

MEDIO Presenza di boschi e colture di pregio AREE CARATTERIZZATE DA CATEGORIE e non e da antropizzazione a scopo VEGETAZIONALI AD ALTO E MEDIO insediativo rada VALORE INIZIALE

BASSO Aree caratterizzate da uno scarso - ZONA “C” delle Misure di Salvaguardia valore ambientale e da antropizzazione del Parco Regionale dei Monti Picentini - CENTRO EDIFICATO

NULLO Aree caratterizzate da assenza di valori CAVE ambientali Tabella 2 – Classificazione del grado di sensibilità ambientale delle aree.

Si può concludere che le caratteristiche ambientali del Comune di Castiglione del Geno- vesi rispecchiano in pieno quelle dell’ambito territoriale considerato. Anche qui il qua- dro ambientale così tracciato ha fatto aprioristicamente escludere la possibilità dell’uti- lizzo della cosiddetta “opzione zero”, consolidando la necessità di programmare azioni di piano che potessero essere valutate nel tempo e che tenessero conto degli obiettivi fondamentali del mantenimento dell’alta qualità ambientale e della razionalizzazione e riqualificazione del tessuto edilizio.

3.4. L’analisi dei determinanti e dei temi ambientali Allo schema metodologico adottato (Pressioni/Stato/Risposte) per la redazione della VAS è stato affiancato lo studio dei determinanti, ossia delle cause generatrici primarie degli stati ambientali. L’analisi dei determinanti è risultata parte essenziale per la definizione del sistema degli in- dicatori, permettendo di valutare in maniera sintetica il contesto socio-economico dei co- muni oggetto di studio al fine di descriverne le pressioni esercitate sulle risorse naturali. 430 Casi ed esperienze [Parte III]

I determinanti presi in considerazione sono stati: • La popolazione, ed in particolare: la densità demografica, la distribuzione per classi di età, il movimento anagrafico, l’indice di vecchiaia, l’indice di fecondità, l’indice di mortalità e natalità, l’indice di struttura della popolazione attiva, l’indice di dipendenza della popolazione, la popolazione immigrata, le famiglie; • Il sistema produttivo, ed in particolare: le attività cessate e registrate per settore, le aziende a rischio di incidente rilevante secondo il Decreto Legislativo 334/99; • Le infrastrutture, ed in particolare: la rete acquedottistica, la rete fognaria, gli impianti di depurazione, gli impianti di trattamento/smaltimento rifiuti, la rete delle telecomu- nicazioni (antenne stazioni radio base per la telefonia mobile), la rete di distribuzione del gas e della pubblica di illuminazione; • I trasporti, ed in particolare: la rete stradale e ferroviaria, i flussi di traffico, il parco veicolare. Le VAS hanno affrontato i seguenti temi ambientali: i rifiuti, il suolo, l’aria, l’acqua, l’ambiente urbano, l’elettromagnetismo e i rischi naturali cercando di costruire un core set di indicatori e indici di pressione analitici capaci di esprimere in maniera ottimale le tematiche ambientali; di individuare, misurare e contribuire a valutare nelle successive fasi di verifica e programmazione l’impatto dell’azione strategica e favorire nel tempo una più facile azione di monitoraggio. Inoltre, sono stati scelti indicatori rappresentativi, scientificamente validi, semplici e di agevole interpretazione, capaci di indicare la ten- denza nel tempo e, ove possibile, capaci di fornire un’indicazione precoce sulle tendenze irreversibili, sensibili ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente o nell’economia che devono contribuire a indicare; basati su dati facilmente disponibili o disponibili a costi ragionevoli, basati su dati adeguatamente documentati e certi, aggiornabili periodica- mente. Sono stati utilizzati, seguendo le definizioni di Giovanni Campeol, indicatori: • quantitativi con standard di legge: fanno riferimento a dati quantitativi confrontabili con una soglia definita per legge; • quantitativi senza standard di legge: sono privi di standard legislativi di riferimento, e pur essendo misurabili anche attraverso trend storici, devono essere valutati sulla base di specifici criteri, riferiti ad una soglia fisica definita ad hoc; • qualitativi: non possono essere quantificati numericamente poiché si riferiscono ap- punto alle “qualità” del territorio. Il risultato della lettura dei temi ambientali ha evidenziato che: • il comune di Terzigno (Tabella 3) è interessato da un’inidonea strumentazione urba- nistica e da un conseguente scarso controllo delle trasformazioni in tutto il territorio (presenza di cave, siti contaminati e discariche; elevato livello di abusivismo edilizio); • il comune di San Marco Evangelista (Tabella 4) presenta un centro edificato degradato e privo di servizi a causa di una strumentazione urbanistica scarsamente applicabile e a causa degli effetti del grande intervento pianificato; • il comune di Castiglione del Genovesi (Tabella 5) mantiene un sostanziale rispetto dei valori ambientali. . Linee guida ANPA. Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 431

Condizione Andamento Temi Ambientali Indicatori di pressione attuale temporale Produzione totale e procapite di rifiuti indifferenziati ↑ Rifiuti Produzione totale e procapite di rifiuti differenziati ↓ Emissioni di CO2 ? ? Emissioni di gas a effetto serra ? ? Aria Produzione e consumo di CFC e di HCFC ? ? Emissione di SO2, NOX, NH3 ? ? Emissioni di NOX, CO, COV ? ? Uso del suolo per l’agricoltura intensiva ↑ Superficie boscata ↔ Vendita di concimi e fertilizanti ? Suolo Vendita di fitofarmaci ? Superficie occupata da discariche ↑ Presenza di cave e di attività estrattive ↔ Estrazione di acqua procapite, per area e per settore ? ? Consumo di acqua procapite Acqua ? ? Emissione di metalli pesanti nelle acque (Hg, Pb, Cd) ? ? Emissioni di nutrienti in acqua (azoto e fosforo) ? ? Rischi Naturali Presenza di eventi calamitosi (Eruzioni vulcaniche) ↔ Abusivismo edilizio ↑ Ambiente urbano Dotazione di servizi di standard ↔ Tabella 3 – Terzigno.

Condizione Andamento Temi Ambientali Indicatori di pressione attuale temporale Produzione totale e procapite di rifiuti indifferenziati ↑ Rifiuti Produzione totale e procapite di rifiuti differenziati ↑ Emissioni di CO2 ? ? Emissioni di gas a effetto serra ? ? Aria Produzione e consumo di CFC e di HCFC ? ? Emissione di SO2, NOX, NH3 ? ? Emissioni di NOX, CO, COV ? ? Uso del suolo per l’agricoltura intensiva ↑ Vendita di concimi e fertilizanti Suolo ? ? Vendita di fitofarmaci ? ? Presenza di cave e di attività estrattive ↔ Estrazione di acqua procapite, per area e per settore ? ? Consumo di acqua procapite Acqua ? ? Emissione di metalli pesanti nelle acque (Hg, Pb, Cd) ? ? Emissioni di nutrienti in acqua (azoto e fosforo) ? ? Elettromagnetismo Presenza di impianti radio base per telefonia mobile ↔ Abusivismo edilizio ↓ Dotazione di servizi di standard ↔ Ambiente urbano Qualità edilizia – rispondenza alle esigenze di carattere ecologico e di risparmio energetico ↑ Traffico e libertà di spostamento ↑ Tabella 4 – San Marco Evangelista. 432 Casi ed esperienze [Parte III]

Condizione Andamento Temi Ambientali Indicatori di pressione attuale temporale Produzione totale e procapite di rifiuti indifferenziati ↑ Rifiuti Produzione totale e procapite di rifiuti differenziati ↑ Emissioni di CO2 ? ? Emissioni di gas a effetto serra ? ? Aria Produzione e consumo di CFC e di HCFC ? ? Emissione di SO2, NOX, NH3 ? ? Emissioni di NOX, CO, COV ? ? Uso del suolo per l’agricoltura intensiva ↑ Suolo Presenza di cave e di attività estrattive ↔ Estrazione di acqua procapite, per area e per settore ↑ Consumo di acqua procapite ↑ Acqua Emissione di metalli pesanti nelle acque (Hg, Pb, Cd) ↑ Emissioni di nutrienti in acqua (azoto e fosforo) ↑ Elettromagnetismo Presenza di impianti radio base per telefonia mobile ↔ Abusivismo edilizio ↓ Dotazione di servizi di standard ↑ Ambiente urbano Qualità edilizia – rispondenza alle esigenze di carattere ecologico e di risparmio energetico ↑ Traffico e libertà di spostamento ↔ Tabella 5 – Castiglione del Genovesi.

3.5 La fase della scelta delle azioni di risposta del piano Le tre esperienze hanno evidenziato la forte sinergia tra la VAS e i piani comunali con la quale è possibile affrontare con maggiore consapevolezza e determinazione alcuni problemi di governo di territori complessi dal punto di vista ambientale. Di seguito sono elencate le macroazioni di piano che, stante le analisi fatte per ogni singolo tema trattato e in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, si è ritenuto necessario attuare per rispondere alle pressioni in atto, completando in tal modo lo schema DPSIR. Per il comune di Terzigno: 1. Inserimento nel tessuto urbano di una stazione ecologica; 2. Potenziamento del sistema della mobilità per consentire la fluidità del traffico ed evitare congestionamenti; 3. Rigorosa tutela dei terreni coltivati e dei giardini; tutela delle aree agricole urbane e periurbane costituite da orti e da aree verdi allo scopo di garantire la conservazione di fasce e di corridoi di protezione a garanzia degli equilibri ecosistemici; per le aree agricole ordinarie non interessate da specifici piani di tutela si è prevista la tutela e la riqualificazione dell’attività colturale mediante i mezzi e gli incentivi in vigore; 4. Tutela delle aree boscate in conformità all’adottato progetto di Piano di Parco del Vesuvio e al PTP dei comuni vesuviani; Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 433

5. Interventi di bonifica e di ripristino ambientale dei siti contaminati al fine di consenti- re la fruibilità per le destinazione d’uso previste dal piano, assicurando la salvaguardia della qualità delle matrici ambientali; 6. In accordo con la normativa del piano di parco e con quella del piano paesistico, è stata prevista la rigorosa conservazione dello stato dei luoghi; sono stati vietati la prosecuzione dell’attività estrattiva e l’incremento dei volumi esistenti; sono stati ammessi il risanamento paesistico-ambientale e le attività compatibili con le caratte- ristiche ambientali dell’area. Si prevedono attrezzature sportive e per il tempo libero all’aperto nonché le attività turistiche a basso impatto (campeggi). È stata prevista la visibilità stratigrafica delle pareti verso il Vesuvio da raccordare morfologicamente ai fronti dei margini esauriti delle colate laviche; 7. Potenziamento (ove possibile) del sistema di infrastrutture viarie per favorire l’orga- nizzazione di un efficace sistema di vie di fuga; 8. Contenimento della diffusione edilizia e possibilità di utilizzo di tetti a falda ai fini della sicurezza e del deflusso dei materiali eruttivi; 9. Per le ville e gli edifici con annesse aree agricole e/o giardini storici il rispetto della complementarietà tra edificio e aree circostanti mediante la tutela rigorosa dei terreni coltivati e dei giardini; 10. Riqualificazione delle aree edificate recenti conseguendo il rispetto delle altezze, degli allineamenti e del disegno di insieme mediante l’utilizzo dei comparti edilizi con meccanismi perequativi; 11. Riqualificazione generalizzata degli agglomerati edilizi spontanei inserendo la dota- zione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, mediante Piani Urbanistici Attuativi con il ricorso ai comparti edilizi; 12. Incremento della dotazione di standard. Per il comune di San Marco Evangelista: 1. Tutela degli equilibri ambientali; riqualificazione generalizzata del sistema insediativo, del sistema relazionale e del sistema produttivo; attenzione alla fascia periurbana di transizione dall’edificato al territorio aperto; tutela delle permanenze storiche residue (edilizia tradizionale, area archeologica di Calatia, tracciati della centuriazione romana); 2. Riqualificazione del sistema insediativo: adeguamento tecnologico e funzionale del patrimonio edilizio abitativo; riequilibrio del rapporto popolazione insediata/residen- ze in ragione degli indici di affollamento attuali e della possibile domanda abitativa; 3. Polifunzionalità del centro edificato mediante l’integrazione delle residenze con attivi- tà commerciali e di servizio; dotazione dei servizi di standard nel rispetto dei minimi obbligatori di legge; 4. Tutela e sviluppo delle attività produttive e di servizio: - in relazione all’agricoltura, mediante programmi di potenziamento produttivo compa- tibili con le vocazioni dei terreni e azioni di tutela e valorizzazione del paesaggio agrario tipico; - in relazione all’industria, artigianato e commercio all’ingrosso, mediante la razionaliz- zazione dei distretti produttivi esistenti e la loro integrazione con attività avanzate e compatibili in sostituzione di quelle dismesse e mediante l’occupazione delle even- 434 Casi ed esperienze [Parte III]

tuali aree libere intercluse e marginali; dotazione dei servizi sociali e per l’emergen- za, di aree di parcheggio e di verde; eventuale previsione di servizi ricettivi connessi alle attività attrattive del capoluogo (beni culturali, policlinico della Seconda Univer- sità di Napoli, Centro direzionale, ecc.); 5. Razionalizzazione e potenziamento del sistema della mobilità pubblico e privato con l’inserimento organico di San Marco Evangelista nel contesto insediativo della conur- bazione casertana e il superamento della delimitazione amministrativa comunale; 6. Coerenza e integrazione tra il PUC e i piani di settore sia sovraordinati che comunali; 7. Per quel che riguarda le aree di cava sono state seguite le indicazioni fornite dalle linee guida del PRAE in merito alle modalità di recupero e riuso ed in particolar modo quelle: a) Compatibili con il riuso naturalistico e/o paesaggistico; b) Riuso agroforestale (colture e annessi); c) Riuso per il tempo libero (parchi attrezzati, attività sportive, ricreative e culturali in genere); Per il comune di Castiglione del Genovesi (Tabella 6): 1. Coerenza e integrazione tra il Piano Urbanistico Comunale e i piani sovraordinati sia generali che di settore (per questi ultimi ci si riferisce anche a quelli comunali); 2. Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale con idonei metodi di gestio- ne o restauro ambientale; 3. Conservazione e mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici dei paesaggi; 4. Tutela e sviluppo delle attività produttive e di servizio: a) in relazione all’agricoltura, mediante programmi di potenziamento produttivo com- patibili con le vocazioni dei terreni e azioni di tutela e valorizzazione del paesaggio agrario tipico; b) in relazione all’industria e al commercio (con particolare riferimento al settore agro-alimentare e dell’artigianato), mediante la razionalizzazione dell’apparato produttivo con l’incenti- vazione del trasferimento delle attività isolate o interne al centro edificato e indivi- duazione di un’area attrezzata per le lavorazioni compatibili dei prodotti; 5. Rispetto della sensibilità del territorio urbanizzato secondo azioni di: a) riqualificazione generale del centro edificato con interventi di riabilitazione edilizia: interventi conservativi nel centro storico e di manutenzione-trasformazione negli ampliamenti successivi; b) riqualificazione mediante l’adeguamento tecnologico e funzionale del patrimonio edilizio abitativo; c) riequilibrio del rapporto popolazione insediata/residenze in ragione degli indici di affollamento attuali e della possibile domanda abitativa; d) integrazione del centro edificato con interventi destinati agli alloggi per le giovani coppie e i ceti deboli e alla ricettività turistica fissa e a rotazione d’uso; e) dotazione di servizi pubblici di standard nelle aree residenziali; potenziamento del settore terziario e commerciale e dei servizi alle famiglie; f) attenzione alla fascia periurbana mediante la tutela degli spazi verdi interclusi come aree di transizione dagli agglomerati edilizi agli spazi da tutelare; g) riorganizzazione del sistema della mobilità con ristrutturazione/potenziamento di Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 435

connessioni esistenti ed eventuali integrazioni della rete viaria; h) incentivazione dell’approvvigionamento energetico autonomo mediante l’uso di fonti alternative per i singoli manufatti edilizi; 6. Per quel che riguarda le aree di cava sono state seguite le indicazioni fornite dalle linee guida del PRAE in merito alle modalità di recupero e riuso ed in particolar modo quelle: a) compatibili con i caratteri del sistema naturale e del paesaggio caratterizzate dal risanamento paesaggistico e dall’integrazione nell’ecosistema; b) compatibili con il riuso agroforestale.

SCHEMA DPSIR (Driving forces, Pressures, Impacts, States, Responses) Temi Indicatori di Risposte Indici di Pressione Indicatori di stato Ambientali pressione (Macroazioni di piano). Produzione totale Kg giornalieri/ab Quantità di RSU indiffe- e procapite di di RSU renziati trattati/smaltiti Localizzazione in area di facile rifiuti indifferen- 0,90 Kg/ab 419.500 kg (anno 2006) accesso di una stazione ecologica. ziati (anno 2006) Incentivazione e regolamentazione Rifiuti % raggiunta rispetto a della raccolta differenziata. Mappa Produzione totale RD/RSU quella minima per legge della localizzazione dei punti di e procapite di 7,79% (anno 7,79% su 35% entro il raccolta dei rifiuti in funzione della rifiuti differenziati 2006) 31.12.2006 differenziazione. (D.lgs. 152/2006) Aumento della Emissioni di CO2 temperatura Emissioni di gas Aumento dei gas a effetto a effetto serra serra Produzione e Diminuzione dello strato di Valori limite e Adeguamento alla normativa delle consumo di CFC ozono stratosferico e aumen- Aria soglia di allarme emissioni in atmosfera dagli impian- e di HCFC to delle radiazioni ti produttivi esistenti. Emissioni di SO2, Diminuzione del pH di NOX, NH3 acque superficiali e suoli Emissioni di Aumento dell’ozono tro- NOX, CO, COV posferico e degli ossidanti fotochimici Conservazione e valorizzazione Superficie bosca- del patrimonio naturale attraverso Superficie ta/ST (Comunale) Alto idonei metodi di gestione o restauro boscata in % ambientale. Conservazione e mante- nimento del paesaggio. SAU/ST Salvaguardia e promozione delle Uso del suolo per (Comunale) in % Basso colture di pregio, anche attraverso Suolo l’agricoltura attività di turismo rurale. Presenza di 3 cave abban- donate. Interruzione della Recupero e riuso delle cave in con- Presenza di continuità del paesaggio formità al PRAE (Riuso naturalistico/ cave e di attività n.d. naturale e la privazione paesaggistico e agroforestale). estrattive dell’identità di parti del territorio comunale Limiti di esposi- Presenza sul territorio di Presenza sul terri- zione ai campi Impianti SRB Tim e Wind Interventi cautelativi rispetto all’espo- torio comunale di elettromagnetici sottoposti a studio di impat- sizione ad induzione magnetica: Elettroma- impianti di 6V/m per il to elettromagnetico. Tutte le definizione delle fasce di rispetto gnetismo Stazioni Radio campo elettrico compagnie hanno acquisito degli impianti SRB della telefonia Base per la 0,016 A/m il parere favorevole dell’AR- mobile. telefonia mobile per il campo PAC e dell’ASL SA 2. magnetico 436 Casi ed esperienze [Parte III]

Disponibilità complessiva Rideterminare l’entità delle portate di 7,28 l/s di portata. idriche in surplus nei vari serbatoi Dotazione proca- Dotazione idrica Anche se la portata supera per la razionale organizzazione pite di acqua per (l/ab giorno) il valore medio attualmente delle portate. uso domestico e 300 l/ab giorno sono presenti disfunzioni in Rimodulare in misura efficiente l’uti- valore della por- Valore portata quanto l’approvvigionamen- lizzo delle risorse idriche in surplus tata media della media (l/s) to non è uniforme su tutto nei vari serbatoi anche in rapporto rete acquedottisti- 5,01 l/s il territorio comunale con alle zone servite. ca locale conseguenti sprechi e non Individuare le aree e le quote ido- soddisfazione della richiesta nee per l’allocazione dei serbatoi con funzioni di carico, di compen- Valori limite dei I risultati di verifica e di sa, di riserva che meglio possano parametri micro- routine delle acque delle rispondere ai congiunti requisiti Qualità delle ac- biologici, chimici sorgenti presenti sul terri- geologici, idraulici, topografici e di que destinate al e dei parametri torio destinate a consumo impatto ambientale. consumo umano Acqua indicatori umano hanno confermato Analizzare l’intero schema proget- (D.lgs. 31/2002) il rispetto dei valori limite tuale di adduzione e di distribuzio- imposti dalla normativa ne compatibile con i vincoli territo- riali e quelli di natura idraulica. Razionalizzare l’attuale sistema di distribuzione a mezzo di opportuni interventi. Individuazione Scala di valore Procedere alla costruzione di un e caratterizza- ambientale quali- Lo stato qualitativo dei corpi impianto di telecontrollo, attraverso zione dei corpi tativo per i corpi idrici superficiali e sotterra- il quale acquisire i dati sul funzio- idrici superficiali idrici superficiali nei risulta essere BUONO namento della rete e consentire il e sotterranei e sotterranei (Sca- controllo delle perdite. dente – Elevato) Riverificare la qualità delle acque in relazione alla utilizzazione ed alle eventuali opportune miscelazioni e interventi di disinfezione. Alterazione dei caratteri originari Riqualificazione incentivata Dalle analisi fatte non risulta del centro urbano delle aree edificate recenti con essere presente sul territorio e dei singoli edifi- l’elevamento degli standard di Abusivismo di Castiglione del Genovesi ci. Sovraccarico qualità edilizia e la dotazione delle edilizio un fenomeno di abusivismo puntuale delle opere di urbanizzazione primarie e edilizio rilevante opere di urbaniz- secondarie. zazione primaria e secondaria Rispetto delle dotazioni minime Dotazioni di servi- Carenza e inadeguatezza 18 mq/ab di legge e di criteri localizzativi zi di standard di servizi di standard opportuni. Riqualificazione generale del centro edificato con interventi di riabilita- zione edilizia. Ambiente Riqualificazione mediante l’adegua- urbano Qualità edilizia- mento tecnologico e funzionale del rispondenza patrimonio edilizio-abitativo. alle esigenze di Riequilibrio del rapporto popolazio- Bassa qualità edilizia carattere ecologi- n.d. ne insediata/residenze in ragione co e di risparmio degli indici di affollamento attuali e energetico della possibile domanda abitativa. Attenzione alla fascia periurbana mediante la tutela degli spazi verdi interclusi come aree di transizione dagli agglomerati edilizi agli spazi da tutelare. Riorganizzazione del sistema della Viabilità inadeguata e ca- mobilità con ristrutturazione/poten- Mobilità n.d. renza di percorsi pedonali e ziamento di connessioni esistenti piste ciclabili ed eventuali integrazioni della rete viaria. Tabella 6 – Schema DPSIR comune di Castiglione del Genovesi. Le esperienze nei piani provinciali e comunali [III,7] 437

5. Il monitoraggio ambientale

Il monitoraggio ambientale assume un ruolo importante nella gestione del piano in quanto da esso dipende il controllo degli effetti ambientali determinati dalle azioni. Nello specifico, il monitoraggio ambientale deve raggiungere due obiettivi principali: • valutare l’efficacia delle azioni programmate in relazione agli obiettivi ambientali stabiliti; • individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti al fine di adottare le even- tuali misure correttive ritenute opportune; ed è stato strutturato per tutti e tre i casi in tre fasi: • rilevamento dei dati ambientali; • acquisizione dei dati ambientali e creazione di database ambientali; • pubblicizzazione dei dati. I Fase – Il rilevamento dei dati deve essere eseguito con l’ausilio di sensori quali cen- traline fisse o mobili (controllo della qualità dell’aria, controllo della qualità dell’acqua, controllo delle emissioni acustiche) o anche indagini sul campo quali ad esempio ispe- zioni sul territorio comunale per verificare la presenza di nuovi siti contaminati; la fase di rilevamento dei dati deve avvenire partendo dal set di indicatori di pressione (e so- prattutto dal set indici di pressione) forniti dalla valutazione ambientale nella fase ex ante per ogni tematica ambientale affrontata. Come detto, la valutazione ex ante non esclude, in fase di monitoraggio, l’ampliamento delle indagini su nuovi temi ambientali o mirate all’approfondimento di temi insufficien- temente indagati. Il sistema di monitoraggio e la valutazione in itinere si configurano in tal modo come attività destinate ad incrementare ed innovare la conoscenza. Il rilevamento dei dati ambientali deve costituire il punto di partenza per l’elaborazione di un sistema di database, organizzati in un centro raccolta ed elaborazione dati con sede negli uffici comunali preposti alla gestione del PUC. II Fase – Il sistema formato tra i sensori ambientali ed il centro di raccolta ed elabora- zione dei dati ambientali deve fare in modo che le informazioni sullo stato dell’ambiente aggiornabili in tempo reale e possano così verificare in ogni momento l’efficacia delle azioni proposte dal PUC. Inoltre, il sistema di elaborazione comunale dei dati non deve costituire un sistema chiuso, ma deve essere in costante dialogo con quello delle strutture che operano a diversa scala in campo ambientale, dando inizio così a forme di collaborazione per la migliore gestione e diffusione dei dati e creando una vera e propria “rete ambientale territoriale”. III Fase – La terza fase prevista per il monitoraggio riguarda la pubblicizzazione dei dati; questo è un aspetto fondamentale di cui l’amministrazione comunale deve tenere conto per mantenere viva l’attenzione sul tema del miglioramento della città da parte dei cittadini. Deve essere prevista, a tal proposito, la pubblicazione periodica dei risultati di monito- raggio ambientale sul sito web del Comune e per mezzo di opuscoli o newsletter. Da ciò emerge che le operazioni di monitoraggio ambientale hanno carattere tecnico e 438 Casi ed esperienze [Parte III] devono essere eseguite periodicamente dal personale dell’ufficio comunale responsabile della gestione del PUC utilizzando come strumento operativo il Sistema Informativo Territoriale. È necessario, ai fini della gestione dei dati di monitoraggio ambientale, che la struttura comunale promuova lo sviluppo di nuove professionalità, nuovi metodi e nuovi stru- menti il più possibile automatizzati e di uso relativamente semplice. A tal proposito si ritiene che, come supporto alla formazione del Sistema Informativo Territoriale Comunale, sia necessario il ricorso alle tecnologie GIS (Sistemi Informativi Geografici) le quali utilizzano dati georeferenziati insieme a dati di tipo non spaziale per la produzione di informazioni attraverso cui sostenere processi decisionali. La fase essenziale di monitoraggio permette quindi di calcolare le variazioni degli in- dicatori ambientali e, soprattutto, di valutarne l’andamento, aggiornando il rapporto ambientale proponendo eventuali revisioni del piano.

Riferimenti bibliografici

Libri • C. Socco, Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica dei PRGC, Milano, Franco Angeli, 2005. • L. Fusco Girard e P. Nijkamp, Energia, bellezza, partecipazione: la sfida della sostenibilità, Milano, Franco Angeli, 2004. • L. Lilier, M.C. Chirosca, R. Munno, P. Petrosino e M. Grimaldi, Il Vesuvio, ieri, oggi, domani, Napoli. • P. Pileri, Interpretare l’ambiente, Firenze, Alinea, 2002.

Altre Fonti • APAT, Analisi comparata delle disposizioni normative regionali concernenti la VAS ai sensi della Direttiva 2001/42/CE, Servizio Analisi e Valutazioni Ambientali, Settembre 2005. • APAT, Quadro di riferimento legislativo a livello comunitario e regionale, Servizio Analisi e Valutazioni Ambientali, Settembre 2005. • ARPA Campania, Secondo rapporto sullo stato dell’ambiente, 2003 Napoli. • G. Baldizzone, La VAS del P.R.G. di Cuneo, Corso di formazione per funzionari dei Comuni della Provincia di Venezia, 21- 24 Settembre 2004. –, La VAS del P.R.G. di Mornago, Corso di formazione per funzionari dei Comuni della Provin- cia di Venezia, 21-24 Settembre 2004. • Comune di Reggio Emilia, Progetto S.I.S.Te.R. Sistema di Indicatori per la Sostenibilità del Territorio Reggiano, Reggio Emilia, 2000. • Ministero dell’Ambiente, Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica, L’ambiente informa, 1999, n. 9. • Provincia di Viterbo, Assessorato all’Ambiente, Relazione sullo stato dell’Ambiente, 2003. • Regione Piemonte, Valutazione ambientale ex ante, Torino, 2003.