MARTINA STELLA RICCARDO SCAMARCIO ENNIO FANTASTICHINI In
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
PRESENTA una co-produzione RTI – RIZZOLI AUDIOVISIVI MARTINA STELLA RICCARDO SCAMARCIO ENNIO FANTASTICHINI in Soggetti di serie e sceneggiatura Maria Carmela Cicinnati, Peter Exacoustos, Nicola Lusuardi, Giuseppe Zironi prodotto da ANGELO RIZZOLI per RIZZOLI AUDIOVISIVI S.p.A. regia di FABRIZIO COSTA SERIE TV IN 6 PUNTATE IN ONDA SU CANALE 5 IN PRIMA SERATA DA GIOVEDI’ 12 OTTOBRE 2006 CREDITI NON CONTRATTUALI LA STORIA La freccia nera, liberamente tratta dal romanzo omonimo di Robert Louis Stevenson, è un’avventurosa storia d’amore e di avventura ambientata nell’Italia del XV secolo. Protagonisti sono il giovane Marco (Riccardo Scamarcio), figlio del nobile e defunto Riccardo, e la bella e coraggiosa Giovanna (Martina Stella), i cui genitori sono misteriosamente scomparsi quando lei era ancora piccola. Marco è stato adottato da Raniero di Rottenburg (Ennio Fantastichini) che guida lo schieramento dei principi fedeli all’Impero, in lotta contro la fazione dei vescovi legati al Papato, capeggiati dall’illuminato Cusano (Miquel Herz-Kestranek), il principe- vescovo di Bressanone. Marco s’imbatte per la prima volta in Giovanna durante una battaglia. Non accorgendosi che il soldato che ha di fronte è in realtà una ragazza, la fa prigioniera: Giovanna, infatti, pur di partecipare alla battaglia per difendere Cusano, si era travestita da uomo. L’avventura che li porterà a scontrarsi e poi ad unirsi è una meravigliosa storia di crescita e di formazione: Marco e Giovanna impareranno a conoscersi e a iniziare un percorso che li porterà alla ricerca della verità nei confronti di un passato carico di menzogne. Sullo sfondo del periodo storico che vede opposti Impero e Papato, simboli di una mentalità ancora medievale il primo, e di uno spirito innovatore e umanista il secondo, Marco comincerà a crescere, scegliendo per sé un destino nuovo, che gli farà comprendere la differenza tra le scelte giuste e quelle sbagliate. Per Giovanna, invece, la lotta per difendere Cusano e il suo amore per Marco saranno l’occasione per diventare adulta, in una maturazione che la porterà ad accettare la sua femminilità, la sua completa identità di donna. crediti non contrattuali 2 NOTE DI REGIA È difficile pensare che un romanzo come La Freccia Nera possa essere di qualche interesse per un pubblico abituato, da un po’ di tempo, a seguire storie, in televisione, che sanno di realismo, tratto dalle cronache dei quotidiani o che illustrano, in maniera più o meno veritiera, biografie “eccellenti” e “santificanti”. Questo pensavo, tra me e me, il giorno in cui mi fu proposto di raccontare, in ben sei parti, il popolare romanzo dello scrittore scozzese Robert L. Stevenson. Inoltre mi aveva già preceduto, quasi quarant’anni fa, il solito Majano, che di storie con intreccio popolare non se ne perdeva una. Confesso che non avevo letto il libro (dello stesso autore ricordavo bene Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde e il romanzo più letto, L’isola del tesoro) e confesso anche che da ragazzo non avevo particolarmente amato la versione con Reggiani e la Goggi. Insomma l’unico interesse che nutrivo per questo progetto era di cimentarmi in un film avventuroso di “cappa e spada” che per uno che fa il mio mestiere è sempre un bel “gioco”. Partii dal copione, dopo aver letto qualche nota descrittiva del romanzo. Notai che il testo si era preso molte libertà nei confronti del romanzo originale, però mi sembrava che avesse risolto molti problemi di narrazione, evidenziando nella vicenda spunti di modernità tematica, sui quali si poteva lavorare. Innanzi tutto, la figura femminile della protagonista era molto più sviluppata, diventando così, importantissima per la crescita e formazione della coscienza del giovane Marco di cui Giovanna è innamorata. Inoltre anche Giovanna aveva un percorso psicologico complesso e per nulla banale. Poi, tema a noi vicinissimo, il punto di vista dei giovani protagonisti verso il mondo, era tutto teso alla soluzione della guerra tramite la conciliazione delle parti. Insomma, in una parola la PACE. Pace, come unica condizione per un mondo più giusto e più umano. Tutto questo mi sembrava sufficiente per gettarmi, con entusiasmo, nella riproposta televisiva de LA FRECCIA NERA. Non credo che l’enorme successo popolare dello sceneggiato precedente fosse slegato dal periodo in cui andò in onda: erano gli anni tra il ‘68 e il ‘69, quelli, per intenderci, della contestazione giovanile dove gli ideali di amore e pace avrebbero di molto cambiato la coscienza delle masse “piccolo‐borghesi” di allora. Evidentemente i temi focalizzati dagli sceneggiatori di oggi erano contenuti già nel racconto scritto da Stevenson nel 1889. Insomma abbiamo lavorato duramente, ma credo, alla fine, siamo riusciti a raccontare una storia piena di avventura, amore, ma anche saggezza, che può diventare spunto di riflessione per i giovani e per qualcuno dei loro genitori. La ricerca dell’identità famigliare è al centro dell’azione dei due ragazzi, ed è solo grazie alla scoperta delle loro differenze dai genitori che Marco e Giovanna diventano finalmente adulti e riescono a realizzare i loro desideri. Sembra poco, ma in questo Stevenson è molto esemplificativo, influenzato come era dalla recente, per allora, scoperta e successo della psicoanalisi. E riproporlo oggi, come spunto di riflessione in uno spettacolo a carattere fortemente popolare, mi è sembrato giusto. I protagonisti e gli attori tutti hanno dato un contributo fondamentale alla credibilità e “freschezza” dello spettacolo, impegnandosi artisticamente, ma anche fisicamente, fino allo stremo delle forze. Per questo devo ringraziarli, e augurare anche a loro il successo che si meritano. (Fabrizio Costa) crediti non contrattuali 3 PRIMA PUNTATA Tirolo, 1450. La vicenda inizia alla vigilia di una grande battaglia che vedrà opposti i principi fedeli al Papa, guidati dal vescovo di Bressanone Nicolaus Krebs, detto Cusano, e i principi fedeli agli Asburgo, comandati dal Barone di Castelrovo e dal suo più influente sottoposto, Raniero di Rottemburg. La battaglia imminente rappresenta anche il “battesimo del fuoco” per il giovane Marco di Monforte, figlio adottivo di Raniero e della moglie Isabella. Marco, figlio naturale di Riccardo, è il legittimo erede del feudo di Monforte. Alla morte del padre, che Marco crede ucciso dai pericolosi ribelli della Freccia Nera, il ragazzo è stato cresciuto da Raniero che come suo tutore guadagnò il titolo di signore di Monforte. La battaglia rappresenta un’occasione anche per Raniero: se riuscirà a rapire la giovane Giovanna Bentivoglio, per darla poi in sposa a Marco, potrà così ottenere il controllo del feudo di Fanes, un territorio strategico nella scacchiera del conflitto fra i due schieramenti. Giovanna, i cui genitori Ludovico e Matilde sono morti in circostanze misteriose quando lei era ancora bambina, è cresciuta nel convento di Torrealta, sotto la protezione a distanza di Cusano, che la considera come una figlia. Avvertita del proposito di Raniero, invece di riparare a Bressanone, decide di tagliarsi i capelli e fingersi un ragazzo per poter scendere in battaglia e dare il suo contributo. Con il nome di Luca di Torrealta, grazie alle sue straordinarie doti di arciere, apprese grazie ad un trattato lasciatole dal padre, riesce a farsi arruolare fra le truppe di Cusano. La battaglia infuria, Marco combatte valorosamente, ma viene atterrato da Georg Von Altenkirchen, il possente condottiero dell’esercito nemico, che potrebbe ucciderlo, ma, riconosciuto il ragazzo, lo risparmia proferendo una frase terribile: “Come puoi tu combattere per Raniero, l’uomo che ha ucciso tuo padre?”. Pur scosso dalle parole di Georg, Marco conclude la battaglia riuscendo a catturare Luca/Giovanna. La notizia della cattura di Giovanna preoccupa Cusano. La duchessa Magdalia di Toblach, fida consigliera del vescovo, si offre per condurre una missione diplomatica presso Raniero. A Monforte, intanto, Marco, decisamente turbato, con l’aiuto dell’amico Cristiano libera Luca/Giovanna, per farsi condurre al castello di Altenkirchen e chiedere spiegazione delle sue parole. I due ragazzi intraprendono il pericoloso viaggio, durante il quale diventano amici e Marco inizia a sospettare che Luca/Giovanna sia in realtà una ragazza. Marco, inoltre, lungo il cammino si rende conto delle condizioni pietose in cui vivono i contadini vessati da Raniero. Alle rovine di un castello, dove si sono riparati, crediti non contrattuali 4 Giovanna è colta da strani ricordi che la terrorizzano: immagini oscure che si riferiscono alla morte dei genitori. Il Popolo delle Rovine, capeggiato da Lucia, nota la straordinaria somiglianza fra Giovanna e la signora ritratta in un dipinto, che considerano la loro protettrice: è Matilde, la mamma di Giovanna. Marco capisce quindi la vera identità dell’arciere: Giovanna Bentivoglio di Fanes, la ragazza che avrebbe dovuto sposare. Marco prova a baciare Giovanna, ma lei, pur attratta, lo respinge: nel suo passato è sepolto qualcosa di terribile che la trattiene dall’abbandonarsi al sentimento. Marco convince Giovanna ad accompagnarlo a Bressanone, da Cusano, l’unico che forse può liberarlo dai dubbi nei confronti di Raniero. Nel frattempo, Magdalia si rivela una traditrice propone un patto scellerato a Raniero: lei cercherà di convincere alla resa i principi fedeli a Cusano, in cambio però Raniero deve liberare Giovanna e consegnarla nelle sue mani. Arrivati a Bressanone, città evoluta e moderna, molto diversa dall’oscura Monforte, Marco subisce l’ennesima delusione: Cusano afferma di non sapere