019 viveredivino ostale – 70% d C b Grosseto – 70% P ostale .a. – sP ed I z one n abbonamento I ane s . P Ital Poste oinos • viveredivino 019

ISBN 978-88-6433-200-0 € 10.00 9 788864 332000

L’antica civiltà della castagna A Monticiano, nella valle della Merse, da sempre il bosco è fonte di sostenta- mento. In particolare le castagne, che nelle zone montuose, opportunamente conservate, sostituivano quasi comple- tamente i cereali. Il metodo tradizionale per la conservazione è l’essiccamento, che viene effettuato nel “seccatoio”, un piccolo edificio realizzato in pietra, com- posto di un solo vano diviso in due livelli da un solaio di assi di legno. Da una piccola finestra posta sul retro s’accede al piano superiore, dove ven- gono distese le castagne fresche. Nel- la camera inferiore viene poi acceso un fuoco di legna secca di castagno, soffo- cato con la “pula”, ossia la buccia delle castagne trebbiate l’anno prima. Questo perché il calore deve essere debole, altri- menti le castagne rischiano d’abbrustolir- si e dare una farina amara. Il fuoco viene sorvegliato e ravvivato a intervalli regolari per circa 40 giorni, durante i quali, ovvia- mente, s’alternano più persone in turni di lavoro. Così, alla funzione puramente rievocativa e tradizionale, s’associa la funzione sociale, il coinvolgimento della piccola comunità, che sfocia poi nella fe- sta collettiva della battitura. Oggi la battitura avviene a macchina, ma, come curiosità, sappiate che anticamen- te lo strumento col quale si battevano le castagne si chiamava mànfano, un ba- stone dalla testa ferrata che serviva a se- parare la buccia dalla polpa. Da qui tutte le varie declinazioni toscane sull’essere o non essere un “manfano”...

Bruno Bruchi Saper vedere l’arte e la natura editoriale • oinos

La gente non solo non te naturale, nel paesaggio, che è limite e fondamento della ‘vede’ l’arte ma neppure la vita, che ne detta le regole. natura, altro che dal lato utilitario (ho sempre notato Un dipinto che ritrae un paesaggio ci insegna a meglio viaggiando, quanti pochi si osservare e apprezzare la natura. interessino al paesaggio) e (Michel De Montaigne, 1533-1592) non sospetta nemmeno della bellezza che ci può essere, per esempio, in un albero o in una Se i pittori della rinascenza indagano con stupore le misure foglia… La gente è cieca alla bellezza di un albero, d’una armoniche dell’antichità, altri dei secoli successivi insiste- quercia, d’un pino, d’un cipresso; alla meraviglia della loro ranno sul fascino delle rovine, come segnali diacronici di un corteccia, più viva e sana di qualunque epidermide. Non la tempo che si rincorre e non può arrestarsi nell’illusione di vede perché non la guarda nemmeno. La gente non guarda un ambiente che crea e avvolge, distrugge e fa rinascere. le cose come sono, ma come le pensa la loro coscienza prati- Il paesaggio, come genere, fluttua da sempre nella pittura ca; non sa quindi guardare, non sa ‘vedere’. per esplodere dal tardo Seicento e divenire documento fol- (Matteo Marangoni, Saper vedere, 1933) clorico e sociologico, oltre che ornamentale e memorabile, con le esperienze da Salvator Rosa a Magnasco e infine le Bruno Bruchi è un fotografo oggettivo. Riporta la realtà se- straordinarie ‘cartoline’ del Settecento veneto, il recupero condo il proprio filtro personale con la capacità di catturare documentale neoclassico, il conflitto tra l’Impressionismo un unico imprescindibile attimo. Un po’ come il centravan- e la fotografia: nuova vita-morte dell’arte e del paesaggio. ti, che resta sospeso in aria una frazione di secondo più di La pittura poi diviene anche narrazione introspettiva, inter- tutti gli altri, prima d’impattare il pallone che gonfierà la rete pretazione individuale del vedere interiore, che si fa opera avversaria. Bruno coglie frammenti di vita riconsegnandoli e i normali rapporti visuali s’incrociano con la psicoanalisi, a chi sa vedere, quando l’oggetto della fotografia è la vita fino a diventare strumenti d’indagine patologica. che scorre. Al contrario, se l’oggetto del suo curiosare è un paesaggio, sa allora inseguire la luce attraverso strade La pittura è capace di creare con i quadri un mondo visibi- secondarie fino a intercettare, ancora una volta, la giusta le assai più compiuto di quanto possa essere quello reale. condizione. Se nella ‘foto viva’ occorre arrestare il respi- (Johann Wolfgang von Goethe, 1749-1832, Farbenlehre) ro fino all’apertura del diaframma, dinanzi a un paesaggio monumentale vince la capacità di meditazione profonda E mentre la pittura s’attorciglia intorno a se stessa nel vor- che l’azione del fotografare comporta. tice delle avanguardie, la fotografia corre verso la purezza Fermare immagini dell’ambiente arricchisce la storia dell’ar- del proprio linguaggio e la ricerca tecnologica, l’applica- te e s’innesta sulla tradizione più schietta dell’iconografia zione all’industria e alla documentazione storico-sociale; occidentale che, dal Quattrocento in poi, scopre l’inciden- diventa dunque idioma autonomo, antropologico, estetico, za del clima sulla percezione visiva, quando la pittura si arte dunque... comunque. libera dall’accezione didascalica di superficie per indagare Con l’avvento della stampa a colori, la fotografia di pae- la profondità in luogo della prospettiva. saggio può avvicinarsi all’esperienza visiva fisiologica e scegliere la propria modalità, il linguaggio adeguato... Tutto il visibile è espressione, tutta la natura è immagine, Sviluppare in uno scatto meccanico poesia in purezza, fat- è linguaggio, è scrittura, con un suo colore. Oggi, pur di- ta di campi, colli, essenze, coltivi e viti, tutto avvolto nella sponendo di una scienza della natura assai sviluppata, non magica bruma che sa produrre, in certe giornate partico- siamo veramente preparati né educati all’autentico vedere. lari, la nostra terra generosa e splendente. Come sa pro- (Herman Hesse, La natura ci parla) durre il vino, che accompagna con calore la nostra vita, migliorandola. A margine della stagione grande dell’Umanesimo, l’arte accoglie la tecnica fiamminga di mescolare le terre co- (Gli incisi sono tratti da: Italo Insolera, Saper vedere l’am- lorate con olii, rivoluzionando il chiaroscuro che Botticelli biente, De Luca, Roma 2008). spinge al massimo del virtuosismo. Leonardo sceglierà i nuovi medium che meglio s’adattano all’intensità della sua geniale ricerca visiva ed ecco comparire nelle sue opere L’editore interpretazioni atmosferiche inusitate, che apriranno a una nuova poetica del paesaggio, che supera la centralità for- zata dell’uomo, ricollocandolo filosoficamente nell’ambien-

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Merano Le anteprime toscane Wine Festival in viaggio tra 2016 Chianti Classico San Gimignano Montepulciano 10 e Montalcino Partnership 24 tra Epi e la Tenuta 32 JacopoGreppo Biondi Santi confermato presidente ed enologo 42 Piandaccoli i vini del Rinascimento in verticale

Passaggio generazionale per 54 58 Famiglia Mazzarrini Barsaglina, Foglia Tonda e Lacrima del Valdarno Una “nuova agricoltura” nel segno dei vitigni autoctoni Il salotto 66 toscani del Poliziano la monumentale 68cattedrale del vino di Montepulciano presenta Cantina De’ Ricci sommario • oinos i vini di Metinella tra tradizione, tipicità e terroir Monteverro, azienda gioiello a metà strada 72 tra Capalbio e il mare 82 76 i vini dei Conti 86 di San Bonifacio L’evoluzione Due straordinari90 delle bollicine Antinorisecondo l’Amaronecinquantenari per BertaniClassico SalvatoreSan 106 Tutta la magia 1988 di Castel del Monte 100 di Torreventonei vitigni autoctoni E ANCORA… Asisa Madrid Fusión 2017 8 Vendemmia a Montenidoli 64 Anteprima Sagrantino 2013 13 Gracciano della Seta: due secoli di storia 74 Chianti Classico e Champagne 14 “Condividiamo” la passione per l’enogastronomia 75 Wine & Siena 16 Drusian, Valdobbiadene Superiore Docg 97 Dal Falco presenta il Brunello cru Poggio al Vento 18 Antica Torino e la rinascita del Vermouth 98 Maison Boulard-Bauquaire all’Arcano del Mare 20 Monastero Santa Rosa, il lusso della semplicità 110 La Vernaccia nel “Wine Experience La Rocca” 23 Restaurante “A’ barra” a Madrid 116 Anteprima Amarone della Valpolicella 30 L’alfabeto del vino: H come Haas 118 La Togata: da Montalcino al resto del mondo 38 Ecco il vino salutare 120 Montalcino 564 40 Due secoli di ibridazione della vite 126 Quattro generazioni di donne per Corte dei Venti 41 La qualità del vino – capitolo XIX 130 Alessandro Cellai in verticale 48 Caos calmo 132 Il “Rosso di Senio” di Castel di Pugna 50 Il “genius loci” del gran vitigno toscano 134 Farnito: Vinsanto del Chianti 1999 da Carpineto 51 Il vino è un tesoro, ma bisogna saper raccontarlo 136 A Castello del Nero il nuovo programma Reconnect 52 L’Enoteca Italiana di Siena e il Vinitaly 138 Il Consorzio Chianti Colli Senesi al Vinitaly 2017 53 E-commerce come strumento antidazio 140 Ser Valdo da Casuccio Tarletti 63 A pranzo con i giornalisti 142 “Códigos compartidos con la alta cocina. Caminos del futuro” Asisa Madrid Fusión 2017 giorgio dracopulos sede del “Palazzo Municipale dei Con- sentazioni culinarie di famosi chefs pro- gressi” della bella capitale spagnola. Il venienti da moltissime parti del mondo La XV edizione del con- comitato d’onore di “Madrid Fusión” è e interessanti dibattiti con personaggi gresso internaziona- presieduto da Sua Maestà il Re Felipe illustri della gastronomia internazionale, VI e da molti personaggi delle istituzioni oltre ad affascinanti filmati che presen- le di gastronomia “Ma- nazionali e locali, come il Presidente tavano mondi e metodi lontani. Poi si drid Fusión” si è svolta della Comunità Autonoma di Madrid, la alternavano le premiazioni e i concorsi, a Madrid nei giorni lune- signora Cristina Cifuentes Cuencas, il tra i quali quello del “Premio Cocinero dì 23, martedì 24 e mer- Sindaco di Madrid, la signora Manuela del Año en Europa”, il “XIII Concurso Carmena, il Presidente del consiglio de Tapas de Diseño” e il “Premio Co- coledì 25 gennaio 2017. d’amministrazione “IFEMA”, signor Lu- cinero Revelación 2016”. Nelle varie Quest’anno, per la prima is Cueto Álvarez de Sotomayor, il Presi- sale, ai diversi piani del Palazzo Munici- volta, il principale ap- dente della Reale Accademia Spagnola pale dei Congressi, si poteva assistere porto patrocinatore alla di Gastronomia, il signor Rafael Ansón a conferenze stampa e incontri ga- Oliarte. Ne fanno parte anche alcuni stronomici con altri Paesi. Quest’anno manifestazione è stato straordinari chefs spagnoli, famosi in la nazione invitata (messa in vetrina) è quello di “Asisa”, la più tutto il mondo: Ferran Adrià, Juan Mari stata l’Argentina, con la sua “cucina importante compagnia Arzak, Martín Berasategui, Joan Roca, assicurativa spagnola Pedro Subijana, Paco Torreblanca. Tra i patrocinatori istituzionali dell’evento sulla salute, che è stata anche l’Instituto de Comercio Exterior inserita anche nel nome (ICEX), l’Instituto de Turismo de España dell’evento stesso. (Turespaña) e la Comunità dell’Ufficio del Turismo Spagnolo “I need Spain”. “Asisa Madrid Fusión” s’intitolava: “Có- Il vertice internazionale di enogastrono- digos compartidos con la alta cocina. mia si è svolto coinvolgendo contem- Caminos del futuro” (Il mondo condi- poraneamente tutti gli ampi spazi ai viso dell’alta cucina. Percorsi futuri). Il vari piani del grande edificio, su diversi vertice si è tenuto, come in quasi tutti fronti. Nel grandissimo auditorium si gli anni precedenti, nell’accogliente susseguivano gli “show cooking”, pre-

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Nella pagina a fianco la preparazione scere il meglio delle tradizioni gastrono- ristoranti e locali di tapas della capi- della chef super stellata spagnola Elena miche spagnole. Il responsabile di que- tale: “Platea”, il “centro gastronomico Arzak; qui sotto la preparazione dello chef ecuadoregno Rodrigo Pacheco sta particolare sezione era lo chef “due più grande d’europa” (6.000 mq., 12 stelle Michelin” Mario Sandoval e la ristoranti con 6 stelle Michelin) con una “Federacion de Cocineros y Reposte- grande pluralità d’offerte gastronomi- ricca di sapori”. Hanno portato il loro ros de España” (FACYRE), di cui Mario che, oltre alla possibilità d’assistere a contributo al congresso e hanno dato è Presidente. In parallelo e a integra- bellissimi spettacoli; “Puerta 57”, una il meglio della loro arte culinaria più di zione di “Asisa Madrid Fusión 2017”, “perla incastonata” nella mitica strut- 100 super prestigiosi e super acclamati anche molti incontri e straordinarie de- tura dello stadio “Santiago Bernabeu”; chefs, in moltissimi casi anche “super gustazioni (come quella dei “grandi vini l’accogliente ristorante “Atrapallada”, stellati”, provenienti da 14 Paesi, come vecchie annate della Ribera del Duero”) dove si gusta la buona e sincera cucina Joan Roca, Elena Arzak, Pepe Solla, per “Enofusión 2017”, tutto sul mondo galiziana e il ristorante/bistrot “Huerta Ronny Emborg & Matthew Abbick, del vino spagnolo. Il congresso vero e de Carabaña”, un locale molto acco- Sergio Bastard, Jonnie Boer, Ricard proprio è finito nella serata di mercoledì gliente, aperto da pochissimi mesi, che Camarena, Rodrigo de La Calle, Maria 25 gennaio con una grande festa e una si è già affermato per l’ottima cucina e Fernanda Di Giacobbe, Tomas Kalika, “gigantesca torta”, appositamente pre- la qualità delle sue materie prime. Una Ángel León, Germán Martitegui, David parata per la ricorrenza dei 15 anni. Per manifestazione così imponente, vasta (Dabiz) Muñoz, Takayuki Otani, Charlie “Asisa Madrid Fusión 2017” le serate e ricca è stata, anche quest’anno, per- Otero, María José San Román, Mario per la stampa internazionale sono state fettamente gestita dall’organizzazione Sandoval, Tatung Sarthou, Andrew dedicate, la prima, la sera di domenica di “Madrid Fusión” col suo Presidente Wong, Andoni Luis Aduriz, Janice 22 gennaio, al cocktail-party svoltosi José Carlos Capel, il vicepresidente Wong, Rodrigo Pacheco, solo per ci- nel bellissimo contesto dell’ambascia- Manuel Quintanero, la direttrice Lou- tarne una minima parte. Per l’Italia ha ta argentina; la seconda, lunedì 23, rdes Plana, la coordinatrice Ana Capel, “brillato” lo chef Niko Romito del “Ri- presso un locale interessante e vivace, la responsabile della stampa interna- storante Reale”, presentato dal bravo famoso per la sua carne, il “Restauran- zionale Esmeralda Capel con tutto il giornalista italiano Marco Bolasco. te Rubaiyat Madrid”; la terza serata, loro preparato, efficiente e gentile staff. Oltre a tutto ciò, in contemporanea, martedì 24, è stata tutta dedicata alla Anche “Asisa Madrid Fusión 2017” è si svolgevano anche altre importanti e presentazione, con un cocktail-party stata un’edizione di gran successo, numerose iniziative intraprese dai mol- presso il “Restaurante Tatel” della ter- confermato sia dall’affluenza di circa tissimi (circa 170) espositori presenti. za edizione di “Madrid Fusión Manila”, 13mila visitatori, sia dalla partecipa- In ampie zone del palazzo erano stati che si svolgerà nella capitale della zione di centinaia di giornalisti prove- allestiti infatti numerosi stands enoga- Repubblica delle Filippine nella prima nienti da gran parte del mondo, che, stronomici internazionali, in rappresen- settimana del prossimo mese d’aprile; per tre giorni, hanno potuto effettuare tanza di tutto ciò che si può collegare nella quarta sera, mercoledì 25, un uno straordinario viaggio attraverso al settore in questione. Un particolare classico, il sempre super divertente e il meglio della “cultura gastronomica e ampio spazio, al piano terra, era interessante giro per alcuni dei migliori spagnola e internazionale”. dedicato, con molte zone assaggio ed eventi, a “Saborea España”, per cono-

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Appuntamento irrinun- Terminata la cena, accompagnata ciabile è il Merano Wine da questi due stupendi vini, erava- Festival, che quest’an- mo già pronti per affrontare i piaceri del giorno dopo. La manifestazione no si è svolto dal 4 all’ di Merano non può esser parago- 8 novembre in questa nata nè al Vinitaly nè al Vinexpo di sempre splendida citta- Bordeaux perché la prima è un pic- dina. Come di consue- colo gioiello sia di vino che di cuci- na. In contemporanea poi vengono tudine, sono andato in COCHE-DURY MEURSAULT LES ROUGEOTS organizzate piacevoli e particolari compagnia dell’amico annata 2010 degustazioni. È impossibile fare tut- degustatore Sergio An- Giallo paglierino con riflessi oro. All’olfatto to! Sabato mattina siamo andati a libera profumi d’ananas, affumicato della tonini. Siamo partiti nel fare un primo giro di perlustrazione pietra focaia, nocciola, pepe bianco, menta, per vedere dove erano posizionati i primo pomeriggio da Fi- biancospino, colla coccoina (latte di cocco e mandorla), sapone di Marsiglia, episper- vari banchetti d’assaggio. Abbiamo renze e siamo arrivati a ma (seconda pelle del marrone bollito) per poi fatto vari assaggi di bollicine sia Tirolo presso l’hotel Pa- terminare con uno spolvero di vaniglia. italiane che straniere, vini bianchi All’assaggio è sapido e minerale con sapo- italiani, austriaci, tedeschi e sloveni trizia nel tardo pomerig- re intenso di limone. Vino con corpo medio, per poi assaggiare vini rossi toscani, gio, giusto il tempo di perfettamente equilibrato grazie alla spalla acida e alla mineralità che dominano com- italiani e francesi. Nel salone dei vini rilassarsi per poi anda- pletamente la massa alcoolica. Lunga è la di Bordeaux sono andato a saluta- re a cena al ristorante sua persistenza gustativa con finale di limo- re vari produttori da me conosciuti e ne. Vino estremamente giovane, ma già così ad assaggiare i loro vini. Credetemi, dell’hotel. tanto piacevole. 98/100 in un giorno, anche se non ti fermi un momento, riesci a fare veramente poco, rispetto a quello che vorresti. Merano Nel primo pomeriggio poi siamo an- Wine Festival paolo baracchino dati a fare una degustazione-sfida tra [email protected] 2016 Sangiovese e Sagrantino, evento or- www.baracchino-wine.com ganizzato dal Gruppo Matura. Esat- tamente si è trattato di un’orizzontale di 4 Brunello di Montalcino e 4 Mon- Aperitivo Champagne Telmont Gran- JEAN-JACQUES CONFURON tefalco Sagrantino tutti dell’annata de Reserve poi una piacevole cena ROMANÉE SAINT-VIVANT 2010. Devo fare alcune premesse. accompagnata da due magnifici vini: annata 2012 Il Sangiovese notoriamente è un vi- Color rosso rubino limpido. Mix olfattivo Coche-Dury, Meursault, “Les Rouge- fatto di ciliegia (duroni pistoiesi), chiodi di tigno con spiccata acidità e tannini ots” 2010 e Jean-Jacques Confuron, garofano, menta, lampone, rosa rossa e da domare. L’annata 2010, secondo Romanée Saint-Vivant, 2012. Ricordo fragoloni per terminare con note speziate me, è stata immeritatamente troppo che quando assaggiai per la prima di pepe nero e intense di noce moscata. volta il Village di Coche-Dury 2010, Al gusto svela tutta la sua piacevolezza, mostrando un corpo medio rinforzato da all’enoteca Pinchiorri di Firenze, rimasi sapori speziati, già sentiti all’olfatto. Aci- colpito per la sua piacevole imme- dità generosa, che supera la massa al- diatezza e il suo equilibrio gustativo. coolica grazie anche al tannino. Quest’ul- Ricordavo l’annata 2009 più austera, timo è dolce, largo (6/6-), inizialmente meno pronta. Il 2010 lo trovai invece setoso per poi far bruciare lievemente la gengiva superiore. Lunga è la sua per- ben equilibrato, grazie al dominio della sistenza gustativa con finale di chiodi di mineralità e della freschezza sulla mas- garofano. Vino giovanissimo in un’annata sa alcoolica. Descrivo i due vini bevuti. stupenda. 96/100

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osannata: personalmente, ho trova- LE CHIUSE sco, confetto, menta, eucalipto, pepe nero, to in genere vini d’alta qualità (pochi) Brunello di Montalcino DOCG 2010 intensi di noce moscata, nocciolina tostata, e tanti che mi hanno deluso per vari Color rosso granato chiaro. Olfatto carat- pesca rossa, prugna fresca, gas metano per terizzato da profumi intensi d’amido di riso terminare con rimandi di pomodoro secco. motivi, tra cui il non buon equilibrio bollito, seguiti da note dolci del legno, buccia Al gusto ha una struttura media ed è sapido gustativo. Ho riscontrato in mol- d’arancia muffita, pepe nero, dolci del confet- e minerale. Il vino è abbastanza equilibrato te aziende, per l’annata 2011, una to, menta, eucalipto, lievi di pelle di conceria con un lieve effetto altalenante. Il tannino è qualità superiore a quella del 2010. in fine lavorazione per terminare con soffi di dolce, abbastanza largo (5/6 --), inizialmente Passando invece al Sagrantino, de- prugna secca. Al gusto ha corpo medio, ap- vellutato per poi far asciugare e bruciare la pena sufficiente. Equilibrio gustativo un po’ gengiva superiore. Lunga è la sua persisten- vo precisare che i vini sono difficil- altalenante con alcool e freschezza che s’al- za aromatica intensa. 90--/100 mente bevibili da giovani, a causa di ternano tra loro, i tannini sono dolci, spessi, tannini aggressivi e compatti. L’an- poco larghi (4/6++), inizialmente vellutati per AZIENDA TASSI nata 2010 mi ha meravigliato po- poi asciugare e far bruciare un po’ la gengiva Brunello di Montalcino DOCG 2010 sitivamente, come potrete leggere superiore. Lunga è la sua persistenza gustati- Color rosso rubino con bordo granato. Profu- va con finale di prugna secca.89/100 mi intensi del dolce del confetto, noce mosca- nelle note che seguono. Per quanto ta e pomodoro secco, seguiti da pepe nero, riguarda la larghezza del tannino, è VAL DI CAVA menta, eucalipto, lievi di tartufo nero e naftali- importante che faccia le precisazioni Brunello di Montalcino DOCG 2010 na, guscio duro della mandorla per terminare che seguono, affinché possa esser Rosso granato. Nuances intense di pelle di con- con sentori fruttati di prugna e ciliegia fresche. compresa. Io sento il tannino del vi- ceria in fine lavorazione e speziate di pepe nero All’assaggio il vino ha corpo medio ed è equi- e noce moscata. Seguono menta, eucalipto, librato con tannino dolce, sciolto, setoso e no sulla gengiva superiore. La totale dolci del confetto, pietra focaia, ciliegia e lemon- abbastanza largo (5/6). Lunga è la sua per- larghezza del tannino è 6/6, cioè tut- grassa. Al gusto è sapido e minerale. Il corpo sistenza gustativa. Nel finale si sente bruciare ta la larghezza della gengiva superio- è medio e il vino non perfettamente equilibra- un pochino la gengiva superiore. 91/100 re. Ovviamente, se il tannino è meno to poiché, a momenti alterni, l’alcool supera la largo, potrà esser per esempio 5/6 freschezza e viceversa. Il tannino è abbastanza CANTINE ROMANELLI largo (5/6), dolce, inizialmente vellutato per poi Montefalco Sagrantino 2010 e così via. La larghezza del tannino asciugare e far bruciare un po’ la gengiva su- Color rosso granato. Soffi profumati e armo- è importante quando la qualità dello periore. Lunga è la sua persistenza con finale di nici di prugna, pepe nero, noce moscata e stesso è di buono o alto livello. Più il pelle di conceria, già sentita all’olfatto. 89/100 intenso dolce dell’esterno del confetto. Se- tannino è largo, più il vino è degno guono vernice a olio, lievi d’ambra, menta, d’attenzione, ma il tannino, come ho AZIENDA RICCI eucalipto, borotalco, prugna secca, fieno Brunello di Montalcino DOCG secco e clorofilla. La passeggiata gustativa precisato, dev’essere, in ogni caso, Riserva 2010 evidenzia un corpo medio e un buon equi- di buona qualità. Passiamo adesso a Rosso rubino con fine bordo granato. Mix librio gustativo con massa alcoolica domi- descrivere i vini degustati. olfattivo fatto di profumi di fragolina di bo- nata da freschezza e tannino. Quest’ultimo

11 è dolce, spesso, largo (6/6 -), inizialmente AZIENDA GIAMPAOLO TABARRINI na in piedi all’interno della cantina. No- setoso per poi nel finale diventare un po’ ru- Montefalco Sagrantino 2010 nostante il sovraffollamento, siamo riu- Color rosso rubino intenso. Bouquet fatto di vido. Lunga è la sua persistenza gustativa sciti a mangiare delle ostriche bagnate con finale di ciliegia marasca e prugna sec- profumi di fragolina di bosco, nocciolina to- da un piacevole Champagne della Mai- ca. All’ingresso in bocca il vino entra un po’ stata, menta, eucalipto, vernice a olio, smalto liscio e morbido per poi asciugare un po’ la di vernice, pepe nero, noce moscata e alloro son Legras & Haas per poi decidere di gengiva superiore. 90/100 per terminare con una potente e intensa pru- far ritorno in albergo a consumare se- gna secca. Al palato si sente un tipico Sa- duti una piacevole e tranquilla cena. La grantino con un tannino aggressivo (effetto PERTICAIA mattina dopo siamo tornati alla manife- Montefalco Sagrantino carciofo). Il corpo è medio e ha sapore inten- Campo alla Cerqua 2010 so di prugna secca. Vino equilibrato tra alcool stazione e abbiamo assaggiato vari vini Rosso rubino intenso. Bouquet fatto di pro- e freschezza, quest’ultima domina il primo. piemontesi e siciliani, tra cui il Faro Pa- fumi intensi d’amido di riso bollito, seguito da Il tannino è dolce, largo (6/6 --), inizialmente lari 2010, secondo me la miglior anna- prugna, pelle vegetale (è la pelle che tende vellutato per poi diventare ruvido, nella tipicità ta mai fatta. All’ora di pranzo abbiamo al dolce del cuoio), menta, eucalipto, lievi di del vitigno. Lunga è la sua persistenza gusta- optato per far ritorno a casa dopo una pepe nero, noce moscata, castagna bollita e tiva con finale di prugna secca.90/100 sosta al ristorante Hidalgo di Merano, ciliegia per terminare con carezze di tartufo nero. Al gusto ha sapore di prugna fresca e il dove abbiamo bevuto una piacevole corpo è medio. Asse acido-alcool-tannino in Si è trattato di un bel confronto e mi bollicina francese, Bollinger R.D. an- sintonia. Il tannino è dolce, spesso, grasso, sono meravigliato positivamente del- nata 2002 (94+/100). Come sempre, il abbastanza largo (5/6 +), inizialmente seto- la qualità e piacevolezza dei giovani ritorno a casa è nostalgico, un altro an- so per poi nel finale diventare un pochino ru- Sagrantino. A fine pomeriggio, dopo no è passato e si deve attendere l’anno vido e poi bruciante sulla gengiva superiore. Lunga è la sua persistenza. 91/100 una piacevole doccia, siamo andati successivo per partecipare a quest’en- all’azienda Terlano, dove c’era una ce- tusiasmante manifestazione. AZIENDA BOCALE Montefalco Sagrantino 2010 Color rosso rubino intenso-nero. Esordio olfattivo fatto di profumi intensi d’amido di riso bollito, seguiti da menta, eucalipto, ciliegia marasca, mirtillo, prugna, alloro e salvia. Al gusto mostra un corpo medio, rin- forzato con sapori di ciliegia marasca con- centrata e cioccolato. Vino equilibrato con massa alcoolica non percettibile, grazie alla freschezza e al tannino. Quest’ultimo è dol- ce, spesso, largo (6/6 --), inizialmente vel- lutato per poi nel finale far bruciare un po’ la gengiva superiore. Lunga è la sua per- sistenza gustativa. Vino veramente molto giovane. 92/100

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Anteprima giovanna focardi nicita Sagrantino 2013 Il 20 e 21 febbraio in quel di Montefalco ha avuto I primi luogo il terzo appunta- venticinque anni mento con “Anteprima Sagrantino”, l’evento della Docg del “Consorzio tutela vini Montefalco” rivol- to a stampa e operato- ri del settore, chiamati a misurarsi con l’anna- ta 2013 del Montefalco Sagrantino Docg, valu- tata 4 stelle dai tecnici, che hanno avuto modo di confrontarsi con vini dai buoni colori, con pH leggermente elevati e tannini morbidi. Un’edizione celebrativa che segna i 25 anni dal riconoscimento della Docg (1992) e introduce la mappa- tura della denominazione: territorio, zone, vigneti visti e raccontati da Alessandro Masnaghetti, editore del periodico enogastronomico Enogea. Oggi i vigneti di Montefalco doc rag- giungono 410 ettari, mentre la super- ficie di vigneto iscritta a Sagrantino Docg dal 2000 al 2015 è quintupli- cata, passando da 122 a circa 610 componente acida importante, spina computerizzato dei vigneti: questo è ettari e la produzione di Sagrantino è dorsale per il lungo invecchiamento, oggi il “modello Montefalco”, che a triplicata, da 660mila a oltre 2 milioni mentre i suggestivi aromi del Trebbia- breve sarà testato su scala regionale di bottiglie. Complessivamente sono no Spolentino stanno conquistando con l’obiettivo di realizzare una ge- stati circa 200 i vini in degustazione di sempre più... Ma quest’anno l’even- stione fitosanitaria sostenibile di tutti 31 aziende produttrici, tra cui Monte- to Anteprima ha anche consacrato i vigneti umbri. Senza scordarsi che a falco Rosso 2015, Montefalco Rosso Montefalco, che attualmente muove breve partirà il Giro d’Italia 2017, che Riserva 2014 e Montefalco Bianco un giro d’affari stimato in 35 milioni festeggia la centesima edizione e ve- (nelle versioni Trebbiano Spoletino e di euro, che arrivano a 100 con l’in- drà il prossimo 16 maggio Montefal- Grechetto), che hanno debuttato da- dotto, come esempio di sostenibilità co protagonista della decima tappa, vanti a oltre 150 operatori del settore perché il Sagrantino, vitigno con la “Sagrantino Stage”: una crono da e 50 giornalisti italiani ed esteri. E’ ben 400 anni di storia, riesce a in- 39,2 chilometri che si snoderà dal palpabile che il Sagrantino sta cam- novarsi e ottimizzare la produzione fondovalle (Foligno) alla Piazza del biando e molto, non più vini pesanti e mediante tecniche di coltivazione e Comune di Montefalco, dopo aver dalla pronunciata tannicità, ma final- imbottigliamento sostenibili, limitan- attraversato Bevagna e passando da mente ricerca di eleganza, bevibilità do al minimo i trattamenti fitosanitari, un dislivello di 220 metri s.l.m. ai 472 ed equilibrio, seppur sempre con una grazie a un progetto di monitoraggio dei rilievi collinari più elevati.

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Dopo più di sessant’anni dalla firma dente dei vignerons e Jean-Marie Barillère, presidente dei del patto di gemellaggio tra Firenze e négociants - commenta Sergio Zingarelli, Presidente del Reims, il legame tra le due città si rin- Consorzio Vino Chianti Classico - la nostra collaborazione ci ha visto già insieme per celebrare i 300 anni del Chianti salda con un’altra unione, quella fra i Classico e, con la firma dell’accordo di collaborazione, dia- due vini di riferimento, prodotti nei ter- mo vita a un patto che prevede la condivisione delle nostre ritori limitrofi alle due città – il Chianti esperienze nella gestione delle rispettive governance, in Classico e lo Champagne – due fra le materia di tutela legale delle due denominazioni d’origine denominazioni enologiche più celebri nei paesi terzi (extra UE), nelle politiche di sviluppo turistico al mondo. Ma il sindaco Dario Nardella e nella valorizzazione del patrimonio culturale delle nostre e il collega francese Arnaud Robinet appellazioni, in un confronto sempre aperto in materia eno- logica e viticolturale. Lo Champagne è non solo il vino più avevano già sottoscritto tre anni fa il famoso al mondo, ma anche una delle denominazioni più rinnovo dell’impegno voluto nel 1954 grandi e rappresenta un’icona di qualità, il simbolo concre- dall’allora sindaco Giorgio La Pira. to di uno stile che travalica l’ambito nel quale è nato. Ab- Chianti Classico michele dreassi e Champagne “Questo è un gemellaggio storico – aveva dichiarato nell’occasione il sindaco Nardella – che ha consentito alle nostre due città di stabilire relazioni d’amicizia in uno spirito di fraternità e solidarietà. E le relazioni tra le istituzioni si insieme sono tradotte in rapporti di collaborazione tra le nostre co- per valorizzare munità e le nostre associazioni culturali. Nella cultura, nell’i- struzione, nell’economia creeremo occasioni di scambio un patrimonio per rinsaldare e rendere sempre più vivo questo legame. Anche nel mio ruolo di sindaco della città metropolitana, mondiale sono convinto che queste due prestigiose associazioni di produttori vinicoli siano un gran risultato del nostro comu- e sviluppare ne impegno, ma anche la prima tappa di un lungo viaggio che ci permetterà di lavorare insieme per la promozione la cultura delle eccellenze dei nostri territori. Grazie a quest’accordo, infatti, la collaborazione tra Reims e Firenze diventa ancor enologica più stretta e passa attraverso uno dei prodotti simbolo del- le nostre culture: il vino”. In questi anni la collaborazione tra le due città è stata sempre attiva e ha promosso scambi e iniziative in ambito culturale, economico, educativo e spor- tivo. Quello con Reims è il primo dei gemellaggi sottoscritti da Firenze, simbolo di una visione d’apertura al mondo: da quel patto nacque poi la grande stagione delle relazioni internazionali voluta da La Pira. L’annuncio era stato dato, a sorpresa, a Palazzo Vecchio nel giorno della celebrazio- ne del trecentesimo anniversario del Chianti Classico, il 24 settembre 2016, poi la firma dell’accordo di collaborazione tra il Consorzio Vino Chianti Classico e il Comité interpro- fessionnel du vin de Champagne, che riunisce dal 1941 i vignerons e le maisons di Champagne, è stata siglata a Reims nel dicembre successivo: “Per questo accordo, in chiave enologica e non solo, ringrazio i sindaci delle città di Firenze e Reims, Dario Nardella e Arnaud Robinet, i due Presidenti del Comité Champagne, Maxime Toubart, presi-

14 biamo il comune onore e onere di rappresentare e tutelare ne del sindaco di Firenze Dario Nardella e del suo omologo due pilastri dell’enologia mondiale, accomunati da tradi- di Reims Arnaud Robinet, oltre alle più importanti figure zioni secolari protette e fatte crescere dal genio e dall’arte, di riferimento dell’universo del Gallo Nero e del francese rappresentando due Paesi che raccontano ogni giorno la “Ordre des Coteaux de Champagne”. E per suggellare de- bellezza e la straordinaria capacità di saper valorizzare il gnamente questo storico patto fra il gran rosso toscano e proprio patrimonio naturale”. Un gemellaggio che non sarà le charmant bollicine francesi, nell’occasione il Presidente solo simbolico, ma creerà un vero e proprio accordo bila- del Consorzio Vino Chianti Classico Sergio Zingarelli è sta- terale fra le due denominazioni per provare delle iniziative, to insignito dell’onorificenza di Officier d’Honneur: “Nella anche internazionali, insieme. Se la firma dell’agreement, loro storia di successo i viticoltori della Champagne hanno fortemente voluta dalle due amministrazioni, si è tenuta lo dimostrato lungimiranza e capacità di governare efficace- scorso anno a Reims, cittadina di quasi 200mila abitanti mente la propria crescita – commenta Zingarelli – ecco nel dipartimento della Marna in piena zona di Champagne, perché lo Champagne rappresenta per noi un modello: nel 2017 è stata Firenze a ricambiare l’ospitalità, aprendo la collaborazione tra Chianti Classico e Champagne è un il luogo simbolo della città ai cugini d’Oltralpe il 9 marzo: altro importante tassello nell’ottica di far crescere e svilup- i rappresentanti del Consorzio Vino Chianti Classico e del pare lo spirito di collaborazione non solo fra le due città nel Comité Champagne si sono infatti incontrati a Palazzo cuore dell’Europa, ma anche, con un respiro più ampio, fra Vecchio per un esclusivo gala, che ha visto la partecipazio- le due grandi nazioni europee”.

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Se la Toscana, per an- tonomasia, è il brand locomotiva del vino ita- alessia bruchi liano nel mondo, Siena Per questo da due anni la città del ria della città, che ha aperto i propri è lo scrigno d’eccellen- Palio ospita giustamente l’evento “salotti buoni” con oltre 200 produt- za che racchiude il top “Wine&Siena”, firmato dagli ideatori tori selezionati e circa 600 etichette in dell’enologia che tutti del celebre “Merano Wine Festival”, degustazione: così è stato possibile vogliono sorseggiare. E dedicato alla promozione e valoriz- degustare ammirando l’arte trecente- molti dicono che Siena zazione delle eccellenze vitivinicole sca nella più medievale delle città ita- può esser definita una e culinarie dei molteplici terroir della liane nelle sale del Museo Civico nel Penisola con l’obiettivo di divenire Palazzo Comunale, nel salone della delle capitali italiane del appuntamento annuale di richiamo feste del Grand Hotel Continental op- vino, visto che, con le internazionale per il mercato e gli ap- pure nelle storiche sale di Rocca Sa- sue cinque DOCG, è il passionati. L’evento ha avuto luogo in limbeni, sede centrale del Monte dei baricentro della grande locations di grande rilievo per la sto- Paschi di Siena e in quelle di Palazzo produzione vitivinicola Toscana, una tra le re- gioni più vocate d’Euro- pa. Così il meglio del vi- Wine&Siena: no italiano ha deciso di radunarsi a Siena. degustare il vino Finalmente. davanti all’arte,

Qui sotto, piazza Salimbeni con lo storico passeggiando palazzo sede del Monte dei Paschi di Siena; nella pagina a fianco, la sala del Mappamando con la Maestà di Simone Martini. nel Medioevo

16 Sansedoni, sede della Fondazione dimostrazione che il vino è il motore questo contesto – dice ancora la pro- Monte dei Paschi di Siena o ancora dell’Italia e che Siena è la Bordeaux fessoressa Maraghini – il vino soste- nell’Aula Magna del Rettorato di una del nostro Paese”. Successo dunque nibile crescerà ancor di più con valori delle più antiche università europee, per la seconda edizione della manife- doppi rispetto alle aziende vitivinicole attiva già nel 1240, trasformato per stazione con oltre 2000 ingressi nella tradizionali. Abbiamo stimato che nel l’occasione in cittadella del food per prima giornata e tanta affluenza an- 2020 il Pil del vino italiano varrà com- i migliori artigiani del gusto. “Abbia- che nella seconda. L’edizione 2017 di plessivamente circa 12,1 miliardi di mo voluto Wine&Siena – afferma Wine&Siena ha dedicato una giornata euro con un incremento complessivo, Helmuth Köcher, già padre del Me- agli approfondimenti in collaborazione rispetto a oggi, di circa il 15%. Il Pil ranoWineFestival – per promuovere con l’Università degli studi di Siena: del vino sostenibile, invece, toccherà e sostenere gli imprenditori di un “Oggi il fatturato delle aziende italiane i 4 miliardi di euro con un incremento settore che porta ricchezza e benes- che producono vino sostenibile vale percentuale intorno al 30%. Sono sere al territorio, che contribuisce alla oltre 3 miliardi di euro, pari a circa un valori prudenziali perché si stima che salvaguardia dell’ambiente, che crea terzo del valore della produzione vitivi- il tasso medio di crescita del fattura- cultura e attrae appassionati di un tu- nicola nazionale (valutato da Coldiretti to delle imprese del mondo del vino rismo intelligente. Grazie alla sinergia di poco inferiore ai 10 miliardi di euro italiano possa oscillare fra il +3% e il con amministrazioni locali, associa- nel 2015) – dice Maria Pia Maraghini, +5% all’anno. Mentre la c\rescita per zioni di categoria e l’attenzione di chi professoressa associata di Economia le aziende coinvolte direttamente in aveva location di gran valore storico aziendale – pur usando stime pruden- specifiche reti orientate allo sviluppo e artistico siamo riusciti a portare una ziali, è possibile prevedere che il Pil sostenibile possa arrivare a valori fra selezione di grandi produttori di una del vino italiano continuerà a crescere +7% e +10% annui”. Successo an- bella fetta d’Italia nella patria della Ver- nei prossimi anni più velocemente che per le masterclass con la degu- naccia di San Gimignano, del Chianti del Pil dell’agroalimentare, che pure stazione di una vera e propria chicca: Classico, del Brunello di Montalcino è la locomotiva, in termini percentuali un Carmignano del 1931 della tenuta e del Nobile di Montepulciano. E’ la d’incremento, del Pil nazionale”. “In di Capezzana.

17 oinos • eventi Il ristorante Dal Falco presenta Poggio al Vento di Col d’Orcia

Una grande verticale del Brunello cru Poggio al alessandro ercolani Vento della tenuta Col d’Orcia di Montalcino in for- mato magnum, uno dei vini italiani più famosi e ri- cercati nel mondo, si è tenuta presso il Ristorante solo nell’aria si respira a Pienza, perla rinascimentale e città papale circon- “Dal Falco”, il più antico e tradizionale di Pienza, data da poggi e colline, ispirata a una accompagnata da una ricca proposta gastronomi- tradizione enologica millenaria. E qui il ca, costituita da diverse entréé e un piatto impor- ristorante “Dal Falco”, situato all’inter- tante, precisamente la polenta condita con sugo di no di un cortile, affacciato sui giardini pubblici a ridosso di Porta al Prato, vi cinghiale e capriolo. invita a vivere un’esperienza inedita d’ospitalità, gusto e bellezza in una L’evento, accuratamente pensato e l’importanza delle annate in degu- cornice ideale a stuzzicare l’appetito proposto dal patron Silvana Franci, stazione – 2010, 2008, 2004, 1998, dei buongustai. Il locale propone alla ha visto anche la gradita presenta del 1995 e la storica 1990 – guidata da clientela una cucina tipica senese – i proprietario della tenuta Col d’Orcia, Luigi Pizzolato, Vicepresidente AIS funghi, i grandi arrosti, la pasta fresca il Conte Francesco Marone Cinzano. Toscana e Delegato della Val d’Elsa, fatta in casa (ravioli, pici, gnocchi, ta- Un’esperienza di vera emozione, vista nel contesto di gran cultura che già gliatelle), la succosa carne alla brace, eventi • oinos

il cinghiale, i salumi di cinta senese tradizionale del Brunello attraverso un Montalcino, uno dei Brunello tradizio- e i pecorini pientini - che può esser lungo invecchiamento nel silenzio e nali di riferimento, che fa dell’estrema gustata all’interno di un ambiente nel fresco buio della cantina, in grandi finezza la sua forza. “È importante caldo e accogliente, dove vi sentirete botti di rovere poiché l’essenza della farlo evolvere lentamente, dargli mo- proprio come a casa vostra. In estate fama di questo gran rosso toscano do di respirare, sentire il passare delle poi la cucina propone piatti a base di risiede nella sua capacità di migliorare stagioni, lasciare che il tempo faccia il verdure di stagione provenienti dalle col tempo, regalando straordinarie e suo lavoro, esaltandone i tannini po- campagne intorno Pienza. Silvana sempre diverse sensazioni agli amanti tenti, espressione del terroir – ci dice accoglie tutti con allegria, simpatia e del vino. Il suggestivo vigneto grand il Conte Marone Cinzano - un ulteriore un’instancabile professionalità e at- cru “Poggio al Vento” – il nome let- lungo affinamento in bottiglia comple- tenzione verso i propri ospiti, selezio- teralmente significa appunto “collina ta il percorso del ‘Poggio al Vento’, nando personalmente e attentamente esposta al vento” – impiantato a un’idea di vino di sobria compostezza tutti gli ingredienti, che sono sempre un’altitudine di 350 metri sul livello del con un’architettura classica”. Questo freschi e genuini. Ma la grande pas- mare, su un terreno di sette ettari nel Brunello, la cui grandezza risiede sione di Silvana, chef e sommelier, si 1974, si trova nel cuore della tenuta, nella costanza qualitativa, è andato concretizza nella fornitissima canti- a metà della collina che dal borgo consolidando negli anni un profilo na, che propone ben 400 etichette, di Sant’Angelo in Colle, scendendo, molto personale, figlio di un terroir massima espressione del territorio si affaccia sul fiume Orcia e sull’Alta elettivo che riesce a connotare i vini toscano, in particolare Chianti, Mon- Maremma. D’origine eocenica con verso il massimo equilibrio, regalando tepulciano e Montalcino, di cui il cru di gran presenza di galestro, il vigneto seducenti registri aromatici e portan- Brunello Poggio al Vento è una delle è esposto totalmente a sud/sud-est do in dote una provvidenziale scorta punte di diamante, che ha visto la nel versante centro meridionale del sapido-minerale, che da sempre ne luce col millesimo 1982. Col d’Orcia ‘continente Montalcino’. Prodotto caratterizza l’eloquio, da cui tutto il ha sempre sostenuto la produzione solamente in annate significative ed portato di bellezza, capacità di det- eccezionali, rappresenta una delle taglio e articolazione gustativa, che Luigi Pizzolato, Silvana Franci e Francesco più alte espressioni del Sangiovese altro non fanno se non traghettarlo nel Marone Cinzano in un momento della serata in purezza che si possono trovare a novero dei cosiddetti vini sentimentali. oinos • eventi MAISON BOULARD-BAUQUAIRE all’Arcano del Mare Poco tempo fa vengo contattato dall’a- paolo baracchino [email protected] mico Riccardo Santini, che nel tempo www.baracchino-wine.com ha avuto in Versilia, vari locali, ma il suo mitico ristorante è stato il “Vignaccio”, ubicato in collina, a Santa Lucia: una È stata la prima annata di produzione di questo vino, in- meta sia del bon ton, che della nobiltà, teressante e piacevole, con sentori, tra gli altri, di prugna di gran gourmet e di persone sempli- secca, fieno e clorofilla. Al “Vignaccio” potevi trovare da ci, ma di palato fino. Dopo Lorenzo a Montezemolo a Tronchetti Provera, come ho visto più volte Forte dei Marmi e Romano a Viareg- a cena lo stesso Lorenzo Viani. Insomma, andare al “Vi- gnaccio” è sempre stata una goduria immensa per il cibo, gio, c’era lui con Andrea e Emiliana ai il vino e la posizione collinare super panoramica vista mare. fornelli e Michele a preparare i dolci. Molti non sanno che il padre di Riccardo era un bravissimo La cucina era varia e golosa, il piccio- sarto ed è lui che, nei decenni passati, ha cucito gli abiti ne di Emiliana per me era unico e da stravaganti di Adriano Celentano. Riccardo, grande appas- sionato di vino, come tante persone versiliesi, coi primi soldi Riccardo potevi scovare vini introvabi- che ha guadagnato ha comperato e bevuto una bottiglia di li, che lui riusciva ad avere tramite ami- Romanée Conti e così ha fatto coi successivi guadagni, ac- ci commercianti. Ricordo che bevvi, in quistando e bevendo anche importanti vini bordolesi. Dopo due diverse serate, il “Saffredi” annata altre esperienze di ristorazione, da qualche anno Riccardo e Emiliana sono in un ristorante a Lido di Camaiore “l’Arca- 1987 dell’azienda toscana Fattoria Le no del Mare”, dove Lei ripropone tutta la sua storica cucina Pupille, che si trova in Maremma. sia di terra che di mare. Riccardo s’occupa del ristorante, ma è ritornato nel mondo del vino come agente di com- mercio. In questo momento sta aiutando Gaetano Gulli, titolare dell’azienda Relais & Champagne di Gaetano A. Gulli Import & Qualità di Lucca, che sta importando in Italia lo Champagne Boulard-Bauquaire, prodotto dall’omonima azienda che è situata nel villaggio di Cormicy, a 20 chilome- tri da Reims. La Maison esiste da ben otto generazioni, dal 1960 si è trasferita a Cormicy ed è condotta da Christophe e sua moglie, che sostengono la viticoltura eco-sostenibile e la biodiversità con abbandono totale di pesticidi. La Maison ha una superficie vitata di 8 ettari e produce circa 70mila bottiglie annue, suddivise in sei tipolo- gie di Champagnes. La Maison al momento non produce millesimati. I terreni dove sono ubica- te le vigne sono gessosi e sabbiosi, attenzione non è la sabbia di Via- reggio o Cannes, bensì la sabbia bianca, come quella delle isole coralline, cioè la sabbia ottenuta dalla la mia gioia perché trovavo in questi vini profumi di pietra frantumazione delle conchiglie. Si tratta di terreni formatisi focaia e in taluni d’acqua di mare (quella pulita, che ha nel corso di milioni di anni, che hanno proprietà di sapi- sentori di melone bianco e della parte bianca della buccia dità e mineralità incredibili. Gli Champagnes prodotti dalla di cocomero), nonché di cuoio biondo. Il gusto sapido e Maison, récoltant-manipulant, sono i seguenti: Tradition, minerale mi faceva pensare ai terreni sui quali venivano col- Grande Réserve, Carte Noire, Brut Rosé (85% Chardon- tivate le viti. Conchiglie vecchie milioni di anni, frantumate nay e 15% Pinot Noir), Vieille Vignes, Cuvée Mélanie, Rosé nel tempo. Terreni sui quali fluttuavano mari, che poi sono de Saignee Coeur de Pinot. Ma ritorniamo, dopo queste emersi a formare colline e terreni coltivabili. Se si pensa a piacevoli divagazioni, alla telefonata che mi ha fatto Riccar- tutto ciò, non si può che rimanere affascinati. E quando si do con la quale mi ha invitato a una cena con mia moglie sentono questi profumi e sapori non si possono non pro- Sara al ristorante “Arcano del Mare”. Prima di partire per vare forti emozioni. Mentre dicevo tutte queste cose a Chri- le ferie estive siamo quindi andati a questa cena ed era- stophe e sua moglie, vedevo che mi guardavano stupiti nel vamo al tavolo coi titolari della Maison, persone semplici e percepire queste mie palesi emozioni. Loro mi capivano, giustamente molto convinte del proprio lavoro e dei propri mentre probabilmente alcuni commensali mi vedevano co- Champagnes. Durante la cena ovviamente, e me ne scuso me una sorta di visionario. Quando degusto i vini, vivo un con Emiliana, ero interessato a degustare gli Champagnes mio mondo e seguo un mio percorso sia emozionale che e a scrivere le mie note per poi commentarle a voce alta tecnico, non curante di chi non capisce queste emozioni e ai titolari della Maison. Gli manifestavo la mia meraviglia e sensazioni, sia olfattive che gustative.

MAISON BOULARD BAUQUAIRE MAISON BOULARD BAUQUAIRE MAISON BOULARD BAUQUAIRE Brut Tradition R.M. Grande Réserve Carte Noir non millesimato non millesimato non millesimato (uvaggio 40% Pinot Noir, (uvaggio 34% Pinot Noir, (uvaggio 50% Pinot Noir 40% Chardonnay e 20% Pinot Meunier, 33% Pinot Meunier e 33 Chardonnay, e 50% Pinot Meunier, almeno 50% vini di riserva minimo 50%) vini di riserva minimo 50%) con vini di riserva) Risplende oro lucente con riflessi albicocca. Giallo oro lucente. Bollicine abbastanza Color giallo oro intenso. Bollicine abbastanza Le bollicine sono abbastanza fini e numero- fini e numerose. Ventaglio olfattivo fatto fini e numerose. Nuances intense di buccia se. Mix olfattivo con profumi di pan brioche, di profumi intensi di cuoio biondo, buccia verde di banana e cuoio biondo, seguite da cuoio, acciuga, dolci del confetto, mela re- verde di banana e mandorla. Prosegue pasta di banana (banana Perugina), appret- netta vizza, amido di cotone, buccia verde poi con note di resina di pino, appretto to (amido spray per stirare), mandorla, iodio, di banana, scorza di limone, lievi di resina di (amido spray per stirare), zucchero filato, intensi di resina di pino, menta, eucalipto, pino, mandorla, appretto (amido spray per menta, eucalipto, silex per terminare con incenso per terminare con sentori dolci del stirare) per terminare con note speziate di rimandi di limone. L’incontro gustativo confetto. Il sorso evidenzia un corpo medio pepe nero e noce moscata. All’assaggio la evidenzia una bollicina un po’ grossola- ed entra largo in bocca. Bollicina fine. Vino bollicina è fine e il vino entra largo in bocca, na, il vino è meno largo del precedente, molto sapido ed equilibrato per la massa al- è minerale e generosamente sapido. Il cor- ma va più in profondità. Lo Champagne è coolica dominata dall’acidità, ma il tannino po è medio e il vino non è ben equilibrato, sapido e molto minerale con corpo medio asciuga la gengiva superiore, sembra che in quanto si sente l’effetto altalenante, cioè e sapore abbastanza intenso di limone. l’uva sia stata vendemmiata col raspo verde. talvolta prevale la freschezza sull’alcool e vi- Buona è la sua acidità, anche se brucia Lunga è la sua persistenza con finale di mela ceversa. Si sente bruciare un po’ la gengiva un pochino il palato superiore. Lunga è la renetta un po’ vizza. 90/100 superiore. Abbastanza lunga è la sua persi- persistenza gustativa con finale di mela stenza aromatica intensa con finale di mela golden smith, mandorla e caramella dura golden smith un po’ acerba. 87/100 di lampone. 89/100 Nella foto in alto Riccardo Santini

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che, insieme alla sapidità e alla mineralità, dominano la massa alcoolica. Lunga è la sua persistenza gustativa con finale di lampone macerato, pompelmo rosa e bitter campari. 90/100

Gaetano, incuriosito dalla mia attenta degu- stazione, mi ha chiesto di degustare altri due Champagnes di un’altra Maison, la Th. Petit di Ambonnay, da lui importati e distribuiti.

TH. PETIT Grand Cru – Brut non millesimato (uvaggio 63% Pinot Noir e 37% Chardonnay) Giallo oro lucente con bollicine fini e abba- stanza numerose. Profumi intensi di pan brioche e affumicati della pietra focaia, io- dio, amido del tessuto cotone, mela renetta semi matura per terminare con soffi di resina di pino. All’assaggio è un’esplosione di me- la renetta matura, sapido e minerale. Buon equilibrio gustativo con lunga persistenza e finale dolcino dello zucchero della mela. 89/100

MAISON BOULARD BAUQUAIRE miele di castagno, radice di rabarbaro, tor- TH. PETIT Premier Cru Vieille Vigne S.A. ba, buccia verde di banana, cuoio biondo, Grand Cru (uvaggio 100% Chardonnay, ballotta (marrone bollito), acqua di mare annata 2006 di cui almeno il 50% con vini di riserva) (melone bianco, intenso bianco della buccia (uvaggio 50% Pinot Noir e 50% Chardonnay) Le vigne sono state piantate nel 1943 sul di cocomero), pasta di mandorla, caucciù, Bel giallo oro lucente. Bollicine abbastanza suolo gessoso del villaggio di Trépail, clas- incenso e cenere. Al palato è equilibrato e fini e numerose. Dal bicchiere emergono in- sificato Premier Cru. Oro brillante e lucen- dotato di generosa sapidità e mineralità. Il tense note d’incenso, seguite dal mobile di te. Bollicine fini e abbastanza numerose. Al corpo è medio e le bollicine sono fini. L’alco- sagrestia, burro di nocciolina, pasticceria, naso svela un profumo intenso di cenere, ol è impercettibile, grazie alla freschezza e burro fuso, nocciola piemontese tostata per lampone, cuoio biondo, mela renetta, pietra alla sapidità. Nel finale s’asciuga un pochino finire con la colla coccoina (latte di cocco e focaia (silex), mandorla per termrinare con la gengiva superiore. Lunga è la sua persi- mandorla). Gusto piacevole d’incenso, già sussurri d’acqua di mare (questo profumo stenza aromatica intensa con finale di pasta sentito all’olfatto, seguito da burro fuso e non si sente spesso al mare ed è un insie- di mandorle e miele di castagno. 91/100 mela verde golden smith. Le bollicine sono me di melone bianco e l’interno bianco della fini. Vino con bel corpo, sapido e minera- buccia del cocomero). Palato con sapore di MAISON BOULARD BAUQUAIRE le. L’alcool è sottomesso alla freschezza, mela renetta lievemente matura, vino equili- Rosé Brut rendendolo ben equilibrato. Largo in boc- brato, sapido e minerale con sapori intensi di non millesimato ca, lunga persistenza gustativa con finale limone e lampone essiccato. La spalla acida (uvaggio 85% Chardonnay e 15% Pinot Noir) d’agrumi e affumicato della pietra focaia. è spiccata e, con la sapidità e la mineralità, Veste rosa cerasuolo, bollicine abbastanza Bello Champagne in un’annata ottima per dominano la massa alcoolica. Lunga è la sua fini e numerose. Al naso spiccano profumi la Champagne. Non oso pensare a come persistenza con finale di mandorla, buccia di di pasta di banana Perugina, salsedine, dol- sarà il 2008, visto che l’annata è in genere limone e pompelmo bianco. 92/100 ci dell’esterno del confetto, ciliegia griottina, superiore alla 2006. 93/100 amido del tessuto cotone per terminare con MAISON BOULARD BAUQUAIRE la mela renetta un po’ acerba. Al gusto evi- Melanie denzia sapori intensi di lampone macerato, Non conoscevo queste piccole Maisons e, non millesimato caramella dura di lampone e mela golden nel degustare questi Champagnes, ho trova- (uvaggio 100% Chardonnay) smith. Riccamente sapido con piacevole to sapori e piaceri che ti fanno desiderare non Le uve provengono da una selezione di mineralità. Vino equilibrato con spalla acida solo di degustarli, ma anche di berli. vecchie vigne piantate trent’anni fa nel suolo gessoso del villaggio di Cormicy e sul massiccio di St. Thierry. La vinificazio- ne avviene in botti di rovere per 6-8 mesi e l’affinamento sui lieviti per 5 anni. Alcune annate sono millesimate, cioè hanno una sola annata, quindi la Maison le potrebbe mettere in commercio con indicato il millesi- mo sulla bottiglia. Oro brillante nel bicchiere. Le bollicine sono molto fini e abbastnaza numerose. Esprime profumi d’impasto di banana (banana Perugina), tabacco biondo della Virginia, iodio, miele d’acacia, lievi di

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Vernaccia di San Gimignano Wine Experience La Rocca Il luogo dell’esperienza del vino Il Consorzio della Denominazione San Gimignano inaugura nel mese d’aprile il nuovo centro dedicato alla Vernaccia nel cuore della cit- tà, presso la Rocca di Montestaf- foli, nel punto più alto del centro storico, da cui si domina l’intera zona di produzione del vino sim- bolo del territorio.

alessia bruchi

“Vernaccia di San Gimignano Wine Experience. La Roc- ca” dichiara già dal nome quello che vuol essere: il luogo dell’esperienza diretta del vino, che non significa solo quel- la della degustazione, ma anche quella della conoscenza e del contatto emozionale con esso da parte del visitatore. Il messaggio che vuol trasmettere è chiaro: il vino è cultura, un bicchiere di Vernaccia di San Gimignano racchiude in sé secoli di storia, tradizioni, pratica agronomica ed eno- logica, l’arte e il territorio inteso come comunità di uomini raccontano la storia passata e la produzione di oggi, dalla e donne che agiscono sulla loro terra, la disegnano, la vendemmia alla vinificazione della Vernaccia di San Gimi- custodiscono e la tramandano; memoria del passato e gnano. Al pian terreno invece il luogo dell’esperienza diret- continuità verso il futuro, il bicchiere di Vernaccia di San ta del vino, la degustazione, ma anche quello più pratico Gimignano di oggi sta all’interno di un processo evolutivo della conoscenza della realtà produttiva, grazie a un moni- iniziato nel Medioevo e che continuerà per secoli. La Rocca tor touch screen a cui chiedere informazioni sulle aziende, di Montestaffoli è l’ex sede del Museo del Vino Vernaccia sui loro vini, presentati con schede tecniche complete, di San Gimignano, che dal 2016 è stata assegnata al Con- ma anche su tutti i prodotti tipici del territorio, lo zafferano sorzio della Denominazione San Gimignano, vincitore del dop, i formaggi e i salumi. Al banco degustazione i visitatori bando pubblico del Comune di San Gimignano. Il progetto troveranno tutte le etichette di Vernaccia di San Gimigna- è firmato dall’architetto Piero Guicciardini, che, insieme al no servite da sommelier per un primo avvicinamento alla Consorzio, ha pensato questo luogo come punto di par- denominazione, ma anche un punto didattica sugli abbi- tenza per la comunicazione e promozione della Vernaccia namenti di questo versatile vino, realmente da tutto pasto, di San Gimignano nel mondo. Passato, presente e futuro in base alle tipologie e alle annate: in Rocca sarà possibile hanno espressione fisica nella Rocca: le mura medioevali degustarlo di fronte a uno dei panorami più suggestivi del- accoglieranno al loro interno i più moderni mezzi tecno- la Toscana. Mentre per approfondire la conoscenza della logici e multimediali per raggiungere l’ambizioso obiettivo Vernaccia di San Gimignano quotidianamente saranno d’offrire ai visitatori un’esperienza totale della Vernaccia di organizzati seminari e degustazioni guidate, anche col San Gimignano. Al primo piano 4 sale in cui immagini, luci, coinvolgimento diretto dei produttori, che racconteranno suoni, voci, video, ologrammi, visori per la realtà virtuale ai visitatori i loro vini e il loro lavoro.

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A febbraio in Toscana grazie all’andamento stagionale fa- grado d’attribuire quel valore d’unicità s’apre la stagione delle vorevole, che non ha fatto registrare non riscontrabile altrove. Hanno par- “anteprime”, dove tut- problemi sanitari in vigna, esprimendo tecipato, oltre a Giuseppe Liberatore, vini caratterizzati da grande acidità, direttore generale del Consorzio Chianti te le denominazioni della rossi eleganti con profili aromatici d’in- Classico, i presidenti del Comité du Vin regione, tra Firenze e gli teresse declinati nei tanti terroir dove il des Champagne, Jean-Marie Barillére altri territori, presentano Sangiovese s’esprime in modo singo- e Maxime Tourbart; César Saldana, la nuova annata dei vini e lare. Impegnativi i progetti futuri, che direttore generale del Consejo Regula- quelli pronti a entrare in vedono, oltre la registrazione della tra- dor Vinos de Jerez; in rappresentanza slitterazione in ideogrammi delle parole della viticoltura del Nuovo Mondo, commercio. Alla Fortezza Gallo Nero, avvenuta nel 2016, anche Harry Perterson-Nedry, fondatore della da Basso, nel padiglione per le parole Chianti Classico; rafforza- denominazione Willamette Valley As- Cavaniglia, collegato a ta la collaborazione con la zona della sociation (Oregon) e Bill Nesto, Master Buy Wine 2017, la presen- Champagne, dopo 62 anni dal patto di gemellaggio tra Firenze e Reims; tazione dei dati economici partecipazione all’alleanza transnazio- dell’intero settore e una nale per la tutela dei territori e marchi ricerca sul percepito dei d’origine come unico consorzio italiano vini toscani da parte della e proseguimento dei progetti impostati stampa internazionale con lo scorso anno, tra cui il riconosci- mento Unesco al territorio del Chianti la partecipazione dei Con- sorzi Morellino di Scansa- no, Montecucco, Cortona, piera genta Carmignano, Valdarno di foto bruno bruchi Sopra, Bianco di Pitigliano e Sovana, Colline Lucche- si e Maremma. toscaneLe anteprime in viaggio tra Chianti Classico San Gimignano Montepulciano e Montalcino A seguire l’Anteprima del Chianti Clas- Classico e la costituzione del “Distretto of Wine, professore presso la Boston sico 2017 alla Leopolda di Firenze con Rurale del Chianti”, che diventerà uno University e autore di un’importante ri- le annate 2016 e 2015, la Riserva dei cardini della tutela e dello svilup- cerca sulla storia del Chianti Classico. 2014, oltre ai nuovi prodotti certificati po del territorio. Nella tavola rotonda Tanto lavoro per proteggere le deno- Gran Selezione. Grande l’attesa per “L’importanza di chiamarsi… Chianti minazioni dagli abusi del mercato, fare l’annata 2016, quella dei ”trecento Classico” si è parlato della centralità del chiarezza ed educare i consumatori di anni”, che si sta rivelando eccellente territorio, detentore di risorse diverse, in un mondo globalizzato sull’importan-

24 za dell’origine come patrimonio col- cora il farmacista, l’artista, il giornalista lettivo. Ad accogliere i visitatori della e protagonisti di produzioni del tutto Chianti Classico Collection nel foyer particolari guidano un viaggio nel della Stazione Leopolda una mostra Chianti, a tu per tu con la sua gente. fotografica di Dario Garofalo, giovane A partire dal mese d’aprile la mostra fotografo toscano, dal titolo “Chianti sarà visitabile presso Casa Chianti Tellers”: l’artigiano, l’architetto e an- Classico a Radda in Chianti.

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Appuntamento successivo a San Gi- Languedoc, un territorio a nord della mignano nelle sale del Museo di Arte Spagna vicino alla città romana di Moderna e Contemporanea De Grada Narbonne. IIn degustazione: Le Marin per l’annata 2016, la riserva 2015 e 2016 - Domaine Sarrat de Goundy; le annate precedenti della Vernaccia. La Brise Marine 2015 - Château la Con la vendemmia 2016 San Gimi- Négly; Cuvée Aimée de Coigny 2015 gnano festeggia il cinquantenario della - Château Mire l’Etang; Cuvée Henry doc, un’annata che ha visto le uve, al Lapierre 2015 - Château Rouquette momento della raccolta, in ottimo sta- sur Mer; La Centaurée 2014 - Châte- to sanitario con gradazioni alcoliche au Pech-Redon; Grand Vin 2006 - alte e un corredo acido molto interes- Château d’Anglès. Per la Vernaccia: sante. I vini hanno una buona struttura Vernaccia di San Gimignano 2015 - Il e sono vocati all’invecchiamento, an- Lebbio; Vernaccia di San Gimignano che se al momento non si presentano Vigna a Solatio 2015 - Casale Falchi- perfettamente finiti, necessitanndo ni; Vernaccia di San Gimignano Riser- ancora di un ulteriore periodo d’affi- va 2014 - La Lastra; Vernaccia di San namento. Per il ciclo di degustazioni Gimignano Fiore 2014 – Montenidoli; “Il vino bianco e i suoi territori” San Vernaccia di San Gimignano Riserva Gimignano ha incontrato La Clape. Vigna ai Sassi 2010 - Tenuta Le Cal- Per la prima volta la degustazione in cinaie; Vernaccia di San Gimignano ”Sala Dante” viene affidata a una don- Hydra 2009 – Il Palagione. Presentato na, Rosemary George, scrittrice e cri- il libro di Armando Castagno “Vernac- tica del vino inglese, una delle prime cia di San Gimignano: vino, territorio donne a diventare Master of Wine nel e memoria”, uno strumento di lavoro, 1979. Il vino bianco ospite, protagoni- bilingue, che ha richiesto oltre un an- sta della degustazione comparata, è no di lavoro e ripercorre in modo non stato il Bourboulenc, stella della deno- autocelebrativo la storia di un vino e minazione di La Clape, nel cuore del del suo territorio. Cinque sezioni e

due appendici: un importante lavoro nel cuore del libro, il capitolo 3, dove in dettaglio troviamo la composizio- ne geologica, la toponomastica e le caratteristiche climatiche suddivise in 28 unità. Per gli addetti ai lavori la dettagliata descrizione dell’andamen- to stagionale documentato di tutte le 50 annate della Vernaccia dall’otteni- mento della doc. E ancora un capitolo intitolato “testimonianze”, dove 12 persone del luogo, che hanno vissuto e fatto la storia della denominazione, raccontano le loro esperienze. Splen- dide e di grande effetto le fotografie di Bruno Bruchi, vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali. 250 pagine per formarsi un’idea del vino e del territorio. Si prosegue con la 24^ edizione classiche con colori molto intensi, una frammenti d’antefisse, tegole dipinte, dell’anteprima Nobile di Montepul- qualità media elevata e soprattutto pesi da telaio, pietra fetida e intonaco ciano annata 2016, valutata 4 stelle. doti d’eleganza e finezza. Nuova sede dipinto. Il ritrovamento ha confermato In degustazione il Vino Nobile 2014, per il Consorzio, inaugurata a ottobre la frequentazione più antica dell’acro- pronto a esser immesso sul mercato 2016 in occasione dei festeggiamenti poli di Montepulciano e rappresenta dopo i due anni d’evoluzione im- per i 50 anni della doc, che ospita la conferma delle fonti antiche, che posti dal disciplinare di produzione, l’Enoliteca, uno spazio, su un unico ponevano sulla cima del colle polizia- la Riserva 2013, annata a 4 stelle e piano, che s’affaccia sul chiostro della no un abitato o un santuario. Per con- il Rosso di Montepulciano 2015. Il Fortezza con vista panoramica sul tinuare i festeggiamenti per i 50 anni giudizio sull’annata è stato comuni- Tempio di San Biagio, la Valdichiana e della doc una degustazione d’annate cato dal presidente del Consorzio del la Valdorcia. Per pavimento una lastra storiche condotta da Gianni Fabrizio Vino Nobile, Andrea Natalini, insieme di cristallo che consente d’ammirare del Gambero Rosso con l’apertura di al sindaco di Montepulciano, Andrea i ritrovamenti archeologici etruschi, bottiglie di mezzo secolo. I vini: 1967 Rossi e l’enologo Emiliano Falsini. romani e medievali situati nel sotto- con l’azienda Contucci; 1975 con Fa- L’annata 2016 non è stata facile, suolo. Di grande interesse la struttura netti (considerate due grandi annate); l’andamento climatico ha dovuto es- muraria a secco, di tipo circolare, di 1982 Boscarelli, l’unica in formato ser ben interpretato dai viticoltori, rilevanti dimensioni (circa 5,50 metri di magnum (annata armonica); 1988 secondo il parere della commissione diametro interno per complessivi 7-8 rappresentata da Avignonesi, Polizia- tecnica avrà il carattere delle annate metri), al cui interno sono stati trovati no “Vigneto Le Caggiole” e Carpineto

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(grande annata con gran potenziale d’invecchiamento); 1995 con Tenuta di Gracciano della Seta e Salcheto (annata inizialmente buona, dopo vent’anni il vino è ancora fresco); 1999 con Bindella e Tenuta Valdipiat- ta Vigna d’Alfiero (grande annata per i vini rossi). Da notare che la stragrande maggioranza delle bottiglie aperte ha conservato i profumi e gli aromi che distinguono il Nobile, marcati dall’aci- dità e in qualche caso con tannini evi- denti, di buona persistenza e delicati. Questa degustazione, alquanto uni- ca, ci ha permesso di capire com’è cambiato il mondo del vino in mezzo secolo: a metà degli anni Sessanta erano poche le aziende che imbotti- gliavano, sette con una produzione di 100mila bottiglie, oggi sono circa 80 e producono otto milioni di bottiglie. Gli enologi erano pochi ed era limitata la conoscenza della tecnologia, i vigneti avevano pochi ceppi per ettaro, nella vinificazione si potevano usare vitigni bianchi, per l’affinamento botti grandi anche di castagno e lunghi periodi. L’uso delle barriques inizia verso la metà degli Ottanta, come pure i vitigni internazionali.

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In chiusura Benvenuto Brunello, 25^ l’annata 2015, anche la vendemmia le enoteche N’ Ombra de Vin di Mi- edizione e il cinquantesimo anno di 2016 è stata giudicata a 5 stelle, lano e A. Litteri di Washington Dc, fondazione del Consorzio, ma con nonostante la stagione irregolare con una storica enoteca aperta nel 1926 altre novità. Una nuova sede del Con- una primavera piovosa, l’autunno ca- nella zona di Union Market. In onore sorzio ospitata da febbraio presso le ratterizzato da molto caldo di giorno dei cinquant’anni del Consorzio sono trecentesche sale del Complesso di e fresco di notte, un’escursione che stati introdotti due “Premi speciali”, Sant’Agostino, dopo un restauro reso ha reso le uve particolarmente ric- dedicati ai locali di Montalcino, Bruno possibile grazie alla collaborazione e che d’acidità, colore e profumi. Una Dalmazio per le enoteche e Il Giglio al contributo di alcuni partner, fra cui variabilità climatica che ha prodotto della famiglia Machetti per i ristoranti, il Comune di Montalcino, l’Arcidiocesi una maturazione fenolica eccellen- un vero locale del cuore dove in ogni di Siena e Banca Monte dei Paschi te. Un Brunello 2016 che, a detta di momento ti trovi a casa. Significato di Siena; l’apertura nelle giornate di molti, potrà richiamare l’annata 2010. simbolico profondo per Marco Do, domenica e lunedi ai wine lovers; un Dal 1994 il Leccio d’oro seleziona e che parla di condivisione di valori co- talk show sul futuro di questo grande premia il ristorante, l’osteria e l’eno- muni, come la passione per l’eccel- vino e il legame col territorio. Anna- teca, nelle categorie Italia ed estero, lenza e il rigore nel metodo, nelle mo- ta 2016 a cinque stelle, la piastrella che valorizzano il Brunello e i vini del tivazioni che hanno portato la guida celebrativa firmata dalla Guida Rossa territorio. Per quest’edizione è stata rossa Michelin a firmare la piastrella Michelin e formula cambiata per il allargata la giuria e accorpate in una celebrativa per la vendemmia 2016, Premio Leccio d’oro. In degustazione sola categoria il ristorante e l’osteria. che riprende la copertina dell’ultima l’annata 2012 del Brunello (ha rice- I vincitori di quest’edizione i ristoranti guida Italia. Interessante notare che vuto le 5 stelle), la Riserva 2011 che Del Cambio di Torino, guidato da proprio il 1956 è stato l’anno in cui la entra quest’anno sul mercato, il 2015 Matteo Baronetto (una stella Miche- Rossa approda in Italia, ma non tutta del Rosso di Montalcino e ancora lin) ed Era Ora di Copenhagen della la penisola veniva “coperta”, soltanto Moscadello e Sant’Antimo. Dopo famiglia Milleri (una stella Michelin); il tratto che va dalle Alpi a Siena.

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massimo lanza pretato dalla gran parte dei vignaioli della Valpolicella, tanto ha giovato loro la lunga esperienza maturata in vigna che, insieme a una fase meteorologica- Amarone mente positiva prima della vendemmia, della valpolicella I numeri che riguardano la filiera dei vini della ha fatto la differenza. Purtroppo anche Valpolicella e dell’Amarone in particolare parla- quest’anno, per via delle ben note vicende che vedono su fronti contrap- no abbastanza chiaro, la produzione totale è in posti il Consorzio per la Tutela dei Vini continuo incremento, dal 2005 a oggi è passata Valpolicella e le “Famiglie dell’Amarone da poco meno di 600mila quintali ai 924mila del d’Arte”, quest’ultime non hanno par- tecipato alla kermesse: senza voler 2016 per un totale di 61 milioni di bottiglie, di entrare nel merito della questione e cui quasi 15 di Amarone, mentre nel 2005 il to- delle ragioni dell’uno e dell’altro, ce ne tale delle bottiglie prodotte sfiorava i 49 milio- dispiace, infatti la loro presenza avreb- ni, di cui 8,5 di Amarone. Anche le esportazioni be sicuramente ulteriormente arricchito il già folto e ben rappresentato novero segnano un incremento a due cifre, passando dei partecipanti, dando ai tanti giorna- dal 54% del 2005 all’84% odierno. listi presenti una panoramica ancor più

Risultato ottenuto grazie anche al co- stante lavoro del Consorzio per la Tu- tela dei Vini Valpolicella, che da sempre supporta i soci nella promozione dei vini all’estero. Il giro d’affari della de- nominazione Valpolicella nel 2016 ha toccato quota 330 milioni di euro, il 5% in più dell’anno scorso, l’estero conta per il 65% del fatturato, più 3% rispetto all’anno scorso, mentre il restante 35% venduto in Italia registra un incremento, in termini di fatturato, del 10%. Infine la superficie vitata nei 19 comuni del- la denominazione, compresi i cinque della zona classica, in dieci anni è pas- sata da 5.839 a 7.844 ettari, numeri importanti quindi, che fanno dell’A- marone una delle punte di diamante della nostra esportazione vitivinicola all’estero. Grande attesa quindi anche quest’anno per l’Anteprima Amarone, pure in considerazione del fatto che il to. Alto infatti il livello qualitativo medio ampia del millesimo 2013 dell’Amarone Consorzio ha presentato il 2013 come dei vini degustati con tantissime punte della Valpolicella, che, come i numeri un millesimo “meteorologicamente d’eccellenza, peraltro di anno in anno dimostrano, è senza dubbio una delle particolare, che ha chiuso in bellezza diventano sempre meno i vini sotto la indubbie eccellenze dell’intero com- nelle fasi di maturazione e appassi- soglia dei 75 punti. Ben 78 le cantine parto vitivinicolo italiano. Da appas- mento, dando vini d’ottima intensità presenti all’Anteprima Amarone 2017, sionati dei grandi vini della Valpolicella, colorante, ricchi al naso e in bocca come sempre organizzata al palazzo Amarone in testa, non possiamo che con un’alcolicità che si fonde in modo della Gran Guardia di Verona, per oltre sperare che, prima o poi, questa con- armonico con l’acidità e la corposità”, 150 vini in degustazione. La nostra troversia si ricomponga, nel frattempo una buona annata insomma, come le impressione generale è che il 2013, ecco però, in ordine alfabetico, i vini nostre degustazioni hanno conferma- nonostante tutto, sia stato ben inter- che più ci hanno convinto quest’anno.

30 ALBINO ARMANI razioni, possiede diverse tenute nel Veneto e ampio e persistente, dove si riconoscono Amarone Classico della Valpolicella in Valpolicella, tutte condotte e certificate in piccoli frutti neri, chinotto, erbe aromatiche, Cuslanus 2013 stretto regime bio-organic e vegan. I vigneti spezie, cannella e pepe in particolare; il sor- Questa cantina può contare su oltre 220 et- da cui nasce questo Amarone, allevati con so, ampio e ben tenuto su da una fresca ve- tari vitati nelle Grave del Friuli, in Vallagarina, la classica pergola, si trovato tra i 200 e i na acida, registra il puntuale ritorno del frutto in Trentino e appunto in Valpolicella. Eleganti 500 metri sulle colline di Illasi. Al naso s’apre e delle note speziate, lunghissimo il finale. note floreali al naso per il Cuslanus, ben spo- su note di frutti rossi, agrumi e sottobosco sate a frutti come la ciliegia nera e il cassis, mediterraneo, persistente, ricco di frutto e TINAZZI, Ca’ Dei Rocchi ma anche cardamomo, tabacco e spezie dotato di un lungo finale il sorso. Amarone della Valpolicella piccanti; il bicchiere è ampio, austero, ben La Bastia 2013 bilanciato tra alcol, frutto, acidità e tannini; MONTE DEL FRA La famiglia Tinazzi di Lazise possiede diver- lungo e senza sbavature il finale, segnato Amarone della Valpolicella se tenute in Veneto, tra cui quella di Ca’ dei dalla freschezza del frutto. classico 2013 Tenuta Lena di Mezzo Rocchi in Valpolicella, dove nasce l’Ama- Da sempre proprietari di una bella tenuta a rone La Bastia da uve Corvina per il 60%, CA’ LA BIONDA Custoza, da un decennio la famiglia Bonomo una quota importante di Corvinone, il 15% Amarone Classico della Valpolicella ha acquistato anche una splendida tenuta di Rondinella e il 5% di Molinara. Ciliegia “Vigneti di Ravazzol” 2013 a Fiumane nella Valpolicella. Il loro Amaro- matura, balsamico da erbe officiali, sale af- Questa bella realtà di Marano di Valpolicella, ne, da sempre, è più rivolto verso la ricerca fumicato e toni minerali al naso, persistente nel cuore della Valpolicella classica, produ- dell’eleganza che della potenza: il 2013 pro- e ben bilanciato tra frutto e massa tannica al ce vini da ben quattro generazioni. Buono e fuma di ribes, more, ma anche spezie, ta- palato, finale di buona persistenza. ben fatto l’Amarone Vigneti di Ravazzol, che bacco e cioccolato amaro, il sorso è austero, nasce sull’omonima collina tra i 200 e i 300 ben bilanciato tra una fitta trama tannica e VALENTINA CUBI metri d’altitudine. Fresco, ricco di tannini fitti un frutto turgido e succoso, nel lungo finale Amarone della Valpolicella e ben estratti, che sostengono un frutto pie- s’affacciano sentori agrumati e mentolati. Morar 2013 no e succoso, si presenta al naso con sen- I vigneti di Valentina Cubi si trovano nella tori di frutti di bosco, fiori appassiti e minerali. ROCCOLO GRASSI zona classica dell’Amarone, sparsi tra cru Amarone della Valpolicella 2013 famosi come Monte Tenda, Monte Croset- CORTE SANT’ALDA I vini della bella cantina Roccolo Grassi sono ta e Rasso e sono tutte condotti coi criteri Amarone della Valpolicella 2013 ormai da anni una sicurezza: capace come dell’agricoltura biologica. Speziato e ricco di Ha da poco festeggiato le trenta vendemmie pochi di ben interpretare l’annata, Marco frutto al naso, l’Amarone ’13 Morar sconta questa bella cantina di Mezzane di Sotto: era Sartori ha presentato un gran bell’Amarone. ancora qualche irruenza giovanile al palato, il 1986 infatti quando Marinella Camerani si Ancora restio a concedersi, lascia molto ben ma ha una gran bella persistenza aromatica trasferì qui da Brescia, decisa a produrre vino sperare per il futuro già dai profumi, fitti ed e frutto da vendere. nella tenuta comprata qualche anno prima dal eleganti, che rimandano a frutti rossi, spezie, padre. Da sempre biologica, dal 2003 Corte liquirizia e tabacco, mentre il sorso, ancora VILLA CANESTRARI Sant’Alda si è completamente convertita al segnato dai tannini in maturazione, è ampio, Amarone della Valpolicella 1888 biodinamico: ricco, profondo e ben bilanciato ricco di frutto e di lunga persistenza. Riserva 2013 il sorso dell’Amarone 2013, che colpisce an- Le vigne di Villa Canestrari si trovano in Val che per il suo ampio profilo olfattivo, fatto di TENUTA CHICCHERI d’Illasi, sulle colline a est di Verona, tra i co- frutti di bosco, fiori secchi, note di tabacco, Amarone della Valpolicella 2013 muni di Colognola ai Colli e Illasi. Piacevo- chiodi di garofano, spezie gialle e minerali. Vigneto di Campo delle Strie lissimo il millesimo ‘13 della Riserva 1888, Il vigneto di Campo alle Strie si trova intor- intrigante sin dall’approccio olfattivo, fatto di FIDORA no ai 400 metri d’altitudine nel comune di balsami resinosi, amarena, cioccolato e sot- Amarone della Valpolicella 2013 Tregnago con un sesto d’impianto di circa tobosco, pieno, succoso, ben contrastato Monte Tabor novemila ceppi per ettaro allevati a Guyot. da acidità e tannini nobili, al palato chiude La famiglia Fidora, viticultori da quattro gene- Il millesimo 2013 ha un bel profilo olfattivo, con un finale lungo e appagante.

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Vino simbolo di un ter- Partnership ritorio, di una Regione e di un intero Paese, tra il colosso il Brunello di Montal- del lusso Epi cino prodotto presso la Tenuta del Greppo, della famiglia continua, anno dopo anno, vendemmia do- francese po vendemmia, a rap- presentare un’icona di Descours tradizione enologica e e la Tenuta perfezione stilistica. JacopoGreppo Biondi Santi confermato andrea cappelli presidente Ma oggi inizia una nuova e importante fase della storia tracciata dalla famiglia Biondi-Santi, iniziata con Clemente ed enologo Santi, nato a Montalcino nel 1795, che, sperimentando nuove tecniche enologiche, trasformò i successi enoi- ci del Moscadello di medievale memo- ria, ottenendo riconoscimenti già per il suo “vino rosso scelto (Brunello) del 1865”. Jacopo Biondi Santi, rappre- sentante della sesta generazione della famiglia che ha creato il Brunello e figlio di Franco, strenuo difensore della tipiz- zazione del Brunello 100% Sangiove- se Grosso, scomparso nel 2013 a 91 anni, annuncia con orgoglio l’opera- zione di partnership col “Gruppo Epi”, di proprietà della famiglia Descours, grande dinastia dell’imprenditoria fran- cese, già proprietaria di marchi d’altis- sima gamma nel mondo del vino - gli champagnes Piper-Heidsieck e Char- les Heidsieck, lo Chateau La Verrerie situato a Landerrouat, nella valle del - il cui know how, spirito pionieristico e Sopra, l’etichetta del Brunello di Montalcino Rodano – della moda e del lusso. vocazione all’eccellenza si sposano con prodotto da Jacopo Biondi Santi. Nella pagina a fianco, Jacopo nel viale della Tenuta del Greppo “Sono davvero felice di aver siglato quelli di Epi. Costruendo su questi punti questa partnership di strategie e capitali di forza e con una visione condivisa del con la Tenuta del Greppo della famiglia futuro, continueremo a sviluppare il pro- Santi e a essere enologo del Greppo. Biondi Santi, una delle più prestigiose getto dei vini Biondi Santi, condividen- È un esempio perfetto delle ambizioni cantine italiane - commenta il presiden- do l’esperienza di Jacopo Biondi Santi, di Epi, volte a sviluppare marchi ai più te del Gruppo Epi Christopher Descours che continuerà a presiedere la Biondi grandi livelli d’eccellenza nel mondo”.

32 33 La Tenuta del Greppo – circa 150 et- genza – dichiara Jacopo Biondi Santi, Sopra, una vista aerea del Greppo. A fianco, tari complessivi, di cui 23 a Brunello custode fedele della grande tradizione Jacopo valuta un grappolo di Sangiovese per un’importante produzione annua del Greppo – poiché la lunga tradizio- di Brunello Annata e, nelle vendem- ne del marchio Biondi Santi è stata in trasmissione di conoscenza, l’eccellen- mie migliori, della preziosa Riserva da grado di creare una realtà che è rico- za nel tramandare la nostra professio- vigneti con oltre 25 anni d’età – si trova nosciuta oggettivamente valida e pre- nalità e la creatività nella produzione dei sulla strada verso la suggestiva abbazia stigiosa da tutto il mondo del vino e dal nostri vini. Epi è per noi il partner estero romanica di Sant’Antimo, estendendo- mercato, non scordiamoci che ci sono ideale come fisionomia sia perché ha si su un sistema collinare a un’altitudine voluti oltre 200 anni di condotta rigoro- una sola famiglia proprietaria e anche tra i 250 e i 507 metri s.l.m., affacciato sa nel tempo per costruire la credibilità come prospettiva industriale, essendo a sud-est di Montalcino. La microzona commerciale di questo prodotto: non è la loro rete commerciale molto svilup- gode di un microclima e un suolo ide- un caso se le nostre Riserve strappa- pata, per noi un vantaggio innegabile, ali per la produzione dell’elegantissimo no, ormai da decenni, quotazioni altis- dandoci il supporto necessario per raf- rosso di Sangiovese Grosso 100% da sime in tutte le aste internazionali e per forzare la reputazione dei nostri vini e vecchie vigne che, dopo aver maturato fortuna ci sono sempre più collezionisti del Brunello a livello internazionale”. per anni rigorosamente in sole grandi nel mondo! Il nostro vino sarà sempre Jacopo perché hai voluto questa ope- botti di rovere di Slavonia, diviene un lo stesso, con la stessa metodologia di razione? longevo Brunello di Montalcino d’im- produzione e con le uve delle nostre vi- “La nostra famiglia è presente in To- mensa finezza, armonia ed equilibrio, gne di BBS/11 (Brunello Biondi Santi), scana fin dal 1302 per discendenza tanto che nella cantina delle antiche il clone di Sangiovese che venne tipiz- in linea maschile, così mi sono preoc- riserve vengono gelosamente custo- zato dal mio bisnonno Ferruccio Bion- cupato di dare un nuovo e duraturo dite ancora due mitiche bottiglie del- di Santi e che porta il nostro nome, la assetto al Greppo, nonché un futuro la riserva 1888, un vino di quasi 130 cui storicità è garantita dal tramandarsi solido al marchio Biondi Santi e ai miei anni, sempre perfettamente conser- di piante madre-figlia. E quest’allean- eredi. Io volevo proiettare l’azienda nel vato: “Sono assolutamente deciso a za con la famiglia Descours è per noi futuro, il gruppo EPI cercava di legarsi a difendere e conservare, come hanno l’occasione di legare la nostra attività a un nome importante che s’accostasse sempre fatto tutti i miei antenati, que- quella di un gruppo che condivide i no- alla loro filosofia e ci siamo sposati alla sto patrimonio storico e qualitativo con stri valori – commenta Jacopo Biondi perfezione. Facendo tesoro delle tante la stessa dedizione, tenacia e intransi- Santi, artefice dell’operazione – cioè la esperienze di vita, i miei obiettivi erano

34 superare ogni difficoltà di successione I tuoi tre figli avranno un ruolo all’inter- miranza. Ad ogni modo, a massima generazionale per quando non ci sarò no della nuova organizzazione? garanzia della continuità dello stile più io e trovare una giusta dimensione “Mio figlio Tancredi, che ha 26 anni, già produttivo, io sarò presidente nonché agli enormi oneri commerciali, che han- da qualche tempo è il mio assisten- enologo ufficiale. Anche lo staff sia di no sempre inciso molto in un’azienda te sia a livello di operatività di cantina campagna che di cantina del Grep- comunque piccola come la nostra, ma che di struttura commerciale poi, al po rimarrà il medesimo, non cambie- che ha bisogno oggi di logiche globali completamento degli studi in Enologia rà niente, naturalmente delle novità ci di commercializzazione. E per ovviare presso l’Università di Firenze, entrerà saranno nelle strategie esterne, ma a queste problematiche era necessario anche lui a pieno titolo in azienda. Mia sapremo tutti cogliere le grandi oppor- un partner importante, non possiamo figlia Clio, che ha 27 anni, ha studiato a tunità che porterà questo importante andare contro la storia e dobbiamo Londra, dove si è laureata in business matrimonio d’interessi e immagine per uscire dalla logica provincialistica ita- management e adesso sta facendo un entrambi”. liana, stiamo parlando di prodotti con prestigioso stage presso l’Esa, l’Ente Cosa succederà a livello di commer- un appeal a livello mondiale. Tutto ciò Spaziale Europeo a Parigi e certamen- cializzazione? ci darà uno slancio sia per quello che te la sua visione internazionale sarebbe “La rete commerciale del Greppo e riguarda la gestione dell’immagine, utilissima per il Greppo. Il piccolo Cle- quella del mio Castello di Montepò nel dando uno smalto ancor più interna- mente, di 21 anni, con una forte voca- Morellino di Scansano andranno ad af- zionale al brand che per la diffusione zione scientifica, è ai primi anni della fiancarsi alla rete EPI”. del prodotto a livello di distribuzione, facoltà d’ingegneria informatica e lo Avete progetti per il futuro? che dovrà essere sempre più capillare stiamo aspettando…” “A breve, massimo entro un anno, lan- e professionale, seguendo maggior- Ci puoi spiegare come si attuerà nella ceremo, dopo diversi anni, un nuovo mente i collezionisti che già apprez- pratica questo accordo? bando di ricolmatura aperto agli ap- zano i nostri vini e gli amatori che vo- “Sarà una vera partership nella quale passionati collezionisti di tutto il mondo gliono entrare nella cultura del nostro uniremo i nostri know how per il miglior per dar loro la possibilità di tenere le prodotto, aumentando la qualità dei sviluppo possibile del Greppo”. bottiglie di Riserva Biondi Santi sem- servizi che andremo a offrire. La nostra Pensi che possa cambiare qualcosa pre enologicamente perfette. Un vero e famiglia resterà al timone del Greppo e riguardo ai vini? proprio rito alla presenza del notaio, che continueremo a firmare le nostre opere “Christopher Descours è un uomo di nelle nostre cantine è stato fatto per la d’arte enoiche”. grande esperienza, sensibilità e lungi- prima volta da mio nonno Tancredi nel

35 36 1927 per le Riserve 1888 e 1891 e la Come immagini il futuro della deno- Sopra, Jacopo col figlio Tancredi. seconda da mio padre Franco nel 1970 minazione? Nella pagina a fianco, una vite del 1936 alla presenza di personalità come Mario “Ne parlo da almeno trent’anni e sono Soldati e Luigi Veronelli per le Riserve convinto della necessità d’individuare distinte a seconda delle peculiarità 1888, 1891, 1925 e 1945. E’ un pro- una collocazione zonale, cosa che noi dei versanti della collina ilcinese. Bi- cedimento molto particolare quello che già facciamo al Greppo ormai da 200 sogna suddividere l’area in otto zone, permette di giudicare lo stato di salute anni. Non si può presentare come i quattro punti cardinali suddivisi a lo- di un vino: per prima cosa le bottiglie un’unica realtà ciò che adesso è pro- ro volta tra sotto e sopra i 250 metri. vengono pesate su una bilancina di dotto in ben 24mila ettari, da 0 a 621 E il Consorzio dovrebbe spingere in grande precisione, fino al centesimo metri s.l.m., bisogna avere l’onestà questa direzione, credo sia un per- di grammo, cioè al decimilligrammo; di riconoscere che, enologicamente, corso fattibile, ci vuole solo la volontà la bottiglia viene quindi ‘decapsulata’, Montalcino è un continente. Sarà una di compiere questo passo, che nel cioè stappata, per poi essere passata a cosa complessa da implementare, futuro porterà solo positività all’intero me; sul retro di ogni bottiglia c’è il nome ma di fondamentale importanza, tan- sistema Brunello”. del proprietario col numero di telefono: to che darebbe la possibilità di parlare Al Greppo, monumento del vino la personalizzazione delle bottiglie è ne- più compiutamente del nostro terroir, mondiale poggiato sulla tradizione, cessaria per poter informare i proprieta- del nostro lavoro di vignaioli e di quel- dove all’ingresso della cantina cam- ri, in qualsiasi momento, sulle condizioni lo che succede nelle varie microzone peggia il motto “In vino rident om- del vino; quindi guardo il livello e il colore di un territorio così vasto”. nia”, la leggenda del Brunello Biondi - due elementi altamente probatori - poi In effetti la questione della zonazione Santi trasuda ancora da ogni angolo, annuso e assaggio, non con la bocca, sta diventando sempre più d’attualità a partire dalla cantinetta delle riserve ma con una cannuccia, un ‘succhino’ in tutti i grandi territori del vino italia- storiche, venerata come un reliquia- inventato ad arte per non toccare con no, anche se è un argomento che ha rio, al vigneto più vecchio risalente le labbra il vino che poi verrà rimesso in sempre innescato grandi dibattiti… al 1936 con viti in splendida forma bottiglia; se il vino supera questo primo “Il mondo del Brunello deve trovare il vegetativa, alle botti di fine Ottocento gradino di verifica, a mio insindacabile coraggio d’individuare le diverse zo- rigorosamente in rovere di Slavonia giudizio, si passa alla pesatura, poi si ri- ne, all’interno delle quali cambiano ancora utilizzate per affinare le riser- colma con Brunello della stessa annata il terreno, il microclima, l’altitudine, i ve, che donano ai vini profumi da so- e si pesa di nuovo per verificare la per- cloni di Sangiovese, di conseguenza gno… Carissimo Jacopo, auguri veri e centuale esatta di vino immesso”. il Brunello acquisisce caratteristiche “ad maiora”!

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a 5 stelle e in sole cinquemila bottiglie ciascuno”. Quali sono i mercati in cui si La Togata: beve il vostro Brunello? “La filosofia è comune a tutte o quasi le aziende del nostro amato territorio, quindi il mercato da una gita a Montalcino estero vale per il 95%, equamente distri- buito fra gli Stati Uniti, l’Asia, soprattutto all’export Cina, Laos e Corea e l’Europa, mag- giormente Germania, Belgio, Austria e in tutto il mondo addirittura la difficilissima Francia. Il 5% che va sul mercato nazionale, che stia- La storia della canti- che nella mia cantina privata ho anco- mo comunque cercando di ampliare, si na “La Togata”, ormai ra bottiglie risalenti addirittura agli anni divide soprattutto fra le grandi città, tra Quaranta del Novecento”. Ma, come in cui Roma, dove siamo nella ‘wine list’ marchio storico del tutte le vicende della vita, l’appetito vien del Quirinale – i nostri vini sono offerti ai Brunello, inizia addirit- mangiando… “Vivendo a pieno il terroir capi di stato stranieri – Milano e Firenze. tura a fine anni Ottanta, naturale da dove nasce questo vino, la Senza dimenticare la Città del Vaticano, complice un weekend passione crebbe e pure molto, tanto dove è presente anche nell’esclusiva che pochi anni dopo ci spostammo, ac- boutique all’interno delle mura leonine, galeotto di un giova- quistando vicino al borgo di Tavernelle, accanto ai migliori prodotti internaziona- ne avvocato romano di nella parte del ‘continente Montalcino’ li, tra cui preziosi sigari cubani, gioielli, successo e da qui si ca- che guarda verso l’Alta Maremma, a abiti e orologi di grandi griffes parigine”. pisce anche l’etimologia poco più di 30 km in linea d’aria dal mar Jeanneth, tu sei spesso all’estero, Tirreno, la palazzina di caccia della sug- come sta evolvendo la situazione del del logo aziendale… gestiva Villa di Argiano dei Conti Gaetani Brunello a livello internazionale? “Negli sebastiano cortese Lovatelli d’Aragona: ristrutturammo l’e- Sati Uniti è sempre molto in auge, per legante casale e passammo prima a 8, cui ogni anno aumentano le vendite, “Effettivamente era proprio il 1989, sta- poi a 12 e infine a 15 ettari di vigneto”. mentre in Sud America, mercato che vo passando qualche giorno di riposo Ma la cavalcata non era ancora finita… conosco molto bene essendo d’origine a Spoleto e decisi di prolungare di un “Alcuni anni fa ho dovuto riprendere colombiana, per ora il fenomeno dei giorno la vacanza – ci racconta il fon- a curare personalmente la parte pro- grandi vini riguarda solo le metropoli, datore Danilo Tonon – arrivando così in fessionale, così ho dovuto di nuovo ma la cosa che mi ha colpito è che la quel di Montalcino: era un sabato, vidi dedicarmi in toto all’avvocatura, ma ho cucina italiana si sta diffondendo davve- un vecchio casale da ristrutturare, m’in- avuto la gioia che mia moglie Jeanneth ro molto e questo non potrà che portare namorai di questo luogo ameno e di Angel e i miei figli, che stanno intra- positività commerciali nel prossimo fu- struggente bellezza, così la domenica lo prendendo studi universitari in scienze turo… Anche in Cina il mercato sta cre- avevo già comprato!”. E così inizia l’av- delle comunicazioni a Siena (Vanessa) scendo, perché ci sono tantissimi cinesi ventura nel mondo del vino toscano… e marketing internazionale alla Luiss di che studiano il mondo del vino, fanno “Con 1.100 metri quadrati di Brunello – Roma (Azzurra), con una passione per corsi da sommelier e di cucina, così ini- un’antica vigna che si trovava accanto le lingue e il settore commerciale estero, ziano ad avere una vera conoscenza dei al casale, proprio nei pressi delle vec- hanno deciso tutti insieme di proseguire vini di pregio. Per noi il mercato cinese chie mura medievali del centro storico la nostra storia familiare nel mondo del inizia a essere rilevante: ci sono voluti ilcinese – vinificai le mie prime bottiglie, Brunello, costruendo la loro personale molti anni per entrare, ma poi abbiamo che furono della fantastica vendemmia cantina a Sant’Angelo in Colle, prose- sempre aumentato costantemente le 1990, certamente non potevo neppure guendo con la mia filosofia di vino in vendite. Mentre i mercati europei sono pensare d’iniziare meglio di così il mio un ambiente meraviglioso”. Cara Jean- sostanzialmente stabili, ma sicuramente viaggio enoico!”. Ma perché proprio neth, quali sono in questo momento i non in crescita”. Come funziona oggi il la scelta di farti anche vignaiolo? “De- numeri de La Togata? “Produciamo, tuo mestiere di export manager? “Devo vo ringraziare il mio compianto zio naturalmente a seconda delle annate, viaggiare molto per promuovere i nostri Emanuele Tonon, che, oltre a essere una media di circa 100mila bottiglie, di vini, cercando sempre di aprire nuovi un bravissimo ingegnere, era pure un cui circa la metà di Brunello annata e mercati, ma in maniera davvero mirata. collezionista di grandi vini, il quale, fin l’altra metà divise equamente tra Rosso Faccio tante fiere all’estero, ma il lavoro da giovanissimo, mi aveva trasmesso di Montalcino e due igt, «Barengo» e non finisce con la presenza in fiera, infatti la passione per il nettare di Bacco. «Azzurreta». Il Brunello Riserva e il Bru- mi occupo anche dell’organizzazione di Tra l’altro mio zio, fra i rossi da invec- nello «La Togata dei Togati», un cru mol- promotion, cene, eventi e degustazioni chiamento, oltre al Barolo, prediligeva to particolare, vengono invece prodotti collaterali, in pratica non finisco mai… proprio il Brunello di Montalcino, tanto solamente nelle annate considerate ma questo è il fascino del Brunello!”

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39 Montalcino 564 Il nome di quest’attivi- tà nasce da una felice la tradizione intuizione del proprie- e la storia tario Massimo Gorelli, d’antica famiglia ilci- non passano nese, che, osservan- di moda do per anni la scritta all’entrata di Montalci- Massimo ha creato in quest’originale no, che segnala l’arrivo bottega di gran fascino un connubio in paese e l’altitudine di prodotti che sanno accostarsi per- del borgo, ne ha per- fettamente, ricercando la qualità del cepito la particolarità made in e del made in (con qualche spunto fuori Italia), ini- e la capacità di rappre- ziativa che porta con sé una reale e sentare il proprio lega- autentica storia di vita: infatti lui stesso me con questa terra e v’accompagnerà, con la consueta le sue tradizioni. cortesia, alla scoperta di delicati tes- suti (lino, canapa e cotone naturali) daniela fabietti e vini di nicchia (una selezione dei chia passione personale, i cappotti in produttori di zona e qualche etichetta lana del Casentino e i cappelli in paglia Decide di farla propria e, da “MON- fuori regione, Champagne compreso), di Firenze e recentemente si è aggiun- TALCINO alt. s.l.m. 564 mt”, nasce abbinati a cioccolato di qualità, profu- ta una terza buotique, sempre nella via nel 2004 “MONTALCINO564”, nome meria artigianale, accessori di vestiario principale del passeggio della cittadina del negozio (e logo registrato), situato e complementi d’arredo, non trascu- del Brunello, “564%”, specializzata in proprio nella piazza principale del bor- rando i tipici prodotti del territorio, co- abiti, ornamenti e dettagli d’immagine. go, precisamente al n°36 di Piazza del me grappa, miele e olio extravergine Massimo e Claudia possono effettua- Popolo, quasi ai piedi della torre del d’oliva delle colline ilcinesi. Dal 2006 re spedizioni in Italia e all’estero. Palazzo Civico. Qui Massimo ha unito Massimo, con la moglie Claudia, ha due grandi passioni, il commercio di aperto un altro punto vendita lungo tessuti, proseguendo l’attività di uno il corso principale del centro storico, MONTALCINO 564 storico negozio nato addirittura nel “Officina564” in Via Mazzini 25, atti- di Massimo Gorelli 1931, famoso per le pregiate stoffe vità del tutto complementare perché e i vini importanti, essendo i Gorelli ancora nel settore dell’abbigliamento Piazza del popolo, 36 da generazioni esperti vignaioli. Così e anch’essa specchio di una sua vec- 53024 Montalcino (Si) Tel. +39 347.5412853 www.montalcino654.it 40 [email protected] produttori • oinos Quattro gli impianti per le vigne nei primi anni generazioni Ottanta. All’inizio cominciammo col vendere le uve alla Cantina Sociale, di donne la prima etichetta di Brunello di Pian- cornello è del 1990. E fin dall’inizio sia per Corte dei Venti io che mio marito Maurizio Machetti abbiamo sempre dato una mano per La “Corte dei Venti” è l’attività vitivinicola, interessandoci sia un’azienda con un pe- della vigna che della cantina”. Situa- digree di tutto rispetto, ta nella soleggiata parte sud-est del “continente Montalcino”, sulle prime da sempre legato alla propaggini del Monte Amiata, monta- forte personalità delle gna sacra del popolo etrusco, Corte figure femminili, a par- dei Venti si trova al centro di uno tire da Duilia Cerretani, spicchio di terroir, tra Sant’Angelo classe 1923, per pas- in Colle e Castelnuovo dell’Aba- te, che si caratterizza per terreni sare alla figlia Silvana, collinari rossi, ricchi d’argilla alla nipote Clara alla bis-nipote Elena, ben quattro generazioni di donne che tuttora so- no l’anima delle attività agricole e vitivinicole.

paolo benedetti

Quella di Corte dei Venti è una storia antica: il borgo di Piancornello, d’origini medievali, è stato sicura- mente ricostruito nel 1870, come attesta la scritta su un mattone sopra la porta d’ingresso, ristruttura- to poi nel 1938 e infine acquistato da donna Duilia, insieme al marito Alessandro Pieri, nel 1943. Oggi al timone della Corte dei Venti, 15 ettari complessivi di terreni, di cui 5 a vigneto, è Clara Monaci, che conserva intatti ricordi, immagini e valori veri, come s’addice alla gente di campagna: “Il podere negli anni Quaranta contava circa 100 ettari di terreni, dove s’allevavano maiali, pecore e vacche, ma avevano già anche dei mezzi per lavorare i terreni calcarea ferrosa, freschi e ben dotati e per il movimento terra. Mi vedo ancora, come in di sostan- ze minerali: “Ora siamo in un sogno, con mia nonna Duilia a pascolare le im- attesa che la quarta generazione, la mia ponenti vacche chianine e la ricordo lavorare la lana piccola vignaiola Ele- na, cresca e prenda le redini. Intanto col fuso oppure fare i formaggi in casa. Come rive- Le ho dedicato il nostro Brunello riserva, che si chiama appunto do mio nonno Alessandro appendere a una trave Donna Elena, perché Le sia di buon augurio per tante fantastiche in cantina i prosciutti ben salati. Intanto nel 1964 si vendemmie: dal color rubino luminoso con tipici riflessi granati, sposano i miei genitori Silvana e Alfeo Monaci, che note fruttate che s’amalgamano a spezie e foglie di tabacco, un era uno degli uomini di fiducia di mio nonno. Tutto è grande equilibrio tra acidità e morbidezza, che s’integra a una rimasto così fino al 1975 circa, quando mio nonno, struttura tannica straordinaria, viene prodotto solo nella grandissi- diventato anziano, iniziò a ridurre il bestiame e, in me annate, come a esempio la vendemmia 2010: un Sangiovese una parte dei terreni sottratti al pascolo, realizzò Grosso pronto ad affrontare la sfida del tempo...”.

41 Piandaccoli i vini del Rinascimento in verticale

42 “La campagna e il vino sono sempre stati parte del mio sogno di bambino, infatti da piccolo venivo mandato con mio fratello Alfiero in vacanza nella zona di Pistoia dal nonno Romolo Bruni, un mugnaio all’antica, che a noi bambini dava subito dei lavoretti da fare, appunto accudire l’orto, il vigneto e l’oliveto”.

Giampaolo Bruni e Paolo Baracchino

43 Inizia così il racconto quasi com- sostenibilità e di una tradizione pro- terroir dell’area produttiva del Chianti, mosso di Giampaolo Bruni, che, fondamente legata alla Toscana, nel il cui assetto morfologico è caratte- dopo una serie di studi universitari a rispetto assoluto della natura. Tanto rizzato proprio dai borri, che hanno il e a New York e una carriera in che sono state piantate centinaia di gran pregio d’apportare una variabile banca, approdò all’imprenditoria nel ginestre, gli apicoltori portano le loro al microclima della zona, dando ori- 1967 fondando la manifattura ‘Ilaria’, api per impollinare, la concimazione gine a correnti ascensionali che miti- partner da cinquant’anni delle miglio- dei campi viene effettuata utilizzando gano le temperature massime estive. ri firme della moda italiana con una lo stallatico dei cavalli della scude- La viticoltura sviluppata nella Tenuta progressiva espansione anche sui ria di proprietà ed è stato bandito di Piandaccoli ha come obiettivo il ri- mercati internazionali. l’utilizzo di pesticidi, che potrebbero portare a nuovi fasti una selezione dei “Un giorno dell’estate 2005 passeg- ridurre la popolazione di rondini e vitigni autoctoni toscani: Pugnitello, giavo da solo nel cuore della tenuta pipistrelli per i quali abbiamo creato Foglia Tonda, Mammolo e Barsaglina, Piandaccoli, proprietà storica molto un ambiente favorevole, in quanto che avevano dominato il panorama importante, le cui strutture murarie importantissimi antagonisti naturali vinicolo della Toscana rinascimentale originarie della villa sono dell’anno dei parassiti delle vigne”. fino alla metà dell’Ottocento. Mille, quando era un convento e ri- Parole piene d’emozione quelle di Dottor Bruni, da dove ha cominciato? mase un edifico religioso fino ai primi Giampaolo Bruni, vero innamora- “Avendo una certa scientificità dell’Ottocento, acquistata nel 1950 to della storia e della cultura, che, nell’approccio alla vita, mi sono af- da mio suocero Giovanni Dorin, gen- dopo tante avventure manageriali e fidato alla ricerca, avvalendomi di tiluomo discendente da un’antica fa- imprenditoriali, ha deciso di seguire alcune fra le migliori competenze miglia fiorentina d’origini veneziane, quella che, insieme ai cavalli e al in circolazione. Abbiamo effettuato come riserva di caccia e residenza di mondo dell’ippica, è una delle grandi saggi dei suoli e precise zonazioni mi- campagna. Mi soffermai pensieroso passioni della sua vita, la vitivinicoltu- neralogiche per avere un’idea chiara a vedere come il tempo avesse com- ra di qualità. delle caratteristiche dei terreni. Così promesso gli ultimi ettari di vigna e “Ho una sincera passione per il vino, abbiamo scoperto che Piandaccoli si mi sentii davvero triste, così pensai sviluppatasi anche nei tanti viaggi trova su un unicum incredibile di va- che era doveroso riportare tutto a fatti in giro per il mondo, che mi han- rietà di suoli, essendo alla foce di un un livello d’eccellenza, per il rispetto no permesso di conoscere i grandi antichissimo grande fiume – origina- che le radici familiari, da anni legate a vini francesi già quarant’anni fa. Ri- to da un ghiacciaio che s’estendeva quei luoghi, meritavano. Ero coscien- tengo che la vita sia troppo breve per dalle Alpi fino a noi, che nel Pliocene te della sfida a cui andavo incontro, lavorare un’intera giornata, tornare a fu all’origine della nascita del Mar Tir- ma le sfide mi son sempre piaciute, casa e bere vini di bassa qualità”. reno – che nel suo corso impetuoso così, facendomi rapire sempre più La Tenuta di Piandaccoli, 90 ettari di trascinò a valle una moltitudine di dal fascino della terra, sono diventa- terreni situati a Malmantile – Lastra a ciottoli arrotondati di una grandezza to vignaiolo. E in pochi anni, rispetto Signa, sulle colline a est di Firenze, da 5 fino a 30 centimetri che, roto- ai tempi della vitivinicoltura, sono riu- continuamente accarezzate dalle lando, naturalmente hanno ceduto scito a costruire un’azienda agricola leggere brezze che i profondi “borri” parte della loro mineralità. A seguito nel solco dell’innovazione, dell’eco- generano, è un classico esempio di di questi studi, nel 2005/2006 abbia-

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mo potuto impiantare nei nostri 20 “Il nostro è un prodotto d’eccellenza, “Cultura e rispetto sono i concetti su ettari le varietà colturali che meglio che stiamo presentando, con ottimi cui si basa la filosofia produttiva di si adattavano alle caratteristiche del risultati, in sempre nuovi mercati. Vo- Piandaccoli. Ho raggiunto i miei ambi- nostro terreno. 10 ettari dedicati al glio comunicare uno stile, una storia, ziosi obiettivi grazie alla dedizione, alla Sangiovese e i restanti 10 ettari sud- una famiglia perciò parliamo d’affari passione e alla squadra dei miei colla- divisi tra gli altri vitigni autoctoni, che solo quando mi trovo davanti qualcu- boratori. Nella convinzione che solo la hanno rappresentato, soprattutto nei no in grado d’apprezzare il mio pro- qualità trasforma i sogni in realtà”. primi anni, una grande sfida: non esi- getto, fortunatamente nel mondo c’è Il tempo, per Giampaolo Bruni, stendo esperienze agronomiche pre- un grande interesse e tanta voglia di scorre da sempre lungo un fil rouge cedenti ne protocolli, tutti i fenomeni una Toscana vitivinicola nuova”. ricco di passioni. Un filo, come quel- erano da valutare e capire partendo Possiamo dire che la sfida di questo lo che ne ha fatto un imprenditore di praticamente da zero”. vulcanico imprenditore di riportare a successo nel settore tessile, rosso, E la cantina quando è arrivata? nuova vita vitigni considerati perduti come i suoi vini, che regalano un “Nel 2010, utilizzando degli spazi nella memoria è sicuramente vinta. sorso di storia fiorentina. adiacenti all’azienda tessile, che si sono rivelati adeguati e idonei. La nostra cantina è un luogo di lavoro con strumenti altamente tecnologici, in grado di garantire efficienza e fun- zionalità, nel totale rispetto del frutto: l’antica tradizione toscana guarda al futuro in assoluto equilibrio e senza nessuna alchimia, solo il semplice, lento e accurato incedere di azio- ni manuali e meccaniche utili a far sviluppare al meglio il carattere dei nostri vini”. Cosa pensa dell’apporto del legno? “La nostra visione è creare vini dove l’invadenza del legno debba essere limitata e controllata, così, per per- mettere un invecchiamento dolce, gentile e spontaneo, è stato scelto di usare, oltre ai tonneaux, unicamen- te botti da 55 ettolitri, che vengono accuratamente selezionate con la nostra personale supervisione”. E i frutti del suo lavoro di vigneron? “La prima etichetta, in pochissimi esemplari, fu della vendemmia 2009 e, fin dalle prime annate, i vini si sono contraddistinti da un bell’equilibrio, dove la finezza riesce a sposarsi con una forte personalità: rossi di gran piacevolezza, rotondi, morbidi e dal tannino leggero con profumi lun- ghissimi e spiccata mineralità, dimo- strazione concreta che i vitigni della Toscana Rinascimentale, padroni di queste terre per secoli, possono non solo restituire identità e valore al ter- ritorio, ma anche essere anticipatori del gusto di domani, nel segno della naturalezza”. E i mercati come hanno risposto?

45 oinos • produttori

degustazione di VIVENDI, annata 2014 per poi nel finale far asciugare e bruciare un paolo baracchino Igt bianco (80% Chardonnay e 20% Malvasia) po’ la gengiva superiore. 89/100 [email protected] Giallo paglierino intenso con riflessi grigi. All’e- www.baracchino-wine.com same olfattivo emerge nitido il profumo intenso COSMUS, annata 2012 di menta, seguito da eucalipto, gesso bagnato, Docg Chianti Riserva (100% Sangiovese) sapone di Marsiglia, sapone per bucato “Sole”, Manto rosso rubino intenso. Incontro olfattivo Conosco il dottor Giam- salvia, rosmarino, pepe bianco, fragola, cara- fatto di note di pelle di conceria, inchiostro, paolo Bruni da diversi mella dura di lampone, fiori bianchi per termi- tempera a olio, pepe nero, menta, eucalipto, nare con lievi accenni di limone. Assaggio sapi- prugna, ciliegia, lemongrassa e noce mosca- anni e ricordo quando do e minerale. Vino con corpo medio, appena ta. La prugna secca domina l’assaggio, ac- alcuni anni fa mi chiese sufficiente. Alcool e freschezza sono genero- compagnata alla sapidità. Il corpo è medio e il samente presenti, ma con l’alcool che fa un vino è abbastanza equilibrato con freschezza consiglio sui nominati- po’ bruciare la gengiva superiore. Abbastanza e tannino che non riescono a dominare com- vi dei professionisti da lunga è la sua persistenza gustativa. 85/100 pletamente la massa alcoolica. Il tannino è poco largo (4/6 +), dolce, inizialmente vellu- interpellare per fare dei VIVENDI, annata 2015 tato per poi asciugare un po’ la gengiva su- vini d’alta qualità, il più Igt bianco (70% Chardonnay e 30% Malvasia) periore. Lunga è la sua persistenza gustativa Veste giallo paglierino. Al naso risalta la nota con finale di prugna secca.87/100 velocemente possibile. floreale della calla appassita, seguita da un Dissi a Giampaolo che accenno di lavanda, grafite, pepe bianco, COSMUS, annata 2013 menta, ambra, sapone di Marsiglia per termi- Docg Chianti Riserva (100% Sangiovese) il presto e bene mal si nare con sussurri di lievito di birra. Al palato Color rosso rubino con fine bordo cipolla conciliano tra loro. I pro- il vino è sapido e minerale con corpo medio. rosa. Naso piacevole con profumi di viola Alcool e freschezza sono un po’ altalenanti mammola, grafite, intensi di menta, eucalip- fessionisti da me sug- tra loro. La persistenza non è particolarmente to, sella di cuoio, mirtillo, mobile di sagrestia, geriti furono contattati lunga con finale di tè e limone.88/100 incenso per terminare con ricordi di prugna secca. Il corpo è medio-sufficiente. Vino ab- e accettarono l’incarico, OPERANDI, annata 2015 bastanza equilibrato con effetto altalenante rimboccandosi le mani- Rosé (100% Sangiovese), vinificato in bianco tra alcool e freschezza. Il tannino è dolce, Robe rosa antico, simile al rosolio e alla fo- largo (6/6 --), inizialmente vellutato per poi che perché il lavoro sa- glia di cipolla rosa. Mix olfattivo fatto di ges- far bruciare un po’ la gengiva superiore. Lun- rebbe stato duro. so bagnato, cenere del camino, ciliegia, lievi ga è la sua persistenza gustativa. 88/100 di menta, intensi di grafite e lampone per ter- L’enologo Attilio Pagli suggerì al dottor minare con pizzicotti di tabacco biondo della IN PRIMIS, annata 2010 Virginia. Al gusto mostra una buona struttura Igt (70% Sangiovese, 20% Pugnitello e 10% Bruni di riscoprire vitigni in via d’estin- con sapori di limone, pompelmo rosa e un Foglia Tonda) zione, quali il Pugnitello, la Foglia Ton- po’ di pungenza d’alcool. Il corpo è medio e Color rosso granato. All’olfatto esordisce da e il Mammolo poiché gli avrebbero il vino è sapido e minerale. Vino abbastanza con un’intensa nota di cioccolata, seguita da dato gran soddisfazione. Così è stato. equilibrato a causa dell’alcool, che talvolta prugna, tartufo nero, menta, eucalipto, pepe I frutti di questo duro lavoro si sono vi- domina la freschezza. Lunga persistenza nero, dolce del confetto, grafite, mirtillo, cilie- gustativa con finale di sale e limone.87/100 gia marasca e bacca di ginepro. Al palato è sti in questi ultimi quattro-cinque anni. piacevole e carnoso con corpo medio. Vino La cosa che mi ha colpito subito sin COSMUS, annata 2010 abbastanza equilibrato con lievissima altalena dall’inizio di questi vini è la piacevole Docg Chianti Riserva (100% Sangiovese) tra alcool e freschezza. Il tannino è dolce, ab- e varia nota fruttata, in particolare la Rosso granato. Lo scrigno olfattivo s’apre a bastanza largo (5/6 -), inizialmente setoso poi polpa di prugna, così saporita e piace- profumi di caffè freddo, smalto per le unghie, vellutato e nel finale si sente bruciare lievissi- intensi di tartufo nero, pepe nero, noce mo- mamente la gengiva superiore. Lunga è la sua vole. Per quanto riguarda la larghezza scata, menta, eucalipto, prugna secca, lieve persistenza gustativa intensa. 90 --/100 del tannino, è importante che faccia rosmarino e pomodoro secco. Il corpo è me- le precisazioni che seguono, affinchè dio, ma un po’ sfuggente. Vino abbastanza IN PRIMIS, annata 2011 possa esser compresa. Io sento il tan- equilibrato con effetto altalenante tra alcool e Igt (70% Sangiovese, 20% Pugnitello e 10% nino del vino sulla gengiva superiore. freschezza. Il tannino è dolce, poco largo (4/6 Foglia Tonda) +), inizialmente vellutato per poi asciugare e Vestito rosso rubino intenso-nero. Naso ric- La totale larghezza del tannino è 6/6, far bruciare un po’ la gengiva superiore. Lun- co, vario e piacevole con profumi intensi di cioè tutta la larghezza della gengiva ga è la sua persistenza gustativa. 87/100 grafite, tartufo nero e rosmarino. Il percorso superiore. Ovviamente, se il tanni- olfattivo prosegue con note di cioccolata, la- no è meno largo, potrà essere per COSMUS, annata 2011 vanda, prugna secca, menta, eucalipto, ce- esempio 5/6 e così via. La larghezza Docg Chianti Riserva (100% Sangiovese) nere del camino, pepe nero e noce moscata. Color rosso rubino intenso con bordo grana- Il gusto è ammaliato dal sapore, che ricorda del tannino è importante quando la to. Dal bicchiere emergono profumi di prugna una bella polpa di prugna fresca. Vino con qualità dello stesso è di buono o alto cotta, confettura di ciliegia, pepe nero, noce corpo medio e ben equilibrato col tannino e livello. Più il tannino è largo, più il vino moscata, alloro, salvia, lievi di tartufo nero, la freschezza che dominano la massa alcooli- è degno d’attenzione, ma il tannino, rosmarino, mora di rovo e accenni di miele. ca. Il tannino è abbastanza largo (5/6), dolce, come ho precisato, dev’essere, in Bocca estasiata dalla polpa della prugna e spesso, inizialmente vellutato per poi far bru- dalla ciliegia. Il corpo è medio. Asse acido- ciare lievemente la gengiva superiore. Lunga ogni caso, di buona qualità. Passiamo alcool-tannino con l’alcool che causa un po’ è la sua persistenza aromatica intensa con adesso a esaminare tutti i vini prodotti d’effetto altalenante. Il tannino è dolce, ab- finale di prugna e cioccolata. Nel suo insieme dall’azienda. bastanza largo (5/6 +), inizialmente vellutato è, per me, un bel vino piacevole. 92/100

46 --), inizialmente vellutato per poi asciugare e far bruciare un po’ la gengiva superiore. Lun- ga è la sua persistenza gustativa. 89/100

MAIOREM, annata 2011 Igt (50% Sangiovese, 20% Foglia Tonda, 15% Pugnitello, 10% Mammolo e 5% Colorino) Bellissimo rosso rubino intenso-nero. Bou- quet fatto di profumi di gesso bagnato, mobile di sagrestia, incenso, sella di cuoio, ciliegia un po’ candita, rosmarino, alloro, sal- via, menta, ambra, prugna, mirtillo, mora per terminare con soffi di mela rossa. Al gusto rivela un mix di sapori fruttati di cliegia, pru- gna e intensi di mirtillo. Vino quasi comple- tamente equilibrato con un pochino d’effetto altalenante tra alcool e freschezza. Il tannino è dolce, largo (6/6 -), inizialmente vellutato per poi asciugare un po’ la gengiva supe- riore. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa. Nelle mie note ho scritto: “Vino gio- vane”. Il naso è superiore al gusto. 90/100

MAIOREM, annata 2012 IN PRIMIS, annata 2012 Igt (50% Sangiovese, 20% Foglia Tonda, 15% schezza che domina la massa alcoolica. Il Igt (70% Sangiovese, 20% Pugnitello e 10% Pugnitello, 10% Mammolo e 5% Colorino) corpo è medio e il tannino è dolce, largo (6/6 Foglia Tonda) Intenso rosso rubino con trame porpora. --), spesso, inizialmente vellutato per poi far Robe rosso rubino intenso. Bagaglio olfattivo Corredo olfattivo caratterizzato da profumi di asciugare un po’ la gengiva superiore. Lun- fatto di profumi di pelle di conceria, amido di prugna, pelle di conceria, menta, eucalipto, ga è la sua persistenza aromatica intensa riso bollito, menta, eucalipto, inchiostro e tem- grafite, amido del riso bollito, lievi erbacei, con finale di prugna.90/100 pera a olio. All’incontro gustativo s’evidenzia il mirtillo, mora, pepe nero per terminare con sapore di prugna. Il corpo è medio e il vino è la nota dolce della parte esterna del confet- Foglia Tonda del Rinascimento abbastanza equilibrato perché si sente l’effetto to. Gusto reso saporito da sensazioni frut- annata 2013 (100% Foglia Tonda) altalena tra alcool e freschezza. Il tannino è dol- tate che ricordano la prugna e il mirtillo. Il Abito rosso rubino intenso. Naso vario e ce, spesso, poco largo (4/6 ++), inizialmente corpo è medio e il vino non è ben equilibrato ricco, fatto di profumi del cioccolatino “after vellutato per poi far sentire un po’ di bruciore poiché la massa alcoolica talvolta supera la eight” (cioccolata e menta), alloro, salvia, ro- sulla gengiva superiore. Lunga è la sua persi- freschezza e il tannino. Quest’ultimo è dolce, smarino, menta, eucalipto, dolci dell’esterno stenza gustativa con finale di prugna.88/100 largo (6/6 --), inizialmente vellutato per poi del confetto, grafite, mirtillo, tartufo nero, fare asciugare e bruciare un po’ la gengiva pepe nero, noce moscata per terminare con IN PRIMIS, annata 2013 superiore. Lunga è la sua persistenza con carezze di liquirizia. Bocca equilibrata ed Igt (70% Sangiovese, 20% Pugnitello e 10% finale di prugna e mirtillo.89/100 estasiata da un’intensa sensazione fruttata Foglia Tonda) di succosa prugna. La freschezza domina, Rosso rubino intenso. Incontro olfattivo fatto MAIOREM, annata 2013 senza ripensamenti, la massa alcoolica. Il di profumi di gesso bagnato, prugna, dolci Igt (50% Sangiovese, 20% Foglia Tonda, 15% corpo è medio e il tannino è completamente del confetto, menta, eucalipto, alloro, salvia, Pugnitello, 10% Mammolo e 5% Colorino) largo (6/6), dolce, spesso, inizialmente vellu- zucchero filato, pepe nero e intensi rimandi Bel rosso rubino. Profilo olfattivo fatto di pro- tato per poi far asciugare e bruciare un po’ la di noce moscata. Al gusto rivela meno strut- fumi di grafite, menta, eucalipto, lievi di alcool, gengiva superiore. Lunga è la sua persisten- tura del 2011. Vino equilibrato con alcool, dolci del confetto, pepe nero, noce mosca- za gustativa con finale di prugna. Nel 2013 freschezza e tannino in sintonia tra loro. Il ta, naftalina, prugna, alloro, salvia e mirtillo. ho sentito una maggior presenza di legno tannino è dolce, abbastanza largo (5/6 --) e Al palato ha corpo medio che va un po’ ad nuovo, rispetto al 2012. 91/100 setoso. Lunga è la sua persistenza aromati- assottigliarsi. Vino quasi completamente ca intensa. Nelle mie note ho scritto: “Vino equilibrato, a causa di una lievissima altalena Pugnitello del Rinascimento un po’ acidulo”. 90/100 tra alcool e freschezza. Sapori di prugna e annata 2013 (100% Pugnitello) mirtillo. Il tannino è dolce, abbastanza largo Intenso rosso rubino. Il ventaglio olfattivo mo- MAIOREM, annata 2010 (5/6 -) e vellutato. Lunga è la sua persistenza stra sensazioni di ciliegia un po’ matura, ac- Igt (50% Sangiovese, 20% Foglia Tonda, 15% gustativa con finale di prugna e mirtillo. Que- compagnate da profumi intensissimi di fiore di Pugnitello, 10% Mammolo e 5% Colorino) sto 2013 ha un po’ meno struttura del 2011 rosmarino e grafite, seguiti da incenso, salvia, Rosso rubino intenso con trame granato. e l’equilibro gustativo, a causa della gioventù, alloro, prugna, menta, eucalipto per terminare Naso caratterizzato da profumi di menta, to- non è perfetto, ma lo diventerà. 90/100 col dolce della parte esterna del confetto. Il statura del legno nuovo, cioccolatino “after tannino è dolce, completamente largo (6/6), eight” (cioccolata e menta), prugna, ciliegia Foglia Tonda del Rinascimento, spesso, inizialmente vellutato per poi nel fina- marasca, banana secca (legno nuovo?) per annata 2012 (100% Foglia Tonda) le far bruciare, lievemente, la gengiva superio- terminare con note di grafite. L’ingresso in Manto rosso rubino intenso. Naso giocato re. Il vino ha corpo medio ed è ben equilibrato bocca è caratterizzato da un piacevole sa- da profumi di salvia, smalto per unghie, al- per quanto riguarda l’alcool e la freschezza. pore di prugna. Il corpo è medio e il vino è loro, rosmarino, pepe nero, noce moscata, Lunga è la sua persistenza aromatica intensa quasi completamente equilibrato poiché c’è pomodoro secco, ciliegia e prugna. Al gusto con finale di prugna e fiore di rosmarino. Vino, una lievissima altalena tra alcool e freschez- è dolce e succoso di polpa di prugna. Vi- nel suo insieme, entusiasmante, per me il mi- za. Il tannino è dolce, abbastanza largo (5/6 no con corpo medio equilibrato, con la fre- gliore di questa degustazione. 93/100

47 oinos • produttori Alessandro Cellai in verticale melissa sinibaldi i primi dieci anni Nasce tutto da un so- gno, quello di coltivare del mio Pinot Nero in un piccolo fazzoletto di terra toscana un vi- del Chianti tigno dalla nobile origi- La superficie vitata è di 3 ettari, di fermentare in tinella di rovere francese ne e dalla caparbia irri- cui 1,5 a Pinot Nero e i restanti 1,5 a (Allier) a temperatura controllata per verenza, il Pinot Nero. Cabernet Sauvignon (50%) e Merlot circa 12 giorni. Alla svinatura il vino “Podere Monastero”, (50%) con suoli di medio impasto viene messo ad affinare in barriques ricchi di scheletro e ricchissimi di (sempre di Allier media tostatura) per che consta comples- calcare, perfetti per il nobile vitigno il 50% in legno nuovo e 50% usato sivamente di 5 ettari borgognone, ossessione che acco- per circa 12 mesi prima di essere di terreni, è situato muna tantissimi enologi italiani. Seb- imbottigliato, dove rimane per altri in mezzo ai boschi di bene di non facilissima adattabilità in 7 mesi. La Pineta mette in evidenza Italia, il Pinot Nero è considerato uno tutte le caratteristiche straordinarie Castellina, tra le dolci tra i migliori vitigni al mondo, capace del Pinot Nero: elegante e raffinato colline del Chianti se- di dar vini di straordinaria eleganza come un gran Borgogna, ha il carat- nese e vede la luce nel e armonia. La scelta dei terreni ha tere della zona del Chianti Classico. 2000 per volontà del rivestito un’importanza fondamentale Accanto a questa sorta di “eresia” vi- e ancor di più è stata la scelta dei nicola, da un vigneto detto “Sodo del proprietario ed enolo- cloni e dei portainnesti, che ha richie- Campanaio” - vecchio terreno della go Alessandro Cellai sto un lunghissimo lavoro di ricerca Curia con cui si retribuiva (appunto) il quasi come angolo di tra i più prestigiosi vivaisti di Francia. campanaio della Chiesa - prende vita relax e sperimentazio- Anni di prove, lenta crescita, vinifica- “Il Campanaio”, taglio bordolese me- zioni sperimentali e infine nel 2006 tà Cabernet Sauvignon e metà Merlot ne che gli permettesse il debutto sul mercato con la prima che ha ampliato l’effetto “Francia” in di dedicarsi alla pas- annata per entrambi i vini, La Pineta Chianti. Frutto anch’esso di scrupo- sione di sempre, il Pi- e Il Campanaio, rossi di gran perso- losa attenzione fin dalla scelta delle not Nero appunto, che nalità, che esaltano al massimo le barbatelle, il sistema d’allevamento caratteristiche peculiari dei vitigni che è il cordone speronato e la produzio- coltiva dai tempi degli li compongono, senza oscurare i lati ne massima per ceppo non supera studi, dopo un viaggio positivi del terroir di questo meravi- mai i 650 grammi. La fermentazione galeotto in Borgogna. glioso angolo di Toscana. Per “La Pi- viene fatta in acciaio a temperatura neta” – il vigneto è circondato da pini, controllata per circa 2 settimane, da cui il nome – che gode di un clima mentre la fermentazione malolattica molto particolare dovuto all’altitudine e il relativo affinamento per ulteriori elevata (550 mt. slm), ogni vite viene 15 mesi in barriques, di cui il 50% curata fin dalla potatura, impostando di rovere americano e 50% di rovere da subito una produzione di gran francese (Allier media tostatura) con qualità. Il sistema d’allevamento è ri- circa il 70% di legno nuovo. Seguono gorosamente a guyot con una carica poi ulteriori 7 mesi di vetro. Il Campa- di gemme che non supera mai le 6-7 naio, dalla grandissima struttura, che e la produzione per ceppo si aggira proviene dalla concentrazione fatta in intorno ai 400 grammi, che, raccolti vigna, è un vino potente, ma anche rigorosamente a mano, vengono fatti elegante e di gran bevibilità con una bella dolcezza di tannini: apprezza-

Alessandro Cellai con i suoi vini bile poco dopo l’imbottigliamento, è photo Andrea Lisi

48 anche capace d’invecchiare per molti cale dei due vini di Alessandro, dalla anni. Ma Podere Monastero produce vendemmia 2006 alla 2015. Così 85 anche la Grappa di Pinot Nero Riser- ospiti, di cui 55 giornalisti arrivati da va, molto morbida e raffinata, che ri- 25 Paesi, sono arrivati in Chianti per specchia il vitigno e viene affinata per celebrare quest’importante evento, 60 mesi nelle stesse barriques che che, oltre alla degustazione tecnica, hanno ospitato La Pineta. Da sem- ha visto anche una romantica cena di pre in biologico e seguendo i principi gala, un meraviglioso spettacolo piro- dell’agricoltura biodinamica, Cellai ha tecnico e suggestiva musica jazz dal voluto fin da subito una produzione vivo: “Sono davvero felice e orgoglio- centellinata ma significativa, tuttavia, so di aver raggiunto questo traguar- dalle poche centinaia di bottiglie dal- do – ha spiegato Alessandro Cellai, la prima annata, oggi la produzione personaggio che ama stare nell’om- parsa del più grande enologo italiano complessiva si aggira sulle diecimila bra e lavorare senza troppi clamori di tutti i tempi. Certamente non era bottiglie. Le originali etichette sono e visibilità – per il quale mi sento in impresa semplice mettersi a produrre state realizzate dalle preziose mani dovere d’esprimere profonda gratitu- Pinot Nero nel Chianti Classico, ma, del famoso scultore tedesco di fama dine a tutte le persone che mi hanno a distanza di dieci anni, dopo nume- internazionale Konrad Winzer, caris- dato coraggio e supportato nei mo- rosi riconoscimenti e premi, la sfida di simo amico di Alessandro: “Quest’i- menti nei quali sembrava un miraggio Cellai può dichiararsi vinta. Nato forse nestimabile dono, che ho ricevuto da raggiungere il decennale. E grazie come un divertissement, oggi Podere Konrad, arricchisce significativamen- infinite al dottor Giacomo Tachis, pa- Monastero si rivela un’azienda con te il valore delle nostre bottiglie, che dre dei più importanti vini italiani, per molte più ambizioni rispetto a come cominciano ad affermarsi sui mercati il suo costante appoggio e per aver Alessandro l’ha sempre presentata: internazionali con una distribuzione voluto credere in me, oggi manca so- all’inizio sinceramente insediare il che copre ormai 20 paesi in tutto il lo lui qua perché avevamo progettato Pinot Nero nel feudo del Sangiove- mondo, tra gli altri Australia, Brasile, questa degustazione assieme, ma se sembrò a molti un’idea bizzarra Cina, Russia e Usa, comprese alcune sono sicuro che ci seguirà e si go- e solo l’esperienza, l’abnegazione e cantine di ristoranti stellati d’Italia ed drà ugualmente la serata dal cielo”. il talento riconosciuto dell’enologo esteri”. A suggello delle prime dieci Sì, perché il rapporto di Alessandro senese hanno portato al risultato di annate, sabato 10 dicembre si è col grande Tachis era quasi filiale con vini che raccontano molto di questa svolta, nella meravigliosa location di una presenza intensa soprattutto fascia di toscana per complessità,

photo Andrea Rontini Villa Casalecchi a Castellina, la verti- negli ultimi mesi prima della scom- profondità dei profumi e freschezza.

49 dell’Università di Siena e cannella e liquirizia, al palato realizzata nell’ambito del è armonico, di gran struttura “Progetto Farfalla” col e tannino fine. Perfetto per quale l’ateneo senese, in primi piatti con sughi di sel- collaborazione con quelli di vaggina, bistecche cotte alla Pisa e Firenze, sta portan- brace, formaggi stagionati do avanti un programma di e chi vuol finire in dolcezza ricerca destinato a propor- può osare anche con del re una riconoscibilità scien- cioccolato fondente. Questa tifica della qualità storica e “selezione di famiglia”, vino archeologica del patrimonio da collezione e punta di dia- agricolo e dei prodotti tipici. mante dell’azienda agricola Intanto, sulla scia di quest’i- Castel di Pugna, vedrà la dea, ecco che Castel di luce solo nelle grandi annate Pugna, la prima azienda a e ne saranno prodotte solo beneficiare del tour virtuale, mille pregiate bottiglie dalla veste elegantissima. Perché “Rosso di Senio”? Lo spiega la re- troetichetta che appare sull’elegante Il Rosso di Senio bottiglia, impreziosita dalla presenza, incastonata sul vetro, della riproduzione della moneta coniata nel periodo della di Castel di Pugna Repubblica di Siena. La leggenda, nata la leggenda diventa storia in periodo medievale, narra che Senio col Conte Luigi Fumi Cambi Gado e Ascanio, figli di Remo, giunsero in Etruria in groppa a due cavalli donati Dalla vigna reale alla vi- presenta un suo nuovo vino: si tratta del da Diana e Apollo - uno bianco e uno gna virtuale. Il progetto “Rosso di Senio”, un Igt Toscana 2012 nero, i colori che dettero poi origine a Senarum Vinea, dedica- frutto di un’attenta selezione delle uve quelli della Balzana, lo stemma della aziendali 90% Sangiovese e 10% altri città di Siena - per fuggire dallo zio to alla riscoperta e valo- vitigni autoctoni a bacca rossa da una Romolo, che li avrebbe voluti uccidere rizzazione degli antichi vigna di quasi vent’anni. Questo gran come aveva fatto col proprio fratello. I vitigni a rischio d’estin- rosso, che fermenta a lungo a contatto due fuggiaschi, attraversando il torrente zione rinvenuti tra le con le bucce, matura per 18 mesi in Tressa, s’accamparono ai margini su- botti di legno da 25 hl e tonneaux per dest della futura città di Siena: si pensa mura di Siena e nelle poi affinare 6 mesi in vetro, è destinato tra le colline di Valli, Val di Montone e Val sue immediate vicinan- a lunghissimo invecchiamento, almeno di Pugna, da dove poi si mossero per ze, procede a piccoli ma 15 anni: dal color granato brillante inten- fondare “Sena” sui suoi . so con evidenti riflessi violacei, al naso significativi passi. Qui sotto, lo stemma della Balzana è netto e ampio con note intense di con il bassorilievo raffigurante i gemelli Senio michele dreassi frutti rossi come mora e mirtillo, cacao, e Ascanio allattati dalla lupa senese.

Dopo l’innesto dei 7 vitigni fino a oggi selezionati, dei 20 catalogati dalla ricer- ca, ora è la volta d’accendere il cellulare o il tablet per visitare virtualmente i filari dell’azienda Castel di Pugna e sentire, dalla viva voce del suo titolare, il Conte Luigi Fumi Cambi Gado, il racconto di quanto sta accadendo. Lo consente una nuova App nata dalla collaborazio- ne tra i dipartimenti d’Ingegneria dell’In- formazione e Scienze Matematiche e di Scienze Storiche e dei beni Culturali

50 Dopo ben alessandro ercolani

Questa la curiosa storia della nascita del Vinsanto Farnito- 18 anni direttamente dalle parole di Antonio Zaccheo, produttore dalla vendemmia, con Giancarlo Sacchet della Carpineto. E il momento scelto vede la luce per il rilascio, in occasione della Pasqua con presentazione in anteprima a Vinitaly 2017, non è casuale, infatti una delle teorie sull’origine del nome Vinsanto è quella che lo col- lega all’usanza di lasciare i mosti nei recipienti il “Farnito” di fermentazione appunto fino alla Vinsanto Settimana Santa di Pasqua. Un vino molto atteso, considerato anche del Chianti 1999 che l’annata 1996, che aveva ri- scontrato uno straordinario succes- della Carpineto so, è ormai esaurita da tempo... “Un “Già negli anni Settanta eravamo sem- vino complesso e di gran fascino, pre alla ricerca di spazi, come oggi del raffinato risultato di un’attenta sele- zione delle uve e un appassimento resto, per quanto, crescendo in que- naturale sui graticci, seguito da una sti nostri primi cinquant’anni, abbiamo lunghissimo affinamento nei tra- costruito nuovi locali e cantine. Allora, dizionali caratelli. Un’annata, la appena nata la Carpineto, affittavamo 1999, dall’evoluzione speciale spazi un po’ dappertutto, ovunque tro- e un vino che sorprende per la vavamo locali adatti all’invecchiamen- straordinaria freschezza delle to dei vini e che potessero ospitare le sensazioni gusto olfattive, sapori intensi tendenti al sec- bottiglie. Stipammo anche dei caratel- co e profumi eterei con note li con una piccola quantità di Vinsanto, balsamiche. Un vino per me- pensando d’aprirli un paio d’anni dopo. ditare” racconta Zaccheo. Quegli anni coincisero con uno straor- Da uve Trebbiano Toscano dinario e assai intenso fervore d’attività e Malvasia minimo 70% e e viaggi verso l’estero e ci dimenticam- altre varietà a bacca bianca, mo, per questo, di aver lasciato in ele- si presenta con un bel colo- vazione quel Vinsanto. Non cercammo re giallo dorato dalle tonalità antiche. Al naso è intenso e più quei caratelli, appunto, per tantissi- variegato, dagli innumere- mo tempo, quando, proprio casualmen- voli sentori che vanno dalla te, sgombrando degli spazi per liberarli, confettura d’albicocca a magicamente riapparvero... Assaggiam- quella di pesca, frutta secca mo il Vinsanto e scoprimmo un vino fan- e mallo di noce. Al palato è tastico! Da allora, pur sapendo bene do- dolce ma non stucchevole, ve sono i caratelli, non abbiamo più fatto dalle intensissime fragranze che permangono in bocca a meno di quel lunghissimo tempo d’af- per un tempo infinito: asso- finamento, oggi ben più consapevo- lutamente da provare con un li delle qualità che infonde al Vinsanto”. gorgonzola piccante.

51 A Castello del Nero Reconnect:il nuovo programma Il sonno perfetto in cinque notti Il benessere parte da dentro, tanto che addirittura i geni si alterano in risposta a quanto ci prendiamo cura di noi stessi. Per sentirsi al meglio e staccare dalla routine quotidiana, è necessario adottare uno stile di vita salutare, fatto di attività fisica, una dieta equilibrata ma gustosa e momenti di riposo.

fiora bonelli Dedicando quotidianamente del tempo a questi elementi migliorerete certamente la qualità della vostra vita, apprezzando momenti indimenticabili ed esperienze autentiche. Dalla sua posizione privilegiata nella suggestiva campagna toscana, Castello del Nero Hotel & Spa – boutique hotel 5 stel- le lusso a Tavarnelle Val di Pesa, nel cuore del Chianti, circondato da ben 300 ettari di dolci colline che ospitano boschi, vigneti e uliveti – è la giusta destinazione dove “riconnettersi” alle vere necessità del corpo e della mente, poiché essere in armonia con l’ambiente che ci circonda è un ingre- diente fondamentale nel combattere lo stress e raggiungere uno stato di Nero il vero rituale del sonno perfetto che l’opportunità di percorrere i sentie- completo benessere psico-fisico. non può prescindere dalla camera, ri della proprietà a piedi o in bicicletta Soggiornare presso il Castello del grazie all’eccezionale preparazione di e allenarsi grazie al “Percorso Vita”. Il Nero vi porterà a rilassarvi completa- un bagno caldo con Bath Butler dedi- simpatico e professionale staff del Ca- mente, abbandonandovi ai ritmi rurali cato, alla musica rilassante, allo “Spa stello offre infine la possibilità d’arric- e recuperando uno stile di vita di qua- Kit Relax”, all’aromaterapia, al cuscino chire il programma con degustazioni di lità attraverso “Reconnect”, uno spe- personalizzato e sanificato e a una se- vino o olio, cooking class, passeggiate ciale programma di 5 notti e 6 giorni, rie di piccole attenzioni. E “Reconnect” a cavallo, personal trainer, corsi di ce- che combina tutte le attività in grado può essere abbinato anche a gustosi ramica, tour in Fiat 500 o spettacolari di condurre il corpo e la mente in uno e bilanciati menu, appositamente stu- gite in mongolfiera. Dall’esperienza di stato di profondo relax, consentendo diati dallo chef stellato del castello Gio- rilasciare lo stress fisico e emoziona- di migliorare il sonno e combattere vanni Luca Di Pirro, ad alto contenuto le in una delle 32 camere e 18 suite, lo stress. I nuovi esclusivi trattamenti di triptofano, omega 3 e magnesio. Ma tutte arredate con squisita eleganza, “Mindful” e “Rituale del Sonno”, ideati per un soggiorno 100% detox bisogna di questa signorile residenza alto me- dalla Spa by ESPA, sono solo l’inizio concedersi del tempo per provare la dievale, uscirete focalizzati, riposati e del percorso di benessere “Recon- grande offerta di attività sportive dispo- pieni di rinnovata positività. E da oggi, nect”: attraverso tecniche di respira- nibili presso l’hotel, come a esempio i per assaporare a pieno la magica zione, massaggi con pietre calde e oli campi da tennis, la Fitness Suite, la pi- atmosfera del Castello del Nero, fate essenziali e manipolazioni alla testa, scina semi-olimpionica (aperta durante un vero e proprio viaggio emozionale gli ospiti allontanano tutte le tensioni e il periodo estivo) e le lezioni di yoga per navigando all’interno del nuovo sito ritrovano l’armonia. Ma al Castello del bilanciare i chakra. Ovviamente c’è an- www.castellodelnero.com

52 consorzi • oinos Il Consorzio Chianti Colli Senesi Come quella del 2015, al Vinitaly 2017 per il Consorzio Chian- ti Colli Senesi la 2016 è stata senza dubbio una vendemmia di otti- ma qualità, di sicuro un buon biglietto da visita verso questa cinquan- tunesima edizione di Vinitaly, che si prean- nuncia carica di aspet- tative e appuntamenti coi diversi operatori esteri, sempre più al- la ricerca del miglior rapporto qualità prez- zo, caratteristica prin- cipale delle etichette a marchio Chianti Colli Senesi.

Cino Cinughi de Pazzi alessia bruchi

Facendo un po’ di conti infatti, la pro- zione la parola d’ordine è “unione”. Il consortile: Borgo Santinovo, Cam- duzione globale di uva all’interno di tut- Chianti Colli Senesi si presenta infatti priano, Carpineta Fontalpino, Casale ta la denominazione è stata di 76.975 alla kermesse veronese assieme agli di Borella, Castel di Pugna, Felsina, Il quintali, per una produzione totale di altri consorzi di sottozona, Chianti Colli Ciliegio, La Selva, La Vigna, Le Bertille, Chianti Colli Senesi di 55.800 ettolitri: Fiorentini e Chianti Rufina, in un’area Montechiaro, Montenidoli, La Mor- cifre di tutto rispetto, del tutto in linea dedicata adiacente a quella del Con- moraia, Tenute Nardi, Rubicini, Fratelli con la produzione degli anni preceden- sorzio Chianti, che riunisce sotto il suo Vagnoni, Vecchia Cantina di Montepul- ti. Nel 2016 inoltre le fascette totali rila- cappello rosso tutto lo stile e lo spirito ciano. “Partecipiamo a questa edizio- sciate, corrispondenti al numero delle di quest’incredibile territorio, che, coi ne di Vinitaly – afferma Cino Cinughi bottiglie prodotte indipendentemente suoi vini e le sue diverse identità, è de Pazzi, Presidente del Consorzio dall’annata, sono state 3.646.869, capace d’evocare l’idea dell’eccellen- Chianti Colli Senesi – con rinnovato pari a 27.263,01 ettolitri di vino. Forte za e della bellezza della Toscana, da entusiasmo e certi di muoverci nella di- anche di questi numeri, il Consorzio sempre prestigiosa meta di un turismo rezione giusta, quella dell’unione e del Chianti Colli Senesi arriva al prestigioso amante dello stile e del bien vivre. Due filo comune che lega i nostri consorzi appuntamento veronese con un cauto le aziende targate Chianti Colli Senesi di sottozona, in un’area Chianti fatta ma motivato ottimismo, sia verso la presenti all’interno dello stand con da identità ben definite e territori molto ripresa dei consumi nel mercato in- banco aziendale, “Allegretti” di Edoar- particolari, ma uniti da finalità e energie terno, sia verso l’auspicabile aumento do Dilaghi a Castelnuovo Berardenga comuni, il cui risultato non potrà che delle esportazioni estere, soprattutto e “San Gregorio” di Pierangela Lucioli essere quello di una maggior coesio- verso i mercati americani. E, come per a Chiusi. Ben 17 invece le aziende pre- ne e visibilità all’interno di un mercato l’anno scorso, anche per quest’edi- senti con le loro etichette al bancone sempre più esigente e difficile”.

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Passaggio generazionale Famigliaper Mazzarrini

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andrea cappelli e quattro di igt Toscana, oltre a 300 la richiesta, viene arricchita la capa- foto bruno bruchi piante d’olivo, che insistono in due cità d’offerta per soddisfare richieste dolci colline, da cui nascono circa sempre più importanti, ampliando e 50mila bottiglie di Chianti Classico rendendo elegante e raffinato lo spa- annata, 15-20mila di Chianti Classico zio dedicato agli ospiti, che virano nel riserva e cinquemila del supertuscan tempo verso un turismo selezionato “Oracolo”. Entrambe i Chianti Classi- e appassionato d’alto profilo. Così Dal sogno e dal co- co, sia l’annata che la riserva, sono oggi alcuni sommeliers sono sempre stante lavoro di Marco 100% Sangiovese e seguono uno a disposizione per i visitatori, offrendo Mazzarrini, enologo e stile di vinificazione tradizionale con diversi servizi d’accoglienza, a partire macerazioni lunghe sulle bucce di dai tour guidati, che si svolgono su agronomo toscano, circa 15/20 giorni. La riserva è una appuntamento tutti i giorni dal lune- nasce, con una storia selezione delle migliori uve in tutta dì alla domenica: con una durata di che risale al 1988, il l’azienda da vigneti che hanno più di circa un’ora e mezza, il tour prevede brand “Famiglia Maz- zarrini”, che propone vini d’alta qualità im- bottigliati all’origine dal 1988 e realizzati seguen- do l’antica tradizione della zona senese del grandi vini Chianti Classico sto- rico, territorio natu- e ospitalità ralmente predisposto ai vitigni coltivati, in primis il Sangiovese. toscana Dalla cura della singola vite alla ve- 10 anni e viene prodotta solo nelle la visita delle vigne, della cantina e stizione della bottiglia, tutto è rea- migliori annate: la prima etichetta è della barricaia con una spiegazione lizzato incarnando i valori forti della stata quella della mitica vendemmia accurata della realtà aziendale e delle famiglia, che, con infinita passione 1988, uno dei grandi millesimi degli varie fasi di produzione del vino, dalla e gran competenza tecnica, intende anni Ottanta. Mentre il Chianti Clas- vendemmia alla vinificazione, conclu- esprimere nei suoi vini il “genius loci” sico annata rimane ad affinare un dendosi con un wine tasting della mi- toscano in uno dei luoghi più vocati, anno in tonneaux e tini troncoconici, gliore selezione di vini bianchi e rossi le famose colline di Castellina. la riserva fa un anno e mezzo di botti interamente di produzione propria. Raggiunto un alto prestigio grazie agli grandi e barriques. Il supertuscan La degustazione può prevedere, a eccellenti vini di “Poggio Amorelli” nel “Oracolo”, che esce solo nelle annate seconda delle esigenze degli esti- Chianti Classico, apprezzati e acqui- che lo consentono, è una selezione matori, l’assaggio di Vermentino stati in tutto il mondo, “Famiglia Maz- di uve 75% Sangiovese, 25% Merlot Spumante extra dry, Vermentino zarrini” è un marchio vitivinicolo nato e 5% Colorino con un anno e mezzo fermo Igt, Morellino di Scansano dalla quasi trentennale esperienza di d’affinamento in barriques nuove di Docg, Chianti Classico Docg, Chianti Marco e sua moglie Adriana nel mon- varie tonnelleries francesi. Classico Riserva Docg, Supertuscan do del vino, che racchiude altre due Grazie a uno sviluppo lento e conti- Igt Oracolo, il tutto accompagnato tenute in Toscana, “Poggio Barbone” nuo, basato su qualità, esportazione da assaggi di sapori tipici toscani a Cinigiano nella doc Montecucco e e vendita diretta, ormai ben struttu- per gustare l’armonia delle fragranze “Poggio ai Laghi” ai piedi del medie- rata, dal 2005 Poggio Amorelli inizia e degli aromi di questa terra. Tutti vale borgo di Monteriggioni. a investire per creare le condizioni gli accostamenti sono realizzati con La tenuta “Poggio Amorelli”, cuore d’accoglienza per un pubblico di prodotti a chilometro zero: l’olio del marchio “Famiglia Mazzarrini” e turisti appassionati di percorsi eno- extravergine d’oliva aziendale, una zona d’elezione storica per la produ- gastronomici, al fine di diffondere la selezione di ricercati salumi toscani, zione vitivinicola, dispone di circa 15 cultura del vino e della tradizione to- i formaggi stagionati della zona, la ettari di vigneto di Chianti Classico scana. L’attività fiorisce e, seguendo grappa e il vinsanto del Chianti coi

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tipici biscotti cantuccini. “Famiglia Mazzarrini” è produttrice, veti. Ma la vocazione di questa can- L’azienda offre anche la possibilità avendo acquisito nel 2016 un’ace- tina, dotata di una location perfetta d’affiancare la degustazione a un taia a Modena per la produzione di - idealmente al centro fra Firenze, pranzo completo per chi desidera “aceto balsamico tradizionale di Mo- Volterra, San Gimignano e Siena - scoprire il piacere della cucina lo- dena” dop e igp, come ci racconta sarà l’accoglienza turistica anche per cale con piatti preparati unicamente Marco Mazzarrini con l’entusiasmo gruppi numerosi di oltre 100 perso- con prodotti d’alta qualità, che rac- di chi intraprende una nuova sfida ne, che non solo potranno visitare la contano i sapori e i profumi della con un importantissimo prodotto del cantina, ma anche degustare un sim- tradizione toscana: si parte con un made in Italy, la cui identità va difesa patico light lunch sia nelle grandi sale tipico antipasto composto da salumi, con le unghie e coi denti, essendo il interne che nella braceria esterna, sott’oli e bruschette per passare a nostro patrimonio più importante. oltre a poter acquistare tutti i prodotti una bella pasta all’uovo fatta a mano Ma dal Chiantishire, “Famiglia Maz- aziendali e non solo nell’elegante con le uova del pollaio dell’azienda zarrini” negli ultimi anni ha voluto negozio, nonché partecipare ai corsi condita con funghi porcini o tartufo espandersi anche verso il mare con della scuola di cucina. fresco pregiato, poi verdure di sta- la tenuta “Poggio Barbone”, che “Il millesimo 1988 è stata la mia gione dell’orto biologico, formaggi di s’affaccia sull’Alta Maremma, alle prima vendemmia privata perché, pecora genuini e dolci fatti in casa. prime propaggini del Monte Amiata, anche se già lavoravo come direttore Inoltre, d’estate, è possibile man- montagna sacra e Olimpo del popo- ed enologo per altre aziende vinicole, giare nella terrazza panoramica che lo etrusco, composta da un antico cosa che ho continuato e continuo a s’affaccia su uno spettacolare- pae piccolo borgo, 11 ettari di vigneto fare, il mio obiettivo è sempre stato saggio chiantigiano, dove viene colti- e duemila piante d’olivo, apprestan- quello di diventare produttore diret- vato anche l’orto biologico nel quale dosi nei prossimi anni a presentare il to di vino. Nel 1991 ho conosciuto crescono verdure stagionali ed erbe proprio Montecucco docg. Adriana, ci siamo sposati e ad allie- aromatiche d’ogni tipo. Le pianticelle Ultima arrivata la tenuta “Poggio ai tarci sono arrivati i nostri tre splen- sono ospitate nelle grandi barriques Laghi” vicino al famosissimo borgo didi figli Gloria, Raoul e Amedeo, di legno francese che nel passato di Monteriggioni, dove sembra di che, con mia gran soddisfazione, ci custodivano il vino dell’azienda, poi i passeggiare immersi nel Medioevo, stanno già affiancando nell’azienda frutti dell’orto giungono direttamente dotata di un’ampia cantina moderna di famiglia, che è sempre in continua in tavola, regalando freschezza alle e funzionale, una vinsantaia e presto evoluzione… Se il piccolo Amedeo pietanze servite. verranno impiantati 6 ettari di vigneti sta ancora studiando enologia pres- Compagni e amici del lavoro, gli ani- fra Chianti e igt, oltre a 3 ettari d’oli- so l’Istituto Agrario di Siena, Gloria mali domestici di “Poggio Amorelli” sono anche simpatiche attrazioni per i visitatori, come la mascotte Oraco- lo, il cavallo avelignese che ha dato il nome al supertuscan, le due candide pecorelle e il “gallo nero”, autentico simbolo del Chianti Classico, che sorveglia il pollaio. Divenuta col tempo famosa per la sua vocazione all’accoglienza, oggi “Poggio Amorelli” dedica la cantina ad ospitare eleganti degustazioni d’alto livello per veri amanti del vi- no, interessati alla cultura enoga- stronomica toscana e al trascorrere piacevoli momenti immersi in un angolo incontaminato di natura. E nella simpatica vendita diretta, oltre ad acquistare vecchie annate, pasta artigianale, tipici salumi e formaggi del territorio, eleganti gadget legati al mondo del vino, c’è la possibilità di portarsi a casa il vero aceto bal- samico tradizionale modenese, di cui

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si occupa del marketing, Raoul fa tradizioni e gusti”. Altro valore fondamentale, collegato esperienza nel settore produttivo e Tutti i membri della famiglia sono in- al precedente, è la completezza del mia moglie Adriana è responsabile fatti amanti della verità, genuinità e processo che viene seguito, in ogni del settore amministrativo. Negli ulti- semplicità – intesa come non sofisti- suo aspetto e fase, dalla famiglia, mi anni l’azienda ha avuto una forte cazione e non adulterazione – nonché che lavora seguendo le proprie idee, espansione e pertanto, a fine di poter sostenitori dei valori della famiglia, la propria esperienza e la tradizione, continuare a guardare avanti in modo dell’aiuto reciproco e della coesione. senza dover scendere a patti con lineare, abbiamo ritenuto opportuno Sono spontanei e alla mano, moderni logiche eterodosse e divenendo per avvalersi di una figura professionale e attivi, aperti agli aggiornamenti e questo credibile: tutte le scelte ven- di riferimento con funzioni dirigenziali alle diverse esigenze di mercato, ma gono fatte a discapito della quantità e e di controllo. Proprio per permettere senza tradire i valori solidi dell’onestà delle logiche commerciali, adottando questa positiva svolta abbiamo fatto e della qualità. Umili nelle relazioni soluzioni che conducono a vini sele- entrare a far parte del gruppo Ales- interne, con pubblico e collaboratori, zionati e qualitativamente elevati. sandro Dragoni, bravissimo enologo, grandi lavoratori, si svegliano presto Ma la caratteristica forse più profon- nonché grande amico di famiglia e lavorano tutto il giorno, guidati dal- da che “Famiglia Mazzarrini” infonde di vecchia data, a cui auguriamo la convinzione che il lavoro nobilita, nei propri vini è la toscanità: avere un grande successo! Così la mia soprattutto se inteso come impegno un fortissimo legame col terroir si- azienda di famiglia, dimensione che costante, diretto a un onesto scam- gnifica dare al lavoro il vantaggio tengo a rimarcare e alla quale non bio di valore col proprio cliente. dell’esperienza tramandata di padre voglio assolutamente rinunciare, è Ma quello che rende speciale il la- in figlio nei secoli in una terra votata oggi completa e autonoma, gesten- voro e i prodotti di “Famiglia Maz- alla viticoltura e alla vinificazione fin do internamente tutto il processo zarrini” sono le caratteristiche su cui dai tempi degli Etruschi, nella con- produttivo, nella convinzione che il è fondato il loro lavoro, partendo vinzione che produrre vino significhi vero obiettivo sia crescere in qualità dalla gran passione e necessaria infondervi ideali, sogni e un corpo piuttosto che in dimensione per po- competenza di Marco, responsabile di valori familiari imperituri. Perché ter mantenere la nostra specificità e in prima persona della coltivazione il popolo toscano, ormai da millen- la verità di un luogo, del suo popolo, della vigna e della produzione del ni, ha sviluppato un’etica che gli della sua cultura, della sua tradizio- vino, garanzia di un prodotto d’alto impone di curare amorevolmente il ne, nonché l’alta qualità dei prodotti livello realizzato non solo con tanta proprio territorio, in armonia fra uo- per differenziarsi nel mercato globale, passione, ma anche con metodi pre- mo e natura e i paesaggi ancora di sempre più tendente a uniformare cisi e professionalità. struggente bellezza lo dimostrano.

57 oinos • produttori Barsaglina, Foglia Tonda e Lacrima del Valdarno Una “nuova La “Società Agricola agricoltura” (400 metri s.l.m.) della collina domina- Nuova Agricoltura” sta ta dal castello di Starda nel Comune di nel segno Gaiole - è contornato da un ambiente portando avanti da ol- incontaminato di selvaggia bellezza, tre tre anni le attività dei vitigni dove il bosco sembra dominare i po- della Mannucci Dro- autoctoni chi coltivi. Lì dimorano dei Sangiovesi andi, viticoltori a Ca- autoctoni probabilmente provenienti toscani da selezioni massali della proprietà poselvi (Arezzo) da tre precedente, che si sono rivelati inte- generazioni e che trae andrea cappelli ressantissimi. E’ in quest’affascinante origine dalle tradizioni e antica storia che si è innestata, nel La “Nuova Agricoltura” gestisce oggi secondo decennio degli anni Duemila, agricole e vitivinicole un’azienda estesa per circa 100 et- la “Società Agricola Nuova Agricol- di due famiglie tosca- tari e condotta col metodo dell’agri- tura”, costituita a metà del 2013 per ne: i Mannucci, che fu- coltura biologica, divisa in due corpi iniziativa dei soci Maria Grazia Mam- rono proprietari terrie- principali, Campolucci nel comune muccini, una vita nel mondo dell’a- di Montevarchi, che ospita il centro gricoltura e già direttore dell’Arsia ri in Valdarno almeno aziendale e Ceppeto nel comune di (agenzia regionale per lo sviluppo e dai primi dell’Ottocen- Gaiole in Chianti. Campolucci - to- l’innovazione nel settore agricolo fore- to e i Droandi, che dal ponimo d’origine latina, “campo del stale della Regione Toscana) e Giorgio Settecento furono col- bosco sacro” - è situato sulle pendici Valentini - già Sindaco di Montevarchi orientali dei Monti del Chianti, sotto- per due mandati e animatore del fa- tivatori in Carmignano zona dei Colli Aretini a un’altitudine di moso “Mercatale”, il mercato coper- e poi fattori, come Lo- 250 metri s.l.m. sulla sommità di una to degli agricoltori del Valdarno - con renzo Droandi - espo- collina esposta a sud che guarda l’an- l’intento per entrambi sia di continuare nente di quell’élite tico borgo fortificato di Caposelvi, nei una tradizione familiare, che di valoriz- pressi di Mercatale Valdarno: un’area zare le proprie esperienze istituzionali d’agricoltori moderni ancora non troppo conosciuta, ma di e professionali nel settore agricolo e e preparati che s’ispi- notevole interesse, intensamente vi- più in generale sui temi del cibo e del rava agli insegnamen- tata e che sta rivelando le sue grandi territorio rurale, mentre per quanto ri- potenzialità a partire soprattutto dagli guarda il terzo socio, il dottor Sandro ti di Cosimo Ridolfi e ultimi vent’anni, grazie all’impegno dei Pasquinucci - medico versiliese to- Bettino Ricasoli - che viticoltori che hanno iniziato a produr- scano di nascita, ma trapiantato a Ve- nella seconda metà re vini di pregio. Il secondo corpo è il nezia - la partecipazione muove prin- dell’Ottocento fu “mi- podere Ceppeto, costituito da vigne- cipalmente da un interesse culturale e ti e oliveti piantati attorno a una casa da una gran passione per i vini lega- nistro” (amministrato- colonica di pietra squadrata (edificata ti al territorio. Con alla base il lavoro re) della Fattoria del nel Settecento sui resti di un antico ro- realizzato dalla Mannucci Droandi, la Borro in Valdarno, al- mitorio) e circondato da folti boschi di “Nuova Agricoltura” ha deciso di met- la quale conferì la si- querce e castagni. Situato anch’esso tere al centro della propria attività sia sul lato orientale dei Monti del Chian- le produzioni vitivinicole della provincia stemazione giunta fin ti - comprensorio del Chianti Classico, d’Arezzo che quelle del Chianti Clas- quasi ai nostri giorni. più precisamente sulla pendice Sud sico, oltre all’interessantissima linea di

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vini da vitigni autoctoni in purezza, nel vigneti e della cantina: “Fino alla metà tantissime varietà esistenti, a beneficio segno del recupero e mantenimento del Novecento nelle campagne tosca- di poche, che vennero ritenute, anche della biodiversità. Per Maria Grazia ne venivano ancora coltivate centinaia giustamente, le più adatte, ossia per Mammuccini, amministratore unico di varietà differenti e le trasformazioni la Toscana in primis il Sangiovese, il di Nuova Agricoltura “è fondamentale più profonde nel sistema vitivinico- Canaiolo, il Trebbiano, la Malvasia e seguire un percorso, che vede nelle lo ebbero luogo negli anni Sessanta poche altre…”. produzioni tipiche di qualità, nel le- con l’affermarsi della viticoltura spe- E come avete reagito a tutto questo? game col territorio, nel fondamentale cializzata. Purtroppo dire che i vecchi “L’impoverimento del patrimonio va- valore sociale e ambientale dell’agri- impianti promiscui erano policlonali è rietale, oltre a contribuire alla perdita coltura, nel biologico e nel rapporto di- poco, poiché in ettari interi di vigne- della memoria storica e delle tradizioni retto col consumatore consapevole il to non c’era una vite uguale all’altra, culturali del territorio, porta, a medio- fulcro della propria strategia. Quindi le una cosa veramente impressionante, lungo termine, a gravi rischi d’erosio- scelte, fatte in tempi non sospetti dalla ma questa straordinaria biodiversità, ne della variabilità, fattore importante Mannucci Droandi – i vini di territorio di per sé molto positiva, si dimostrò per lo stesso miglioramento genetico. rispettosi della tradizione, i vini bio e allo stesso tempo l’aspetto più debole Inoltre, nel caso della vite, non dob- i vini da vitigni autoctoni - non solo si di quella viticoltura: l’eccessiva varietà biamo dimenticare l’importanza dei sono rivelate giuste, ma oggi si spo- non dava una qualità stabile e una ri- vitigni minori per valorizzare la speci- sano in pieno cogli obiettivi strategici conoscibilità, l’unica cosa che conta- ficità dei diversi territori o per caratte- della nuova società”. va era il gusto del singolo contadino; rizzare i vini dal punto di vista organo- In effetti questo è il frutto di una vera e la nuova viticoltura specializzata, che propria passione per gli antichi vitigni in prese il posto della vecchia promiscua, Maria Grazia Mammuccini con un grappolo via d’estinzione che Roberto continua gettò le basi per porre rimedio a questi di Foglia tonda e uno di Pugnitello, accanto a portare avanti all’interno della nuova difetti, ma ciò avvenne a spese pro- Roberto Giulio Droandi con un grappolo di organizzazione come responsabile dei prio della biodiversità, col ‘sacrificio’ di Lacrima del Valdarno e uno di Barsaglina

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lettico. Così, dai primi anni Novanta, Ma i campi sperimentali poi sono ad- tanto che è inserito in vari programmi abbiamo condotto ricerche sul cam- dirittura divenuti due… sperimentali: col grappolo e l’acino si- po, principalmente in zone marginali, “Il primo lo impiantammo nel 1994 con mili al Sangiovese, l’unica problemati- dove si possono ancora trovare for- 39 varietà provenienti dell’immensa col- ca che presenta è l’esagerata produt- me d’allevamento promiscuo risalenti lezione dell’istituto aretino, fra le prime tività, così per raggiungere un certo all’inizio del secolo scorso. In pratica in Italia e la più vasta del Centro-Sud, livello qualitativo va un po’ diradato. cerchiamo nelle aziende di montagna, che, vantando ben 600 diverse varietà Anche se non si hanno elementi certi nei vecchi vigneti e nei campi abban- o cloni, è un vero e proprio museo all’a- sull’origine, Di Rovasenda (1877) dice donati gli esemplari di quei vitigni di ria aperta; il secondo è nato nei primi di averlo trovato nei vigneti del Baro- cui s’è persa memoria, anche a cau- anni Duemila, impostato su circa una ne Ricasoli presso il Castello di Brolio sa delle scelte del mercato vitivinico- dozzina di vitigni tipici locali proprio della a Gaiole. Più tardi Breviglieri e Casini lo, ma che costituiscono il patrimonio nostra zona del Valdarno”. (1964) hanno descritto un Foglia Ton- ampelografico autoctono della Tosca- Ma da alcuni anni finalmente è -pos da rinvenuto sempre nel Chianti, nella na, in passato assai vasto e importan- sibile assaggiare anche qualcosa di zona di Arceno. Scarsamente diffuso, te, come documentato da numerose vostra produzione… è da qualche anno in corso di reintro- testimonianze di ampelografi, tecnici “Nella convinzione che questi viti- duzione grazie ai positivi risultati spe- e artisti dei secoli scorsi. Gran parte gni possono dare il loro contributo rimentali recentemente ottenuti. E’ un delle cultivar sono state individuate in nell’impostazione della futura viticoltu- vitigno di sicuro interesse, in grado di vecchi impianti in avanzato stato d’ob- ra toscana, a partire dalla vendemmia fornire produzioni d’elevato pregio, solescenza e comunque destinati a 2000 sono state effettuate le prime dando un vino robusto, di color rubi- esser eliminati entro breve tempo, so- microvinificazioni e verificata la qualità, no, gradevole profumo: sintetizzando prattutto a causa dell’età avanzata dei che offriva indicazioni promettenti. Al- possiamo dire che è un Sangiovese proprietari, della mancanza di ricam- cuni sono risultati così interessanti che potenziato con grandi tannini e robu- bio generazionale e, se pensiamo alla abbiamo deciso d’imbottigliare picco- sta acidità, perciò molto adatto all’in- realtà vivaistica montevarchina, perfi- le partite di Foglia Tonda, Barsaglina e vecchiamento”. no dell’espansione edilizia del centro Pugnitello; ne facciamo mille bottiglie Ma pare che anche il Pugnitello sia un urbano. Su questo lavoro di ricerca per tipo e per anno per offrire la pos- vino longevo… è da più di vent’anni che è attiva una sibilità d’assaggiare dei prodotti pres- “Dall’origine sconosciuta, si sta dif- collaborazione con la Sezione d’Arez- soché unici in totale purezza, al 100% fondendo grazie alle ottime caratteri- zo dell’allora Istituto Sperimentale per monovitigno: cosa saranno e cosa di- stiche qualitative, anche se di difficile la Viticoltura di Arezzo del Ministero verranno lo scopriremo insieme cogli gestione agronomica e davvero scar- delle Politiche Agricole e Forestali, og- anni... Comunque la consapevolezza samente produttivo. Si può solo sup- gi divenuto C.R.E.A. – Consiglio per la di essere tra i primi a presentarli sul porre che il nome derivi dalla forma Ricerca in Agricoltura – Unità di Ricer- mercato ci dà la sensazione di un do- del grappolo, che è piccolo e appun- ca per la Viticoltura di Arezzo. Sotto vere compiuto e il piacere di proporre to ricorda una piccola mano chiusa a la direzione scientifica dell’Istituto è qualcosa che torna alla vita da un pas- pugno. Vitigno di buona vigoria, dai stato realizzato l’impianto di un vigne- sato anche remoto. E nell’etichetta grappoli piccoli e gli acini dalla buccia to sperimentale volto alla ‘Conserva- della linea dei vitigni autoctoni ho vo- piuttosto spessa e coriacea, presenta zione del germoplasma viticolo della luto ricordare mia nonna materna Isa- una buona resistenza alle più comuni Provincia di Arezzo e della Toscana’ bella Mannucci Carafa, nata a Firen- malattie parassitarie. Produce un vino nel quale sono stati impiantati antichi ze nel 1887, ma discendente da una di color rosso molto intenso con to- vitigni ‘ritrovati’, considerati a rischio antica famiglia napoletana, qui ritratta nalità violacee, morbido, equilibrato d’estinzione, se non addirittura estinti, dal pittore fiorentino Stefano Ussi all’e- e ben strutturato, con tannini morbidi non solo con l’obiettivo della conser- tà di circa 16 anni, opera a suo tempo e note di ciliegie mature. Il Pugnitel- vazione delle risorse genetiche, ma donata dalla mia famiglia alla Galleria lo presenta qualità enologiche senza anche del reinserimento nella filiera d’Arte Moderna di Palazzo Pitti”. dubbio interessanti sia per la produ- produttiva delle varietà più interessan- Maria Grazia, siamo convinti che i vi- zione in purezza che in uvaggio per ti. Il progetto si è concretizzato anche tigni autoctoni non devo rimanere dei conferire particolari caratteristiche grazie alla disponibilità dei viticoltori, relitti di archeo-viticultura ma devono adatte all’invecchiamento”. Mentre che hanno messo a disposizione, oltre inziare a creare anche reddito, così sembra che la Barsaglina sia un vino al patrimonio varietale da loro conser- iniziamo col parlare del vostro Foglia da bere più giovane... vato, specifiche conoscenze tecniche Tonda… “Vitigno originario della costa setten- e storico-popolari, fornendo un fattivo “Lo consideriamo il nostro figlio pre- trionale della Toscana, a tutt’oggi è contributo alla rivisitazione dei vitigni diletto, si tratta di un vecchio vitigno ancora presente, ma poco diffuso, tradizionali e dei loro usi”. del Chianti dalle ottime caratteristiche, nella Provincia di Massa Carrara. In-

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teressante per le ottime potenzialità Che ruolo potranno avere questi viti- sperienza gustativa diversa, aspetto fenoliche, è abbastanza equilibrato e gni nel futuro? fondamentale in questi tempi d’esa- caratterizzato da elevata vigoria, bas- “Li considero uno strumento impor- sperante omologazione globale anche sa fertilità delle gemme, produzione tante soprattutto per le aziende agri- del gusto. I piccoli produttori toscani si costante, l’unico problema è il foglia- cole di piccole e medie dimensioni, un salveranno solo se riusciranno a espri- me, talvolta eccessivamente lussu- modo di rafforzare il proprio legame mere l’essenza distintiva dei terroir, la- reggiante; i grappoli appaiono meno col territorio, svolgendo anche una vorando come ‘agricoltori custodi’ in compatti rispetto al Sangiovese e la funzione identitaria per la comuni- modo più naturale possibile, sia pre- maturazione è abbastanza precoce, tà locale. Tra l’altro, potranno essere sentando i vitigni autoctoni in purezza, precedendo il Sangiovese mediamen- interessanti per la loro resistenza alle che in uvaggio col Sangiovese, per ri- te di 7-10 giorni. Particolarmente ele- malattie, soprattutto in quest’epoca portare il Chianti a esprimere una pro- vati appaiono i valori degli antociani e di cambiamenti climatici e, allo stesso pria identità territoriale, di cui si sente dei polifenoli totali. Il vino che se ne ri- tempo, offrono la possibilità di un’e- sempre più il bisogno”. cava è caratterizzato da una spiccata personalità e non somiglia a nessun altro, è davvero qualcosa di diverso e originale, a noi piace molto sia al naso che in bocca. Produce un vino robu- sto e fruttato, di gran bevibilità, dal co- lor rubino intenso; all’olfatto è fresco con sentori vegetali, il gusto è pieno, intenso, talvolta tannico. Lo riteniamo molto interessante anche da utilizzare in uvaggio, a esempio col Sangiovese, per la sua intensità colorante e la sen- sazione di freschezza che apporta”. Ma sono in arrivo anche altri due vini da vitigni valdarnesi… “In un paio d’anni usciranno l’Orpic- chio e la Lacrima del Vardarno. Il pri- mo, a particolare rischio d’erosione genetica, è un vitigno a bacca bian- ca coltivato nella zona di Mercatale Valdarno e noto fin dalla prima metà dell’Ottocento. Pur essendo caratte- rizzato da una difficoltà di coltivazione che definirei esagerata, si è dimostra- to interessante per le misure ridotte del grappolo e le promettenti carat- teristiche enologiche, certamente un bianco toscano diverso. La Lacrima del Valdarno, varietà miglioratrice un tempo diffusa e poi quasi sparita e salvata solo grazie alla passione di un vecchio vivaista di Montevarchi, è un vitigno molto tardivo, di media vigo- ria e di media capacità produttiva, ha un’ottima tolleranza ai marciumi e pre- senta un grappolo piramidale regola- re, tendente al compatto e molto pru- inoso, con mosto ricco d’acidità. Ha mostrato negli anni d’osservazione un elevato tenore in sostanze coloranti e, avendo una struttura esorbitante, era detto ‘curatore’ del Sangiovese”.

61 62 al Vinitaly 2017 ci trovate presso Tensostruttura produttori • oinos Area D, Stand E 1 Ser Valdo da Casuccio Tarletti

La storia di Bruna Ba- questo vecchio mastro vignaiolo, avo del mio collaboratore Giovanni, roncini, la cui famiglia è che ha voluto condividere con me le nel mondo del vino dal tecniche e i segreti di vigna e cantina 1489, si rispecchia nelle che, da generazioni, nella sua famiglia terre, nelle viti e nei vini vengono tramandati come tradizione orale da padre a figlio: invecchiato delle sue aziende, testi- seguendo il suo antico metodo d’affi- moni del suo cammino namento, ben tre anni di permanenza imprenditoriale, che, tra in piccole botti di vari legni del bosco passato, presente e fu- accanto a Casuccio Tarletti – com- menta Bruna Baroncini – il risultato turo, conduce da San è un vino dal color rubino con riflessi Gimignano, di cui sono violacei e un ineguagliabile bouquet originari i suoi avi, fino in di piccoli frutti di bosco, leggere note Chianti Classico. speziate, tabacco e sentori balsamici, un gran rosso avvolgente, morbido e fiora bonelli intenso con ottimo equilibrio tannico, dal sapore fine ed elegante, dotato “Avere un piedino nel Gallo Nero, le di buona vivacità e lunga persisten- cui colline esprimono elegante so- za”. La bottiglia è infine impreziosita brietà, era sempre stato il sogno nel dall’elegante veste appositamente cassetto di mio babbo Jaurès – rac- studiata per il Ser Valdo dalla stilista conta commossa donna Bruna – così tedesca Marion Mendler. nel 2003, il giorno del compleanno di mia madre, andai a vedere una realtà piccolina a Castelnuovo Berardenga, una delle zone certamente più vocate della denominazione: posso dire che per il compleanno di mia mamma ho coronato il sogno di mio padre. Un casolare in pietra con una struttura a base larga, tipico della zona, domina incontrastato le colline decorate dai filari, che creano disegni geometrici nella natura”. Questo è il suggestivo livalente dove in primo luogo il vino scenario che si scorge man mano s’evolve tra vasche d’acciaio, botti di che ci s’avvicina alla Tenuta Casuccio rovere da 30 ettolitri e barriques e in Tarletti, che s’estende su sua super- secondo luogo può esser degustato ficie di oltre 7 ettari di terreni tenden- in un ampio giardino, godendo del zialmente tufacei con presenza d’ar- caldo sole toscano. Oggi dalle vigne gilla e sabbia. Ma la tenuta dispone della Tenuta Casuccio Tarletti e dai ri- anche di una vendita diretta a Pieve a cordi del chiantigiano Giovanni Landi Bozzone, la “Porta del Chianti”, dove è nato Ser Valdo: “Un ‘vino antico’, sorge anche la cantina, struttura po- frutto delle sapienti conoscenze di

Tenute Toscane di Bruna Baroncini www.tenutetoscane.com • [email protected] • tel. +39 3929253208 63 Vendemmia a Montenidoli Montenidoli, “monte Elisabetta dei piccoli nidi”: terra del Triassico in alto, la e la sua Vernaccia più antica di Toscana, preziosa di minerali di San Gimignano per i vini rossi; terra michele dreassi del Quaternario sulle Gli Etruschi per primi scoprirono que- più conosciuta in Francia che in Ita- pendici, dove i sedi- sto tesoro e vi piantarono vigne poi lia, Elisabetta non fa parte dei grandi menti calcarei, lasciati vennero i Romani e successivamente circuiti mediatici, anche perché non dal mar Ligure in riti- i Cavalieri Templari: “Col mio Sergio ama i compromessi, è inflessibile rata, alimentano e pro- siamo venuti nel 1965 a chinarci su nelle scelte, ha idee ben chiare ed è fumano i vini bianchi. questa terra e a interrogarla – ci dice determinata a far conoscere le com- Elisabetta Fagiuoli, che ama definirsi plessità della Vernaccia e del San- a servizio del territorio – e oggi con- giovese di Montenidoli. Si, perché i godere dei primi raggi mattutini. La tinuiamo a scoprire le sue ricchezze. suoi vini uniscono alla componente difesa dei vigneti è affidata ai metodi E’ terra votata alla vite e all’olivo: da varietale la forte impronta territoriale della coltura biologica, anche se si più di cinquant’anni abbiamo risve- di questo lembo di San Gimignano, guarda con attenzione a quelli bio- gliato i vecchi vitigni abbandonati e che corrisponde a una delle più alte dinamici. Dunque non si sono mai gli olivi ricoperti dai rovi. Quello che colline della denominazione. I vigneti utilizzati diserbanti e prodotti chimici, ci ha sempre motivato è il valore del si snodano sulle pendici del poggio una vera festa per la vita microbiolo- terroir, la tradizione e il lavoro. Forse a ovest del comune, dove possono gica dei suoli. Dopo varie selezioni, le

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uve subiscono le varie trasformazioni e tanti, soprattutto per finire la casa scasso e nessun movimento terra. Il solo con l’ausilio di lieviti indigeni, destinata ai giovani. Così Elisabetta vigneto non è mai stato concimato e cercando d’interpretare al meglio il viaggia molto, soprattutto per que- non è mai stato nemmeno seminato carattere dell’annata. Le tradizioni sto: il vino che presenta è il Triassi- il sovescio, solo inerbimento naturale sono rispettate al massimo, infatti gli co, la cui vendita finanzierà questo con zappatura manuale vicino alle impianti sono coltivati esclusivamen- progetto che ha molto di fiabesco e piantine. Anche gli interventi di difesa te con quelle varietà che hanno fatto appare irrealizzabile solo a chi non sono limitati a qualche trattamento la storia di San Gimignano e della crede nel miracolo della vita. Elisa- con rame e zolfo. Piantate nel 2002, Toscana: Vernaccia, Trebbiano, Mal- betta, come Sergio, ad esempio, ci hanno dato i loro primi, timidi frutti vasia Bianca, Sangiovese, Colorino e crede fortemente da sempre! Il vino solo dopo 5 anni. Ma c’è un altro vino Canaiolo. Si è resistito all’invasione in questione, che è il gancio per rosso, travestito da bianco per cui è dei vitigni provenienti d’Oltralpe, quin- parlare della Fondazione e cercare famosa Elisabetta, è la sua inimitabile di nessuna concessione alla standar- finanziatori, nasce tutto in magnum Vernaccia di San Gimignano, struttu- dizzazione. Infatti i vini di Montenidoli a partire dal 2007 dalla vigna delle rata e minerale, dalla gran longevità, non possono che entusiasmare gli Pianore, la più alta di San Gimignano che privilegia i profumi secondari che appassionati dei vini diversi e origi- (450 metri slm), in mezzo a lecci, cer- s’affinano negli anni, divenendo sem- nali. “Credo nel Sangiovese. Da sem- ri, querce. A colpire assolutamente è pre più eleganti. Un vino famoso fin pre – continua donna Elisabetta – e il colore del suolo: rosso fuoco per dal Medioevo, tanto da esser citato in effetti la prima bottiglia uscita da la forte presenza di ferro e mangane- addirittura da Dante nel XXIV canto Montenidoli era rossa, amata subito se, circondato da pietre dall’aspetto del Purgatorio: “Questi, e mostrò da Gino Veronelli che ne scrisse su antropomorfo sistemate a mo’ di col dito, è Bonagiunta. Bonagiunta Panorama nel 1975, facendolo pro- recinto, che presidiano benevole da Lucca: e quella faccia di Ià da lui tagonista di uno dei suoi primi artico- le vigne di Montenidoli: “I massi di più che l’altra trapunta ebbe la Santa li. Era la vendemmia 1971 e sull’eti- roccia cavernosa sul Triassico sono Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, chetta portava – e porta ancora – la le statue della nostra galleria d’arte e purga per digiuno l’anguille di Bol- scritta ‘Sono Montenidoli’, un vino antica di 350 milioni di anni”, chiosa sena e la Vernaccia”. delegato a rappresentare lo spirito la nostra Elisabetta. Il sistema d’al- intimo della sua terra”. Montenidoli la levamento è ad alberello, nessuno si conquista su strade poco battute, ci si deve praticamente infilare nel bosco, che serve a Elisabetta per le vigne e per mettere la natura tra lei e il suo sogno, la Fondazione. E sarà il Sangiovese a finanziare il sogno suo e di Sergio Muratori, compagno di una vita, scomparso pochi anni fa. Sergio insegnava a ragazzi irrequieti, per i quali Montenidoli è stato spes- so un porto sicuro. La fondazione si chiama “Sergio il Patriarca Onlus” ed è nata subito dopo la morte di Mura- tori. L’idea invece ha trent’anni. Spie- ghiamola: Pianore e Pianorine sono due vecchi casali, uno pronto, l’altro no. Uno accoglierà gli anziani, l’altro i giovani. Cosa troveranno a Monte- nidoli? Quello che hanno sempre tro- vato fin dagli anni Sessanta: riposo, affetto, benessere, la propria identità, la fatica per lasciar andare i pensieri e crescere attraverso il messaggio del- la natura. Un mese di tempo o poco più per vivere nella grande famiglia di Montenidoli, fatta di geologi, biologi, agronomi, vignaioli. Ma servono soldi

65 oinos • produttori Il salotto il settore, protagonista assoluto dell’economia poliziana dei decen- del Poliziano ni a venire”. Così, da quei primi 20 ettari di vigne, oggi l’azienda vanta L’azienda “Poliziano”, paolo benedetti 300 ettari di terreni in 5 comuni – dall’insigne poeta che Montepulciano, Torrita, Chianciano “Mio padre, classe 1920, provenien- nel senese, Cortona nell’aretino e a Montepulciano prese te da una famiglia poverissima e, Magliano in Toscana in Maremma i natali, vanta più cin- dopo una vita d’intenso lavoro come – di cui 170 di vigneti, che per la quant’anni di storia, es- geometra per opere di primaria im- maggior parte insistono in territorio sendo stata fondata nel portanza nel settore edile in cantieri poliziano: “Oggi – ci racconta Fede- lontano 1961 da Dino sparsi per tutta l’Italia, all’inizio degli rico Carletti – operiamo con 2 can- anni Sessanta decise di tornare a tine, una grande e molto moderna, Carletti su un lembo di investire nella propria terra: fondare anche se antica a Montepulciano e terra natia. Oggi erede di un’azienda vitivinicola era allora una la più recente e piccola di Magliano, una tradizione basata sul scelta abbastanza controcorrente, dove produciamo complessivamen- lavoro e il contatto con ma poi si è rivelata anticipatrice del te otto-novecentomila bottiglie, frut- la terra è il figlio Federi- gran sviluppo futuro che ha visto to di una gran selezione, pochissime co, in azienda dalla fine degli anni Settanta, un imprenditore illuminato che non si perde a nar- rare antichi fasti, ma è fortemente concentrato nella contemporaneità.

66 rispetto alla dimensione dei vigneti, che ci permetterebbero d’arrivare fino a 1,4 milioni di pezzi”. Oggi ci apri le porte della tua nuova importante vetrina nel centro storico. “Anche quest’investimento è un modo per dimostrare che crediamo nel nostro territorio, nelle nostre origini, nelle nostre tradizioni, non m’interessa che quest’esposizione faccia fatturato, ma solo che crei prospettive future e sostenga il mar- chio ‘Poliziano’, registrato da mio padre all’inizio dell’avventura come omaggio ad Angelo Ambrogini, det- to appunto con appellativo umani- stico Poliziano, dal nome latino del paese d’origine Mons Politianus,

dove nacque nel 1454: conside- un bicchiere di vino deve comunicare rato il maggiore tra i poeti italiani la nostra filosofia e far prendere con- del Quattrocento, fulcro del circolo fidenza col nostro brand, all’interno d’intellettuali radunatosi attorno al di quello che considero un progetto signore di Firenze Lorenzo il Magni- interculturale di scambio e connubio fico, fu precettore della famiglia de’ tra gusto e cultura, piacere delle pa- Medici e professore presso lo Studio pille e dell’intelletto”. Fiorentino, dove morì nel 1494”. Un altro omaggio, questa volta tuo Anche l’edificio in cui si trova non è personale ad Angelo Ambrogini, è il stato scelto a caso. supertuscan ‘Le Stanze del Poliziano’. “Siamo in via del Poliziano 1, nei “È un mio vino storico, ispirato a un magazzini del grano della sua casa viaggio in Francia a Saint Emilion del natale, vicino alla ‘porta delle Farine’ 1983: sinceramente stupito dalla perché l’attività della famiglia era freschezza e dal colore di quei vini a quella di esattori del dazio, infatti si distanza di molti anni, nel 1984 pian- sono conservate ancora 2 cisterne tai un po’ di Cabernet Sauvignon e sotterranee, una per l’acqua e l’altra il 1987 fu il primo millesimo de ‘Le per le granaglie, che abbiamo reso Stanze’, che quest’anno festeggerà visibili tramite un vetro. Così, quando la trentesima vendemmia. Quindici- si è concretizzata la possibilità d’ac- mila bottiglie di un Cabernet quasi quistare l’immobile, non me lo sono in purezza con qualche grappolo di lasciato sfuggire, si trattava di chiu- Merlot sempre di Montepulciano, dere un percorso avviato quasi ses- uve ben mature da 2 vigne molto sant’anni fa da mio padre. Abbiamo belle e sassose, un vino ricco e sa- operato un attento restauro conser- porito, che sa di cassis, figlio di un vativo; la mia idea era creare un luogo terroir vocatissimo. L’unico proble- con molto lusso, perché i vini toscani ma è che siamo arrivati ad aprire il meritano enoteche raffinate, che negozio, ma non abbiamo neppure rendano giustizia al certosino lavoro una bottiglia de ‘Le Stanze’, perché dei produttori. Questo vuol essere un abbiamo deciso di non produrlo salotto, un ambiente esteticamente nell’annata 2014 e siamo in attesa gradevole dove si possa conversare dell’uscita dell’attesissima 2015, e conoscerci, perché degustare qui che sarà un millesimo strepitoso!”.

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alessandro ercolani la monumentale cattedrale del vino Salendo per la tortuo- sa strada principale di di Montepulciano Montepulciano, che por- ta fino a Piazza Grande, presenta nella parte più alta della città, in via Ricci n°11, Cantina ci s’imbatte nel grandio- so palazzo dei marchesi Ricci, uno dei più impo- De’ Ricci nenti edifici rinascimen- de alla parte centrale della stupenda tali della città poliziana, cantina, caratterizzata da una fitta tes- il cui suggestivo ingresso situra in cotto, suddivisa in tre navate coincide con quello delle longitudinali, dove imponenti pilastri (di 6,70 metri) sorreggono immense arca- medievali cantine dalle te a tutto sesto e volte a crociera, il cui altissime volte scavate insieme ricorda appunto una cattedrale nel tufo, che celano una romano-gotica. Ma la parte più antica storia antica di millenni, scavata dall’uomo addirittura risale al periodo etrusco: una grotta circolare ex “Cantina del Redi”, con un pozzo al centro, forse utilizzata oggi sede della “Cantina come tomba o forse una sala per riti De’ Ricci”. religiosi, che la leggenda vuole legati a culti bacchici… Poi altri ambienti si Sembra strano dover salire per poi ri- spingono, restringendosi gradatamen- scendere nelle viscere della città, ma, te, in profondità, interrati nel tufo sab- percorrendo lentamente la monumen- Aldo e Maria Trabalzini bioso, dove ritrovamenti fossili ne de- tale scala equestre, eseguita con una nunciano l’origine ancor più antica. Nel suggestiva trama di mattoni, s’apre agli geniale intuizione del capostipite, il 1959 il Marchese Giulio Ricci, per occhi uno spettacolo di roccia, volte, “metereologo” Riccio de’ Ricci, ha ori- onorare la memoria del poeta France- legno… Ma fermiamoci un attimo per gine intorno al 1150, la famiglia nei se- sco Redi, che tanto celebrò la bontà un racconto che si perde fra storia e coli accrebbe sempre più le proprie del vino di Montepulciano nel suo diti- leggenda: a Montepulciano nel XII se- fortune, tanto che il cardinal Giovanni rambo “Bacco in Toscana” del 1685, colo un pacifico cittadino prevedeva il Ricci (1498-1574) commissionò nel volle chiamarla “Cantina del Redi”. Così tempo con sicurezza tale da esser cre- 1534 il proprio elegante palazzo di città la “cattedrale del vino”, come viene duto uno stregone, ma, per salvarsi al miglior architetto del momento, il se- chiamata da sempre, è quotidiana- dall’accusa d’eresia, l’uomo dovette nese Baldassarre Peruzzi (1481-1536), mente meta, ormai dai lontani anni svelare il suo segreto: faceva le sue che fu terminato poi nel 1562. E anche Settanta, di moltissimi visitatori prove- previsioni osservando il modo in cui un l’incredibile cantina fu parte del proget- nienti da tutto il mondo, guadagnando- riccio scrutava il sole. Così ricevette il to del palazzo, però fu realizzata su si col tempo la definizione unanime di soprannome di “Riccio”, che passò ai precedenti strutture medioevali, infatti più bella cantina del mondo. Se in discendenti insieme al proprio stemma, sono stati ritrovati documenti in cui si questo luogo incantato per secoli la dove la bestiolina guarda il sole, evi- dice fosse costruita seguendo le anti- nobil famiglia dei marchesi Ricci curò dentemente per capire che tempo farà. che regole degli statuti di Montepulcia- amorevolmente uno dei prodotti più ri- Se il casato dei Ricci, cosiddetto per la no del 1337. In sacrale silenzio s’acce- cercati delle terre poliziane, il Vino No-

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bile – di cui rimangono ancora alcune prio perché le spettacolari dimensioni del centro storico, dove le famiglie no- bottiglie di fine Ottocento - a continuare della struttura, le slanciate ma allo stes- bili portavano anche il grano, l’olio, la le tradizioni dagli anni Cinquanta è la so tempo poderose proporzioni, la loro carne, praticamente chiudendosi den- famiglia Trabalzini con Maria e Aldo, ubicazione al di sotto del cosiddetto tro al castello di Montepulciano per personaggio conosciutissimo nel mon- “sasso” di Montepulciano, il suolo tufa- preservare la propria indipendenza”. do dell’agricoltura e della vitivinicoltura ceo nel quale sono state scavate, uniti Nel rispetto della filosofia di produzione poliziana, che iniziano la nuova avven- a un’accurata ventilazione, consento- dei grandi vini rossi impostati sull’invec- tura coi figli Franco ed Enrico. Oggi, nel no di mantenere il vino a una tempera- chiamento in legno, qui troviamo file e rispetto della memoria del passato, la tura naturale ottimale e umidità costan- file d’enormi e antiche botti in pregiato storia prosegue con “Cantina De ’Ric- te ideale per tutto l’anno: “Ci teniamo rovere di Slavonia, perfettamente con- ci”, nata nel 2012 per volere di Enrico molto, proprio per il mantenimento servate, insieme ad altre file con dozzi- Trabalzini, affiancato dalla solare moglie della tradizione, che la nostra cantina ne di tonneaux di pregiato legno fran- Antonella, progetto alimentato anche storica continui a vivere ed essere ope- cese, tutte ordinatamente schierate. Le dalla passionale freschezza della nuova rativa per l’affinamento dei nostri vini – uve destinate alla produzione dei vini generazione, i giovani figli Nicolò e ci racconta Enrico Trabalzini, nel mon- della Cantina De’ Ricci provengono dai Francesco, che infondono al lavoro do del vino poliziano dagli inizi degli circa 33 ettari di vigneti di proprietà con tanta energia e creatività per il futuro! E anni Novanta – anche perché Monte- età media di 12 anni e una produzione può sembrare incredibile, ma ancor pulciano ha una particolarità, le cantine oggi le cantine storiche sono operative, medievali non sono nelle fattorie della Qui sotto, da sinistra: Nicolò, Antonella, Enrico accogliendo l’affinamento dei vini pro- campagna limitrofa, ma sotto ai palazzi e Francesco Trabalzini

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di neppure 50 quintali per ettaro, quindi mani del giovane, dinamico e valente struttura morfologica del terreno, non molto bassa. Il parco vigneti è dislocato enologo Maurizio Saettini. Il Rosso di hanno grandi rese quantitative, ma, per in tre zone tra le più vocate del com- Montepulciano 2015, primo vino usci- contro, ci regalano grandi soddisfazioni prensorio poliziano, partiamo da to, nato precisamente a Natale 2016, è a livello qualitativo”. Ma a Montepulcia- “Ascianello”, un terroir tufaceo, calca- un 100% Sangiovese raccolto a mano, no non possiamo non parlare del Vin- reo e leggermente argilloso, dove sono che viene fermentato lentamente con santo, di cui è la più grande patria della a dimora 15 ettari, alcuni impianti del acino intero a temperatura controllata, Toscana… “In casa nostra si produce il 1999 e l’ultimo del 2003, per la mag- poi affina sei mesi in tonneaux e quat- Vinsanto sempre sotto il severo e at- gior parte Sangiovese e il clone locale tro mesi in bottiglia. Il Vino Nobile di tento controllo di mia mamma Maria, Prugnolo Gentile, Merlot, Cabernet Montepulciano 2013, composto da che è ancora il fulcro della famiglia: Sauvignon, Viognier e Sauvignon Sangiovese, fa una macerazione lunga dopo la vendemmia di Malvasia, Treb- Blanc; a “La Croce”, in località Nottola, sulle bucce di circa 25 giorni per poi biano e un po’ di Grechetto da vecchie insistono su suoli rossastri, di medio affinare per due anni in botti di rovere di vigne, stende i grappoli più belli sui impasto tendenti al limoso e al tufaceo, Slavonia con doghe d’origine diversa, cannicci di lago, come tradizione vuole circa 9 ettari di vigneti tutti iscritti all’al- dalla grandezza minima di 10 ettolitri a – racconta orgoglioso Enrico Trabalzini bo del Vino Nobile, coltivati all’80% con un massimo di 25: dal color rosso rubi- – e li lascia a ventilazione naturale nella Prugnolo Gentile e il resto a Canaiolo, no intenso, dona al naso profumi di soffitta del podere, prima di chiudere il Merlot e un piccolissima percentuale di frutti di bosco con sentori di vaniglia, al mosto per otto anni nei caratelli insie- Cabernet: oltre a una vigna vecchia del palato è ben strutturato, dal sapore me a una madre antichissima, che dà 1973, ancor oggi in grandi di dare caldo e sapido, leggermente tannico un’anima speciale alle nostre preziose grandi soddisfazioni dal punto di vista con note tostate e speziatura a ingenti- 2.500 bottiglie da 375 ml”. Nel cuore di qualitativo, vi è un altro vigneto risalen- lirne la finezza. Il Vino Nobile Riserva Montepulciano, a pochi passi da Piaz- te al 1995, il primo fatto da Enrico dopo 2015, che uscirà nel 2019, è compo- za Grande, la principale della città, la morte prematura del padre Aldo e le sto da uve provenienti solo dai vigneti aperta tutti i giorni in un percorso che ultime sono del 2011/2012; a “Fonte- più magri e più alti vendemmiati a ma- lascia letteralmente il visitatore senza cornino”, oltre alla nuova cantina di vi- no tardivamente e viene affinato in -le fiato, una visita alla “Cantina De’ Ricci” nificazione di circa 600 metri quadrati, gno per tre anni. “La potenzialità pro- è un viaggio nel tempo e nella storia, ci sono gli ultimi 8 ettari di vigna del duttiva è di oltre 250mila bottiglie, che testimonia l’importanza del nettare 2004 con impianti soprattutto di vitigni anche se a oggi la produzione è di circa di bacco in terra poliziana: qui, percor- internazionali, molto Cabernet Sauvi- 100mila bottiglie, suddivise fra 12mila rendo silenziosi ambulacri, vi è l’essen- gnon, un po’ di Petit Verdeaux, Merlot, di Vino Nobile Riserva, 70mila di Vino za stessa della dolce terra di Toscana, un piccolissima percentuale di Syrah, Nobile, 15mila di Rosso di Montepul- il vino, che già curavano, veneravano e oltre a 1,5 ettari di Sangiovese e un et- ciano e il restante suddiviso tra bianco consumavano, nell’allegria e nella gio- taro dell’autoctono Foglia Tonda. Le e igt – racconta Enrico Trabalzini – i ia, con passione e tenacia, i nostri lon- operazioni di cantina sono nelle salde nostri vigneti, data l’ubicazione e la tani progenitori etruschi.

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sebastiano cortese Rossardente, foto bruno bruchi Burberosso e Rossodisera i vini di Metinella tra tradizione, Sulla scorta di questi concetti, che escludono ogni forzatura e utilizzo tipicità e terroir di prodotti chimici, nasce il Vino No- bile di Montepulciano “Burberosso”, Non è facile trovare un uomo a cui brillano subito figlio di uve di Prugnolo Pentile con gli occhi quando parla della sua azienda, ma que- aggiunte di qualche grappolo di Ca- sto è quello che succede sempre a Stefano Sorlini naiolo e Mammolo, come tradizione impone, che proviene da vigne a per Metinella, mentre ci mostra giustamente or- un’altitudine di 500 metri s.l.m. su goglioso le sue stilose bottiglie dalla particolare e suoli d’origine pliocenica. Con questo contemporanea forma troncoconica, che ospitano criterio i plurimi passaggi sulle vigne il prezioso frutto dei suoi 18 ettari vitati. La filosofia in fase di vendemmia consentono di andare a raccogliere, volta per volta, di Metinella - come nome di Donna, madre di sa- solo i grappoli con ottima maturazio- pori, profumi, colori derivanti da questa terra - tra- ne fenolica, necessaria per ottenere smette un gran rispetto per la bellezza struggente un prodotto d’alta qualità. E le uve e delicata del terroir, per l’importanza storica del arrivate in cantina subiscono un ulte- riore controllo qualitativo prima della Vino Nobile di Montepulciano e per le secolari tra- pigiatura. Il mosto ottenuto fermenta a dizioni enoiche poliziane. temperatura controllata, la macerazio- produttori • oinos

ne sulle bucce avviene in 10 giorni e la conversione malolattica quando il vino è già stato introdotto in botte. L’affina- mento prevede un passaggio per un minimo di 18 mesi in botti di rovere da 25 e 50 hl, formato ideale ove ospitare il vino. La successiva sosta in vetro permette un ulteriore affinamento pri- ma dell’immissione in commercio del vino, che a questo punto è pronto per esprimere al meglio il suo “carattere nobile”, quel tanto gentile e quel tanto burbero, come un vero Nobile. Alla vi- sta è di un bel rosso rubino con riflessi purpurei, intenso e carico. Il bouquet olfattivo è complesso, intenso e arti- colato, giocato inizialmente su note di frutta di bosco a bacca rossa e nera e poi rimandi floreali di violetta, lamponi e ribes con un accenno di pepe nero, il tutto sorretto da richiami speziati. Pieno ed equilibrato il sorso, legger- mente sapido, avvincente e intrigante con trama tannica ben presente, bella acidità, giusta freschezza e lungo finale. Da sposare con carne rossa o selvaggina, formaggi a tutti i livelli di stagionatura, primi piatti impegnativi, salumi, è perfetto per essere abbinato alla polenta con le quaglie. Ottimo da meditazione, ha carattere da vendere Stefano Sorlini con la figlia Angelica variabile di anno in anno, al fine d’otte- ma, se vuole, sa dimostrarsi anche nere la giusta omogeneità tra gli aromi. gentile e raffinato, come un vero e lunghezza, nel rispetto della tradizione Rosso rubino vivace e luminoso alla vi- proprio gentiluomo. toscana. Ottimo con portate a base di sta, al naso regala sentori prevalente- L’interpretazione del Rosso di Monte- carne, formaggi anche freschi, primi mente floreali e fruttati, che richiamano pulciano di Metinella verte sulla ricerca piatti, è ideale in abbinamento al filetto in particolare la ciliegia, la prugna e la di un vino che non viva all’ombra del di vitello in crosta di pane. E’ un Ros- marasca. Giustamente tannico, al sor- “nobil fratello maggiore”, ma di un pro- so di Montepulciano molto piacevole so esprime una bella armonia, che si dotto con una propria identità e carat- e dalla buona bevibilità, che si lascia viene a creare tra frutto, freschezza e tere. Così il “Rossodisera”, composto apprezzare senza troppe difficoltà. complessità, regalata dal passaggio in da 90% Prugnolo Gentile e 10% Ca- Cercate un rosso toscano beverino legno. Ottimo con i formaggi di media naiolo, nasce da vigneti su suoli limo- per una bella cena tra amici con cui stagionatura e perfetto con le portate so argillosi a un’altezza di 430 metri andare sempre sul sicuro? Ecco l’i.g.t. a base di carne arrosto, è da provare s.l.m. L’affinamento in botti di rovere “Rossoardente”, un 100% Sangiove- in abbinamento alle sapide bistecche da 25 hl per un periodo di 8-10 mesi se da vigne su suoli franco sabbiosi a di maiale alla griglia. dona la giusta completezza al tannino 290 metri s.l.m. La raccolta manuale Tradizione, tipicità e terroir sono i fon- di questo vino. Si presenta alla vista permette di fare un’ottima selezione damenti da cui prende origine questa di un bel rosso rubino. Il naso è caldo dei grappoli in pianta, la fermentazione nuova cantina, che vanta radici ben e vinoso, aprendosi su gradevoli note che ne consegue avviene a tempera- salde sul solido passato contadino, floreali, che richiamano soprattutto la tura controllata e il mosto sosta sulle con uno sguardo alla contempora- violetta mammola poi seguita da toni bucce per circa sette giorni, al fine neità, come riflettono le etichette, fruttati di piccoli frutti rossi, mora sel- d’estrarre quanti più sentori possibili bianche ed essenziali, immagine del vatica, prugna e marasca. La bocca dalla materia prima. La successiva carattere dell’azienda, per conclu- è armonica, vivace e di buon corpo, fermentazione malolattica avviene di- dere con le scatole a scrigno, scelte ben presente nella trama tannica, leg- rettamente nelle botti di rovere da 25 perché utili a contenere il vino quasi germente sapida nel finale e di buona hl, ove il vino riposa per un periodo come fosse un prezioso tesoro.

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Gracciano La Tenuta di Graccia- no è una delle aziende più antiche nell’area di della Seta: Montepulciano, infatti la famiglia Svetoni, origi- naria di queste terre, la due secoli di storia possedeva fin dall’inizio e 150 vendemmie alle spalle dell’Ottocento. melissa sinibaldi

La suggestiva villa padronale, co- struita nel 1816 e circondata da un giardino all’italiana coevo, era il cen- tro aziendale di una proprietà molto vasta, oltre 400 ettari con 22 poderi, dove, oltre al vino, venivano coltivati i vari prodotti tipici della mezzadria to- scana. Ricordiamo che, sin dal 1864, il Vino Nobile di Montepulciano delle cantine allora Svetoni (ora Tenuta di Gracciano della Seta) vinse un pre- mio alla fiera internazionale di Torino. E tuttora si conservano bottiglie di annate storiche, a partire dagli anni Quaranta e tutte le annate dal 1968

nificazione. Manufatto che coniuga circa 70 ettari, di cui 20 a vigneto, funzionalità ed estetica, integrandosi coltivati a un’altitudine di 300 metri nell’insieme storico costituito dalla slm sui terreni limosi-argillosi delle villa e dagli annessi agricoli, così co- colline di Gracciano, uno dei crus me nel disegno degli spazi verdi, del storici più prestigiosi di Montepulcia- giardino e del paesaggio. Ma sotto no, dove non mancano componenti la villa si trova anche un’affascinante ferrose e presenza di scheletro. Dal cantina storica, che rimane operativa 1995 la Tenuta di Gracciano è diretta per l’affinamento in botti grandi di dall’enologo Beppe con la col- rovere di Slavonia e in tonneaux di laborazione del giovane enologo mar- rovere francese Allier di media tosta- chigiano Julio Straccia, producendo tura. Attualmente l’azienda, in regime un elegante Vino Nobile nel rispetto Giorgio della Seta di conversione biologica, consiste in assoluto del terroir e della tradizione.

a oggi. Per via ereditaria la proprietà è pervenuta oggi ai tre fratelli “della Seta Ferrari Corbelli Greco” – Marco, Vannozza e Galdina – attraverso il padre Giorgio, che, dopo aver svolto per decenni l’attività di “manager” di una multinazionale in vari paesi esteri, rientrato in Toscana e con una grande affezione al Prugnolo Gentile, decide di dedicarsi all’azienda di famiglia, rinnovandone i vigneti e costruendo nel 2013 una nuova cantina di vi-

74 L’associazione “Con- dividiam” si propone di sviluppare e diffondere similari, la pubblicazione e diffusione del bere consapevole, promuovendo gratuita di periodici, riviste, giornali, e favorendo rapporti di collaborazioni la cultura del bere con- opere a carattere scientifico, materiale con altre associazioni, enti, organi- sapevole, nella ricerca fotografico, informativo e audiovisivo smi no profit, di volontariato sociale, della qualità delle bevan- per la diffusione e divulgazione delle avviando ricerche di storia locale, de alcoliche e del vino. attività dell’associazione, di promuo- salvaguardia del patrimonio agricolo, vere, organizzare ed eventualmente riscoperta di valori di produzione del Condividiamo rivolge le proprie spe- gestire corsi di didattica, master class passato, pubblicando documenti cifiche competenze ai campi della di perfezionamento, seminari, stage, originali, compiendo studi e analisi, cultura, della comunicazione, della svolgere qualsiasi altra attività o ser- anche con eventuali rilevamenti stati- produzione, della conservazione am- vizio e ogni altra iniziativa atta a pro- stici sulle consuetudini di vita di ieri e bientale, della degustazione e del re- muovere e diffondere la conoscenza di oggi, senza limiti territoriali. cupero e salvaguardia delle tradizioni e dell’arte vitivinicola. In particolare, l’associazione si propone di favorire e organizzare manifestazioni culturali, ri- creative, cinematografiche, rassegne, IL PRESIDENTE festival, conferenze, concorsi, premi, DI “CONDIVIDIAMO” saggi e ogni altra forma di manife- Paolo Baracchino nasce a Livorno stazione legata al vino, anche tramite Condividiamo e, terminati gli studi superiori, si conferenzieri, esperti o altro personale è un’associazione trasferisce a Firenze, dove si laurea specializzato estraneo all’associazio- senza scopo alla facoltà di Giurisprudenza e ne, attivando iniziative degustative, tuttora svolge la professione di scientifiche e culturali anche in colla- di lucro. avvocato. Frequenta i corsi A.I.S. e nel 2000 diventa sommelier. borazione con altri enti, associazioni, Chi aderisce ha libero accesso Da diversi anni degusta vini di scuole, sia in Italia che all’estero, nella tutto il mondo, essendo un “libero sfera dell’aggregazione sociale e del sul sito di Paolo appassionato degustatore”, tempo libero, per la diffusione del “be- Baracchino. scrivendo articoli su diverse riviste re poco, ma bere bene”, svolgendo Per maggiori di enogastronomia: attualmente scrive su “Oinos – viveredivino” e attività editoriale, curando la creazio- informazioni collabora con “Spirito di Vino” e ne e gestione di siti internet, social o consultare: “Spirito di Vino Asia”. È l’avvocato del Grand Jury Europeén con sede in Lussemburgo e suo membro www.paolobaracchino.com degustatore. Ha organizzato e Fine Wine Critic condotto seminari di degustazione di vini nazionali e internazionali sia in Italia che all’estero. oinos • produttori Monteverro, La storia della tenuta di azienda gioiello Monteverro inizia con un bicchiere galeotto di a metà strada Chateau Latour 1966, in- fatti capita sovente che tra Capalbio e il mare siano proprio le piccole cose a cambiare una vi- nuta. Perché anche in viticoltura, a d’arbusti sempreverdi in cui prospe- volte, occorre decidere d’istinto o, rano essenze come la lavanda, la gi- ta. Per Georg Weber fu come si suol dire, ‘‘di pancia’’. Fu pro- nestra, il mirto, il rosmarino, il timo. un sorso di questo miti- prio così che accadde a Georg We- Pure l’antico toponimo ‘‘Monteverro’’ co vino bordolese, che ber: un giorno, capitato quasi per ca- attesta l’autenticità del luogo: verro un giorno gli fu offerto so ai piedi del borgo medievale di infatti è il maschio del cinghiale, re in- Capalbio, immerso in un paesaggio contrastato della fauna locale. Ma da un amico del padre, dai colori mutevoli, allora ricoperto questa non è solo una storia di pas- quando ancora studiava soprattutto di colture cerealicole, spa- sione per il vino, ma anche d’amore, a Losanna. E ancor og- ziò con lo sguardo su quei declivi così infatti negli stessi anni in cui Georg gi Georg ricorda quell’e- dolcemente affacciati sul Tirreno, getta le basi per la sua avventura viti- sentì la leggera brezza del mare acca- vinicola, nella sua vita entra Julia, de- splosione di sapori che rezzargli il volto, respirò il profumo dei stinata a diventare nel 2011 sua mo- travolse il suo palato. fiori selvatici e in quel momento stes- glie e affiancarlo nella gestione della so capì che quella zona celava un tenuta. Un connubio “magico” tra due giovanna focardi nicita enorme potenziale, ancora in maggior personalità opposte e complementa- parte inespresso. La Maremma - che ri: entrambi tedeschi - pragmatico lui, “Era talmente più buono di qualsiasi non a caso trae il proprio nome dal musicista, sognatrice e musa ispiratri- cosa avessi mai bevuto fino a quel latino ‘‘mare’’ - è una striscia sottile ce lei - rappresentano la duplice ani- momento, talmente poliedrico e strut- che s’estende lungo la costa toscana ma della loro impresa, il perfetto equi- turato, che ebbi la sensazione di ve- da Livorno fino al confine col Lazio, librio tra cuore e ragione. Un incontro dersi spalancare una porta verso un attraversando la provincia di Grosseto da film durante un concerto dove lei mondo fino allora sconosciuto”. La e, come nel Médoc, celebre zona di suona il violino, un amore condiviso sua passione per i grandi vini lo portò produzione del Bordeaux, un tempo per il Belpaese e la Toscana in parti- negli anni a visitare le zone più vocate anche le piane più basse della Ma- colare: è questo il trait d’union con al mondo - la Borgogna, il Bordolese, remma erano quasi del tutto coperte una terra dell’anima, che affascina e la Napa Vally, la Nuova Zelanda - ma da paludi, bonificate solo negli anni conquista. Un sodalizio rafforzato da quando Georg, che da sempre aveva Trenta del secolo scorso. Proprio per una romantica cerimonia di matrimo- avuto un certo debole per l’Italia, visi- questo in Maremma la tradizione vini- nio tenutasi proprio nella medievale tò l’ispida e selvaggia Maremma coi cola è ancora relativamente giovane e chiesa di San Nicola, costruita nel XII suoi antichi borghi arroccati sulle col- solo a partire dagli anni Settanta si secolo nel cuore del centro storico del line, si sentì folgorato… Era verso la cominciarono a produrre vini di quali- borgo di Capalbio, perfettamente fine degli anni Novanta e, come zona tà. Monteverro si trova nella Marem- conservato. Questa giovane coppia vinicola, la Costa d’Argento era nota ma più meridionale, tuttora scarsa- ha puntato fin da subito all’eccellen- solo a pochi intenditori, ma Georg - mente popolata, dove ancora è una za, coltivando da sempre un amore una laurea alla Business e Manage- natura forte a dominare il terroir: per i particolari e non scendendo mai ment School di Losanna e ricco di nell’entroterra di una costa ancor oggi a compromessi: “Vogliamo produrre spirito imprenditoriale - da quel primo in parte allo stato brado, dagli arenili cachemire, non cotone”. E per riusci- istante decise che proprio lì avrebbe s’ergono morbide e verdi colline rico- re in tutto questo, la famiglia Weber, voluto realizzare il suo sogno di farsi perte di vigneti e uliveti, inframezzati vignaiolo, costruendo una propria te- dalla ‘macchia mediterranea’, fatta Julia e Georg Weber

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che fa la spola tra le due residenze in proprio nella viticoltura in zone costie- da 30 a 80 metri sul livello del mar Baviera e in Maremma, ha messo in- re, fin dall’inizio ha supportato Georg Tirreno, ben visibile dai vigneti, visto sieme una squadra d’esperti di fama Weber a credere nel potenziale del che dista solo cinque chilometri: internazionale con cui si consulta re- terroir della Maremma meridionale. guardando verso ovest all’orizzonte si golarmente. Georg Weber si è forma- Ma che cosa ci trova di particolare staglia in tutta la sua bellezza il profilo to enologicamente sui grandi vini di Rolland, dotato di un palato che tutti del Monte Argentario, mentre a sud- Bordeaux, punto di riferimento e sua considerano uno strumento di massi- est, a una decina di chilometri, scorre ispirazione continua, ma il suo obietti- ma precisione, nella Tenuta di Monte- il confine col Lazio. In questo territo- vo è creare vini unici, che traggano verro? ‘‘Guardatevi intorno - suole ri- rio, in gran parte ancora intatto e a ispirazione dai grandi crus, ma siano spondere il grande enologo francese tratti brullo, la viticoltura trae beneficio “rivisitati” alla luce del sole e del suolo - e ditemi se qui non regnano le con- da estati lunghe e temperature eleva- tipici della Toscana del sud. Così dizioni ideali per qualsiasi vignaiolo ospite frequente di Monteverro è il fa- ambizioso”. Oggi la Tenuta di Monte- Qui sotto la cantina della tenuta di Monteverro moso enologo Michel Rolland, che, verro s’estende su circa 60 ettari con Nella pagina a fianco una vista di Capalbio animato dalla sua lunga esperienza un’altitudine che sale gradualmente dalle vigne dell’azienda

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te, ma anche dal clima temperato fa- vorito dalla vicinanza del mare, così le uve hanno una crescita più omoge- nea e maturano più precocemente ri- spetto alle zone collinari della Toscana centrale. E siccome Monteverro è si- tuato in una piccola insenatura, un altro suo pregio impagabile è la brez- za marina che spira costantemente, così pure nelle notti più calde d’ago- sto mantiene freschi e asciutti i grap- poli in maturazione, conferendo ai vini lievi e gradevoli note salate. L’incon- fondibile terra rossastra dei suoli di Monteverro è di natura argillosa - par-

ticolarità che permette d’accumulare vigneto, piantato con una densità di umidità nei piovosi mesi invernali, rila- circa 7.600 piante a ettaro per favori- sciandola nei caldi mesi estivi alle ra- re un giusto sviluppo radicale e quindi dici delle viti in profondità - con una un buon equilibrio della pianta col forte componente ferrosa ad alto te- suolo. Ecco perché, fin dall’inizio, si nore minerale e ciottoli di varie dimen- sono avvalsi dei consigli degli esperti sioni, che fungono da drenanti natu- pedologi più qualificati - come Lydia e rali, quindi coi presupposti migliori per Claude Bourguignon - per valorizzare far nascere grandi vini. Julia e Georg al meglio il potenziale del loro terroir. Weber, sostenuti da costante impe- Ispirati da un approccio olistico alla gno e gran tenacia, sono fermamente viticoltura, pensano che la vite tragga convinti che i buoni vini nascono nel dal terreno tutta l’energia di cui ha bi-

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sogno, da qui l’importanza di consi- dai vitigni Merlot, Syrah, Grenache e go quasi sacro nel cuore della collina, derare il suolo un organismo vitale, Petit Verdot, anche questi coltivati sui un colpo d’occhio spettacolare evitando di alterarne l’equilibrio con versanti disposti in direzione Nord- dall’aura quasi magica con circa 600 l’uso di prodotti chimici o fitofarmaci Sud, per far sì che l’insolazione del barriques di tostatura media in rovere di qualsivoglia origine. È grazie a que- fogliame sia più omogenea. Per le uve francese acquistate da dieci diversi sta cura e sensibilità che oggi i vini di Chardonnay (coltivate su poco più di produttori perché, oltre alla qualità, è Monteverro possono maturare su due ettari) è invece importante preve- fondamentale la varietà, affinché le terreni profondi, sani e ricchi di mi- nire una perdita eccessiva d’acidità, diverse caratteristiche si completino e crorganismi. “Ci sta molto a cuore la perciò per questo vitigno i filari sono apportino la giusta complessità ai vini. biodiversità, così abbiamo deciso di disposti da Est a Ovest, facendo in Sono sempre i dettagli a fare la diffe- non praticare monocolture - ci rac- modo che i grappoli siano coperti be- renza, e, come in vigna, anche in contano Julia e Georg - infatti solo 35 ne dalle foglie e quindi protetti dall’in- cantina il team Monteverro ha scelto ettari, che s’estendono su tre colline, cidenza diretta dei raggi del sole. La di ridurre al minimo gli interventi - nes- sono coltivati a vite (a oggi 27 in pro- vendemmia è condotta esclusiva- sun lievito preselezionato, no a filtra- duzione), mentre il resto è costituito mente a mano, quasi sempre nelle zioni e chiarificazioni - così ogni micro da oliveti secolari e macchia con una ore più fresche del mattino e, siccome parcella viene vinificata separatamen- moltitudine di cespugli, specie erbo- le condizioni climatiche nei vigneti te per rispettarne le peculiari caratte- se, arbustive e floreali”. Negli appez- possono cambiare anche a distanza ristiche e preservare le naturali carat- zamenti disposti da Nord a Sud cre- di pochi metri, gli appezzamenti ven- teristiche delle uve. E nel pieno scono i vitigni Cabernet Sauvignon e gono suddivisi in microparticelle, da rispetto dell’uva prima e del mosto Cabernet Franc, che a Monteverro vendemmiare in tempi diversi, a se- poi si lavora esclusivamente sfruttan- costituiscono circa il 60% della pro- conda del grado di maturazione degli do il principio di gravità, mediante un duzione, seguiti, in ordine di quantità, acini. Maestosa è la barricaia, un luo- sofisticato sistema di carroponti che produttori • oinos

permette di rinunciare completamen- 24 mesi in barriques; il Terra di Mon- nesse inconfondibile: il color oro in- te all’uso di pompe. “Quando abbia- teverro, dal medesimo uvaggio, è più tenso lo rende prezioso agli occhi, mo costruito la cantina, l’obiettivo immediato, accessibile e istantanea- l’esplosione di cedro, miele, pane to- primario è stato garantire la manipo- mente toscano; il Tinata, base di stato, vaniglia, caprifoglio irresistibile lazione più delicata possibile delle Syrah e Grenache, per omaggio sin- all’olfatto, l’attacco fresco che indu- uve vendemmiate e del vino, in modo cero ai grandi vitigni del Rodano, è gia su limone, brioche, ananas piace- da sfruttare in pieno il potenziale di dedicato alla madre di Georg, Cristina vole al palato; il Vermentino, leggero e qualità ottenuto nei vigneti. In tutte le detta Tina, grande appassionata di delicato, incarna la gioia di vivere che attività che svolgiamo in cantina la Syrah, un rosso sensuale, dagli aromi si respira in Italia, un vino croccante prima regola è intervenire il meno mediterranei e speziati di gran pro- ma fine con aromi fruttati e freschi possibile nella fermentazione naturale fondità, che unisce dolcezza e poten- che rimandano all’allegria dell’estate. e nell’affinamento del vino, lasciando za; il Verruzzo, dall’accattivante uvag- Con una produzione rigorosamente che si sviluppi il più possibile indistur- gio, ha il temperamento dinamico del manuale, una selezione accurata nel bato”. Il 2008 ha visto la prima ven- vitigno più importante dell’Italia cen- vigneto e un lungo affinamento in demmia e nel 2011 le bottiglie di trale, il Sangiovese, coniugato alla cantina, ogni vitigno e ogni vigneto Monteverro hanno iniziato la loro struttura del Cabernet Sauvignon, vengono aiutati a esprimere tutto il strada nel mondo, vantando sei di- all’aromaticità del Cabernet Franc e meglio di sé in ogni vendemmia, do- verse etichette di gran pregio: per alla morbidezza del Merlot, che con- nando così vini unici, raffinati ed ele- quanto riguarda i rossi, il Monteverro, fluiscono in un vino di carattere, pieno ganti, specchio fedele delle colline ambasciatore e punta di diamante, è d’aromi ed eleganza italiana. Per della terra dei Butteri, sanguigna e un vino complesso ed elegante, otte- quanto riguarda i bianchi, principe è verace, specchio di una storia che si nuto da uve Cabernet Sauvignon e una produzione limitatissima di un dipana nei millenni e raccoglie una Franc, Merlot e Petit Verdot affinate elegantissimo Chardonnay dalla fi- ricca eredità naturale e culturale.

81 oinos • produttori i vini dei Conti di San Bonifacio Metti una coppia di giovani innamo- rati che cercano una casa a Saint- Tropez, ma poi il destino li guida sulla s’erge il nostro affascinante Wine Resort - ci dice la Contessa costa toscana, proprio dove lui anda- Sarah Edgington di San Bonifacio - la proprietà si trova nei va in villeggiatura da bambino e alla pressi del borgo medievale di Montemassi, vicino a Gavorra- no, sulle Colline Metallifere, precisamente in località Casteani, fine decidono nel 2002 di comprare a solo mezz’ora d’auto dalla costa tirrenica. E dopo quasi qualche ettaro di terra in Maremma... venti frenetici e caotici anni nel cuore pulsante della City tra bond e commodities, questa nuova dimensione di tranquil- daniela fabietti lità, tra ospitalità di lusso e vini di qualità, ci sta veramente rigenerando - continua donna Sarah di San Bonifacio - tra È l’inizio della storia del Conte Manfredo di San Bonifacio, l’altro i terreni erano incolti da trent’anni, quindi non è servita la discendente di un nobil casato veronese, studi universitari a conversione al biologico, era già tutto integralmente organic. Londra e una carriera avviata nel trading in JP Morgan e di Lo studio dei terreni ci ha portato alla piantumazione ad alta Sarah Edgington, nata a Manchester e vissuta a Londra, con densità (oltre 7.000 ceppi a ettaro) dell’autoctono Sangiovese una grande esperienza nel settore bancario, avendo lavorato grosso e poi di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Syrah, per dieci anni in Goldman Sachs e per altri dieci anni in Mor- nonché un piccolo appezzamento di Petit Verdot e siamo gan Stanley, dove ha diretto un team di ben 600 persone. molto felici di aver messo i nostri vigneti, che si trovano in Ma più che una storia, sembra la favola di una coppia di suc- una zona ancora poco battuta, pur essendo equidistante tra cesso che abbandona la City e sceglie la campagna a due Bolgheri a sud e Montalcino a nord, nelle sapienti mani del passi dal Tirreno, invece è tutto vero, tanto che il sogno si famoso winemaker Luca d’Attoma, coadiuvato dall’esperto concretizza in vini fortemente voluti, anche perché il fil rouge winery director d’origine maremmana Ilario Veronesi”. tra il nettare di Bacco e la famiglia dei Conti di San Bonifacio I 7 ettari di vigneti sono stati piantati su suoli ricchi d’argilla e porta davvero lontano, molto più di quello che si possa imma- pietre con un’attenta selezione di cloni: completamente orga- ginare… Infatti una delle più antiche pergamene dell’archivio nici, come gli oliveti, che donano un prezioso extravergine bio, di famiglia, custodito a Padova presso Villa San Bonifacio alla si trovano tra le colline dell’entroterra e le pianure costiere, go- Mandriola, mostra che nel 929 d.C. il Conte Milone con sua dendo di un microclima eccezionale con un’escursione termi- moglie Vulperga donò ai monaci benedettini di Verona sia la ca che nei mesi estivi arriva fino a 20 gradi, dell’aria che viene chiesa di Santa Maria a Ronco che una fattoria a Callecava, dal mare e dell’incredibile luce della Maremma. Tutto questo vicino Vicenza, con terra coltivabile e vigne. dona ai vini una struttura importante senza che perdano in Ma, nonostante quest’antico intreccio, il Conte Manfredo e finezza, facendo emergere freschezza e mineralità, pur nella sua moglie Sarah sono la prima generazione a imbottigliare complessità: rossi autentici, frutto della passione che anima i vini dopo più di mille anni di produzione enologica nelle lo- protagonisti di quest’avventura maremmana. La raccolta, di ro proprietà sparse in tutta Italia: “La vinificazione è sempre solito tardiva, è effettuata completamente a mano con una stata una tradizione di famiglia nel nord Italia, poi negli anni selezione rigorosa della frutta poi le uve passano sul tavolo di abbiamo assistito alla grande evoluzione dei vini italiani e sono cernita per assicurarsi che quello che si beve della “Conti di orgogliosa di continuare l’eredità con questa tenuta toscana San Bonifacio Wine Collection” sia sempre d’altissima qualità. che s’estende su 125 ettari, dove insistono vigneti, oliveti e “Tutta la Maremma è cambiata radicalmente negli ultimi qua- foreste, tutti ai piedi di una collina incantata, sulla cui sommità rant’anni, letteralmente esplodendo come una delle ‘nuove’

82 eventi • oinos

83 oinos • luoghi di vini

tembre. Il terreno è ricco d’argilla e molto ben drenato grazie alla prossimità di un torrente e all’abbondanza di scheletro: molto povero, crea le condizioni ideali per una crescita in equilibrio delle piante e una naturale bassissima produzione per ceppo. Dopo le prime fasi di vinificazione svolte in acciaio a temperature controllate, il mosto viene lasciato elevare per 18 mesi in barriques di rovere francese nuove e di secondo passaggio. Prima di esser messo in commercio, il prodotto affina in bottiglia per almeno 12 mesi. Il Docet è caratterizzato da un color rosso rubino con leggere trame violacee. Al naso s’apre con un elegante e raffinato bouquet fruttato con note di lampone, mirtillo e grafite insieme a leggeri sentori spezia- ti, pepati ed erbacei, tipici dei vitigni. In bocca dimostra una gran struttura e un’ottima finezza con un tannino morbido e un finale molto persistente. Rappresenta l’intensità combina- ta con ricchezza, eleganza e una perfetta concomitanza di piccoli frutti rossi e neri, tessitura tannica e un gran corpo, a tavola perfetto con carni rosse alla brace, arrosti e selvaggina da pelo non troppo condita. Il Sustinet è un igt 100% uve Syrah, selezionate e ven- demmiate manualmente a inizio settembre. Dopo una fase fermentativa di circa 28 giorni in acciaio e la fermentazione malolattica, viene lasciato evolvere per 18 mesi in barriques di rovere francese nuove (80% del prodotto) e di secondo passaggio (20%). Segue un periodo d’affinamento in vetro di almeno un anno. Il Sustinet presenta un color rosso rubino zone vinicole più importanti e vocate d’Italia, tanto che oggi è impenetrabile. Al naso dominano la scena profumi intensi frut- la madre di vini rinomati in tutto il mondo - commenta la Con- tati con eleganti sentori speziati. In bocca si dimostra pieno e tessa Sarah Edgington di San Bonifacio - e questa frontiera armonico con un tannino deciso ma levigato e un convincente dell’enologia ha anche ispirato tanti produttori a sperimentare retrogusto fruttato. Vino molto intrigante, risultato del perfetto varietà non tradizionali per la zona, che si sono poi rivelate di matrimonio tra un vitigno internazionale come il Syrah e un gran successo internazionale. Senza scordarci che il clima terroir speciale, è opulento e concentrato con una straordina- mediterraneo con estati calde, ma moderate dalle brezze ma- ria lunghezza e una pienezza di frutto bilanciate dai tannini e rine notturne, lunghi autunni, inverni miti e umidi e primavere piovose permette alle uve di maturare molto più facilmente rispetto ad altre zone interne della Toscana”. Conti San Bo- nifacio propone diverse etichette, tutte di grandissima quali- tà, a partire dal primo vino uscito col millesimo 2006, il doc Monteregio di Massa Marittima, suggestiva città medievale poco lontana - 85% Sangiovese con leggere sfumature di 10% Syrah e 5% Cabernet Franc – dal bellissimo color rubi- no granato, superbo esempio del vitigno autoctono principe della Toscana, un’uva impegnativa, che predilige l’estrema disciplina in vigna e cantina di questa boutique winery. Il San- giovese fa barriques di rovere francese usate di secondo o terzo passaggio, mentre i vitigni internazionali stanno in legno nuovo. Al naso dona note marcate di ciliegia, frutti rossi e viola per un perfetto connubio tra tannini, apporto armonico del legno e complessità. Al palato risulta di gran struttura con un’ottima freschezza, perfetto in abbinamento con carni in umido, selvaggina e arrosti. Nel 2007 entrano in scena anche i due supertuscans Docet e Sustinet. Il Docet è un igt di taglio bordolese realizzato al 50% con uve Cabernet Franc e al 50% con uve Cabernet Sauvignon, ven- demmiate e selezionate manualmente verso la metà di set-

84 un setoso finale. Vuole esser bevuto in accompagnamento a deciso di mollare la carriera nella finanza - ci dice la la Contes- piatti importanti di carni in umido e formaggi stagionati. sa Sarah Edgington di San Bonifacio - per concentrarci sem- Pur avendo solo poco più di dieci anni di vita alle spalle, la pre più nel creare vini autentici e di terroir, che simboleggino al chiara filosofia della tenuta, improntata su un ‘giardino-vigne- meglio la terra da cui provengono. Oggi gli Usa sono il primo to’ che genera solo vini di nicchia - corposi, robusti, puliti e mercato, assorbendo il 60% della produzione, ma siamo ben ricchi di personalità - ha già avuto importanti riconoscimenti. presenti anche in Giappone, Svizzera, Danimarca e UK, dove Infatti già alla seconda annata (2008) arrivano i primi ricono- naturalmente abbiamo relazioni dai tempi del lavoro”. Ma non scimenti: i degustatori di Decanter Magazine scovano il Su- scordiamoci che per la famiglia, Conti di San Bonifacio, prima stinet, che ottiene una medaglia d’oro, ma soprattutto è terzo che un marchio commerciale, è il blasone di famiglia… “Non nella top ten dei migliori organic wines e al secondo posto tra vogliamo comprare uva o vino da altri - dichiara donna Sarah i migliori Syrah al mondo. Tutti questi rossi fanno dai 12 ai 18 - perché abbiamo ancora spazio per espandere le vigne, ma mesi di legno, poi assemblaggi e maturazione variano con le puntiamo a crescere a fronte di una reale espansione della annate in funzione delle specificità infine, prima d’affrontare i domanda. Certamente all’inizio ci siamo concentrati sull’ex- mercati e il giudizio dei consumatori, rimangono almeno un port e oltreoceano ci sono ancora ampi margini di crescita, anno, ma spesso due in bottiglia, per esser godibili al meglio. ma la vera sfida è il mercato italiano, che oggi pesa solo per il E la produzione è ancora contenuta con 20-25mila bottiglie di 20% e sul quale stiamo lavorando e ci stiamo consolidando, Monteregio, 6-8mila di Docet e 3-5mila di Sustinet. tanto che l’azienda potrebbe anche ampliare la produzione”. Sempre col marchio “Conti di San Bonifacio” vengono pro- E per chi volesse sperimentare la vita di un vignaiolo nella ter- dotti in altre zone e commercializzati ulteriori due vini, un ra dei Butteri, c’è la possibilità di soggiornare al Wine Resort, bianco, precisamente un Pinot Grigio Veneto igt da Custoza, situato sul bordo di una collina con vista sui vigneti e i borghi vicino al lago di Garda e una simpatica bollicina, il Prosecco medievali in lontananza, una sorta di terrazza da cui è pos- doc Treviso extra dry da vigneti d’uve Glera appartenenti alla sibile posare lo sguardo sulla vallata sottostante che guarda famiglia in Valdobbiadene, che, selezionando l’uva su un livel- verso il mare: il lusso italiano incontra qui la selvaggia natura lo più profondo, vuol essere punto di riferimento d’alta qualità maremmana in tutta la sua struggente bellezza. per la denominazione veneta. E in parallelo ci sono anche piccole produzioni d’olio biologico e grappa. Ma nel 2011 i Conti di San Bonifacio si sono trovati davanti a Conti di San Bonifacio un bivio, o la City o la vigna: “Tre figli e un wine resort rende- vano effettivamente la situazione un po’ difficile, così abbiamo telefono +39 0566.80006 [email protected] www.contidisanbonifacio.com 85 oinos • produttori

Leo Damiani paolo benedetti L’evoluzioneracconta delle bollicine terre tutte circostanti la villa padronale, secondo le cui pregiate uve, dal profumo inten- so, danno al vino corposità ed equili- brio. I vigneti più recenti sono stati piantati in un appezzamento circonda- to da un muro, detto localmente ‘bro- lo’, esclusivamente per produrre uve AL’Osservatoriontinori del Vino ha rilasciato i dati definitivi per un grande vino”. La fine del 2015 sull’export 2016 del vino italiano, confermando le vede un’altra svolta per le bollicine fir- mate Marchese Antinori: dopo 15 anni proprie stime diffuse nei mesi scorsi. Anche que- col marchio “Montenisa”, perciò tre lu- sto è un anno da record: le esportazioni hanno rag- stri d’esperienza e ricerca maturati giunto quota 5,6 miliardi di euro con un incremen- nell’omonima tenuta, la storica azienda to del 4,3% sul 2015 e i vini spumanti continuano a fiorentina decide di tornare all’antico, rilanciando il vecchio marchio “Mar- essere i veri protagonisti di questo successo con chese Antinori” con una bottiglia ele- un valore di quasi 1,2 miliardi di euro (+21,4%) e un gante, che riporta in etichetta lo stem- volume scambiato pari a circa 3,35 milioni di ettoli- ma sabaudo, ricevuto ufficialmente tri (+19,9%). Ne parliamo con Leo Damiani, Diretto- come “Fornitori della Real Casa”, testi- mone di una lunga storia e una tradi- re spumanti e champagne di Marchesi Antinori, da zione autentica: “Il 2016 è stato un an- più di trent’anni nel mondo delle bollicine. no di grandissime soddisfazioni, una

“Tre decenni non sono pochi, ma non Franciacorta dove si produce oggi il scordiamoci che la tradizione spuman- brut italiano più prestigioso, tra Erbu- tistica in Casa Antinori ha più di un se- sco e l’antico borgo di Calino – circo- colo di vita, risalendo addirittura al stanti la villa già proprietà della famiglia 1905, quando il Marchese Piero, non- Maggi, antica e nobile famiglia brescia- no dell’attuale Marchese Piero – gran na. 65 ettari di vigneto in produzione e viaggiatore e innamorato dello Cham- un antico complesso immobiliare cin- pagne – affascinato dal vino simbolo quecentesco usato per le cantine a della Belle Epoque, fu il primo in Italia a sud del lago d’Iseo, in uno dei lembi sperimentare il ‘Metodo Classico’ nelle più felici della regione viticola dal punto vecchie cantine di San Casciano in Val di vista geoclimatico, proprio fra il lago di Pesa con uve provenienti dal Trenti- e la montagna, dove sono coltivate le no e dall’Oltrepò Pavese, dando vita al varietà che per tradizione meglio si pre- Gran Spumante Antinori”. Alla fine del stano alla produzione del Franciacorta: millennio la quasi secolare esperienza lo Chardonnay, dal tipico aroma con della famiglia Antinori nel mondo delle note floreali e fruttate, il Pinot Nero, che bollicine ha una svolta importante… dà struttura e personalità e il Pinot “Infatti dal 1999 il cuore della produzio- Bianco, sapido e minerale. I vigneti ne spumantistica della Marchesi Anti- storici della tenuta si trovano sulla colli- nori sono i vigneti della ‘Tenuta Monte- na di Santo Stefano con al centro una nisa’ – situata nel cuore della suggestiva pieve millenaria; bellissime

86 87 situazione che ci ha sorpreso per il ra- nata 2009, dopo la prima 2007, per il zona per le tante iniziative a favore del- pido apprezzamento che il mercato ci Blanc de Noir Conte Aimo, dedicato a la comunità – è in arrivo il millesimo ha riservato anche in termini di bottiglie un personaggio molto eclettico, che 2009, un Franciacorta importante e acquistate. Questo ha generato qual- amava in egual misura spumanti e mo- raffinato, come il nome che porta: pro- che difficoltà per la disponibilità- co tori, tanto che fu uno dei fondatori della dotto in circa 10mila pezzi con selezio- stante di prodotto durante l’anno. Ab- mitica corsa Mille Miglia. Questo vino è nate uve Chardonnay, Pinot Nero e biamo raggiunto la massima capacità frutto di una sperimentazione di micro- una piccola parte di Pinot Bianco, rap- di produzione dei 65 ettari di vigneto vinificazione di un bellissimo e piccolis- presenta una delle espressioni più pre- della tenuta Montenisa. Come già det- simo vigneto, su una collina alle spalle giate della produzione Marchese Anti- to precedentemente lo spumante ha della tenuta, interamente coltivato a Pi- nori, anche perché nella prima parte un fortissimo legame con la famiglia not Nero, vitigno non molto comune in della vinificazione una piccola parte Antinori ma, nonostante la produzione Franciacorta. Uscito da pochi mesi in dello Chardonnay è vinificato in barri- principale sia concentrata sui vini rossi soli duemila pezzi, è prodotto esclusi- ques per dargli ampiezza e profondità. toscani, lo spumante Metodo Classico vamente con uve Pinot Nero, che con- Colore dorato dai riflessi brillanti, un ha sempre rappresentato un motivo feriscono al vino struttura e personali- profumo inebriante di frutta matura e d’orgoglio per una produzione così tà; un lunghissimo affinamento sui un gusto complesso ma equilibrato, è specializzata. Il nostro obiettivo per il lieviti lo rende complesso ed elegante un vino strutturato e persistente, la cui futuro sarà pertanto dedicare la massi- con delicate note di frutta a bacca ros- personalità esprime la più classica tra- ma attenzione ed energia a una produ- sa. Anche per la Contessa Maggi – la dizione delle terre franciacortine. Per il zione limitata, ma di altissima qualità”. famiglia Antinori non poteva certo Satèn Donna Cora – dedicato alla zia E cosa ci dobbiamo aspettare in que- scordarsi d’omaggiare la memoria del- del Marchese Piero, signora dalla bril- sto 2017? “L’entrata in commercio del- la Contessa Camilla, moglie di Aimo, lante personalità e cultura, tanto ap- le nuove annate per i millesimati. L’an- donna eccezionale e molto amata nella passionata dello Spumante Antinori e

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protagonista degli anni Trenta parigini ma o poi i ‘prosecchisti’ di oggi avran- migliori e più ricercati e far diventare la – è in arrivo l’annata 2011 (la prima no voglia d’assaggiare qualcosa di di- Franciacorta un brand anche a livello di vendemmia è stata la 2009, uscita solo verso”. Come si sono evoluti i gusti dei enoturismo, un po’ sulla scia del siste- in versione magnum), davvero una bel- consumatori negli ultimi trent’anni e ma-Toscana”. Chiudiamo con un gio- lissima annata con acidità importante e come evolveranno? “Le differenze so- co, abbinando a ognuno dei sei Fran- profumi complessi: fiori e pesche bian- no enormi, ricordo che quando si par- ciacorta di Casa Antinori dei cibi non che sono le note caratteristiche del suo lava di bollicine, l’accostamento era scontati… “Dando per assodato che coinvolgente bouquet, che al naso do- solo col dolce e io mi sentivo un Don tutti gli spumanti sono adatti al pesce na sensazioni d’ampiezza e grande Chisciotte perché predicavo che lo in tutte le sue variabili, cerchiamo qual- equilibrio. Ha un color giallo paglierino spumante, a parte le versioni dolci, si cosa di più insolito: la Cuvée Royale la con leggeri riflessi dorati, una spuma poteva bere con quasi tutte le pietanze possiamo sposare ai salumi e con una densa e un delicato perlage, fine e pro- e che quella meno indicata era proprio bella bruschetta con l’olio nuovo; il lungato, in bocca gusto pieno e com- il dessert. Se allora era difficilissimo -ve Blanc de Blancs, che ha più freschez- plesso, sostenuto da vivace freschez- dere qualcuno aprire una bollicina a ini- za rispetto agli altri, si può abbinare za. Questo Franciacorta esprime tutta zio pasto, oggi fortunatamente è la tranquillamente a zuppe, pasta e fa- la ricchezza e le variegate sfaccettatu- normalità anche da noi. Nel tempo la gioli, un minestrone di verdure o la re delle uve Chardonnay vinificate in cultura è cresciuta e oggi vi è davvero pappa al pomodoro; il Rosé è molto purezza. Infine da maggio sarà dispo- un ventaglio di proposte che copre tut- adatto a carni bianche tipo pollo e co- nibile una novità, la mezza bottiglia del- to l’arco sensoriale, così lo spumante è niglio oppure la quaglia, anche se il la Cuvée Royale, una tipologia che fino finalmente divenuto un vino da tutto crostaceo rimane l’abbinamento per- a oggi in Italia non ha riscosso succes- pasto, un qualcosa di sbarazzino ri- fetto; il Donna Cora si può abbinare a so, al contrario che nel resto del mon- spetto ai vini fermi, che normalmente primi piatti a base di frutti di mare op- do, ma vediamo che qualcosa sta sono un po’ più seriosi”. E all’interno pure con la pasta ai ricci di mare; la cambiando, infatti c’è già un po’ di fer- del mondo delle bollicine, dove sta an- Contessa Maggi la vedo bene con l’a- mento nella nostra clientela”. Ci svela dando la tendenza del gusto? “Al di là gnello, il maialino in crosta o anche le percentuali dei vari prodotti sul com- delle nicchie che vogliono un prodotto carni un po’ più intense come il piccio- plessivo della produzione? “Il 50% è molto vinoso e strutturato, il gusto ge- ne e la cacciagione in genere; il Conte costituito dalla Cuvée Royale, il 30% nerale sta andando sempre più non Aimo è perfetto con una selvaggina più dal Blanc de Blancs, che sta avendo il tanto sulla potenza, ma verso prodotti impegnativa, tipo il daino o maggior successo in assoluto, il 15% equilibrati, dove domina la freschezza il cinghiale cucinato in di Rosé e il restante 5% si divide fra i tre con una parte agrumata d’eleganza, maniera delicata, ma millesimati, di cui c’è e ci sarà solo perfetti da tutto pasto”. Pensa che ci lo proverei anche questa piccola possibilità produttiva”. sia ancora spazio per questo trend co- con un risotto alla Negli ultimi anni se si cerca un succes- sì positivo delle bollicine? “Assoluta- milanese con lo so vero nel mondo del vino si pensa mente, è vero che siamo cresciuti tan- zafferano”. alle bollicine, come sta evolvendo que- tissimo rispetto al passato, ma questa sto fenomeno? “Di sicuro in questo tendenza ha ormai definitivamente processo il Prosecco sta avendo un sdoganato la bollicina dall’esser rele- ruolo fondamentale perché ha facilitato gata solo ad alcuni momenti di consu- l’avvicinamento alla bollicina di un pub- mo e ci sono ancora tantissimi spazi di blico giovane in cerca di un prodotto mercato, anche per la sempre più am- non impegnativo, che costi poco, sia pia possibilità d’abbinamento”. Le bol- facile e divertente da bere, nonché ver- licine in generale hanno dei prezzi ac- satile anche per i cocktail. È un canale cessibili, pensa che potrà cambiare di consumo che prima era inesistente qualcosa? “I prezzi di oggi sono ab- e per il Prosecco (400milioni di botti- bastanza corretti, ma, andando glie) aver superato, a livello di numeri di avanti nel tempo, per gli spumanti produzione, lo Champagne (300- di qualità ci saranno per forza di 350milioni di bottiglie), è straordinario!”. cose degli aumenti anche per E in questo fenomeno come si situa la un discorso di difficile allarga- Franciacorta? “È piccola e va bene co- mento della produzione in sì – a livello di numeri siamo intorno ai maniera sostanziale, si po- 15milioni di bottiglie – vuol esprimere trà crescere ma in manie- un concetto di qualità per il quale non ra moderata. L’evoluzio- vedo un antagonismo col Prosecco, ne sarà nella direzione che anzi ha fatto da apripista, così pri- di fare prodotti sempre

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Due straordinari l’Amaronecinquantenari per Classico della viticoltura europea, che li aveva edotti delle più avanzate tecniche, sia di vigna che di cantina. Il “Secco Ber- tani”, classe 1870 e moderno già allo- ra perché pensato per finire in botti- BertaniUn’occasione unica per del rispetto dell’anima più autentica glia quando ancora quasi tutti i vini si vivere, ancor oggi a di- del gran rosso della Valpolicella nato commercializzavano sfusi, diventò in Bertani, grazie alla straordinaria ca- ben presto un’icona della qualità del stanza di moltissimi an- pacità d’interpretare un grande terroir. vino italiano, presente nelle liste vini ni, l’esperienza di Berta- L’azienda fu fondata nel 1857 a Quin- delle più esclusive navi da crociera, ni, custode fedele della to di Valpantena dai due fratelli Gio- dei migliori ristoranti e diventando ben tradizione e coerente- vanbattista e Gaetano Bertani, a se- presto approvvigionamento delle ca- guito della conoscenza col professor se reali. Proprio per questo, all’inizio mente legata da sem- Guyot, gran studioso ed esponente degli anni Venti, fu scelto dalla regina pre alla vocazionalità di un territorio e dei suoi vitigni autoctoni, viene dalla straordinaria coin- cidenza di due cinquan- tenari di grande im- portanza: le 50 annate dell’Amarone Classico Bertani (1958-2008, dalla prima prodotta a quella in corso quest’anno) e il grande ritorno sul mer- cato, appunto dopo cin- quant’anni, dello storico millesimo 1967.

daniela fabietti

Due ricorrenze straordinarie nel pano- rama del mondo del vino italiano per testimoniare ancora una volta i valori e il ruolo di Bertani nella qualificazione e costruzione dell’autorevolezza dell’A- marone e raccontare una storia tra le più affascinanti nel panorama vitieno- logico del Belpaese: cinquanta straor- dinarie vendemmie tutte all’insegna

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madre Margherita e dal re Vittorio prima le straordinarie potenzialità del- per circa sei anni, periodo cui segue Emanuele III quale “fornitore ufficiale” la Valpolicella e di come fosse possi- un secondo affinamento in bottiglia di e venne concesso il privilegio di utiliz- bile realizzare in questo terroir un vino almeno un anno. Bertani possiede cir- zare lo stemma della corona reale co- icona unico: insieme ai grandi vini pie- ca 200 ettari di vigneti nelle principali me prova distintiva della sua eccellen- montesi e toscani, l’Amarone fa infatti aree doc della provincia di Verona e la za. E da allora lo stemma sabaudo è parte di quell’esclusiva élite dei vini cantina di Grezzana in Valpantena, si- integrato nell’etichetta come attesta- che più hanno dato lustro all’enologia tuata a nord-est di Verona, dove ven- zione della qualità di questo vino ini- italiana. La sua unicità, oltre natural- gono condotte ancor oggi tutte le at- mitabile. Tra l’altro presso la Camera mente dalle caratteristiche tipiche del- tività di vinificazione, invecchiamento, di Commercio di Verona esiste copia le uve della Valpolicella - per lo più imbottigliamento e spedizione: qui, da di un documento storico che attesta Corvina veronese e Rondinella, fino a metà Ottocento, si trova il cuore della la distribuzione del Bertani Valpolicella qualche anno fa anche Molinara - se- produzione Cav. G.B. Bertani e il fa- Valpantena già dal 1888 in tutto il lezionate con massima cura nei vi- scino di quei tempi si respira ancora... mondo, collocandolo tra i migliori gneti di Villa Novare, scaturisce dal In cantina sono infatti esposti gli stru- esemplari di vini italiani. Altro periodo peculiare metodo produttivo, che pre- menti una volta usati, pezzi unici che importante per l’azienda sono gli anni vede un lungo appassimento naturale arricchiscono le splendide gallerie Cinquanta del Novecento, quando delle uve (circa quattro mesi) su gra- sotterranee, dedicate all’affinamento nasce l’Amarone, indissolubilmente ticci, pratica che conferisce spessore delle bottiglie: un percorso che ospita legato alla Bertani, tra le prime cantine e gran varietà organolettica. Dopo la le botti storiche di fine Ottocento, ma ad averlo prodotto e unica cantina al macerazione s’avvia una lentissima anche le più moderne botti veronesi, mondo ad avere la disponibilità di tut- fermentazione che porta all’otteni- una tradizione che rischiava di scom- te le annate prodotte, dal 1958 sin a mento di alti contenuti d’alcoli supe- parire e reintrodotta negli ultimi anni oggi. Una storia fatta di grande spirito riori e glicerina, fattori che aumentano proprio dall’azienda, che ne ha realiz- imprenditoriale e coerenza, che han- l’importanza e l’eleganza dei profumi. zata una versione con sette essenze no consentito a Bertani d’intuire per L’Amarone quindi affina in botti grandi di legni diversi. Un’area è dedicata poi

91 alla ricostruzione di come si svolgeva tura più di 200mila bottiglie dal 1958 a s’alternano ai boschi e alla natura ri- il lavoro in cantina con l’originale uffi- oggi. E se la cantina rappresenta il gogliosa. Tenuta Novare è un conti- cio del cantiniere, così come il monta- cuore della produzione, altrettanto in- nuo e singolare alternarsi di suoli, dal- carichi che nel 1957 rappresentava teressante è il percorso nelle vigne le argille del fondovalle ai suoli calcarei un vero e proprio mezzo all’avanguar- della “Tenuta Novare” in Valpolicella ricchi di ferro e manganese per giun- dia, studiato per evitare gravosi lavori Classica, comune di Negrar, acqusita gere ai terreni ricchi di basalto, ideali manuali. Ma il luogo più affascinante è nel 1957. La tenuta si colloca nel per produrre uve da destinare ai gran- certamente l’area dedicata alla botti- mezzo di una verde conca, una sorta di vini rossi da invecchiamento come glieria storica, dove riposano addirit- d’anfiteatro naturale dove i vigneti l’Amarone. Qui si trova un vero e pro-

92 prio itinerario enoturistico che si sno- te. A render ancor più affascinante il carte sull’eleganza di un’emozione da sui 220 ettari di proprietà azienda- percorso è la chiesetta longobarda senza tempo, testimonianza vivente le, dove i 65 ettari di vigneti s’alternano d’Ognissanti, recuperata dalla Bertani dell’incredibile longevità “Bertani a boschi, uliveti e prati, creando un’o- per ospitare degustazioni ed eventi... Style”. Alla visiva è rosso granato bor- asi. Grazie a quest’itinerario, da per- Come appunto quest’incredibile dop- dato ancora di uno spunto rubino, correre in bicicletta, a piedi, a cavallo pio cinquantesimo, che parte col rila- mentre al naso esprime aristocratica o in auto, si possono scoprire le sette scio della storica annata 1967 d’Ama- nobiltà: note di cuoio, cioccolato puro fonti d’acqua purissima, tra le quali rone della Valpolicella Classico, una amaricante, sottobosco, tartufo bian- spicca la Elisia, amata dal Pindemon- bottiglia mitica, che oggi gioca le sue co, mallo di noce e, solo alla fine, frut-

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sempre rimaste ad affinare a condi- razione, l’annata 2008 di Amarone zioni di temperatura e umidità ideali. della Valpolicella Classico Bertani – Ma il 2017 vede anche il neo ingresso tra i pochissimi vini italiani ad aver sul mercato dell’Amarone Bertani messo d’accordo quest’anno, in ma- 2008, le cui uve sono state appassite niera trasversale, la più autorevole cri- naturalmente nello stesso luogo e tica enologica italiana – è finalmente con lo stesso metodo della prima an- pronta per esser degustata! Dal ca- nata prodotta cinquant’anni fa nel rattere forte, è color rosso intenso 1958, a riposo sulle “arèle”, i graticci con riflessi rubino, al naso è fragrante in canna di bambù: “Dopo una lenta con note di frutti rossi maturi, prugna fermentazione, la fase dell’affinamen- appassita, erbe aromatiche, pepe, to, il ‘tempo Bertani’, acquisisce il spezie dolci e una delicata mineralità, ruolo più importante, diventando un il palato è fresco e deliziato da tannini protagonista assoluto, ancor più con- dolci ed eleganti con un retrogusto vinti che sarà il tempo sempre più lun- sapido e succoso. “Questi due storici go a esaltare l’identità del nostro anniversari vogliono rappresentare Amarone – commenta Andrea Lonar- anche l’occasione per ribadire l’impe- Andrea Lonardi di, tra i più competenti esperti di viti- gno dell’azienda a proseguire con co- coltura italiani, attualmente direttore raggio e coerenza sulla strada trac- ta rossa sotto spirito, aprono a un as- operativo di Bertani Domains – vino ciata cinquant’anni fa dai fratelli saggio di rara compostezza. In bocca che entra con un profilo nei nostri le- Bertani – ci dice Emilio Pedron, tra i è balsamico e vivo, stupendo per la gni per uscirne trasformato dopo ben più esperti manager d’impresa vitivi- venatura acida di gran definizione e la 7 anni. Un’evoluzione vincente, che nicola in Italia, oggi amministratore tensione organolettica: avvolgente, possiamo garantire solo attraverso il delegato del gruppo Bertani Domains suadente, lunghissimo, chiude con rispetto assoluto e naturale delle no- – portando avanti una filosofia imper- un finale che emoziona, dall’ampiez- stre vigne e delle nostre uve. È pro- niata sulle tradizioni, che hanno gene- za sacrale. Ideale per accompagnare prio durante questa lunga fase d’atte- rato uno dei più grandi vini del mon- carni brasate, un vecchio Amarone sa che percepiamo con esattezza do: l’Amarone, frutto di ricerca e Bertani trova un senso particolarmen- l’importanza della nostra scelta pro- investimenti importanti in vigna e can- te compiuto soprattutto a fine pasto, duttiva, mai invasiva e sempre rispet- tina, un’eccellenza partorita da un im- perfetto per la lenta meditazione. Da tosa del corso della natura”. Così, do- pegno imprenditoriale costante, da ricordare che tutte le bottiglie in ven- po 2.936 giorni, di cui 20 di una storia solida alle spalle e da uomi- dita provengono esclusivamente dalle vendemmia, 107 di riposo in fruttaio, ni e professionisti capaci d’interpreta- cantine storiche di Bertani, dove sono 50 di fermentazione e 2.759 di matu- re al meglio l’anima più autentica del

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stoso, perché questo processo è sfidare il tempo, portando la propria l’Amarone Bertani, così com’è. Un vi- testimonianza a generazioni succes- no che nasce dal ripetersi mai uguale sive. Infatti non aver mai rinnegato le degli attimi e dal lento sovrapporsi dei proprie origini, l’esser stati sempre cambiamenti e questa lunga attesa fortemente e intimamente legati al restituisce poi una lunghissima vita a territorio di produzione, non essersi questo gran rosso, unico e irripetibi- mai abbandonati a facili tendenze, le”. La filosofia Bertani è produrre vini hanno fatto di Bertani un brand d’al- d’altissima qualità, capaci di durare tissima reputazione, dove l’identità nel tempo, interpretando nel modo rappresenta l’appeal più forte sui più autentico e innovativo il generoso mercati di tutto il mondo, che sempre patrimonio della terra. Vini ricchi di più richiedono prodotti ad alta ricono- stoffa e carattere, emblema di un’a- scibilità. Bertani non ha mai perso il zienda dal taglio artigianale, che, cogli faro che ha orientato il suo cammino anni, ha saputo innovarsi, senza mai in oltre 150 anni d’attività, non tra- tradire se stessa. E la massima aspi- dendo mai la propria identità azienda- razione del lavoro artigianale era, ed è le, la propria etica produttiva e l’agire ancora, vedere, in questo caso im- con trasparenza. Perchè Bertani è maginare, il frutto della propria cura, l’Amarone e l’Amarone è Bertani.

Emilio Pedron terroir e dei suoi vitigni. Solo il tempo permette a questo vino di sviluppare appieno gli aromi, i profumi e i sentori che ne compongono la sua essenza originale. Nessun pensiero superficia- le è riuscito a intaccare questo modo d’essere, che ha visto nascere e mo- rire le mode, senza mai perdere la sua attualità. Tantomeno la tecnologia è mai stata interpretata come una scor- ciatoia per ridurre quel lento scorrere del tempo, che costituisce l’anima dell’Amarone Bertani: nessuna spe- culazione per rendere questo proces- so più veloce, più sicuro, meno co-

95 96 produttori • oinos Drusian, Valdobbiadene Superiore DOCG: IL VERTICE DELL’ARMONIA, CON NATURALE ELEGANZA Un Prosecco Superiore docg di grande fascino nasce dalle colline generose di Valdobbiadene, dove Francesco Drusian, terza generazione di viticoltori, impiega amore, forza, cura costante e creatività nel dar vita a un prodotto che esprime al meglio le potenzialità del Glera, vitigno dalle tante peculiarità che cresce nella ricca area docg di Conegliano Valdobbiadene, negli 80 ettari di proprietà dell’azienda agricola.

sebastiano cortese mitabile, che ha gratificato Francesco con premi in Italia e all’estero, confermando quanto l’eleganza naturale del Molti anni fa il primo Prosecco era fermentato in bot- suo Prosecco meriti successo durevole, rafforzato dalla tiglia e lasciava il cosiddetto “fondo”, che non stupiva fidelizzazione di un target alla ricerca dell’ottimo. negativamente, anzi incuriosiva. Il tempo ha contribuito www.drusian.it a lasciare il passo a produzioni sempre più attente ai vari passaggi della costruzione di questo vino, che oggi raggiunge il vertice dell’armonia, limpida, assoluta, col marchio Drusian. Dalla vigna alla bottiglia tutto è seguito con estrema dedizione. I vigneti sono scrupolosamente controllati. Viene data massima attenzione alla fisiologia dell’uva, iniziando dalla meticolosa cura del singolo grap- polo, minimizzando l’impatto tecnologico con vendem- mia manuale e pigiatura dolce per non compromettere la qualità del mosto. La spumantizzazione, in autoclave, è eseguita secondo il Metodo Charmat. Massima espressione del Prosecco Drusian è il Val- dobbiadene Prosecco Superiore docg Spumante Extra Dry, che manifesta la naturale eleganza della qualità. E’, questo, un Prosecco dalla struttura equilibrata, pérlage persistente e profumo che ricorda la mela Golden e la pera. Note floreali completano un impatto coinvolgente. E’ vino per le grandi occasioni, per un brindisi speciale, ma anche per l’aperitivo, come per il tutto pasto. L’eti- chetta caleidoscopica ricorda lo scintillìo delle bollicine, il design della bottiglia un calice rovesciato. Queste ca- ratteristiche completano l’eccellenza di un prodotto ini-

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Il Vermouth è uno dei prodotti più antichi del- la liquoristica mondiale, infatti già in racconti palestinesi si parla di un vino reso più grade- vole con l’aggiunta d’assenzio. Ma molti so- stengono che il vero antenato del Vermouth fu inventato da Ippocrate, il grande medico greco nato nel 460 a.C., che usava aromatiz- zare del vino con fiori d’arthemisia absinthium (assenzio in italiano, Wermut in tedesco), ol- tre a altre erbe, spezie e miele per ottenere una bevanda atta a depurare il corpo, grazie alla sua azione antispastica intestinale. Ma le antiche cronache riportano che pure Plinio il Vecchio utilizzava il “vinum absinthium” co- me rimedio contro i disturbi di stomaco.

biellese di nome Antonio Benedetto Carpano come suo aiutante di bottega. Antica Torino Fu proprio quest’ultimo che poi passò e la rinascita del Vermouth alla storia come ”inventore” ufficiale del Vermouth, creando una propria ricetta. melissa sinibaldi trapporsi la Francia e l’Inghilterra, Carpano, appassionato di vini moscati, quest’ultima si trovò a dover superare i mise a punto una formula per esaltare L’abitudine del resto appare molto diffu- problemi derivanti dall’impossibilità di gli aromi di questi vini dolci, basandosi sa non solo in Grecia, ma anche a Ro- ricevere le normali forniture di vino fran- sulle conoscenze derivanti dalla tradi- ma. L’uso d’aggiungere al vino degli in- cese. Per tal motivo nel 1703 tra l’Inghil- zione dei monaci delle sue terre d’origi- fusi d’erbe continuò per tutto il terra e il Portogallo fu stipulato il trattato ne. Il vino moscato venne quindi addi- Medioevo e divenne addirittura un fatto di Methuen, che prevedeva vari accordi zionato di spezie ed erbe, creando una di costume quando, coi massicci arrivi di tipo politico, militare e commerciale bevanda talmente apprezzata dai tori- di spezie dall’Oriente, cannella e noce con particolare riguardo all’importazio- nesi da rendere la liquoreria di Piazza moscata furono praticamente alla por- ne in Inghilterra di pregiati vini liquorosi Castello il locale più frequentato della tata di tutti. Nel Cinquecento si diffuse portoghesi, a fronte dell’esportazione in città per oltre 140 anni. Il nome scelto l’uso di macerare nel vino varie spezie Portogallo di pregiati tessuti inglesi. per questa nuova bevanda fu Ver- portate dalle Indie e dall’Africa, fra cui Molto diffuso dai mercanti inglesi, che di mouth, adattamento francesizzato del assenzio, timo, rosmarino, sedano, mir- fatto ne avevano assunto il monopolio termine tedesco Wermut, che indica la to, cannella, noce moscata, chiodi di commerciale, il vino liquoroso ebbe un pianta di Artemisia (Assenzio) maggio- garofano, vaniglia, pepe, mirra, zenze- gran successo in tutta Europa per il re, pianta erbacea amara e molto odo- ro, rendendo popolare in Italia, Francia gradimento delle dame verso il gusto rosa. E non fu solo la gente comune ad e Germania questa gradevole bevanda dolce. Questo nuovo scenario aprì le apprezzare il Vermouth, che venne in- leggermente alcolica, utile contro i di- porte sia a prodotti già diffusi su scala viato persino al sovrano Vittorio Ame- sturbi digestivi. Naturalmente non si locale, come il Marsala, prodotto della deo III, che rimase molto colpito dal suo può dire che simili preparazioni avesse- Sicilia che aveva metodi di vinificazione gusto aromatico del tutto particolare. ro qualcosa in comune col Vermouth e invecchiamento simili a quelli dei vini Tanto che da allora il Vermouth di Torino così come lo beviamo oggi, infatti il pri- portoghesi, sia a nuovi esperimenti, co- è un patrimonio collettivo dei piemonte- mo parente veramente prossimo è me il Vermouth. Ma il Vermouth vero e si, che vede nella corte reale dei Savoia quello che i tedeschi cominciarono a proprio nacque più tardi, esattamente il primo gran promotore di un prodotto preparare attorno al Seicento, metten- nel 1786 a Torino in una liquoreria sotto che, a partire dalla fine Settecento, ge- do in infusione nei vini renani alcune er- i portici della centrale Piazza Castello, nerò una fiorente industria che fece del be e radici in cui predominava l’assen- allora Piazza della Fiera: il proprietario di Piemonte “il regno del Vermouth”. Così zio e che chiamarono Wermuthwein. In questa bottega era un certo signor Ma- nei primi del Novecento era l’aperitivo seguito alla guerra di successione spa- rendazzo, che nella storia non ebbe al- principe delle signore che s’incontrava- gnola, iniziata nel 1701, che vide con- tro merito se non aver preso con sé un no negli eleganti gran caffè di Torino.

98 Nei suoi oltre 200 anni di storia la sua formulazione e il metodo produttivo so- no rimasti sostanzialmente invariati e hanno attraversato, senza alcuna pau- sa produttiva, le varie crisi, dalle guerre al Proibizionismo fino alla fine degli anni Sessanta, quando le mutate abitudini alimentari e di consumo, unite a un’in- voluzione della qualità, ne determinaro- no quasi la scomparsa. Protagonista della rinascita internazionale dei Ver- Filippo Antonelli con la collaboratrice Paola Rogai e il socio Vittorio Zoppi mouth d’alta gamma e del rinnovato interesse dei grandi barman è una nuo- va schiera di seri “vermuttieri”, una vera nifatture, così ci è venuta l’idea di met- connotazione fresca. Abbiamo iniziato e propria “aristocrazia” del Vermouth. terci in società per iniziare una nostra a venderlo da pochi mesi negli States, Tra questi si annovera da ora anche un produzione in Piemonte”. E da dove dove il Vermouth, soprattutto quello noto produttore di vini in quel di Monte- siete partiti… “Da tanti assaggi, discus- rosso, ha un consumo molto importan- falco in Umbria, uno dei padri della sto- sioni, interviste, una lunga ricerca dura- te, infatti ne assorbono l’85% della ria enologica moderna del Sagrantino, ta oltre due anni per metter a punto la produzione complessiva e siamo già che risponde al nome di Filippo Anto- nostra ricetta, che naturalmente deve molto contenti, le prime seimila botti- nelli: “Probabilmente la colpa è del dna, rimanere segreta, nel senso che comu- glie sono praticamente finite”.Anche la infatti mia madre era una piemontese, nichiamo i componenti, ma non le più intransigente tradizione sabauda precisamente una Carandini originaria quantità. Si tratta di un Vermouth rosso vuole che il vero Vermouth fosse il co- del Canavese, per cui nelle mie vene molto tradizionale, per il quale abbiamo siddetto “Rosso di Torino”, dal tipico scorre un buon 50% di sangue sabau- seguito in parte la filosofia di un’interes- color ambrato, come si beve oggi il do… Lo zampino finale lo ha poi messo sante coppia di vecchi produttori torine- vostro “Antica Torino”? “Inizialmente il mio brand ambassador Vittorio Zoppi, si novantenni che ci hanno raccontato bisogna provarlo in purezza per gustar- che ha vissuto molti anni negli States e come, dopo la fine delle guerre mondia- ne tutta la bontà, poi addizionato con attualmente, con base Genova, lavora li, non ci fossero soldi e non si potesse- acqua si trasforma in un’ottima bevan- per diversi importatori e distributori, al ro importare erbe esotiche, così inizia- da dissetante, ma è perfetto anche per quale i mercati da tempo richiedono di rono a produrre il proprio Vermouth con i cocktails, spesso lo usano come ba- selezionare piccole produzioni di Ver- erbe aromatiche piemontesi sia sponta- se, magari con uno spruzzo di soda, mouth di nicchia. Così Vittorio ha inizia- nee che dell’orto”. E allora confessa, pensa che addirittura il 95% del consu- to a guardarsi un po’ intorno nel mondo quali sono le “tue” erbe? “Usiamo solo mo negli Stati Uniti è per la mixologia”. dei Vermouth, assaggiando tutti quelli ingredienti naturali e complessivamente Anche gastronomicamente funziona? artigianali e alla fine si è reso conto che sono 13, di cui quattro fresche erbe “Può essere usato come ingrediente in esistevano tanti marchi, ma poche ma- aromatiche dall’orto, molto mediterra- cucina per la preparazione di piatti a nee come alloro, rosmarino, timo e ori- base di pesce e frutti di mare oppure gano, che danno il profumo, poi abbia- per insaporire, marinare e sfumare pre- mo la buccia di pompelmo e la vaniglia parazioni a base di carne, come arrosti, in stecche, che dà la dolcezza. Conti- spiedini, involtini. Mentre in pasticceria nuiamo con essenze esotiche come viene frequentemente utilizzato per in- zenzero, rabarbaro, cumino e infine le saporire dolci, torte e prodotti da forno. botaniche tipiche che donano le note Per esempio i miei vini umbri con le amaricanti, prima di tutte l’assenzio, salsicce di fegato secche e saporite di che dà il nome alla bevanda poi il mia produzione non ce la fanno, men- Génépy, nome di probabile origine celti- tre il nostro Vermouth è perfetto. Ed è ca di un’artemisia di montagna, la Gla- molto buono anche come digestivo cialis, che cresce oltre i duemila metri perché alla fine è un amaro diluito col d’altitudine su terreni morenici, infine la vino”. Così, da una piccola bottega di radice di genziana e l’aloe”. E se doves- Torino, il Vermouth ha avviato una tradi- si descrivere il tuo Vermouth? “Innanzi- zione ormai longeva, da medicina po- tutto la fortuna è che non ce n’è uno polare a piacevole aperitivo, prose- simile sul mercato, essendo assoluta- guendo un fantastico viaggio che da mente particolare, al naso sprigiona in- oltre 250 anni accompagna e anticipa triganti note amaricanti rotonde e l’evoluzione dei costumi, dei gusti e asciutte, poi in bocca esprime una bella delle mode in Italia e nel mondo.

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andrea cappelli SalvatoreSan foto bruno bruchi dalle mani 1988 del greco-romano Ci sono luoghi identitari, dove il Peppino Pagano tempo rallenta e la vita ha un sa- i grandi vini pore diverso, in cui ogni limite di- venta orizzonte, il passato futuro del Cilento

e la tradizione modernità, come il Bosco Reale fino agli anni Sessanta, poi andò in proprietà a Parco Nazionale del Cilento, dove il dei parenti, a mio padre rimase la vinificazione e il commer- profumo del mirto, del finocchiet- cio. Nel 1964 poi ci trasferimmo a Paestum, dove, secondo i to e dell’origano regnano sovrani. miei genitori, ci sarebbero state, anche per noi figli, prospet- Luoghi predisposti a esser coltiva- tive più ampie in futuro: qui mio papà costruì la nostra casa con sotto ampi locali per la vinificazione sui terreni di pro- ti, un Sud poco conosciuto, ma che prietà della mamma, che proveniva da una famiglia di grandi possiede grandi risorse. Ed è pro- proprietari terrieri nella città dei templi. Di uve se ne trovava in prio nel cuore di questo parco che gran quantità, così già il primo anno ne lavorammo circa mille nasce, all’ombra dei templi di Pae- quintali provenienti dalla zona del Vesuvio, ma soprattutto dal stum, dalla mente e del cuore del Cilento: per allora una quantità enorme con cui papà pro- duceva due tipologie di vini, che venivano commercializzati vulcanico Giuseppe Pagano, l’azien- soprattutto sfusi, ma avevamo cominciato già all’epoca a da agricola “San Salvatore 1988”. imbottigliare, seppur con etichette molto semplici, perché il giro era soprattutto locale. Purtroppo i cambiamenti di Per Peppino, così lo chiamano tutti, la terra – per la quale ha mercato, la ricerca di produzioni a costi sempre più conte- un personale rispetto commovente – è lo spazio nel quale una nuti e infine dei problemi di salute lo costrinsero a passare la comunità ha costruito, nel tempo, un antico sapere collettivo, mano e l’attività fu abbandonata nel 1974. Così per quattro fondato su un delicato sistema d’interazione tra persone e anni, fino al 1978, abbiamo avuto un’esperienza nel settore ambiente. Ma riannodiamo i fili della memoria, perché questa dei supermercati, ma qui arriva la grande intuizione di mia cantina è il concretizzarsi della storia di un ritorno che viene mamma, che aveva previsto lo sviluppo alberghiero di cui da lontano… “Mio padre Salvatore – il nome dell’azienda è sarebbe stato protagonista Paestum, così io e mio fratello un omaggio alla sua memoria – era originario di Bosco Re- siamo stati tra i pionieri del settore turistico. Nel 1978 acqui- ale, un paesino vicino a Pompei alle falde del Vesuvio, dove simmo da un signore tedesco che aveva deciso di tornare anch’io sono nato e dove la famiglia aveva 3 ettari di vigna, in patria la “pensione Schumann”, il primo albergo costruito dove produceva vino, ma soprattutto lo commercializzava, a Paestum, abbastanza semplice, ma con una posizione insieme a legumi, granaglie e olio, come già da tradizione dei straordinaria fronte mare e una clientela internazionale. Ne- nostri antenati almeno dal 1880. Nel Dopoguerra mio padre gli anni subito successivi fu chiaro l’indirizzo economico di era uno dei più importanti personaggi del vino campani, così Paestum e vivemmo un vero e proprio boom, così nel 1989 fra le zone vinicole con cui aveva contatti c’era il Cilento e decisi di staccarmi dalla società con mio fratello e acquisire questo gli permise di conoscere a Paestum quella che di- l’Hotel Esplanade, un albergo non in prima linea sul mare ma venterà sua moglie e mia mamma, Giuseppina Barlotti, la cui a ridosso della pineta, che aveva bisogno di una profonda famiglia aveva una grande azienda agricola dove si coltivava ristrutturazione, che naturalmente portai avanti con energia e di tutto, ma soprattutto pomodori e grano, e si allevavano voglia di far bene le cose. Nel frattempo ero riuscito anche ad cavalli, pecore, maiali e naturalmente bufale. Quindi mamma acquisire tutti i terreni vicini, mettendo insieme, con vari atti di Paestum e padre di Pompei, mi considero assolutamente notarili, un unico appezzamento di circa tre ettari, che nel set- un greco-romano! La mia famiglia ha posseduto la vigna di tore turistico sono una proprietà enorme, sul quale progettai

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l’albergo ‘ideale’ che avevo sempre sognato, sulla scia della del turismo è stata un’attività che mi ha dato e mi dà tuttora grande esperienza accumulata nelle tante fiere turistiche a molte gratificazioni ed ero a pieno impegnato nella gestione cui avevo partecipato in Europa: dormivo in alberghi sempli- di questo business, quando, nel 2003, durante una visita ci, ma andavo a far colazione in un grande albergo, prendevo alla Ruffino, di cui ero cliente come albergatore e ristoratore, l’aperitivo in un secondo grande albergo e andavo a cena rimasi molto colpito dalle colline disegnate dai geometrici in un terzo grande albergo perché avevo disperato bisogno filari, dal modo in cui le vigne disegnavano il paesaggio in di conoscere il layout dei più importanti alberghi d’Europa, modo straordinario e dalla cantina Lodola Nuova di Monte- infatti tornavo col trolley pieno di depliants di alberghi da so- pulciano, che trovai ampia, luminosa, profumata, ospitale... gno… I lavori per il futuro ‘Savoy Beach Hotel’ iniziarono nel Tutto ciò mi destò subito curiosità, ero interessato a capire 1991 e si protrassero, a causa di problematiche varie, per dov’era arrivato lo stato dell’arte del mondo del vino, che dieci anni, infatti l’inaugurazione della struttura, in tutto il suo avevo lasciato quasi trent’anni prima con le vigne promiscue. splendore, sarà nel luglio 2001. È stata una bella battaglia e In una settimana decisi che sarei tornato al vino, stavolta non una grande vittoria come imprenditore, ma soprattutto per più comprando uva, com’era costretto a fare mio padre, ma il territorio perché penso fermamente che con la crescita di impiantando vigna per avere il controllo totale sulle uve, in un imprenditore cresce tutto il territorio dove opera: non è modo da poter avere una materia prima di prim’ordine per l’imprenditore che diventa ricco, ma il territorio che s’arric- fare grandissimi vini. Così, preso dalle opportunità che una chisce”. Ma poi galeotto fu un viaggio in Toscana… “Quella tenuta agricola può offrire, non solo per gli affari, ma anche

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per la qualità della vita, inizio a cercare terreni idonei... E poi non potevo accettare che le cose belle le facessero sem- pre gli altri e che nel Cilento, terra straordinaria, ma impervia con pendenze quasi impossibili, dove in passato erano stati prodotti vini straordinari in modo naturale, stessimo fermi al palo nel campo vitivinicolo. Non vorrei si dimenticasse che, prima della Seconda Guerra Mondiale, i vini cilentani, senza conservanti e nessun tipo di chimica, erano tra i pochissimi a reggere il trasporto oltre l’Equatore, fino in Brasile, cioè erano navigabili, poi negli anni Cinquanta del Novecento arrivò la fil- lossera e distrusse tutte le vigne. Purtroppo non furono reim- piantate perché i proprietari - i nobil signori che abitavano nei palazzi gentilizi di Napoli - che davano i loro enormi feudi in mano ai mezzadri, non ebbero alcun interesse a investire per fare nuove vigne e i contadini certo non ne avevano le possi- bilità economiche. Infine il colpo di grazie fu lo spostamento massiccio della manodopera verso il nord Italia, nel miraggio del posto fisso alla FIAT, un vero e proprio esodo che causò praticamente la sparizione della viticoltura”. Per te, che tieni così tanto al tuo territorio, il vino è stato come tornare a un amore ancestrale… “Mentre ero in Toscana dentro di me nacque un sentimento di profonda nostalgia, un groppo in gola, all’improvviso tornò alla luce quel ragazzino che, ogni giorno, al mattino prima d’andare a scuola e la sera dopo il carosello, andava in cantina a smuovere il mosto nei tini”. La “San Salvatore 1988”, posta in luoghi di suggestiva bel- lezza, oggi conta 97 ettari dislocati nel Parco Nazionale del Cilento con 22 ettari a vigneto, aree che insistono sulla doc Cilento e Paestum igt. La prima acquisizione del 2004 è a Stio, 75 ettari complessivi tra i 400 e i 700 metri d’altitudine, con 10 ettari di vigneto su suoli calcareo argillosi pieni di scheletro, 7 d’oliveto con 350 olivi vecchi di almeno 200 an- e calcareo ricco di minerali con un’importante presenza di ni, 35 di seminativi-ortivi, 20 di bosco ceduo e 3 di frutteto macchia mediterranea: vigne pedemontane immerse in un con 950 piante di frutta antica. La seconda acquisizione del microclima unico, giusto sotto il Monte Sottano, alto 750 2008 è a Capaccio-Paestum, a 180 metri s.l.m., dove insi- metri a strapiombo, ergo l’escursione termica giorno-notte è stono 25 ettari, di cui 12 vignati in un unico appezzamento, costante, garanzia di grandi profumi ed estrema freschezza, la vigna più grande di tutto il Cilento. Non solo, nelle terre del insolita per i vini del sud Italia, ma non meno importante è vulcanico Peppino pascolano anche 500 bufale per la produ- l’influenza del mare, capace di donare un’intrigante sapidità. zione di latte atto a divenire Mozzarella di Bufala Campana I vigneti di Stio si trovano invece in una situazione estrema, in dop: “Ho visto un bufalo tra le vigne ed ho bevuto vino, ho aree mai toccate da coltura intensiva nell’incontaminato en- visto un bufalo tra le vigne e lui ha visto me” è la frase che troterra, una sorta di paradiso con vallate verdi e una luce rappresenta l’azienda e campeggia su tutte le etichette, un incredibile, pochissime costruzioni e boschi a perdita d’oc- progetto grafico di rottura, che contraddistingue una storia, chio. I vini sono da sempre curati da un consulente d’ecce- quella della bufala, simbolo del Cilento e di una tradizione zione come Riccardo Cotarella, ormai molto preso dalla antica, che, dai templi – Paestum e la sua area archeologica Campania, dove lavora già da trent’anni con risultati straordi- sono lì a tenderti la mano per accompagnarti con un salto nel nari, dedicandosi con trasporto alla ricerca sui vitigni locali. tempo alle origini della civiltà – è arrivata in cantina: “L’idea La San Salvatore dal 2010 si è dotata di una moderna canti- originale del nostro marchio parte da un bufalo stilizzato, at- na a Giungano – con vista sui curatissimi vigneti, dai quali la tingendo idee dai vasi rinvenuti, come se l’avessero disegna- vista abbraccia l’intero Golfo di Salerno – col tratto contem- to gli antichi greci tremila anni fa, riuscitissimo gioco d’asso- poraneo dell’architetto Sabrina Masala, che gli ha donato nanze e rimandi”. Le vigne di Capaccio si trovano in grazia, sobrietà e sostenibilità, avendo un impianto fotovoltai- posizione da “manuale della grande vigna” con una vista co da 96Kw che consente di ridurre molto l’immissione di mozzafiato – alle spalle le montagne che proteggono, quelle CO2 nell’atmosfera: circa 1.600 metri quadrati in pianta e che Peppino chiama “Dolomiti del Cilento” e difronte il mare 300 di soppalco, dove si trovano gli uffici e un punto ristoro con Capri sullo sfondo – s’alimentano da un terreno argilloso con una suggestiva vista della cantina dall’alto per far vivere

102 ai visitatori un’esperienza totalizzante, allietata dai manicaret- filosofo – ormai un veterano delle vacanze a Paestum nei ti delle donne cilentane, che trasformano magistralmente i consueti soggiorni al Savoy Beach Hotel, dove si reca per prodotti di queste terre. Tutte le colture, come i vitigni autoc- disegnare sulla ceramica, essendo luogo che gli regala la toni di Fiano, Aglianico e Greco – una scelta etica e storica- giusta ispirazione per la sua profonda creatività – amante dei mente tradizionale, essendo stati impiantati qui oltre duemila vini del territorio e grande amico di Peppino. Nota a parte anni fa dai Greci e dai Romani – vengono condotte come una merita “Joi”, uno spumante brut rosé millesimato metodo volta, rispettando le abitudini e la ritualità contadina. Ogni vi- classico dal perlage sottilissimo e persistente, tanto da for- no ha un nome dei paesi della zona, come omaggio al terri- mare le classiche catenelle di bollicine. Da sempre sei attento torio, dove le rose, belle e profumate, fioriscono due volte a un’agricoltura ecocompatibile… “Forse anche a causa di l’anno, come ci ricordano Virgilio, Ovidio e Properzio. Diverse una serie di problemi di salute in famiglia, ho sviluppato un le etichette proposte di Paestum igt, partendo dal Fiano forte interesse verso il concetto di sano e naturale, che cerco “Trentenare”, dalla piacevole salinità e il Fiano biologico “Pian di seguire sempre anche nella mia attività di ristoratore, per- di Stio”, un bianco snello e sapido, in cui la componente ché so bene che ‘siamo quel che mangiamo’. Sono convinto fruttata s’esprime con delicate note agrumate e che promet- che tutto parte dalla cura della terra e che la pianta non può te gran longevità, per passare al Greco “Calpazio”, fresco e che esser specchio fedele del terreno che gli dà vita: volevo ricco con profumi invitanti di mela e limone, che poi lasciano quindi che le mie viti crescessero in un ambiente il più possi- spazio a una mineralità decisa. Infine abbiamo il “Vetere” bile incontaminato. Ho sviluppato un ostracismo completo Aglianico Rosato, dalla gran vivacità di sapori e il potente e verso l’uso della chimica, iniziando anche a studiare i dettami caldo “Jungano”, unico nome diverso, l’Aglianico riserva più dell’agricoltura secondo l’antroposofia biodinamica, che mi ambizioso, dedicato a Gillo Dorfles, nato il 12 aprile 1910, hanno da subito affascinato e incuriosito. E tutto qui è fatto in uomo tuttora di gran elasticità mentale, che ha trovato l’elisir casa, anche il letame necessario per i preparati biodinamici è di giovinezza nella genuinità del suo modo di vivere: l’etichet- ottenuto attraverso un ciclo integrato di recupero completo ta è disegnata dallo stesso critico d’arte, che, coi suoi splen- delle lettiere delle nostre bufale, alimentate anch’esse soltan- didi 107 anni, è uno dei padri dell’estetica italiana, pittore e to coi prodotti della nostra terra, che, coi loro zoccoli, amal-

103 litri di vini in affinamento in legno, sia botti grandi da 35 etto- litri della tradizione locale, che barriques francesi per dare quel tocco di gusto deciso e moderno a vini che devono anche esser presenti anche sui mercati internazionali”. In questo momento quante bottiglie produci? “Circa 200-220mila, ma il progetto ha l’obiettivo d’avvicinarci alle 350-400mila nell’arco di 4/5 anni, man mano che tutte le vi- gne entreranno in produzione”. Ma la tua vena imprenditoria- le non si ferma proprio, hai appena aperto “La Dispensa”, un punto vendita e di trasformazione del tuo latte di bufala… “In realtà ho iniziato a produrre prima latte che vino, infatti le bufale ci hanno consentito da subito di poter sostenere la vigna quando non produceva ancora, così ho pensato che sarebbe stato gradito ai nostri affezionati clienti un negozio dove poter acquistare tutti i prodotti della filiera corta dell’a- zienda agricola San Salvatore, come ricotta, cacio cavallo di gamano naturalmente paglia e letame e ci permettono d’ot- bufala, yogurt freschi. E naturalmente l’olio biologico dal cuo- tenere un concime biologico sano e altamente nutritivo”. Ma re del parco, prodotto a 550 metri d’altitudine, al di sopra del la novità è che sono in arrivo i vini del mare… “Una vigna limite dove può attaccare la mosca olearia, che nel marzo straordinaria di 2,5 ettari di Aglianico sulle balze d’Acciaroli, scorso al “Premio Sirena d’Oro” di Sorrento si è aggiudicato terreni argillosi con tanto scisto, proprio a strapiombo sul un premio speciale come miglior olio extravergine d’oliva bio mare, sorretti da antichi muretti a secco fatti a mano: sono della regione Campania. Fortunatamente ho avuto la possi- sicuro che qui faremo vini estremamente complessi e aroma- bilità d’acquistare una proprietà di 5 ettari con un casolare tici…”. Ma anche la cantina si è allargata… “Abbiamo ag- sulla strada di grande comunicazione che collega l’autostra- giunto una parte indipendente, costruita nel 2015, dov’è da di Battipaglia col Cilento, così abbiamo ristrutturato l’im- stato spostato l’imbottigliamento, il magazzino e lo stoccag- mobile ricostruendo il tetto col legno di castagno del Cilento gio negli interrati al buio e con temperatura consona alla e le tegole, come usava tanti anni fa, lasciando la muratura perfetta maturazione dei vini, mentre nel primo corpo di can- esterna com’era. E addirittura all’interno trasformiamo il no- tina è rimasta la bottaia, dove vi sono sempre circa 600 etto- stro latte in mozzarella di bufala nel più piccolo caseificio del

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mondo di soli 10 metri quadrati, dove produciamo fino a un risultato finale”. A San Salvatore non coltivano la terra, se ne massimo di 3 quintali di mozzarella al giorno. Accanto alla prendono cura, assecondando le sue vocazioni, le sue tra- dispensa c’è pure un orto di un ettaro, dove produciamo le dizioni, la sua storia, dando valore al sapere distribuito, alla verdure e i legumi direttamente a chilometro zero, infine per memoria agricola collettiva. “E dove non è vino, non è amo- completare l’offerta è possibile mangiare anche qualche re...” diceva Euripide. È la stessa filosofia di Giuseppe Paga- piatto della tradizione locale cilentana, a partire dalla pasta no, patròn illuminato e agricoltore convinto, amante della che proviene dal grano duro che coltiviamo in 3/4 ettari a qualità della vita: “La cosa che mi dà più soddisfazione è Stio, il tutto cucinato dalle massaie secondo le nostre anti- poter continuare qualcosa di quello che facevano entrambi i che tradizioni”. Quello che ammiriamo da sempre in te è uno miei genitori, la tradizione del vino sul Vesuvio del ramo pa- spirito imprenditoriale fuori dal comune, un mix esplosivo terno e l’allevamento delle bufale a Paestum da quello ma- d’energia, curiosità e chiarezza d’idee… “Il ruolo dell’im- terno, fondando un’azienda seria e organizzata con una ri- prenditore è sempre determinante per il Paese e il territorio, gorosa impostazione verso la coltivazione organica perché pensa che quando mi sono buttato nel mondo del vino ave- nel mio sangue scorre forte la volontà di fare una viticoltura vo già cinquant’anni, tante iniziative da curare e avrei potuto ecocompatibile. Sono un amante del bello e del buono, due anche scegliere di comprarmi una bella barca… Invece ho concetti reciproci e inscindibili che hanno un forte legame preferito investire nell’agroalimentare di qualità perché pen- già nella Grecia classica, trovando l’espressione suprema so che sia il futuro del made in Italy, avendo un sempre mag- nell’ideale della kalokagathía, la condizione propria di ciò gior appeal nei mercati internazionali e anche per dimostrare che sa di potersi dimostrare, nello stesso tempo, bello e ai giovani che qualcosa si può fare, che devono credere buono. Concetto che i nostri antichi progenitori greci hanno nella propria terra, di cui i nostri prodotti d’eccellenza sono dimostrato per esempio coi templi di Paestum, sicuramente ambasciatori nel mondo intero. E credimi, facendo le cose fra i più belli del mondo, ma anche buoni, nel senso che con amore e passione, la fatica non pesa!”. Ma ci dici sem- sono ancora in piedi dopo ben 2.500 anni!”. La San Salva- pre che per fare l’imprenditore ci vuole anche la rabbia den- tore è un laboratorio a cielo aperto in cui si dà valore a una tro… “Se in gioventù si vive troppo nell’agio, è più difficile produzione consapevole, ma più di tutto è un’idea positiva, trovare voglia d’emergere e determinazione assoluta nel che vuol contribuire a costruire una nuova visione del futuro raggiungere gli obiettivi e superare ogni ostacolo, io a 62 in Campania, basata sulle cose fatte “belle e buone”. E sen- anni suonati la rabbia in corpo la sento sempre, cercando da tir parlare Giuseppe Pagano, approdato al vino per una un risultato negativo di ricavarne due positivi, senza scordar- passione legata all’infanzia, fa venir davvero voglia di credere si che l’attenzione al minimo particolare è determinante al che queste piccole realtà possano risollevare la nostra Italia.

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Tutta la magia di Castel del Monte di Torreventonei vitigni autoctoni La Torrevento di Corato, cantina simbolo della fiora bonelli viticoltura “made in Puglia”, sorge sulle col- line del “Parco Rurale dell’Alta Murgia”, un altopiano carsico a nord di Bari, che circonda il maestoso Castel del Monte, maniero di Fe- derico II e Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, su un territorio di circa 250 ettari di vigneti di proprietà e ulteriori 200 ettari in conduzione in altre aree della regione rac- chiusa tra due mari. Torrevento è una realtà produttiva di riferimento per il territorio, fatta di professionalità e rispetto delle tradizioni, con una particolare propensione all’innova- zione tecnologica finalizzata ad accentuare e valorizzare, con sistemi di qualità certificati, Francesco Liantonio, Presidente di Torrevento le qualità intrinseche delle uve di provenienza.

“Il 1948 è la data in cui mio non- a 100 operai. Successivamente, do- vento è stata la prima azienda a cre- no Francesco Liantonio (1897-1981) po oltre dieci anni di duro lavoro, coi dere nelle potenzialità dello storico vi- ha acquistato l’antico monastero in- risparmi accumulati scelse di tornare tigno Nero di Troia, oggi considerato il teramente in pietra, costruito alla fi- nella sua amata Puglia, dove proprio terzo grande vitigno a bacca nera del- ne del Quattrocento e 57 ettari di vi- nella struttura appena acquistata tra- le Puglie. Come tutti gli autoctoni, go- gneti circostanti nella contrada ‘Torre sferì l’attività di produzione di vino, già de di una ricca storia fatta di leggende del Vento’, ma in realtà la sua storia intrapresa a Palo del Colle dagli an- e qualche fondo di verità, ma il fasci- comincia molto prima – ci racconta ni Venti”. no di un vino vive anche di suggestio- il Presidente di Torrevento, France- La famiglia Liantonio, da sempre pro- ni che vanno oltre a quelle sensoria- sco Liantonio, omonimo del nonno, fondamente legata alla terra pugliese, li… Narra la mitologia che Diomede, che ricopre anche le cariche di Presi- negli anni Ottanta fa una scelta allora al termine della guerra di Troia, sbar- dente del consorzio di tutela vini doc difficile e controcorrente, decidendo cò nella Daunia, risalì il fiume Ofanto, Castel del Monte e Presidente di Va- d’impegnarsi sulle varietà locali. Co- si fermò in una zona che venne chia- loritalia – quando nel lontano 1913 sì nel 1989 inizia una nuova fase per mata Campi Diomedei e qui piantò scelse di partire da Napoli con la na- l’azienda col preciso obiettivo di recu- dei tralci di vite che aveva portato con ve ‘Hamburg’ in direzione America e perare i vitigni autoctoni più antichi, ri- sé; altri studiosi fanno derivare l’origi- a New York cominciò con la vendi- spettandone la tradizione, per offrire ne del vitigno dalla cittadina di Troia, ta di ghiaccio per strada e, dopo po- al mercato prodotti d’elevata qualità alle pendici del subappennino dauno, chi anni, riuscì ad acquistare la fab- rappresentativi del “Vigneto Puglia”. a ovest di Foggia, fondata dai coloni brica per cui lavorava, dove ebbe fino E dagli inizi degli anni Novanta, Torre- greci intorno al 700 a.C.; altri anco-

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ra dalla città albanese di Kruja e infi- alla natura del terreno, che va dal cal- ga macerazione e un affinamento di ne dalla regione galizio-catalana del- careo della zona di Castel del Monte 8 mesi in acciaio e 14 in botte, Vigna la Rioja, portato nella giurisdizione di all’argilloso vicino al mare, diverse so- Pedale si presenta dal color rubino in- Troia intorno al 1745 dal governato- no le sue possibilità espressive. Dossi tenso con riflessi granati, talvolta tan- re Alfonso d’Avalos. Tante supposi- e avvallamenti d’origine carsica s’al- to intenso da sembrare quasi nero, al zioni, ma nessuna di queste teorie è ternano a tratti pianeggianti costitui- naso è elegante con sentori di viola stata confermata dall’analisi del Dna. ti da superfici spianate, in cui la terra mammola, frutta matura a bacca ros- Nonostante che di un vitigno simile pietrosa, resa coltivabile dall’ingegno sa, principalmente ciliegia e prugna, all’uva di Troia ne parli Omero nel libro dell’uomo, è diventata presupposto di noce moscata, pepe nero, amarene XVIII dell’Iliade, la prima documenta- tipicità e gusto: un territorio selvaggio, e speziature. In bocca è pieno, ricco zione storica riporta un “corposo vino dal clima tipicamente mediterraneo, e armonico con una discreta acidità di Troia” bevuto alla corte di Federi- dove estati calde e aride s’alternano a e tannini che permettono un lunghis- co II di Svevia, essendo questo viti- inverni lunghi e freddi, spesso accom- simo invecchiamento: potente, senza gno molto coltivato nell’area dell’alto pagnati nella parte più a nord da pre- esagerare. Gli abbinamenti sono sen- barese già intorno all’anno Mille. Nella cipitazioni nevose. Il Nero di Troia è un za dubbio con la cucina del territorio, seconda metà dell’Ottocento il Nero vitigno dalla buccia nera e spessa con accompagnando superbamente cibi di Troia ha vissuto un periodo di buo- polpa carnosa e dolce a maturazione ricchi di sapore, come arrosti, selvag- na espansione, grazie al lavoro di lati- tardiva, tra la metà e la fine d’ottobre, gina e formaggi stagionati. L’assaggio fondisti locali come i conti Pavoncel- ricco di tannini e antociani. in verticale rende evidente non solo le li, che ne piantarono ben 60 ettari, di Torrevento, più di vent’anni fa, con splendide caratteristiche organoletti- cui 30 vennero dati a mezzadria, poi la vendemmia 1993, è stata la prima che del Nero di Troia, ma anche tutti le superfici coltivate raggiunsero ad- azienda vitivinicola pugliese ha pre- i progressi in campo tecnico-produtti- dirittura i 13mila ettari, ma nell’ultimo sentare il Nero di Troia in purezza con vo della Torrevento, a riprova di tutti gli trentennio sono andate diminuendo l’ormai famoso “Vigna Pedale” Ca- investimenti per l’impianto di nuovi vi- fino a 1.429 ettari nel 2010 e oggi so- stel del Monte Riserva, arricchito col gneti e i perfezionamenti in cantina av- no in lenta ripresa. passaggio in legno a partire dal mil- venuti negli ultimi anni. Vigna Pedale, Molti i sinonimi, da quelli dialettali co- lesimo 2001, che non va assoluta- uno dei migliori rossi del sud Italia, che me Uva di Canosa, di Barletta, della mente a coprire i sentori originari, ma prende nome dall’omonima Contra- Marina per la facilità d’adattamento conferisce eleganza ed equilibrio, di- da, si dimostra un vino estremamen- sulle coste, a quelli riconosciuti uffi- venuto docg con l’annata 2012, ve- te longevo, tanto che anche le prime cialmente, Sumarello o Sommarrello ro ambasciatore della cultura puglie- vendemmie a tutt’oggi evidenziano, e Nero di Troia. Il territorio d’elezione se ed emblema di questo gran vitigno persino nel colore, vini ancora vitali risiede nella provincia di Foggia e nel autoctono. Da un vigneto di 60 etta- con lunghezza aromatica e ricchezza nord di quella di Bari e, proprio grazie ri a 560 metri slm, frutto di una lun- strutturale, omaggio alla tipicità.

107 Ulteriore riconoscimento e “corona- mento” per questo autoctono è stata l’attribuzione della docg anche al Ne- ro di Troia Castel del Monte Riserva, rappresentato per Torrevento da “Ot- tagono”, dal vigneto di Piana di San Giuseppe, un omaggio, nel suo no- me, alla misteriosa forma struttura- le della svettante fortezza federiciana costruita nel XIII secolo col suo per- fetto disegno geometrico che ricorda un intricato labirinto, luogo simbolo della Puglia. Affinato per otto mesi in cemento, resta poi 14 mesi in bot- te grande di rovere: dal color rubino impenetrabile con riflessi violacei, of- fre un bouquet avvolgente, pieno e persistente di frutta a bacca scura con lievi sentori di speziato, al pala- to è corposo e fitto con finale di gran pienezza e note fruttate. E’ un rosso importante, d’imponente struttura e

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fice, affina 4 mesi in acciaio, regalan- l’università di Bordeaux e profondo do un intrigante color rosa brillante conoscitore delle tendenze relative al e intenso, al naso i profumi salgono mondo del vino, riescono a dar vita con delicatezza ed eleganza con no- a eccellenze riconosciute. Le riser- te di ciliegia, fragola e petali si rosa, ve Vigna Pedale e Ottagono, a ba- in bocca presenta una marcata aci- se Nero di Troia e il rosato Veritas, da dità, che rilascia una freschezza viva- Bombino Nero in purezza sono tre vi- ce, quasi citrica. Dal corpo rotondo ni d’autore dal carattere territoriale e ed equilibrato con un tocco di spezie dotati di straordinaria complessità e e melograno sul finale, è ideale per piacevolezza, che riposano negli an- pietanze estive come tartare e car- tichi sotterranei del monastero a ben paccio, verdure e formaggi delicati. Il otto metri di profondità, locali ideali Veritas è l’esempio compiuto del per- per la conservazione dei vini: “Sono ché i vini rosati, soprattutto pugliesi, figli di una filosofia aziendale che ri- stanno acquisendo sempre più con- cerca una viticultura per molti aspetti sensi di pubblico e critica, conqui- innovativa, sostenibile e sperimenta- stando ampio terreno commerciale. le, condotta con quanto di meno in- In questi tre vini, che rappresentano vasivo la tecnologia offre per coltiva- la punta di diamante dell’area di pro- re l’uva e trasformarla il più possibile duzione Castel del Monte e il vertice secondo natura – commenta il diret- della produzione di Torrevento, pro- tore tecnico dr. Leonardo Palumbo tagonista di primo piano della viticol- – cercando di prevenire le malattie tura pugliese, Francesco Liantonio della vite con sistemi naturali, infatti ha inteso rappresentare la coesione anche l’uso delle sostanze in vigna fra tre fondamentali variabili – terri- è a basso impatto ambientale, a sal- torio, uomo, prodotto – che, messe vaguardia del meraviglioso territorio in sinergia nel modo giusto, col fon- della Puglia, che abbiamo la fortuna damentale supporto dell’enologo dr. di abitare e nel contempo il compito Leonardo Palumbo, laureato presso di valorizzare e tutelare”.

dai tannini levigati, che accompagna egregiamente agnello, taglieri di sa- lumi, formaggi stagionati, ma è per- fetto anche per la meditazione. Ma parliamo ora di un altro interes- santissimo autoctono pugliese, il Bombino Nero, noto come “Bam- bino” o come “Buonvino”, un anti- chissimo vitigno dell’area murgese – dall’antico murex, cioè pietra aguz- za – di Castel del Monte, che vive in queste campagne assolate, solitarie e sassose da tempi remoti: oggi ne sopravvivono in tutta la Puglia circa duemila ettari, solo la metà rispetto a sessant’anni fa. Destinato unica- mente alla produzione di vini rosati, l’impegno di Torrevento è rappresen- tato dal “Veritas” Bombino Nero Ca- stel del Monte, unico vino rosato ita- liano ad aver ottenuto la docg. Dopo la fermentazione con pressatura sof-

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Costiera andrea cappelli Amalfitana Monastero Santa Rosa il lusso Quando la Costiera Amalfitana con la sua della semplicità luce ti s’apre agli oc- chi, dopo aver scalato di donna Bianca lentamente il Valico di Chiunzi nei Monti Lat- Una finestra moresca sul mare e un poi a Conca, dotando così il borgo paesaggio verticale. Potremmo rac- d’acqua corrente sia mettendo a di- tari, le parole diven- chiudere in solo questi due punti le ca- sposizione le proprie conoscenze far- tano poesia e subito ratteristiche che contraddistinguono la maceutiche, preparando medicinali si notano fazzoletti di Costiera, lingua di roccia calcarea pro- con le erbe officinali dell’orto monasti- terra montani coltivati tesa sul Tirreno, custode del suggesti- co. Ma divennero note anche per le vo stile architettonico arabo-siculo, loro doti culinarie, tanto che a loro si a vite, agrumeti, per- che fa da sfondo a una delle più belle deve la ricetta della famosissima sfo- golati e limoneti, non- scenografie naturali al mondo, non a gliatella, appunto detta di Santa Rosa, ché rigogliosi giardini, caso dichiarata “Patrimonio Mondiale dolce simbolo della Costiera. Sembra che hanno affascinato dell’Umanità” dall’Unesco: un impo- quasi di rivederle, con indosso la tradi- nente spettacolo di pareti altissime a zionale tunica immacolata e sul capo il nei secoli regine, poe- strapiombo sul mare, dove gli uomini velo nero, impegnate a infornare i loro ti, musicisti, attori. hanno creato con immensa fatica stra- famosi dolci… Intorno al 1866, a se- de, terrazze, case e leggende… Can- guito delle leggi d’eversione dell’asse tense Bianca Sharma, lanciando lo dido, su un’alta scogliera a picco sul ecclesiastico e al fatto che le monache sguardo, fu colpita da questo rudere mare, così ripida che sembra precipi- erano sempre in minor numero, l’inse- abbandonato di struggente bellezza e tarvi dal cielo su cui pare appesa, a diamento religioso fu costretto a tra- dall’aura particolare, che s’affacciava Conca dei Marini, pittoresco villaggio di slocare e il monastero passò in pro- sul mare letteralmente abbarbicato pescatori tra Amalfi, la prima delle Re- prietà al Comune. Dopo anni d’incuria sulle rupi, in maestosa solitudine. Ne fu pubbliche Marinare e Positano, si trova fu ceduto a un albergatore romano rapita a tal punto che acquistò la pro- il “Monastero Santa Rosa Hotel & che, intuendo il fascino storico dell’edi- prietà nel 2000 e si trasferì in Costiera Spa”, raffinato boutique hotel ormai di ficio, nel 1924 lo trasformò in hotel. per seguire il meticoloso restauro con- fama internazionale. Il monastero fu Apprezzato da subito per l’autentica servativo durato oltre dieci anni con un costruito per volontà della badessa spiritualità che emanava, presto diven- imponente investimento: eseguiti con Rosa Pandolfi, discendente da una ne rinomato per l’eccellente ospitalità, profondo rispetto filologico, i lavori nobile famiglia di Pontone di Scala, alla la serenità dei luoghi e ovviamente per hanno trasformato la struttura, che no- quale era stata donata l’adiacente an- il panorama mozzafiato che offriva da nostante varie traversie aveva conser- tica chiesa di Santa Maria di Grado, ogni sua stanza. Divenne così uno dei vato l’impianto architettonico originale, ormai in rovina, per erigervi accanto un primi 39 “Castelli Albergo” in Italia col in un suggestivo hotel di charme. Pre- luogo per ospitare le “Sacre Vergini”: i motto “A ogni finestra il sole, da ogni servarne l’autentica atmosfera storica lavori furono ultimati nel 1681 e il mo- finestra il mare”, ospitando moltissime per mantenere vivo il significato del nastero – 31 celle per altrettante mo- personalità illustri, tra cui il grande monastero, creando una continuità col nache domenicane di clausura – dedi- Eduardo De Filippo e Jacqueline Ken- passato, è stato il principale obiettivo cato a Santa Rosa da Lima. Nel corso nedy. Poi per anni della gloriosa acco- che ha guidato la solare e tenace si- degli anni le suore diedero ampio so- glienza che aveva saputo offrire questo gnora Sharma. Così il 17 maggio 2012 stegno alla popolazione locale, sia rea- luogo dell’anima rimase soltanto un il sogno si è trasformato in realtà e il lizzando un acquedotto che raccoglie- lontano ricordo, fin quando galeotta fu monastero ha riaperto le sue porte, va l’acqua dal sovrastante Monte una crociera nel Golfo di Salerno, du- pronto ad accogliere ospiti da tutto il Vocito portandola fino al monastero e rante la quale l’imprenditrice statuni- mondo. Il primo a esser accolto sotto

110 resort • oinos l’arco d’ingresso, oggi come un tempo forma a cupoletta ben visibile alla som- soggiorna in hotel: un locale dall’anima col sottofondo dei canti gregoriani e al mità della struttura. Ognuna dedicata a tutta mediterranea, interpretata con suono della campanella, che significa una delle piante officinali coltivate an- maestria dal teutonico chef Bob Chri- gioia e benvenuto, è stato addirittura cor oggi nei giardini e nell’orto del mo- stoph, approdato in Costiera per amo- S.A.S. il Principe Sovrano di Monaco nastero, sono contraddistinte da am- re dopo aver lavorato in alcuni dei ri- Alberto II con la consorte Charlene. In bienti arredati con mobili originali del storanti più celebri al mondo. Bob un complesso così maestoso sono so- monastero e pregiati pezzi d’antiqua- vanta una profonda esperienza nelle lo 20 le lussuose unità abitative, di so- riato di fine Seicento adatti alla solenni- grandi cucine internazionali e una gran bria eleganza e pervase da quel rige- tà del luogo. Le suite hanno tutte di- passione per i sapori e prodotti del nerante senso di pace che s’avverte mensioni, arredi e architettura diverse, Sud Italia, affiancato dalla validissima solo in una dimora privata. Le 8 suite e quindi ognuna è assolutamente unica, spalla Pasquale Paolillo, verace e au- 12 camere offrono tutte una spettaco- alcune dispongono di eleganti zone li- tentico interprete dei sapori di questa lare vista mare e sono state ricavate ving e pranzo, altre di bellissime terraz- terra e da una brigata internazionale. mettendo in comunicazione tra loro le ze panoramiche. Naturalmente il risto- Sposato con una signora della Costie- celle delle monache, di cui ancora rante non poteva che chiamarsi “Il ra, chef Christoph afferma: “Sono in- conservano i volumi originali e i soffitti a Refettorio”, già fra gli indirizzi gourmand namorato di mia moglie e in egual mi- volta, che all’esterno assumono una della Costiera, aperto anche a chi non sura di questa terra, dei suoi sapori e

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agnello Laticauda, fino al tenero maia- Il direttore del Monastero Santa Rosa Flavio lino nero casertano. Senza dimenticare Colantuoni e la proprietaria Bianca Sharma i prodotti davvero a km 0 dell’orto bio- logico terrazzato che s’estende dietro terrazza, perdendosi nello spettacolo al monastero, straordinariamente ba- del mare, godendo una vista impareg- ciato dal sole: “Abbiamo ricominciato a giabile a 180° gradi dal Golfo di Saler- lavorarlo completamente a mano – ci no ai faraglioni di Capri, che ha fatto racconta chef Bob – così la maggior meritatamente inserire “Il Refettorio” in parte delle erbe aromatiche, delle ver- molte top ten internazionali dei migliori dure, delle insalate e della frutta è colti- ristoranti panoramici al mondo. Un rito vata in casa alla maniera antica della che riconcilia con la vita è la colazione coltura promiscua, sotto a ulivi secola- del mattino, che viene servita in came- ri: due volte al giorno andiamo a racco- ra su vassoi d’argento o nel patio pa- gliere e devo dire che tutto ciò che na- noramico sovrastante il bellissimo giar- sce davanti al mare ha una sapidità dino profumato col sottofondo di particolare”. Ricchissima e preziosa la suono dell’arpa: protagoniste le famo- aromi perché in nessun altro luogo al carta dei vini con ben 320 etichette - se sfogliatelle Santa Rosa, vero vanto mondo il sole e il suolo regalano una curata dal primo maître Lorenzo Mar- e coccola distintiva della struttura, che simile intensità di gusto e profumo a gherita coadiuvato dal validissimo vengono fatte lievitare alla sera cogli ortaggi, frutta ed erbe aromatiche, così sommelier Giovanni Articolare - che stessi procedimenti usati dalle mona- come il mar Tirreno offre pesce fre- spazia fra le più pregiate etichette ita- che, avendo ritrovato la ricetta origina- schissimo”. Bob propone una cucina liane e internazionali, ma ospita anche le e al mattino sono pronte per esser creativa, innovativa, fantasiosa, sensi- vini di piccoli produttori d’alta qualità cotte e gustate… C’è anche la possi- bile, frutto di una minuziosa ricerca sui espressione di territori meno noti: par- bilità di fare una cooking experience sapori del territorio, ricchissimo di tipi- ticolarmente interessante e nutrita la accanto a Christoph Bob, vivendo la cità: dalle alici di Cetara (e la loro inimi- selezione di bottiglie d’aziende emer- giornata dello chef immersi in un’espe- tabile colatura), alla pasta di Gragnano, genti della Costiera Amalfitana, che il rienza gastronomica mediterranea, im- dal polpo del Tirreno al pomodoro Santa Rosa contribuisce a far cono- parando a preparare qualche semplice Piennolo dell’area vesuviana, dai latti- scere. Si può cenare nella sala che piatto dell’intrigante cucina del meri- cini di Paestum, ai formaggi artigianali, sembra ricavata da una grotta, dall’at- dione d’Italia e alcune antiche ricette dai delicati limoni della Costiera (ap- mosfera intima e soffusa, complice delle monache. Ma il massimo viene prezzabili per la loro bassa acidità nel l’antico soffitto a volta in pietra oppure raggiunto dal poter pranzare in ogni sorbetto e nel limoncello), all’aromatico all’aperto sotto la pergola fiorita della angolo della struttura, magari in giardi-

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no, scegliendo, di giorno in giorno, d’acque e vapori profumati, dove vive- avanzano verso l’orlo della scogliera e l’angolo fiorito più bello e colorato. In re un viaggio sensoriale alla ricerca di culminano nella piscina “infinity” a sfio- ogni momento della giornata gli ospiti un benessere assoluto, dove i tratta- ro, senza dubbio la più spettacolare possono scegliere d’appropriarsi di menti (anche di coppia) possono esse- della Costiera: di forma ellittica, sem- uno spazio diverso della vasta proprie- re effettuati pure all’aperto all’ombra di bra protendersi verso il mare, mentre tà, quello maggiormente in sintonia col un pergolato che s’affaccia sul mare, in lungo la linea dell’orizzonte le sue ac- proprio stato d’animo… Magari la son- un’atmosfera mediterranea tra il profu- que si confondono con l’orizzonte di tuosa spa (acronimo di “salus per mo del rosmarino e la silenziosa pe- cielo e mare, creando un piacevole aquam”, cioè salute attraverso l’ac- nombra. Tutti i rituali di bellezza sono smarrimento. I più romantici non pos- qua), aperta anche agli ospiti esterni, firmati con prodotti naturali dell’antica sono lasciarsi scappare l’esperienza di per la quale il Monastero è stato se- casa farmaceutica fiorentina “L’Officina respirare la brezza marina dal “Terraz- gnalato dal “Sunday Times Style Spa” Profumo di Santa Maria Novella”, la cui zo del Tramonto”: posto nel punto più tra i 10 migliori wellness resort al mon- attività nel campo della cosmesi e della alto e avanzato del Monastero, ab- do. Articolata su più piani, è stata rica- cura del corpo risale al 1612. Secondo braccia con un sol colpo d’occhio la vata in uno spazio scavato nella nuda la migliore tradizione delle più antiche Costiera col suo caleidoscopio di colo- roccia della rupe, addossata alle fon- ed esclusive dimore italiane, il Mona- ri, perfetto appunto per sorseggiare un damenta del monastero: soffitti a volte, stero è arricchito da lussureggianti bicchiere di champagne al tramonto, mosaici e pareti di pietra evocano giardini, disposti a terrazze degradanti brindando al giorno che volge alla se- un’atmosfera che fa dimenticare la di- su quattro diversi livelli. Ovunque si è ra. Gran cerimoniere di tanta bellezza il mensione del tempo e dello spazio. avvolti da inebrianti profumi, dalle fra- direttore di lungo corso Flavio Colan- Così la rinomata tradizione italiana del granze di molteplici specie botaniche, tuoni, approdato al Santa Rosa nel benessere termale, che affonda le sue tra cui bouganvillea, lavanda, agapan- 2011 dopo tante esperienze in alcuni radici in età romana, viene riproposta to, coreosside e rose. Sono oltre 5.000 fra i più importanti hotel di tutto il mon- nel percorso wellness rigenerante, ca- le piante messe a dimora, provenienti do, che, con la sua riconosciuta pro- ratterizzato da ambienti che si susse- da 10 Paesi diversi e disposte affinché fessionalità ormai trentennale, in pochi guono offrendo la sauna rocciosa, il il giardino fiorisca rigoglioso in ogni fa- anni ha portato all’attenzione interna- bagno turco aromatizzato, la piscina se dell’anno, grazie al loro diverso ciclo zionale il Monastero: “In questo luogo idroterapica, le docce emozionali, la vegetativo. Ammirando dall’alto que- davvero molto particolare e dal fascino fontana di ghiaccio, il tepidarium e le sto paradiso, si ha la visione di una unico, insieme con la ‘Signora Bianca’ vasche per il pediluvio. Un mondo straordinaria cascata di giardini che - come molti qui a Conca dei Marini la

114 chiamano - vogliamo trasmettere un bar per gli ospiti nella breve attesa pri- per dieci anni. La nostra idea era crea- messaggio univoco d’italianità alto ma d’occupare le proprie stanze. L’u- re degli standard superiori a quelli di un standing, i nostri ospiti devono perce- nico sistema per distinguersi è cercare 5 stelle perché per noi il lusso vero è pire che hanno a disposizione il meglio d’offrire qualcosa che esca dagli sche- aprire la nostra porta non a un cliente, di quanto il Belpaese possa offrire in mi e possa generare emozioni, a parti- ma a un amico, che si deve sentire as- termini d’ospitalità. Il concetto base re dal drink di benvenuto sul terrazzino solutamente come fosse il padrone di qui è ‘il lusso della semplicità’, che per mozzafiato affacciato sulla costiera, casa e chiedere qualsiasi cosa, noi sia- me sarà il must del luxury dei prossimi una dissetante limonata dai nostri li- mo a completa disposizione, garan- anni, appunto la semplicità estetica moni sfusati amalfitani, da cui si ricava tendo una privacy assoluta, sia all’arri- che era tipica della vita monastica. anche il famoso limoncello e delle fre- vo che dopo la partenza”. Sebbene la Perché il mio obiettivo è sempre stato sche salviettine profumate alla rosa per Costiera sia frequentata dal jet-set in- quello di precorrere i tempi, anticipan- far entrare l’ospite in una dimensione ternazionale e il mare ospiti yacht lus- do gli interessi e i gusti degli ospiti di nuova, lontana dalla quotidianità. Oggi suosissimi, ciò che colpisce è quella domani”. La tua consulenza è stata un certo tipo di clientela che ha tutto e semplicità fatta di stradine medievali preziosa anche per l’impostazione filo- può permettersi tutto, o quasi, può es- lastricate a ciottoli, antiche torri d’avvi- sofica della struttura… “Creare un ho- ser sorpresa soltanto da una proposta stamento, frutti di mare conditi in olio tel di lusso in un monumento storico d’esclusività non ripetibile: basta riu- extravergine d’oliva, il dolce aroma come il monastero è stata una delle scire a stimolare sensazioni riconduci- delle zagare… Abbandonarsi alla ma- sfide più impegnative, ma anche sti- bili alla sfera delle sensibilità individuali, gia della Costiera Amalfitana – presepe molanti della mia vita: adattare gli spa- ma le emozioni possono scaturire an- naturale cantato e dipinto da artisti di zi, cercando di sfruttare tutti gli angoli che dalle cose semplici, come l’odore tutte le epoche, prediletto dai viaggia- con intelligenza in maniera il più mona- della cera d’api sui mobili antichi che tori fin dai tempi del Grand Tour –e cale, ma allo stesso tempo d’avan- arredano i lunghi e silenziosi corridoi”. restarne sedotti è inevitabile, non a ca- guardia certo non è stata una passeg- Sappiamo che il rapporto del persona- so Omero nell’Odissea la definì come giata. Ecco quindi il recupero dei le a camera è fra i più alti del mondo… Terra delle Sirene. Qui ci si sente sem- vecchi portali, delle inferriate, dei fregi, “Abbiamo complessivamente 58 di- pre in un limbo speciale, un’atmosfera dei dipinti, l’dea di riutilizzare la ruota in pendenti, praticamente 3 a camera, senza tempo, infatti lasciandola dentro legno che le monache usavano per tutte persone della Costiera, escluso lo cresce subito forte la nostalgia di pa- consegnare, non viste, medicinali e chef, mentre per i lavori abbiamo addi- norami quasi irreali, che si protendono unguenti, ora trasformata in piccolo rittura impegnato circa 200 persone coraggiosi verso il regno di Poseidone.

115 oinos • ristoranti

Restaurante “A’ barra”giorgio dracopulos a Madrid una stella michelin: semplicemente magnifico Tra le aziende più interessanti spagnole, che producono prodotti d’altissima qualità, ce ne sono due che hanno fatto una “joint venture” per aprire due ristoranti di gran livello in quel- la straordinaria, affascinante e bellissima città che è Madrid. La prima è “Joselito”, un nome leggendario che, da più di cent’anni, produce “jamón” ed è stata dichiarata, dai maggiori esperti del settore, la produttrice del “mejor jamón del mundo”. L’altra, ubicata nel piccolo comune di Mendavia, nella Comunità Autonoma della Navarra, è “La Catedral de Navarra” che, oltre a coltivare moltissimi prodotti ecologici, si occupa, da più di settant’anni, anche della loro conservazione sottovuoto in barattoli ed è, da sempre, proprietà della famiglia Sainz.

Il primo locale aperto nella capitale a pochi passi dal Paseo de la Castella- avanti, dopo la reception, sulla destra spagnola nel settembre 2012 è stato na, una delle principali e più vivaci arte- si apre la sala, anch’essa luminosa, il restaurante “Álbora”, nel distretto di rie madrilene. Il primo maggio 2016 è dove si trova il “gran bancone” per i 22 Salamanca, uno dei più belli e com- stato inaugurato il nuovo ristorante “A’ ospiti. Vengono serviti, da cinque bravi mercialmente validi e alla moda di tutta Barra” e nel luglio dello stesso anno ha chefs che lavorano a vista all’interno la città, al numero 33 di calle de Jorge preso il via anche il particolare servizio del bancone stesso, due tipi di menu Juan. Un “ristorante-lounge bar” ubi- per i 22 ospiti seduti attorno al gran (gourmet e gastronomico con portate cato in una grande struttura moderna bancone semicircolare, la “barra”. Il re- diverse da quelle del ristorante), ognu- e accogliente, su tre piani, che ha staurante “A’ Barra” si presenta molto no con due possibilità di scelta (da avuto da subito, grazie anche all’impe- bene fin dall’ingresso: superato il can- 7 e 14 portate), ovviamente a prezzi gno profuso da tutto lo staff, guidato cello metallico esterno e saliti pochi diversi. Tutto viene servito, a seconda dal bravissimo direttore Jorge Dávila scalini, si oltrepassa la bellissima porta Garcia (classe 1976), un grande suc- di legno lavorata (tutte le finiture in le- cesso, tanto che la prestigiosa “Guía gno del locale, che sono moltissime, Michelin España & Portugal 2015” gli sono state fatte sul posto da prege- ha conferito la “stella Michelin”. Ma la voli artigiani) e, attraverso la vetrata, si “joint venture” Joselito/La Catedral de arriva alla reception. A sinistra si apre Navarra ha voluto fare ancor di più, una bella e luminosa (grazie alla gran investendo circa 7 milioni di euro per vetrina vista giardino) saletta con un l’acquisto e la profonda ristrutturazio- bancone. Qui si servono gli aperitivi e ne di un bellissimo fondo (già sede di i cocktails, accompagnati da squisite un ristorante) alla base di un elegantis- fette di “jamón Joselito”, obbligato- simo condominio in calle del Pinar 15, riamente tagliate a mano. Poco più

116 ristoranti • oinos

della pietanza, in bellissime ceramiche nio Medina Gálvez. Nato a Madrid il 24 stazione. Da sottolineare, su tutto, un dalle forme più svariate. L’ambiente è giugno 1973, fin da piccolo ha avuto rapporto qualità prezzo decisamente molto accogliente e la sera si raggiun- passione per la buona cucina e, ap- positivo. La cucina del bravissimo chef ge l’apice, quando, in abbinamento a pena ha potuto, ha iniziato a cucinare executive Medina Gálvez non solo è ogni portata, l’impianto d’illuminazione in casa con la mamma Angelines. Se- bella a vedersi, ma anche straordina- cambia completamente, sia nel colore guendo questa sua innata tendenza, riamente buona e leggera. Una mano che nell’intensità della luce. Più avanti tra il 1989 e il 1991 ha frequentato e felice quella di Juan Antonio e della della reception, attraverso fascinosi si è diplomato all’istituto alberghiero sua super efficiente brigata di cucina corridoi, dove spiccano migliaia di bot- della Comunità di Madrid “I.E.S. Ho- (16 operatori), che riesce ad armoniz- tiglie a vista dalle due grandi cantinette tel Escuela”. Dopo varie esperienze zare e aggiornare delle preparazioni climatizzate, si accede alla sala grande molto importanti in ristoranti di famosi tradizionali (con materie prime d’eccel- del ristorante (per privacy è divisibile in hotels, dal 1998 al 2002 ha lavorato lenza) a una metodologia moderna di

tre parti) e a un’altra saletta, la “bibliote- nelle cucine di chefs “super stellati” grandissimo livello. Il servizio “più che ca”, anche queste molto luminose, ma (tutti 3 stelle Michelin), come Juan Mari perfetto” (tra le altre cose, molti piatti quando la luce esterna diventa troppo Arzak, Santi Santamaria, Ferrán Adriá vengono elegantemente serviti coper- intensa le grandi vetrate si oscurano e l’italiana Nadia Santini. Successi- ti con le cloches) è stato effettuato da automaticamente, rendendo sempre vamente, fino al 2015, è stato prima una brigata di sala (23 addetti) molto gradevole anche l’illuminazione na- capo partita e poi chef al Restaurante giovane ma estremamente esperta e turale. I tavolini, tutti molto comodi e “Zalacain” di Madrid, una “colonna professionale, guidata da un grande ben distanziati, accolgono poco più portante” della ristorazione madrilena. maître, Jorge Batista. Considerando di 50 ospiti. La “mise en place” è pre- Oggi Juan Antonio Medina Gálvez è che il restaurante “A’ Barra” ha aperto ziosa, bella e raffinata, tutto è perfetto. il direttore gastronomico e l’executive a maggio 2016, dire semplicemente La grande cucina, estremamente e chef sia del ristorante “A’ Barra” che che ha avuto successo è limitativo. “naturalmente” tecnologica, oltreché di “Álbora”. Al restaurante “A’ Barra” Infatti, tra la valanga di riconoscimenti bella e curata in ogni dettaglio (c’è la carta dei vini è molto importante ottenuti in così poco tempo, spicca anche uno spazio, con due addetti, e spazia dalla Spagna, alla Francia, anche la splendente “stella Michelin”, esclusivamente dedicato allo sviluppo all’Italia e non solo con ben 750 super arrivata con l’uscita della “Guía Mi- e alla ricerca e anche un tavolo super selezionate etichette (fuori carta ce ne chelin España & Portugal 2017”. Un particolare per gli ospiti), è il regno del sono circa altre 200 per un totale di gran merito per il mio caro amico Jor- bravissimo chef executive Juan Anto- 10mila bottiglie). Il merito di tale carta ge Dávila Garcia, amministratore de- va al bravissimo e super professionale legato e responsabile del locale, che sommelier Valerio Carrera Deza (clas- è riuscito a rendere, insieme a tutti i Nella pagina a fianco, Giorgio Dracopulos e lo chef Juan Antonio Medina Gálvez. se 1975). Il menu del ristorante offre suoi validi collaboratori, il restaurante Sopra il “foie en gofre, espuma de coco” alla carta un’ampia scelta di mare e di “A’ Barra” semplicemente magnifico e la sala col bancone A’ barra terra, ma c’è anche un menu degu- sotto tutti i punti di vista.

117 oinos • degustazioni

L’alfabeto del vino come Haas Franz Haas ama il suo lavoro e la squadra lo ama con lui. Da questa sintetica frase si può capire tutta la passione e l’ardore che Franz mette nel suo lavoro e si spiega il suo immenso successo, dovuto all’intraprendenza personale e all’aiuto luigi pizzolato concreto che tutti i collaboratori hanno saputo dargli. Lui è la perfezione, la concretezza. La mo- Insomma una stupenda idea d’azienda glie Luisa è l’anima ispiratrice, con enfasi giovia- con la A maiuscola, dove tutti danno le e geniale, capace di far innamorare chiunque Hsupporto e apporto. E’ l’unione di due forze positive, quella del nord Italia, dei vini di Franz, di coinvolgere tutto il personale, che racchiude metodicità, serietà pro- tanto da farli sentire più che a casa loro. fessionale, perfezione e quella del sud Italia, che ha in sé inventiva, creatività, la sua convinzione di Pinot: un vino continua e innovazione sono i suoi allegria. L’unione di due mondi e di elegantissimo con non troppo colore, cavalli di battaglia, insieme a un’o- due persone singolari, i coniugi Franz un tannino giusto ma ben presente, stinazione positiva per produrre un Haas e Luisa Manna. Tutto questo è bella freschezza, capace di lunghi grande Pinot Nero, non in cantina ma fantastico, ma occorre un qualcosa di invecchiamenti e di saper emozio- nel vigneto, ricercando i migliori suoli speciale per produrre vini d’eccelsa nare a ogni sorso. Il tour prosegue e ed esposizioni. Il ritorno a Montagna qualità, ossia il vigneto e il terroir. E mi fa comprendere che un aspetto è folgorante, stavolta l’azienda è ben questo si comprende dall’esperienza caratteristico dell’azienda è il rispetto visibile dalla strada e si percepisce che ho vissuto andando a visitare al- della natura, del naturale corso delle lo spirito innovativo dall’esterno del cuni loro vigneti. L’idea di Franz che stagioni e dei cambiamenti naturali. punto-vendita aziendale con l’anco- l’altitudine giova al vino si potrà poi ri- In poche parole è importante avere sì ra attualissima insegna caratteriz- scontrare nei prodotti. Il fascino visivo uve sane, ma non a ogni costo e uti- zata dallo stile dell’artista Riccardo dell’osservazione del territorio, su cui lizzando qualsiasi metodo. La miglior Schweizer, che ha realizzato tutte le s’adagiano i vigneti, con le differenze cosa è di avere vigneti nelle zone più etichette, regalate a Franz da Maria di temperature riscontrate semplice- vocate, coltivati su terreni idonei per Luisa Manna negli anni Novanta come mente dal nostro corpo, è stata un’e- quel vitigno con esposizione ottimale buon auspicio per l’uscita dei suoi vini. sperienza toccante e veritiera, che e uso di fertilizzanti naturali. Occorre Le etichette di distinguono da tutte le fa ben sperare per l’aspetto olfattivo armonia con la natura e favorire lo altre, sobrie e lineari, dell’Alto Adige. e non solo, che poi incontreremo nei sviluppo d’insetti e fiori, che stavano La vera sorpresa è a tavola, dove tutti vini. Da Montagna, sede dell’azienda, estinguendosi. Un vigneto naturale i giorni si riuniscono per mangiare tutti ci siamo recati, salendo ad Aldino, a in cui i benefici vanno all’uomo e al- i dipendenti insieme, segno profondo circa 1.100 metri s.l.m. Il paesaggio si la piacevolezza della sua esistenza. d’unione d’intenti. Mi siedo con loro fa decisamente alpino in tutta la sua L’azienda nasce nel 1880 ed è sem- e s’inizia con un cin. Franz ci delizia maestosità e all’arrivo si ha una vista pre tramandata a un Franz Haas. La con una bella e recente creatura os- impareggiabile sulle montagne alto- svolta è data dall’attuale proprietario, sia uno spumante metodo classico, atesine, dove il vigneto di Pinot Nero che nel 1986 prende in mano le redini degorgiato alla volée per l’occasione. trova vita su un terreno di porfido ros- e caparbiamente la trasforma in un’a- L’incontro è davvero sublime, una ve- so. Qui si comprende l’idea del Pinot zienda leader e innovativa, capace di ste paglierina accattivante, un olfatto di Franz, che dovrebbe rispecchiare destare stupore per i suoi vini. Ricerca complesso di lieviti, fiori e frutti e delle

118 deliziose bollicine che accarezzano il ALTO ADIGE LEPUS posto da vari vitigni che in Alto Adige oggi PINOT BIANCO 2015 palato. A tavola c’è gioia, condivisione sono molto significativi, manifesta lodevole uve: Pinot Bianco complessità e grandissima piacevolezza. del cibo, del vino, delle emozioni e del- Dal territorio di Montagna a un’altitudine Presenta un color paglierino carico con ri- le difficoltà che la vita ci presenta. Gra- compresa tra i 400 e gli 800 metri s.l.m. flessi oro bianco. Olfatto che esplode, dopo zie Maria Luisa per ciò che sei riuscita nasce questo vino da un vitigno prima di- qualche minuto d’attesa, con sentori di frut- a realizzare, una sublime armonia, una menticato e poi ripreso con orgoglio e ot- ta esotica, pera, floreale e leggera speziatu- famiglia, un sogno per tutti i lavoratori timi risultati in Alto Adige. Color paglierino ra sul finire minerale. Tutto ci appaga, tutto con riflessi verdolini. Olfatto dirompente si rafforza. In bocca mostra un esaltante d’Italia. La vista dalla sala su Termeno con rimandi di sensazioni floreali, fruttate e fruttato e una lunghezza gustativa invidiabi- e la Strada del Vino è fantastica. Tutti minerali. Ben riconoscibili i fiori d’acacia e le. Vino di straordinaria bellezza. i nostri sensi diventano attivi. Il pranzo albicocca. Bocca fresca e sapida di media termina col dolce, ricercato e quanto lunghezza e un ritorno retrolfattivo di pesca. VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT mai raro Moscato Rosa. L’esperienza SOFì SCHIAVA 2015 VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT uve: Schiava rimane indissolubile nel mio cuore, MOSCATO GIALLO 2015 Il vino presenta una veste rosa cerasuolo anzi credo nei nostri cuori. Ma non uve: Moscato Giallo brillante. Al naso emergono sentori floreali finisce qui… Si prosegue con la visita Veste paglierino tenue con riflessi verdeoro. di rosa canina, ciliegia, fragola, ribes. Bocca in cantina e la degustazione dalle botti Al naso è aromatico con note di muschio, con una sostanziale freschezza gustativa e della nuova annata, che andrà a bre- pesca, ginestra ed erbe aromatiche. Al gu- l’essenzialità del frutto a bacca rossa. Intri- sto è secco, ricco, piacevole con la dote gante e ammaliante, d’incredibile semplici- ve in commercio, di alcuni vini ormai dell’eleganza. Il vino ideale per aprire una tà ma estremamente appagante al gusto. esauriti e altre novità. Il Petit Manseng cena o abbinare ad antipasti profumati. Racchiude la fragranza del fiore e del frutto. di nuova uscita è davvero mirabile, ma la vera sorpresa è il nuovo Sauvignon ALTO ADIGE PINOT GRIGIO 2015 ALTO ADIGE PINOT NERO 2014 Blanc, che uscirà per la prima volta in uve: Pinot Grigio uve: Pinot nero Di un paglierino ramato, presenta un naso Color rubino scarico e appagante vivacità. commercio. Ancora in botte ma già caratterizzato da un inaudito fruttato e gran Olfatto deciso, in cui emerge un vigoroso incantevole, il futuro non potrà che signorilità. In bocca è complesso, saporito, fruttato di fragola e lampone e sentori di- aggiungere complicità a un vino ben soddisfacente con bella e decisa sapidità. versi, tra cui la liquirizia e il sottobosco. In strutturato, ricco e piacevolmente Un vino ammaliante, che vi catturerà per bocca regna la piacevolezza, un’esaltante minerale. Si prosegue coi tanti cam- compostezza e persistenza. freschezza e un tannino delicato con una nota sapida finale. pioni da botte assaggiati di Pinot Nero VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT di vigne diverse. Esperienza unica e BIANCO MANNA 2015 ALTO ADIGE MOSCATO ROSA 2015 importantissima, che mi permette di uve: 40% Riesling, 20% Chardonnay, uve: Moscato Rosa capire l’intenzione di realizzare un ma- 15% Gewurztraminer, 15% Sauvignon Blanc, Color rubino pieno. Naso fruttato, floreale e estoso Pinot Nero, innovativo e super- 10% Kerner. speziato con riconoscimenti di fragola, mo- È il vino dedicato alla moglie Maria Luisa ra, rosa, liquirizia e pepe nero. Al gusto è bo. Gentilezza e determinazione sono Manna. Un vino che non teme l’invecchia- dolce, ma la freschezza dona piacevolezza i veri caratteri dell’azienda Franz Haas, mento e, dopo una sosta in bottiglia signi- a non finire. Vino con un leggero tannino che interpretati da tutto il team aziendale. ficativa, si fa ancor più apprezzare. Com- c’accarezza la bocca e ci regala emozioni.

119 oinos • high tech Ecco il vino salutare Da anni ormai si parla di “vigne high tech” e i numerosi progetti degli ultimi anni hanno dimostrato l’importanza della tecnologia anche nell’agricoltura, in particolare nella viticoltura ovvero un settore in cui l’Italia è leader mondiale.

giovanna focardi nicita

120 high tech • oinos

Il progetto “GHW Grape Health Wine” gliore” e suggerire alle imprese della Le centraline, i sensori e il software è altamente innovativo e rappresenta filiera quando e come intervenire per “Welcome2©”, i tre componenti prin- un connubio tra tecnologia, salute e migliorare la qualità dei propri prodotti cipali di “GHW”, rilevano ed elaborano ambiente: i sensori, le centraline e il e sottoprodotti, supportandole nella i dati ambientali del ciclo produttivo del software si coalizzano con tutti gli es- cooperazione, finalizzata al migliora- vigneto, riuscendo così a prevedere seri coinvolti (viti, parassiti, microrga- mento degli aspetti nutrizionali e di eventuali attacchi di parassiti (come la nismi, enzimi) in un unico progetto per sicurezza alimentare delle produzioni peronospora della vite). Una segnala- migliorare la produzione, utilizzando (dagli interventi migliorativi della mate- zione d’allarme, trasmessa attraverso la natura stessa per ridurre al minimo ria prima ai processi di trasformazione un palmare, consente al viticoltore di l’uso della chimica. Puntando proprio e conservazione del vino), riuscendo- correre ai ripari, utilizzando prodotti sulla valorizzazione degli aspetti più ne a certificare i processi (anche da fitosanitari solo in caso d’effettiva significativi del vino italiano, cioè la remoto) secondo standard di qualità, necessità, riducendo così il numero di sua qualità, sia intrinseca che perce- tracciabilità e rintracciabilità. trattamenti. pita, le proprietà nutrizionali, il con- Il progetto “GHW” ha puntato al Il sistema “GHW” è “intelligente” tenuto emozionale, la possibilità di rinnovo e alla capitalizzazione delle poiché, sulla base dei dati rilevati, è preservare e comunicare in maniera competenze distintive, inquanto era in grado di fornire indicazioni sulle oggettiva la sicurezza del prodotto e finalizzato a migliorare le competenze quantità e modalità con cui impiegare le sue effettive proprietà salutistiche. tecniche, tecnologiche e gestionali i fitofarmaci. Nonchè ricercando e sviluppando, delle imprese vinicole italiane per lo Il sistema “GHW” utilizza l’architettu- lungo l’intera filiera, una serie di so- sviluppo e l’applicazione dei proces- ra delle reti neurali artificiali, in parole luzioni, basate su sensori, biosensori, si d’innovazione lungo l’intera filiera, povere si tratta di reti in grado di ripro- microrganismi antagonisti, enzimi, le nonché a favorirne la capitalizzazione, durre il funzionamento del cervello, cui pratiche e i cui risultati vadano a al fine di conseguire uno sviluppo imparando dai propri sbagli. Le rile- confluire, in tempo reale, in un siste- competitivo duraturo, grazie alla pro- vazioni climatiche vengono registrate ma tecnologico integrato, in grado tezione, industrializzazione e diffusio- ogni 15 minuti e il livello d’allarme vie- d’indicare al consumatore il vino “mi- ne delle innovazioni prodotte. ne segnalato attraverso un palmare.

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Il progetto “GHW Grape Health Wine” nario valore rispetto agli obiettivi che professionale nella certificazione di nasce nel 2006, partendo dall’utilizzo “GHW” intendeva raggiungere, in rife- qualità e tracciabilità del processo del delle intelligenze artificiali e finanziato rimento ai processi d’innovazione per vino) una garanzia di professionalità e dal MISE (Ministero dello Sviluppo i produttori vitivinicoli italiani. Cantine solidità nella realizzazione di questo Economico) nel progetto “Industria di fama internazionale, come la sici- progetto, insieme con minori, ma 2015 - Progetto Innovazione Industria- liana Donnafugata e la Falesco, uni- non meno importanti aziende, come le, Nuove Tecnologie per il made in versità come la Federico II di Napoli, Vigne&Vini (azienda pugliese che ha Italy”, dove D.E.C.A. srl fa da capofila, la Tor Vergata di Roma e il suo Parco iniziato a esser presente sul merca- in collaborazione scientifica con Tele- Scientifico, dipartimenti sperimentali to internazionale da qualche anno), com Italia Spa e il CRA, per portare che sono all’avanguardia nel settore Laboratoria (recentemente entrati a l’innovazione nell’agricoltura, arrivan- del vino e rappresentano con DECA far parte del partenariato di Neutron) do a quello che oggi è “GHW Grape (azienda leader dal punto di vista tec- ed Ecosens (uno spin off universitario Health Wine”. Il partenariato avviato nologico e nel campo del facility ma- promosso dagli inventori del “naso col presente progetto è di straordi- nagement) e Rina (un’azienda molto elettronico”).

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D.E.C.A. srl viene fondata nel 1978 Le reti neurali sono algoritmi o har- Sono gli anni Novanta e, partendo da come azienda di creazione e ma- dware modellati sulla struttura della “GlobalGest”, D.E.C.A. sviluppa un nutenzione di aree verdi con un di- corteccia cerebrale mammifera, ma Sistema Multitenant di condivisione partimento IT altamente qualificato, su una scala molto più piccola, cosic- globale chiamato “Welcome2©”, dedicato alla ricerca e sviluppo di ché otteniamo un sistema informatico che diviene in breve tempo la punta avanzate tecnologie e software con costituito da un gran numero d’ele- di diamante aziendale poiché crea lo scopo d’ottimizzare e incrementare menti altamente interconnessi, che connessione e automazione, in più l’efficienza del nucleo aziendale: ge- elaborano informazioni dagli input può esser applicato a qualsiasi tipo di stione operazioni, sensori per raccol- esterni attraverso il loro dinamico sta- produzione o erogazione servizi. ta dati e primo uso del data mining e to di reazione e questi sistemi hanno “Welcome2©” è una piattaforma delle reti neurali. capacità d’apprendimento. cloud per gestire le attività umane e Il data mining è il processo informatico La prima applicazione pratica di le procedure operative con precisi ri- di scoperta dei modelli in grandi serie “Intelligenza Artificiale” per creare chiami agli standard ISO: un software di dati, utilizzando metodi d’intelligen- un’azienda smart inizia negli anni interamente basato sulla tecnologia za artificiale, macchine che apprendo- Duemila con l’uso di “GlobalGest”, un SAAS, che rivoluziona l’idea di mana- no, statistiche e sistemi di database. prototipo di piattaforma web-based e gement; una piattaforma che unisce e L’obiettivo del processo di data mining APP mobile in ASP (application server comunica con qualsiasi altro software è estrarre informazioni da una serie di provider) inventato da D.E.C.A. srl per aziendale, che permette l’ottimiz- dati e trasformarli in una struttura com- la manutenzione delle aree verdi nel zazione di tutti i processi aziendali, prensibile per ulteriori usi. centro-sud Italia per Telecom. proiettando l’impresa nel futuro del

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management aziendale, in grado di training (o addestramento) la piatta- • ottenere un prodotto qualitativa- creare intercomunicazione tra siste- forma elabora la base dati attraver- mente migliore e quantitativamente mi complessi, garantendo la qualità so il modello matematico previsio- inalterato; di ogni processo: in conformità cogli nale. Al termine dell’elaborazione la • tenere sotto controllo le variabili standard internazionali riconosciuti, piattaforma è in grado di fornire una che influenzano la qualità e quan- permette di seguire tutte le attività matrice dati utile per la previsione/ tità delle produzioni; in ogni loro fase, dall’inizio alla fine, prevenzione delle azioni da intra- • ottimizzare gli interventi fitosanitari dà piena visibilità ai dati dal campo, prendere. Il dispositivo “GHW” ha attraverso la valutazione delle con- permette statistiche e previsioni sul l’obiettivo della sostenibilità sia sul dizioni favorevoli allo sviluppo dei lavoro, generando bilanci e fatture re- piano ambientale che in termini di patogeni, in base alle quali verran- altime, organizza tutte le informazioni responsabilità sociale d’impresa. no stabiliti i tempi d’intervento; in un data warehouse. Risultato: suggerisce alle imprese • evitare i trattamenti tradizionali a Le intelligenze artificiali su cui si ba- della filiera vitivinicola come e quan- turno fisso, riducendo al minimo il sano “Welcome2©” e il “progetto do intervenire per migliorare gli effetti numero d’interventi; europeo GHW” hanno permesso di salutistici dei propri prodotti. I primi • incrementare le conoscenze realizzare nel presente il futuro, il 4.0 risultati misurabili con “GHW”: il pro- nell’ambito dello sviluppo delle della produzione vitivinicola. totipo ci ha permesso d’ottimizzare patologie correlate a variabili di di- Il dispositivo “GHW”, che porta e ridurre il numero di trattamenti anti verse tipologie; l’innovazione tecnologica nella viti- peronospora – plasmopara viticola • ridurre i costi; coltura, è composto dalle seguenti – con un risparmio quantificabile in • minimizzare l’inquinamento del parti: stazione metereologica, gate- 300/400€ per ettaro, tutto ciò senza suolo. way telemetria TCP/IP, piattaforma contare il bassissimo impatto am- Oggi “GHW” garantisce enorme ef- “Welcome2©” per acquisizione dati bientale dovuto alla bassissima dose ficienza con reali risparmi: il monito- e previsione, smartphone. La piat- di prodotto distribuito. raggio dell’andamento fenologico, la taforma per la gestione delle attività Obiettivo primario del progetto è in- riduzione del numero di trattamenti acquisisce i dati storici presenti nella fatti quello di prevedere l’insorgenza antiparassitari, l’ottimizzazione delle piattaforma e i dati forniti dai rilievi di malattie, quali peronospora e oidio attività colturali, la previsione con sul campo, formando una base dati e contenere l’impiego dei fitofarmaci mesi/anni d’anticipo della qualità del di partenza per la fase d’elaborazio- nella coltivazione della vite, consen- prodotto ottenibile, la gestione e trac- ne chiamata training. Nella fase di tendo alle aziende del settore di: ciatura delle attività lavorative applica-

124 te all’agricoltura, la gestione e trac- che definisce il Kit “un’innovazione dware altamente evoluto, è in grado ciatura delle attività dei subfornitori, tecnica o un prodotto o un processo di monitorare le chiavi variabili della la standardizzazione delle condizioni che fornisce una nuova soluzione a produzione agricola, delle piantagioni operative durante la trasformazione a dati problemi tecnici”. o delle foreste (variabili climatiche, ac- livello industriale dei prodotti agricoli. Grazie a “Welcome2©” e “GHW” ora qua, patologie, nutrimento, ecc...) con Reti neurali, big data e data mining abbiamo una piattaforma in grado di l’obiettivo di raggiungere e mantenere hanno permesso a “Welcome2© lavorare su qualsiasi tipo di coltura, alti standard di qualità e quantità. GHW” di diventare un’innovativa e fa- foresta o piantagione: “DecaVelta”. “GHW Grape Health Wine”, quando cile soluzione, un sistema evoluto che DecaVelta è un servizio altamente l’innovazione tecnologia incontra il permette alle compagnie vitivinicole tecnologico che combina l’urgente made in Italy per eccellenza, tradizione italiane di tracciare, analizzare e agi- e crescente necessità di rinnovo e e futuro si fondono e la più evoluta tec- re oggettivamente sulla produzione, competitività delle aziende agricole nologia informatica permette al vino di imparando dai dati. Tutto questo per nella logica eco-sostenibile (agricol- diventare un prodotto “salutare”. monitorare, preservare e migliorare i tura di precisione). Questo sistema, livelli nutrizionali e gli aspetti salutari inizialmente applicato nella viticoltura del vino attraverso le diverse fasi della e largamente usato nelle vigne col filiera produttiva, fino al consumatore. progetto GHW, con DecaVelta diventa Nel 2016 D.E.C.A. srl ha registrato applicabile a tutti i settori dell’agricol- D.E.C.A. srl come brevetto per modello di utilità tura e quindi a qualsiasi tipo di coltura Via Montagnano 34 il “Kit GHW”, con titolo “dispositivo o di grande sistema, come le foreste. Ardea (RM) 00040 utile in agricoltura” e riportante nume- Grazie al suo controllo integrato, [email protected] ro RM2015 U 000034, rilasciato dal basato sull’applicazione di software www.weclome2.it Ministero dello Sviluppo Economico, d’intelligenza artificiale e con un har- www.ghwine.it

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Due secoli di ibridazione della vite

La viticoltura postfillosserica La storia della viticoltura si può suddividere secondo diversi criteri, uno di questi è la separazione dell’epoca pre-colombiana da dove va la viticoltura quella post-colombiana. Sino alla scoperta di Mario Fregoni dell’America (1492) la viticoltura era tutta medio-orientale e soprattutto europea, costituita dalla Vitis vinifera sativa franca Presidente onorario dell’OIV di piede. Con l’emigrazione verso il Nuovo Mondo venne esportata la viticoltura europea, inizialmente per scopi religiosi (il vino da messa) poi per finalità essenzialmente alimentari.

Uno dei primi tentativi di coltivazio- per merito dei portoghesi) nei secoli La nascita dell’ibridazione ne della vite europea in America fu XVI, XVII e seguenti. Furono i missio- Per ibridazione s’intende la feconda- opera di Philip Mazzei, partito dalla nari cristiani, che, partendo dal Mes- zione, naturale o artificiale, fra specie Toscana perché amico del Presiden- sico, impiantarono il primo vigneto di vite diverse e affini geneticamente te Thomas Jefferson, che gli regalò nel sud della California (1769). La ossia tra polline e ovulo (le specie con 400 acri vicino alla sua casa di Mon- scoperta dell’Australia (1820), della 38 cromosomi del sottogenere Euvitis ticello, da me visitata in occasione Nuova Zelanda e del Canada sono e alcune del sottogenere Muscadinia di una conferenza all’Università della conquiste più recenti (1860). I secoli con 40 cromosomi sono intercompati- Virginia. Lo stesso Jefferson sostie- della maggior espansione viticola bili). Ibrido è pertanto l’individuo che nel ne che il vigneto dell’amico Mazzei furono l’Ottocento e il Novecento, dna contiene geni appartenenti a due o era stato distrutto da eventi bellici le- il che significa che la viticoltura del più specie compatibili geneticamente. gati alla rivoluzione tra gli stati sudisti Nuovo Mondo ha pochi secoli, ri- e nordisti. In realtà l’esperimento di spetto a quella europea, vecchia di Mazzei con varietà toscane risale al circa diecimila anni. Lo scossone 1775 circa, ossia novant’anni prima post-colombiano apportato dalle che si conoscessero i tre grandi fla- viti americane verso la viticoltura gelli americani - oidio, peronospora, europea pre-colombiana avviene più fillossera – e i relativi rimedi per com- tardi con l’importazione dell’oidio in batterli. Nacque così anche la viticol- Inghilterra (1845), della fillossera in tura del sud America (Argentina, Cile, Francia (1868) e della peronospora, ecc... a opera degli spagnoli; Brasile descritta in Francia nel 1878.

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(IP), proibiti successivamente dalla CEE per le loro caratteristiche negati- ve anche sul piano salutistico. Ibridi di seconda generazio- ne Il Professor Husfeld, tedesco, teo- rizzò la creazione della “vite ideale”, resistente all’oidio, alla peronospora e alla fillossera, ma furono i francesi Seibel, Seive-Villard e Oberlin i più prolifici perché ottennero nume- rosi ibridi dalle specie americane V.labrusca, V.riparia, V.aestivalis, V.lincecumii, V.cinerea, V.rupestris, V.Berlandieri, ecc... (Fregoni, 2013). Nel decennio 1950-1960 questi ibridi in Francia raggiunsero la superficie di 402.167 ettari con una produzione di oltre 40 milioni d’ettolitri di vini di qua- lità pessima, che venivano tagliati con oltre 8 milioni di hl di vini di Vinifera del Nord-Africa (Algeria, Marocco, Tuni- sia), allora appartenente alla Francia, poi sostituiti dai vini da taglio del sud Italia, da cui la “Guerra del Vino”, sino all’interdizione della coltivazione di detti ibridi da parte dell’allora CEE. Questi ibridi avevano un sapore volpi- no o foxy (selvatico), tipico degli aromi delle viti americane, un tenore elevato di malvidina (antociano diglucoside), dotata di una discreta tossicità, tanto che l’Unione Europea ha dovuto fis- L’incrocio proviene invece dalla fecon- Ibridi di prima generazione sare il limite di 15 mg/l per gli ibridi dazione di varietà diverse appartenenti I primi ibridi naturali sono stati sele- ammessi alla coltivazione, che sono alla stessa specie. Gli ibridi esistenti zionati nel 1829 dalla V.labrusca a altresì ricchi di pectine, fonte d’alcol hanno come genitori la Vitis vinifera sa- opera dei fratelli Bouschet col nome metilico (metanolo), molto più tossico tiva, le specie americane e quelle asia- di Delaware e Catawba, ma quelli che dell’alcol etilico. È interessante rileva- tiche, ibridate fra di loro per ottenere viti hanno avuto un certo successo an- re che la scuola scientifica francese, resistenti a parassiti animali (fillossera), che in Italia (specie nel Veneto) sono dopo l’insuccesso suddetto, non si è vegetali (oidio, peronospora, ecc...) gli ibridi ottenuti verso il 1850 e che mai più impegnata a produrre ibridi. o a stress ambientali (freddo, siccità, portano il nome di Clinton (V.labrusca L’Italia non ci aveva mai creduto. calcare, salinità, ecc...). Con la meto- x V.riparia) e di Isabella o Uva frago- Ibridi di terza generazione dologia tradizionale, in assenza della la (V.labrusca), coltivate per la loro Si decise si insistere reibridando alcu- selezione geneticamente assistita, una resistenza parziale alla peronospora ni vecchi ibridi con la Vitis vinifera per generazione di ibridi, dall’impollinazio- e all’oidio, ma non alla fillossera e aumentare nel genoma, con la reibri- ne alla valutazione del vino ottenuto in quindi da innestare su portinnesti re- dazione di sostituzione, il numero di diverse regioni climatiche, necessita di sistenti a quest’insetto. La qualità del geni di Vinifera portatori della qualità 20-30 anni di tempo, arco temporale vino risultò del tutto insufficiente. Era e diminuire, per converso, quelli delle impiegato per l’Ervi, incrocio Fregoni comunque nata l’epoca degli Ibridi specie americane e asiatiche. Questo 108, Barbera x Bonarda, che neces- Produttori Diretti (IPD), cosi definiti lavoro fu condotto soprattutto in Ger- sita della stessa procedura. In questa perché coltivabili senza portinnesto, mania e portò alla registrazione UE e relazione ci occuperemo soltanto della assunto che si rivelò falso e pertanto anche in Italia, ma solo per Bolzano, storia e dei risultati dell’ibridazione. furono declassati a Ibridi Produttori del Bronner B (Seive-Villard 5-276 x

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(Riesling x Pinot grigio) x (Zaira Seve- in USA, che si rivelerà utile nelle altre Zarya x Muscat Ottonel), selezionato ra x Saint Laurent), ma soprattutto in generazioni. in Germania e il Divico svizzero (Bron- Germania ebbe un discreto successo Ibridi di quinta generazione ner x Gamaret). il Regent (Diana x Chamburcin) per A questa generazione, ottenuta sem- Ibridi di sesta generazione l’elevata ricchezza d’antociani anche pre per reibridazione sostitutiva di Diversi ibridi di questa generazione nella polpa, adatto a elevare il colore geni extraeuropei, hanno contribuito sono stati iscritti al registro dell’UE dei vini rossi anemici del nord Euro- ricercatori tedeschi, ungheresi e sviz- e nazionale delle varietà idonee alla pa: è comunque ricco di malvidina e zeri. L’introgressione (introduzione) di coltivazione, ma le Regioni non si so- ha sapore foxy. geni di Vinifera ha portato a un mi- no ancora espresse in merito. Come Ibridi di quarta generazione glioramento della qualità, ma a una nomi gli ibridi portano spesso quello Le reibridazioni s’allargarono in Un- diminuzione della resistenza all’oidio della varietà di Vinifera, seguito da un gheria, Giappone e USA e s’otten- e alla peronospora e confermata la aggettivo (es. Cabernet carbon), al nero ibridi più simili alla Vinifera, tra necessità dell’innesto contro la fillos- fine di sfruttare la notorietà del vitigno i quali la Bianca (Eger 2 x Bouvier), sera. Fra gli ibridi di questa genera- conosciuto sul mercato. ottenuta in Ungheria e la Bianca (St zione s’annoverano il Solaris Merzling Ibridi di settima generazione Pepin x V.riparia x Carmine) originata (Riesling x Pinot gris) x 6493 (Severa È contraddistinta dal contributo italia-

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nei climi caldo-aridi. Le sperimenta- te da queste categorie di vini. La pru- zioni in campo sono iniziate da poco denza è pertanto giustificata. Il punto e pertanto bisognerà attendere con di vista di un genetista non sempre pazienza i risultati. coincide con quello del viticoltore e Ibridi di ottava generazione del consumatore. Sono ormai due Sotto il profilo qualitativo non pon- secoli che l’ibridazione si esercita nel gono problemi, al nord, riguardo ai mondo, ma molti ibridi sono rimasti contenuti di metilico, malvidina e solo nella storia, mentre le varietà di dell’aroma di fragola o foxy. Gli ibridi Vitis vinifera rappresentano ancora più recenti iscritti al registro nazionale oltre il 99% dei vitigni internazional- delle varietà di vite sono, 2013 - Fon- mente coltivati. dazione E. Mach e Provincia di Tren- GLI IBRIDI DEL FUTURO to: Cabernet carbon N; Cabernet Le parole magiche attuali sono la cortis N; Helios B; Joanniter B; Prior “cisgenesi” e il “genoma editing”, con B; Solaris B. 2014, PIWB Internatio- le quali si pensa d’acquisire i geni nal e Provincia di Bolzano: Muscaris della resistenza alla peronospora e B; Sauvignier gris. 2015, Università all’oidio. La cisgenesi consente si di Udine e Regione Friuli Venezia trasferire biologicamente (agrobacte- Giulia: Fleurtal B; Julius B; Soreli B; rium) i geni d’interesse da una specie Cabernet eidos N; Cabernet volos all’altra (in questo caso s’ottiene un N; Merlot kanthus N; Merlot khorus ibrido OGM) o da una varietà a un’al- N; Sauvignon kretos B; Sauvignon tra nell’ambito della specie (come in nepis B; Sauvignon rytos. Le schede un incrocio). Il genoma editing consi- ampelografiche di questi ibridi sono ste nel modificare il gene (a esempio) state pubblicate da VCR. Infine so- della sensibilità alla malattia o agli no in corso di registrazione da parte stress, rendendolo inattivo o resi- dell’Università di Udine: Merlot x 20/3 stente, lasciandolo però nel genoma N; Sauvignon x 20/3 B; Sangiovese utilizzato. In questo caso la modifica x Bianca N. L’accoglienza dei viticol- compiuta su Vinifera non conduce tori è molto prudente e ovviamente a un ibrido OGM, ma s’ottiene una riguarda i vini da tavola, in quanto per mutazione come avviene in natura le DOCG, le DOC e le IGT le varietà per i cambiamenti di colore, forma sono stabilite dai relativi disciplinari. e grossezza del grappolo, dei carat- Aggiungasi che la produzione mag- teri compositivi, ecc... Per quanto giore e l’esportazione sono sostenu- concerne la cisgenesi si deve tenere presente che non stiamo operando Philip Mazzei in un ritratto d’epoca su un essere unicellulare, ma su un genoma con 30mila geni, dei quali no delle Università di Udine e Trento meno del 99% è attivo. Il nuovo gene con la Fondazione E. Mach, sostenu- trapiantato, che porta con se anche to dai Vivai Cooperativi Rauscedo. Le le informazioni genetiche di regolazio- specie utilizzate per trasferire i geni di ne facenti parte del corollario genico, resistenza nel genoma della V.Vinifera dove va a collocarsi? Potrà attivarsi o sono le americane V.aestivalis, sarà sommerso da quelli inattivi. La V.cinerea, V. Riparia, V.rotundifolia; resistenza alle malattie in genere non fra le asiatiche la V.amurensis e la è correlata alla qualità, col trapianto V.Romaneti. I caratteri qualitativi sono cosa succederà? Alcuni di questi migliorati, ma la resistenza di questi quesiti riguardano anche il genoma ibridi alle malattie è solo parziale per- editing. La scienza deve seguire il più ché sono necessari 2-3 trattamenti velocemente possibile il suo percorso contro peronospora e oidio. Inoltre verso il progresso, ma l’informazione la loro sperimentazione è avvenuta corretta deve giungere al viticoltore e solo in climi settentrionali, mentre è al consumatore, sempre più sensibile noto che gli aromi peggiori emergono alla sostenibilità alimentare.

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La qualità del vino capitolo XIX

L’inverno è finito ed è stato, secondo me, un bell’inverno, è mancata solo la neve, ma c’è stato il freddo, che è importantissimo per limitare la proliferazione degli agenti patogeni della vite, controcorrente degli ulivi e quelli che danneggiano gli uomini. di gianfranco soldera Abbiamo potuto zappare tutte le viti, tutti gli ulivi e tutte le altre colture anche del giardino, in modo da affinare la terra e mondarla anche da infestanti (gramigna, ecc...), che fanno molti danni alle essenze esistenti.

Abbiamo potuto fare tutte le altre di vigneto essenze mellifere per incre- solo se quella terra e quel clima sono operazioni colturali in tempi ottimali mentare la permanenza di api a Case particolarmente vocati per l’esalta- e soprattutto abbiamo letamato in Basse, che già abbiamo in abbon- zione delle qualità di quelle essenze inverno, potato e disinfettato dopo danza nel giardino di 2 ettari, curato che si vogliono coltivare. In mancan- l’8 febbraio con le viti perfettamente personalmente da mia moglie Gra- za di questi requisiti non si possono ferme. La primavera è arrivata, anche ziella, ma che vogliamo siano ancora ottenere dei prodotti d’eccellenza, se mattina e sera la temperatura è molte di più e questo senza voler fare ma solo prodotti di poca qualità, che ancora bassa; come al solito, il primo miele, ma solo dare la possibilità alle non risentono della variabile clima- avviso di primavera mi è stato dato in api (che ritengo di importanza vitale terra-naturalità-diversità-sanità; cantina dall’ultima annata di vino, che per l’ecosistema naturale) di vivere e abilità, conoscenza, cultura, studio, ha già da tempo finito la malolattica, riprodursi in un ambiente incontami- ricerca scientifica dell’uomo che ma solo il vino di quell’annata si è nato, dove non sono mai stati usati agisce in quel contesto. Il prodotto mosso, sentendo la primavera; nello diserbanti, concimi chimici, sistemici stesso momento il giardino si risveglia o altri prodotti inquinanti, allo scopo e fioriscono i Viburni, i Biancospini, le saranno usate delle arnie senza telai. Spiralee, le Syringa (lillà), le Clematis, Questo è naturalmente un esperi- il Gelsomino, i Prunus e tante altre mento che sarà oggetto di studi negli essenze; è come una sinfonia che, anni e incrementerà la simbiosi e la man mano, esalta i vari strumenti naturalità dell’ambiente vigna-bosco- che compongono l’orchestra (Vivaldi giardino-uliveto nel “sistema Soldera è un compositore che mi emoziona Case Basse”, volto a ottenere eccel- molto, ma certamente non solo lui). lenze costanti nel tempo. Siamo ben Siamo pronti a seminare sotto 4 ettari coscienti che tutto ciò si può ottenere

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Marco Bragolusi per la ricerca “Ap- proccio olistico non-targeted per la caratterizzazione dei vini” e alla Dott. ssa Ginevra Marzucchi per la ricerca dal titolo “Application of quantitative real-time PCR to assess the efficiency of a simplified DNA extraction proto- col from wine” nel giorno della festa della donna (la data della premiazione non era prevedibile al momento della classifica), esaltando così l’impor- tanza delle donne nell’ambito degli studi e ricerche anche in campo vitivinicolo. Vorrei ricordare il grande Aristofane, che nel 411 a.C. scrisse la commedia Lisistrata (ovvero colei che scioglie gli eserciti), che convin- se le donne greche allo sciopero del sesso, costringendo così gli uomini a porre fine alla lunghissima guerra del Peloponneso che uccideva i loro ma- riti e i loro figli, dimostrando così che le donne potevano, anche all’epoca della loro servitù e dipendenza totale dagli uomini, avere il potere di cam- biare la politica delle nazioni. Non si può parlare di qualità senza confrontarci con la salute umana e perciò esaltare “la dieta mediterra- nea”, fonte di benessere, infatti non che è copiabile, replicabile, sempre collaboratori e strumenti che il vitivini- dobbiamo mai dimenticarci che sia- uguale è sicuramente un prodotto cultore non può avere. mo ciò che mangiamo e beviamo e di poca qualità e manca completa- In questo contesto voglio ringrazia- che le infiammazioni, i malesseri, i mente dei requisiti indispensabili a re l’amico Mario Fregoni, che circa disturbi di vario genere sono dovuti a un prodotto di gran valore, che sono nove anni fa ha avuto la magnifica stress, inquinamento, ma soprattutto la rarità-unicità-diversità-tipicità- idea di propormi l’istituzione di un a ciò che mangiamo e beviamo. Ma identificabilità. Naturalmente anche premio per giovani ricercatori, anche prima di tutto è necessario sapere in questa fase le Università devono a completamente delle varie ricerche e conoscere la naturalità e la sanità seguire, controllare e certificare tutti universitarie che da sempre vengono delle materie prime con le quali sono i momenti significativi del processo: da noi finanziate e nel 2016 abbiamo prodotti gli alimenti e le bevande che non è pensabile che l’uomo possa compiuto il settimo anniversario, cul- consumiamo: ci sono materie prime dare il meglio senza un arricchimento minato l’8 marzo scorso con la pre- ricche di sostanze antiossidanti, ma continuo della sua conoscenza e ciò miazione dei vincitori a Montecitorio se queste materie prime sono colti- può avvenire esclusivamente col con- nella Sala della Lupa (la prestigiosa vate con pesticidi-diserbanti-prodotti trollo (essere controllati e confrontarsi sala dove tra l’altro è stata firmata la inquinanti, quali effetti hanno sul continuamente è il modo migliore per nostra Costituzione). In quell’occa- prodotto che mangiamo? Questo è sbagliare meno) e il conforto di chi ha sione il presidente prof. Fregoni ha uno dei temi che noi stiamo portando esperienza e cultura maggiore e so- premiato la signora Graziella Ron- avanti con ricerche e studi specifici. prattutto una conoscenza generaliz- caglioni Soldera con un diploma al Cosa ne pensate? zata e varia degli stessi problemi che merito della biodiversità ornamentale. il viticultore affronta ogni giorno; oltre Mi fa piacere anche sottolineare che il P.s.: scusate le mie continue citazioni, naturalmente alle possibilità di studio, primo premio ex aequo è stato confe- ma la cerimonia dell’8 marzo a Roma sperimentazione e ricerca anche con rito alla Dott.ssa Elena Piva e al Dott. è stata per me esaltante.

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Caos calmo

In Italia stanno emergendo in tutta la loro gravità le contraddizioni nel movimento populista di Grillo: la situazione della giunta capitolina è la chiara e limpida manifestazione controcorrente di gianfranco soldera dell’incapacità degli esponenti Grillini di poter governare, ma, a mio avviso, dimostrazione più profonda sono le loro primarie per i candidati sindaci di città importanti, come Monza, dove la candidata a sindaco dei Grillini, signora Falduto, ha vinto con 20 voti (si, avete letto bene, solo 20 persone le hanno concesso la preferenza).

La candidata si è poi ritirata e il candi- il suo candidato Pirondini, che ave- quanto è scritto sul blog ed è finita lì. dato del Movimento 5 Stelle di Grillo va ottenuto meno voti della signora Lui afferma di non avere alcun rappor- a sindaco di Monza sarà il signor Sin- Cassimatis. La giustificazione di Grillo to con l’attività del blog, non sa niente doni, che ha ottenuto l’enorme con- riportata da tutta la stampa è stata: e non si è mai candidato coi 5 Stelle. senso dei suoi elettori in numero di 17 fidatevi di me e ciò è stato scritto sul Si è così instaurata la democrazia di preferenze: avete letto bene… 17 voti blog di cui lui non è né responsabile, Grillo, che stabilisce chi deve vincere per poter essere il candidato a gover- né direttore, né autore, né gestore, né le comunali (o anche le votazioni per nare una città come Monza! Purtrop- moderatore, né titolare del dominio, il candidato a presidente del consi- po Monza non è un caso isolato, infatti almeno così affermano i legali di Gril- glio alle prossime elezioni politiche e le pochissime preferenze ottenute dai lo, che lo difendono da una querela inoltre chi sceglie chi vota?) e se per candidati a sindaco del Movimento di del PD. Sembra che tutto dipenda caso non vince il candidato che vuole Grillo è un fatto generalizzato. Ancor dal signor Bottaro Emanuele, che, lui, la candidatura viene annullata con più emblematico e grave è quanto intervistato da Repubblica il 16 marzo un ‘fidatevi di me’. Sono sicuro che gli è successo a Genova, dove la can- 2017, conferma che il dominio è suo italiani valuteranno molto attentamen- didata grillina Cassimatis ha vinto le dal 2001, che Grillo è suo amico, che te questi fatti. comunali per diventare sindaco, ma è stato citato in giudizio due volte, ma Sono trascorsi oltre due mesi dalla la signora non è gradita a Grillo, che ogni volta gli avvocati di Grillo hanno presidenza Trump e le nomine dei perciò le toglie il simbolo e promuove spiegato che lui non c’entra niente su suoi ministri e gli atti legislativi mi

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inesigibili o comunque da svalutare) e queste situazioni critiche, che vengo- no da lontano, se non ben affrontate saranno di gran nocumento per tutta l’economia italiana, impedendo che investimenti esteri siano immessi sul nostro mercato. Le situazioni di crisi delle banche Popolari Vicenza e Banca Veneta s’aggravano sempre più e non s’intravede la possibilità di soluzioni positive. Le banche italiane sono oberate da crediti deteriorati e riporto uno studio di Mediobanca sul problema: “Le sofferenze nette sono a quota 77 miliardi, quelle lorde poco oltre 100 miliardi e i non performing loans superano i 350 miliardi. Tanto che l’Npl ratio batte tutti in Europa. Durante una conferenza organizzata da Nextam Partners, il rapporto tra Npl e crediti totali delle 4.356 banche italiane è pari al 16,4% (Npl ratio), in Spagna è del 5,9%, in Francia del 3,9%, in Germania dell’1,5% e la media europea si ferma al 5,4%. La European Banking Authority accende il semaforo rosso per un ratio supe- riore all’8%. Ma è davvero necessario liberarsene, come sta imponendo in alcuni casi la Bce? Per Francoforte un livello elevato di Npl ha un impatto negativo sulla concessione dei pre- stiti alle aziende. Secondo la Banca d’Italia – si legge nella presentazione hanno confermato che la Sua poli- agevolato, aumentando di 50 miliardi – il livello di Npl non influenza di per tica sarà improntata ad agevolare le di dollari le spese militari (sarà inte- sé la politica d’erogazione del credito problematiche e le divisioni esistenti ressante vedere quali spese diminuirà e sono rilevanti piuttosto fattori spe- in Europa, emblematico è stato il ver- per aumentare quelle militari). Le sue cifici di domanda (come lo stato di tice con la Merkel del marzo scorso affermazioni sui possibili interventi salute dell’impresa) e offerta (come le in USA: militari ribaltano la politica di Obama, dimensioni e il capitale della banca). 1. Trump ha rifiutato la stretta di ma- che aveva proibito l’utilizzo di soldati Forzare le banche a cederli potrebbe no alla Merkel davanti ai giornalisti. USA sui terreni dei conflitti. Spero che essere controproducente, se questo 2. Ha ventilato una tassa del 35% sui i cittadini e le istituzioni USA abbiano deteriorasse la loro dotazione di ca- prodotti importati dalla Germania. la forza e la possibilità di contenere pitale. Del resto, gli Npl delle banche 3. Ha chiesto alla Merkel di aumen- la politica populista e delle promesse, italiane sono aumentati molto negli tare le spese militari sino al 2% del che mi sembra sia l’attuale linea del anni successivi alla recessione del P.I.L. presidente Trump. 2009, ma – fa notare Mediobanca Penso inoltre che s’avvicinerà sempre La situazione delle banche italiane è – l’Npl ratio italiano era elevato già più alla Gran Bretagna e alla Russia, sempre più difficile soprattutto per i prima della crisi”. anche per contenere al massimo la problemi del personale (età avanzata Secondo me ha ragione la BCE e non forza economica della Germania e fa- e non adattabilità alle nuove tecnolo- la nostra Banca d’Italia, ma è solo la vorire così l’industria USA, che ha già gie; enorme numero di agenzie, crediti mia opinione. Cosa ne pensate?

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si fa presto a dire Sangiovese IL “GENIUS LOCI” DEL gran vitigno toscano

Il Vinitaly è un importante momento d’incontro fra produttori e mondo commerciale, oltre a essere un appuntamento fondamentale nel quale the wine watcher di paolo vagaggini il consumatore può conoscere le produzioni dei vari territori e dei loro specifici vitigni. Per questi motivi diventa un nodo centrale per il discorso enologico la scoperta del rapporto fra il terroir e i vitigni, lo sviluppo e l’elaborazione dei vini.

Il Nebbiolo delle Langhe, la Rondi- complessa perché questo grande tori di regioni lontane, che descrivono nella e la Corvina della Valpolicella al vitigno è difficile e richiede un terroir le forme d’allevamento dei loro vigneti nord, il Nerello mascalese dell’Etna, il perfetto in collina ben ventilata, alla e come creano le condizioni ottimali Primitivo di Manduria e il Negroamaro giusta altitudine secondo la zona, una per le loro uve. Pensate alla viticoltura pugliesi al sud sono solo alcuni dei buona esposizione, un impasto del eroica delle zone alpine, in cui i vigneti grandi vitigni delle parti più estreme terreno misto argilloso drenante con sono abbarbicati sulla parete della della nostra penisola, ma nel centro un allevamento molto impegnativo e montagna e le lavorazioni, come la Italia il vitigno principe è il Sangiovese. condotto con cura maniacale. Se so- Questo gran vitigno viene allevato in no rispettate tutte queste condizioni, purezza per il Brunello e il Rosso di esplode nelle annate favorevoli e pro- Montalcino, ma anche i disciplina- duce i grandi vini che conosciamo. ri di altri grandi vini come il Chianti Quanti altri grandi vini possiamo de- Classico, il Nobile di Montepulciano gustare al Vinitaly di ogni regione e di o il Montecucco ne prevedono un tanti vitigni, tutti prodotti in cui la cura quantitativo minimo intorno all’85% esasperata verso la qualità s’esprime e spesso i produttori scelgono il in forme le più diverse… È estrema- 100% autonomamente. È una scelta mente interessante ascoltare i viticol-

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Un vitigno apprezzato come il San- giovese ha avuto una notevole diffu- sione in territori come il Sud Italia, la California, l’Argentina, ma con risultati deludenti e in alcuni casi disastrosi, tanto che ha costretto gli sfortunati produttori a estirparlo: solamente nel meridione d’Italia ne sono stati tolti circa 50mila ettari ovvero la quantità di quello che fieramente vegeta e produce nelle due regioni nelle quali è grande ovvero in Toscana ed Emilia Romagna. Ma quante differenze an- che in questi due territori vicini con un vino sanguigno e ben tannico in Emilia e uno più sottile ed elegante in Toscana: due magnifiche interpre- tazioni della stessa anima. Perché il Sangiovese ha molti caratteri nella stessa anima, dovuti all’interpretazio- ne del luogo, perchè il “genius loci” appunto esprime proprio il carattere peculiare del luogo. Quello che risulta essere impressionante è come que- sto vitigno riesca a trasferire nei vini che produce le caratteristiche speci- fiche del luogo, in tutti i dettagli e con sottigliezza. Nella mia presentazione dell’annata 2016 per il Benvenuto Brunello ho sostenuto una tesi sul carattere del Sangiovese, la quale spiega che, es- sendo questo vitigno molto sensibile a quanto avviene nel suo territorio nelle varie fasi fenologiche della vite, esso è raccolta, vengono effettuate a mano, lizzazione dei Romani è straordinario, dotato anche di una sua intelligenza, spesso con sporte caricate sulle spal- se si pensa che nei territori conqui- con la quale riesce a volgere a proprio le: penso alla Val d’Aosta e a tante al- stati portavano la viticultura ovvero favore eventi che sembrano negativi. tre regioni di montagna, dalla Liguria una coltura agricola permanente, i cui In un’annata come la 2016, partita alla Costiera Amalfitana. risultati sarebbero stati fruibili dopo non bene a livello meterologico con Ognuna di queste splendide viticol- almeno tre anni dall’impianto, mentre un’alternanza di piogge e sole, freddo ture è stata ispirata dal “genius loci” i barbari al massimo potevano coltiva- e caldo fra le varie zone, il Sangiovese dei Romani ovvero quello che i fran- re cereali, utili per sfamarsi nel breve ha sviluppato profumi intensi e franchi cesi definiranno dopo secoli come tempo del saccheggio. Al contrario i di marasca, una forte spalla acida, terroir, la somma di territorio, clima, Romani costruivano strade pavimen- che è garanzia di capacità d’invec- ventosità, umidità, esposizione e fat- tate e acquedotti anche d ’incredibile chiamento per i vini, un colore bellis- tore umano. È stupefacente il livello ingegneria: sono rimasto stupito dal simo, profondo e vivo; e ti trovi il vino di civiltà e cultura raggiunto dai nostri Pont du Gard nel sud della Francia, che non t’aspetteresti, figlio certo del grandi antenati Romani, che avevano un acquedotto su tre livelli alto 49 “genius loci”. Dei vini stilisticamente già compreso la fondamentale impor- metri per una lunghezza di 275 metri moderni, come li definisce mio figlio tanza del “genius loci” per i vitigni: costruito nel 60 d.C., ancora di mae- Jacopo, enologo laureato alla presti- veramente incredibile! Il livello di civi- stosa bellezza. giosa facoltà di Bordeaux.

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Il vino per l’Italia rappresenta un tesoro inimmaginabiledal valore ma bisogna saper raccontarlo…

Vinitaly rappresenta una grande rassegna dei vini italiani che hanno conquistato in pochi decenni i mercati del mondo. Segno di qualità e grandi doti di produttori, tecnici, maestranze, operatori De gustibus disputando commerciali, più le doti naturali del suolo e del di zeffiro ciuffoletti sole italico – “la prima macchina” dell’agricoltura italiana, come scrisse Richard Cobden – che hanno creato prodotti in grado di competere coi migliori vini del mondo e con quelli francesi, che detenevano da secoli il primato per la qualità e la quantità dei prodotti esportati.

Intorno al vino, anche in Italia, sono dell’Italia in campo internazionale è storia del vino. Si pensi, solo per fare nate tante riviste specializzate che si dovuto ai prodotti di lusso a marchio un caso, alle tante iniziative di studio stanno facendo le ossa, insieme con italiano e fra questi il vino. Sono i no- e ricerca su “Culture et traditiones quelle che ormai si sono guadagnate stri migliori ambasciatori nel mondo. du vin” dell’Université de Bourgo- una reputazione consolidata. Sul vi- Per questo, però, si deve fare di più. gne. Da tempo sono scesi in campo no si stanno pubblicando libri, guide, C’è qualcosa, diciamolo, in cui i fran- anche gli inglesi e gli americani, sia monografie e da ultimo i giornali e cesi sono rimasti insuperabili, come le televisioni dedicano una notevole sappiamo. Saper gustare dei vini e attenzione al settore enologico e in saper coglierne le qualità richiede generale all’enogastronomia. Tut- una certa dose di cultura, un certo to bene allora? Non ci si deve mai grado di competenza. Per questo i accontentare e si può sempre fare francesi hanno coltivato una capacità di più. Anche perché il vino, come straordinaria di studiare e raccontare tutto il vasto settore del made in la storia dei loro vini. Cattedre univer- Italy, rappresenta un valore, in ter- sitarie, convegni, seminari, incontri e mini economici e culturali, semplice- progetti di ricerca, borse di studio, si mente inimmaginabile. Quel poco di contano a centinaia le iniziative che reputazione (residua) sull’affidabilità ruotano intorno alla cultura e alla

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nell’editoria che nel cinema, così da Alessandro Baricco presso la sua di territorio dei vini: la prima al mon- come nella televisione e nella “rete”. Scuola Holden di Torino e suppor- do. Tre secoli fa, cioè nel 1716. Del resto sono proprio americane le tato da Challenge Network. Ospiti In quest’ambito, sebbene in forma riviste in grado di classificare, con eccellenti e maestri della narrazione più didattica, Carlin Petrini, con la le loro pagelle e le evaluetions, i mi- per trovare nuovi strumenti e nuove sua Università del Gusto, è stato gliori vini del mondo. Sono loro che strategie per raccontare le aziende. un pioniere. Saper padroneggiare muovono il mercato e orientano la Un esempio utile di quanto si pos- le tecniche di narrazione diventa domanda delle etichette di maggior sa ancora fare in termini di ricerca fondamentale per tutte le imprese, pregio. Il punto è che i grandi vini, storica nel caso italiano lo si può figuriamoci per quelle del vino, un quelli dell’area mediterranea, hanno vedere nel mio recente volume Terre impasto di gusto e passione, vita e una storia ed è proprio questa che fa Uve Vini. La denominazione dei vini natura. Raccontar storie, un’attitudi- la differenza. Le storie, però, bisogna di qualità nella Toscana medicea e il ne antica come il mondo presso ogni saperle raccontare e, prima ancora, contesto europeo (Firenze, Edizioni civiltà e ogni tribù, può significare sa- andarle a scoprire nelle fonti del pas- Polistampa, 2016). In questo libro, per padroneggiare un modello stra- sato. Saper confezionare delle buone aperto anche a contributi di storici tegico ancor più valido per guidare la narrazioni è fondamentale per tutte le francesi e spagnoli, si ricostruiscono crescita delle imprese e rappresen- imprese, come dimostra il successo le origini di quel fenomeno che è di- tare l’inconfondibile qualità dei nostri di Corporate Storytelling presentato ventata la denominazione d’origine o vini e dei nostri territori.

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L’Enoteca Italiana di Siena e il Vinitaly, il percorso della qualità

Col mese d’aprile torna il Vinitaly e, per chi ha vissuto e vive il mondo del vino, già da marzo comincia a sentire forte il richiamo. Per me, che l’ho vissuto sin dal lontano 1985, è tempo di nostalgia, non solo della mostra, ma anche della spazio libero Città di Verona, che si aveva modo di vivere la di pasquale di lena sera, alla ricerca di un ristorante e la notte con passeggiate nelle strade del centro della bella città scaligera, attaccate al suo famoso anfiteatro.

Per la prima volta nel 1985 l’Enote- dopo l’Expo 85, evento che ha fatto prima fra tutte la Carta dei Vini (tra- ca (ancora) Italica di Siena esce dal conoscere questa città, quand’anco- dotta in cinque lingue), col racconto bastione San Filippo della Fortezza ra doveva festeggiare il suo secolo di di un percorso esaltante, quello dei medicea, oltrepassa le mura della vita. L’anno 1985 rappresenta l’inizio vini a denominazione d’origine. Il per- città e va a vivere a Verona la sua pri- di un programma che porterà l’Eno- corso che pone al centro il territorio, ma avventura nel piazzale della Fiera, teca a far vivere la comunicazione proprio perché origine ed espressione all’aperto. Uno spazio fortunato, visto del vino italiano di qualità doc e delle fondamentale della qualità di un vino. che, col suo piccolo stand scoperto, prime docg sui più importanti mercati L’Enoteca Italiana e il Vinitaly diven- è stata bagnata da una pioggia che ha del mondo, laddove la sua vetrina tano, alla metà degli anni Ottanta, caratterizzato le giornate della XX edi- viene aperta per la presentazione protagonisti importanti della grande zione della manifestazione veronese. delle nostre eccellenze enologiche Ed è a Verona che l’Enoteca diventa la - prim’ancora di farle degustare - a vetrina itinerante, oltre che permanen- opinion leaders, giornalisti, ristoratori, te, dei vini Doc e Docg italiani. L’anno importatori e consumatori di mercati dopo, già a gennaio, a Strasburgo in in forte crescita. Una buona occasio- Francia e, nella seconda metà d’ago- ne anche per raccontare la cultura e sto, a Vancouver in Canada a vivere la storia del vino italiano e, con esse, la prima edizione della Food Pacific, la del Paese del Vino (Enotria Tellus). E Fiera dell’Agroalimentare, organizzata lo fa utilizzando le sue pubblicazioni,

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europeo, del trattato Ceta, quello dell’Europa col Canada, ha ridotto a poca cosa, nel momento in cui sono solo 141 le indicazioni geografiche, delle 2.959 riconosciute in Europa, inserite nel trattato, cioè oggetto di salvaguardia da parte del Canada. C’è da dire che, di queste 141 indi- cazioni geografiche, sono appena 41 quelle italiane e, non a caso, tutte e solo quelle che coinvolgono le indu- strie agroalimentari, la gran parte nelle mani di multinazionali. Ben poca cosa di fronte alle 814 complessive, di cui 291 Dop e Igp. La cancellazione, con un semplice tratto di penna, di ben 767 eccellenze Dop e Igp, Doc e Docg e con esse dei territori che, insieme alla qualità, esprimono storia, cultura, tradizioni, ruralità e agricoltura conta- dina, ambienti e paesaggi. In pratica, con l’approvazione del Ceta e domani dell’altro trattato cogli Usa, il Ttip, vie- ne cancellato un percorso esaltante e si verifica la fine di una stupenda -av ventura delle nostre eccellenze, cioè del cibo di qualità, che è tanta parte della bella immagine che l’Italia vive nel mondo. Come dire l’impossibilità di competere e vincere, da ora in poi, su un mercato sempre più globale svolta, il cosiddetto “rinascimento del dei valori e delle risorse dei territori, proprio col glocale, cioè l’espressione vino italiano”, che è anche la definitiva quali la storia, la cultura, le tradizioni, delle bontà agroalimentari dei nostri affermazione del Dpr 930 del 1963, la diffusa agricoltura. Non a caso oggi luoghi. C’è, per fortuna, ancora una il decreto del riconoscimento delle sono 291 le indicazioni geografiche, possibilità per far tornare a com’era Doc, Docg e Igt, che ha tracciato il dop e igp italiane riconosciute, sul- prima la situazione ed è quella che i percorso della qualità dei vini italiani. le complessive 1.579 riconosciute Parlamenti nazionali e di alcune regio- Ed è così che il vino diventa un testi- dall’Unione Europea. Un rapporto ni dell’Europa, chiamati a esprimere mone e, in molti casi, il testimone più ancor più importante, che rafforza il il loro voto, dicano NO, al trattato importante di un territorio. Tant’è che primato dell’Italia, se si comprendono Ceta, così da bloccare anche il Ttip, il processo dell’indicazione geografi- anche i riconoscimenti dei vini, ben in corso cogli Usa. NO per riaffermare ca, con l’approvazione nel 1991 dei 814 riconoscimenti complessivi per un primato che l’Italia si è dato, frutto Reg. Ue 2081 e 2082, s’allarga all’in- l’Italia (36%) su i 2.959 riconosciuti non solo della qualità dell’origine, ma sieme delle eccellenze agroalimentari dall’Ue. Uno straordinario primato a anche dell’intelligenza della miriade di con 13 nuove tipologie di prodotti livello mondiale, che è il miglior rico- produttori, soprattutto contadini e di riconosciuti. L’Italia, che ha ispirato noscimento dei caratteri del territorio trasformatori. Un NO al Ceta e al Ttip questi regolamenti, già a partire dal italiano e dei suoi mille e mille piccoli e per dire SI alla bellezza e alla bontà 2005 - quando riesce a sorpassare grandi territori d’origine della qualità. di questo nostro Paese, espresse da la Francia e poi a distanziarla - vive Un primato, in pratica, che l’approva- paesaggi unici e una tavola ricca di un il primato dei riconoscimenti, frutto zione recente, da parte del Consiglio patrimonio d’eccellenze.

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E-commerce come strumento antidazio ovvero il teletrasporto di Star Trek!

Il 2016 è stato un anno boom per l’export del made in Italy, principalmente grazie a vino, aceto balsamico e salumi con vittoria schiacciante anche sul competitor più agguerrito nel settore vino lex agroalimentare ossia la Francia. Tale exploit di danilo tonon porta i più importanti studiosi del settore a e andrea kordi confermare tale trend positivo anche per il 2017 e, i più romantici, a sostenere l’ipotesi di un Studio Tonon, Ferrari & Partners fatturato pari a 7,5 miliardi di euro nel 2020 solo Roma, Milano, New York con l’export del vino. Cifre da capogiro, ma non del tutto impossibili. In tal senso, un nuovo modo di commercio, l’e-commerce, è dai più indicato come la “svolta epocale” nel commercio.

L’e-commerce, che si pone come al- dotto che non sia reperibile nel proprio dell’export del made in Italy. ternativa e integrazione al commercio Paese ovvero a condizioni economi- Non si può nascondere il timore del tradizionale, è un commercio virtuale, che anche migliori delle cosiddette ritorno all’era del proibizionismo, da- che oramai è divenuto il principale vendite classiche. Uno shopping ad- to che nel panorama mondiale non canale di mercato anche per il settore dirittura senza frontiere, senza limiti e si parla d’altro che di barriere, muri, dell’abbigliamento e del turismo in senza orario. Un nuovo modo di fare dazi e dogane (anche se parrebbe ra- Italia, ma con aspirazione di mono- commercio che mette tutti d’accordo gionevole credere che eventuali dazi polizzare la stragrande maggioranza (o sembra mettere tutti d’accordo) e dei mercati. L’e-commerce si denota sullo stesso piano, sia grandi imprese sempre più come la soluzione, la no- che piccoli imprenditori, che nel mer- vità per l’export in tutto il mondo di cato tradizionale non sarebbero nelle prodotti pronti per la vendita, in modo possibilità di colmare il gap coi grandi virtuale. L’e-commerce ha la presun- produttori. L’e-commerce convince zione di rapportarsi col consumatore sempre più anche sulla base dei pre- e le aziende come “il negozio del sagi del ritorno al proibizionismo. Un mondo”. Il consumatore, dalla sua remake di dazi e tasse doganali che si poltrona di casa o dal suo ufficio, può pongono inevitabilmente in contrasto avere a portata di click qualsiasi pro- anche con la crescita esponenziale

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doganali saranno più semplicemente Italy, come, in particolare, i prodotti che di prodotto stesso, nonché con applicabili a merci producibili nello vinicoli o, più in generale, i prodotti riferimento all’effettiva provenienza. Stato che li impone, piuttosto che agroalimentari, che tutto il mondo ci Degli interrogativi di non poco conto anche a merci che possono essere richiede. ai quali, in questo nuovo panorama, prodotte unicamente in altri Stati. Infatti, il primo quesito che ci si pone non si può dare una risposta anco- Tutto ciò ovviamente in totale con- è se, e in che modo, anche questo ra certa. Tuttavia l’auspicio è che trotendenza rispetto all’indirizzo post nuovo mercato possa esser sottopo- gli echi del proibizionismo vengano bellico della totale libertà di circola- sto, prima o poi, a dazi e tasse do- completamente travolti dalla crescita zione di persone e cose. In tale con- ganali. Ovvero subire addirittura delle esponenziale dell’export, in un’ottica testo necessita individuare un valido “censure” durante il trasporto del di mercato globale, ma comunque strumento che garantisca l’export, in prodotto al consumatore finale. Allo rispettoso delle regole della qualità e particolar modo anche del ben amato stesso tempo ci si deve interrogare della provenienza veritiera del prodot- made in Italy. su quale sia il mezzo di trasporto più to. Diversi sono, comunque, gli inter- veloce e sicuro per prodotti di parti- In caso contrario, tuttavia, sarà sem- rogativi sulla tenuta e validità dell’e- colare pregio. Fermo restando il con- pre percorribile l’idea di rispolverare commerce per quel che concerne trollo che deve/dovrebbe esser fatto l’intramontabile teletrasporto di Star- i prodotti nostrani di gran pregio e sulla genuinità del prodotto venduto Trek! E quindi… dall’Enterprise un successo nell’export del made in via internet sia a livello d’etichettatura saluto di vivo ottimismo!

141 oinos • rubriche A PRANZO con i giornalisti Un titolo criptico per iniziare questa rubrica? Diciamo un invito. Nel nostro peregrinare sulle forme di comunicazione e su cosa fare WINE COMMUNICATION per incrementare la forza del nostro brand, di riccardo gabriele abbiamo visto già alcune cose che spero siano state interessanti per voi. In questo numero vorrei analizzare una delle forme per poter incontrare i giornalisti di settore.

Partendo appunto da un invito: a pran- zo o a cena. La convivialità della tavola è uno degli aspetti più interessanti in ogni parte del globo. Riuscire poi a presentare la propria azienda e i suoi vini abbinandoli al cibo crea anche un interesse maggiore. Ma come muo- versi? La prima cosa da fare è trovare la giusta location. Il ristorante, l’eno- teca, il wine bar sul quale potete con- tare e con cui instaurare un rapporto di collaborazione importante. Deve nascere feeling tra voi e chi prepare- rà la vostra degustazione abbinata. Il mio consiglio è cercare persone che abbiano voglia di fare un percorso con voi. Perché, alla lunga, se esiste un bel rapporto tra azienda e ristorante tutto questo si percepirà anche a tavola coi vostri commensali, dando una sensa- zione di familiarità sempre piacevole. Trovato il luogo e accordati, si proce- derà al menù in abbinamento. Sempre meglio mandare allo chef dei campio- ni prima, in modo che, degustandoli, nire gli ultimi dettagli (apparecchiatura, possa proporvi portate ad hoc. Stilato bicchieri – meglio uno per vino e non il menù e i costi, siete pronti per invita- più di 4/5 vini – eventuali commensali re la stampa al vostro evento. Un invito in più o in meno da sistemare) e stap- semplice, formale. Una mail e un col- pare con calma le bottiglie insieme a po di telefono e siete pronti. Qualche coloro che faranno il servizio per voi. giorno prima dell’evento invierete i vini, Arrivano i primi ospiti, un calice di ben- in modo che siano in loco prima, evi- venuto. Ecco, siete tutti. Un saluto e tando sballottamenti dell’ultimo minu- un ringraziamento e via coi primi vini, to e temperature non corrette. Il giorno la presentazione delleagiornata e i pri- stesso andrete un po’ prima per defi- mi cibi. Buon appetito!

142 Il nostro vino siamo noi. Noi vignaioli che immaginiamo un’idea e la inseguiamo per anni. Noi uomini e donne, che trasformiamo l’uva in vino con le nostre conoscenze, i nostri errori, le nostre tecnologie. L’uomo e il suo sapere appartengono al terroir come il sole e la pioggia, la terra e la vite. Non possono esistere grandi vini senza la grande passione degli uomini.

Massimo Piccin

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anno V, n. 19 gennaio-febbraio-marzo 2017

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hanno collaborato Paolo Baracchino – Paolo Benedetti Alessia Bruchi – Zeffiro Ciuffoletti Sebastiano Cortese – Pasquale Di Lena Giorgio Dracopulos – Michele Dreassi Daniela Fabietti – Giovanna Focardi Nicita Mario Fregoni – Riccardo Gabriele Piera Genta – Andrea Kordi Massimo Lanza – Luigi Pizzolato Melissa Sinibaldi – Gianfranco Soldera Danilo Tonon – Paolo Vagaggini

fotografia Bruno Bruchi

stampa Tap Grafiche, Poggibonsi

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