BELISABIO BUCCI Ispettore Onorario dei Monumenti

BAGNOLI IRPINO E LE SUE OPERE D'ARTE

GUIDA corredata da notizie storiche e piante ed illustrazioni originali dell'Autore

Biblioteca Provinciale S.e G C ipone

P;:ov,le

Tip. B. COPPINI & C. Firenze'. Via del Serragli, 19 1947

AVELLINO BELISARIO BUCCI 12 Luglio 1873 - 2 giugno 1947

« .... Con la sua dipartita si chiude quella schiera di uma- nisti, tutti presi da una febbrile ansia di conoscere il pensiero e l' intuizione dei maggiori, che onorano la terra che aveva già dato i natali a Leonardo Di Capua. « Con lui scompare quell'ultima generazione che aveva sa- puto unire alla profondità del sapere una naturale, quasi fan- ciullesca, modestia, al culto del vero e dell'onesto una serietà di pensiero e di azione, all'esaltazione e all'ammirazione del- l'Italia una vita tutta dedita alla celebrazione del genio italiano. «Se superiorità, d'ingegno pone gli individui nell'aristo- crazia dell'intelletto, egli fu tra questi; l'ingegno unito ad una tenace ed indomabile volontà seppe accendere in lui grandi pas- sioni che lo portarono a ricerche, talvolta avventurose, sempre af- fannose, di manoscritti sepolti nella polvere delle biblioteche per- ché potessero illuminare di nuova luce uomini e fatti della sua terra, alla celebrazione della quale aveva dedicato un modesto ma intesessante lavoro storico, che avrebbe dovuto veder luce tra giorni. « Cultore delle scienze astronomiche e matematiche, nelle — 4 — sue limpidi e geniali meditazioni, contro le ardite concezioni metafisiche, riconobbe i limiti della scienza nella vita spirituale dell'uomo; nella meravigliosa semplicità e regolarità delle leggi naturali giunse alla conciliazione tra scienza e fede con la con- vinzione profonda e sincera del suo pensiero di cattolico e della sua lealtà di scienziato. « Egli, nel divenire incessante della vita, sopravvive, so- pravviverà nella celebrazione dello spirito, celebrazione che gli amici compiranno nell'intimo della coscienza, ogni qualvolta un ricordo, un pensiero, scaturiti dai suoi dotti conversari, si riaccenderanno nel fondo imperscrutabile dell' anima. »

Benevento, 20 Giugno 1947

RAFFAELE LENZI

ABBREVIAZIONI

(A) = Altorilievo ; a.~anno; alt, — altare ; (B)~Bassorilievo ; e. = circa; dest. ~ destra-o ; Int. ~ Intagliatore ; man.to = mano- scritto; n.rrnato; P. = Pittore; S. — Scultore; se e . — secolo ; sin. ~ sinistra-o. Alla memoria dell'indimenticabile amico GUSTAVO TRILLO

PREFAZIONE

Fra tutte le opere dell'ingegno umano, quelle relative alle arti belle sono state sempre considerate come l'indice più sicuro e chiaro della civiltà di un popolo. Bagnoli Irpino, fra tutti i comuni dell' Italia meridionale, così ricca di opere e di tradizioni artistiche, può, con giusto orgoglio, annoverarsi fra i primi, per la copia e l'eccellenza di tali opere che adornano le sue chiese ed i suoi palazzi pubblici e privati, tanto più che esse, per la maggior parte, son dovute al genio dei suoi figli, che in ogni secolo, dal Rinascimento ad oggi, han lasciato tracce indelebili sia nella loro patria che altrove. Queste opere noi qui cercheremo di illustrare ed elencare, con la maggior esattezza possibile, completando l'arida descrizione con opportune notizie storielle, sia per farle tener sempre presenti alla mente dei nostri concittadini, e spronarli ad emulare i nostri grandi, sia per dar modo ai visitatori amanti del bello di conoscerle, di ammirarle e di studiarle, per la maggior gloria di questa nostra cara Patria, che vorremmo divenisse sempre più grande e sempre più bella, degna delle sue tradizioni, mai smentite in tutta la sua breve ma gloriosa storia. Bagnoli Irpino, gennaio 1947. CENNI STORICI

Sic te Balneoli aurei recessus Ament, Balneoli, domus deorum. (GIANO ANISIO)

Le origini di Bagnoli risalgono, per quanto si può desumere dai documenti finora conosciuti, al tempo della dominazione dei longobardi nel Ducato di Benevento, cioè qualche secolo prima del mille. Infatti, un locus Balneoli (locus è equivalente al vicus dei romani, cioè ad un piccolo a casale») si riscontra in un documento del 1001. Dalla tradizione e dagli Statuti Capitolini conservati nella Chiesa madre, si sa poi che, anteriormente al sec. XIII, esistevano diversi « Casali », tra i quali, molto- antico quello di San Lorenzo, e che gli abitanti di essi, per sfuggire alle incursioni dei Saraceni e di altri invasori, si raggrupparono al principio di quel secolo intorno ad una antica chiesetta dedicata a Santa Maria che sorgeva sul luogo dell'attuale Chiesa madre di fronte al poggio sul quale verso la fine del sec. VIII, i longobardi eressero un fortilizio, o castellum, allora già quasi in rovina. Fino a che Bagnoli non venne eretta a Ducato nel 1611, nei primi tempi faceva parte del Gastaldato di , poi per circa due secoli ne fu divisa ed in seguito incor- porata nella Contea di detta cittadina. Numerosi e non sempre ben noti furono i Signori di questa Terra che si successero fino al 1445 : indicheremo solo i principali e quelli che si resero benemeriti per le loro iniziative o per le loro concessioni. Durante il periodo degli Svevi furono feudatari di Montella i D' Aquino, Conti di Acerra, dei quali, Riccardo, nel 1171, cedette alla Badia di Montevergine il Casale di San Lorenzo, gli abitanti di esso con tutti i loro diritti, il castagneto di «Giovanni Calvo» (l'attuale « Ponticiello »), il latifondo « Bisselita o Visciglieta » (comprendente gran parte dell'attuale « Bosco mezzane », « Fonta- navulli », « Rossolino » ecc), con l'obbligo, fra l'altro, di riedifi- care la Cappella diruta di San Sebastiano che ivi esisteva, ed il mo- lino della « Pollentina ». Col tempo tutti questi beni passarono a Bagnoli o al Capitolo, e poi ai cittadini bagnolesi. I Gianvilla o Janvilla, Conti di S. Angelo Lombardi, che suc- cessero ai D' Aquino, dominarono per tutto il sec. XIV. Di essi, il

Avvertenza — Non sarà fatto cenno, in questa Guida, delle opere di Scarso valore artistico o di nessun interesse storico per Bagnoli. — 7 conte Filippo nel 1312 ottenne di non far pagare ai bagnolesi i pedaggi per le mandrie di ovini e di bovini transumanti per Mon- tuori, per la Capitanata e la Basilicata, ciò che dimostra che in quel tempo era a Bagnoli fiorente la pastorizia, industria mai ces- sata, favorita dall'abbondanza dei pascoli esistenti nell'esteso terri- torio montagnoso. Nel 1445, Re Alfonso I D'Aragona, che si era impadronito del Reame, concesse ad un suo prode guerriero, lo spagnolo Garzici Cavaniglia, che lo aveva validamente aiutato nella conquista, per 11 mila ducati il feudo di Montella con Bagnoli e Cassano, subito elevato a Contea. La famiglia dei « Cavaniglia » è stata quella che ha arrecato i più notevoli benefici a Bagnoli, governando con Tro- iano I, Diego I e II, Troiano II, e Garzia II per circa un secolo e mezzo. Garzia I morì in guerra e così pure Diego I per ferite ri- portate nell'assedio di Otranto; quest'ultimo venne sepolto in una bellissima tomba marmorea nella Sagrestia di « San. Francesco a Folloni » in Montella. Suo Figlio Troiano I, valoroso, colto, diffuse nei suoi feudi idee di progresso e di rinnovamento. A Bagnoli, che egli sempre predilesse, fece migliorare la fabbricazione dei tessuti di lana che già esisteva da tempo, impiantò una tintoria nel suo palazzo, detto perciò della Tenta, l' attuale palazzo comunale, ed una conceria, e per favorire la bachicoltura e l'industria della seta fece diffondere la piantagione dei gelsi. Invitò, verso il 1500, molti accademici Pontaniani nel suo Castello, i quali visitarono spesso Bagnoli, da essi chiamato Domus Deorum, per le tante sue bellezze. Per questi convegni diamo più estese notizie nel Capitolo sul « Castello » e nella nota n. 6. Il maggior beneficio che questa arrecò a Bagnoli, fu la costruzione della Chiesa e del Convento di S. Domenico per opera delle Contesse Giulia Caracciolo e Marghe- rita Orsini, rispettivamente nonna e madre di Troiano I, tra la fine del sec. XV ed il principio del XVI. Assecondate dall'entu- siasmo dei bagnolesi e dall' opera fattiva del nostro Ambrogio Sal- vio, che vi contribuì con oltre ventimila ducati, venne annesso al Convento uno Studentato che divenne un superbo centro di cultura ed un semenzaio di uomini illustri nelle lettere, nelle scien- ze e nelle arti che nei sec. XVII e XVIII tanto onorarono Bagnoli, movimento intellettuale parallelo a quello che si era sviluppato nelle rimanenti regioni d'Italia. Ad esso non fu estraneo il concorso, per quanto in minor misura, delle scuole del convento di S. Sebastiano e S. Rocco, fondato dai Verginiani nel sec. XVI, per adempiere agli obblighi da essi contratti per la donazione di Riccardo I D' A- quino. L'ultimo dei Cavaniglia, Garzia II, vendè il feudo nel 1589 a Giovanni Caputo. Si susseguirono in pochi anni diversi possessori, fra i quali da segnalare Allegra de Tassis che concesse nuovi Ca- pitoli alla Bagliva nel 1592, concessione tanto importante che i suoi feudatari erano costretti ad accettare con giuramento nel prendere possesso del feudo. Per pochi anni Bagnoli divenne anche Terra demaniale, finché passò allo spagnolo Bernardo de Quisos e da questi, che mori nel 1607, alla vedova Beatrice Mayorga, finché con privilegio del Re di Spagna Filippo II, del 6 Luglio 1611, il feudo venne eretto a Ducato. Primo Duca fu il figlio della, Mayorga, Ferdinando, che, essendo allora minorenne, fu sotto tutela della madre fino al 1623. Imparentatasi questa famiglia, nel 1644, con l'altra pure nobile degli Strozzi di Firenze, i Duchi Mayorga - Strozzi tennero il Ducato fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte abolì la feudalità nel Regno Napoletano. Di questi Duchi, G. Battista nel 1687 concesse ai cittadini ba- gnolesi alcuni terreni alle « Coste » per farvi sorgere dei Casta- gneti, e Filippo Maria, nel 1761, concesse i diritti di « fida » e « diffida » della montagna . Avvenimenti notevoli nei due sec. XVII e XVIII furono : l'incendio del 1651 che distrasse l'antica Chiesa madre, subito ri- costruita ed abbellita del nuovo a Coro »; la trasformazione di essa nello stato, attuale avvenuta nel sec. successivo ed inaugurata nel 1769; la terribile epidemia di peste nel 1656 che mietè qui oltre mille vittime, ed infine i terremoti del 1688 e del 1694. Col nuovo sec. Bagnoli si ridesta a nuova vita. Le nuove idee sparse dai francesi, che trionfarono con la proclamazione della glo- riosa Repubblica Partenopea, fecero risorgere la « Carboneria » che in Bagnoli ebbe una Vendita intitolata : « I Figli del Sole » e della quale facevano parte le persone più colte del paese. Nei moti del 1820 moltissimi furono i bagnolesi che vi presero parte attivamente, e molti anche i perseguitati ed i condannati. Anche la « Giovine Italia » ebbe molti entusiasti affiliati. Cessato con l'epopea Garibaldina del ' 60 il governo borbonico, Bagnoli riprese decisamente il suo movimento ascensionale, sopito lungamente in quel triste periodo. L'apertura di nuove strade, che sono le arterie vitali dei popoli, la sistemazione di quelle interne, 1' assestamento delle sue finanze, 1' apertura di nuove scuole, fra le quali quella professionale per l'industria del legno, l'illuminazione elettrica del paese, fanno bene sperare che, con l'avvento della Repubblica, alla quale Bagnoli aderì a grande maggioranza, il suo avvenire sarà degno delle sue tradizioni e delle sue aspirazioni.

Altre notizie potranno trovarsi nei diversi Capitoli di questa t Guida, e specialmente nella descrizione delle Chiese e del Castello, nelle « Notizie varie » e nelle « Note ». 1 Via Roma - 2 Piazza di Capua - 3 Via Garibaldi-Fontana - 4 Pa- lazzo Comunale - 5 Largo Umberto 1-6 Castello - 7 Via de Roga- tis - 8 Edificio Scolastico. — CHIESE: A Duomo - B S. Domenico - C del Monastero - D S. Giuseppe - E S. Margherita. Topografia dell'abitato di Bagnoli Irpino ed Itinerari Premettiamo dei brevi cenni sulla topografia di Bagnoli Irpino, e sugli itinerarii da seguire per chi desidera visitare tutte le Chiese, gli edifici e le altre località indicate in questo volumetto, riman- dando per maggiori e più diffuse notizie su questa cittadina, ai due ultimi capitoli : « Notizie varie » e«Per i Turisti ». Dalla Stazione ferroviaria di Bagnoli Irpino, sulla linea Avel- lino-Rocchetta S. Antonio, dopo circa 2 chilom. di via rotabile, in lieve salita, si giunge alle prime case dell'abitato. In questo punto, mentre la rotabile, continuando a sin., si dirige a , e S. Angelo Lombardi, a destra invece prosegue nella via Boma, allargata nel 1912. A metà di questa via, a sin., il Monastero-Con- servatorio di S. Caterina da Siena, e dopo breve tratto si sbocca nella bella Piazza di Capua che è la più spaziosa del (2). Per la maggior parte è occupata da uno spazio regolare sopraele- vato con marciapiede, contornato di elci e nel mezzo una graziosa fontanina, con alta ed elegante base ottagonale, sormontata da un puttino e due delfini con tre getti d'acqua. Al lato sin. l'antico — 10 — palazzo dei Cavaniglia, ora degli eredi Sanduzsi, più in sù la pic- cola Chiesa di S. Margherita e il Monumento ai caduti della guerra 1915-18, e nel lato inferiore a dest. quasi al centro, il palazzo già dei Calderoni. Continuando in questo lato si giunge alla via Garibaldi, la principale di Bagnoli, un po' tortuosa, in lieve pendio, fiancheggiata tutta da marciapiedi e pavimentata con pietra del Vesuvio. Subito, a sin,, la fontana Gavetone con la Torre dell'Orologio pubblico (3), caratteristica per una pianta di carpine che spunta dalla base stessa della torre. Dirimpetto il Palazzo Pe- scatori. Più in basso, a sin., una piccola edicola con l'Affresco della Vergine, di fronte alla quale, a dest. la via che mena al Ca- stello, verso la metà della quale, a sin., il palazzo Moscariello, già dei Bruno, ed alla fine, a dest. l' Ufficio Post-telegrafonico e poi il Largo Serra, il Castello (6), e la Chiesa di S. Giuseppe (D). Se- guitando sempre nella via Garibaldi, a dest. il Palazzo Comunale (4) e, più in basso, pure a dest., per la breve via Marconi, si giunge alla piazzetta Umberto I (5), dove è la grandiosa Chiesa Parroc- chiale di S. Maria Assunta (A) o Duomo. . Ritornando nella piazza Di Capua,, parallelamente quasi alla via Garibaldi, la via De Rogatis (7) che conduce, verso la fine, per un vicoletto a dest., al largo S. Rocco, dove si trova l'ex Convento S. Hocco, sede dell' Edificio scolastico (8), con la Scuola di Avviamento Professionale « Michele Lenzi », a tipo industriale, e le Scuole elementari. La stessa via De Rogatis, seguitando, sbocca in una rotabile non completata che mena ad , mentre prima, dopo circa un chil., per una breve mulattiera, si può visitare la Chiesa di S. Lorenzo, la più antica del paese. Dall'angolo dest. della stessa piazza Di Capua, per la via D'Aulisio, si giunge ad un larghetto (9) dove è la Chiesa e l' ex Convento di S. Domenico (B). Per la via M. Lenzi che fiancheggia l'ex Convento, si imbocca la rotabile, la maggior parte in forte salita, che mena all'altopiano Laceno col laghetto omonimo, dove si può osservare la Cappella-Ospizio del SS, Salvatore. Al princi- pio, a. dest., la Casa dell'Assistenza, nei ruderi dell' ex Convento, ed a qualche centinaio di metri, a sin., per una comoda via mu- lattiera accessibile anche all'auto, e dopo un percorso piuttosto breve, si può visitare la Cappella della Pietà. Chiesa curata collegiata di S. Maria Assunta

Dalla Piazza Di Capua, seguendo la via Garibaldi e pie- gando a dest. per la via Marconi, si giunge alla piazzetta Um- berto I, dove si erge la Chiesa Parrocchiale di S. Maria As- sunta. Già nel sec. XII e forse anche prima, nel luogo dirim- petto al rialto sul quale si ergeva 1' antico fortilizio longobardo, allora quasi diroccato, secondo gli antichi Statuti Capitolari e la tradizione, esisteva una chiesetta dedicata a Santa Maria, che ingrandita e trasformata doveva diventare poi il tempio at- tuale. Intorno a questa chiesetta si stabilirono a poco a poco nel secolo successivo gli abitanti dei diversi casali sparsi nel territorio bagnolese, ed in primo luogo quello di S. Lorenzo. La chiesetta si ingrandì man mano fino ad avere nel sec. XVII tre navate e ben venticinque altari, con pregevoli opere d' arte, quadri e statue ora scomparse, di rinomati artisti paesani e fo- restieri (v. nota n. 1). Era allora orientata da levante a ponente con 1' entrata verso il rialto, in (T), dove è la cosiddetta Porta piccola. La navata centrale aveva 1' altare principale e 1' abside con l'antico Coro, sistemati in quel tempo nella cappella (E) che era la principale e la più grande, detta perciò Cappellone. Una pic- cola porta secondaria nella navata laterale sinistra, si apriva anche al posto dove è ora 1' entrata principale, ma più in den- tro. Distrutta quasi completamente nell' incendio del 1651, fu subito riedificata, ed allora venne anche costruito il nuovo Coro, quello attuale, sistemato in quel tempo nella stessa Cappella (E). Nel secolo successivo venne ingrandita e sistemata come ora si vede. Per necessità topografiche, poiché la nuova Chiesa avrebbe avuta una lunghezza quasi doppia dell' antica, se ne mutò la direzione, invece che da ponente a levante, nell'altra perpen- dicolare alla prima, cioè da settentrione a mezzogiorno. Così l'ingresso divenne quello attuale, raggiungendosi anche lo scopo di rivolgere la facciata verso l'abitato, che nei secoli . — 12 — precedenti si era venuto sviluppando in quella direzione. Al- lora venne abbellita di quasi tutte le opere d' arte che ora vi si ammirano. La nuova chiesa venne inaugurata e consacrata nel 1769. Una comoda scalinata, che al primo ripiano si divide in due branche, fiancheggiata da una balaustra incompleta, in ghisa, di fattura moderna, termina ad un secondo ripiano dove si apre il gran portale d'ingresso, sul quale è posta, in una nicchia, una antica statua in legno dell' Immacolata Concezione. protettrice di Bagnoli. L'interno, a croce latina, ha una lunghezza di m. 53, una larghezza al transetto di m. 28. È a tre navate, la centrale larga m. 10,15 e le due laterali m. 3,56 ognuna. Ha poi due piccole navate, specie di corridoi, larghe ognuna m. 1.10. Nel- l'ultima ricostruzione, data l'epoca, si adottò lo stile barocco, però senza esagerazioni e senza soprastrutture di ornato, in modo che essa si presenta all' occhio dell' osservatore, simpatica, sem- plice ed austera. Negli anni 1928 - 29, ad iniziativa del Par- roco del tempo D. Alfonso Buccino e del Sac. D. Giuseppe Di Sabato, con pubblica sottoscrizione, e col concorso dello Stato, vennero eseguiti lavori di sistemazione della intera tettoia ed attintatura dello interno di tutta la Chiesa. Nel 1939 poi, venne sostituito 1' antico pavimento a lastrico, costruito a. spese del Comune nel 1766, da uno a lastre di pietra di Trani, a spese della famiglia Gatti, in memoria del figlio Vittorio. Interno (fig. 7) - All' ingresso, (A) nell' interno, sulla porta maggiore di entrata : La decollazione di S. Giovanni Battista, grande tela del pittore bagnolese Andrea D' Asti, A sin. (B) il Battistero, del quale è rimasta la sola parte superiore, in legno noce, opera mirabile di intaglio di Scipione Infante bagnolese, 1' autore principale del Coro, e di Jacopo Bonavita di . Dirimpetto, una mezza figura di S. Giovanni Battista, quadro di Francesco de Rosa detto Pacecco, pittore napoletano morto nel 1654. Sulla stessa parete, in una piccola custodia, un espres- sivo Hecce Homo, scultura in legno di ignoto autore. Navata sinistra - Sagrestia - Al di sopra della porta della Sa- grestia (C), la Crocifissione, quadro.di ignoto autore (forse una 13 copia). Nella prima stanza (C), una gran tela, l'Immacolata Con- cezione, che protegge Bagnoli, dell'artista bagnolese Gustavo Trillo, morto di recente, ed i ritratti di due illustri bagnolesi : il Domenicano Ambrogio Salvio (1491 - 1577), (Vedi : Chiesa di S. Domenico in questa Gui- da), ed il vescovo Angelo Antonio Pallante (1703-1765) ricordato nella lapide sita nella navata cencentrale di fronte al Battistero. Nella se- conda (C), un Cristo crocifis- so, dipinto su tavola, molto espressivo, secondo il Lenzi opera del Gianni, che egli dice vissuto nel principio del secolo scorso. Di questo artista napoletano non si sono potute rintracciare notizie, l'opera però sembra essere molto più antica. I mobili che si trovano nella parete di fronte e nelle due laterali della porta, specie di armadi con alzate, sono ad intagli semplici ma molto in- teressanti (1). Nell'altra stan- Chiesa di S. Maria Assunta za (C") si conserva l'Archivio Parrocchiale nel quale, oltre molti interessanti documenti, fra i quali un antico manoscritto del 1647, contenente preziose no- tizie sull'antica Chiesa anteriore all'incendio del 1651, si con- servano i Registri dei battezzati o nati dal 1593, dei morti dal 1641 e dei matrimoni dal 1600. Uscendo dalla Sagrestia, nel primo alt. a sin. (D), il qua- dro della Vergine con S. Luca e S. Nicola di Bari di Giacomo Cestaro bagnolese. A sin. tra l' alt. e la porta della Sagrestia il S. Francesco di Paola, scultura in legno del Cerasuolo, scul- tore Bagnolese. Nella grande Cappella seguente, detta il Cap- pellone (E), che nella Chiesa primitiva costituiva l'alt, mag- — 14 — giore della navata centrale, sul bell'alt., in alto, in una cu- stodia a vetri, il Cristo morto *, scultura in legno di meravi- gliosa fattura per realismo ed espressione, capolavoro dell'ar- tista bagnolese Domenico Venuta. Al di sopra, 1' Addolorata, pregevole quadro del D'Asti. Nella piccola navata a dest. la statua in legno di S. Lorenzo, anche del Venuta (2). Ai lati dei due pilastri di entrata di questa Cappella, in due scara- battoli, due busti in legno, ambedue del Venuta, a sin. S. Francesco d' Assisi, ed a dest. S. Carlo Borromeo, * mira- bile per la naturalezza dell' espressione. Nell' alt. seguente (F) la Vergine col Bambino ed i Santi Pietro e Paolo, quadro in tela molto rovinato ed oscurato, proveniente dalla antica Con- grega dei Nobili, Cappella ora diruta nei pressi della Chiesa, quasi dirimpetto alla Porta Piccola (T). Nel suo viaggio a Ba- gnoli nel 1835, il poeta Parzanese osservò questo quadro nella detta Congrega, non ancora abbandonata, e per quanto ne ri- ferisce, il quadro stesso doveva essere allora in ottimo stato, perché ne ammira « il colorito perfetto in ogni maniera che fa testimonianza della perizia del pittore ». A prima vista lo cre- dette opera del Sabatino (Andrea da Salerno), ma se ne ricre- dette. Il Lenzi lo dice opera di un pittore ignoto del 600. Transetto sinistro. — Sull'alt. (6), all'estremo sin. del Transetto, la Trinità con i Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista grande quadro del Cestaro. A sin. in un armadio, una bella statua del Venuta, l'Addolorata; a dest, poi, nell'angolo in (H), un' artistica Nicchia (3) in noce finemente intagliata, in istile del 500, dell'artista bagnolese Erminio Trillo, ese- guita nel 1885, con belle colonne corinzie ai lati e bassorilievi nei riquadri della base, in cui son raffigurati diversi simboli dell'Immacolata. In essa è custodita la statua della Immaco- lata Concezione, tanto venerata dai bagnolesi, opera non priva di pregi artistici, di ignoto autore del sec. XVII, che il nostro storico Sanduzzi ha creduto di identificare nel Bonavita di Lauro, uno dei principali artefici del Coro. Ai lati della nic- chia, due grandi Candelabri finamente intagliati, dello stesso Trillo. Sull' alt. (I) la Concezione, quadro del Cestaro. 15

Nel fondo della cupola della Crociera, è incastonato, in forma circolare, un quadro del D' Asti, il Cristo risorto. Abside e Coro. — Di fronte all'abside, preceduto da uno spazioso Presbiterio, il maestoso e bellissimo alt. maggiore, notevole per varietà di marmi pregiati e policromi, e per gli ornati vari e delicati, di perfetta e squisita lavorazione, fian- cheggiato da due angioli anche in marmo, che reggono due cornucopie che servono da candelabri, altare degno in tutto di questo bel tempio. Coro.* — Per due porte laterali, si passa in uno spazio rettangolare (L) su tre lati del quale si presenta allo sguardo attonito del visitatore il Coro, il vero gioiello di questo tem- pio, capolavoro di intaglio e di concezione ben noto nell'Italia meridionale, passato in proverbio e descritto da eminenti ar- tisti e studiosi, quali il Tedesco, il Lenzi, il De Rose, che ne fece un attento esame e ne dette un appassionato giudizio, ed in ultimo dal Rev. Patrone che lo illustrò in un opuscolo che contiene la riproduzione fotografica di tutti gli stalli (fig. 1 e 2). Questa insigne opera d'arte, venne eseguita tra il 1652 ed il 1657, dagli artisti bagnolesi Scipione Infante, Gian Domenico e Giovanni Angiolo Vecchia, e Giacomo Bonavita, detto il Capoccia di Lauro. Gli autori principali però furono l' Infante ed il Bonavita. Esso si erge maestoso su di un'area di forma rettangolare di m. 9,10 per 7,30: si compone di diciannove stalli, di cui sei in ciascuno dei due lati, lunghi ognuno m. 5,20; e sette sul lato frontale, lungo m. 8,60. L' altezza dal piano del pavimento alla parte superiore della trabeazione è di m. 3,70. Cominciando dalla sin. di chi entra, trovansi rappresen- tati man mano nei singoli stalli, episodi del Vecchio Testa- mento negli Altorilievi rilevati nel masso delle colonnine, alte ciascuna cm. 90, ed episodi del Nuovo Testamento nei Basso- rilievi, di cm. 60 per 23, posti nei riquadri degli stalli. Ori- ginariamente venne situato nella Cappella (E) dell'antica Chiesa, ma venne sistemato in seguito nel posto attuale allor- ché la Chiesa venne ingrandita nel sec. XVIII. E poiché il nuovo spazio era più largo del primo, vi si aggiunsero due porte nei prospetto per colmare i vuoti, continuando però l'an- — 16 — tica trabeazione in piena armonia col resto. Nella ricomposi- zione, alcuni altorilievi, non si sa se per isbaglio o intenzio- nalmente, furono spostati dal posto che avrebbero dovuto oc- cupare per conservare l'ordine cronologico, altri ne furono aggiunti che non si riferiscono ad episodi biblici, ma che hanno soltanto un effetto decorativo. L' ordine cronologico però è conservato nei Bassorilievi. L'osservatore, come ben dice l'artista Michele Lenzi: « guarderà con attenzione i gruppi di figure abbozzate con somma perizia artistica, la varietà e novità degli ornati, i mascheroni, gli animali fantastici, i puttini di svariate movenze, e le cornici sempre varie tra loro ». E, come più giustamente osserva il Tedesco parlando dei bracciuoli : « Ogni bracciuolo ha un ornamento a parte, e sostegno sfoggiante in ricchezza d'intaglio, di mostri, di fogliami, l'uno sempre differente dal compagno ». Agli intenditori d'arte poi, desterà somma mera- viglia che oscuri artisti, in un paesello sperduto nei monti, lontano dai centri di cultura e di arte, senza maestri, senza modelli a cui ispirarsi, donarono alla loro patria un'opera che sarà ammirata nei secoli. La loro valentia si può valutare specialmente in alcuni altorilievi appena abbozzati, nei quali pochi colpi di scalpello lasciano già intravedere quale sarà l'opera compiuta in tutti i suoi particolari. Tutto il lavoro di- mostra che questi artisti, più che modesti intagliatori, avessero il gusto e la tecnica di veri scultori, perché da una materia così poco adatta come è il legno, poterono ricavare effetti che si possono avere soltanto col bronzo. Dopo i giudizi completi ed esaurienti, dati dal Tedesco, dal De Rose, su questa autentica opera d'arte, che non ri- portiamo per la tirannia dello spazio, non ci azzarderemo cer- tamente a darne uno proprio, ci limiteremo pertanto a ripor- tare quello del Lenzi, che ci sembra il più sintetico ed il più giusto, giudizio che egli espresse parlando dello Infante : «I pregi principali del nostro Coro, scrisse egli, sono: uno stile abbastanza puro benché fatto in un' epoca in cui il barocchismo aveva invaso tutti i rami dell' arte — una fantasia senza li- miti non solo nella composizione dei gruppi, quanto nella va- — 17 — rietà degli ornati— una franchezza di scalpello ed una sicu- rezza da indicare con pochi colpi tutto ciò che l'artista de- siderava ». Diamo ora l'elenco dei singoli soggetti, dal primo a sin. all' ultimo a destra, e poiché negli Altorilievi quasi sempre son trattati due episodi, il primo indicato si riferisce alla parte superiore ed il secondo alla inferiore. Daremo poi qualche cenno per quei soggetti che meritano una speciale attenzione da parte dell'osservatore, o per la perfetta esecuzione, o per qualche altra particolarità degna di rilievo. Gli Altorilievi sa- ranno indicati con (A) ed i Bassorilievi con (B). L'Alt, indi- cato in ogni stallo è il sin. rispetto all' osservatore. L' aste- sterisco, dopo l'indicazione (A) o (B), indica che il pezzo me- rita particolare attenzione. 1° Stallo (fig. 3): (A) La creazione della donna (gruppo abbozzato, ma già molto espressivo). — Adamo che impone il nome agli animali.,— (B) Gesù fra i Dottori. — 2° Stallo: (A) Adamo ed Eva colgono il frutto proibito. — L' Angelo li scaccia dal paradiso. — (B)* S. Giovanni predica sulle rive del Gior- dano. (Tutto, personaggi, movenze, rendono la scena viva e palpitante). —3° Stallo: (A) Caino uccide Abele — Lamec uc- cide Caino. — (B) Le tentazioni di Gesù nel deserto. (Nel pic- colo quadretto l'artista ha saputo raccogliere le tre scene della tentazione). — 4° Stallo : (A) Le coppie degli animali entrano nel- l' Arca. — Sacrificio di Noè dopo il diluvio. — (B) La piscina probatica. (La scena è bene espressa e le difficoltà prospetti- che ben superate). — 5° Stallo: (A)* Il sacrificio di Abramo.— Il garzone del Patriarca con 1' asino. (È uno degli Alt. me- glio finiti, se non l'unico nel quale si può ammirare tutta la valentia dell'artista). (B) Gesù e la Samaritana. L'episodio evangelico è stato reso a perfezione dall' artista, e tale da lasciare intravedere la sublimità della discussione tra Gesù e la donna). — 6° Stallo: (A) Lotta di Giacobbe con l'Angelo. (L'epi- sodio è reso con un realismo di particolari che stupisce). — Giacobbe pastore. (B) La guarigione del cieco nato. — 7° Stallo: (A) Davide con la testa del gigante Golia (4). (B) La Cananea.— 8° Stallo: (A) Beniamino innanzi a Giuseppe con la tazza tra- — 18 — fugata. Giuseppe estratto dal pozzo. (Cronologicamente, il pezzo inferiore andrebbe prima di quello superiore). — (B) Guari- gione dell' indemoniato. — 9° Stallo: (A) Mosè converte la verga in serpente) (o: Mosè con la verga convertita in serpente). — La strage dei primogeniti in Egitto. — (B)* La pesca miracolosa (Scena riprodotta con vera perfezione tecnica).— 10° Stallo: (A) Mosè con le tavole della legge. — Due puttini che sosten- gono la Bibbia). (B) Gesù consegna a Pietro le chiavi della Chiesa, (fig. 5) (o : Gesù costituisce Pietro Capo della Chiesa). (Questo episodio è stato scelto dall' artista intenzionalmente per questo seggio destinato al Vescovo, quale simbolo del- l'autorità. Anche i due Alt. che fiancheggiano questo stallo sono qui situati ad arte, perché il primo simboleggia la legge ed il secondo la giustizia. Sono del pari pieni di simboli gli ornati dell'intero stallo, molto diversi dagli altri). —11° Stal- lo : (A)* Giuditta con la testa di Oloferne. (v. la nota al Bass. precedente. Alt, finito e condotto a perfezione). — (B) S. Pie- tro sulle acque rimproverato da Gesù di poca fede). — 12° Stallo: (A) L' asino parla a Balaam. — Due putti con la stella di Giacobbe. (Di questa stella parla Balaam nella sua profezia). — (B) Il Centurione inginocchiato chiede a Gesù la guari- gione di un servo. — 13° Stallo: (A sin.) Sansone atterra un leone e lo dilania. — Dalila recide i capelli a Sansone. — (A dest.) Giaele conficca il chiodo nelle tempia di Sisara. — Ad Adoni- bezec, per la legge del taglione, vengono mozzate le mani. — (B)* Il convito in casa di Simone Fariseo e la conversione della donna peccatrice. (Bass. molto bene eseguito che esprime con evi- denza i diversi sentimenti dei personaggi, giusta il racconto evangelico). N. B. Dal 14° Stallo al 19° ed ultimo, l' Alt. indi- cato è il destro dello stallo e non più il sinistro. — 14° Stallo: (A) Samuele consacra Davide re d'Israele. — Davide mozza il capo al gigante Golia. L'Alt, sin. è semplicemente decorativo. (B) La risurrezione di Lazzaro.—15° Stallo: (A) Davide che snona l' arpa — Due puttini col libro dei salmi di David. — (B) En- trata trionfale di Gesù in Gerusalemme. (Questo Bass. è forse il più bello per le molte e varie figure, per la bella composizione e per l'accurata esecuzione). 16. — Stallo: (A)* II giudizio di — 19 —

Salomone (fig. 4). Nella parte superiore Salomone in trono che giudica, un soldato ed il bambino. Nella inferiore le due donne che liticano. (Uno degli Alt. meglio riusciti per la semplicità e di esecuzione e per i diversi sentimenti espressi dai singoli personaggi). — (B) La lavanda dei piedi. (Anche questo Bass. è pregevole per la composizione e la esecuzione perfetta). — 17° Stallo: (A) Elia nutrito dal corvo. — Elia sul carro di fuoco ed Eliseo che ne raccoglie il manto. — (B) La Santa Cena. — Istitu- zione del Sagramento della Eucarestia. — 18° Stallo: (A) L'Angelo Raffaele con Tobia. — Il cane avvisa Tobia padre del ritorno del figlio. — (B) Discesa di Gesù al Limbo. — 19° Stallo: (A) Habacuc preso pei capelli dall' Angelo per essere trasportato a Babilonia. — Daniele nella fossa dei leoni ascolta la voce del profeta Haba- cuc. — (B) S. Tommaso Apostolo tocca il costato a Gesù. Notevole pure l'artistico Leggio o Trapezio, opera anche dell'Infante. Alle spalle del Coro, il grandioso Organo (M), fattura di arti- sti bagnolesi del sec. XVII, nel fronte del quale un piccolo quadro di ignoto autore : Davide che suona l' arpa, di buona esecuzione. Nella volta dell'Abside, l'Assunta* (fig. 6), grande affresco del Cestaro, notevole per la sapiente collocazione delle figure e per la luminosa e fresca colorazione. Porta la data del 1761. Nelle pareti laterali i due quadri del D'Asti: La Natività di Gesù a sin. e l'Adorazione dei Magi a destra. Per una porticina a sin., contigua al primo stallo, si passa nel così detto Belvedere (N), specie di loggiato scoperto, dal quale si gode una bella veduta della parte meridionale di Bagnoli e dei monti circostanti. In (0) sarà sistemata la nuova Sagrestia. Transetto destro. — Passando all' ala dest. del Transetto, all'alt. (P) il S. Giuseppe, tela del Cestaro, un po' deteriorata per un cattivo restauro, e nell'altro (E), L'Assunta con diversi Santi, fra i quali S. Lorenzo e S. Onorio, protettori di Ba- gnoli, è S. Carlo Borromeo, gran quadro del D'Asti. Nell'an- golo (Q), in un grande armadio, il Cristo risorto o in gloria, statua in carta pesta, pregevole, di Francesco Nigro, anche bagnolese, pittore, scultore ed ornamentista. Navata destra. — Nell' alt. seguente (S), la Vergine con — 20 —

S. Bartolomeo e S. Leonardo, mediocre tela dello stesso Nigro. Nell'angolo sin. di questo alt., in una nicchia, la statua in le- gno del S. Pasquale*, bellissima e molto espressiva del Ve- nuta. In (T) segue la così detta Porta piccola, già porta d' in- gresso dell'antica Chiesa. In fondo alla navata, al lato sin. della porta del Campanile, in (V), in una nicchia costruita di recente dalla locale Scuola di avviamento, la statua in legno di S. Rocco di ignoto autore, qui trasportata dall' antica chiesa a lui dedicata, distrutta dall'incendio nel 1914. Al lato dest. di essa, in (X) la porta del Campanile. Sui due ultimi pilastri, verso la navata centrale, due la- pidi, delle quali quella a dest., in (Z), del 1769, ricorda la consacrazione della nuova Chiesa fatta dal vescovo Bonaven- tura, e quella a sin. in (Y), ricorda il riconoscimento fatto con Bolla Pontificia del 1857, di questa Chiesa quale « Collegiata, Curata ed unica Parrocchiale ». Da notarsi anche, sul pilastro. (Z) il grandioso e spazioso Pulpito, in legno noce, con eleganti medaglioni, anch' essi fattura di artisti bagnolesi. Oltre alle statue accennate, sempre esposte alla vista dei fedeli, in luoghi riposti si conservano anche varie statue di argento, tra le quali veramente artistiche quella di S. Lo- renzo e di S. Onorio martire. Di quest'ultimo santo, in una urna a parte di argento cesellato, è custodito il corpo, tolto dal Cimitero di S. Callisto in Roma, e donato dal Duca G. Battista Mayorga-Strozzi e da sua moglie la Contessa Ottavia Renzi nel 1687. Viene anche conservato un bellissimo Croci- fisso di avorio, di delicata e squisita fattura. All' esterno, al disotto della grondaia del campanile si legge la seguente iscrizione incompleta : PER INTERCESSM SAE IRE- NAE . . . . A . FVLGVRE ET TEMPTE LIB. NOS DOM. Nella parte inferiore dello stesso campanile, è murata una lapide dettata da Vito Fornati in occasione della celebrazione, nel 1899, del primo centenario della liberazione di Bagnoli dalla minacciata invasione delle truppe francesi, qui inviate per punirla della sua insurrezione contro la Repubblica, libe- razione attribuita dai fedeli alla intercessione della Immacolata. Per questo culto Vedi Capitolo a pag. 48. Fig. 1. — Bagnoli Irpino - Duomo - Coro - Angolo sinistro. Foto B. Bucci TAV. II

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Fig. 2. -Coro - Lato .sinistro. Foto B. Bucci — 21 —

Chiesa di S. Domenico

Nella parte più alta del paese, al principio della strada rotabile che porta al piano Laceno, sorge questa Chiesa che tanti ricordi suscita, perché l'antico Convento che vi era an- nesso, ora in gran parte distrutto, accolse per diversi secoli una comunità di frati Domenicani, dalla scuola dei quali uscì la maggior parte degli uomini illustri che hanno onorato il nostro paese, nelle lettere, nelle scienze e nelle arti. Sorse la chiesa primitiva, col titolo di S. Maria di Loreto, nel 1485, con annesso un piccolo Convento, per iniziativa delle Contesse Giulia Caracciolo e Margarita Orsini che la inaugu- rarono nel 1490. In seguito, per opera del bagnolese domeni- cano Ambrogio Salvio, (1491-1577), la Chiesa ed il Convento annesso vennero ampliati tra il 1535 ed il 1546. In tale occa- sione alla Chiesa venne mutato il titolo in quello di S. Dome- nico. Distrutta quasi interamente dal terremoto del 1694, la Chiesa venne subito ricostruita, ed invece che nello stile cin- quecentesco primitivo, come si può dedurre da alcuni fram- menti di capitelli, di cornici e colonne, venne adattata al barocco, lo stile allora dominante. Elegante nel suo piccolo pronao o porticato (A), con sei colonne e larga trabeazione. Maestoso il Campanile (0), fatto quasi esclusivamente a spese del Salvio, alto ora trenta metri, quadrato con basamento a scarpata, nel quale risalta il toro, di squisito lavoro e perfezione. Oltre il basamento, per due piani è quadrato, mentre il terzo, in cima, è ottagonale. Ter- minava con una cuspide con globo ed una croce di ferro, che vennero abbattuti da un fulmine nel 1837 (fig. 8). Deturpata dal tempo, da cattivi restauri e dall'abbandono in cui malau- guratamente è stata lasciata, dopo la soppressione dei conventi del 1808 ed il passaggio delle Chiese allo Stato nel 1809, a prima vista l'aspetto di questa Chiesa, nel suo interno special- mente, desta un senso di tristezza e quasi di disillusione; ma l'occhio del conoscitore appassionato vi scopre i segni incon- — 22 — fondibili del suo antico splendore, da giustificare la passione che per essa ebbero i nostri antenati. L'interno è a croce latina, con tre navate, la centrale larga m. 8,20 e le altre m. 3,50 ciascuna. La lunghezza è di m. 35,30 ed il transetto di m. 33,20. Il soffit- \ to della navata centrale, oriz- zontale come nelle basiliche, è suddiviso in scomparti con- tornati da ric- che cornici in- tagliate e do- rate, nei quali son dipinte sce- ne della vita di S. Domenico e ritratti dei Santi dell' or- Chiesa di S. Domenico. dine Domeni- cano. Alcuni dei riquadri son distrutti o molto danneggiati, qualcuno detur- pa. : s o n o i n t r a v e r t i n o , r i c o p e r t i p e r ò di un leggero strato di intonaco.

laterale sin(B) a n ta una grande lapide della famiglia che dette « Bagnoli molti uomini il- lustri Ivi sepolti:.ì.tombà di famiglia, che venne distrutta nel terremoto del 1694 (erroneamente riportato nella lapide pel 1688). Il testo della lapide è sormontato da uno stemma inciso nel marmo, che comprende, oltre quello del Gargano, anche quelli delle altre famiglie con le quali i Gargano erano impa- rentati. Nel secondo alt. sin. (C) il quadro che lo sovrasta rappresenta le nozze di Sara figlia di Raguele, col giovane — 23 —

Tobia suo cugino. Sul terzo alt. (D): L'Annunziata, quadro di ignoto. Al lato dest. di questo alt. una lapide, che con enfasi celebra le gesta del concittadino Giovan Vincenzo Grassi, guerriero, vissuto nel sec. XVI. Nella cappella sin. del tran- setto (E), nel fondo, sull'alt, il quadro della Circoncisione, creduto opera di Francesco Curia, pittore napoletano noto dal 1588 e morto il 1610, nel quale, tra le figure del primo piano, si son voluti ravvisare i ritratti del Conte Troiano II Cavani- glia e di sua moglie. Questa supposizione però non è esatta perché il conte morì nel 1550, ed il Curia quindi non poteva averlo conosciuto. Secondo un'altra ipotesi, più verosimile, il quadro sarebbe opera di un allievo di Marco Pino da Siena che venne qui nel 1576, ed i ritratti rappresenterebbero il pittore Pino e sua moglie, riprodotti in un quadro del mae- stro senese, che si conserva nel Museo Nazionale di Napoli e che ha per oggetto anche la Circoncisione. Nella parete dest. la Resurrezione, ed in quella sin. la Nascita, quadri di cui non si conoscono gli autori. Da una porta a sin. si passa nella sagrestia (F). L'alt, maggiore (G) è bellissimo, composto di marmi di gran pregio e di colori svariatissimi, con pezzi di lapislazzuli. Il Coro (H) è anche molto bello, di stile cinque- centesco, disgraziatamente destinato a sicura rovina, perché nessuna cura si ha per la sua conservazione. Misura m. 9x6. Nella parete centrale dello stesso Coro si osserva una piccola tavola : La Madonna col Bambino, dipinto del 500, ora molto deteriorato, come son quasi tutti i quadri di questa Chiesa. Nella Cappella (I) che segue, sull'alt, una gran tavola rap- presentante la Madonna del Rosario di Marco Pino da Siena, con due gruppi di Santi; a sin. in primo piano, S. Pio V, inginocchiato, S. Tommaso e S. Domenico. A dest. S. Pier Damiani e S. Caterina da Siena e, inginocchiato, S. Antonino Arcivescovo di Firenze secondo le più recenti ed attendibili interpretazioni. Ai piedi di S. Pio V si legge la firma del pit- tore e la data: «Pio aere - Marcus de Pino Senensis - Fac. bat - MDLXXV1, (fig. 9). Il quadro può dirsi, senza esagerazione alcuna, un vero capolavoro (5) per gli effetti di luce, per la giustezza e sicu- — 24 — • rezza del disegno, per la forza plastica che modella con straor- dinaria vigoria ogni cosa, per la espressione che anima ogni figura. Da notare poi, in, particolar modo, la serenità ed il celestiale sorriso della Vergine, il candore del Bambino, i vari sentimenti di devozione, di esaltazione o di estasi che tra- spaiono dai sei santi, che sono al primo piano. Nessun segno del manierismo che è stato attribuito ai pittori compagni del senese che in quel tempo dominavano in Napoli si scorge in questa opera, che Bagnoli è giustamente orgogliosa di posse- dere. Il quadro principale, su tavola, come si è detto, misura m. 3,37 di altezza e m. 2,20 di larghezza, è circondato da di- ciotto piccoli quadretti o loculi, nei quali son dipinti i misteri del Rosario ed in uno di essi, a dest. in basso, la Battaglia di Lepanto, avvenuta nel 1571. Con i loculi, l'intero quadro misura m. 4,39x3,25. Date queste dimensioni, e la difficoltà per quei tempi di poterlo trasportare da Napoli, il pittore do- vette certamente venire a Bagnoli per dipingerlo. Tutto è rac- chiuso in un grandioso ed elegante portale dorato, con due colonne laterali e con eleganti intagli. Sul fregio e la cornice, in una sagoma ellittica, anche bene intagliata; il Padreterno che regge il mondo, quadro di ignoto. Nel lato dest. della cappella, l'Incoronazione di Maria del D'Asti e nel sin. poi, la tomba di Alessando Ronca, bagnolese (1527-1607), guerriero, che prese parte alla battaglia di Le- panto. Al disopra della lapide che ne ricorda le gesta, in bas- sorilievo, un pregevole busto a medaglione di lui, anche in marmo. A dest. di questa Cappella, per una porticina, e per un breve corridoio si passa in una Cappella più grande, sede della Congregazione del Rosario (M) fondata nel 1569, dove si nota un bell'alt, in marmo sul quale la Madonna del Rosario, quadro ad olio di ignoto, ed a dest. un altro quadro, forse del Nigro: II sogno di S. Giuseppe, proveniente pure dalla distrutta Chiesa di S. Rocco. Ritornando nella Chiesa, nella Cappella (L), nella parete sin. La Adorazione dei Magi, e nella dest. il S. Michele, quadri di ignoti, molto danneggiati e de- turpati. Nella Cappella seguente (N) della navata dest., dedi- — 25 — cata a S. Domenico, che originariamente doveva essere la più bella di tutte, ora deturpata da distruzioni e da cattivi restauri, si possono notare i resti dell'antico pavimento a maioliche, l'alt. tutto in marmi pregiati, e con intarsi e mosaici anche di marmi di colorazioni diverse, con fiorami ed altri disegni che sembrano pitture. Quest'alt., certamente il più bello che esiste a Bagnoli, è una vera meraviglia. Sull'alt. un quadro ad olio di ignoto, rappresentante S. Domenico. A sin. di que- st'alt. la lapide con busto in bassorilievo, del guerriero Carlo Ronca, figlio di Alessando (1579-1639) che scacciò i turchi da Salerno. In fondo a questa navata la porta del Campanile (O). In un bel reliqiuario di argento, si conserva in questa Chiesa una Santa Spina, donata dal nostro illustre domenicano Am- brogio Salvio. Questa reliquia presentò nel 1932 il feno- meno soprannaturale del rosseggiamento, solito a verificarsi quando, come in quell'anno, il Venerdì santo coincide col giorno dell'Annunciazione, cioè il 25 marzo. Uscendo dalla Chiesa, per una piccola entrata a sin. del portale (P) si entra nel pianterreno dell'antico convento, ora dirato. Nel centro un elegantissimo Chiostro rettangolare (Q) di vero stile del Rinascimento, con bellissime colonne di tra- vertino ed archi, che sostenevano il loggiato del primo piano. Gli archi sono in numero di cinque per ognuno dei lati mag- giori e di quattro per ogni lato minore. Tutt' intorno un cor- ridoio per le comunicazioni con i vani circostanti, con la Chiesa e col piano superiore. In (R) una porta, ora murata, della quale resta il bel portale, metteva il corridoio in comu- nicazione con la retrostante Cappella (E) della Chiesa. Nel centro di questo Chiostro esisteva una fontana alimentata da una sorgente dell'attigua Vigna dei monaci, fontana che era formata da un bel basamento, sormontato da una colonna e da una vasca di forma circolare pure in pietra. Dopo la sop- pressione del convento avvenuta nel 1808, questa fontana venne rimossa ed adattata nella attuale Piazza Di Capua. Nel 1882 il Sindaco Lenzi sostituì la colonna e la vasca con un puttino di ghisa, che nel cannoneggiamento di Bagnoli del 24-IX-1943, venne mutilato in malo modo da una scheggia di — 26 — proiettile caduto nella piazza. In (S) esisteva fino allo scorso settembre un fontanino. Sulla parete di fondo del Chiostro è incastrata una pietra con lo stemma di Bagnoli, stemma ripe- tuto in altri punti del convento e che venne anche rinvenuto scolpito su di un pezzo di travertino portante la data del 1585, negli scavi eseguiti nel 1939 per la costruzione della « Casa dell'assistenza». Per una scalinata in (T), si accedeva al secondo Chiostro al primo piano, anch'esso ornato di colonne, delle quali ne sussiste ancora qualcuna. Ai due lati dei corridoi erano si- tuate le aule per le scuole dello Studendato e l'ampio Refet- torio, situato dove è ora la «Casa dell'Assistenza», i cui resti erano visibili fino a pochi anni fa. Da questo primo piano si sa- liva, a mezzo di un'ampia scalinata a due tese, al secondo piano dove erano le celle dei monaci suddivise in due ordini, quelle dei Padri domenicani e quelle dei conversi e degli studenti. Tutto il Convento, come risulta dagli accertamenti per la for- mazione del Catasto del 1816, si componeva di 22 vani soprani e di 8 sottani. Verso il 1820, in questo Convento avvenivano le riunioni dei Carbonari della Vendita che si era costituita a Bagnoli. Negli scavi del 1939, già accennati, venne rinvenuto anche un bel cippo quadrato in travertino, alto m. 1,45 sul quale è incisa una iscrizione circolare con croce nel mezzo. In giro si legge: D.O.M. IESU E FILIO VIRGI GENITRICI A. SALVIUS. T. D.D.D. M.D.LXII, e nei bracci della croce e negli angoli della stessa, le quattro parole : HEC VERA DEI LEX, che usufruiscono tutte della lettera E incisa al centro della croce. Questo cippo è ora addossato al muro del con- vento, nello spiazzale antistante alla «Casa dell'Assistenza». Nell'angolo sin. della via che porta all'altipiano Laceno, di fronte al convento, un altro pezzo di travertino, resto o base di un pilastro che doveva far parte del convento, si legge la se- guente scritta nella parte che guarda il largo: AMBRO /SAL- VIUS / THE_P. / A.M.D. /XLVIII, ed in quella che guarda la via Lenzi : NO / SIBI / SED PA / TRIAE P / ROSPE / XIT. Non è improbabile che nelle due altre facce del cippo vi sia il resto della iscrizione. Chiesa di Santa Margherita.

In un angolo della piazza principale sorge questa Chiesetta. Essa venne edificata verso la fine nel sec. XVI e prese il nome dalla pia Contessa Margarita Orsini, madre del Conte Troiano Cavaniglia, già citata. Venne poi ingrandita nel se- colo seguente, e terminata alla fine del sec. XVIII. Nei primi tempi vi si tenevano i Parlamenti, pubblici, che antecedente- mente si riunivano al largo Vallovana, divenne in seguito la sede della Congrega dei morti. Secondo il Sanduzzi, nel 1807 vi sostò per una notte la salma di S. Guglielmo, quando se ne fece il trasporto dal Goleto a Montevergine. Oltre al bel portale, si osservano nei muri laterali dell'interno due grandi affreschi molto deteriorati e quasi scomparsi, nel soffitto un quadro rappresentante il Salvatore che riceve le anime del Purgatorio, e sull'alt, un altro quadro in tela con La Madonna delle grazie con diversi santi, con le anime del Purgatorio al centro. Di ambedue i quadri, di discreta fattura, non si conoscono gli autori. Vi si ammira pure un grazioso quadretto del Lenzi : Santa Scolastica, dipinto nel 1879.

Monastero - Conservatorio di S. Caterina da Siena.

Questo monastero, posto all'entrata del paese in via Roma, venne fondato per volere del nostro concittadino Leonardo Pallante, che con testamento del 1602 donò un suo palazzo al largo Vallovana ed una rendita annua di 227 ducati. Non es- sendo adatto a tale scopo quel palazzo, si iniziò la costruzione del fabbricato attuale nel 1607, che per varie vicende potè essere abitato soltanto nel 1769. Allora prese il titoto di «Con- servatorio di S. Caterina da Siena», per suore domenicane giusta l'intento del donatore. Le Regole o Statuto di questo «Laical Conservatorio», compilate secondo i desideri dello stesso donatore, vennero approvate da Re Ferdinando IV con — 28 —

R. Assenso dell'8 agosto 1781. Esse erano ispirate a principii di progresso superiori assai alle condizioni di quel tempo, e la Comunità soggetta quasi esclusivamente all' autorità seco- lare, cioè al Comune. Nel secolo scorso, ad un Educandato che già esisteva in quel Pio luogo, si aggiunse una scuola superiore preparatoria magistrale, che prosperò per molti anni, e dalla quale uscirono tante insegnanti ed ottime madri di famiglia. Da diversi anni questa scuola è stata soppressa. In alcune delle antiche aule è ora allogato l'Asilo infantile, in attesa che venga costruito il fabbricato apposito, secondo una donazione fatta dal Sig. Raf- faele Mattioli. Diminuito in seguito, il numero delle suore Do- menicane, nel 1938 l'uso del fabbricato venne ceduto ad altre suore dell'ordine Antoniane, e la Comunità sottratta anche ad ogni ingerenza del Comune. Del fabbricato fa parte anche la Chiesa che non presenta niente di notevole, salvo una gran cornice a forma di portale, sull'alt, maggiore, quasi simile a quella che racchiude il quadro del Rosario nella Chiesa di S. Domenico, pervenuta dall'antica Chiesa dei Nobili. Poiché la tettoia venne danneggiata nel cannoneggiamento del settembre 1943, nel 1945 venne rifatta, e tutta la Chiesa ridipinta, ed il soffitto e le pareti bellamente decorati.

Chiesa - Confraternita di S. Giuseppe.

Questa piccola Chiesa sorge di fronte al Castello. Venne edificata verso la fine del sec. XVIII sul posto già occupato dalla Cavallerizza del Castello, della quale si è parlato innanzi. Vi si può osservare un bell'alt, in marmo, eseguito da artisti napoletani nel 1938, in sostituzione dell'antico in legno, depe- rito. La Confraternita venne eretta fin dal 1630. Nel canno- neggiamento del settembre 1943 anche questa chiesetta venne colpita gravemente, e la tettoia seriamente danneggiata. Ripa- rata nel 1946, la Chiesa venne ridipinta ed il soffitto decorato a cassettoni. TAV. IlI

Fig. 3. — Coro - Stallo I Fig. 4. — Coro - Stallo XVI Bass. Gesù fra i dottori. AH. des. Il giudizio di Salomone. Foto B Bucci I

Fig. 5. — C'oro - Stallo X - Bass. Gesù consegna a Pietro le chiavi della Chiesa Foto B. Bucci — 29 —

Torre dell'Orologio.

A Bagnoli esisteva un orologio pubblico fin dal 1614, posto quasi certamente nello stesso posto dove si trova ora in via Ga- ribaldi, dove è anche la fontana sottoposta detta del Gavitone, di cui si ha notizia fin dal 1487. Addossata alla fontana era la Casa della Università e della Corte, perciò il piccolo largo antistante, anticamente più spazioso, era la piazza principale del paese, nella quale sorse pure nel secolo XVIII il palazzo Vescovile, passato poi alla famiglia Pescatori, nel 1785, dalla Mensa Vescovile di Nusco. Sulla facciata della torre, elevata posteriormente, in una lapide al di sotto del quadrante dell'orologio, si legge la se- guente iscrizione: Immortalia ne speres, monet annus et al- mum, quae rapit hora diem. Franc. De Rogatis Baln. Synd. de pub.pec. F.C.A. CI-DCCCIII. I primi due versi son tratti da Orazio, Ode VII ad Torquatum L. IV, dei quali ecco la traduzione: «L'anno e l'ora, che rapisce l'almo giorno, am- moniscono a non sperare cose immortali». Più sotto, al di so- pra dei bocchelli della fontana, si osserva uno scudo gentilizio che riunisce gli stemmi delle tre famiglie, dei Cavaniglia a sin., ed a dest. degli Orsini nella parte superiore e dei Carac- ciolo in quella inferiore.

Affresco della Vergine.

Nella Via Garibaldi, quasi di fronte al Palazzo comunale, in una edicola o cona in fabbrica, si ammira un affresco del 400, l'opera d'arte più antica che esiste a Bagnoli, rappresen- tante la Vergine col Bambino, detta anche la Madonna di Mon- tevergine. Perché un po' deteriorata fu ridipinta da mano ine- sperta, perciò verso il 1880 venne ripulita ed in parte restau- rata dall'artista Michele Lenzi. Poiché la casa a cui la edicola è addossata venne costruita dai monaci Verginiani nel 1481, — 30 — come si leggeva sul portone ora scomparso di detta casa, deve presumersi che l'affresco rimonti anche a quell' epoca, anche perché la casa e la via erano denominate fin da quel tempo Casa e Via della Vergine, nomi che sono tuttora vivi nel popolo. Palazzo Comunale Questo palazzo, appartenente ai feudatari di Cavaniglia, che verso il 1500 vi impiantarono una tintoria per l'industria della lana, per cui era indicato col nome di Palazzo della Tenta, venne acquistato dal Comune nel 1605 e da allora di- venne la sede dell' Università e della Corte. È posto in via Garibaldi. Sulla facciata, oltre a diverse lapidi, ve n' è una, al di sopra della porta d' ingresso, che la Provincia ed i Comuni dell'Alto Calore offrirono nel 1888 per ricordare il nostro con- cittadino Michele Lenzi, stimato pittore, benemerito del suo paese e della Provincia, specie per l' opera da lui svolta per la costruzione della ferrovia -Rocchetta S. Antonio nel suo andamento attuale, sormontata da un busto in bronzo, opera pregevole dello scultore Raffaele Belliazzi, eseguita gra- tuitamente, ed un medaglione del tenente Federico Frasca caduto nel 1936 in A. 0. I., dello scultore bagnolese Diomede Patrone, vivente. Al primo piano un quadro del D'Asti, rappresentante il Salvatore. Al secondo, nella prima saletta, molti bozzetti del Lenzi ed altri del pittore Achille Martelli che li lasciò in legato al Comune. Nel salone attiguo, oltre ai ritratti degli illustri ba- gnolesi : Leonardo Di Capua, Donatantonio D' Asti, Giovanni. Pollante e Francesco Saver i o De Rogatis, di ignoti autori, un magnifico ritratto di Garibaldi ed un altro di Giulio Acciani, poeta satirico bagnolese, entrambi del Lenzi, il ritratto di questi donato dal suo amico e collega Martelli, il ritratto di Giulio Capone da Montella, commentatore delle poesie del- l'Acciani, dello stesso Martelli; i ritratti del Dott. Giuseppe — 31 -

Bucci, primo Sindaco di Bagnoli dopo il '60, dell'avvocato Nicola Pescatori e del Tenente Frasca, già citato, del pittore bagnolese Gustavo Trillo. Del Martelli ancora : un gran qua- . dro ad olio: Interno di una Sartoria, ed un altro di Costume bagnolese, e diverse maioliche. Del Lenzi vi è inoltre una maio- lica: / rudimenti della calza, che si suppone sia l'originale di cui parla la Principessa Della Rocca nel suo libro: « L'arte moderna in Italia». Infine, un bel quadretto: La visita dello Zio, di Nicola Parisi, artista nato a Foggia/ In un quadretto esposto anche in questa sala, si conserva una lettera autografa scritta da Napoli il 25 Novembre 1535 alla Rappresentanza civica bagnolese dal nostro Ambrogio Sal- vio per annunziare che l'Imperatore Carlo V lo aveva nomi- nato suo Confessore e perché « facciano preghiere per dissi- pare l'eresia di Lutero che va prendendo piede e minaccia danno alla Chiesa ». II Castello. Secondo la tradizione e gli antichi documenti, alla fine del sec. VIII, al tempo dei Duchi di Benevento, sorse un Ca- stello longobardo sul poggio più meridionale dove in seguito si stabilirono i primi abitanti di Bagnoli, poggio chiamato anti- camente Lafelia e poi la Giudecca. Questo Castello che verso la fine dell'undecimo secolo era già quasi scomparso, e del quale rimangono pochi ruderi nei pressi della casa, ora anche diruta, così detta del « D' Asti », assieme a quello pure rovi- nato della Rotonda, nei pressi della Croce d' Acerno, stava a guardia del Gastaldato di Montella, e propriamente della via che dall'alta valle dell'Ofanto passando per Fontigliano, con- duceva al Salernitano. Sarà bene chiarire che col nome di Castello si indicava allora un semplice pago o vico, cioè una piccola agglomerazione di casupole, cinta di mura e munita di qualche opera di difesa. Al principio della seconda metà del sec. XV sorse poi, per opera di Garzia Cavaniglia Conte di Montella, da cui di- pendeva Bagnoli, il Castello sul secondo poggio detto Serra, — 32

che era una imponente torre quadrata, che serviva sia per al- loggiarvi delle truppe stabili, che per dimora temporanea dei feudatari, che ogni tanto vi si recavano per brevi periodi di tempo, torre della quale ora riman- gono soltanto gli N. avanzi delle mura perimetrali ed in- terne che attesta- no della sua an- tica grandiosità. Si trattava, come si può ar- guire da questi avanzi, di un toz- zo fabbricato, quasi quadrato, alto circa venti metri, fondato su un massiccio ba- samento in fab- brica su rocce, a tre piani, con una torre esterna (G) dal lato occidentale. Aveva l'entrata nel suo lato orientale in (D), e si componeva giusta i dati forniti dal- 1' accertamento del 1816 per la formazione del Catasto, di se- dici vani soprani e di otto sottani, riconoscibili, in gran parte, anche ora dall'esame degli avanzi. Aveva una cantina (F) nel lato settentrionale del cortile scoperto (C) che lo circondava da tre lati, ed una grotta che esiste tuttora nel terreno sot- tostante al muro di cinta dell'angolo (H).. L'attuale Chiesa di S. Giuseppe, dirimpetto, era allora un fabbricato accessorio destinato a Cavallerizza. Al tempo dei Duchi serviva di alloggio ai loro Governa- tori. Divenuto di proprietà demaniale, fino alla metà del se- colo scorso era abitato da diverse famiglie bagnolesi. In seguito, per incuria e per mancanza di manutenzione, andò in rovina. Dal 1878 è di proprietà della famiglia Trillo fu Erminio. — 33 —

I nostri vecchi ricordano che il muro di cìnta dalla parte del largo Serra, aveva un cancello (A) dirimpetto al quale, per una 'scalinata (B) si raggiungeva lo sporto di un primo basamento, che a guisa di un corridoio scoperto, portava al vero ingresso (D) all'estremo destro della facciata orientale. In (E), resti di un pozzo. Diversi avvenimenti si svolsero in questo Castello, dei quali citiamo i più importanti. Tra il 1499 ed il 1500 il Conte Troiano Cavaniglia vi ospitò alcuni Accademici Pontaniani, fra i quali il Sannazzaro, che in questi monti si ispirò per la sua «Arcadia». Fu in questa occasione che l'altro accademico, Giano Anisio, chiamò Bagnoli : « Domus Deorum » (6). Nel 1517 vi fu tenuto prigione il nostro grande matematico ed astrologo Giovan Battista Abiosi, per un libello contro lo stesso Conte, e che venne poi liberato per l'intercessione di Papa Leone X che molto lo stimava. Nel 1625 il Duca Ferdinando di Mayorga e Leyna vi giurò i Capitoli col Comune. Ed infine, nel 1769, l'altro Duca, Lorenzo Mayorga-Strozzi venne qui da Firenze in carrozza, cosa strana per quei tempi, per visitare il suo feudo.

Chiesa e Convento di S. Rocco. All'estremo sud dell'abitato di Bagnoli sorse, nel princi- pio dei sec. XVI, la Chiesa di S. Rocco, edificata dai monaci Verginiani, alla quale presto venne aggiunto un convento. Primitivamente era dedicata soltanto a S. Sebastiano, ma già nel 1510 vi si era aggiunto anche il nome di S..Rocco. Un incendio nel 1648, distrusse Chiesa e Convento che vennero subito riedificati dai monaci di Montevergine. Perciò nell'abside della Chiesa si osservavano fino a pochi anni fa, oltre le sta- tue dei due santi anzi d e t t i , anche quella di S. Guglielmo. Soppressi i conventi nel 1808, quello di S. Rocco passò- allo Stato e poi al Comune, e dalla fine del sec. scorso venne . adibito, per la maggior parte, ad edificio scolastico, da pochi anni ingrandito e sistemato, per le scuole elementari e per quella di avviamento. La Chiesa poi fu nuovamente distrutta dall'incendio del 1914, e non è stata più riedificata. 34 —

Opere d'arte conservate in case private Presso gli eredi dell' artista Gustavo Trillo, morto recen- temente, che era nipote del Lenzi, in via Gargano, si conser- vano una cinquantina di studi e bozzetti e qualche quadretto dello zio, il pittore Michele Lenzi. Notevole il bozzetto del « Ri- torno da Montevergine » pel quadro che non venne poi eseguito, e nel quale l' artista avrebbe voluto dipingere i diversi co- stumi della provincia. Molti degli studi sono di soggetto cala- brese o romano. Due quadretti, non finiti, rappresentano uno l'Interno della Basilica di S. Nicola di Bari, e 1' altro l'Interno della Chiesa di S. Filippo e Giacomo di Napoli con affreschi del Cestaro. Si conservano pure altri bozzetti, studi e quadri finiti del Trillo ed alcuni mobili intagliati del padre Erminio e del fratello Camillo, ed un bel piatto a fumo del Cefaly. Nel palazzo Pescatori, in via Garibaldi, quadri e ritratti del Lenzi, fra i quali quello bellisssimo della Signora Elisa Pe- scatori, esposto e premiato con medaglia d' argento all' Espo- sizione di Avellino del 1871. Si conservano ancora altri qua- dri, il ritratto del Lenzi ed un bel autoritratto del Martelli, un ritratto caratteristico per la posa dell' avv. Nicola Pescatore del Trillo, ed una mezza figura della Vergine di Massimo Stan- zione. Altri quadri, bozzetti e maioliche del Lenzi, del Martelli e del Trillo, trasferiti ad Avellino nella casa abitata da Salva- tore Pescatori, furono distrutti dai bombardamenti anglo - ame- ricani del settembre 1943. Dalla famiglia Basile, in via Cione, due busti in altori- lievo, il Cristo e 1' Addolorata, lavori in carta pesta di bella esecuzione, che si ritengono opera di Francesco Nigro. Sempre nella stessa via, dalla famiglia Bucci ritratti e quadretti del Lenzi del Martelli e del Trillo, ed un Crocifisso in legno scol- pito, una vera opera d' arte, quasi certamente del Venuta. Dalla famiglia Moscariello, cinque grandi ritratti degli illustri bagno- lesi Leonardo Di Capua, Giovanni Pallante, Angelantonio Pal- lante vescovo di S. Severo, del Marchese Domenicantonio Avena e del Dott. Nicola Bruno che fu proprietario del Palazzo, au- — 35 — tore del manoscritto che si conserva nell' Archivio comunale, scritto nel 1755, contenente la vita del poeta Giulio Acciani e preziose notizie su Bagnoli ed i suoi uomini illustri. Si pos- sono ammirare ancora un bellissimo quadro dell' Addolorata ed un altro della Madonna della modestia, opere settecentesche, con magnifiche cornici dorate ad oro zecchino della stessa e- poca, ed una grande tela antica rappresentante la Concezione ritenuta miracolosa, detta perciò la Madonna del miracolo, proveniente, pare, dalla Chiesa matrice. E presso la famiglia Cione, due ritratti di persone di famiglia del Lenzi, e due quadri di autori ignoti, la Madonna delle Grazie ed un S. Tom- maso, quest' ultimo di un certo valore artistico. Presso là famiglia Varricchio, in piazza di Capua, un resi- duo di un trittico, antico, di scuola orientale, raffigurante su una delle due tavolette, dipinto ad olio ,la Deposizione col Cri- sto morto con ai lati S. Giovanni e la Madonna, di bella ese- cuzione e di impressionante verismo, e nell' altra che serve da coperchio, dalla parte interna S. Girolamo con un leone, un pò deteriorato, e dalla parte esterna il Sacro Volto, molto bene eseguito. Secondo una tradizione familiare dei Sanduzzi, a cui apparteneva, sarebbe proveniente dalla Russia. Presso la fami- glia Scarabino in via Ronca, come già si è detto, si conserva il quadro del Cestaro : la Vergine con S. Marco. Ed infine presso diverse famiglie, fra le quali quelle dell' avv. Frasca, del Dott. Lenzi, dei Buccino in via Ronca, dei Gatti, in via Gargano, e diverse altre, si conservano quadri e ritratti del Trillo, del Lenzi e di altri artisti. Chiese e Cappelle fuori l'abitato. Chiesa di S. Lorenzo. La Chiesa campestre di S. Lorenzo, il più antico protettore di Bagnoli, sorse per opera di S. Amato primo vescovo di Nusco, verso il 1070, poco lontano dal luogo dove è attualmente, e dove allora esisteva il Casale omonimo, i cui abitanti qualche secolo dopo si trasferirono con quelli di altri piccoli casali sparsi nel territorio circostante, nel luogo ove già preesisteva, come si dirà in seguito, un focus chiamato baniolum, cioè Bagnoli. Caduta l'antica chiesetta venne subito riedificata, unitamente all' eremitaggio annesso, nel — 36 -

1224, dai cittadini bagnolesi. Nella prima metà del seicento venne poi ingrandita come ora si vede. Sulla facciata della Chiesa e dello eremitaggio erano murate due lapidi, che per la loro impor- tanza per la storia di Bagnoli qui si trascrivono : B. LAVRENTIO / OBSEQVENTIBVS / DOMVS / ALBO. BALNEOL. LAPILLO / DE- VOTOQVE / ANIMO / ABSOLVTA / CIoCCXXIV. Questa lapide, abbattuta e frantumata nel 1940, venne ricomposta acccuratamente ed è ora conservata nel palazzo comunale. Nella seconda, che è ancora sul posto, si legge: D.O.M. / AC B. LAVRENTIO MAR- TIRI / EREMITICA DOMVS / CIVIVM BALNEOL / AERE / CON- STRVCTA ET ABSOLVTA / A. CIQCCXXIV. Cappella della Pietà Nella località dove ora esiste la Cappella della Pietà, sorgeva anticamente un tabernacolo in cui era dipinto un Cristo deposto dalla Croce in grembo alla Vergine. Trovandosi sulla via di comu- nicazione tra la Valle dell' Ofanto e del Salernitano, molto frequen- tata perché unica, l'immagine era tenuta in grande venerazione. Con le offerte dei fedeli venne edificata in seguito la Cappella e l'attuale eremitaggio. Se ne trova il più antico accenno nello « Zo- diaco di Maria» del Montorio, edito nel 1715, nel quale si dice che essa era venerata fin dal 1556, e che si trattava di una ta- vola col « Redentore deposto dalla Croce, nel seno della Vergine, dalla dest. lo assiste S. Giovanni l' Evangelista, e dalla sin. la pe- nitente Maddalena ». Il quadro attuale, che è in tela, viene attri- buito al D'Asti, ed è quasi certamente una imitazione del primi- tivo per conservarne la venerabilità. Pare che sia stato ridotto di formato, da uno più grande, con tagli nei margini. Nella Cappella, in un alt ; a dest., appartenente alla famiglia Pescatori, si ammira un Cristo in Croce, scultura in legno, di ignoto autore, ma di buona fattura. Su questo alt. si legge la data del 1735. Dall'ampio piazzale antistante, magnifico panorama di Ba- gnoli e della . Cappella privata di S. Marco. Questa Cappella, poco lontana dal paese, appartiene ora alla famiglia Scarabino, in essa vi è un mediocre affresco di Francesco Nigro : La Vergine con S. Marco, copia del quadro ad olio del Ce- staro che è posseduto dalla stessa famiglia. Cappella del SS. Salvatore sul Laceno. Secondo la tradizione S. Guglielmo da Vercelli, verso il 1126 o '27, allontanandosi da Montevergine, si ritirò sul monte Laceno, dove venne in seguito raggiunto da S. Giovanni da Matera, abi- TAV. V

Fig. 6. — Bagnoli Irpino - Duomo - L'Assunta. Foto B. Bucci Fig. 7. — Duomo - Interno. Fig. 8. — Chiesa S. Domenico - Facciata. Fola B. Bucci — 37 — tando in piccole capanne di frasche o nella grotta che è ai piedi del poggio in riva al laghetto, dove poi sorse la Cappella. Ivi ap- parve ad essi il Salvatore che disse a Guglielmo che non era quello il luogo dove poteva portare a compimento la sua missione, pronunziando secondo l'autore della leggenda queste parole : a ne stes in loco isto », Da questa frase il popolo ricavò la parola Ne- sta, e quindi una Santa Nesta, con la quale denominazione indicò la piccola chiesetta che secondo la tradizione sorse sul poggio, nome che la indica tuttora. Essa venne poi ingrandita dai Verginiani al principio del secolo XVI. La definitiva sistemazione, con la costituzione della Cappella attuale, avvenne però nel see. scorso, per opera specialmente dell'artista Lenzi tra il 1875 ed il 1881. Per le spese si provvide in massima parte con pubblica sottoscri- zione, alla quale contribuì il Lenzi con lire mille e S. M. Vittorio Emanuele II con lire trecento, come è indicato nella lapide messa nell'androne così concepita : « Auspice il 1° Re d' Italia, e col con- corso dello Stato della Provincia e del Comune l'artista Michele Lenzi Sindaco e solerte patrono dell'opera riedificò nell'anno 1878. Deliberazione cons.re 11 maggio 1880 ». Il Lenzi donò anche il quadro in ceramica di m. 1,80 x 0,77, su dodici mattonelle incastrate nel muro al di sopra dell'alt, della Cappella, rappresentante l'Ap- parizione del Salvatore ai due Santi, opera pregevole dello stesso artista, mentre il suo collega Achille Martelli dipingeva ai due lati, a guascio, le immagini di S. Lorenzo e di S. Onorio, patroni di Bagnoli. Sull'alt, è riprodotta la frase detta del Salvatore : « Ne stes in loco isto ». Nel 1928 venne sopraelevato un piano sull'eremitaggio a sini- stra della Cappella, per dare ai turisti un comodo alloggio. La ro- tabile che da Bagnoli porta al piano Laceno venne costruita per iniziativa del Lenzi, sotto il suo Sindacato, dal 1879 al 1881. Nel 1929 venne prolungata fino all'Ospizio. In totale è lunga circa sette chilom. Notizie sull' antica Cappella di S. Maria di Laceno. Al principio del piano venne edificata, al tempo di S. Amato, cioè nel sec. XII, una piccola Cappella detta S. Maria di Laceno, contemporaneamente a quella di S. Lorenzo, di cui si è parlato. Nel 1540, perché diroccata, venne riedificata dal Salvio, di cui si è discorso a proposito della Chiesa di S. Domenico, che sull'ar- chitrave della chiesetta dedicata da lai a S. Maria della neve, fece apporre la seguente iscrizione riportata dal Pauli nella sua « Vita di Ambrogio Salvio » : DEO OPTIMO MAXIMO / MATRIQUE EIUS / AMBROSIVS SALVIVS THEOLOGIAE / PROFESSOR / EREXIT DICAVITQVE ANNO DOMINI / MDXL. Un frammento di questa iscrizione sussisteva ancora pochi anni fa, in un muro a secco nella contrada del piano detta anche oggi « S. Maria ». — 38 —

NOTIZIE VARIE

II documento più antico, finora venuto alla luce, di indi- scussa autenticità, in cui per la prima volta si nomina Bagnoli, rimonta al 1001, sembrando apocrifo quello del 901 (nel quale Bagnoli è indicato col nome di Balinulo) riportato dal Di Meo nei suoi «Annali». Si tratta di una donazione fatta da Orso, figlio di Giselberto di Montella e col concorso dei condomini di quel Gastaldato, ad un tal Giovanni, per servizi ricevuti, di un pezzo di terreno per piantarvi una vigna, nel luogo Ba- gnoli (locus Baniolum) in contrada Paterno o Patierno (ubi ad paterno dicitur), e Paterno è appunto una contrada che fa parte del nostro territorio a un chilom. circa dall'abitato di Bagnoli. È dunque accertato che in un certo punto del territorio bagnolese esisteva già prima del mille un piccolo agglomerato di case, un locus che presso i longobardi corrispondeva al pago o vico dei romani, locus denominato Baniolum, cioè Ba- gnoli. Di questo lucus, né la tradizione né i documenti indi- cano il sito, ma non è azzardata l'ipotesi, semplice e logica, che gli abitanti del casale S. Lorenzo e di altri dei tintorni (7) che al principio del secolo XIII si trasferirono nei pressi del- , l'antico Castello longobardo sul poggio Giudeca, eretto nel secolo VIII o IX ed allora diruto, e dove, secondo la tradi- zione, già esisteva una antica chiesetta dedicata a « Santa Maria», si fossero stabiliti proprio nell'antico locus Baniolum, ingrandendo così il piccolo abitato ed adottandone il nome. Così il piccolo vico, esistente prima del mille, diventa nel secolo XIII borgata o centro autonomo, come lo dimostrano le pa- role della epigrafe della Chiesa di S. Lorenzo del 1224, già precedentemente citata : « Civium Balneolorum aere ». Indicato anticamente con diversi nomi, e cioè : Balnulum, Baniolum, Balinulo, Balnulo, Balneolum, Bagnulo, Bagnolo, Bagnoli e negli ultimi tempi Bagnuolo o Bagnoli di Princi- pato Ultra o Ulteriore, col l'unificazione del Regno d'Italia nel 1860, per distinguerlo da altri omonimi col E. Decreto del 9-XI-1862, assunse la. qualifica di Irpino. Eretto a Ducato - 39 — nel 1611, con Privilegio del Re Filippo III, perdette questo titolo nel 1806 quando venne abolita la feudalità in tutto il regno di Napoli, e l'ultimo Duca di Bagnoli fu Ferdinando Mayorga-Strozzi che risiedeva a Firenze. (V. Stemma del Du- cato sul frontespizio). L'abitato di Bagnoli si estese progressivamente. Nei primi tempi, dopo l'immigrazione degli abitanti dei casali S. Lorenzo ed altri, cioè nel sec. XIII in cui fu costruita la Chiesa madre, forse ingrandendo l'antica chiesetta di cui si è parlato più innanzi, venne man mano occupata tutta la pendice del colle retrostante, e cioè la regione attuale di via Bonelli ed Ospe- dale, formando il cosidetto Borgo (dial. Vurvo o Vurgo), che al nord si estendeva fino al di là e di fronte all'Arco della Chiesa nella località chiamata Vaglio o Vallo. Nel sec. XV l'abitato si estese verso l'attuale Piazza di Capua detta allora Piano, mentre la piazzetta antistante la attuale fontana e la torre dell' orologio era in quei tempi la principale, trovandosi ivi la Casa dell'Università e della Corte. Sorsero pure allora le case intorno alla Serra, al Castello, alla Vergine, ed a via Carpine, ed anche il Casale nuovo ora via Ronca. Col sorgere della chiesa di S. Domenico e del relativo convento, nei sec. XV e XVI, e poi col palazzo dei Cavaniglia, ora degli eredi Sanduzzi, al principio del XVI sec,, si ingrandisce il Piano che diventerà la piazza maggiore del Comune, in modo che alla fine del successivo sec. XVII tutto l'abitato di Ba- gnoli raggiungerà i limiti attuali. Da una veduta prospettica di Bagnoli, che si osserva nel volume del Pacichelli : «Del Regno di Napoli in prospettiva» edito a Napoli nel 1703, veduta che rispecchia quasi fedel- mente le posizioni relative dei diversi luoghi e vie, appare che Bagnoli in quei tempi era in gran parte cinto di mura, con cinque porte, di quattro delle quali si dà anche il nome. Di mura e di porte non rimangono ora che poche tracce, ma della loro esistenza si ha conferma oltre che in antichi docu- menti e nei ricordi dei vecchi bagnolesi dello scorso secolo, anche da ciò che scrive il Dott. Nicola Bruno nel suo mano- scritto già citato, nel quale dice testualmente : « Bagnuolo, è — 40 — cinto di mura con sette porte ; ... fortificato con Castello, torri e baluardi ». Anche il Parzanese, nel suo viaggio a Ba- gnoli nel 1835 scrive, dopo avere accennato che Bagnoli era cinto di mura: «esistono ancora le porte per le quali si entra ». Le porte indicate nella veduta del Pacichelli sono quelle di S. Marco, (forse questa porta era quella che. nell'Onciario del Comune del 1754 viene detta « della Pase alla « Vigna- rotta», l'attuale Via Gargano), S. Vito, S. Rocco e S. Lorenzo. La quinta innominata corrisponde a quella del Casale. Le altre due, erano quelle di S. Domenico e della Piazza del Castello. Più antica era quella detta Arco della Chiesa, divenuta in seguito interna al paese, e l'altra più antica ancora, la Por- tella, forse appartenente all'antico Castello longobardo, dietro la Chiesa, nella località che ne conserva ancora il nome. Su quella del Casale, al principio della via Roma, che doveva essere la'più importante perché ivi terminava la via mulattiera che porta a Montella, la più frequentata dai fore- stieri, si leggeva la scritta: « Ibis et redibis, semper paseua invenies », con evidente allusione alla ricchezza dei pascoli di cui è noto che Bagnoli è abbondantemente fornito. Di essa però, in altro documento è riportata la variante che esprime un gentile invito ai forestieri di visitare Bagnoli per rimanervi perché qui troveranno pace e letizia, forse un ricordo dell'a- postrofe di Giano Anisio che chiamò Bagnoli « domus deorum » : variante che suona così : « Ingredieris et egredieris semper Pascha invenies ». Il Castello, le torri ed i baluardi indicati dal Bruno si ri- feriscono ai tre resti di fortilizi situati sui tre poggi ai piedi dei quali sorge Bagnoli : Giudeca, Serra e Turri, voce dialet- tale invece di torri. Un particolare però che prova l'alto grado di civiltà che Bagnoli ha sempre dimostrato di avere, è l'istituzione di un Ospedale situato alla fine della via omonima, i cui ruderi sono ancora visibili, istituzione eminentemente filantropica, che esi- steva in quei tempi soltanto nelle grandi città. Dal citato Ca- tasto onciario del 1754 si ricava che : « detto Ospedale incor- — 41 — porato sin dal 1587 colla Cappella della Trinità, ha il peso di alloggiare i peregrini e di sovvenire i poveri infermi, che da tempo vanno ad alloggiare in esso ». Le fontane pubbliche erano due, una quella attuale, detta per la forma della sua vasca, il Gavitone, ed un'altra al largo Vallovana, all'incrocio di Via Bonelli con la via Salvio, al- l'inizio di questa, che venne distrutta alla fine del secolo scorso. Di mulini esistenti nel territorio di Bagnoli si ha notizia che fin da epoca remota ne esistevano tre. Uno di proprietà del Comune a Caliendo che esiste tutt'ora, citato in uno Stato discusso o Bilancio del 1614-15; un secondo al Molinello, acquistato dalla duchessa Mayorga Strozzi dai fratelli Biscione nel 1742, che nell'Onciario del 1754 è indicato fra i beni bur- gensatici o di patrimonio privato del Duca. Nel secolo scorso era posseduto dalla famiglia Trillo fu Guglielmo, e cessò di fun- zionare nel 1915. Il terzo in contrada Patierno, nello stesso On- ciario è riportato come di proprietà delle vedova D'Asti, proprie- taria anche della Casa omonima in Bagnoli, ora diruto, ha fun- zionato sino alla fine del secolo scorso. Bagnoli aveva fin dal sec. XVI un Sedile, cioè un luogo coperto o all'aperto, in cui si riunivano i cittadini per trattare affari pubblici o privati, antichissimo uso dei popoli italiani. In quel tempo il Sedile aveva la sua sede nello spazio ora scoperto, in un lato della Piazza, tra la via Garibaldi e la via De Rogatis. I palazzi notevoli erano quattro, quello degli eredi San- duzzi in piazza Di Capua, costruito dai Cavaniglia al principio del sec. XVI, che passò poi alla famiglia Gargano ed infine ai Sanduzzi, che ha nel suo lungo cornicione una lunga iscri- zione che non è stato possibile decifrare per intero, ed abba- stanza oscura nel significato ; nella stessa piazza, il palazzo già della famiglia Calderone, che per la sua architettura e pel suo bel cortile è forse il più notevole di Bagnoli ; quello della fa- miglia Pescatori, in via Garibaldi, già sede dell'Episcopio nel sec. XVIII, e quello degli eredi Moscariello in via Cione, che nel sec. XVIII apparteneva alla fam. Bruno, più volte citata. _. 42 -

Bei portali, lavorati a perfezione e con gusto artistico son quelli dell'antica famiglia Russo, con bugne a punta di dia- mante in via Gargano, del palazzo della famiglia Pescatori, di quello già appartenente alla famiglia Cione in via Ospedale, e di quello bugnato, della famiglia Moscariello. Il più carat- teristico però si trova in via Pallante, verso la fine, della casa della famiglia Preziuso ora estinta, fiancheggiato da un bel mascherone a destra e da una testa a sinistra. Ricordiamo qui le case in cui nacquero i nostri più illu- stri concittadini. In quella in via Gargano, ora della famiglia Gatti, nacque il giureconsulto, marchese Domenico Antonio Avena; nella stessa via nella casa della famiglia Scarabino, l'artista Michele Lenzi, sulla facciata della quale una lapide lo ricorda ai concittadini; in via Ronca nella casa della fam. Buccino, già dei Buzzacco, nacque il guerriero Alessandro Ronca ; in quella degli eredi di Luigi Gatta in piazza Di Ca- pua, il poeta Giulio Acciani ; in quella dell'avv. Frasca in via Pallante, il giurista Domenico Pallante ed il vescovo Angelan- tonio suo fratello. Nella casa degli eredi di Aniello Aulisa in via D'Aulisio, Domenicantonio Castellano l'autore delle «Cro- nache Conzane». In quella degli eredi Nigro, accosto alla torre dell'orologio nacquero il celebre medico-filosofo Leo- nardo Di Capua ed il poeta Francesco Saverio De Rogati. Nella casa D'Asti, ora diruta (8), nei pressi della Chiesa ma- dre, nacquero il pittore Andrea D'Asti e suo fratello il giuren- consulto Donatantonio. Scipione Infante nacque in una casa non identificata di via Carpine, e mori di peste in quella della famiglia Capozzi accosto al palazzo comunale. E finalmente il celebre domenicano Ambrogio Salvio nacque in una casa di via Bonelli dove è un gran portone seguito da uno spazioso cortile, detto «il Cancello». In via Ospedale, a dest., in una vasta sala a pianterreno, resto di un antico palazzo del quale si vedono sparsi a terra i resti di un gran portale, un bel camino di focolare, molto grande e spazioso come se ne vedono in antichi palazzi si- gnorili. Molte delle antiche famiglie bagnolesi avevano degli -- 43 — stemmi o armi, dei quali citiamo i più noti, e il luogo dove è possibile rintracciarli. Della famiglia Biscione lo stemma si vede alla fontana Nocito, dei De Rogatis alla fontana Molli- nola ; dei Pallante alla Chiesa madre, come pure nel lavabo di quella Sagrestia si osserva lo stemma della famiglia Tisci ; nella chiesa di S. Domenico quello dei Gargano e dei Ronca. Quello dei Pescatori nell'androne del loro palazzo, ed in cima alla Cappella gentilizia (1735) nella Chiesa della Pietà innanzi descritta ; quello dei Cione e dei Bruno anche negli androni dei loro palazzi già indicati, in via Cione. Molti altri stemmi ed armi, di altre famiglie antiche, ora estinte, dovrebbero trovarsi sui paramenti ed arredi sacri della Chiesa madre, come è riferito dal Sanduzzi ed in un vecchio manoscritto che si conserva nell'Archivio di detta Chiesa. Dello stemma del Comune, che come si sa consiste in un uccello acquatico che beve in una vasca, si ha notizia in uno Stato discusso o Bilancio del 1615 che si conserva nell'Archivio comunale e, come già si è detto, anche in un cippo trovato nei ruderi dell'ex-convento di S. Domenico che porta la data del 1585, oltre ad essere scolpito in altre pietre murate nel Chiostro dello stesso convento. Citiamo ora alcuni rinvenimenti di interesse paleontologico ed archeologico fatti nel nostro territorio. Una bella punta di lancia di pietra scheggiata, smussata, ma molto ben lavorata, venne rinvenuta in contrada Sazzano, che ricordiamo molto bene e che è andata perduta. Secondo lo Scandone: «in una antichissima tomba in quel di Bagnoli fu trovata una scure di bronzo che venne donata a Scipione Capone di Montella», ed aggiunge: «non v' è dubbio che tale oggetto rimonti a tempo anteriore al 1000 a. C. » . . . «vennero anche estratti presso Bagnoli e mandati pure al Capone, una scure di ferro con vari vasi di rozza creta di età assai remota». Tutti questi oggetti, che non si sa per- ché fossero stati inviati ad un privato invece di conservarli a Bagnoli o inviarli- al Museo Nazionale di Napoli, secondo lo stesso autore che asserisce di averli visti, non si. sa più dove sono andati a finire! 44

Ricerche geologiche ed antropologiche, con esplorazioni ài diversi studiosi, sono state fatte in questi ultimi tempi nella così detta Grotta di Caliendo, sbocco dell' emissario sotterra- neo delle; acque del lago Laceno nel vallone « Caliendo ». Dei risultati di queste ricerche diamo notizia nella nota'n. 9 di questa Guida. Per quanto riguarda ritrovamenti archeologici si accennano i principali dei quali siamo venuti a conoscenza. Moltissime monete antiche, per lo più romane ed alcune anche osche, si son rinvenute in diverse . nostre località. A « Fontigliano » verso il 1880, se ne rinvenne una-romana della fainiglia AELIA o ALLIA, famiglia che aveva anche gradi consolari ; in contrada « Gualle ». nel 1886 una della famiglia plebea ANTESTIA ed una di Antonino Pio;in contrada « Bo- sco » verso il 1900 moltissime di argento, fra le quali quattro ora in possesso della famiglia Basile, così identificate dal volume del .Riccio sulle monete delle antiche famiglie di Roma. Una della famiglia plebea FURIA, una della plebea oriunda di Ar- pino MARIA (a cui appartenne Caio Mario), una della fami- glia nobile MARCIA e la quarta della plebèa PROCIDIA. Nella seconda metà del secolo scorso, venne rinvenuto un bello Idoletto di oro in' contrada « Villaromana » o « Eieste », che pare fosse stato, venduto a Napoli. Più recentemente, nel 1932-33, importanti rinvenimenti di oggetti antichi si ebbero durante alcuni lavori per fondazioni fatti eseguire dall'ing. Corrado .Gatti in. un.suo fondo in con- trada «Patierno», nel piano al di sopra della fontana omo- nima. Di essi diamo estese notizie nella nota n. 10 di questa Guida. TAV. VII

Fig. 9. — Bagnoli Irpino - Chiesa di S. Domenico La Madonna del Rosario e Santi - di Marco Pino da Siena. Foto B. Bucci TAV. VIII

Fig. 10. -Bagnoli Irpino - P a norama da oriente.

Foto B. Bucci — 45

Principali opere di Artisti bagnolesi esistenti in altre Città

Infine, per dar modo ai concittadini ed agli studiosi, di po- tere ammirare le opere dei nostri artisti esistenti in altre Città, si elencano qui quelle delle quali abbiamo potuto avere noti- zie sicure. Del pittore Andrea D'Asti esistono a Napoli: nella Chiesa di S. Nicola alla Carità il quadro della Trinità ; nella Chiesa di S. Giovanni Battista o delle Monache alla Sapienza, 1' Ad- dolorata; in quella di S. Maria della Verità o S. Agostino de- gli Scalzi, al vico omonimo alla salita S. Teresa : la Natività e l'Epifania. Ad Amalfi nel ricco soffitto della navata centrale e nel transetto del celebre Duomo, quattro grandi e bei dipinti dal titolo: Martirio e miracoli di S. Andrea Apostolo. A Roma, all'Accademia dei « Virtuosi » al Pantheon, un quadro : Il mar- tirio di un Santo, ed a Nusco, nella Cattedrale ; la Madonna del Rosario. Del pittore Giacomo Cestaro, a Napoli, nella Chiesa di S. Filippo e Giacomo in via S. Biagio, molti affreschi, fra i quali : 1' Assunzione, il Martirio di S. Giacomo, la Predica di S. Filippo e molti altri, ed in quella di S. Paolo Maggiore, in via Tribunali, degli affreschi nella volta della prima Cappella del transetto destro. (11) Del pittore Michele Lenzi, oltre quelle già citate, indichiamo soltanto: il quadro intitolato la Ricostruzione dell' Ospizio del Salvatore sul Laceno, nel palazzo della Prefettura di Avellino; I primi passi del fanciullo, la sua opera più nota, nel Pa- lazzo Provinciale di Napoli, dove al Museo di S. Martino si può osservare il bel ritratto incompleto del suo amico Vittorio Im- briani. Un grazioso quadretto : Un forno calabrese, trovasi nel Museo Provinciale di Catanzaro. Del pittore Gustavo Trillo, nel Palazzo della Prefettura di Avellino : un grande e bel ritratto, a grandezza naturale del celebre critico Irpino Francesco De Santis, ed un altro, anche pregevole, dell'avv. Nicola Pescatori di Bagnoli. Dell' Intagliatore Achille Infante, a Napoli, gli Organi in- tagliati della Chiesa dei Gerolomini. — 46 —

Per i Turisti.

Bagnoli Irpino, simpatica cittadina di circa 4000 abitanti, a 654 m. sul livello del mare, si trova sulla linea ferroviaria Avel- lino-Rocchetta S. Antonio, a circa 2 km. dalla stazione omonima. Per via carrozzabile dista 98 km. da Napoli e 43 da Avellino. Dai Comuni vicini dista km. 7 da Montella, 11 da Nusco e 28 da Acerno, a questo ultimo si può accedere pure per una comoda mulattiera di 12 km. Bagnoli, secondo il Censimento del 1936, contava 3611 abitanti. La superficie totale del Comune è di Ha. 7071, delle quali Ha. 6909 costituiscono la superficie forestale, la maggior parte boschiva. Le sue coordinate geografiche sono : Longitudine Est da Monte Mario: 2° 37'; da Greenwich, anche orientale: 15° 4' 8" ; Latitudine Nord : 40° 49' 50". È buon luogo'di villeggiatura estiva, per la bellezza dei suoi paesaggi, pel suo clima mite e salubre, per l'aria ottima che si può respirare specialmente nei castagneti che coprono tutte le pen- dici dei suoi monti, per la gran copia di buone acque, per la pro- verbiale ospitalità dei suoi abitanti. Molto sviluppata è l'industria armentizia, che dà ottimi latticini! e formaggi. Nei suoi monti si raccolgono tartufi neri, funghi e fragole. Abbondante è pure la pro- duzione delle castagne delle quali sono ben note le secche o spistate e quelle infornate, dette del prete, premiate in varie mostre. Grande produzione di legname e carboni si ha pure dagli estesi boschi di faggi, ontani e pini. Per questa grande produzione di legnami è stata qui sempre fiorente l'industria dei mobili e dell'intaglio. Una frequentatissima Scuola professionale di avviamento, dà modo ai giovani di prepararsi in tutti i rami della ebanisteria e dell'in- taglio dei mobili. Oltre alle visite alle Chiese ed altri locali citati in questa Guida, che procureranno ai visitatori dei veri godimenti spirituali ed artistici, Bagnoli offre al turista ed al villeggiante piacevoli gite nei suoi dintorni e nei suoi monti, che per la loro bellezza nulla hanno da invidiare ai più famosi dell'Italia e dell'estero. Gite vicine per ammirare il panorama della vallata, si po- tranno fare alla Pietà, a circa un km., e lungo la rotabile che mena a Nusco. Interessante è pure la visita al vicino Convento di S. Francesco a Folloni, distante circa km. 4, in territorio di Mon- tella. L'escursione più bella, unica per queste contrade, è quella al Piano Laceno (m. 1043), per una pittoresca strada rotabile di circa 6 km., che si svolge tutta in salita fra castagneti e con incante- voli vedute sull'ampia vallata sottostante (fig. 10). In essa si di- — 47 —

stinguono chiaramente gli abitati di Bagnoli, vicinissimo, di Mon- tella, Cassano e Nusco, e del monte Accelica (m. 1664) a sin., del Terminio (m. 1786) di fronte, e dei lontani monti dell'Arianese e della Baronia a destra. Il panorama più ampio si potrà ammirare ( dal Belvedere (m. 950 circa), alla quarta svolta della via. Parlare del godimento che si prova alla vista del Piano Laceno, (fig. 11) ed a tutto ciò che si può osservare in esso e nei suoi dintorni, è cosa superflua, dopo quello che ne scrissero il Parzanese, il For- tunato, il Lazzaro, il Carpentieri e tanti e tanti altri. Ce ne dispen- siamo, sicuri che il turista non sarà deluso nella sua aspettativa. Da questo piano, oltre alla visita alla Chiesa-Ospizio del Sal- vatore, già descritta, in riva al laghetto nel quale è possibile pe- scare tinche, carpe e squisite anguille, son consigliabili le facili ascensioni al Cervialto (m. 1809) in 2 ore c, il monte più alto di questo gruppo degli Appennini Picentini, dalla cui vetta si gode un magnifico panorama fino al golfo di Salerno ; al monte Baia- magra (m. 1672) in ore 1,30, ed alla Montagna Grande (m. 1507) in un'ora; al Vivaio Forestale per l'E.A. dell'Acquedotto Pugliese, per i semenzai pel rimboschimento del bacino del fiume Sele ; alla vicina sorgente Tornola, la cui acqua freschissima è stata ora por- tata in diversi punti del piano ed anche all'Ospizio; ed a Capo- sele, per osservarne le sorgenti, a km. 8 circa, per una mulattiera un po' disagevole in quasi 4 ore. Il piano presenta inoltre, nella stagione invernale, per la fa- cilità di accesso, ottimi campi di sci, molto frequentati. Fino a poco tempo fa era annesso al Rifugio, nei locali contigui alla Chiesa, un Albergo-Ristorante con riscaldamento anche nella stagione in- vernale. Dato il gran numero di pecore e di animali vaccini che vi pascolano nella stagione primaverile ed estiva, è possibile trovare degli ottimi latticini freschi, dei burrini in special modo. Infine, si consiglia di visitare, con l'aiuto di una guida, an- che la Grotta di Caliendo, scoperta da pochi anni, allo sbocco del piccolo emissario sotterraneo del lago, che si prolunga in un lungo corridoio con stalattiti, stalagmiti e piccole cascate. Essa è accessi- bile soltanto nei mesi di settembre ed ottobre, dalla contrada Pia- ntesi, verso la fine della rotabile ohe mena al piano. Di essa, e delle esplorazioni scientifiche fattevi negli anni scorsi, si parla dif- fusamente nella nota n. 9. — 48 —

Culto de!!' Immacolata Concezione in Bagnoli Irpino. La devozione per la Vergine Immacolata è stata sempre viva nel popolo bagnolese, che, per le speciali grazie ricevute, la elesse a sua Patrona e Protettrice. Si accennano qui alle due principali che ogni bagnolese ricorda, sia per tradizione, sia per la lettura che ogni anno si fa da un sacerdote, durante la messa solenne dell' 8 dicembre, di un manoscritto, detto il « Testamento », che le ricorda dettagliatamente insieme a molte altre. La prima riguarda la cessazione della terribile epidemia di pe- ste del 1656, che a Napoli mietè oltre 300 mila vittime, ed a Ba- gnoli, che contava allora appena tremila abitanti, ben 1085. Atterrito da questa orrenda calamità, il popolo invocò l'aiuto della Vergine, proclamandola in un pubblico Parlamento il 6 Dicembre, sua prin- cipale Protrettrice, e deliberando un contributo perpetuo annuo di ducati 10, che ancora oggi si corrisponde dal Comune. Tutto ciò si consacrò in un pubblico istrumento, rogato 1' 8 Dicembre dal notaio Sempronio Bonelli. Il morbo cessò per incanto, poiché nei giorni seguenti si ebbero soltanto altri quattro morti. Per curio- sità storica si accenna che in questa epidemia perirono i due ar- tefici principali del Coro : Scipione Infante e Iacopo Bonavita. La seconda grazia speciale si ebbe nel 1799, durante l'occu- pazione del Regno di Napoli da parte dei francesi. In seguito ai rovesci delle truppe napoleoniche nell'Italia del Nord, per opera degli Austro-russi, vennero in tutta fretta ritirate nel nord le truppe francesi che si trovavano nell'Italia meridionale, e di ciò profittarono queste popolazioni per insorgere contro l'oppressione straniera. Bagnoli insorse il 2 maggio, abbattendo 1'« Albero della libertà » in piazza e proclamando il governo di Ferdinando IV. Il generale Olivier che si trovava con un distaccamento francese ad Avellino, già messa a sacco e fuoco per essersi ribellata, ebbe l'or- dine di muovere subito su Bagnoli per farle subire la stessa sorte. A questo annunzio, mentre si preparava la difesa, la popolazione, come nei tempi di maggior pericolo, si riversò tutta nella Chiesa per invocare l'aiuto e la protezione della Vergine, che anche que- sta volta non fu sorda alle preghiere del suo popolo prediletto. Infatti, mentre il distaccamento francese, che per inesplicabile mo- tivo tardò due giorni ad eseguire l'ordine ricevuto, nella notte dal 5 al 6 maggio era arrivato a marce forzate nei pressi di Volturara, cioè alle porte di Bagnoli, la mattina del 6 improvvisamente ri- tornò sui suoi passi in seguito ad un contr' ordine, e così Bagnoli fu salvato. Con un nuovo Parlamento riunitosi lo stesso giorno, fu deciso di istituire, a ricordo imperituro della liberazione, una nuova — 49 — festività in onore della Immacolata da celebrarsi, poiché in quel- l'anno il 6 di maggio cadde di Lunedì, ogni anno il lunedì succes- sivo all'ottava del Corpus Domini, cioè 70 giorni dopo Pasqua, e di più un secondo contributo annuo di ducati venti, che puntual- mente il Comune corrisponde, a mezzo del Sindaco e della Giunta, in occasione delle due festività. Nel 1899 fu celebrato solenne- mente il primo centenario della istituzione di questa seconda festa, che è la principale per Bagnoli. Si spera, nella ricorrenza della festa che verrà celebrata il 16 giugno del corrente anno 1947 con maggiore solennità, di scio- gliere un antico voto, quello della incoronazione della statua della Vergine, tanto cara ai bagnolesi (*). , (*) NOTA. — L'autore, morto il 2 giugno, non vide le grandiose feste, alla cui riuscita non poco contribuirono i numerosi cittadini residenti in America. né la suggestiva cerimonia della incoronazione, a cui presenziarono il Cardinale S. E. Bruno e quattro Vescovi, col concorso di fedeli di tutta la Provincia.

NOTE

(1) pag. 13. I mobili esistenti nella Sagrestia, con altri dello antico Coro, vennero eseguiti, come si rileva dal manoscritto del 1647, al quale si è accennato, nella prima metà di quel secolo da- gli artisti bagnolesi Scipione Infante, uno degli artefici principali del nuovo Coro, da suo padre Pietro Infante, ed in parte anche da un altro artista bagnolese ignorato, Sebastiano Meloro. Diverse statue dell'antica Chiesa ed altri mobili, specialmente <

(7) pag. 38. Degli antichi Casali sparsi nel territorio bagno- lese se ne ricordano soltanto sei, e cioè : quello di S. Lorenzo nei dintorni della Chiesa omonima che ancora esiste, ed i cui abitanti formarono il primo nucleo di Bagnoli, o forse ingrandirono uno già preesistente; quello di S. Janni (S. Giovanni) nel luogo detto di S. Benedetto al disotto della Stazione ferroviaria; quello di S. Potito nella contrada detta « Laurone » o « Lagrone » ; uno tra «Villaromana » ed i « Crisci » di cui si ignora il nome ; quello di « Paterno » o « Patierno » detto anche di Santo Juorio (S. Giorgio), nella cui contrada si son trovati resti di abitazioni ed altri importanti og- getti archeologici, e quello di S. Sebastiano nella contrada detta ora « Fontanavulli », Negli « Statuti Capitolari », che si conservano negli archivi della Chiesa madre, ne sono indicati altri, ma senza dirne il nome. (8) pag. 42. Questa casa, secondo il Catasto Onciario di Ba- gnoli del 1754, era allora abitata dalla « Magnifica Rosa d' Urso, vedova di Biasi d'Asti », ed era riportata come « Casa palazziata sita alla Giudeca ». Diruta da molti anni, è tuttora indicata col nome di « Casa d'Asti ». (9) pag. 47. Diamo qui le notizie più essenziali ed interessanti sulla cosi detta Grotta di Caliendo, desunte da informazioni dirette e da comunicazioni scritte dai diversi osservatori che indicheremo. La « Grotta » è costituita dal percorso interamente sotterraneo dell'emissario del lago « Laceno », che dopo circa due km. viene a sboccare nel vallone Caliendo. La distanza in linea retta fra i due estremi del percorso è di circa 1.800 m., con un dislivello di circa 200 m. L'uscita esterna, ben visibile dalla rotabile Bagnoli Laceno, è formata da una larga apertura a picco nella roccia viva, detta la « Bocca di Caliendo » a m. 840 di quota. Pino a pochi anni fa l'accesso a questa « Bocca » era quasi impossibile e molto pericolosa, e tutta la grotta non era stata mai visitata o esplorata: ma in seguito a vari lavori difficili e pazienti del giovane muratore Giovanni Rama, tra il 1930 e il '32, 1' accesso non presenta ora troppa difficoltà. Lo stesso Rama iniziò subito l'esplorazione del corso sotterraneo, e dopo diversi tentativi difficili ed anche pericolosi, riuscì nel 1934 a percorrerlo tutto, operazione ripetuta poche altre volte, perchè essa può farsi solo in tempi di massima magra nei mesi di settem- bre e ottobre. Dalle osservazioni sue e di altri che, sempre gui- dati da lui, hanno potuto percorrere soltanto in parte l' emissario, si è accertato che il corso è tortuoso con molte svolte ; che vi sono parecchie caverne più o meno alte con stalattiti e stalagmiti, cascatelle, laghetti e sifoni. Nel 1934 l'ing. Alberto Bauco del Centro Alpinistico di Napoli, spinse l'esplorazione ed il rilievo del corso per 456 m., e dovette arrestarsi innanzi ad un grande sifone non completamente vuoto di acqua, accertando, fra l'altro, che il — 53 —

«orso stesso aveva « un preciso andamento verso oriente », cioè il lago, Tanto da lui ohe dallo scrivente, nel 1935 venne denun- ziata l'esistenza di questa « Grotta » all'«Istituto Italiano di Spe- leologia di Postumia. Successivamente, nell'ottobre del '42 essa venne esplorata per diversi giorni, e per un tratto di circa 500 m. dal Prof. Giuseppe Stegagno e dal geologo Dott. Aldo Segre, a scopo esclusivamente geo-paleontologico. Dai loro appunti, gentil- mente rimessici, in attesa di una prossima pubblicazione a stampa, dalla quale si potranno avere maggiori precisazioui, riferiamo i principali risultati ottenuti. Nella a Grotta », che il Dott. Segre dice di essere « una delle interessanti meraviglie della , a circa 30 m. dallo sbocco inferiore, in un « crostone » o corni- cione, all'altezza di m. due dall'alveo attuale dell'emissario, il che indica che esso rimonta ad una età molto remota, rinvennero « una mandibola di un sus, frammenti di ossa lunghe e vertebre di un cervide (cervus) cho si dovettero estrarre dalla breccia aderente: al di sotto del « crostone » con non poca fatica, essendo esse fragili e nello stesso tempo durissime, un frammento di stoviglia rosso, di impasto grossolano, probabilmente dell'epoca neolitica. Le esplo- razioni troppo brevi e lo scarso materiale raccolto non permettono di poter concludere che la grotta fosse stata abitata dall'uomo ». È da augurarsi che più numerose e più diligenti esplorazioni siano compiute da persone competenti, nell'interesse degli studi antro-geologici di queste contrade. (10) pag. 44. Il materiale archeologico rinvenuto negli scavi dell'Ing. Gatti venne gentilmente messo a nostra disposizione per l'esame nel '45, e subito ne demmo comunicazione alla Soprinten- denza delle Antichità a Napoli con una dettagliata relazione corre- data da fotografie, gli oggetti rinvenuti, che molto presumibilmente risalgono agli ultimi tempi dell'impero romano ed al principio del M. E., furono : un fine oinochoc o anforetta trilobata di bronzo, con niellatura di argento e col fondo corroso e staccato, che il Prof. Maiuri ritiene un prodotto del III-II sec. a. C, forse di fabbriche tarantine ; molti pezzi di argilla comune a forma di piramide tronca con un buco nella parte superiore, che si suppone servissero di pesi per tendere i fili nei telai ; una pietra lavica rettangolare, pe- santissima, con canale mediano parallelo ai lati più lunghi che la traversa tutta ; dei resti della conduttura e dei vasetti in terra- cotta di fattura abbastanza rozza, quasi tutti in pezzi. Della pietra lavica, che per la sua natura non può essere di origine locale, ma importata, non si è potuto accertare l'uso cui era destinata, poi- ché nè a Pompei, nè altrove è stato mai trovato un esemplare ana- logo. L'ipotesi più probabile, accolta anche dal Maiuri, in seguito all'esame di un modello in gesso che gli venne inviato, è che essa doveva servire da chiusino per lo scorrimento di un liquido in — 54 -

qualche pozzetto. Per un giudizio sicuro, però, dell'epoca alla quale rimontano gli oggetti rinvenuti e sull'uso cui erano destinati, sa- rebbe stato necessario raccogliere, all'atto dello scavo, tutti gli ele- menti occorrenti, ciò che disgraziatamente non venne fatto. Molti problemi che interessano in sommo grado l'antica civiltà e la storia di questi luoghi, si affacciano alla mente per questi rinve- nimenti, problemi che potrebbero essere sciolti soltanto da esplo- razioni vaste e sistematiche in quella località e nei dintorni, ove, secondo la tradizione, sorgeva un antico « Casale ». E forse non è un puro caso che il nome di questa località. « Patierno » o « Pa- terno » sia lo stesso di quello che si riscontra nel documento più antico in cui appare per la prima volta nella storia, il nome della nostra cara patria : Bagnoli. (11) pag. 45. A proposito di questi quadri, a pag. 151 del 1° volume della « Storia del Ducato di Amalfi » di Matteo Camera, si legge : « II pittore Andrea d'Asti di Bagnoli Irpino, scolaro del Solimena, dipinse alla soffitta del Duomo di Amalfi i quadri del Martirio e 'miracoli di S. Andrea apostolo », ed una nota aggiunge : « Costui morì nel 172] in età di 48 anni. I quattro quadri fatti da lui pel Duomo gli furono pagati dall'Arcivescovo di Bologna per ducati 1021 e grana 92 al Banco dello Spirito Santo in Napoli il 15 maggio 1710 e 16 settembre 1715 ».

BIBLIOGRAFIA

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI BAGNOLI IRPINO : manoscritti diversi e specialmente quello del 1647 con estese notizie sull'Antica Chiesa. BRUNO DOTT NICOLA Man.to con notizie diverse su Bagnoli I. Archivio Comunale. Il man.to porta la data del 1755. « CAMPANIA » Guida pubblicata dal T. C. I. 1940 CATALOGO DELLE OPERE D'ARTE ESISTENTI IN BAGNOLI I. Avel- lino 1884. DB ROGATIS CAN. G. Cenni biogr. degli uom. ill. di B. I. 1912. DB ROSE PROF. L. Due monumenti artistici di B. I. Napoli 1912. ONCIARIO (Catasto) DI BAGNOLI I. del 1754. Archivio Comunale. PACICHELLI AB. G. B. Del Regno di Napoli in prospettiva. 1703. PATRONE REV. M. UN capol. del sec. XVII in B, I. Il coro ill. 1905. PAULI S. Della vita del Mons. Frate Ambrogio Salvio 1716. 8ALIERNO P. B. La Chiesa di S. Domenico in B. I. ill. 1937. SANDUZZI AVV. A. Memorie storiche di Bagnoli Irpino. Melfi 1924. SCANDONE PROF. F. L'alta valle del Calore voll. 3 1911-1920. TEDESCO M. Il Coro di B. I. in « Poliorama pittoresco » 1958. 55 —

INDICE DEGLI ARTISTI CITATI Acciano Giov. Domenico da Bagnoli I. P. (lavorava a Napoli nel 1602) Azzolini Giov. Bernardino detto il Siciliano da Messina P. (sec. XVI-XVII). Belliazzi Raffaele da Napoli P. (1835-1917). Cefaly Andrea da Cortale P. (1827-1907). Cerasuolo Lorenzo da Bagnoli I. S. (sec. XVIII). Costare Giacomo da Bagnoli I. P. (1781-Napoli 1778). Curia Michele da Napoli P. (operava 1532-1585). D'Asti Andrea da Bagnoli Irpino P. (1674-1741). De Rosa Francesco detto Pacecco da Napoli p. (m. 1654). II Gianni non si hanno notizie. Il Lenzi lo indica come « pittore napoletano del principio del sec. XIX » Infante Achille da Bagnoli Irpino Int. e statuario (noto a Napoli dove lavorava nel 1625, morto prima del 1647. Infante Scipione da Bagnòli Irpino Int. (1607-1656). Lenzi Michele da Bagnoli Irpino P. (1834-1886). Martelli Achille da Catanzaro P. (1829 m. ad Avellino 1904). Nigro Francesco da Bagnoli I. P. S. ed ornamentista (sec. XVIII-XIX). Parisi Nicola da Foggia P. (1827 rn. a Casalnuovo di Napoli 1887). Patrone Diomede da Bagnoli I. S. (n. 1880 vivente a Salerno). Pino (o Del Pino) Marco da Siena P. (1520 m. a Milano 1596 o 1598). Stanzione Massimo da Orta di Atella (Napoli) P. (1585-1656). Trillo Cammillo da Bagnoli 1. Int. (1870-1908). Trillo Erminio da Bagnoli I. Int. (1838-1908). Trillo Gustavo da Bagnoli I. P. (1876-1943). Ventura Domenico da Bagnoli I. S. (1687-1744).

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI Stemma del Ducato di Bagnoli sul frontespizio Fig. 1 Duomo - Coro - Angolo sinistro Tav . I » 2 » » Lato sinistro >> II » 3 B » Stallo I . . >> III » 4 » » » XVI-Altorilievo destro » 5 » » » X - Bassorilievo IV » 6 » Affresco dell'Assunta del Cestaio » V » 7 » Interno . . . VI » 8 Chiesa-di S. Domenico - Facciata . » 9 » « Quadro della Madon- n a del Rosario di Marco P i n o . . . . VII » 10 Bagnoli Irpino - Panorama da Oriente . VIII » 11 » » - Piano e Lago Lareno — 56 —

INDICE GENERALE

Ritratto e necrologia dell'autore . . . > Prefazione .-.-'.. Cenni storici . . . . . Topografia dell'abitato - Itinerari e pianta Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta o Duomo Chiesa di S. Domenico ...... » di S. Margherita...... Monastero - Conservatorio di S. Caterina da Siena Chiesa - Confraternita di S. Giuseppe . . '- Torre dell' Orologio ...... Affresco della Vergine ...... Palazzo Comunale ...... ""•."''. I l Castello ...... Chiesa e Convento S. Rocco . . . Opere d'Arte . . . . . Chiese e Cappelle fuori l'abitato . . •"•'"•. Chiesa di S. Lorenzo . . . .. Cappella della Pietà . . . . . » privata di S. Marco. . ". » del SS. Salvatore sul Laceno . Notizie sull'antica Cappella di S. Maria di Laceno. Notizie varie ...... Principali opere di Artisti Bagnolesi in altre Città Per i turisti ...... Culto dell' Immacolata Concezione . . . Note ...... Bibliografia . . . . Indice degli Artisti citati - Indice delle Illustrazioni