Famiglia pomologica Red Delicious
Hi-early
Top Red
Red King Cloni standard
Edenspur Red Delicious Morspur Red
Cloni Spur
Red Chief
Starkrimson
Rubyspur
Redspur prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 1 Oregon spur Fuji Giapponese, di recente introduzione in Europa Pianta molto vigorosa adatta alle forme libere, con buona produzione e precoce entrata in produzione Frutto di forma cilindrica, a polpa croccante, soda molto zuccherina e profumata Buccia rosso-rosato Molto produttiva, necessita del diradamento Raccolta II decade di ottobre
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 2 Famiglia pomologica Fuji
Fuji kiku 8
Fuji
Fuji naga-fu 12
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 3 Jonagold
Varietà originata nel 1943 negli Stati Uniti, da un incrocio di Golden Delicious e Jonathan Diffusa in Europa dalla fine degli anni sessanta, è oggi una delle varietà più conosciute e apprezzate specialmente nel centro e nord Europa Frutto grosso, rotondo, presenta una colorazione di fondo verde- gialla e copertura di rosso carminio. Buccia liscia, leggermente cerosa Delicatamente croccante e con la polpa color crema, presenta un ottimo aroma dolce aromatico
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 4 Famiglia pomologica Jonagold
Renetta del Canada
Jonagold
Querina
Novajo prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 5 Pink Lady
Nata da un'incrocio tra Williams e Golden Delicious, Cripps Pink è stata creata alla stazione di ricerche di Stoneville (Australia occidentale) nel 1973. E' presente sui mercati solo con il nome Pink Lady ®, che è il marchio commerciale della varietà. La forma del frutto è da oblunga a cilindrica ed omogenea. Il frutto è bicolore; il colore rosso-roseo è caratteristico della varietà. La tessitura è croccante e succosa. Il sapore è acidulo e profumato. Di pezzatura medio grossa maturazione molto tardiva (fine ottobre)
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 6 Granny Smith
Semenzale di “French Crab” Buccia ceroso-untuosa, verde anche a maturazione, grosse lenticelle, polpa soda, succosa, acidula aromatica Sensibili all’oidio Resistente alle manipolazioni Matura II-III decade di ottobre
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 7 Annurca
Diffusa in Campania dove rappresenta il 35% della produzione totale Frutti piccoli buccia giallo-verde striata di rosso Polpa succosa, dolce Pianta rustica, vigorosa, alternante I frutti dopo la raccolta devono rimanere in campo per assumere una buona colorazione (colorazione sulla paglia)
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 8 Florina
Ottenuta nel 1977 in Fancia Albero vigoroso, molto produttivo, resistente ad attacchi di afidi e acari Resistente alla ticchiolatura e oidio Colore rosso rosato su fondo giallo chiaro Matura II decade di ottobre
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 9 Braeburn
Scarso vigore, si adatta bene ad impianti ad alta densità Frutto di forma arrotondata, talvolta appiattita Buccia brillante bicolore rossa fu fondo verde Polpa soda, croccante, agro -dolce Ottima resistenza alla frigoconservazione Molto produttiva, necessita del diradamento Raccolta I decade di ottobre
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 10 Stayman Red
Pianta vigorosa, triploide, cattiva impollinatrice
Lenta messa a frutto
Produce un frutto molto richiesto da certi mercati
Soggetta allo “spacco” in prossimità della raccolta
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 11 Famiglia pomologica Stayman
Staymared
Stayman Superstayman
Stayman winesap Lb 781
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 12 Scelta della cultivar
I criteri di scelta sono molteplici:
Gusti del consumatore: - buona pezzatura (70 mm di diametro) colore intenso - ottimi caratteri organolettici: polpa succosa, croccante e non farinosa, zuccherina - assenza di ruggine, danni da sole, malattie
Frutticoltore - cv ben remunerate - produttive e non alternanti
Epoca di maturazione: - si preferiscono cultivar a maturazione autunnale - problemi di mercato per le cultivar estive Le liste varietali
Le cultivar dei fruttiferi possono essere distinte in tre gruppi
Cultivar di interesse generale (lista A)
notevole standard produttivo
appartengono a tutti i gruppi pomologici Cultivar di interesse particolare (lista B)
standard produttivi elevati solo in alcuni ambienti pedoclimatici Cultivar promettenti (lista C)
standard qualitativi elevati solo in alcuni ambienti pedoclimatici
Necessitano di un ulteriore periodo di sperimentazione Portinnesti del Melo
Portinnesti Melo (c) 2004 15 Propagazione del melo
Propagazione gamica (per seme):
ottenimento dei franchi
miglioramento genetico
Propagazione vegetativa (margotta di ceppaia, talea, micropropagazione)
ottenimento di portinnesti clonali
Portinnesti Melo (c) 2004 16 cv autoradicate
Le cv autoradicate di melo, a differenza di quelle di pero, non hanno fornito risultati accettabili: sono più vigorose di quelle innestate, con ritardo di fioritura e messa a frutto e si perde il carattere spur
Portinnesti Melo (c) 2004 17 Portinnesti del melo
Sono ascrivibili a due gruppi:
Franco Portinnesti clonali
Portinnesti Melo (c) 2004 18 Franco
E’ un portinnesto che deriva da seme. Pro Buon adattamento a tutti i tipi di terreno Buona resistenza all’umidità Elevata produttività anche se incostante Resistenza ai nematodi Assenza di virosi (non si trasmettono per seme) Contro Notevole vigoria Tardiva entrata in produzione Suscettibile a Phytophthora Cactorum e Eriosoma lanigerum Elevata eterogeneità del materiale
Portinnesti Melo (c) 2004 19 Franco
I semenzali impiegati Malus communis : Red Delicious Golden Delicious Mac Intosh Rome Beauty Antonovka
Altre specie appartenti al genere Malus Spp Siberian ( Malus Baccata ) Malus Sargentii Malus Toringoides Malus Hupehensis
Portinnesti Melo (c) 2004 20 Semenzali di Franco
Golden Delicious Red Delicious
Mac Intosh Rome Beauty
Portinnesti Melo (c) 2004 21 Portainnesti clonali
Sono stati ottenuti per selezione del “Dolcino” e del “Paradiso” Sono stati descritti per la prima volta nel XIV sec. ma solo nel 1917 Hatton li classifica in modo rigido nelle due sottospecie Oggi sono classificati in diverse serie in base all’istituto agronomico che li ha brevettati
Portinnesti Melo (c) 2004 22 Dolcino Malus Pumila Preacox Gallica
Portinnesti Melo (c) 2004 23 Paradiso Malus Pumila Paradisiaca
Portinnesti Melo (c) 2004 24 Serie di portainnesti clonali
East Malling (M)
Mallin Merton (MM)
EMLA
Portinnesti Melo (c) 2004 25 Serie M (East Malling )
Selezionati presso la stazione di East Malling Vengono indicati con la lettera M seguita da un numero arabo (M 27, M 9, M 26… ) La vigoria dei singoli portinnesti è molto relativa e pesantemente influenzata dalle caratteristiche pedoclimatiche
Portinnesti Melo (c) 2004 26 I soggetti della serie M
I più importanti soggetti della serie M sono: Deboli M 9 (Paradiso Giallo di Metz) M 26 M 27 Vigorosi (simili al franco) M 11 (selezione di Dolcino) M 25 (Northen Spy x M 2)
Portinnesti Melo (c) 2004 27 M 27 (M 13 x M 9)
Apparato radicale scarso e superficiale, richiede sostegno Adatto a terreni fertili, fertilizzazioni localizzate e frequenti irrigazioni Elevata efficienza produttiva, precoce entrata in produzione Vigoria minore di M 9 Adatto agli impianti ad alta densità
Portinnesti Melo (c) 2004 28 M 9 (Paradiso Giallo di Metz)
Le piante innestate su M 9 presentano: sviluppo ridotto (necessitano di tutori) Rapida entrata in produzione (II anno) Frutti di ottima pezzatura e buona colorazione Adatto a terreni ben dotati di elementi nutritivi Sensibile a Eriosoma Lanigerum e Agrobacterium Tumefaciens Resistente alla Fitoftora Poca reistenza al freddo Scarsa resistenza al freddo Disaffinità ( ≠incompatibilità) di innesto con la maggior parte delle cv la disaffinità si manifesta con un ingrossamento del punto di innesto Portinnesti Melo (c) 2004 29 M 26 (M 13 x M 9)
Apparato radicale più robusto ed espanso del M 9 (necessità comunque di tutori)
Caratteristiche analoghe a M 9 ma maggiore vigoria
Non ha attitudine pollonifera
Induce un leggero ritardo nel germogliamento delle gemme
Sensibile alla Phithopora
Disaffinità con la maggior parte delle cv che si manifesta con l’ingrossamento del punto di innesto
Portinnesti Melo (c) 2004 30 M25
Più vigoroso di M106 e più resistente alla siccità
Apparato radicale ampio e pofondo che ben si adatta ai terreni siccitosi, non irrigui e calcarei
Indicato per Golden Delicius, nei terreni difficili e scarsamente fertili Vigoria dei portinnesti “M”
6m
5m
4m
3m
2m
Franco M 27M 9 M 26Portinnesti Melo M (c)25 2004 M 106 32 Serie MM ( Merton Malling )
Selezionati presso John Innes Horticolture Institute di Merton Portinnesti media vigoria resistenti all’ Eriosoma Lanigerum La resistenza all’ E.Lanigerium è stata ottenuta ricorrendo ad incrocio con il clone “ Northern Spy ” Sono indicati con la sigla MM seguita da un numero arabo da 101 a 115
Portinnesti Melo (c) 2004 33 MM 106 (Northern Spy x M 1)
Il portinnesto più diffuso in Italia
Medio vigore
Apparato radicale sviluppato, ottimo ancoraggio
Predilige terreni freschi e fertili e ben drenati
Poco resistente ai marciumi radicali e alla Fitoftora (Marciume del colletto) e Afide Lanigero
Sensibile al freddo invernale
Portinnesti Melo (c) 2004 34 MM 109 (M 2 x Northern Spy)
Elevata vigoria (simile al franco) Ampio apparato radicale Rapida entrata in produzione Resistente Fitoftora e Afide Lanigero Sensibile all’oidio
Portinnesti Melo (c) 2004 35 MM 111 [(Northern Spy x M 793) x (Northern Spy x M 2)]
Pianta vigorosa
Precoce entrata in produzione
Elevata resistenza all’umidità
Adattabilità pedologica
Resistente alla Fitoftora e Afide Lanigero
Portinnesti Melo (c) 2004 36 Vigoria dei portinnesti “MM”
6m
5m
4m
3m
2m
MM 106 M 109 M 111 Franco 37 Serie EMLA
Comprende tutti i cloni M e MM risanati da virosi presso le stazioni di East Malling e Long Ashton
Portinnesti Melo (c) 2004 38 Ambiente pedoclimatico
La coltura del melo è diffusa nelle zone temperato- fredde delle italiane centro-settentrionali: - in pianura; - Collina; - Montagna; Nelle zone temperato – calde può vegetare bene, purchè venga soddisfatto il fabbisogno in freddo Rispetto al pero è più resistente sia a freddi invernali sia alle brinate primaverili. Terreno: molto adattabile, rifugge dai terreni argillosi e compatti, predilige terreno profondo, permeabili, fertili. Impianto e forme d’allevamento
Utilizzare sempre materiale certificato per identità varietale e sanità. Generalmente si esegue l’impianto in autunno con astoni innestati di un anno. Nel periodo primaverile solo con andamenti stagionali particolarmente avversi (forti freddi invernali, impraticabilità del campo).
FORME D’ALLEVAMENTO Le forme d’allevamento più utilizzate in passato: Vaso regolare: pieno e vuoto Palmetta regolare a branche obblique. Le forme d’allevamento utilizzate oggi: Palmetta irregolare Il fuso Ipsilon trasversale L’obiettivo: limitare il numero di interventi cesori per accelerare la formazione dello scheletro con anticipo ingresso in produzione. La moderna forma d’allevamento deve essere bassa e spessa, per permettere l’esecuzione delle operazioni di raccolta e potatura da terra
La palmetta ha subito nel tempo forte evoluzione:
Si abbandona la geometricità della forma si passa da REGOLARE A IRREGOLARE;
si riducono gli interventi di potatura nella fase di allevamento, non si spuntano più i rami (potatura a tutta cima), anticipando la formazione dello scheletro e messa a frutto, p. ANTICIPATA;
Si abbassa l’altezza delle piante, aumentando ne contempo lo spessore, con alcuni rami diretti verso l’interfila, p. LIBERA Palmetta Irregolare (libera e anticipata): le branche non sono disposte simmetricamente sul fusto: Anticipata : si accelera la formazione dello scheletro perché si usano astoni già ramificati in vivaio. Fra questi rami si sceglie il primo palco di branche, poi con una spuntatura estiva si favorisce l’emissione del primo palco, per cui si ottengono due palchi all’anno; Libera: -manca la geometricità della struttura - Potatura a tutta cima, le branche sono scelte lungo il fusto nella loro naturale emissione ed inserzione
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 44 Quindi la palmetta libera è costituita da un asse centrale su cui sono inserite, senza ordine prestabilito, prevalentemente nel senso del filare, branche e branchette
Le distanze d’impianto della PALMETTA: tra le fila 3,5 – 4,5 m, sulla fila 2,5m La palmetta è più produttiva rispetto alle forme libere
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 45 FORMA A FUSO Diffuse nell’Europa centro-settentrionale, in Trentino Alto Adige e altre province padane.
La forma a fuso si è diffusa per la riduzione dell’altezza e aumento della densità d’impianto.
La pianta assume uno sviluppo conico, con astone centrale, cu sui sono inserite elicoidalmente e orizzontalmente branchette fruttifere di lunghezza decrescente verso l’alto.
L’altezza degli alberi non deve superare i 3,00 m I sesti d’impianto: 4,0 – 4,5 tra le file, mentre la distanza sulla fila 1,00 – 1 ,8 m
IPSOLON TRASVERSALE / SITEMA A “V”
Sistema d’allevamento che richiede file distanziate (4 – 6 m), e piante fitte sulla fila (1- 1,5 m).
Le pareti fruttifere, che risultano inclinate a V, si possono ottenere da una pianta o da due piante, inclinate trasversalmente da un lato o dall’altro. L’angolo d’inclinazione rispetto alla verticale deve essere di max 45 °.
Per favorire l’illuminazione ed aerazione si deve mantenere libero lo spazio interno a “V”, si devono asportare tutti i germogli cresciuti dorsalmente, quelli laterali possono essere inclinati o cimati.
ASSE COLONNARE Forma sperimentale che ha interessato i ricercatori di East- Malling, con sesti sulla fila di 1 m e distanze fra le file 4.0-4.5 Costituita da un fusto centrale sprovvisto di branche permanenti, ma solo branchette fruttifere laterali, le quali vengono rinnovate a partire dal 4°anno asportandole in misu ra del 30% l’anno. POTATURA DI PRODUZIONE Non esistono regole fisse di potatura valide in tutti gli ambienti: si deve mirare al buon equilibrio tra attività vegetativa – riproduttiva. Per eseguire una corretta potatura bisogna sapere dove produce il melo:lamburde, rami misti, brindilli. Nelle cultivar standard con la potatura si dovranno diradare le formazioni fruttifere, quelle più vecchie. Nelle cv. Spur la potatura è più semplice: diradamento delle branchette ogni 3/4 anni. Il rinnovo delle lamburde è importante anche ai fini qualitativi: Lamburde giovani portano frutti migliori: ogni anno si dovrà rinnovare il 30% delle lamburde. Epoca d’intervento: - I tagli fatti durante il riposo vegetativo determinano un richiamo a legno; - I tagli effettuati in vegetazione tendono a castigare il vigore, cioè a deprimere e a rallentare il ritmo di crescita dei germogli troppo vigorosi, promuovendo l’induzione a fiore delle gemme.
- Il diradamento dei frutti è una pratica consolidata, per evitare l’alternanza di produzione. Gli scopi del diradamento sono:
Ottenere frutti di migliore pezzatura;
Migliorare la differenzazione delle gemme a fiore (per motivi nutrizionali e ormonali) Il diradamento può essere:
Manuale
Chimico-ormonale Si interviene con il diradamento chimico-ormonale nei seguenti momenti:
Golden Delicius: dalla fine della caduta dei petali a circa 8 mm di diametro dei frutticini. Si impiega NAD oppure NAA quando il frutto centrale raggiunge un diametro pari ad una noce IRRIGAZIONE Pratica di notevole importanza, soprattutto nei meleti con portinnesti clonali di debole vigore. I vantaggi che si possono ottenere con l’irrigazione sono:
Aumento della quantità prodotta
Aumento della pezzatura
Miglioramento della colorazione del frutto soprattutto con l’irrigazione per aspersione DIFETTI
Peggiora la conservazione frigorifera infatti aumenta la butteratura amara
Può favorire l’attacco di ticchiolatura, oidio, ruggine mentre ostacola gli acari I consumi idrici del melo sono elevati, per produrre un Kg di sostanza secca sono necessari 500 l di acqua. Dal germogliamento alla caduta delle foglie il consumo è di 6000 m3/ha, pari ad una piovosità di 600 mm.
I metodi irrigui più utilizzati:
Aspersione
Irrigazione localizzata Il primo metodo, utilizzato soprattutto in Trentino, svolge anche la funzione di irrigazione antibrina contro le brinate primaverili, inoltre serve per la colorazione del frutto .
L’irrigazione localizzata può essere a goccia o microspruzzo. VANTAGGI: Utili nelle zone con scarsa disponibilità idriche, non diffonde malattie, localizzazione dell’umidità intorno alle radici ecc . BILANCIO IDRICO
APPORTI – PERDITE
APPORTI = pioggia, apporti di falda, irrigazione PERDITE = ETP, percolazione profonda, ruscellamento.
I = (Etp + Pr + P) – (Pioggia + umidà suolo) ETc = Etp x Kc Esempio mese di aprile Etc mensile = 1.8 mm/d (Etp) x 0.45 (Kc) x 30 gg= 24,3 mm/mq 243 m3 /ha mese Pioggia 50 mm = 500 m3/ha Bilancio = 500 m3 – 243 m3 = + 257 m3 In caso di inerbimento un consumo idrico + 20%:
Etc 24,3 mm/mq = 243 m3 /ha x 1,20 =292 m3
Qualora se tiene conto dell’umidità del suolo,sarà: U % C.C. (capacità di campo) 28% U % P.C.I. (punto critico d’intervento) 23% Umidità disponibile 5% = 10.000 m2 x 0.3 m (h) x 1.3 t/m3 (d) x 0.05 (umidità nel suolo) = 195 m3
QUINDI: 195 m3 (umidità disponibile) + 500 m3 (pioggia) – 243 (Etc) = +452 La riserva dura per x giorni: 452 : Etc m3/gg
prof. R. Andrei - I.T.A.S- Treviglio 56
Buona regola dell’irrigazione: è quella di mantenere il più possibile costante la disponibilità d’acqua alle radici, volumi ridotti ed irrigazioni frequenti.
L’irrigazione inizia quando l’umidità del terreno scende al di sotto del 60%
CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE Per il melo è importante considerare alcuni aspetti: - I portinnesti clonali di debole e medio vigore (M9, M27, M26, M106) hanno radici superficiali; - Nei frutteti inerbiti ed irrigati le piante richiedono maggiori apporti fertilizzanti; In generale si richiede una concimazione razionale che tenga conto di: - Fertilità del terreno - Del portinnesto - Della cultivar - Quantità e qualità produttive
Per valutare le esigenze nutritive delle piante si tiene conto delle asportazioni ed analisi fogliare. ASPORTAZIONI: l’elemento maggiormente assorbito è il potassio, calcio, azoto. Il fosforo viene consumato in quantità ridotte. Le asportazioni di un meleto (300/400 q/ha) sono: Azoto 60 -100 Kg/ha Fosforo 20 -30 Kg/ha Potassio 70 – 150 Kg/ha Calcio 180 – 190 Kg/ha Il 30 – 50% di queste sostanze ritorna al terreno con residui potatura, foglie e frutti caduti a terra.
Effetti dei vari elementi: N – Azoto- la carenza provoca: riduzione della quantità, della pezzatura, peggiora il sapore e aroma del frutto. L’eccesso di N provoca: ritarda la maturazione, compromette la colorazione dell’epidermide, aumenta la rugginosità del frutto, peggiora la conservazione frigorifera. Un’eccessiva quantità di azoto fa produrre mele meno buone e meno serbevoli
P – Fosforo- la concimazione fosfatica non ha evidenziato influenze di rilievo sulla produzione. Si consiglia un moderato apporto per non impoverire il terreno; K potassio- favorisce la colorazione del frutto e migliora la frigoconservazione.
Indicativamente si consigliano i seguenti apporti: - N 50 – 70 Kg/ha - P 20 -25 “ “ - K 100 – 150 Kg/ha
- La concimazione fogliare serve per integrare la concimazione fatta al terreno apportando sia macro che microelementi. Gli elementi nutritivi vengono assorbiti dalle foglie molto velocemente (60- 80 ore) RACCOLTA In funzione delle forme d’allevamento si esegue: - Da terra - Con l’ausilio di carri raccolta La produzione media di un frutteto è di 350 – 500 Kg, con una media di 50 Kg di frutta per pianta.
Molto importante è definire il momento della raccolta che, dipende dalla cv, in quanto le cv. Standard hanno un periodo di raccolta più lungo delle cv. Spur. Il momento preciso è individuato attraverso test di maturazioe: - penetrometro: per misurare la durezza della polpa; - La soluzione di iodio per l’amido - Le carte colorimatriche per la colorazione della buccia (golden D) La riuscita della conservazione delle cv. Dipende: - Tecnica di conservazione (25%) - Irrigazione e concimazione (25%) - Giusta epoca di conservazione (50%)
- Raccolte anticipate peggiorano la conservazione : riscaldamento e butteratura amara, qualità scadente (colore e sapore)
- La conservazione avviene in celle frigo con atmosfera controllata, dove la temperatura non deve scendere sotto -1 °C per evitare danni da congelamento.