UNITA/SPECIALI/2<UNTITLED>
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18 sabato 12 gennaio 2013 U: CULTURE Mariangela la ruvidezza nella grazia Elio De Capitani ricorda la sua necessità di lottare e di capire insieme ROSSELLA BATTISTI [email protected] TRA I «COMPAGNI» DELL’INTENSO VIAGGIO A TEATRO DELLA MELATO, C’È ELIO DE CAPITANI E IL TEATRO DELL’ELFO, con il quale Marian- gela è salita sul Tram chiamatodesiderio osiè travestita nel Tango Barbaro di Copi. Lo rag- giungiamo al telefono, ancora profondamen- te turbato: «Ho passato la notte insonne - spiega De Capitani - Mariangela mi aveva mandato un messaggio d’addio dicendomi Mariangela Melato giovanissima nel film «Caro Michele», al centro in «Travolti da un insolito destino...», a destra a teatro con «Il dolore» dalla Duras “sono alla fine delle sofferenze”. Mi ha colpi- to, ancora una volta, la lucidità di questa don- na incredibile». le (1976). In realtà, e non per caso, gli incontri fon- Quando la conobbe di persona? damentali furono quelli con Elio Petri e Lina Wert- «All’inizio degli anni 90 a casa sua. Lei vole- muller, ovvero con i due registi italiani più dotati va incontrarmi e Maurizio Porro fece da tra- per il grottesco, sia pure su toni e temi radicalmen- mite. Feci una figuraccia infernale perché te diversi. Petri la mise accanto a Volontè in La mi dimenticai il numero civico dell’indirizzo Stupenda classe operaia va in paradiso nel 1971, e non era un - non c’erano telefonini - e suonai a tutti i match facile, ma lei resse benissimo il confronto. campanelli della strada. Quando, due ore do- La richiamò per Todo modo, qualche anno dopo. po, ho bussato alla porta giusta mi detto: Con Lina Wertmuller nacque il sodalizio più dura- “Salve, ben arrivato e complimenti: di solito turo. Cominciò tutto con Mimì metallurgico ferito si aspettano le dive...”. Mi chiese poi se vole- nell’onore, nel 1972. La Wertmuller veniva dal cine- vo lavorare con lei. A me pareva un sogno, ma di genere e dalla tv di qualità, dai «musicarelli» mia madre la conosceva e in famiglia nutriva- con Giannini con Rita Pavone e dal mitico Giornalino di Gianbur- moun culto per la Melato. Disse che pensava rasca; ma già con il suo esordio, I basilischi, aveva aunTram che si chiama desiderio e io replicai: lasciato intuire di essere alla ricerca di uno stile “no, non mi piace, tu non sei adatta, troppo tutto suo, di un approccio grottesco e surreale alla bella”. Beccandomi altri complimenti». La fama al cinema commedia dialettale di costume. Non ci sarebbe Però, poi ha vinto Mariangela... mai riuscita con gli attori tradizionali, con i «colon- «La mia reazione è stata presuntuosa, ero nelli» della commedia: aveva bisogno di interpreti giovane e categorico. Ho riletto il Tram nella con Lina Wertmüller più giovani e più duttili, capaci di entrare e uscire traduzione di Masolino D’Amico che mi ha da maschere eccessive, quasi felliniane. Mimì me- fornito lei e ho cambiato idea. Facciamolo tallurgico fu un film di svolta: Mariangela Melato e subito, le ho detto. Da lì è nata un’intensità di Giancarlo Giannini crearono una coppia al fulmi- rapporto. È stata una Blanche formidabile, cotone, che sarebbe durata nel tempo. I titoli di- indossata così personalmente nel ruolo da vennero sempre più lunghi, i film magari un po’ chiedermi di alleggerire il primo tempo per- meno originali, ma sempre di culto: a Mimì fecero ché nel primo mese di repliche era dimagri- L’esordio con Pupi Avati nel Mariangela interpreta Olimpia, un personaggio seguito Film d’amore e d’anarchia ovvero stamattina ta sei chili per la tensione. Aveva ragione, non centrale del poema, ma al quale la riduzione alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza e Tra- ero troppo radicale e la lasciai libera: “Tu 1969, poi il grande sodalizio di Ronconi e Sanguineti dà grande spazio… per- volti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. non sarai mai leggera o futile, abbiamo il se- con la regista di «Mimì ché lo faceva lei, ci giureremmo. Il modo in cui la Ci voleva più tempo a dirli che a vederli, ma ebbe- condo tempo per precipitare nella follia”». sua voce si inerpica nel ruolo, cambiando registro ro uno straordinario successo di pubblico. Marian- Cosa ricorderà di lei come attrice e come metallurgico...». Ruoli per tre-quattro volte nell’arco di un endecasillabo, fa- gela diventò una star, purtroppo in un decennio in donna? Petri e Giuseppe Bertolucci cendo di Olimpia un’eroina al tempo stesso tene- cui il nostro cinema cominciava ad arrancare. «Qualcosa di simile in entrambi i casi: la ruvi- ra, indifesa, grottesca, virile, ironica, crudele, ha Non mancarono infatti, negli anni ’70 e ’80, titoli dezza nella grazia. Era capace di tenerezze e dell’incredibile. I registi cinematografici che me- alimentari ma sempre rispettabili: come La polizia coccole incredibili ma nel lavoro capitava di ALBERTO CRESPI glio l’hanno diretta sono coloro che hanno saputo ringrazia e La poliziotta di Steno. Ma ci furono altre scontrarci come muli cocciuti. In lei c’era la ROMA cogliere questa fantasmagorica varietà di toni. collaborazioni con registi di gran nome: Vittorio necessità di lottare ma anche di capire insie- Scritturare Mariangela Melato per un personag- De Sica (Lo chiameremo Andrea, 1972), Claude Cha- me. Odiava la superficialità, l’approssimazio- A UN CERTO PUNTO COMPARIVA NEL «PAP’OCCHIO» DI gio piccolo o piatto o monocorde, per uno di quei brol (SterminategruppoZero, 1974), Sergio Citti (Ca- ne, il genio e sregolatezza gratuiti così comu- RENZO ARBORE, NEI PANNI DI UN’ATTRICE DI PROSA CHE ruoli che si definiscono «una tinca», non aveva sen- sotto, 1977, e Mortacci, 1988), Franco Brusati (Il ne a tanti attori uomini. Mariangela aveva SOSTENEVA UN PROVINO PER L’IMPROVVISATA TV CHE so. buon soldato, 1982). E almeno un altro incontro im- talento da vendere, appariva ironica e solare ARBORE DOVEVA CREARE PER CONTO DEL VATICANO. È piombata nel nostro cinema con un decennio portante, quello con Giuseppe Bertolucci che la ma il mestiere le costava, si applicava da mat- «Ho lavorato con Squarzina, Ronconi, Strehler, di ritardo. Nata a Milano nel ’41, esordisce con diresse per la prima volta in Oggetti smarriti (1980) tina a sera, e non si è mai tirata indietro da Bene»… «No, bene lo lasci dire a noi signorina, che Pupi Avati nel 1969 in Thomas e gli indemoniati,ma e poi in Segreti segreti (1985) e in L’amore probabil- nessuna fatica. E la infastidiva molto chi si cosa ci fa sentire?», rispondeva gaglioffo Arbore; interpreta i primi film importanti all’inizio degli mente, nel 2001, una delle sue ultime apparizioni. faceva largo con il corpo. A un’attrice il cor- «Le va bene D’Annunzio?»; «Eh, va bene questo anni ’70. Fosse arrivata dieci anni prima, avrebbe In un cinema più sano Mariangela Melato sa- po serve per fare i personaggi, diceva. Come Pannunzio, sentiamo». E lei, avvolgendosi in un seriamente insidiato il trono di Monica Vitti come rebbe stata una superstar. In America, avrebbe personaggio pubblico, poi, le ho invidiato il enorme scialle nero, declamava con voce acutissi- «regina» della commedia all’italiana. Quel cine- vinto due o tre Oscar. Se il cinema italiano ha avu- suo non tradirsi mai, senza recitare. Quando ma «tutta di verde mi voglio vestire, tutta di verde ma, Mariangela lo sfiorò lavorando con Nino Man- to da lei meno di quanto avrebbe potuto, è stato era intervistata restava se stessa, con straor- per santo Giovanni…», al che Arbore la stoppava fredi in Per grazia ricevuta e incrociando Comenci- un problema del cinema, non suo. Ci ha pensato il dinaria coerenza, ribadendo la sua malamente e quando Silvia Annicchiarico (volto ni e Monicelli nella fase finale delle loro carriere, teatro, per fortuna. Ci mancherà, e non è una fra- “singolezza”. Non c’era artificio». storico dell’Altra domenica) gli sussurrava «ma il primo per Il gatto (1977), il secondo in CaroMiche- se di circostanza. Mai un cedimento da diva? guarda che è La figlia di Iorio», lui tagliava corto: «Era solo un abito che si concedeva quando «Può essere la figlia di chi le pare ma qui non accet- ce n’era bisogno. Come quando a Spoleto ci tiamo raccomandazioni». La scena si concludeva stavano prendendo sottogamba. “Ho biso- con una trovata fuori copione: lei si avvicinava a gno di venti minuti da diva - mi disse - non ti lui e gli affibbiava un ceffone terribilmente reali- ● Io e Mariangela siamo come LE REAZIONI spaventare”. Fece una scenata grandiosa e stico. «Non era previsto, non l’avevamo provato: fratello e sorella. È stato un portammo a casa la tecnica, la fonica e tutto fu una sua improvvisazione e mi diede uno schiaf- legame intensissimo, anche Bellissima, candida quello che volevamo. “Bisogna difendersi in fone vero, che mi fece vacillare. La mia reazione professionalmente. Tutti i ruoli questo mestiere - rise - e adesso andiamo a che si vede nel film è genuina». Così Renzo Arbo- che le ho affidato erano delle e nobile mangiare!”» re, quando Il Pap’occhio fu restaurato qualche an- sfide: lo era Olimpia nell’ C’era un ruolo da lei amato di più? no fa, ricordava il contributo di Mariangela Mela- Orlando Furioso, lo è stata di Sono tanti i saluti e gli omaggi resi ieri a «Ha indossato tante anime, mischiava i gene- to a quel film geniale e sgangheratissimo. All’epo- recente Nora nell’ultimo Mariangela Melato. «La ricordiamo come una ri senza pregiudizi. Ha saputo essere una vec- ca i due erano una coppia, e sono rimasti sempre spettacolo che abbiamo fatto delle attrici più popolari, stimate ed apprezzate chia di 300 anni e una bambina di nove, nel legatissimi.