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UN ALTRO CENTENARIO Come ampiamente trattato nello scritto che apriva lo scorso numero di Settentrione, a firma dell’Ambasciatore d’Italia a Helsinki Gabriele Altana (L’Italia e il riconoscimento dell’indipendenza finlandese, 1917-1919, pp. 7-20), quest’anno – a due soli di distanza dal 2017, anniversario secolare della nascita dello Stato finlandese – ricorre il Centenario del riconoscimento dell’indipendenza della Finlandia da parte dell’Italia, che il nostro dipartimento ha celebrato con una giornata di studi (tenutasi il 25 settembre) dedicata agli aspetti diplomatici, politici, militari, economici, culturali, artistici, addirittura terminologici delle relazioni tra questi due Paesi, che iniziarono sotto una nuova luce cento anni fa. Quando la Finlandia diventa una nuova entità statale negli ultimi momenti della prima guerra mondiale, deve subito fare i conti con la possibilità che l’indipendenza appena guadagnata sfumi, a causa delle mire della Russia dei soviet, che pure riconobbe l’indipendenza finlandese il 31 dicembre del 1917, seguita man mano dagli altri Paesi (Svezia, Francia, Germania, etc.): da queste mire nasce la guerra civile, uno dei periodi più traumatici per la storia di questo popolo (ma per quale popolo non è tale una guerra civile?), il battesimo del fuoco del nuovo Stato, che tre decenni più tardi verrà nuovamente attaccato dal possente vicino, qualche mese dopo la sottoscrizione dello scellerato patto Molotov-Ribbentrop. Come la Polonia e le repubbliche baltiche, anche la Finlandia potrebbe essere fagocitata da una delle potenze segretamente alleate, eppure reagisce conducendo una guerra sfibrante e dagli altissimi costi umani, guadagnandosi il riconoscimento di molti Paesi europei, combattendo “quasi” sola contro un gigante a cui è costretta a cedere parte del proprio territorio storico, quella grossa fetta di Carelia che ancora oggi fa parte della Federazione Russa. Nel dopoguerra le condizioni sono altrettanto difficili che in Italia: una forte emigrazione, soprattutto nella vicina Svezia, l’esodo dalle campagne verso le città impegnate nella ricostruzione e nella ripresa delle attività industriali, segnano un’altra difficile fase, che verrà man mano superata, finché la Finlandia non diventerà parte di quell’Europa del benessere, della giustizia sociale, dell’esemplarità nella gestione delle politiche scolastiche, che oggi tutti riconosciamo. Vogliamo qui ringraziare ancora una volta i nostri relatori, cominciando dal già citato Ambasciatore Altana, per passare ai colleghi Vesa Vares, Nicola Neri, Luigi de Anna, Lorella Scacco e Cecilia Cimmino, senza dimenticare né il cordiale saluto della professoressa Riitta Pyykkö, prorettore dell’ateneo aboense, né la collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Helsinki, nella persona del suo direttore, la professoressa Patrizia Gambarotta, che ci onora con la sua presenza anche in occasione di iniziative che non nascono dalla collaborazione con l’Istituto. Alcune delle relazioni presentate nel corso di quella giornata aprono il presente volume, a mostrare quanto sia ancora vivo, tanto da parte dei redattori di Settentrione che dei suoi collaboratori, l’interesse a scandagliare questo interessante campo di ricerca. Purtroppo, questo è anche l’anno di una dolorosa perdita: ai primi di giugno si è spenta la cara esistenza dell’avvocato Piero Gualtierotti (1934-2019), Presidente dell’Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova dal 2011, nonché autore di interessantissimi saggi che non saranno sfuggiti ai lettori di Settentrione. Nei decenni passati Piero Gualtierotti aveva costituito un solido punto di riferimento nelle relazioni scientifiche e culturali tra l'Italia e la Finlandia, stabilendo un rapporto di proficua collaborazione e di sincera amicizia soprattutto con i colleghi ed amici Lauri Lindgren e Luigi de Anna. Alla sua figura di studioso è dedicato questo numero del nostro annuario. 3 Anche in questa uscita, accanto ai saggi scientifici e di alta divulgazione, abbiamo inserito alcuni “brani” di scrittura creativa, alcune liriche per le quali ringraziamo gli autori, Terttu Jurvakainen1 (e il traduttore Esko Karppanen e Francesco Maria Tipaldi2. La scelta delle liriche è in qualche modo legata alla loro collocazione tra gli articoli, e costituisce un diverso momento di riflessione che suggeriamo al benevolo lettore. Sempre sul “fronte” della scrittura non scientifica, ma divulgativa e di forte coinvolgimento emotivo, è lo scritto dedicato alla storia degli Alpini e dell’Associazione Nazionale Alpini inviato alla nostra redazione da Giorgio Blais3, generale di divisione degli Alpini in congedo: poiché anche le associazioni dei riservisti e degli ex componenti dei diversi corpi ed armi, hanno una grande importanza sia sul versante della cooperazione internazionale, che nelle più svariate circostanze di impegno sociale e civile, ci sembra importante che l’annuario che rappresenta una comunità di studiosi, si impegni anche a comunicare i valori della solidarietà e dell’impegno, cge caratterizzano lo statuto e il codice morale dell’ANA. Lo scritto di Giorgio Blais contiene inoltre una importante testimonianza dell’impegno profuso dagli Alpini nel terribile frangente della tragedia del Vajont. Chiude la nostra “produzione” annuale la recensione dell’ultimo volume di narrativa, ancora fresco di stampa, a firma di Luigi de Anna, di cui i nostri graziosi lettori hanno potuto leggere un’anticipazione, sempre nello scorso numero di Settentrione. 1 Terttu Jurvakainen è una pittrice e poetessa finlandese, che vive a Muhos, nei pressi di Oulu, dove allestisce una propria galleria d’arte dal 1977. Ha tenuto mostre anche all’estero (Stoccolma, Amburgo, Colonia) e ha pubblicato varie raccolte di poesie a partire dal 1978 (altre informazioni sul suo sito: www.terttujurvakainen.fi). Le poesie qui presentate sono tratte dalle raccolte Meillä on sama matka (Facciamo lo stesso viaggio, 1980), Yön kukat (I fiori notturni, 2012) e Valo halkaisee pimeyden (La luce fende l’oscurità, 2017). 2 Nato a Nocera Inferiore (1986), F. M. Tipaldi è laureato in Farmacia presso l’Università degli Studi di Salerno. Lavora nella farmacia di famiglia e collabora con la collana editoriale “poesía di ricerca” (EDB edizioni). Ha pubblicato le sillogi La culla (Lietocolle, 2006), Humus (L’arcolaio, 2008), Il sentimento dei vitelli (EDB, 2012), Traum (Lietocolle, 2014), Nuova poesía extraterrestre (Carteggi Letterari, 2016). 3 Giorgio Blais ha operato per circa nove anni in missioni internazionali nei Balcani, area di cui è un profondo conoscitore. È esperto in diritto umanitario, già Vicepresidente dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario. È stato recentemente impegnato in progetti tesi alla salvaguardia dei beni culturali in Libano e in Georgia e ha diretto in Iraq corsi di formazione in diritto internazionale umanitario per funzionari iracheni. 4 SAN PIETRO E IL LEONE: LE RELAZIONI DIPLOMATICHE TRA SANTA SEDE E FINLANDIA Nicola Neri Università degli studi di Bari “Aldo Moro” [email protected] Un destino non paradossale aveva deciso che l’evangelizzazione della Finlandia avvenisse in pieno periodo crociato, ad opera di un vescovo britannico4. Enrico, partito dall’Inghilterra nel 1152, divenne vescovo di Uppsala e partecipò alla crociata contro i Finni, guidata da Erik IX di Svezia. È considerato il patrono della Chiesa finlandese. La diocesi di Åbo, l’odierna Turku, fu stabilita nella seconda metà del secolo, come suffraganea dell’arcidiocesi di Uppsala, e rimase l’unica, e pertanto la più antica, diocesi in terra finlandese fino all’avvento del luteranesimo nel XVI secolo. Già nella seconda metà del Settecento, tuttavia, tornava a pronunciarsi di nuovo, timidamente, il cattolicesimo, e un italiano, il vicario apostolico di Stoccolma, monsignor Paolo Moretti, riprendeva l’attività liturgica e apriva al culto una chiesa cattolica a Viipuri (sved. Viborg). Moretti riuscì, peraltro, a far pubblicare, convincendo il re di Svezia Gustavo Adolfo IV, il catechismo della Chiesa cattolica con fondi dell’erario svedese. Nel corso del XIX secolo veniva aperta la stazione missionaria di Helsinki, edificata la cattedrale cattolica di Sant’Enrico. All’indomani dell’indipendenza finlandese, alla fine del 1917, tuttavia, pur essendo stata rapidamente riconosciuta l’indipendenza dalla Santa Sede, i cattolici si riducono ad un numero sostanzialmente trascurabile. Il riconoscimento era maturato sulla base dell’idea dell’autodeterminazione dei popoli della quale il presidente americano Woodrow Wilson si era fatto interprete nel primo dopoguerra. Paesi anche quasi del tutto protestanti, come Finlandia ed Estonia, cercarono il riconoscimento da parte di uno dei soggetti politici più antichi ed autorevoli d’Europa5. Già nel 1920 veniva però costituito il vicariato apostolico di Finlandia, che nel 1955 diveniva l’attuale diocesi di Helsinki. Nel corso di questi decenni sarebbero maturati e si sarebbero sviluppati significativi passaggi nell’evoluzione dei rapporti tra Finlandia e Santa Sede. Non apparteneva certo al numero delle cose più probabili che il 31 luglio del 1942, alla vigilia delle grandi battaglie di El Alamein e di Stalingrado, decisive per l’esito del secondo conflitto mondiale, si trovasse il modo di stringere relazioni diplomatiche tra il Soglio di Pietro e la Repubblica finlandese. È eloquente, per il profilo e l’equilibrio delle relazioni tra i due interlocutori, osservare che l’iniziativa dell’apertura di rapporti diplomatici fu assunta da parte finlandese. Le ragioni all’origine