Trecchina-Nel-Presente-E-Nel-Passato
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
1 PASQUALE SCHETTINI TRECCHINA NEL PRESENTE E NEL PASSATO 1936 ALESSANDRIA – TIPOGRAFIA FERRARI – OCELLA E C. - 1947 2 ALLA CARA MEMORIA DI FRANCESCO E RAFFAELE SCHETTINI CHE TANTA PARTE PRESERO ALLE VICENDE GARIBALDINE E PER IL RISORGIMENTO DELLA NOSTRA PATRIA QUESTO MODESTO LAVORO DEDICA L’AUTORE QUAL SEGNO DI VIVO, AFFETTUOSO ED INDELEBILE RICORDO 3 MUNICIPIO DI TRECCHINA ____________ Al prof. Pasquale Schettini esprimiamo la gratitudine di questo Comune, che vede finalmente raccolte e pubblicate le notizie storiche di Trecchina e siamo sicuri che l’opera, così amorevolmente compilata, incontrerà largo favore, per l’interesse che desta nei figli di questo paese e per i pregi di cui l’ha arricchita il bravo autore. L’Amministrazione Municipale 4 Prefazione ..... dedicit patriae quid debeat et quid amicis. Orazio Fortuna, per l’autore di questo libro, che la profonda e capillare critica metodologica del Croce abbia liberato il campo della storiografia dal vieto pregiudizio, in grazia del quale solo i grossi volumoni su fatti storici salienti e capitali potevano ambire all’onore di denominarsi “storia”, e indifferenza e dispregio toccavano quasi sempre alle umili e minute indagini su fatti e personaggi “locali”, anche se circonfusi di quella rassicurante aureola che sempre accompagna il passato. Oggi invece, dopo Croce e la sua “Storia come pensiero e come azione”, si e più disposti a porgere l’orecchio a qualsiasi indagine storiografica, anche se volta a umili personaggi e oscuri avvenimenti di piccoli e sperduti paeselli montani, e solo si cerca e si vuole cogliere in questi scritti - lunghi o brevi, solenni o dimessi - il palpito di un sincero interessamento a vicende che, per essersi svolte in una cerchia ristretta, non cessano per questo di essere integrante patrimonio di tutta intera l’umanità. Si e insomma passati, fortunatamente, dalla valutazione esteriore di un “genere” letterario a quella, più intima e confacente, del significato spirituale che sempre anima un qualsiasi avvenimento umano e la ricostruzione che l’uomo, qualsiasi uomo, ne può dare. Alla luce di questa nuova metodologia e critica storiografica, il lavoro del Prof. Schettini potrà, senza dubbio, varcare i limiti che la modestia schiva dell’autore ha voluto tracciarsi; e se - come l"A. si e anzitutto proposto - esso arriverà gradito e caro ai numerosi figli di Trecchina che all’estero, e particolarmente nelle Americhe, ritroveranno in queste pagine l’eco di un passato a cui si sentono legati da tante sottili fibrille, e riconosceranno nella voce di chi narra ed espone le oscure e lontane vicende della loro terra natia la commozione stessa del loro cuore filiale che all’unisono palpita e ricorda, - a queste indagini potrà anche arridere il successo di un più vasto interessamento degli studiosi, se per avventura dovessero rinvenirvi un nuovo (sia pur modesto) apporto a quella vasta tela che l’uomo, da sé costruendola, da sé ripercorre continuamente col pensiero. Nessun filo, in essa, si perde mai veramente o si dimostra del tutto inutile e superfluo; può talvolta avvenire, però, che questo o quel filo si sbiadisca o smarrisca nell’intrico della complessa tela, ed e meritoria fatica, perciò, quella di chi ne ritrova il capo e pazientemente lo ripone nel posto che più gli si addice. Ho l’impressione che P. Schettini qualche filo smarrito lo abbia colto davvero e opportunamente riposto nell’ordito di quel vasto telaio, a cui s’indirizzano tante energie di pensiero e di azione: il telaio dove si dispiega e si tesse la storia d’Italia. A me, in particolare, questo libro e carissimo perché mi riporta (con alcune sue rievocazioni di ambienti e persone e fatti ed usanze) a un’epoca relativamente vicina nel tempo - quella, cioè, della mia infanzia e prima giovinezza - ma già lontanissima e quasi stinta per tanta bruma che gli anni atroci di questa guerra immane vi hanno di poi accumulato, suscitandone nel cuore un impianto cruccioso ed amaro; epoca in cui, nel breve cerchio delle nostre case e della nostra bella piazza solatia, si aggirava una schiera fattiva, intelligente e briosa di “galantuomini” a tutta prova, di cui si va già spegnendo nei più giovani l’affetto e la memoria, e 5 di cui l’autore di questo libro ha avuto in sorte dal destino di essere al tempo stesso l’ultimo superstite e l’aggiornatissimo cronista. Sono anche grato all’A. perché, qua e là, ha segnato nomi a me diletti e sacri: quello di mio nonno, quello di mio padre...; perché, insomma, ha così affettuosamente rievocato care ombre, con le quali anelo - in tanto fastidio dell’odioso presente - a ricongiungermi presto in più fidi colloqui di un rinnovato e rasserenato amore. E da queste pagine, infine, un altro vantaggio ho tratto, un quasi gioioso compiacimento: quello di constatare, ancora una volta, come veramente nel suo profondo ognuno di noi debba riconoscersi, si, filius temporis ma anche - e forse piu -filius loci. Napoli, 15 maggio 1947 Gino Rotondano 6 A chi legge Assai vaghe ed incerte sono le vicende storiche del nostro Comune, poiché, inesplicabilmente, nessuno degli antenati nostri, fra i quali pur abbondarono le persone colte e meritevoli, pensò mai di raccoglierle e tramandarle ai futuri. L’opuscolo, che qui segue, ha il fine di non far tramandare ancora a quelli che verranno, l’oscurità da cui è stato finora avvolto il passato del nostro paese, oscurità che, col trascorrere degli anni, sarebbe divenuta sempre più fitta ed impenetrabile. Esso ha inoltre lo scopo di render noto che Trecchina ebbe, nel passato, degni figli e buoni patrioti, la cui opera, a prò della Patria e del progresso civile, potrebbe servire di esempio e di monito alla nuova generazione. Infine ha ancora l’intento di far conoscere le bellezze naturali ed etniche del nostro paese, alle quali fanno corona la innata ospitalità e cortesia dei suoi abitanti. Oltre a queste mire, il presente opuscolo non ne ha altre e tanto meno pretese letterarie, poiché la narrazione dei fatti di cronaca procede alla buona, in modo da essere accessibile ad ogni classe di cittadini. A tal fine l’autore ha pure creduto, in alcuni capitoli, di far precedere, ai fatti di cronaca paesana, un fugace cenno dei fatti storici generali della Regione o dell’Italia, che, coi primi, avessero una qualche relazione o li avessero addirittura originati e ciò per avere una spiegazione sempre più esauriente dei fatti narrati. Egli si augura, quindi, che a tanto sia riuscito ed, in ogni caso, occorre tener presente le buone intenzioni da cui e stato animato, nel compiere questo lavoro. Per il quale, infine, porge i suoi ringraziamenti al dott. prof. Gino Rotondano, al dott, prof. Antonio Paolillo ed al dott. avv. Enrichetto Marotta, suoi antichi discepoli, che hanno voluto coadiuvarlo nelle ricerche fuori del Comune, alle quali egli non avrebbe potuto attendere, a causa della sua età e della sua malferma salute. L’A. 7 Amenità di luoghi Situato a piè del monte S. Maria, sulla riva destra del fiume Noce, l’abitato di Trecchina si compone del vecchio paese, accoccolato sul poggio denominato il Castello o Rocca, su cui troneggiano i ruderi dell’antico palazzo baronale, e della parte nuova e più vasta, edificata quasi tutta in pianura, congiunta alla prima dalla breve ed ampia via S. Domenico. Una vastissima piazza, attraversata dalla rotabile Maratea - Lauria, intersecata da viali di acacie e di tigli, fra i quali si elevavano imponenti dei grandi olmi secolari, illuminata riccamente a luce elettrica, circondata dai migliori edifizi, fra cui la Chiesa Madre, con l’alto campanile turrito, costituisce la parte centrale dell’abitato, nelle cui vie scintillano frequenti fontanine d’acqua potabilissima. La piazza offre all’ospite la prima e più favorevole impressione, che successivamente si estende a tutto il resto del paese, il quale gli si presenta allegro per la vivacità e freschezza dei colori, pulito per le condizioni igieniche delle sue abitazioni, delle sue vie, dei suoi dintorni. Trecchina, inoltre, è stata sempre gentile ed attraente per la innata cortesia della sua popolazione e specialmente per la bellezza e robustezza fisica e morale delle sue donne. L’illustre medico e letterato Giuseppe Maria Scaldaferri, della vicina Lauria, recandosi spesse volte in Trecchina, per l’esercizio della sua professione, contrasse rapporti di ottima amicizia col dott. cav. Ercole Schettini, in casa del quale conobbe una sorella di lui, la signorina Silvia Schettini, che attrasse in modo particolare le simpatie e l’ammirazione del dott. Scaldaferri. Al quale in genere, piacevano le giovanette di Trecchina per la loro bellezza e per la loro grazia. E fu proprio in occasione del matrimonio della signorina Silvia Schettini che il dott. Scaldaferri recitò i bei versi che seguono, con la convinzione di tributare un sincero omaggio alle virtù ed al fascino di tutte le trecchinesi, perché, a giudizio dello stesso autore, nella signorina Silvia Schettini si adunavano la bellezza e le doti delle nostre donne: LA TRECCHINESE L’ho veduta in mezzo al Piano 1 E mi sta scolpita in core Un mazzetto aveva in mano, Sovra il sen portava un fiore. Dignitosa, sorridente Mentre andava per la via, Risplendeva fra la gente Tutta grazia e leggiadria. E nel volgermi cortese Un saluto d’amistà, Io le dissi: — O, Trecchinese, Sei la Dea della beltà! Tu dall’aure vagheggiata De’ tuoi verdi castagneti, Degli amanti sei la fata, Sei la musa dei poeti. 1 Piazza del Popolo di Trecchina. 8 La tua gaia giovinezza; Onde l’anime innamori, Ha dei cedri la freschezza, La fragranza de’ tuoi fiori. Ha dell’italo paese La gentil soavità; 0, mia cara Trecchinese, Sei la Dea della beltà! Lieta, florida qual rosa, Che si specchia nel suo fonte, Sei simpatica, amorosa Come cerva del tuo Monte, 1 Bianca come il sol che brilla Sovra il Bolago 2 il mattino, Rubiconda come stilla Dell’energico tuo vino; Il tesor del tuo paese Tutto in te raccolto sta, O mia bella Trecchinese Sei la Dea della beltà! Pronta, altera come il fiume 3 Che minaccia la costiera Mostri ognor ch’e tuo costume Esser nobile e sincera.