Villa Damecuta Innesti e permanenze tra memoria e archeologia

SCUOLA DI ARCHITETTURA URBANISTICA INGEGNERIA DELLE COSTRUZIONI

A.A. 2015/2016

RELATORE: Prof. Emilio Faroldi

STUDENTI: Beatrice Canonaco Arianna Guarducci Livia Siciliano

Grazie al professor Emilio Faroldi, che con amore e passione per l’architettura ci ha condotte al raggiungimento di questo risultato.

ABSTARCT

illa Damecuta è un complesso archeologico romano di e recinto, definisce la leggibilità del palazzo Vspettacolare bellezza sito sull’isola di e costruito romano e degli innesti ricettivi e museali, tra per volere di Tiberio. La sua posizione strategica, ai il rigoglio della natura mediterranea e della piedi di e al di sopra delle rocce che giungono maestosa pineta. L’approccio progettuale a picco sul mare alla Grotta dell’Arcera e alla Grotta concepisce la trasformazione da monumento Azzurra, permette di ammirare l’unicità del paesaggio a luogo di fruizione e percezione collettiva: la caprese. L’obiettivo del progetto è quello di valorizzare il sopravvivenza sua e delle rovine valorizzano sito oggi abbandonato: l’incuria di una natura rigogliosa l’identità del luogo sia morfologicamente sia nega la lettura dell’impianto delle sostruzioni. L’assenza metaforicamente. di un supporto museale, amministrativo e ricettivo incide negativamente sulla gestione del luogo: da tale assenza nasce il progetto, con la volontà di restituire una fruizione contemporanea alla Villa. Innesti e permanenze costituiscono elementi integrati e uniti da un "nastro’’ che porta ad osservare la Villa da punto di vista privilegiato. Declinandosi in percorso INDICE

INTRODUZIONE p. 8 2.INTERGRAZIONE DELLE LACUNE SENZA p. 41 MIMETISMI PARTE I. CAPRI, UN PATRIMONIO DI TESORI p.10 2.1. Giorgio Grassi, Teatro Romano Sagunto p. 41 2.2. Rafel Moneo, Museo Nazionale di Merida p. 46

1. LUOGO: LA FELIX p. 11 1.1. Morfologia p. 13 3.RICOMPOSIZIONE CRITICA 3.1 Minissi, Villa Romana del Casale Piazza Armerina p. 50 2. STORIA 3.2. Ignacio Garcia Pedrosa e Angela Garcia Paredes, p. 52 p. 15 Copertura area archeologica Olmeda 2.1. Preistoria p. 16 2.2. Capri greca e romana p. 18 4.INTEGRAZIONE TRA NUOVO E REPERTO p. 58 2.3. Settecento, secolo aureo dell’archeolgia caprese p. 20 4.1. Alvaro Siza Vieira, Eduardo Souto de Moura, Stazione 2.4. Ottocento, fra ricerca e mito p. 21 Municipio a Napoli p. 58 3. VILLE ROMANE p. 22 5.PROTEZIONE DEL REPERTO ARCHEOLOGICO 3.1. p. 26 p. 62 3.2. p. 31 5.1. Richard Maier, Ara Pacis p. 62

4.ARTE DEL GIARDINO NELLA VILLA ROMANA p. 33 6.RECUPERO E MUSEILIZAZZIONE DELLE p. 66 SPAZIALITÀ DEL SITO ARCHEOLOGICO 6.1.Joao Luis Carillho da Graca, Parca Nova de Castelo p. 66 PARTE II. INTERVENIRE SULLE ROVINE p.37 6.2.Rafael Mone, Museo Archeologico di Cartegna p. 70

1. RAPPORTO TRA STORIA, CONSERVAZIONE E p.40 COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA 1.2. Moderna estetica della rovina p.40 PARTE III. IL PROGETTO p. 74

1. VILLA DAMECUTA p. 75

2.PROGETTO p. 80 2.1 Individuazione dell’area di progetto p. 80 2.2 Il rapporto con la natura p. 82

3.PRINCIPI E INTENTI DEL PROGETTO p. 85 3.1. Concept p. 85 3.2. Sviluppo progettuale p. 88

MEMORIA NEL FUTURO p. 92

BIBLIOGRAFIA p. 94

APPENDICE TECNICA Inquadramento territoriale p. 97 Inquadramento storico: siti archeologici p. 99 Concept p. 101 Planivolumetrico p. 103 Piano terra p. 105 Piano ipogeo p. 107 Approfondimento: Museo Villa Damecuta p. 109 Approfondimento: Bar e Bookshop p. 111 INTRODUZIONE

l territorio italiano è tra i paesaggi più noti e passivo e inappropriato questo processo di anche alla ricerca e alla comunicazione di Icelebri del mondo per l’importante relazione e “museificazione” territoriale. Nuovi modelli nuove conoscenze. L’Italia mira a un restauro sintesi tra natura e storia, attirando da sempre attivi di tutela e valorizzazione partono anche dal di tipo conservativo, che risulta essere spesso e specialmente in epoca moderna, l’attenzione superamento della partizione delle competenze passivo rispetto alle esigenze contemporanee di viaggiatori e artisti che lo hanno descritto e fra Stato ed enti territoriali, rinnovando la del pubblico fruitore, il quale necessita di una ritratto, generando una multiforme immagine gestione del patrimonio culturale attraverso nuove partecipazione sempre più attiva e sperimentale di grande bellezza. Di questo patrimonio figure private, di associazioni e volontariato, in nei confronti della cultura. Questo comporta una territoriale, che denota l’Italia come un grande grado di raccontare il territorio investigandone svalorizzazione del patrimonio culturale, che museo diffuso a cielo aperto, siamo responsabili le contemporanee capacità attrattive e di dovrebbe invece essere linfa vitale del nostro individualmente e collettivamente per la sua tutela. I musei non dovrebbero più essere solo Paese. Il concetto stesso di restauro è comunque protezione, conservazione e valorizzazione. presidi territoriali, ma anche centri culturali di ambiguo se lo si intende come un atto puramente La cronica carenza di risorse economiche, interpretazione del paesaggio italiano, ampliando critico ossia come un cauto intervento sulla investimenti, e figure competenti, rende spesso il loro ruolo, non solo alla conservazione, ma materia dell’antica testimonianza, volto a

8 mantenerla e a tramandarla nella sua integrità del tema “costruire sulla storia” come processo si opera attraverso sovrapposizioni di layers. che non deve necessariamente né essere riportata per avviare una rivitalizzazione del territorio. Il Il complesso, rivolto verso il mar Tirreno, è allo stato originale, né apparire falsamente progetto ha come soggetto Villa Damecuta, una costruito attorno alle mura originarie ancora nuova, oppure come sinonimo di “ripristino” delle dodici ville romane site nell’isola di Capri. riconoscibili, instaurando in tal modo, un ossia, letteralmente, di restituzione originale che La Villa si presenta in condizioni di degrado e rapporto tra la nuova costruzione, resti, storia dovrebbe ottenersi reintegrando nel manufatto abbandono, pur avendo delle potenzialità elevate e paesaggio. Il progetto non vuole essere un artistico le parti danneggiate attraverso un sia dal punto di vista paesaggistico che di polo facile e non meno vincolante rinnovamento del processo “creativo” più che critico. Considerando turistico. L’intervento mira a una riqualificazione sito, tramite l’abbattimento del vecchio impianto, l’importanza del patrimonio culturale connesso dell’area, intesa come addizione di funzioni ma nemmeno vuole dare alle rovine un ruolo al territorio, l’indagine progettuale vuole partire contemporanee in grado di asservire alle richieste marginale e puramente decorativo all’interno da questa tematica. La Campania, esempio di un di un potenziale pubblico eterogeneo. Partendo del complesso architettonico. La scelta è quella processo di svalutazione delle risorse artictiche, dal principio di non intaccare la preesistenza e di di creare un nastro, una traccia tra le due si presta a essere il luogo ideale per la ricerca non tentare un ripristino al suo stato originario, strutture, integrandole a vicenda.

9 Parte I CAPRI, UN PATRIMONIO DI TESORI

10 1. Luogo: La Campania felix

’isola di Capri, nel Mar Tirreno è la più della vicina penisola sorrentina, di cui Capri era Lmeridionale del gruppo delle isole Partenopee, probabilmente la prosecuzione verso occidente, le quali incorniciano il meraviglioso paesaggio del rappresentando quindi un frammento separato Golfo di Napoli costituendone una delle maggiori dalla massa continentale in seguito a fratture attrattive. Capri dispone tra le più ricercate e a depressione della zona interposta. I terreni bellezze naturali ed ha panorami di grande mesozoici dell’isola di Capri, come nella sezione bellezza ed è per questo motivo, una località occidentale della penisola sorrentina, sono turistica di prim’ordine; ad essa si attribuisce ricoperti, specie nella parte centrale dell’isola, da l’appellativo di “perla del Golfo di Napoli” e quello strati calcarei e per vaste aree da tufi vulcanici, di “isola delle Sirene”. A differenza delle altre isole questi ultimi provenienti da materiali lanciati del gruppo partenopeo, tutte di origine vulcanica, dagli apparati eruttivi dei Flegrei e del Vesuvio Capri ha origine sedimentaria, e i terreni che la e trascinati poi dal vento. L’isola emerge dal costituiscono, sono della stessa natura dei terreni mare con ripidissime fiancate, che sono le Atlante Geografico del Regno di Napoli a cura di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni

11 facce di frattura lungo le quali si è effettuato il sollevamento; su queste fiancate l’azione delle onde, ha scavato molte grotte, alcune d’insuperabile bellezza (Grotta Azzurra, Grotta dell’Arcera, , ,) e ha contribuito a staccare imponenti pilastri rocciosi, che come grandi scogli adornano specialmente la parte meridionale dell’isola. Negli ultimi millenni il suolo di Capri dall’epoca romana ai nostri giorni si è abbassato pare di 6 metri, come può rilevarsi dalla presenza di opere murarie romane lungo la costa al di sotto del livello del mare.

Panorama rivolto ai dal

12 1.1 Morfologia

isola, che ha una forma pressapoco ad est, in tre zone: l’occidentale, la centrale e L’ rettangolare, con i vertici nelle punte l’orientale. La zona occidentale è più massiccia, MARINA GRANDE Vitareta, Carena, Tragara e Capo, presenta una con pareti ripidissime quasi da ogni parte; sia, larga insenatura nella costa settentrionale, a cui cioè, verso il mare, sia verso l’interno con le ne corrisponde un’altra nella costa meridionale: maggiori quote dell’isola: M. Solaro, 589 m.; M. le due rientranze, dette rispettivamente Cocuzzo, 552 m.; M. Cappello, 515 m. Nella sua Marina Grande e , finiscono col forma prevalentemente piatta essa rappresenta

MONTE SOLARO creare una strozzatura mediana, alla quale fa un terrazzo di abrasione marina, inclinato MARINA PICCOLA riscontro una minore altitudine e una specie complessivamentte verso ovest; il centro abitato, d’insellatura nel rilievo. Questa parte mediana che sorge su questo pianalto, Anacapri, non era di Capri, più stretta, più bassa e in parte coperta fino a pochi decenni fa raggiungibile che per da un mantello di terreni geologicamente più delle scalinate: solo nella seconda metà del secolo giovani, può dirsi che divida l’isola, da ovest scorso è stata inaugurata la strada carrabile che

13 oggi la unisce a Capri e che, offrendo punti di per abrasione marina, ma la minore altitudine e vista veramente incantevoli, è tagliata sul fianco la vicinanza a Capri, la rendono più accessibile e di nord-est. Il pianalto di Anacapri è fittamente la fanno meta di tutte le piccole escursioni dalla abitato, ma la zona che nell’isola meglio si offre città. all’insediamento umano è quella centrale: più riparata, più fertile, più accessibile; il centro abitato domina sull’insellatura, e il terreno scende meno ripidamente verso settentrione,dove si trovano molte ville con vista sul Golfo di Napoli. A Marina Grandesi trova il porto dell’isola. La zona orientale ripresenta la figura erta e rocciosa del tratto occidentale e in alcune aree ne riproduce, attraverso dei terrazzamenti, l’origine

14 2. Storia

’interesse univoco verso una particolare del posto. Se si escludono gli anni felici fonti storiche spesso inquinate da variazioni Le breve fase di Capri, ha avuto particolari del consistente lavoro di ricerca di Amedeo personali. Non si può comunque fare a meno di ricadute su un piano storiografico: di Maiuri, l’Isola non è mai stata fatta oggetto notare come il periodo tiberiano e le scoperte fatto il “monopolio” della Capri augusto- di un piano di ricerca continua, sistematica ad esso correlate, come la Villa Damecuta qui tiberina, ha generato di conseguenza una e capace di riunire forse ed esperienze presa in esame dal progetto, siano attuate scarsa attenzione per periodi della storia specializzate differenti. Una situazione di esclusivamente attraverso il recupero dotto di sicuramente degni di attenzione. In questo impasse delineata da una non collaborazione fonti letterarie antiche. la storia di Capri non registra particolare delle forze in campo, Sovrintendenza, differenza rispetto ad altri luoghi dell’Italia autorità locali, centri ed asociazioni culturali meridionale, meta ambita soprattutto a e cittadini in generale. Ripercorrere i partire dal Settecento, di eruditi e viaggiatori diversi momenti che carat terizzano la storia più o meno dilettanti, con al conseguente antica di capri non è quindi semplice, ma è descrizione non sempre fedele dell’antichità fondamentale ai fini di ricollocare le diverse Disegno di Capri tratto da uno studio del 1837

15 2.1 Preistoria

a preistoria di Capri é una dei più che non amava circondarsi di opere d’arte ma Linteressanti capitoli della preistoria volle conservare tuttavia quegli strani e rari italiana ed è necessario alla conoscenza monumenti che succesivamente, all’inizio del delle vicende geologiche dell’Isola. Dalla Novecento, vennero ritrovati durante lo scavo originaria appartenzenza al territorio della per l’ampliamento della struttura alberghiera sommersa Tirrenide, al distacco dalla terra Quisisana. A causa dei cataclismi tellurici ferma e alla sua prima formazione di isola. e delle deiezioni dei vulcani, che dettero a I primi osservatori della preistoria di Capri Capri la sua esistenza di isola, riapparve solo furono i romani; gli architetti e gli schiavi, successivamente a queste, nelle caverne e nello scavare le fondazioni, diedero vita sia all’aperto, la natura umana, tra l’ultima Età alle loro grandi fabbriche, che a singolari della Pietra e l’Età del Bronzo. Con le mutate scoperte: ossa gigantesche di animali ed armi condizioni di clima e natura, mutarono anche in pietra. Queste furono mostrate ad Augusto, i costumi di vita: dopo la lotta con le belve si La è un grande anfratto di 370 m² che si apre sul versante meridionale dell’Isola di Capri.

16 sviluppò l’esercizio della caccia e della pesca, abitazioni: pugnali in selce, lisciatoi, pietre l’industria domestica delle suppellettili, si da fionda in diorite ed arenaria quarzosa, ricorse alle macine per la triturazione dei coltelli e raschiatoi in ossidiana, macine, primi cereali e della frutta selvatica, si fece frammenti di ceramica policroma a fondo tesoro dello stillicidio delle acque, attraverso giallo chiaro con fini decorazioni brune, le fessure delle grotte. La più importante vasi ad impasto nerastro decorati con solchi struttura preistorica scoperta si trova nella spiraliformi riempiti di pasta gessosa bianca, Grotta delle Felci, nella parete rocciosa del che costituiscono il primo prodotto d’arte Monte Solaro, importante anche per la sua della ceramica preistorica. funzione di vedetta. Gli scavi, fatti prima da 2 ,1 poi da Rellini e recentemente Buchner,1 hanno recuperato grandi quantità di materiale, pertinente sopratutto ad Frammeti ossei rinvenuti nella Grotta delle Felci, Collezione Cerio 1 Ignazio Cerio Nacque a Giulianova (Teramo) il 28 febbr. 1840 da Pasquale e da Raffaella Fossi. Laureatosi in medicina nel 1860, fu avviato dal padre alla carriera militare che abbandonò nel 1869 per ritirarsi a vivere a Capri. Dedicò il resto della sua vita all’isola di Capri e al suo popolo, come medico e come studioso. 2 Rellini, Ugo. - Paletnologo (Firenze 1870 - Roma 1943); insegnò all’univ. di Roma. Importanti le sue ricerche nelle Marche, nelle regioni dell’Italia centrale e meridionale e in Campania. Condusse scavi diretti a conoscere la civiltà del Bronzo appenninica. 3 Georg Büchner (Goddelau, 17 ottobre 1813 – Zurigo, 19 febbraio 1837) è stato uno scrittore tedesco.

17 2.2 Capri greca e romana

hiuso il ciclo della remota civiltà sotto il sacro nome di Augusto, tornando le prime fabbriche residenziali, seguite da Cpreistorica, anche Capri entra nel grande dalle campagne orientali sbarcasse a Capri e una nuova costituzione amministrativa e evento della colonizzazione greca campana. avvenne un singolare prodigio: un elce secco giuridica.Nell’ultimo soggiorno di Augusto Nella più alta cittadina di Anacapri un chiaro avrebbe messo nuove fronde e germogli al a Capri, era presente anche Tiberio, il monumento greco è costituito dalla Scala suo passaggio. Grazie a questo avvenimento, quale ereditò l’Impero e la predilizione per Fenicia, che con oltre 500 gradini, formava Augusto tolse Capri dalla dipendenza di Napoli Capri. Egli, cupo e solitario, si chiuse in un l’unico collegamento con Marina di Capri. e ne fece un dominio privato, restituendo in volontario esilio sull’isola, nell’arco del quale Quella scala, ricostruita più volte, conserva cambio l’isola di Ischia. Da quel momento si narra che abbia fatto erigere dodici dimore. ancora alcuni gradini intagliati nella roccia inizia la vita imperiale di Capri, che divenne Dopo la morte di Tiberio l’isola ebbe ancora secondo quanto usavano i greci nelle isole il soggiorno prediletto del fondatore e del qualche sprazzo di vita fino all’ Eta dei Flavi, rocciose dell’egeo per unire al mare le primo e tenace difensore dell’Impero Augusto, a Domiziano si deve il restauro della Torre del inaccessibili acropoli. Sventonio narra che Tiberio, divenendo in pochi anni centro Faro a Villa Jovis. nel 29 a.C. Cesare Ottaviano, non ancora della vita mediterranea di Roma. Nacquero

18 Fotografia della Scala Fenicia e della statua di Augusto ai Giardini di Augusto

19 2.3 Settecento , secolo aureo dell’archeologia caprese

l Settecento può considerarsi il secolo della raccolte in forma epistolare, costituiscono Ivera e propria scoperta di Capri Antica. una testimonianza basilare per la storia degli Alla fine del secolo Giuseppe Maria Secondo, studi delle antichità. Segue di pochi anni la governatore dell’isola, stende la prima descrizione archeologica dell’isola curata dal relazione sulle antichità di Capri, con conte Gastone. l’intenzione di far rientraree anche questa come centro d’interesse nell’illuminata politica del re di napoli Carlo III. In rapporto diretto con le autorità borboniche, Norbert Hadrawa,1 va alla riscoperta delle antchità favorendo numerosi scavi per poter identificare le dodici ville imperiali di tacitiana memoria. Le memorie dei suoi scavi,

1 Hadrawa scrisse nel 1974 per lettera ad un suo amico in Vienna alcuni Ragguagli di varii scavi, e scoverte di antichità fatte nell’isola di Ricerche e disegni a cura di Norbert Hadrawa Capri, un documento di notevole interesse per lo studio della storia dell’Isola.

20 2.4 Ottocento, fra ricerca e mito

Probabilmente il consolidamento della fama di Theodor Mommsen e da Georg Kaibel. Sul finire Capri come meta privilegiata del Grand Tour, ha del secolo, una certa attenzione sulla storia anti- avuto delle strette relazioni con la storia antica ca di Capri, proviene anche da uno dei più grandi dell’isola. In questo senso sembra agire non tan- storici del tempo, Julius Beloch, il quale dedica gli to una rivalutazione critica, quanto la curiosità dedica alcune pagine nella sua monografia sulla connessa al mutato clima culturale europeo, ver- Campania antica. so la Capri di Tiberio vista come paradiso della trasgressione, e per la moda architettonica che produce sull’isola, l’uso dei ruderi come fonda- zioni, revivals, caratterizzati da notevole ecletti- smo. L’Ottocento è anche il secolo che segna il nascere di una reale attenzione scientifica per la documentazione epigrafica caprese, raccolta da Capri, August Leu 1864

21 3. Ville Romane

Parlare di villa in età romana significa cogliere scelta visiva, del “panorama”, costituisce poi un uno degli aspetti più significativi e tangibili altro aspetto fondamentale del rapporto tra arte, della romanizzazione nel mondo antico. Per villa natura e uomo, condizionando enormemente generalmente si intende un edificio progettato il progetto costitutivo e costruttivo. L’edilizia per sorgere in spazi aperti, solitamente in romana ebbe a capri un suo carattere ben campagna, finalizzato a soddisfare l’esigenza di definito, dovuto soprattutto al periodo ristretto svago e riposo del suo proprietario. L’elemento in cui nacque, si sviluppò e si concluse durante di piacere infatti contraddistingue la villa intesa il governo di Augusto e Tiberio. Si ebbe pertanto come edificio residenziale a parte. Un altro tra l’antico e l’età di mezzo lo stesso distacco elemento fondamentale risiede nel rapporto che si nota nella zona vesuviana fra le città inscindibile che la villa ha con la città, come sepolte del Vesuvio, con la notevole differenza completamento della vita urbana, sia dal punto che le fabbriche imperiali rimasero a Capri per di vista economico che sociale. L’influenza della gran tempo allo scoperto e vennero usate dagli

22 abitanti nei loro impianti essenziali: volte di scarsità di fonti scientificamente certe. Tiberio copertura e cisterne. L’archeologia caprese è ha dato comunque fama all’isola di Capri, dominata dalla ricerca delle dodici ville in cui, soprattutto agli occhi dei viaggiatori del Gran stando a una testimonianza di Tacito, Tiberio si Tour, codizionando certamente e profondamente sarebbe insediato, dedicandole alle varie divinità la ricerca dell’archeologia caprese, portando dell’Olimpo. Data la natura ventosa e l’instabilità studiosi e ricercatori fra Settecento e Ottocento, del clima marittimo dell’isola, si cercava nella all’individuazione dei possibili siti , lasciandosi ricca varietà dei luoghi le condizioni adatte spesso forviare. Tale interesse ha determinato ad un prolungato soggiorno. Per quanto sia una mancanza rispetto a una visione d’insieme vasta e varia la bellezza dell’isola sembrano dei ruderi, molti dei quali attualmente ignoti a comunque troppe dodici ville imperiali, costruite causa di manomissioni e distruzioni che hanno unicamente da Tiberio. Pertanto è importante alterato la visione dei luoghi. All’epoca dei primi Disegno dellà800 che ritrae la vita di Tiberio a Capri riconsiderare la previa opera di Augusto, e la scvi, mancava infatti l’esatta concezione del

23 termine topografia e da un attento esame è stato Ma quello citato, è solo uno dei possibili elenchi dimostrato che molti dei resti individuati come di ville individuate nel territorio caprese, quello ville sono pertinenti ad altri tipi di strutture. più attendibile ed effettuato dal Mangoni, il quale Dotti capresi dell’Ottocento hanno cercato di attinse informazioni dal prezioso manoscritto di ricostruire la storie delle dodici ville augustee e ricerche effettuate dal sindaco e sovrintendente tiberiane, elencandole: delle antichità sotto il regno borbonico, Giuseppe Villa Jovis Feola. Quello che non è mai stato considerato Villa Di Tragara Villa D’unghia Marina dagli scrittori antichi, oltre al dato topografico, Villa del Colle San Michele è quello storico. Capri era abitata da popolazioni Villa del Castiglione Villa del Truglio di origine greca che sull’isola avevano costruito Villa di Ajano Palazzo a Mare anche edifici pubblici; su questa realtà pregerssa Villa di Capodimonte o San Michele si inserisce la figura di Augusto che, attratto dalla Villa di Timberino Villa di Monticello bellezza dei luoghi, fa di Capri un dominio privato, Villa di Damecuta

24 e da inizio alla trasformazione edilizia che affida spianata di Palazzo a Mare che discende verso i all’architetto Masgaba. Tiberio poi soggiorna Bagni di Tiberio, e quella in esame di Damecuta, sull’isola per ben dieci anni, dal 27 a.C. Al 37 dove l’altopiano di Anacapri, digradando in a. C., seguito certamente da una nutrita corte e terrazze di ulivi e carrubi, si allarga e si distende scorta. Quindi, oltre a quelle che dovevano essere lungo la costa ai piedi del Solaro. Tre ville e tre le residenze imperali, sull’Isola dovevano essere diverse quote altimetriche. dislocate abitazioni di vario genere. Di questa costellazione di ville più o meno disordinatamente frugate e saccheggiate nei primi scavi tra ‘’700 e ‘800, sono solo tre ad essere ancora superstiti e definibili più certamente come ville imperiali: Villa Jovis,che corona il vertice del promontorio orientale (Monte Tiberio), la seconda, quella sulla Statua di Tiberio dalla cima del Monte Solaro

25 3. 1 Villa Jovis

E’ la più grandiosa villa imperiale di Capri ed a termine con successive campagne di lavori è quella che per la sua singolare posizione nel 1935. Lo scavo ha messo in luce una vastità e per le sue massicce strutture di cittadella ed organicità d’impianto che spesso le previe fortezza, esprime una volontà di dominio, una rappresentazioni avevano sostanzialmente necessità di difesa e non soltanto un desiderio falsato. E pertanto Tiberio che non ha lasciato ludico. La villa ebbe nel periodo borbonico la fama di grande costruttore, ha dato qui prova stessa triste vicenda di rapina che ebbero di composizione organica architettonica. La le altre ville imperiali dell’isola: venne Villa ricopre con il suo nucleo principale e saccheggiata da archeologi di avventura, con le fabbriche accessorie dipendenti, tutto spogliata fin dall’età di Carlo Borbone dei l’acrocoro del monte: i fabbricati messi in luce suoi pavimenti preziosi in tarsie di marmo luce abbracciano una superficie di oltre 7000 policromo. Un solo scavo regolarmente mq, ma l’area della villa che comprendeva autorizzato venne eseguito nel 1932, e portato giardini, boschi e ninfei, doveva avere Assomometria dello stato attuale di Villa Jovis

26 un’adeguata zona di rispetto e sorveglianza che anticamente erano destinate a raccogliere e quindi essere ancora più estesa. Dalla le acque pluviali cadenti sul loro estradosso Torre del Faro, il pendio roccioso sale e sui tetti circostanti. I vari quartieri della ripidamente fino alla vetta un tempo Terrazzo villa si sipongono razionalmente intorno al del belvedere. Circa 40 metri di dislivello quadrato centrale delle cisterne, conservando ricoperti dai fabbricati della Villa colmati da lo schema a quadrilatero, ampliandosi verso terrapieni e lavorati con terrazzamenti. La oriente, con una costruzione ad emiciclo fabbrica principale del Palazzo è contenuta addossata alle rocce e prolungandosi verso in un grande quadrilatero, al centro del nord con una grande terrazza di belvedere e quale vi sono quattro grandi cisterne scavate di paesaggio. Dal viale dei mirti si sale poi profondamente nella roccia, divisa ciascuna per una rampa, che conserva ancora parte in due o quattro settori intercomunicanti, della pavimentazione originaria, all’entrata coperte da volte, oggi in gran parte crollate, ma principale della Villa. Il prospetto imponente Pianta piano terra di Villa Jovis

27 che si eleva gradatamente sulle rocce verso mosaici e rivestimenti in marmo, è ancora la Marina grande di Capri contorna le stanze riconoscibile un’accuratezza d’impianto e del quartiere del Bagno: le tracce che qui di funzionamento. E’ una serie di cinque si notano di stucco bianco mostrano come ambienti disposti parallelamente al corridoio la grande mole degli edifici era rivestita principale del Palazzo, disimpegnati da un di bianco intonaco in modo da spiccare fra proprio corridoio di accesso e da un separato il verde del Parco. Il vestibolo superiore corridoio di servizio. Il corridoio principale dopo la rampa è il vero e proprio centro della Villa, passando tra il Bagno e la delle comunicazioni del Palazzo. Il bagno, cisterna meridionale, sbocca con una grande è collocato sul lato meridionale del palazzo. gradinata sul ciglio della roccia e mediante Nonostante alcuni avvenimenti, come il crollo una rampa, raggiunge il quartiere imperiale delle volte e gli attacchi dei predoni in cui le posto nella parte più elevata. Il Ninfeo è un Termae vennero spogliate di ogni decorazione, complesso di sei ambienti collegati ad un Ricostruzione di Villa Jovis da sud-ovest,C.Weichardt(1900).

28 emiciclo racchiuso e quasi incassato fra il della roccia e in parte, venne sopraelevata su muro delle grandi cisterne, il ciglio della sostruzioni a volta e robusti muri di sostegno. roccia e la terrazza belvedere, e aveva la All’estremità orientale la loggia si prolunga funzione di essere un vero e proprio ambiente in un’esedra che si affaccia vertiginosamente di rappresentanza. La loggia imperiale si verso il mare con una parete d’appicco di trova uscendo dall’alloggio imperiale verso la circa 300 m. La Loggia della Marina s’innalza discesa del grande corridoio del palazzo. La sul ciglio del monte volto a ponente verso loggia, ridossata alla pendice settentrionale Marina Grande, con muri di grandissimo del monte e separata dal nucleo centrale da spessore, circa 4 m. La struttura appare un dislivello di 20 m, si apre a settentrione omogenea in reticolato di tufo e filari di verso il Golfo di Napoli e corre rettilinea per laterizi e probabilmente la funzione di questo una lunghezza di 92 m. Venne ricavata in poderoso rudere era quella di Specularium, parte dallo spianamento e dal riempimento ossia un osservatorio che, rispondendo alle

29 esigenze mistiche dell’imperatore, facesse Antheo e con quello del Porto di , dove anche da vedetta e segnalazione. Precede e stazionava la flotta romana pronta ai comandi si stacca dal nucleo della fabbrica, la Torre dell’imperatore. del Faro, piantata saldamente sul ciglio di roccia che forma il crinale fra i due versanti dell’Isola. Un massiccio basamento quadrato di circa 12 m. di lato, ben conservato nell’altezza del primo piano. All’angolo nord ovest sono inseriti un pilastro e la spalla di un arco che costituivano un comodo viadotto d’accesso al primo livello del Faro. Questo sorse sicuramente come Torre di segnalazio ne ed era collegato al viciono Faro del Capo Sostruzioni della Villa

30 2.4 Palazzo a Mare

Di tutte le ville capresi di carattere più riscendere ai Bagni di Tiberio, presenta un spiccatamente imperiale, esclusa Villa impianto tipico delle ville della prima età Jovis e Damecuta che, per la loro natura imperiale, con poche fabbriche e molte aree impervia rispondono più al carattere aperte. La località era particolarmente adatta misantropo di Tiberio, quella che invece alle costruzioni di Augusto, sia per ragioni sembra particolarmente adatta all’indole climatiche che per la sua vicinanza al porto di Augusto, è la Villa che conserva il nome che veniva ad essere collegato direttamente classicamente imperiale di Palatium, alla residenza dell’imperatore a Capri. Altro nella moderna denominazione di Palazzo aspetto importante era la sua vicinanza al a Mare. Posta ad immediato contatto con centro maggiore dell’isola quindi ai suoi il litorale lungo il basso promontorio che cittadini, elemento fondamentale per seguire dall’antico porto romano, sale alla grande la politica di Augusto per la comprensione spianata dell’attuale campo sportivo, per poi e fusione fra ellenismo e romanità. Palazzo Ridisegno dell’impianto di Palazzo a Mare

31 a Mare ha avuto forse il destino più infelice quasi totale degli edifici antichi, l’unità rispetto alle atre ville capresi. Dopo essere della Villa si riconosce dai muri possenti di stato spogliato e depredato, ha subito altri sostegno che accompagnano le varie parti danni dopo le opere di fortificazione che vi riservate ad abitazioni o giardini. fecero francesi e inglesi fra il 1806 e il 1815, spianando e riducendo l’ area centrale della villa a Piazza d’Armi, trasformando il nucleo principale delle fabbriche del alto orientale in Fortino. Nel XIX secolo e ancora oggi poi ville, alberghi, case rurali sorsero nell’area del vecchio Platium traendo profitto delle solide opere di terrazzamento che i Romani avevano costruito. Nonostante la distruzione Mura di Palazzo a Mare ai bagni di Tiberio

32 4.Arte del giardino nelle ville romane

no sguardo allla storia delle civiltà antiche naturalistici inespressi nelle loro tradizioni e Udel Mediterraneo lascia intuire come li traducono in opere che per la loro creatività l’arte dei giardini fosse, patrimonio comune saranno un esempio fino ai giorni nostri. Con ai diversi popoli: essa ne testimonia i la conquista dei paesi dell’area ellenistica, periodi di maggior splendore, gli sviluppi nel II secolo a.C., Roma incontrò un’ arte economici, artistici e tecnologici. Nel bacino matura, caratterizzata dal gusto orientale che del Mediterraneo confluiscono esperienze i greci avevano assimilato dai popoli vinti. molteplici, grazie anche alle quali si matura Agli occhi dei generali romani apparve il pensiero del mondo ellenico e si costituisce un’arte molto raffinata, espressione dei la sua grandezza culturale. Quando Roma si grandi parchi persiani descritti da Senofonte, affaccia alla ribalta della scena politica ad dei quali un riverbero si aveva nei giardini oriente, la civiltà greca ormai è al tramonto. I siciliani costruiti dai tiranni di Siracusa. Una romani riscoprono, nell’arte dei greci, i valori fedele immagine del mondo greco era di fatto Giardino dipinto con alloro,aloe ed edera, Pompei,Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

33 rappresentata in Italia nei centri maggiori padus, da cui deriva il nome della pianura dello sviluppo, come quelli campani, dove del Po. Teofrasto ci fa conoscere anche un si era manifestato il germoglio della civiltà cactus in ignoto alla Grecia e piante greco-sannita. Presso i popoli conquistati officinali in Etruria e nel Lazio. La maturità l’arte dei giardini aveva raggiunto momenti delle conoscenze scientifiche e tecniche che di splendore, uscendo dai recinti sacri in cui si riscontra nella coltivazione della terra era fino ad allora era stata elegata. Le prime ville il frutto di una trattatistica che annoverava le aveva possedute in Atene il filosofo Epicuro numerosi scrittori e ricerche alla base degli e la botanica aveva trovato in Teofrasto la Scriptores Rei Rusticae e altre raccolte sua affermazione. Da lui sappiamo che i come quelle dello spagnolo Columella e del platani erano stati piantati in Italia da alcuni Palladio. Il gusto per i giardini all’interno secoli, e che i famosi pini e abeti del Lazio delle residenze private si diffonde per fornivano la pece, chiamata in lingua gallica primo in Campania. I porti della Campania Peristilio di una domus a Pompei

34 erano infatti in diretto rapporto con l’Oriente romana cantata dai poeti, rimane presto attirando un grande numero di negotiatores solo un ricordo lasciando spazio ai giardini italiani verso quell’area, provocando una di ispirazione greca, fastosi e maestosi. prima trasformazione dell’abitazione italiana. Le ville sono divise generalmente in tre: Infatti in quel periodo si affermano i primi urbana, rustica e fructuaria. Gli impianti dei peristili pompeiani, che aprono le stanze giardini riaffermano l’assialità e la simmetria nelle quali si viveva per disporre di verde e dell’architettura e curano l’articolazione degli fiori. Persino quando non si poteva avere spazi che sfrutta spesse volte attraverso i un vero e proprio giardino a causa delle terrazzamenti la morfologia del paesaggio ristrette dimensioni, si cercava di riprodurlo collinare. Dal giardino greco il viridarium illusoriamente, dipingendo alberi sul muro romano aveva importato il criptoportico di fondo e paesaggi visibili fra le colonne. usato per il collegamento tra i vari ambienti, L’esaltazione dell’origine rurale della civiltà e il portico, addossato generalemnte a un Villa marittima con portico,statue e giardino rigogliosi. Da Pompei, Napoli, Museo Archeologico Nazionale

35 muro e rialzato con dei gradini, ornato di viali alla residenza. I giardini dell’epoca piante e pitture. Da questo deriva poi il repubblicana, accoglievano peschiere e quadriportico, che attorniava il giardino uccelliere che rappresentavano un’attrazione come nei peristili delle case. Elemento per gli ospiti della villa. Verrone ci lascia una rilevante era lo xystus, che rapprestentava dettagliata descrizione del suo ornithon di una specie di terrazza giardino, con passaggi Cassino, mentre nella villa a Tuscolo, ad un’ora coperti. Questi potevano assumere anche stabilita, al suono di un corno accorrevano un tracciato circolare, e nei luoghi pubblici cinghiali e cervi. Lo spettacolo delle bestie erano provvisti di una indicazione in metri che accorreva al segnale, circondando gli ospiti, del percorso, per poter orientare il cittadino doveva essere molto suggestivo e ricreava uno nelle sue passeggiate. Non mancavano poi le spirito orientale. Giardino dipinto con alloro,aloe ed edera e statue, Pompei,Napoli, piscine e i bagni, che spesso si trovavano in settori distinti del giardino e collegati tramite

36 Parte II INTERVENIRE SULLE ROVINE

37 a storia sta alla base della conoscenza nostre città. Con posizioni e interpretazioni inseriti in una situazione critica e dinamica Le va interpellata criticamente in modo differenti si sono occupati del rapporto tra dovrebbero trasformare la lettura storic in da scegliere tra i molti significati dei tanti storia, conservazione e progetto, Gustavo un valido laboratorio di progettazione. Nella avvenimenti. Il problema del rapporto con Giovannoni, Manfredo Tafuri, Roberto contemporaneità, in seguito ai processi di la storia, il problema tra antico e nuovo, Pane, Salvatore Settis, Saverio Muratori, forte trasformazione, si rende più che mai innovazione e conservazione ha prodotto Aldo Rossi, Carlo Aymonino, Giorgio Grassi, necessaria una riflessione tra antico e nuovo. in Europa, durante tutto il Novecento un Rafael Moneo, Vittorio Gregotti, Bruno Zevi, Riflessione particolarmente necessaria vivace dibattito culturale che appare oggi Marco Dezzi Bardeschi, Franco Purini e in Italia dove il tema del rapporto tra più che mai difficile in presenza di una molti altri. Oggi, in una realtà oggetto di modernità e patrimonio storico si ripropone realtà contemporanea così instabile e trasformazioni rapide, il patrimonio di frequentemente, per il peculiare tessuto sradicata. Nella cultura progettuale italiana conoscenze acquisito può apparire sempre storico delle città, e investe il confronto il confronto è particolarmente sentito per più privo di legittimazione. Ma l’approccio sulla legittimità di interventi di architettura l’importanza del patrimonio storico delle storico e quello progettuale, una volta contemporanea oltre alla necessaria

38 salvaguardia delle opere monumentali e tentativi fatti per cercare di risolvere le nel quale inevitabilmente ci imbattiamo fondamentale per esplorare l’architettura degli ambienti urbani. lʼossessione del nuovo, diverse problematiche e per elaborare quando inizia il primo lavoro richiesto dalla e la trasformazione di un monumento, il non confrontarsi con il passato genera possibili linguaggi. La storia è assunta costruzione, cioè lo scavo che precede il rispettando l’identità del monumento stesso. un “rapporto irrisolto e lacunoso, il non è come oggetto di riflessione, l’architettura è processo di fondazione. Le operazioni di di ciò che è” , con Operazione preliminare intesa come un processo, come successione scavo, che costituiscono le prime operazioni e necessaria alla progettazione è l’analisi logica, da seguire con regole imposte da una di una costruzione, pongono l’architetto in dei complessi rapporti che intercorrono tra ragione precisa. La ricerca compositiva e collegamento con il passato di un luogo,lo patrimonio storico e monumentale, tra la progettuale ritrova nella storia i segni che scavo diventa lo strumento per cercare politica della tutela e del bene culturale, la possano spiegare l’essenza dell’opera e i nelle sue viscere la diretta testimonianza memoria sociale ed infine la composizione motivi della sua permanenza.Secondo Moneo di un passato sepolto. L’architettura può architettonica. L”architettura contemporanea, c’è un rapporto diretto tra le architetture, utilizzare strumenti dell’epoca moderna potrebbe imparare a guardare alla storia anche quelle più moderne e apparentemente senza abbandonare il rispetto per il passato dell’architettura come alla storia dei tanti estranee alla storia, e il passato, quel passato ed il dialogo con esso. La storia è un medium

39 1.2. La moderna estetica della rovina

gni periodo storico elabora, in modi immagini si deve molto agli archeologi Odiversi, propri atteggiamenti nei confronti che, fin dall’Ottocento, si sono occupati delle rovine e della memoria del passato. Nel della presentazione e ricostruzione delle periodo attuale è riscontrabile non solo molta rovine, liberando i monumenti dalle tante attenzione nel voler conservare le rovine, superfetazioni che, nel corso dei secoli ,spesso recepite come simboli di un determinato li avevano inglobati. Possono considerarsi luogo. Ciò sviluppa nuove forme di approccio positivi i numerosi interventi, oggi diffusi, estetico. Attraverso le immagini del turismo le di allestimento di parchi archeologici, in cui rovine s’imprimono nella memoria collettiva, la simbiosi fra natura e rovine, porta a dover conquistano il ruolo di catalizzatori della trovare compromessi tra le diverse esigenze memoria, e si insediano nella coscienza di tutela, mentre la presenza delle rovine delle popolazioni locali. La nascita della stimola la riflessione rispetto al tema della possibilità di percepire le rovine attraverso memoria dei luoghi. Disegno del Piranesi delle rovine del Canopo di Villa Adriana

40 2. Intergrazione delle lacune senza mimetismi 2.1. Giorgio Grassi, Teatro Romano Sagunto

l Teatro di Sagunto, situato fra il centro di trovarsi di fronte alle rovine di un teatro Istorico attuale e quello che resta dell’antico greco, ricavato sul pendio del monte e rivolto castello della città, al momento dell’incarico a verso la pianura circostante. L’obiettivo che si Grassi, si presentava come una sorta di rovina propone Grassi è quello di ricreare la perduta artificiale, composta da pochi resti originali, identità attraverso la ricostruzione del inseriti in una ricostruzione mimetica, a volte fronte scena, contrapposto al prospetto del anche errata, eseguita tra il 1956 e il 1978. Il postscenium trasformando questo intervento progetto di Grassi rifiuta ogni mimesi con le nell’elemento caratterizzante del progetto. Il preesistenze e basa il progetto sulla rimozione frontescena, elemento essenziale dello spazio degli errati interventi di ricostruzione. Mira a teatrale romano viene ricostruito ricalcando ricreare soprattutto l’idea di teatro romano. le tracce dell’originario impianto, elevandolo La quasi totale eliminazione del muro del fino alla quota del muro di contenimento postscenium aveva determinato l’impressione della cavea. Il prospetto appare astratto

41 attraverso la sua compattezza, scandita dalle ritmiche e rigorose aperture. Per la cavea, la ricostruzione parziale ha portato al restauro delle scale e al rivestimento dei gradini, lasciando una parziale visione delle rovine e privilegiando quindi anche qui una soluzione architettonica a carattere incompiuto. Il progetto si caratterizza quindi per un’estrema chiarezza metodologica, confrontandosi senza incertezze con la preesistenza: il nuovo non si impone come presenza distruttrice ma deriva direttamente dall’architettura antica, dialogando con la rovina. Disegni e fotografia dell’appato di sostegno dei resti del teatro

42 Sezioni prospettiche del progetto nel teatro

43 44 45 2.2 Rafael Moneo, Museo Nacional De Arte Romana di Merida

l Museo di Arte Romana di Merida, sorge su ospita le sale espositive, il secondo i servizi, Iun terreno ricco di tracce dell’antico tessuto uffici, laboratori di restauro, sala conferenze, edilizio romano, inserito in un contesto urbano biblioteca, caffetteria. Sul lato nord la galleria anonimo. Moneo progetta il Museo come un appare come un edificio industriale con i volume imponente e massivo, organizzato muri in mattoni che salgono fino al tetto su attraverso uno schema semplice, generato da cui si aprono dieci piccoli timpani in vetro. Le due corpi collegati da una passerella sospesa differenti funzioni dei due corpi di fabbrica sui resti archeologici di un’antica via romana. sono leggibili anche all’esterno: quello L’impianto planimetrico generale riprende il del Museo, monumentale e solido rimanda sistema stradale circostante, mentre la pianta all’architettura romana, il blocco dei servizi dell’area espositiva ripropone lo schema al contrario ricorda invece architetture morfologico del sistema circostante. Dei due moderne industriali o residenziali. Il percorso corpi che compongono il Museo, il primo espositivo non si configura tradizionalmente, Pianta del piano terra e della cripta

46 ma piuttosto come un archivio, in cui i creata da lucernari e da poche aperture. Lo reperti, collocati in una grande aula, possono studio dell’illuminazione ha portato alla essere osservati liberamente dal visitatore. genesi di un effetto simile a quello generato Non potendo ricostruire materialmente un dalla luce che penetra attraverso parti luogo dove esporre i reperti romani ritrovati, crollate di una copertura. Il museo non è Moneo ricrea l’atmosfera servendosi di progettato unicamente come luogo espositivo una scala architettonica monumentale e di ma rappresenta anche il nodo di un sistema prospetti esterni chiusi. Viene poi proposta di collegamenti con le rovine della vicina una sequenza prospettica di elementi area archeologica. Come spazio pubblico strutturali come muri, contrafforti e arcate si connette allo spazio antico, definito dal che crea un luogo interno definito. I reperti Teatro, servendosi del passaggio sotterraneo vengono messi in evidenza dalla studiata che si mostra come una cripta illuminata dalla Sezione assonometrica disposizione dell’illuminazione naturale, luce proveniente da alcune aperture sul lato

47 ovest e pavimentata in terra battuta. Il Museo di Merida ingloba direttamente i resti del tessuto edilizio romano, sottostante la navata principale, mentre la maglia urbana guida il progetto. In questo modo viene applicata la metodologia progettuale di Moneo, che punta a sviluppare uno stretto legame tra gli edifici e il passato, e quello che i luoghi nascondono.

48 49 3.Ricomposizione critica 3.1 Minissi, Villa Romana del Casale Piazza Armerina

Minissi nell’intervento di protezione dei un’immagine volumetrica e spaziale mosaici della Villa del Casale di Piazza comprensibile e non equivoca. L’architetto Armerina progetta un sistema di coperture realizza più coperture al di sopra della che concilia la protezione in situ dei ruderi domus, ciascuna con materiali e tecnologie archeologici con il rispetto e mantenimento moderne, riproponendo le forme che dell’atmosfera creata dalle rovine stesse. avrebbero potuto assumere originariamente. Il progetto, atttraverso la trasparenza e la Attraverso questa sostituzione Minissi leggerezza dei materiali utilizzati, lascia ricostruisce idealmente la volumetria della riconoscibile l’impianto della villa, le tracce Villa, molto articolata per la complessa murarie e i mosaici dei pavimenti e crea morfologia del terreno, riproponendo la netta uno spazio immateriale illuminato da una distinzione tra la zona residenziale e quella luce naturale diffusa. Egli realizza in questo di rappresentanza con il peristilio ellittico, modo la sua proposta di riconfigurare la grande sala trilobata e il complesso delle

50 terme. La realizzazione di passerelle aeree futuro attraverso un linguaggio originale consente di conservare la funzione originaria e innovativo, una soluzione architettonica di pavimentazione ai mosaici, che in questo trasparente, di rigorosa pulizia formale e modo hanno la possibilità di rimanere nel di impatto ambientale limitato, garantendo luogo originario senza essere calpestati. una migliore fruizione museografica ad un L’intervento interpreta il dibattito tra antico numero sempre maggiore di visitatori. e nuovo e fa del progetto della Villa del Casale il manifesto del restauro del XX secolo per quello che riguarda l’uso di materiali all’avanguardia su reperti archeologici. Minissi interviene affidando al restauro la prima e indispensabile fase di protezione dei reperti facendo convivere passato e

51

3.2.Ignacio Garcia Pedrosa e Angela Garcia Paredes, Copertura area archeologica di Olmeda

erso la metà degli anni Novanta venne espositivo. L’ingresso all’area archeologica, Vprevisto un intervento di salvaguardia segnalato da un capitello in marmo ritrovato per la villa romana di Olmeda scoperta nel negli scavi della villa, avviene lungo un 1968 e venne bandito un concorso per un percorso curvilineo fiancheggiato da cipressi. progetto di protezione e musealizzazione dei I quattro padiglioni, che ricordano i tronchi reperti archeologici. Lo studio Pedres Pedrosa dell’albero del bosco vicino, sono rivestiti in Arquitectos vince nel 2004 il concorso, legno e sono ribassati rispetto all’intradosso prevedendo la copertura degli scavi, la della copertura generale. Nel primo dei protezione in situ dei mosaici, l’allestimento padiglioni, collocato sul perimetro della villa, di un centro espositivo e di un centro di studi sono posti il vestibolo d’ingresso, il bookshop, per turisti e archeologi. Il progetto all’interno la caffetteria, i servizi e gli uffici. Il secondo dell’area archeologica possiede quattro nuove padiglione ospita la sala espositiva e costruzioni che interferiscono con il percorso l’antiquarium, il terzo l’auditorium e il quarto Plastico e impianto della museo della Villa romana di Olmeda

52 il laboratorio di restauro, vicino all’accesso trasporto e facilitato l’assemblaggio in situ per il personale. Questi ultimi tre padiglioni degli archi di 25 metri di luce, che sono si snodano lungo un percorso leggermente stati innalzati fino alla posizione finale, rialzato rispetto al livello dell’area per fissarli, mediante viti, agli elementi archeologica. Un’ampia copertura metallica, consecutivi. I mosaici sono delimitati da a volte ribassate, sorretta da 24 pilastri. paretine in fibra di vetro e resina per protegge l’intero complesso architettonico. I ricostruire parzialmente lo spazio originario sostegni puntiformi sono disposti secondo una delle stanze e favorire la contemplazione dei maglia longitudinale che segue la planimetria mosaici in ambiti differenziati. Infine per della villa, iniziando dalll’impluvio quadrato. separare le camere si sono impiegate reti La struttura romboidale è un sistema metalliche semi-trasparenti che imitano con costruttivo modulare prefabbricato, e le un linguaggio del secolo contemporaneo, dimensioni dei rombi hanno permesso il i muri delle stanze di questa grande casa, Ingreasso al museo

53 senza ostacolare una visione globale di con un solo colpo di vista tutto lo scavo. La tutta la villa nel suo insieme e in modo da facciata che racchiude l’edificio è formata da fare intuire le proporzioni di ogni ambiente. una base di cemento bianco trattato a doghe Questa soluzione permette anche di fare verticali e da una superficie di policarbonato recuperare la terza dimensione alle camere traslucido che permette di illuminare, pavimentate e di incorniciare i mosaici evitando abbagliamenti. L’andamento a zig favorendone l’illuminazione. Le passerelle zag del rivestimento ha anche una finalità aeree permettono la visione dei mosaici a protettiva, fungendo da ostacolo al forte distanza ravvicinata. Si presenta in questo vento della pianura. In vari punti del percorso modo al visitatore un organismo complesso sono stati progettati alcuni spazi espositivi, nel quale i diversi ambienti che formano la audiovisivi e per uffici, utilizzando per villa si possono osservare separatamente le pavimentazioni, le pareti e i soffitti ma, nello stesso tempo, è possibile ammirare lo stesso tipo di legno. L’inserimento nel

54 paesaggio è ottenuto attraverso l’utilizzo del dentro un gran bosco di pioppi. Gli architetti rivestimento in acciaio corten che ricopre la impongono al progetto non solo l’obiettivo struttura, e diventa elemento caratterizzante di proteggere e riparare alcuni resti dell’intervento, evocando il colore ocra, archeologici mediante una copertura a ponte, tipico della campagna castigliana. Inoltre, il ma, soprattutto, intendono restituire al luogo rivestimento metallico varia la densità delle il carattere monumentale che aveva avuto un perforazioni, gradatamente, verso la zona tempo. Il paesaggio è l’orizzonte entro cui superiore, e si apre verso il cornicione e nasce il progetto, che sembra interpretarlo, verso il cielo, integrandosi e, per certi versi, quasi mimeticamente, nei volumi geometrici imitando, il paesaggio alberato circostante. elementari, nelle prospettive profonde, Questa variazione del passaggio della ma per scelta culturale decide anche di luce all’interno genera punti di maggiore esprimere costantemente la discontinuità luminosità e di ombra, come se si stesse storica per sottolineare, senza compromessi, Fotografie degli interni e del rapporto con l’archeologia

55 il valore dei resti antichi. Il risultato finale è uno spettacolare ma semplice edificio che si integra perfettamente nell’ambiente e che è dotato dei volumi necessari per ammirare quello che è e quello che fu questa villa.

Fotografie degli interni e del rapporto con l’archeologia e le nuove funzioni

56 Fotografie degli interni e del rapporto con l’archeologia e i mosaici della pavimentazione

57 4. Integrazione tra nuovo e reperto 4.1. Alvaro Siza Vieira, Eduardo Souto de Moura, Stazione Municipio a Napoli

Le operazioni di scavo, che comprendono conoscenza dell’andamento della linea di l’area di Castel Nuovo, quella di Palazzo San costa, molto più arretrata rispetto all’attuale. Giacomo e Via Vittorio Emanuele III, hanno Queste scoperte sono state molto importanti portato, nel 2005, alla scoperta del bacino per la conoscenza della stessa evoluzione dell’antico Porto di Neapolis nell’insenatura urbanistica di Neapolis. Sono state ritrovate compresa tra le attuali Piazza Municipio e le strutture portuali di epoca romana, e Piazza Bovio. Lo scavo è sceso diciassette riportato alla luce il fondale marino del I metri al di sotto della strada e ha raggiunto secolo d.C., a quota -2,50 metri sotto il livello il livello in cui si trovano reperti del IV-III del mare. Sono state trovate e rimosse inoltre secolo a.C., tagliando stratigraficamente tre imbarcazioni romane due barche di dieci più di due millenni di storia della città. metri ciascuna, usate per i collegamenti tra Il ritrovamento del porto, risalente alla Neapolis e l’Africa del Nord, e una terza, la fine del IV secolo a.C., è molto utile per la più grande, che si rivelerà un’eccezione Interno della stazione metropolitana

58 nell’archeologia dell’antica Roma. Le barche, che , dai giardini di Palazzo San Giacomo, si in ottimo stato di conservazione, insieme estenderà fino ai binari del metrò, per uscire ai numerosi reperti rinvenuti durante la infine sul piazzale della Stazione Marittima. campagna degli scavi archeologici, saranno Siza ha progettato di lasciare visibile nella conservati ed esposti in un museo da allestire galleria la base dei bastioni del Maschio all’interno di Castel Nuovo. Altre scoperte Angioino e il muro vicereale, accanto a archeologiche in Piazza Municipio hanno negozi, bar e ristoranti. Il tunnel pedonale è riportato alla luce la cittadella aragonese progettato come un museo in cui sistemare i formata da una serie di fabbricati intorno reperti del cantiere archeologico, uno spazio al Maschio Angioino. La nuova stazione particolare sarà riservato alle tre barche di si presenterà come una grande galleria epoca romana, una delle quali sarà appesa trasparente, posta a una decina di metri di alla parete. Siza recupera l’idea di fondo della Reperti ritrovati durante le operazioni di scavo profondità, illuminata con luce naturale, piazza che restituisce il collegamento della

59 città con il mare. Il progetto mostra il massimo di questa fortissima penetrazione della città il rispetto, verso i reperti archeologici verso il mare”, per questo occorre rinforzare rinvenuti, è rispettoso inoltre dei materiali, l’asse con il golfo e insieme rispondere ai i dei colori, e della luce. È questo il principio bisogni della metropolitana e della mobilità che regola il lavoro degli architetti i quali cittadina. Un elemento di novità è il fossato hanno studiato molto sulle carte topografiche del Maschio Angioino, ingrandito come e sulle antiche incisioni della piazza, e accesso principale alla metropolitana, ma da questo è emerso un progetto capace di un altro aspetto importante è costituito dalla fondere storia, archeologia e soluzioni eco- galleria sotterranea che si apre sulla Stazione compatibili con un’area monumentale. «L’idea marittima con una rampa per accogliere in complessiva - dice Alvaro Siza Vieira - si basa città i turisti del mare. su un dato molto visibile nelle tante incisioni del porto e di piazza Municipio, la persistenza

60 61 5.Protezione del reperto archeologico 5.1. Richard Maier, Ara Pacis

’incarico è stato affidato allo studio e in evidente contrapposizione al barocco LRichard Meier & Partners Architects romano. L’approfondita analisi diagnostica con una formula senza precedenti, che ha effettuata negli anni Novanta sull’Ara Pacis scavalcato la procedura di un concorso; ai ha rilevato condizioni conservative critiche, progettisti, è stato imposto l’unico vincolo che hanno convinto l’Amministrazione di non poter spostare la collocazione Comunale di Roma a sostituire la vecchia teca dell’Ara e di rispettare l’assialità nord- del 1938. In seguito ai lavori di demolizione sud del progetto degli anni Trenta. Il nuovo del vecchio padiglione del Morpurgo, il museo dell’Ara Pacis è la prima architettura progetto del nuovo Museo dell’Ara Pacis contemporanea costruita dagli anni ha previsto la completa risistemazione Trenta all’interno della cerchia delle mura dell’area del Mausoleo di Augusto e la aureliane del centro storico, e si pone come costruzione di un nuovo padiglione. Il nuovo elemento di dialogo tra antico e moderno complesso museale ricompone la quinta Pianta e fotografia dell’ingresso al museo e prospetto sul fronte stradale.

62 edilizia ad ovest del Tridente, si sviluppa esposizione una serie di funzioni museali, per longitudinalmente tra la via di Ripetta e il mostre temporanee e installazioni dedicate Lungotevere ed è caratterizzato, in pianta all’archeologia, oltre a una biblioteca e in alzato, da una composizione tripartita. digitale sulla cultura del periodo augusteo, Il sito, per le eccezionali caratteristiche una libreria, un auditorium, uno spazio storiche, archeologiche e architettoniche, convegni e due terrazze, Meier ha voluto ha richiesto un intervento di valorizzazione fortemente che il Museo fosse permeabile particolarmente delicato e non da tutti e trasparente nei confronti della città. Il apprezzato. I progettisti, si sono posti nuovo spazio espositivo è concepito come una alcuni obiettivi principali. La prima finalità galleria organizzata come percorso museale dell’edificio è stata quella di garantire e didattico, con pannelli, plastici e ritratti la massima protezione all’Ara Pacis. Si è ed è illuminata artificialmente. La seconda pensato poi di affiancare alla principale area ospita il padiglione centrale in cui si Interno del museo

63 conserva l’Ara e che appare come una teca tra la riva del Tevere ed il cenotafio circolare una biblioteca, gli uffici di direzione e due le false ombre. il Museo dell’Ara Pacis è un trasparente, perimetrata da quattro colonne di Augusto. La terza area, infine, ospita un grandi sale, illuminate con luce artificiale. opera molto controversa, anche se sono state che formano simbolicamente un baldacchino. auditorium su due piani per 150 posti, un Intuizione importante è stata quella di valutate positivamente la purezza dei volumi Il padiglione è formato da un’unica navata locale per la ristorazione, un museum-shop riuscire a sfruttare questo dislivello in modo e le proporzioni dell’edificio l’intervento è centrale, dalle pareti trasparenti su montanti e un’area ipogea per gli uffici. L’auditorium, da formare una cerniera tra le due vie, come stato recepito come un’intrusione nel tessuto in acciaio, con la griglia utilizzata spesso posto a nord, è collegato al Museo attraverso la se la parte seminterrata fosse il negativo storico della città. da Meier e che ricorda le strutture navali. gradinata della sala agli spazi museali e può della parte sovrastante. La luce è stata trattata La struttura è separata dall’edificio per funzionare anche autonomamente. Gli spazi in modo da avere una illuminazione diffusa lasciare una maggiore trasparenza, le espositivi e quelli destinati alla didattica sono che diventa quasi immateriale, rendendo, vetrate di divisione sono calcolate secondo ospitati nel piano semi-interrato, ottenuto verso sera l’Ara indefinita, quasi eterea. I le proporzioni dell’altare. La lunga loggia sfruttando il dislivello tra il Lungotevere lucernari, orientati a nord, sono provvisti vetrata, con funzione protettiva ed espositiva, e via di Ripetta, qui alloggiano i locali che di schermature regolabili per regolare il determina anche un diaframma trasparente ospitano i frammenti della ricostruzione, filtraggio e modulare la luce, eliminando

64 Ara Pacis e interni del ”museo-teca”

65 6. Recupero,tutela e museilizazzione delle spazialità del sito archeologico 6.1.Joao Luis Carillho da Graca, Parca Nova de Castelo

’area di Praca Nova è stata aperta al pubblico in un luogo ricoperto da pini, olivi, cipressi e Lnel 2010, dopo quattordici anni di campagna recintato da un muro medievale ricostruito, la di scavo e al termine dell’intervento di tutela stratificazione di più età storiche. l progetto di e musealizzazione, realizzato dagli architetti musealizzazione ha come obiettivo la creazione portoghesi Joao Luìs Carrilho da Graca e Joao di una struttura che possa accogliere e mostrare Gomes Da Siva. All’architetto portoghese Joao tutti i differenti resti archeologici, che si sono Luìs Carrilho da Graca è stato conferito il Premio stratificati nelle diverse epoche sul sito, che si Internazionale Piranesi Prix di Roma 2010, estende per un’area di circa 3500 metri quadrati. premio che si propone di selezionare le opere di L’intervento aggiunge una serie di elementi che ne architettura che meglio interpretano il principio facilitano la lettura e lo trasformano in un nuovo del recupero del patrimonio archeologico come museo urbano. Il progetto ha compreso numerose soluzione di design contemporaneo. Il sito della e diversificate fasi, a partire dalla delimitazione Piazza del Castello Nuovo di San Jorge presenta, del nucleo archeologico, con una parete continua Schema dell’impianto

66 in acciaio corten, nel cui interno, sono stati struttura sospesa, mobile, a protezione dei organizzati: percorsi, sedute e un bianco edificio, resti e dei mosaici del palazzo arcivescovile sollevato da terra, che protegge le rovine del XI del XV secolo. La prima fase dell’intervento ha secolo. A protezione dei resti dell’insediamento delimitato il nucleo archeologico con una sottile preistorico dell’età del ferro è stato costruito e bassa parete continua in acciaio corten che un volume formato da pareti di acciaio corten, ha racchiuso la superficie perimetrale dell’area ripiegato e tagliato da fessure orizzontali. Si storica alla sua quota più alta, ha separato i reperti presenta come edificio minimalista, attraverso delle diverse epoche ed articolato il percorso. La cui i visitatori possono raggiungere le antiche parete discontinua in corten definisce un luogo fondazioni delle architetture, e serve a raccogliere di lavoro, e lascia un camminamento perimetrale i reperti dell’insediamento preistorico dell’età del a ridosso delle mura del castello, segnando il ferro. Sul primo livello del sito, corrispondente limite finale del sito. All’interno dell’area, ma al periodo più recente, è stata costruita una in posizione. All’interno del muro di corten Schema dell’impianto Il sito archeologico, tra innesti e archeologia

67 un edificio, sollevato da terra, ospita le rovine da due distinte parti, ad altezza diversa, ed è arabe. Sulle fondamenta di un antico quartiere realizzata in legno e policarbonato, in questo arabo è stato realizzato un nuovo volume bianco modo, la superficie semi opaca lascia filtrare la che ripropone, in maniera astratta, due case- luce solare in modo suggestivo. Una struttura patio. Come una reinterpretazione della vecchia sospesa, mobile protegge i mosaici ancora costruzione la nuova scatola bianca segue le esistenti del palazzo, la parte inferiore della linee antiche dei muri, ma non li tocca (se non struttura è rivestita da una superficie specchiante in soli 6 punti), in questo modo viene a crearsi di colore nero che riflette la decorazione musiva un volume-non volume, in sospensione, per non che si legge così attraverso il suo riflesso. I gravare sulle rovine. La luce artificiale, di sera, resti dell’insediamento preistorico dell’età del evidenzia lo spazio libero tra le mura antiche ferro sono inglobati in un volume formato da e le pareti bianche, aumentando l’effetto di pareti di acciaio corten ripiegato e tagliato da sospensione. La copertura del volume è composta fessure orizzontali che permettono al visitatore Fotografia dall’alto del volume principale

68 di osservare i resti racchiusi all’interno. l volume progettuale che può distinguersi in due parti, una che protegge i resti sottostanti del villaggio prima più legata alla fase costruttiva che tiene dell’età del ferro stimola la curiosità del visitatore conto dell’esigenza di conservare e ripristinare che è portato ad osservare l’interno attraverso le le preesistenze e una seconda che cura il fessure e ad andare in giro lungo la buca scavata. ripristino delle relazioni tra l’edificio, gli spazi I reperti dell’insediamento preistorico dell’età all’aperto e il paesaggio. L’intervento riesce a del ferro sono esposti in un edificio essenziale conciliare la volontà di unificare le diverse storie e minimalista attraverso cui i visitatori possono del sito, servendosi del forte segno di recinzione raggiungere le quote più basse dello scavo ed perimetrale e attraverso i percorsi, con la osservare le antiche fondazioni delle architetture. distinzione tra le differenti età che hanno formato l progetto partendo da un’attenta lettura del il sito, che attua attraverso la realizzazione di paesaggio, con sensibilità plastica, nelle forme e architetture singole e diversificate tra loro. nei materiali del Museodichiara che un metodo Rapporto tra interni ed esterno, particolare della muratura ‘‘sospesa” sulle rovine

69 6.2. Rafael Moneo, Museo Archeologico di Cartegna

n seguito ai lavori di scavo, iniziati nel contatto diretto con gli scavi e può osservare I1996, l’architetto Rafael Moneo riceve i diversi strati storici della città. Nonostante l’incarico di intervenire nel contesto urbano le complesse problematiche urbane presenti, dell’area archeologica di Carthago Nova e il progetto propone come soluzione un di progettare un Museo in cui conservare intervento capace di mettere in sintonia le ed esporre i reperti ritrovati. Nel suo diverse stratificazioni della città ed esaltare intervento, Moneo, consapevole del’impatto lo spazio del Teatro. L’intervento è organizzato urbano dell’archeologia sulla città, propone come una passeggiata nel ventre della città di di conservare il Teatro e collegare i vari Cartagena ,un tempo importantissimo porto livelli topografici della città con un percorso del Mediterraneo. L passeggiata che deve che, attraversando i due edifici del Museo, superare circa 25 metri di dislivello, inizia da trasformi iI Museo stesso in una passeggiata piazza dell’Ayuntamiento, dove è l’ingresso archeologica. Il visitatore è così messo a del Museo Archeologico, entra nel corpo Fotografia dall’alto dell’area di progetto

70 centrale adibito ad Esposizione, un edificio porto, possono poi proseguire la visita fino a più piani addossato alla collina dove sorge al parco collinare, progettato dallo stesso il Teatro a cui è collegato, passa attraverso Moneo o possono discendere di nuovo e la cripta di una casa romana pavimentata a arrivare al Municipio. Per Moneo esiste un mosaico, arriva ad una passerella sospesa rapporto diretto tra le architetture, anche ed infine al Teatro. Questo, trovandosi a quelle che sembrano più indifferenti verso una quota più elevata rispetto al porto e la storia. Questo legame crea il collegamento all’ingresso al Museo, appare all’improvviso, tra l’architetto e il passato di un luogo, mostrando intatto tutto il suo carattere di diventando «... lo strumento per cercare grande giacimento archeologico. Dalla zona nelle sue viscere la diretta testimonianza di del Teatro i visitatori hanno la possibilità di un passato sepolto». L’intervento di Moneo, salire ad una terrazza panoramica sul tetto a Cartagena, lavora sull’idea dello scavo dell’edificio delle Esposizioni, con vista sul come “momento evocativo” e la metodologia Il rapporto del museo con il contesto storico urbano

71 progettuale che lo guida ha come obiettivo avviene attraverso un palazzotto borghese dell’Ottocento. L’idea progettuale portante del Museo la creazione di un giusto e possibile modo di può riassumersi nell’intento di creare un corridoio attraverso il tempo. convivere con il passato. Secondo Moneo, il suo progetto crea “un modo de convivir con el pasado y hablar de continuidad” per questo non si limita a costruire un museo e un luogo dove mostrare i lavori di scavo del Teatro ma pensa ad un progetto di unificazione storica, permettendo la lettura delle diverse epoche. Il Museo diventa un edificio a più piani che attraversa più epoche e che mette in comunicazioni sezioni differenti di città e il visitatore, a partire dall’ingresso che Supporti per l’archeologia all’interno del museo

72 Rapporto tra il prima e il dopo progetto

73 Parte III IL PROGETTO

74 1.Villa Damecuta

L’altopiano di Anacapri, con la sua maggiore più raggiungibile dal mare che sorse tra quel elevazione, aperta alla esposizione ai venti di magico incanto di rupi e di acque. Lo scavo maestro e di ponente, doveva rappresentare il della villa ha avuto inizio nel 1937, dopo che sito più adatto ad un soggiorno estivo. La zona, furono completati i lavori di ricerca di Villa con i suoi querceti, le macchie di ginepri, mirti Jovis, fu interrotto e ripreso più volte fino al e ginestre, le umile casette, è separata dal resto 1948. Alex Munthe, donando allo Stato italiano dell’isola da un valico rupestre. Abbandonato il la Torre e il terreno, di sua proprietà, ne rese centro dell’antico abitato, troppo addossato al possibile l’esplorazione, delle scoperte fatte si monte Solaro e troppo lontano dalla veduta del hanno ben poche notizie ma, nei recenti scavi, mare, furono prescelti i pianori e le terrazze sono stati recuperati frammenti di colonne in lungo l’altopiano per le Ville e le fattorie, tra marmo greco, pavimenti in marmo, stucchi cui una sicuramente residenza imperiale. e decorazioni dipinte. Quando la villa era Villa Damecuta:1 la più aperta alla veduta e la collegata al capoluogo da un valico alpestre e L’area di progetto, stato di fatto. 1 Le origini del nome della Villa sono incerte ma vi sono due possibili significati da attribuirle; il primo risiede nella scoperta dei resti di un soggiorno (domus) e di un’alcova simile ad una grotta (cuta, in latino medioevale) da cui deriverebbe il nome di Domus-cuta e poi Damecuta. Un’altra ipotesi è quella di Maiuri il quale sosteneva una derivazione di origine greca ‘‘ Damo-Kyra” (nome del luogo).

75 al porto dalla famosa “Scala Fenicia”, l’accesso loggia pavimentata in cacciopesto, larga 2 metri e più veloce era dal mare, approdando a Punta di lunga poco più di 60 metri, e da un altro corridoio Gradola, qui alcuni tagli nella roccia indicano un sul retro del loggiato. La loggia era aperta sul punto di ormeggio. Nonostante le devastazioni, lato del mare, vi sono ancora i resti di otto piccole la Villa ha conservato la parte più interessante, colonne in laterizi rivestiti di intonaco e poste a ossia il belvedere semicircolare lungo il ciglio distanza di 2 metri l’una dall’altra. Il corridoio della spianata. Gli ambienti formati da pareti in parallelo è largo 4 metri e presenta un muro opus reticolatum irregolare, erano coperte da perimetrale reticolato e articolato in sei esedre, una volta a botte a sesto ribassato in laterizio. definite “troni” in quanto, su un livello rialzato, Il corridoio esterno, che conserva il piano risultano come sedute di riposo. All’estremità, pavimentale originario, prosegue verso sud-est e sotto la torre medioevale, si accede ad un si raccorda, tramite alcuni gradini, all’ambulatio piccolo quartiere attraverso una ripida scala, di quota leggermente inferiore e costituita da una costituito da tre ambienti con murature in opus Fotografia dello stato di fatto delle rovine nell’area del Belvedere della Villa

76 Resti della pavimentazione del Loggiato a picco sul mare e dei troni adiacenti.

77 reticolatum che conservano ancora una parte di ginepro, mirto, elce, sorbo e ginestra, coprendo Murat contro le truppe inglesi. rivestimento in intonaco dipinto. Un ambiente gran parte dell’area della villa: in un raggio di trapezoidale di quota inferiore, probabilmente 200 metri si incontrano resti di mura reticolate e un terrazzino panoramico, raccorda la zona a circa 200 metri a monte c’è ancora una cisterna precedente con un vestibolo dal quale si accede romana nel sottosuolo a pianta rettangolare a due ad uno stretto cubiculum ad est, e nel quale si scomparti comunicanti con una fila di pilastri e scoprì, durante una delle ultime fasi di scavo, un arcate per raccogliere l’acqua piovana. La Villa di torso nudo efebico, raffigurante un Narcissos o Damecuta venne abbandonata presto, la cenere uno Yakinthos. Il vasto pianoro che si stende alle trovata addossata alle mura della loggia prova spalle della loggia e del belvedere conserva solo che la villa, al momento dell’eruzione del Vesuvio qualche traccia di un antico pavimento a mosaico del 79 d.C., doveva essere già stata abbandonata e di condotti di canalizzazione. Fin dall’inizio divenendo poi un cumulo di rovine. Sul cubiculo degli fu piantato a parco con specie arboree sorse la torre di vedetta e, durante la presa di e arbustacee, pino marittimo e pino d’Aleppo, Capri nel 1808, fu bombardata dall’armata di Sostruzione delle mura perimetrali del Belvedere semicircolare con arcate e resti della colonna del Loggiato .

78 La Torre Medioevale e seduta di epoca romana a conclusione del cammino del Loggiato

79 2. .Il progetto 2.1 Indiviuduazione dell’area di progetto

Il progetto architettonico e museografico ammirare il vicino Fortino di Orrico. retrostante. Non esiste inoltre un percorso chiaro e fornito di spiegazioni per i visitatori. Il in un’area archeologica, ha il compito di Un’atmosfera magica composta dai colori progetto quindi intervenendo in questa area vuole proporsi di riattivarla e renderla prima valorizzare attraverso degli interventi, accesi della natura mediterranea, i profumi di tutto agibile e riconoscibile nella sua itegrità. l’accrescimento della fruibilità del sito e la sua e l’azzurro del mare. I resti della villa non comprensione. Villa Damecuta è un complesso permettono di comprendere l’imponenza del archeologico di spettacolare bellezza sia per palazzo di Tiberio all’epoca dell’impertatore, quanto riguarda i resti archeologici, sia per ma attraverso le basse sostruzioni si può la sua collocazione geografica. Attraverso il cogliere comunque il suo impianto. Oggi servizio di trasporto pubblico, dalla piazza il totale stato di abbandono dell’area non di Anacapri si giunge nei pressi della Villa, permette di godere a pieno dell’osservazione alla quale il visitatore accede attraverso un di queste a causa della vegetazione che vi percorso a picco sul mare fino a giungere cresce al di sopra e che non permette una ad un belvedere circolare dal quale poter libera fruizione del parco e della pineta Ingresso attuale al complesso archeologico della Villa

80 Stato attuale delle rovine e del rapporto con la natura del luogo

81 2.2 Il rapporto con la natura PINUS LUCERTOLA AZZURRA

Studiare ed analizzare l’architettura di Villa progetto che si innesta nella pineta attraverso QUERCUSILEX FALCO PEREGRINO Damecuta, significa prendere coscienza del dei volumi, e si affaccia tra il belvedere e le suo rapporto imprscindibile con la natura rovine con una passerella che ne permette circostante, in quanto è un chiaro esempio di una lettura dall’alto. La flora e la fauna sono architettura legata al paesaggio. Il rapporto un elemento caratterizzante dell’isola e per ARBUTUS UNEDO tra natura e architettura sta alla base delle questo motivo, sono stati introdotti come ARCERA regole compositive della Villa che si affaccia tematiche nel processo di musealizzazione sul mare erigendosi sopra la ripida roccia del progetto. I volumi nella pineta sono carsica caprese. Il rapporto con questa natura infatti dedicati al racconto di questa natura CERATONIA SILIQUA Flora e fauna presenti nell’area di progetto pone le regole del linguaggio morfologico del esponendo la flora e la fauna tipici del luogo. tipiche dell’Isola di Capri

82 La pineta adiacente ai resti di Villa Damecuta

83 Il rapporto con la natura e il territorio è determinante anche dal punto di vista logistico in quanto la Villa si trova in un PERCORSO DEI FORTINI punto cruciale rispetto a due importnti percorsi situati nella costa ovest dell’Isola di Capri, quello dei Fortini e quella delle Grotte. Valorizzare quest’area vorrebbe quindi dire proporre una nuova polarità turistica da fruire in funzione dei percorsi già esistenti apportandone un valore aggiunto attraverso i servizi proposti.

PERCORSO DELLE GROTTE

84 3. Principi e intenti del progetto 3.1. Il Concept Il concept progettuale, sviluppatosi cogliere il particolare disegno in pianta. Inglobando al proprio interno alcuni dei attraverso la comprensione e la lettura Il nastro, matericamente contraddistinta pini marittimi per delineare ancora di del luogo, parte dall’idea di non voler da un materiale contemporaneo come il più un intensione di integrazione al suo ricostituire l’architettura originaria della corten, diviene quindi una traccia distinta interno. Il materiale scelto per i volumi del villa attraverso un ridisegno, quanto più dal nel paesaggio e un filo conduttore per poter museo della flora e della fauna, bookshop volerla riportare ad una chiara visibilità nelle guidare la visita all’interno delle funzioni e bar è bianco, poiché l’integrazione sue parti restanti, integrate in un ambiente introdotte nella pineta: un museo inerente nell’area archeologica e nella pineta non morfologico ormai integrato nella natura e alle rovine romane, un museo deicato al vuole essere mimesis ma piuttosto un connaturato allo scenario di rudere. Da qui racconto della flora e della fauna del luogo, riconoscibile innesto che offre attività del l’idea di accompagnare l’osservatore ad un bookshop e un bar. Funzioni indispensabili tutto estranee all’originaria funzione della una visita guidata attraverso un “nastro”, un per poter attrarre e coinvolgere il pubblico. Villa ma appunto necessarie ad una sua percorso che si innesta ai margini dell’area Questo landmark fa da recinto a un sistema musealizzazione contemporanea. e al di sopra delle rovine per poterne di volumi che si innestano nella pineta.

85 STATO DI FATTO

IL NASTRO

INNESTI VOLUMI

86 Lo studio del concept ha portato anche al disegno del logo per il nuovo complesso polifunzionale di Villa Damecuta. L’ispirazione nasce dal rappresentare le iniziali della Villa come se fossero incise da un nastro, la stessa traccia che cinge il progetto e tiene insieme memoria e innesti.

87 3.2. Sviluppo progettuale

Il progetto di tesi studiato per Villa Damecuta un primo open space, illuminato dalla grande punto di risalita conduce poi alla passerella panoramica consiste nella valorizzazione del sito vetrata che si affaccia verso la pineta, e nel che affaccia sia sul mare che sulle rovine e, ripercorrendo archeologico mediante l’inserimento di un quale sono collocati Infopoint e biglietteria. l’antico belvedere, giunge alla Torre Medioevale e porta complesso polifunzionale dichiaratamente Delle scale monumentali portano poi al poi ad attraversare il complesso museale dedicato alla contemporaneo collocato per quanto riguarda museo ipogeo nel quale si trovano i reperti flora e alla fauna e ai servizi ad esso connessi. Il percorso i volumi all’interno della pineta che cinge ritrovati nella villa, ora costuditi in altri si conclude quindi con il bookshop e il bar, e permette di il versante sud della villa, e lungo tutti i musei dell’isola; un affaccio vetrato verso il attraversare gli spazi chiusi in un continuo contatto con la margini di confine dell’area, con il nastro in Fortino e la costa crea una connessione con la pineta. Gli innesti si definiscono attraverso un’architettura corten che si declina come passerella e muro. natura e l’esterno. La geometria dell’impianto contemporanea, come volumi semplici ma riconoscibili L’ingresso al nuovo complesso si delinea ipogeo è pensata in modo tale da poter subire all’interno del parco della Villa. La composizine in pianta sulla piazzetta circolare del belvedere una ‘‘metamorfosi’’ durante il processo di prende le sue regole dai vuoti e pieni della pineta e dalle antecedente alla villa;entrando nel parco, il costruzione, includendo al suo interno i direttrici del Belvedere e dei troni che suggeriscono due museo archeologico accoglie il visitatore con possibili resti rinvenuti durante lo scavo. Un visibili allineameti tra l’archeologia e le nuove funzioni.

88 SCHEMATIZZAZIONE DELLE FUNZIONI DEL PROGETTO

PERCORSO PRINCIPALE

PERCORSO LIBERO

89 ASSE BELVEDERE GEOMETRIA IPOGEA

ASSE TRONI CONO OTTICO

DIRETTRICI VOLUMI PREESISTENZE/METAMORFOSI

90 91 MEMORIA NEL FUTURO

O studio progettuale della tesi, parte Il rapporto con la storia, con la memoria e interventi di salvaguardia e manutenzione. Ldall’interesse verso la ricchezza con la natura dei luoghi, è detreminante L’aspetto principale di questa tematica, insita nella stratificazione delle memorie per la salvaguardia delle identità collettive; e del rapporto tra memoria, presente e all’interno dei tessuti del paesaggio italiano. le preesistenze dei contetsi storici e dei futuro, risiede nella comprensione di questa Un territorio in cui la sopravvivenza non patrimoni culturali possono in epoca relazione che si detrmina nel progetto e può, e non dovrebbe, prescindere dalla sua contemporanea, costruire una nuova traccia che deve riguardare sia le istanze della valorizzazione e fruizione, attraverso il rispetto alle previe stratificazioni, in cui salvaguardia, sia quelle dell’innovazione, tra rispetto e l’ascolto della cultura dei luoghi. ritrovare il significato dei valori odierni. memoria ed esigenze della contemporainetà. La varietà del paesaggio e delle sue epoche Fra questi quello stesso dell’appartenenza al ‘‘Questa lettura è fatta non a partire dal è sinonimo di bellezza e, nonostante spesso territorio, alla cultura e alla sua tradizione. In consenso mimetico rispetto all’esistente ma i fenomeni contemporanei tendano ad una visione dinamica ed evolutiva, i contesti dal dialogo che ne rende contemporaneo indebolire tale armonia, è fondamentale storici richiedono nel tempo innesti di nuove l’uso, secondo uno sforzo progettuale che riflettere sui concetti di memoria e identità. funzioni e quindi architetture, accanto ad passa attraverso una complessa operazione

92 in cui la storia è vista come risorsa misurandosi con le necessità contemporanee intellettuale per il progetto, recuperando il e permettendo al luogo di divenire materia tema della specificità del luogo come storia e protagonista del nuovo progetto. Tale come fisicità dell’ambiente, quale materiale processo determinerebbe lo sviluppo di portante il progetto architettonico»(Gregotti una conoscenza verso il valore di un luogo in Dialoghi possibili. Scritti sull’opera di Alvaro ora abbandonato, “attraverso la coscienza Siza, Clean Napoli, 2016). Lo studio per la del passato, la consapevolezza del presente progettazione di una nuova fruizione e la propensione verso il futuro” (cit. dell’ area di Villa Damecuta e della sua Emilio Faroldi, Prologo, TECHNE n.12/2016, musealizzazione, intende agire quindi a più Architettura memoria e contemporaneità). livelli, il primo dei quali è “quello di costruire sul costruito”, rispettando la leggibilità della memoria delle rovine della Villa e del luogo,

93 BIBLIOGRAFIA

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94 SCEVOLA, Maria Luisa, Sulla più antica espansione territoriale romana in Campania,Istituto lombardo di scienze e lettere, Milano 1973. TAFURI, M., Storia, conservazione, restauro, in “Casabella”,1991, No. 580, p. 25. VECCHIO G., Le ville sul mare, Napoli antica, Catalogo della Mostra, Napoli 1985 VITALE, M.R.,Contrasto, analogia e mimesi. L’intervento sul costruito e le istanze della conservazione, Il Poligrafo, Padova, 2007 Zucchi, C. , Innesti - graftings. Vol.1. Il nuovo come metamorfosi, Marsilio, Venezia,(Ed.) (2014) Conoscere Capri, atti dell primo ciclo di conferenze sulla storia e la natura dell’isola di Capri, OEBALUS associazione culturale, Capri, novembre 2003 Napoli Antica, Macchiaroli Editore, Napoli 1985. La storia della Campania TECHNE, Journal of Technology for Architecture and Environment, Architettura memoria e contemporaneità, issue 12, Journall of STda, 2016

95 01

96 Inquadramento territoriale 97 02

98 Inquadramento storico: siti archeologici 99 03

100 Sviluppo progettuale e concept 101 04

102 Planivolumetrico 103 05

104 Piano terra 105 06

106 Piano Ipogeo 107 07

108 Approfondimento: Museo Villa Damecuta 109 08

110 Approfondimento: Bar e Bookshop 111 112