Chiese non-calcedonesi i predicatori siri e copti importarono la con- fessione non-calcedonese anche negli anti- di Igor Dorfmann-Lazarev chi paesi cristiani che si trovavano oltre i con- fini dell’impero, in , in e in 1. Alcune figure chiave nello studio delle cristianità Aluanetia (l’Albania caucasica) da una parte e miafisite - 2. L’indagine sul pensiero religioso delle Chiese miafisite in Nubia, in Eritrea e in Etiopia dall’altra. Le Bibliografia p. 530 lingue siriaca, copta, armena ed etiope diven- nero quindi portatrici delle identità distinte delle Chiese non-calcedonesi autonome. Coloro che avevano rifiutato la Definizio- Le Chiese non-calcedonesi autonome si ne di Calcedonia, più tardi furono chiamati formarono nel corso della resistenza al conci- dai loro oppositori con il nome di «mono- lio di Calcedonia del 451, che nel 518 fu de- fisiti» (cioè coloro che professano «una sola finitivamente adottato nell’impero come il natura», monê physis, del Cristo). Noi prefe- quarto ecumenico, come risultato delle per- riamo evitare questo appellativo peggiorati- secuzioni dei dissidenti da parte delle autori- vo e, seguendo uno stile accademico sempre tà imperiali. Il concilio di Costantinopoli del più diffuso, chiamarli «miafisiti» con il ri- 553, che dopo più di un secolo di dibattiti e di ferimento alla formula mia physis tou Theou scontri provocati nel vicino Oriente dall’inse- Logou sesarkômenê, «una natura incarnata gnamento di Eutichio e dal concilio di Cal- del Dio Verbo» [Cirillo di Alessandria, Adv. cedonia cercò di re-interpretare la Definizio- Nest. 2, proem; Ep. 40, 45, 46] la quale, ben- ne calcedoniana, non riuscì tuttavia ad acco- ché fosse stata originariamente usata da Apol- modare tutte le sensibilità teologiche. Esso linare di Laodicea (m. c. 390), fu interpretata fu convocato troppo tardi per far fronte alla in un modo diverso da Cirillo di Alessandria già avviata formazione delle Chiese indipen- (m. 444) ed ereditata quindi dai non-calce- denti, tanto che nei decenni successivi presero donesi. Useremo anche il titolo di «cristiani- forma in Siria e in Egitto due gruppi distinti tà dei tre concili» con il riferimento al corpus di comunità ecclesiali, ciascuno con il proprio dogmatico di queste Chiese: i concili ecume- clero. Da una parte, vi erano le Chiese centrate nici di Nicea, di Costantinopoli e di Efeso. sulle città ellenofone che si trovavano sotto lo Come abbiamo accennato, le cristiani- stretto controllo della gerarchia della Chiesa tà miafisite si sono sviluppate sul territorio imperiale. Esse mantenevano un forte legame che si estende dai monti del Caucaso, anti- con le elaborazioni teologiche bizantine di- ca frontiera tra l’Europa e l’Asia, fino al Cor- pendenti dalle categorie filosofiche classiche no d’Africa. Benché già prima della fine del greche, elaborazioni che andavano oltre i con- VII secolo la maggior parte di questo territo- cetti del Simbolo di fede formulato ai conci- rio fosse stato conquistato dagli eserciti isla- li di Nicea e di Costantinopoli I. Dall’altra, vi mici, oggi il numero globale delle popolazio- erano le Chiese legate alle tradizioni ascetiche ni di affiliazione ecclesiastica miafisita si av- forgiate nelle due culle del monachesimo cri- vicina a 30 milioni di persone. Anche se tali stiano, Siria ed Egitto, i cui focolai si trovava- Chiese sono accomunate dall’adesione ai pri- no lontano dai centri amministrativi dell’Im- mi tre concili ecumenici e dal rigetto del con- pero. I loro seguaci, una gran parte dei quali cilio di Calcedonia, è difficile trattare di real- erano di madrelingua siriaca e copta, diffida- tà geografiche e linguistiche così distanti tra vano dei nuovi concetti della teologia bizan- loro in un quadro unitario. Lo studio delle tina ed erano particolarmente ricettivi verso loro tradizioni suppone l’applicazione di va- la cristologia non-calcedonese che, alla luce rie discipline accademiche (filologia, arche- del Simbolo di Nicea, vedeva nell’umanità ologia, storia ed etnografia) a queste diverse di Cristo soprattutto lo strumento dell’azio- aree geografiche: Transcaucasia, Siria, Egit- ne divina nel mondo. Nel corso del VI secolo, to, Nubia ed Etiopia. Si tratta quindi d’inda- 516 I. Dorfmann-Lazarev gare le loro letterature, liturgie ed espressioni pe ebbe un significativo sviluppo nel cor- artistiche, l’articolazione dottrinale all’inter- so del XX secolo grazie anzitutto al lavo- no delle loro Chiese, i metodi di trasmissione ro di edizione delle loro antiche letteratu- del sapere, le forme di ascetismo, il culto dei re. Un’opera editoriale pionieristica fu svol- santi, il pellegrinaggio, e anche l’organizza- ta dal filologo francese René Graffin (1858- zione ecclesiastica, il diritto canonico e i co- 1941) [cfr. «ROCh», X (30) 3-4 (1946), stumi. Tali studi, inoltre, non possono essere 225-230; «OCP», 67 (2001), 155-178] svolti a prescindere dalla storia universale del che studiò lingue semitiche presso l’Univer- cristianesimo e necessitano del contatto con sità di Innsbruck e, di ritorno in nel le discipline confinanti: gli studi sull’Orien- 1894, fondò la collana destinata a pubblicare te antico pre-cristiano da una parte e gli stu- testi siriaci accompagnati da traduzioni, Pa- di su Bisanzio, sull’ e sulle civiltà islami- trologia syriaca, che ebbe sede a Parigi. Que- che dall’altra. Sebbene anche oggi non man- sta collezione si allargò in seguito nella Pa- chino studiosi di erudizione quasi universa- trologia orientalis, che doveva comprende- le, con l’avanzamento degli studi sull’Orien- re anche i testi scritti in altre lingue orienta- te cristiano nel corso del XX secolo si verifi- li. Graffin cominciò la sua opera raccoglien- cò un’inevitabile e progressiva compartimen- do e collazionando manoscritti siriaci. A dif- tazione di queste discipline [cfr. Kleines Lexi- ferenza dell’impresa di Jacques-Paul Migne con des Christilichen Orients, hrsg. v. H. Kauf- (1800-1875), si trattava di testi mai pubbli- hold, Wiesbaden 2007, 501-520]. cati, e per riprodurli Graffin adattò una tec- Non potremo in questa sede affrontare nica fotografica con il prisma a riflesso totale tutti i sopraccitati ambiti. Nella prima parte, (questo procedimento gli era stato suggerito presenteremo le figure di alcuni dei maggio- dal cugino Henry Le Chatelier, professore di ri studiosi del XX secolo che si sono applica- fisica al Collège de France, che aveva già ap- ti all’indagine della storia intellettuale e isti- plicato lo stesso dispositivo per la metallogra- tuzionale di queste cristianità, dello svilup- fia microscopica). Tale tecnica, che Graffin po dei loro riti, dell’architettura e dell’icono- poté anche esporre all’Esposizione universa- grafia nella tarda antichità e nell’alto Medio- le di Parigi nel 1900, fu in seguito adottata da evo, periodi decisivi per la formazione del- diverse biblioteche del mondo. Per pubblica- le identità culturali e dottrinali delle Chiese re i testi, egli disegnò e fece fondere i caratteri miafisite. Siccome queste cristianità sono vi- siriaci, arabi, copti, etiopi, armeni, georgiani e ste dall’esterno in quanto corrispondenti ad slavi. Nel 1896 fondò la «Revue de l’Orient una comune definizione confessionale, riser- Chrétien» alla quale contribuì con diversi viamo nella seconda parte uno spazio ai risul- studi e che diresse fino alla morte. Dopo la tati di alcune ricerche magistrali sulla teolo- morte di René Graffin, suo nipote, François gia di queste Chiese che cambiarono, nel cor- Graffin (1905-2002), proseguì l’edizione so del XX secolo, la loro percezione da parte della Patrologia orientalis. delle cristianità di tradizioni occidentali: bi- Tra i collaboratori più importanti di R. zantina, cattolica romana e protestante. Nella Graffin nella traduzione e nell’edizione di te- terza parte, la bibliografia tematica aggiorna- sti vi furono Jean Parisot, François N. Nau, ta permetterà a un lettore interessato di pro- M. Brière (per l’edizione dei testi siriaci e ge- seguire la sua indagine. orgiani), S. Grébaut (per i testi etiopi), E. Drioton (per i testi copti), L. Féderlin (per i testi arabi), L. Mariès (per i testi armeni), 1. Alcune figure chiave nello studio delle cri- M.A. Vaillant (per i testi slavi) e M. Kmo- stianità miafisite sko. F. Nau (1864-1931), matematico di for- mazione, s’interessò al siriaco, insegnato dal Lo studio della storia e del pensiero del- suo amico R. Graffin, per poter accedere alle le cristianità siriaca, armena, copta ed etio- opere scientifiche trasmesse o composte in Chiese non-calcedonesi 517 questa lingua, e ricevette quindi una forma- l’edizione e la traduzione dell’opera storio- zione da orientalista nell’École des Hautes grafica del patriarca siro-occidentale Miche- Études a Parigi. Egli contribuì in seguito con le il Siro (1166-1199), Chronique de Michel le più di cento articoli alla «Revue de l’Orient Syrien [Paris 1899-1910]; l’edizione dei testi Chrétien». esegetici del teologo siriaco Dionigi Bar Sali- Una figura chiave nello studio dei testi sto- bi, vescovo di Amida (m. 1171), Commenta- rici ed esegetici del mondo siro fu un altro fi- rii in Evangelia [CSCO, Syri, s. III, tt. 15-16, lologo francese, Jean-Baptiste Chabot (1860- 33, 40, Paris 1906]; Documenta ad origines 1948) [cfr. «Le Muséon», 59 (1948) 1-2, 141- monophysitarum illustrandas [CSCO, Syri, 152]. Egli studiò patrologia orientale presso s. II, tt. 17, 52, Paris 1908-1933]; l’edizione l’Università di Lovanio [sugli studi orientali dei testi esegetici di Cirillo di Alessandria: presso l’Università di Lovanio, cfr. «Le Mu- S. Cyrilli Alexandrini commentarii in Lucam séon», 79 (1966) 1-2, 13-41] sotto la direzione [CSCO, Syri, t. 27, Louvain 1912]; l’edizio- di T. J. Lamy (1827-1907), editore delle opere ne dell’opera dell’esegeta e traduttore siriaco di Efrem il Siro e di Bar-Ebreo, e nel 1892 pre- Giacobbe di (c. 633-708): Hexaeme- sentò una tesi su Isacco di Ninive per il titolo ron, seu in opus creationis libri septem Iacobi di dottore in teologia. Ritornato in Francia, Edesseni [CSCO 92, 97 Syri, s. II, tt. 44, 48, continuò lo studio della filologia siriaca, com- Louvain 1928-1932]; Littérature syriaque, piuto presso il Collège de France sotto la di- Paris 1935. rezione di R. Duval e presso l’École Pratique Elenchiamo anche le edizioni delle opere des Hautes Études sotto la direzione di Ch.- storiografiche indispensabili per lo studio del S. Clermont Ganneau. Nel 1903, in compa- mondo siriaco che egli preparò da solo e in gnia di H. Hyvernat e J. Forget, dei quali par- collaborazione: Opus chronologicum [CSCO, leremo più avanti, fondò il Corpus Scriptorum Syri, s. III, tt. 7-8, 21-24, Roma 1909-1910]; Christianorum Orientalium (CSCO), inteso Incerti auctoris Chronicon pseudo-Dionysia- come una collezione di testi patristici siria- num vulgo dictum [CSCO, Syri, s. III, tt. 43, ci, copti, arabi ed etiopi accompagnati da tra- 53, 66, Louvain 1927-1949]; Anonymi auc- duzioni latine. Egli diresse il CSCO fino alla toris Chronicon ad annum Christi 1234 per- morte, svolgendo il ruolo di redattore gene- tinens [CSCO, Syri, s. III, tt. 36-37, 56, 154, rale dei primi settanta volumi di questa colle- Paris 1917-1937]. zione. A differenza degli editori della Patrolo- Uno dei più notevoli collaboratori di J.- gia latina e della Patrologia graeca, J.-B. Cha- B. Chabot fu Ernest Walter Brooks (1863- bot non poteva basarsi su edizioni precedenti 1955), formatosi a Cambridge, editore di te- e doveva quindi da solo collazionare i mano- sti storici, agiografici e teologici in siriaco [cfr. scritti, individuarne i «migliori» e tradurli. Oxford Dictionary of National Biography, Ox- Alla ricerca di testi sconosciuti, egli inventa- ford 2004]. Tra le sue edizioni ricordiamo le riò diversi fondi di manoscritti siriaci in Eu- seguenti: del primo teologo miafisita Severo ropa e in Oriente: il Patriarcato greco di Ge- di Antiochia (c. 465-538), The Sixth Book of rusalemme, la Biblioteca Vaticana, i monaste- the Select Letters of Severus, Patriarch of An- ri siriaci dell’alto Eufrate, la Bibliothèque Na- tioch, in the Syriac Version of Athanasius of Ni- tionale di Parigi, il British Museum di Lon- sibis [London 1902-1904]; The Hymns of Se- dra e la Biblioteca Ambrosiana. verus of Antioch and Others [PO 6/1, 7/5, Pa- Tra le opere di J.-B. Chabot che sono di ris 1911]; A Collection of Letters of Severus of cardinale importanza per lo studio della civil- Antioch from Numerous Syriac Manuscripts tà siro-occidentale vanno menzionate alme- [PO 12/2, 14/1, Paris 1915-1920]; Vitae vi- no le seguenti: l’edizione dell’opera storio- rorum apud monophysitas celeberrimorum grafica del patriarca siro-occidentale Dionigi [CSCO, Syri, s. III, tt. 7-8, Paris 1907]; di di Tell-Mahré (m. 845), Chronique de Denys Giovanni di Efeso, una delle figure fondanti de Tell-Mahré, quatrième partie [Paris 1895]; della Chiesa miafisita (m. c. 585), Lives of the 518 I. Dorfmann-Lazarev

Eastern Saints [PO 17/1; 18/4; 19/1-2, Paris gue copta, siriaca, araba e ge‘ez, e in partico- 1923-1926]; una parte della Storia ecclesiasti- lare l’agiografia, la trasmissione dei testi del ca di Giovanni di Efeso [CSCO, Syri, s. III, tt. Nuovo Testamento e degli apocrifi in queste 54-55, Paris 1935]; Historia ecclesiastica Za- lingue, nonché il diritto ecclesiastico delle ri- chariae rhetori vulgo adscripta [CSCO, Syri, s. spettive Chiese. Editò numerosi testi siriaci e III, tt. 38-39, 41-42, Louvain 1919-1924]. copti per la PO e per il CSCO, fu uno dei Henri Hyvernat (1858-1941) [cfr. «A- cofondatori della «Rivista degli studi orien- ram», 5 (1993), 181-196], collaboratore di tali» e, sin dal 1903, coeditore del CSCO. J.-B. Chabot nella pubblicazione del CSCO, Tra le sue opere più importanti per il nostro studiò lettere presso l’Università di Lione e campo: Il «Fetha nagast» o «Legislazione quindi lingue bibliche presso il Seminario dei re». Codice ecclesiastico e civile di Abissi- Saint-Sulpice di Parigi. Rispondendo all’esi- nia [Roma 1897]; il commentario etiope me- genza di introdurre l’insegnamento di lin- dievale sulla letteratura apocalittica Le livre gue semitiche presso la Catholic University des mystères du ciel et de la terre [PO 1/1, ed. of America di Washington, vi si trasferì nel e trad. J. Perruchon e I. Guidi, Paris 1903]; 1889, creandovi, nel corso degli anni, un’im- Chronica minora [CSCO, Syri tt. 1-6; Syri portante biblioteca di studi copti, siriaci e III, t. 4, ed. e trad. I. Guidi, E.-W. Brooks, J.- arabi e gettando quindi le basi per il prose- B. Chabot, Paris 1903-1905]; i primi due vo- guimento degli studi delle cristianità del vici- lumi del sinassario della Chiesa etiope, Le sy- no Oriente nel nord America. Nel 1903 egli naxaire éthiopien [PO, 1/5, 7/3, Paris 1905- assunse la direzione dell’edizione della sezio- 1908]; le lettere del teologo miafisita Severo ne copta del CSCO. Nel 1910, studiò e cata- di Antiochia (c. 465-538): Les homiliae ca- logò un’importante collezione di codici cop- thedrales de Sévère d’Antioche (XCIX–CIII) ti scoperta durante gli scavi del monastero di [PO 22/2, Paris 1929]; Storia della letteratu- San Michele nel Fayyum. ra etiopica [Roma 1932]; lo studio di un im- Jacques Forget (1851-1933) [cfr. «Le portante documento siriaco sulla persecuzio- Muséon», 47 (1934), 363-364] studiò le lin- ne dei cristiani di Nagran e sulla storia religio- gue semitiche presso l’Università cattolica di sa della penisola arabica alla vigilia dell’, Lovanio sotto la direzione di T.J. Lamy, dove La lettera di Simeone vescovo di Bêth-Aršam preparò una tesi su Afraate, De vita e scripsis sopra i martiri omeriti, [Raccolta di scritti, I, Aphraatis, sapientis Persae [Louvain 1882]. Roma 1945, 1-60]. Quindi, proseguì gli studi a Roma e perfezio- Ricordiamo altri tre nomi importanti per nò la sua conoscenza dell’arabo a Beirut. Egli lo studio della filologia del vicino Oriente cri- pubblicò il sinassario della Chiesa di Alessan- stiano. Ernest A.Th.W. Budge (1857-1934) dria [Synaxarium alexandrinum, CSCO III, pubblicò numerosissimi studi sui testi copti e t. XVIII-XIX, 1909, 1922, 1926] e assunse la siriaci: The Discourses of Philoxenus, Bishop of direzione della sezione araba del CSCO. Mabbogh [2 voll., London 1894]; The Nile: In Italia, nella prima metà del Novecento, Notes for Travellers in Egypt [London 1907]; la figura di maggior rilievo nello studio del- Coptic Homilies in the Dialect of Upper Egypt le cristianità del vicino Oriente fu Ignazio [Oxford 1910]; Coptic Martyrdoms in the Guidi (1844-1935) [cfr. «Byzantion», 10/2 Dialect of Upper Egypt [Oxford 1914]; Mi- (1935), 794-803; «Oriens Christianus», 10 scellaneous Coptic Texts in the Dialect of Upper (1935), 239-244; Dizionario biografico -de Egypt [London 1915]; The Book of the Cave gli italiani, LXI, Roma 2003, 272-275 ] che of Treasures [London 1927]; The Book of the nacque a Roma e studiò filologia semitica Saints of the Ethiopian Church [4 voll., Cam- presso l’Università La Sapienza sotto la guida bridge 1928]; A History of Ethiopia, Nubia dei missionari orientalisti. Guidi fu un ricer- and Abyssinia [2 voll., London 1928]; The catore polivalente, ma i suoi lavori più impor- Wit and Wisdom of the Christian Fathers of tanti riguardano le antiche letterature in lin- Egypt: The Syrian Version of the Apophtheg- Chiese non-calcedonesi 519 mata Patrum by Anan Isho of Beth Abbe [Ox- Alexander the Great to the Arab Conquest: ford 1934]. a Study in the Diffusion and Decay of Helle- Un ruolo importante nello studio del- nism [Oxford 1948] di Harold I. Bell (1879- la trasmissione del pensiero aristotelico nel- 1967) e Griechische, koptische und arabische la patristica siriaca fu svolto da Giuseppe Fur- Texte zur Religion und religiösen Literatur in lani (1885-1962), nativo di Pola (Pula), lau- Ägyptens Spätzeit [Heidelberg 1934] di Frie- reato dell’Università di Graz, che acquistò drich Bilabel (1888-1948). Charles R.C.A. la competenza in lingue orientali in diverse Allbery (1913-1943) editò e pubblicò diver- università europee. Nella vasta opera di Fur- si testi copti; Adolphe Hebbelynck (1859- lani, che contribuisce a diverse discipline nel- 1939) [cfr. «Annua Nuntia Lovaniensia», lo studio del vicino Oriente antico, segnalia- 4 (1940), 61-64; «Le Muséon», 52 (1939), mo le pubblicazioni che analizzano le teorie 197-198], allievo di C. de Harlez, di J. B. Ab- antropologiche nell’ambito dei siri e, tra le al- beloos, di G. Maspero e di E. Révillout, pub- tre, quella di Bar-Ebreo [«Rivista degli stu- blicò una lunga serie di studi di codicologia di orientali», (1931), (1933), «Orientalia» nella rivista «Le Muséon»; Walter E. Crum (1931)]. Da ricordare anche Sei scritti anti- (1865-1944), allievo di G. Maspero a Parigi e triteistici in lingua siriaca [Paris 1920] [cfr. di A. Erman a Berlino, pubblicò migliaia di Dizionario biografico degli italiani, L, 1998, papiri e ostraca; come opera fondamentale 776-779]. per il nostro campo va ricordato Theological Maria Cramer (1898-1978) [cfr. «Oriens Texts from Coptic Papyri [Oxford 1913]. Christianus», 63 (1979), pp. 201-203], al- La conoscenza dell’Egitto cristiano pro- lieva di H. Ranke presso l’Istituto egittolo- gredì significativamente anche grazie a una gico di Heidelberg e di H. Junker, pubbli- serie di scavi. Un ruolo particolarmente im- cò studi sulla paleografia copta, sulla pittura portante fu svolto dagli studiosi inglesi Som- miniata dei manoscritti copti e sulla liturgia mers Clarke (1841-1926) e James E. Quibell della Chiesa copta, tra i quali: Die Totenkla- (1867-1935), nonché Émile Gaston Chassi- gen bei den Kopten [Wien 1941]; Das christ- nat (1868-1948), allievo di G. Maspero pres- lisch-koptische Ägypten einst und heute [Wies- so l’École des Hautes Études, di E. Revillont baden 1959]; Koptische Paläographie [Wies- e P. Pierret presso la scuola del Louvre, e di baden 1964]; Koptische Buchmalerei [Rec- Carl Maria Kaufmann (1872-1951). I mo- klighausen 1964]; Koptische Liturgien [ Tre - nasteri copti della regione di Alessandria e viri 1973]. di Wadi al-Natrun furono scavati e studiati Il lavoro di edizione dei testi religiosi del dall’egiziano Omar Toussoun (1872-1944) e vicino Oriente tardo-antico era inscindibi- i monasteri del solo Wadi al-Natrun dall’ar- le dallo sviluppo nello studio delle tecniche cheologo inglese Hugh G. Evelyn-White di scrittura e dell’esecuzione di manoscrit- (1874-1924), formato alla King’s School di ti. L’opera del papirologo Ulrich Wilcken Ely. Quest’ultimo pubblicò, in particolare, (1862-1944), compiuta in collaborazione The Monasteries of the Wadi’n Natrun [New con L. Mitteis, Grundzüge und Chrestoma- York 1926-1935], e, con H.E. Winlock e thie der Papyruskunde [2 voll., Leipzig 1912], W.E. Crum, The Monastery of Epiphanius at divenne il lavoro di riferimento per tutti i Thebes [New York 1909-1917]. Importan- papirologi del ventesimo secolo. Wilhelm te anche l’opera Egitto greco e romano [Na- Schubart (1873-1960), allievo di Wilcken, poli 1940] di Evaristo Breccia (1876-1967) fu autore della fondamentale opera Ägypten [cfr. Dizionario biografico degli italiani, XIV, von Alexander dem Grossen bis auf Moham- Roma 1972, 91-93]. Egli nacque a Offagna med [Berlin 1922]. Tra i lavori fondamentali (presso Ancona), si laureò presso la facoltà per la storia e la letteratura dell’Egitto cristia- di lettere dell’Università di Roma, e si dedi- no sono anche Cults and Creeds in Graeco- cò in seguito alla ricerca sulla filologia classi- Roman Egypt [Liverpool 1953] e Egypt from ca e quindi all’archeologia dell’Egitto, non- 520 I. Dorfmann-Lazarev ché alla papirologia, partecipando a diver- formatosi come storico dell’arte alle univer- si scavi in Egitto. All’archeologia copta an- sità di Friburgo e di Lipsia, lasciò descrizioni tica contribuirono anche lo studioso egizia- importanti dai suoi viaggi in Oriente. no Sami Gabra (1893-1979), formato pres- All’archeologia dell’Egitto è strettamen- so le università di Liverpool e della Sorbona, te legato lo sviluppo dello studio della Nu- l’architetto americano Walter Hauser (1893- bia, «ponte» tra l’Egitto e l’Etiopia (la qua- 1960) e l’egittologo francese François Dau- le, per limiti di spazio, dovrà rimanere fuo- mas (1915-1984). Serge Sauneron (1927- ri dalla nostra indagine). Nel corso della pri- 1976) fu, in collaborazione con Jean Jac- ma metà del Ventesimo secolo, la nubiolo- quet, l’autore di Les ermitages chrétiens du dé- gia si sviluppò in disciplina autonoma. Carl sert d’Esna [Cairo 1972]. In quanto diretto- Schmidt (1868-1938), che riuscì ad acqui- re dell’Institut français d’archéologie orien- stare alcuni frammenti di manoscritti nubici tale, egli sostenne le ricerche di Jules Leroy, su pergamena, assieme con Heinrich Schäfer del quale parleremo più avanti, sugli affreschi (1868-1957), gettarono le basi per lo studio e sui manoscritti copti. dell’antica lingua della Nubia. Ai loro lavori Il grande interesse per la storia del cristia- seguirono le pubblicazioni di Francis L. Grif- nesimo egiziano nel corso della prima metà fith (1862-1934), che diresse gli scavi in Nu- del XX secolo si riflette anche nella seguente bia e pubblicò lavori importanti sulla lingua serie di studi: Alfred J. Butler (1850-1936), e sulla pittura nubiche, di Hans Abel (nato The Arab Conquest of Egypt and the Last nel 1883) e di Ernst Zyhlarz (1890-1964). Thirty Years of the Roman Dominion [Ox- L’archeologia e la storia della Nubia ebbero ford 1902]; Johannes Leipoldt (1880-1965): un notevole sviluppo anche grazie ai lavori Schenute von Atripe und die Entstehung des di Johannes Kraus (nato nel 1898), del qua- national ägyptischen Christentums [Leipzig le segnaliamo Die Anfänge des Christentums 1903]; Die Entstehung der koptischen Kirche in Nubien [Mödling bei Wien 1931]. Duran- [Halle 1905]; diverse opere sulla storia copta te la costruzione della diga di Assuan, gli sca- di Basil Th.A. Evetts (1858-?), di cui citiamo vi archeologici di salvataggio, che iniziarono History of the Coptic Church of Alexandria [3 nel 1960, permisero di fare molte scoperte voll., Paris 1907-1915]; i lavori di Jean J.G. sulla storia della Nubia. Maspero (1885-1915), figlio dell’egittolo- In Italia, va ricordato il nome del milane- go G. Maspero il quale lo preparò in filolo- se Ugo Monneret de Villard (1881-1954) gia copta. Caduto nella Grande guerra, J. Ma- [cfr. «Comptes rendues des séances de l’Aca- spero non vide la pubblicazione della mag- démie des Inscriptions et Belles lettres», gior parte delle proprie opere, tra le quali (1954), 466-468 ], che studiò l’archeologia va senz’altro ricordata l’Histoire des patriar- cristiana e il copto, partecipò a diverse mis- ches d’Alexandrie depuis la mort de l’empereur sioni archeologiche in Egitto, in Nubia e in Anastase jusqu’à la réconciliation des églises ja- Etiopia, e riuscì a dimostrare nei suoi lavori cobites [Paris 1923]. Edward R. Hardy (1908- l’affiliazione ellenistica dell’arte copta. Nel 1981), formatosi presso la Columbia Univer- ventennio fascista Monneret de Villard do- sity e i seminari teologici americani, fu l’auto- vette subire persecuzioni a causa del suo rifiu- re di studi importanti sulla storia ecclesiasti- to del regime. Tra i suoi lavori meritano senza ca dell’Egitto: Christian Egypt: Church and dubbio una mezione almeno La Nubia me- People [New York 1952] e Egypt under Justi- dioevale [4 voll., Cairo 1935-1957] e Storia nian [Washington 1969]. L’inglese Adrian della Nubia cristiana [Roma 1938]. Fortescue (1874-1923) fu uno dei primi ec- Lo storico d’arte Kazimierz Michałowski clesiastici cattolici a scrivere con un’esplici- (1901-1981) scoprì e studiò gli affreschi ta simpatia per le Chiese miafisite; di rilie- della cattedrale di Faras; J. Martin Plumley vo la sua ricerca The Lesser Eastern Churches (1910-1999) realizzò gli scavi di Qasr-Ibrim, [London 1913]. Johann Georg (1869-1938), con le sue ricche fonti di manoscritti, e Stefan Chiese non-calcedonesi 521

Jakobielski diresse il gruppo archeologico ne- materiale della tipografia furono ridotte in ce- gli scavi in Dongola. neri nell’incendio della città. Il direttore del- La catalogazione di manoscritti e i reper- la rivista «Le Muséon», una delle principali ti delle missioni archeologiche in numerose riviste per lo studio delle cristianità orientali, zone del vicino Oriente fornirono un ricco Ph. Colinet, come anche diversi dei suoi col- materiale agli storici dell’arte. Albert J.M.Ph. laboratori, erano morti in guerra, mentre L. Gayet (1856-1916), allievo di G. Maspero, de La Vallée Poussin era riuscito a pubblicare fu l’autore di L’art copte; École d’Alexandrie un solo volume della rivista in esilio, a Cam- [Paris 1902]; Josef Strzygowski (1862-1941) bridge [«Le Muséon», 33 (1915-1916), 1-2]. scrisse opere importanti sull’arte di diverse L.-Th. Lefort ebbe allora il merito di ricosti- cristianità orientali, dimostrando anche la ri- tuire il materiale tipografico della rivista e di levanza delle tradizioni artistiche del vicino raggruppare, a partire dal 1921, un nuovo co- Oriente cristiano per l’evoluzione dell’arte mitato di redazione, nel quale un ruolo attivo europea. Tra i suoi lavori: Hellenistische und fu svolto dal già menzionato J. Forget. L.-Th. koptische Kunst in Alexandria [Wien 1902], Lefort diresse la rivista fino alla morte, anche Koptische Kunst [Wien 1904], Die Baukunst durante la seconda guerra mondiale. Un pre- der Armenier und Europa [Wien 1918], zioso fondo di testi copti che egli era riuscito a L’ancien art chrétien de Syrie [Paris 1936]. creare nel corso dei suoi numerosissimi viaggi Jules Leroy (1903-1979), allievo di A. Gra- in Oriente tra 1912 e 1939, trasportando sul- bar, studiò l’arte copta, sira e etiope. Tra i le spalle una macchina fotografica di cinquan- suoi lavori: Les manuscrits syriaques à pein- ta chili, fu distrutto in un altro incendio della tures conservés dans les bibliothèques d’Europe biblioteca, avvenuto nel 1940. et d’Orient [Paris 1964], Les manuscrits cop- La conoscenza del monachesimo siria- tes et coptes-arabes illustrés [Paris 1974], Les co deve molto ad Arthur Vööbus (1909- peintures des couvents du désert d’Esna [Cai- 1988) [cfr. «Aram», 1/2 (1989), 290-299; ro 1976], Les peintures des couvents du Ouadi «Oriens Christianus», 73 (1989), 231] che Natroun [Cairo 1982]. cominciò la sua formazione in teologia alla L’edizione di testi e gli scavi archeologici vigilia dell’occupazione sovietica dell’Esto- facilitarono lo studio della vita monastica in nia presso l’Università di Tartu, quindi prose- Egitto. Tra gli studiosi del monachesimo pa- guì lo studio della paleografia a Roma, Parigi, comiano segnaliamo Paulin Ledeuze (1870- Londra, Berlino e Lipsia. Nel 1940 egli fug- 1940) [cfr. «Annua Nuntia Lovaniensia», gì dall’invasione sovietica dell’Estonia verso 4 (1940), 68-71; «Le Muséon», 53 (1940), la Germania nazista, mentre dopo l’occupa- 151-153], allievo di A. Hebbelynck; Louis- zione tedesca dell’Estonia vi tornò nel 1942 Théophile Lefort (1879-1959) [«Le Mu- assumendo addirittura un posto accademico séon», 59 (1946), 41-62; ibidem, 72 (1959), presso l’Università di Tartu. Nel 1944, con 247-276] e Wilhelm Hengstenberg (1885- la nuova avanzata sovietica, egli fuggì anco- 1963), mentre tra gli studiosi dell’agiogra- ra una volta in Germania, ma dopo la sconfit- fia copta, Hippolyte Delehaye (1859-1941) ta della Germania proseguì, dal 1948, la sua e Walter C.F.Th.K.A. Till (1894-1963). carriera accademica a Chicago fino al 1977. La figura dello studioso belga Louis-Théo- A. Vööbus conosceva praticamente tutte le phile Lefort (1879-1959), allievo di A. Wie- lingue dell’Oriente cristiano. Nella sua ri- demann presso l’università di Bonn, merita cerca iniziale, egli si concentrò sulla storia te- un’attenzione particolare, perché la sua vita stuale del Nuovo Testamento, ma in segui- e attività di ricercatore furono gravemente se- to rivolse una particolare attenzione alla sto- gnate dai tragici eventi della prima metà del ria del monachesimo siriaco e al diritto cano- Novecento. Quando, nell’agosto del 1914, nico della Chiesa siro-occidentale. Egli ispe- la città di Lovanio fu saccheggiata, le prezio- zionò numerose biblioteche di manoscritti in se collezioni della biblioteca universitaria e il varie parti dell’Oriente cristiano e poté quin- 522 I. Dorfmann-Lazarev di creare un’importante collezione fotografi- surtout à Baghdad (749-1258) [CSCO 420; ca di manoscritti siriaci. Anche se la sua tesi Subsidia 59, Louvain 1980]. Egli pubblicò sull’origine manichea del monachesimo siro anche numerosi articoli nelle riviste «Le Mu- non è stata accettata, le sue ricerche manten- séon», «Proche-Orient chrétien», «Ana- gono tuttora un grande valore. Molti dei suoi lecta Bollandiana», «Orientalia Christia- lavori sono rimasti inediti. Tra le sue opere ri- na periodica», «L’Orient Syrien», «Paro- cordiamo: Einiges über die karitative Tätigkeit le de l’Orient», «Istina» e altre, mentre un des syrischen Mönchtums, [Pinneberg 1947], numero considerevole dei suoi lavori è rima- The Statutes of the School of Nisibis, [Stoc- sto inedito. colma 1961], History of the School of Nisibis Un ruolo importante nello studio del- [CSCO 266, Syri 26, Louvain 1966]; Histo- le letterature cristiane del vicino Oriente fu ry of Ascetism in the Syrian Orient. A Contri- svolto da Antoine Guillaumont (1915-2000) bution to the History of Culture in the Near [cfr. «Comptes rendues des séances de l’Aca- East [CSCO 184, 197, 500; Syzi 14, 17, 81, démie des Inscriptions et Belles lettres», Louvain 1958, 1960, 1988]; Handschriftliche (2000), 1916-1918] che studiò le lingue se- Überlieferung der Mêmrê-Dichtung des Jaqôb mitiche e la patristica presso l’École des Hau- von Serûg [CSCO 344-345, 421-422; tt. 39- tes Études e l’École des Langues et Civilisa- 40, 60-61, Louvain 1973, 1980]. tions Orientales di Parigi, acquisendo com- Vanno ricordate altre due figure impor- petenza in arabo, aramaico, armeno, copto, tanti in particolare per la storia del cristia- ebraico, greco e siriaco. Egli pubblicò in se- nesimo siriaco. Peter Kawerau (1914-1988) guito studi importanti sulla storia intellettua- [cfr. «Oriens Christianus», 73 (1989), 229] le delle cristianità dell’Egitto e della Mesopo- studiò la storia del cristianesimo e le lingue tamia nella loro interazione con le tradizioni semitiche a Breslavia, Berlino e Göttingen. filosofiche ebraiche ed ellenistiche e su diver- Nel 1948 presentò la tesi dottorale Die ja- se forme del monachesimo. Tra le sue mono- kobitische Kirche im Zeitalter der syrischen grafie pertinenti alla storia delle Chiese mia- Renaissance 1150-1300: Idee und Wirklich- fisite vanno almeno segnalate: Les «kephala- keit [Berlino 1955]. Tra le sue monografie: ia gnostika» d’Évagre le Pontique et l’histoire Ostkirchengeschichte [CSCO 441-442, 451, de l’origénisme chez les grecs et chez les syriens 456, Subsidia 64-65, 70-71, 4 voll., Louvain [Paris 1962]; Aux origines du monachisme 1982-1984]; e Das Christentun des Ostens chrétien. Pour une phénoménologie du mona- [Stoccarda 1972]. chisme [Abbaye de Bellefontaine 1979]. Jean Maurice Fiey (1914-1995) [cfr. Nella seconda metà del XX secolo lo stu- «Oriens Christianus», 80 (1996), 247- dio del cristianesimo siriaco ebbe un notevole 248], domenicano, fu mandato nel 1939 in sviluppo grazie ai lavori di Sebastian P. Brock missione nel vicino Oriente, e lavorò per tut- [cfr. «OCA», 247 (1994), 13-29; «Aram», to il resto della vita tra Mossul, Baghdad, Bei- 10 (1998), 181-196]. Dopo una tesi di dot- rut e Cairo, dove poté acquisire la conoscen- torato sulle recensioni della versione dei Set- za di diverse lingue orientali. Egli fu l’auto- tanta presentata presso l’Università di Ox- re di opere fondamentali sulla storia dei siri ford nel 1966, egli pubblicò circa 400 artico- sotto i sasanidi, abassidi e mongoli: Assyrie li su vari aspetti della letteratura siriaca e della chrétienne. Contribution à l’étude de l’histoi- storia delle Chiese sire, alcuni dei quali sono re, de l’archéologie et de la géographie ecclé- ormai riuniti nelle quattro seguenti raccolte: siastiques et monastiques du Nord de l’ [3 Syriac Perspectives on Late Antiquity [Vario- voll., Beirut 1965-1968]; Jalons pour une his- rum, CS 199, London 1984]; Studies in Syri- toire de l’Église en Iraq [CSCO, Subsidia 36, ac Christianity: History, Literature and The- Louvain 1970]; Communautés syriaques en ology [Variorum, CS 357, Hampshire 1992]; Iran et en Irak des origines à 1552 [London From Ephrem to Romanos: Interactions Be- 1979]; Chrétiens syriaques sous les Abbassides tween Syriac and Greek in Late Antiquity [Va - Chiese non-calcedonesi 523 riorum, CS 664, Brockfield 1999]; Fire from gioni e dell’arte, nonché nella storia delle dot- Heaven: Studies in Syriac Theology and Litur- trine cristiane, gli diede una straordinaria am- gy [Variorum, CS 863, Ashgate 2006]. piezza di sguardo nell’indagine delle Chiese Dopo lo studioso di Oxford Franck E. orientali (ricordiamo che essa non gli impedì Brightman (1856-1932), autore di un lavoro tuttavia di aderire, sin dall’inizio degli anni fondamentale sulle liturgie orientali [Litur- Trenta, all’hitlerismo). Tra le opere più im- gies Eastern and Western: Eastern Liturgies, portanti di Baumstark per lo studio delle let- Oxford 1896], vi fu uno sviluppo importante terature e delle liturgie delle Chiese miafisite: nella ricerca sulle liturgie cristiane. Nello stu- Die Messe im Morgenland [Kempten 1906], dio della liturgia copta un ruolo importan- Festbrevier und Kirchenjahr der syrischen Ja- te fu svolto da Boris A. Turaev (1868-1920), cobiten [Paderborn 1910], Die christliche Li- allievo di A. Erman a Berlino, che pubbli- teraturen des Orients, [2 voll., Leipzig 1911], cò Der Ostergottesdienst der koptischen Kir- Geschichte der syrischen Literatur, mit Aus- che [Pietroburgo 1897]; De Lacy E. O’Lea- schluß der christlich-palästinensischen Texte ry (1872-1957) pubblicò The Coptic Theoto- [Bonn 1922], Vom Geschichtlichen Werden kia [London 1923] e The Difnar (Antipho- der Liturgie [Freiburg 1923], Liturgie com- narium) of the Coptic Church [London 1926- parée. Conférences faites au Prieuré d’Amay 1928]; Theodor Schermann (1878-1922), fu [Chèvetogne 1940]. l’autore di Ägyptische Abendmahlsliturgien Nella seconda metà del Novecento, perio- des ersten Jahrtausends in ihrer Überlieferung do che vide una maggiore specializzazione [Paderborn 1912], e di Der Aufbau der ägyp- degli studi sull’Oriente cristiano, vi fu un nu- tischen Abendmahlsliturgien von 6. Jahrhun- mero minore di eruditi polivalenti. Una di tali dert an, in «Katholik», 92 (1912), 229-254, figure fu Michel Van Esbroeck (1934-2003) 325-354, 396-417. [cfr. «Oriens Christianus», 88 (2004), 257- Carl Anton Baumstark (1872-1948) [cfr. 261] che lavorava sulle fonti arabe, armene, «EL», 63/2 (1949), 185-207; «Oriens copte, etiopi, georgiane e greche. Egli studiò Christianus», 82, (1998), 1-52; E. Lanne, la filologia armena e georgiana presso l’Uni- Les dix leçons de liturgie comparée, in Compa- versità di Lovanio e il siriaco e l’arabo presso rative Liturgy Fifty Years After Anton Baum- l’Università Saint-Joseph di Beirut; nel 1975, stark (1872-1948), Roma 2001, 145-161] in- sotto la guida di Gérard Garitte a Lovanio, trodusse nuovi approcci nello studio della li- egli preparò una tesi di dottorato sui più anti- turgia. Le sue ricerche sulla trasmissione dei chi omiliari georgiani, pubblicando in segui- filosofi greci nella tradizione siriaca presso to numerosi studi di agiografia e di storia del- l’Università di Heidelberg, ove nel 1898 egli le Chiese orientali. ottenne l’abilitazione, gli suggerì la proble- Lo studio del cristianesimo armeno si matica delle sue indagini successive: l’inte- svolse nel corso del XX secolo sia presso gli razione di diverse tradizioni delle cristianità atenei occidentali, sia in Armenia (e, in parti- orientali, e in particolare, delle loro liturgie. colare, presso l’Istituto dei manoscritti anti- Nei suoi lavori, egli elaborò una metodologia chi e presso l’Università di Ere- per l’analisi comparata delle liturgie e poté van), sia presso i monasteri armeni di Vien- formulare le leggi dell’evoluzione dei riti. Nel na, di Venezia e di Gerusalemme. Molti de- 1901, a Roma, iniziò un’attiva collaborazio- gli armenologi del Novecento erano originari ne alla nuova rivista «Oriens Christianus», dell’Armenia occidentale, sparita dopo il ge- della quale assunse anche la direzione pubbli- nocidio del 1915-1916. candone in seguito 38 volumi. La sua cono- Frederick Cornwallis Conybeare (1856- scenza di numerose lingue del bacino medi- 1924) [«REArm», 6 (1926), 185-332; terraneo e del vicino Oriente, comprese sia le «Handês Amsôreay», (1944), 193-216], lingue semitiche sia quelle indoeuropee, con- che studiò armeno a Oxford con David Sa- giunta alla competenza nella storia delle reli- muel Margoliouth (1858-1940), editò diver- 524 I. Dorfmann-Lazarev si testi armeni biblici, apocrifi e patristici, ca- lievo di N. Marr. La sua tesi di laurea, Arme- taloghi dei manoscritti armeni del British Mu- nia all’epoca di Giustiniano (in russo), fu pub- seum e della Bodeleian Library, pubblicando blicata nel 1908 a Pietroburgo, mentre la tesi anche numerosi studi sulla storia della Chiesa di dottorato, sulla versione armena dell’Ar- armena e sui suoi riti. Notiamo The Armenian te della grammatica di Dionigi di Tracia e sui Version of Revelation and Cyril of Alexandria’s suoi commentatori, nel 1915. Dopo la rivolu- Scholia on the Incarnation and Epistle on Eas- zione bolscevica proseguì la sua attività scien- ter [London 1907] e The Key of Truth: A Ma- tifica in Inghilterra e in Francia, pubblicando nual of the Paulician Church of Armenia [Ox- numerosi studi di carattere storico-filologico, ford 1898]. Molti dei suoi studi minori sono tra i quali un posto particolare occupa la sto- stati raccolti nel volume curato da N.V. Nerses- ria della Chiesa armena. Erwand Ter-Minas- sian: F.C. Conybeare, The Armenian Church: siantz (1879-1974) [cfr. Haykakan s. Hanra- Heritage and Identity, New York 2001. gitaran, vol. 11, Erevan 1985, 677], nativo di Nicolazi (Nikolaj) Marr (1864-1934) [cfr. Haŕič (vicino ad ), dopo aver compiuto «Handês Amsôreay», (1935), 139-162], gli studi presso le università di Lipsia e Berli- nato a Kutaisi (Georgia), si formò presso no e aver pubblicato la sua tesi sui rapporti tra l’Università di Pietroburgo, studiando l’ar- le cristianità siriache e armena (Die armeni- meno con il famoso uomo di lettere K‘ero- sche Kirche in ihren Beziehungen zu den syri- vbê Patkanean. Partecipò a diversi scavi ar- schen Kirchen bis zum Ende des 13. Jahrhun- cheologici, e in modo più protratto, a quel- derts, Lipsia 1904), un’opera che rimane tut- li della capitale bagratide Ani che fu costret- tora insuperata, lavorò prima presso il Semi- to ad abbandonare nel 1918, sotto l’avanza- nario del Patriarcato di Eĵmiacin (dove nel ta dell’esercito turco in Armenia. Mentre egli 1908 pubblicò un’edizione armena, riveduta riuscì a mettere in salvo una parte del museo e ampliata, della sua monografia) e, dopo la archeologico di Ani, molti reperti furono di- sovietizzazione dell’Armenia, per il resto del- strutti dagli occupanti. Studiò diverse colle- la sua lunga vita, a Erevan. Il regime sovieti- zioni di manoscritti armeni e pubblicò ricer- co non gli permise, purtroppo, di continua- che sullo storico enigmatico armeno Mosé di re le sue indagini sulla storia della teologia. Khoren, sui rapporti tra le Chiese armena e ge- Vardan Hac‘uni (1879-1944) [cfr. «Handês orgiana, sulle comunità di armeni calcedone- Amsôreay», (1947), 245-247], nativo della si della frontiera armeno-bizantina e sui rap- regione di Nicomedia (Izmit nella Turchia porti tra gli armeni e i bizantini all’epoca di odierna), studiò presso i monaci mekhitaristi Fozio. N. Marr contribuì con numerosi studi di Venezia e scrisse opere sulla storia della let- ai periodici «Zapiski Vostočnago Otdeleni- teratura armena antica e sul rituale armeno. ja Russkago Arxeologičeskago Obsčestva» e Segnaliamo il suo libro Questioni importanti «Palestinskij Sbornik» e fondò tre collezio- della storia della Chiesa armena (in armeno) ni importanti: Teksty i razyskanija po armja- [Venezia 1927]. no-gruzinskoj filologiii [Testi e ricerche perti- Nersês (Gabriel) Akinean (1883-1954) nenti alla filologia armena e georgiana, Pie- [cfr. «Handês Amsôreay», (1954), 353-414; troburgo 1900-1910]; Bibliotheca armeno-ge- ibidem, (1963), 449-468] fu uno dei più fini orgica [Pietroburgo 1911-1915]; Xristianskij filologi armeni del XX secolo. Nativo di Art- Vostok [Oriente cristiano, 1912-1920]. Dopo vin (all’epoca in Russia e oggi in Turchia), ri- la rivoluzione bolscevica, l’attività scientifica cevette la sua formazione presso i mekhitari- di N. Marr fu in parte compromessa dalla sua sti di Vienna e presso l’università dove fu al- connivenza col regime sovietico. lievo di J. Strzygowski. Da giovane, compì nu- Nikolaj Adontz (1875-1942) [cfr. «Han- merosi viaggi nell’Armenia storica dove poté dês Amsôreay», (1947), 311-318], nati- raccogliere molti manoscritti dispersi. Nel vo della regione armena di Zangezur, studiò 1928, mentre lavorava a Erevan – e talvolta presso l’Università di Pietroburgo, ove fu al- fino a sedici ore al giorno, per studiare più Chiese non-calcedonesi 525 manoscritti possibile prima della partenza – kan, Van, Sebastia, Barjr ‘, Tarôn, Turu- fu arrestato e dovette trascorrere nove mesi beran, Arc‘ax [Nagornyj Karabagh], , in diverse prigioni sovietiche, facendo quin- ‘, Xarberd e Trebisonda). di ritorno a Vienna malato. Fu liberato grazie Vahan (Êmanuêl) Inglisian (1897-1968) all’intermediazione del ministro della cultu- [cfr. «Handês Amsôreay», (1968), 1-20], na- ra A. Lunačarskij nel febbraio del 1929, alcu- tivo di Artvin, fu indotto agli studi armeno- ne settimane prima che quest’ultimo presen- logici dal suo compatriota N. Akinean il qua- tasse le dimissioni dal suo incarico per pro- le, nel 1912, ritornò a Artvin e portò il gio- testa contro le politiche culturali sovietiche. vane Inglisian con sé presso la congregazio- La sua prima pubblicazione, nella quale egli ne dei mekhitaristi di Vienna. Partito meno analizza l’opera del teologo Pietro di Siwnik‘ di tre anni prima del genocidio degli armeni, (m. 558), apparve tra il 1903 e il 1904 nel- Inglisian non avrebbe più rivisto la terra na- la rivista dei mekhitaristi di Vienna «Handês tia. Dopo gli studi presso i mekhitaristi sotto Amsôreay», e in seguito pubblicò circa quat- la guida di Akinian, egli proseguì la sua for- trocento articoli che trattano di diversi aspet- mazione presso l’Università di Vienna. Du- ti della storia della cristianità armena. Tra le rante il nazismo, mentre molti conventi veni- sue monografie, scritte in armeno, vanno ri- vano chiusi, egli riuscì a ottenere il salvacon- cordate: Timoteo Eluro nella letteratura ar- dotto per la sua congregazione (entrando per mena. Studio critico [Wien 1909], Catholi- questo scopo in contatto addirittura con la cos georgiano Kirion. Storia dei rapporti arme- Gestapo), mettendone in rilievo l’importan- no-georgiani nel settimo secolo [Wien 1910] e te attività scientifica, e poté anche offrire ri- Vardan il Rosso e la battaglia presso Awarayr fugio a diverse persone. Nel suo studio Chal- secondo Lazzaro di P‘arp: una ricerca storico- kedon und die armenische Kirche [in Konzil letteraria [Wien 1951]. von Chalkedon, II, 361-417], nel quale ana- Jean (Yovhannês) Mécérian (1888-1965) lizza le opere dei tre maggiori teologi arme- [cfr. «Handês Amsôreay», (1965), 495- ni del VII e dell’inizio dell’VIII secolo, Teo- 502], nativo della regione di Sebastia ( doro K‘rt‘enawor, Giovanni di Ôjun e Xosro- nella Turchia odierna), dopo aver compiu- vik, egli esamina il loro linguaggio cristolo- to gli studi presso un seminario di gesuiti in gico per dimostrare che essi riconoscevano la Francia e presso la Sorbona, trascorse quasi piena umanità del Cristo. Sua è anche Die ar- tutta la vita nel medio Oriente. Egli parteci- menische Literatur, Leiden 1963. pò agli scavi nella regione di Antiochia e pub- Sirarpie Der Nersessian (1896-1989) [cfr. blicò alcune opere fondamentali per la storia J. Stanojevich Allen, Sirarpie Der Nersessian: della Chiesa e della letteratura armena, e in Educator and Scholar in Byzantine and Ar- particolare studi sul diritto ecclesiastico. Se- menian Art, in C. Richter Sherman - A.M. gnaliamo la sua opera fondamentale, Histoi- Holcomb, Women as Interpreters of the Visu- re et institutions de l’Église arménienne [Bei- al Arts (1829-1979), West Port 1981, 329- rut 1965]. 355], nata a Costantinopoli e, dopo esser ri- Hamazasp (Anton) Oskean (1895-1968) masta orfana, cresciuta presso lo zio, Małak‘ea [cfr. «Handês Amsôreay», (1968), 21-48], Ormanean, patriarca armeno e illustre stori- nativo della regione di (Erzurum nella co [sua la grande opera sulla storia armena, Turchia odierna) si formò presso i mekhita- Azgapatum, 3 voll., Costantinopoli 1912- risti di Vienna, quindi presso l’Università di 1914], si specializzò nella storia dell’arte ar- quella città, dedicandosi in seguito allo stu- mena e bizantina, preparando studi magi- dio di diversi autori armeni medievali sotto la strali sulle miniature armene: Études Byzan- guida di N. Akinean. La sua ricerca sui mona- tines et Arméniennes [2 voll., Louvain 1973] steri armeni fu pubblicata tra gli anni 1940- e L’art arménien [Paris 1977]. Dal 1981 fino 1962 in dieci volumi, ciascuno dedicato a una alla sua morte, fu la direttrice della «Revue o più regioni dell’Armenia storica (Vaspura- des Études Arméniennes». 526 I. Dorfmann-Lazarev

Charles Mercier (1904-1978) [cfr. «Oriens Artašes Mat‘evosyan (1922-2004) lavorò Christianus», T 63 (1979), 203-204] s’iniziò per 45 anni ininterrottamente presso il Ma- agli studi dell’Oriente cristiano presso i bene- tenadaran, ove recensì e preparò il repertorio dettini di Chèvetogne e a Roma, quindi pro- di circa 50.000 manoscritti armeni, pubbli- seguì gli studi presso l’École Biblique di Ge- cò numerosi articoli sui copisti e sugli scripto- rusalemme, l’Università cattolica di Lovanio e rium, studi di codicologia e opere su due ac- presso l’Istituto cattolico di Parigi sotto la di- cademie ecclesiastiche medievali in Armenia, rezione di L. Mariès (uno dei più stretti colla- Glajor e Mecop‘avank‘. boratori di R. Graffin). Egli pubblicò studi su Paolo Cuneo (1936-1995), nativo di diversi testi patristici, e in particolare sull’ese- Roma, architetto di formazione, a partire dal gesi patristica. Per dieci anni collaborò con L. 1965 si interessò alle arti del vicino Orien- Mariès alla collazione dei manoscritti del pri- te. Le sue numerose missioni archeologiche mo trattato filosofico-dottrinale armeno del V in Armenia, in e in Cilicia gli per- secolo e portò a termine l’opera dopo la mor- misero di preparare le descrizioni scientifi- te del suo maestro nel 1958: Eznik de Kołb, De che di centinaia di monumenti di architet- Deo [PO 28/3-4, Paris 1959]. tura armena tardo-antica e medievale, mol- Norayr Bogharian (Połarean, 1914-1996) te delle quali sono le prime descrizioni di tali [«REArm», 18 (1984), 9-22], nato ad An- monumenti. Egli diresse il corpus Architettu- tep (Gaziantep nella Turchia odierna), rice- ra armena dal quarto al diciannovesimo secolo vuta la sua formazione in filologia e teologia [2 voll., Roma 1988], un inestimabile catalo- in Inghilterra, trascorse il resto della sua vita go di monumenti medioevali armeni [«RE- quasi interamente nel monastero di San Gia- Arm», 25, (1994-95), 500-501]. Non man- como di Gerusalemme. Preparò undici volu- chiamo di segnalare i numerosi studi di Jean- mi [1953-1979] di un dettagliatissimo cata- Michel Thierry sui monumenti armeni, che logo dei manoscritti armeni di Gerusalemme, furono pubblicati nella «Revue des études nel quale ne descrisse tremila. Pubblicò inol- Arméniennes» a partire dal 1965. tre numerosi lavori importanti in diversi am- Kim Mouradyan (1938-1991), formato biti della cultura religiosa armena. prima presso l’università di Erevan e poi spe- Hakob Anasyan (1904-1988), nativo di cializzato sui rapporti letterari armeno-siri a Eskişehir (Turchia), si formò in filologia pres- Pietroburgo (allora Leningrado) con N.V. Pi- so i mechitaristi di Venezia, quindi a Parigi. gulevskaja e, di ritorno a Erevan, con Gagik Nel 1936 si stabilì in Armenia dove lavorò X. Sargsyan, fu uno dei primi filologi arme- presso l’Università di Erevan e l’Istituto di sto- ni dell’Unione Sovietica che osasse incentra- ria dell’Accademia delle scienze, ma nel 1978 re la sua ricerca sulla letteratura religiosa. Egli emigrò a Los Angeles, dove lavorò fino alla pubblicò monografie sull’Hexaemeron di Ba- morte presso il Grunebaum Centre for Near silio di Cesarea, su Gregorio Nazianzeno e Eastern Studies. Ricordiamo il suo progetto sulla sua traduzione e ricezione nella lettera- monumentale di una Bibliologia armena, V- tura armena antica, come anche dei lavori su XVIII ss (in armeno), della quale egli riuscì a Gregorio di Nissa e su Eznik di Kołb. pubblicare due volumi [Erevan 1959-1976]. Diversi aspetti del cristianesimo arme- Levon Xač‘ikyan (1918-1982) [cfr. no sono stati indagati nel corso degli ultimi «Oriens Christianus», 66 (1982), 233], fi- decenni da quattro eminenti studiosi, Nina gura chiave nella fondazione e nella direzio- Garsoïan, Robert W. Thomson, Gabrie- ne del Matenadaran, pubblicò numerose fon- le Winkler e Jean-Pierre Mahé. Tra le opere ti inedite, e diresse la collezione dei colofoni di N. Garsoïan, vi sono le raccolte Armenia dei manoscritti armeni e il catalogo dei ma- between Byzantium and Sasanians [London noscritti armeni del Matenadaran e fu il di- 1985] e Church and Culture in Early Medie- rettore della rivista del Matenadaran, «Ban- val Armenia [Aldershot 1999], ed è l’autri- ber Matenadarani». ce dell’opera fondamentale sulla trasforma- Chiese non-calcedonesi 527 zione della Chiesa armena tra il III secolo monophysite au concile de Chalcédoine jusqu’à e il periodo successivo allo scisma di Calce- la constitution de l’Église jacobite [Louvain donia, L’Église arménienne et le grand schis- 1909]. L’interesse per la cristologia di Se- me d’Orient [Louvain 1999]. Tra le numero- vero fu suscitato in J. Lebon dallo studio di se opere di R. Thomson, ricordiamo gli stu- Nonno di Nisibi (c. 795-c. 865), un autore si- di sui testi fondamentali della formazione ro-occidentale che nelle sue opere di caratte- della tradizione cristiana in Armenia: Aga- re esegetico e dottrinale scritte in siriaco e in thangelos. History of the [Albany arabo si riferisce spesso a Severo. La figura e 1976], History of Vardan and the Armenian l’opera di Nonno sono interessanti da diversi Wa r [Cambridge (Mass.) 1982], The Arme- punti di vista: egli fu coinvolto, da una parte, nian Version of the Works Attributed to Dio- nei rapporti con la Chiesa armena e, dall’al- nysius the Areopagite [Louvain 1987], The tra, nei dibattiti con i calcedonesi, parteci- History of Łazar P‘arbec‘i [Atlanta 1991], la pando anche al concilio armeno-siro-bizan- raccolta Studies in and tino di Širakawan nell’862. Le controversie Christianity [Aldershot 1994], The Teaching cristologiche rimasero al centro degli interes- of Saint Gregory [New Rochelle 20012]. Tra si di J. Lebon per tutta la vita, ed egli editò di- gli studi di G. Winkler spiccano uno studio verse opere di Severo di Antiochia e di Filos- fondamentale sulla formazione della litur- seno di Mabbug (m. 523), accompagnate da gia armena, Das armenische Initiationsritua- studi sul loro pensiero: Liber contra impium le: Entwicklungsgeschichte und liturgieverglei- grammaticum [CSCO, Syri IV, tt. 45-46, 50- chende Untersuchung der Quellen des 3. bis 51, 58-59, Louvain 1929-1938], Orationes 10. Jahrhunderts [Roma 1982], e uno studio ad Nephalium. Eiusdem ac Sergii grammati- sull’inventore delll’alfabeto armeno, Koriwns ci epistulae mutuae [CSCO, Syri 4, tt. 64-65, Biographie des Mesrop Maštoc‘ [Roma 1994]. Louvain 1949], Textes inédits de Philoxène de Molti studi di J.-P. Mahé furono pubblicati Mabboug, [17-84, 149-220]. nella «Revue des Études Arméniennes»; tra Nei suoi articoli pubblicati nella «Re- le sue monografie, ricordiamo in particolare vue d’histoire ecclésiastique» e in «Le Mu- Tragédie: Matean ołbergut‘ean: le Livre de la- séon», J. Lebon poté identificare diversi te- mentation de Grégoire de Narek, in collabora- sti di Teodoreto di Ciro, Gregorio Nazian- zione con Annie Mahé [Louvain 2000]. zeno, Timoteo Eluro, Marciano l’Asceta, Se- vero di Antiochia, Efremo di Antiochia e al- tri autori. Lo studio delle controversie cristo- 2. L’indagine sul pensiero religioso delle logiche del V secolo lo spinse anche a esami- Chiese miafisite nare la controversia ariana e la cristologia di Atanasio di Alessandria, e in particolare i ma- Lo studio sistematico della dottrina del- noscritti siriaci e armeni inediti di De incar- le Chiese miafisite si deve soprattutto a tre natione Verbi, di Contra arianos e di altre ope- patrologi belgi formatisi presso l’Universi- re di Atanasio. Poco fu però pubblicato del- tà di Lovanio. Joseph Lebon (1879-1957) le sue investigazioni in questo campo. A di- [cfr. «RHÉ», 52/4 (1957), 1023-1026; stanza di trentadue anni dalla sua prima mo- «Annua Nuntia Lovaniensia», 5 (1948) 2, nografia, egli preparò uno studio rivisto sulla 4, 13, 20, 23, 26; «Bibliographie académi- cristologia di Severo: La christologie du mo- que», 7 (1934-1954), 301-303; «Le Mu- nophysisme sévérien [in Das Konzil von Chal- séon», 71 (1958), 393-396] ne gettò le fon- kedon. Geschichte und Gegenwart, I, Würz- damenta cent’anni fa con la sua tesi di dotto- burg 1951, 425-580]. rato sulla cristologia di uno dei primi teolo- J. Lebon dimostra che la cristologia seve- gi anti-calcedonesi, Severo di Antiochia (m. riana, che ebbe alla lunga l’influsso più deci- 538), Le monophysisme sévérien. Étude histo- sivo sul carattere dottrinale di tutte le Chiese rique, littéraire et théologique sur la résistance miafisite, in Siria, in Africa e in Transcauca- 528 I. Dorfmann-Lazarev sia, rappresenta una esplicazione fedele di Ci- no, si trasmette tramite il rapporto sessuale e rillo di Alessandria e che essa mantiene inte- diviene quindi immanente alla natura uma- gra l’umanità del Cristo. Secondo Lebon, Se- na, rendendo tutta la sua posterità colpevo- vero e i suoi seguaci designano con il termi- le del peccato. Qui, secondo Draguet, risiede ne «natura» «la realtà concreta e individua- la peculiarità dell’antropologia di Giuliano, le», in modo analogo al termine «persona». per il quale l’uomo, ereditando da Adamo la Egli sostiene che i termini physis, hypostasis e sua natura corrotta, è anche partecipe della prosôpon furono usati da loro come sinonimi. sua colpa, un peccatore sin dalla sua conce- Opponendosi alle tendenze sinusiaste e eu- zione. Essendo nato da una vergine, Cristo, tichiane di Sergio il Grammatico, Severo af- a differenza del resto del genere umano, non fermò la conservazione delle proprietà origi- partecipa al peccato originale. Perciò, nean- nali di ciascuna delle due nature dopo la loro che la sua passibilità e la sua morte sono una unione. Tuttavia, Lebon giudica «unilatera- punizione per il peccato ereditato da Adamo. le» la cristologia dei severiani, perché con- L’originalità del pensiero di Giuliano con- dizionata, in un modo sproporzionato, dalla siste quindi, secondo Draguet, nella distin- loro opposizione al «nestorianesimo», che li zione che egli opera tra gli effetti della con- portò ad associare a Nestorio anche i calcedo- cezione di Cristo e gli effetti della sua nasci- nesi. Eppure, afferma Lebon, anche se essa ri- ta: mentre il fatto che sua madre appartiene trae certi tratti del Cristo in un modo parti- al genere umano assicura la sua piena umani- colarmente forte, non cancella tuttavia gli al- tà, il fatto che questa nascita è virginale con- tri, cioè il Gesù storico e la dualità permanen- diziona il carattere eccezionale, «pre-lapsa- te degli elementi divini e umani nell’unione. rio», di questa umanità. Cristo non è con- Il lavoro di Lebon aprì la strada per gli dizionato dalle sofferenze umane e le assume studi su altre correnti del pensiero miafisi- deliberatamente, ed è così che egli può offrire ta. René Draguet (1896-1980) [cfr. «Revue la sua volontaria passione al fine della reden- théologique de Louvain», 12/1 (1981), 137- zione del genere umano. 141; «Oriens Christianus», 65 (1981), 226] Con la morte di J.-B. Chabot nel 1948, ottenne il grado di «maîtrise» (post-dotto- Draguet assunse la direzione del CSCO e pre- rato) con una tesi su Giuliano di Alicarnas- parò all’edizione più di trecento volumi, scri- so (m. c. 527), Julien d’Halicarnasse et sa con- vendo per essi le sue magistrali introduzioni. troverse avec Sévère d’Antioche sur l’incorrup- Alle collezioni esistenti furono aggiunte le se- tibilité du corps du Christ. Étude d’histoire lit- rie armena e georgiana. L’accumulazione del- téraire et doctrinale suivie des fragments dog- le edizioni di fonti diede via allo studio appro- matiques de Julien (texte syriaque et traduc- fondito di diversi autori al quale è stata dedica- tion grecque) [Louvain 1924]. Egli vi esplorò ta la collana delle Subsidia. R. Draguet studiò la controversia tra Severo e Giuliano sull’in- inoltre la storia del monachesimo antico. Ol- corruttibilità del corpo di Cristo che aveva tre all’opera già ciata occorre ricordare almeno fatto accusare Giuliano di eutichianesimo e Les cinq recensions de l’Asceticon syriaque d’Ab- di docetismo. Draguet dimostrò che la con- ba Isaïe [CSCO, Syri 120-123, 1968]. fessione del Cristo «incorruttibile a parti- Lo studio della teologia degli autori siria- re dall’unione» formulata da Giuliano non ci fu proseguito da André De Halleux (1929- negava la sua consustanzialità con il genere 1994) [cfr. «Revue théologique de Louvain», umano. Secondo Giuliano, Cristo conserva 25/4 (1994), 425-444; «Aram», 6 (1994), nel suo corpo tutte le infermità umane con 449-456; «Oriens Christianus», 78 (1994), lo scopo della redenzione degli uomini. Tut- 254] che prima, sotto la direzione di B. Ri- tavia, facendosi uomo da una vergine, Cristo gaux, svolse ricerche sullo gnosticismo, e nel non eredita la «corruzione» di Adamo che, 1956, sotto la direzione di R. Draguet, prepa- secondo Giuliano, in contrasto con le mag- rò una tesi di dottorato sulla cristologia di un giori correnti teologiche dell’Oriente cristia- autore siro-orientale del VII secolo, Sahdo- Chiese non-calcedonesi 529 na (Martirio), presso l’Università cattolica di divina, ma svolge un ruolo soteriologico: la Lovanio. Sette anni dopo, egli preparò una se- vita, la passione e la morte di Cristo sono me- conda tesi (maîtrise) su Filosseno di Mabbug diatori attivi della salvezza. che, accanto a Severo, fu uno dei primi teo- Concludiamo il nostro percorso con la fi- logi anti-calcedonesi: Philoxène de Mabbog: gura dello storico di teologia tedesco Alois sa vie, ses écrits, sa théologie [Louvain 1963], Grillmeier (1910-1998) [cfr. Biographisch- pubblicandone anche alcuni testi di carattere Bibliographisches Kirchenlexikon, XVII, dottrinale: Philoxène de Mabbog, Lettre aux Herzberg 2000, 493-505]. Dopo una forma- moines de Senoun [CSCO, Syri t. 98-99, Lou- zione in filosofia e teologia nei seminari dei vain 1963], Philoxène de Mabbog, Commen- gesuiti, egli ricevette nel 1942 il grado di dot- taire du prologue johannique [CSCO, Syri, tt. tore in teologia presso l’Università di Fribur- 165-166, Louvain 1977]. Dopo la morte di go in Brisgovia, quindi pose al centro delle Draguet, De Halleux diresse per tutta la vita sue ricerche la cristologia della Chiesa antica. il CSCO. Il suo impegno nel dialogo teologi- Nel 1951, in occasione del millecinquecente- co tra la Chiesa cattolica e le Chiese miafisite simo anniversario del concilio di Calcedonia, lo condusse anche a preparare una serie di stu- egli preparò, in collaborazione con H. Bacht, di importantissimi sulle confessioni di fede il primo volume della raccolta di studi su que- del V e del VI secolo. I suoi numerosi articoli sto concilio e sul dogma ivi promulgato, che furono pubblicati nelle riviste «Revue théo- comprendevano anche studi sull’opposizio- logique de Louvain», «Revue d’histoire ec- ne a Calcedonia nel vicino Oriente. Nei tre clésiatique», «Le Muséon», «Ephemerides anni successivi furono pubblicati gli altri due theologicae lovanienses» e altre. volumi dell’opera: Das Konzil von Chalke- De Halleux dimostra che il pensiero di Fi- don. Geschichte und Gegenwart [3 voll., Wür- losseno fu assai vicino a quello di Giuliano ed zburg 1951-1954]. In seguito Grillmeier la- esercitò un ruolo notevole sull’articolazione vorò su una monografia dedicata alla storia della teologia delle Chiese miafisite nei pri- del pensiero cristologico delle Chiese antiche mi secoli della loro storia autonoma. Come che si sarebbe in seguito amplificata in diver- nel sistema teologico di Giuliano, per Filos- si volumi, divenendo l’opera della sua vita: Je- seno, sostiene De Halleux, l’umanità di Cri- sus der Christus im Glauben der Kirche. Sulla sto è quella di Adamo prima del peccato. Nel- base delle numerose fonti che erano state edi- la sua umanità, Cristo fu affrancato da tutto te sin dagli esordi della Patrologia orientalis e ciò che si era introdotto nella natura uma- del Corpus scriptorum christianorum orienta- na dopo il peccato di Adamo. Essendo frut- lium, Grillmeier poté realizzare un progetto to di una nascita virginale, egli non fu sotto- di analisi dello sviluppo sincronico del pen- messo ai movimenti naturali del corpo, alle siero teologico attraverso tutto l’Oriente cri- sue necessità, alle malattie, alle sofferenze e stiano. La sua opera conobbe diverse edizio- alla morte che, secondo Filosseno, sono vei- ni e fu pubblicata in varie lingue. Ricordia- colati dalla concupiscenza e dalla procreazio- mo i volumi direttamente pertinenti al pen- ne naturale. Nella visione di Filosseno, solo siero delle Chiese miafisite: 1: Von der apo- perché Cristo era superiore alle passioni uma- stolischen Zeit bis zum Konzil von Chalkedon ne in quanto uomo (e non soltanto in quan- [Freiburg 19903]; II.1: Das Konzil von Chal- to ipostasi divina), egli poteva liberarne il ge- kedon (451). Rezeption und Widerspruch nere umano. Tuttavia, secondo De Halleux, (451-518) [Freiburg 19912]; II.4: Die Kir- il sistema teologico di Filosseno non tradisce che von Alexandrien mit Nubien und Äthio- alcuno degli aspetti essenziali del mistero cri- pien ab 451, in collaborazione con Theresia stologico perché egli difende la consistenza e Hainthaler [Freibutg 1990]. la specificità dell’incarnazione del Verbo. Per Grillmeier dimostra che all’origine del di- Filosseno, l’umanità di Cristo non è, inoltre, saccordo tra i miafisiti e i calcedonesi c’erano un semplice strumento passivo di comunione teorie divergenti su un concetto teologico fon- 530 I. Dorfmann-Lazarev damentale, quello di «natura». Analizzando Le communità miafisite sotto i Sassanidi: S.P. il significato di questo concetto nel pensiero Brock, Christian in the : a Case of Divided Loyalties, in Religion and National Identity, di Severo di Antiochia e nella successiva let- ed. by S. Mews, Oxford 1982; F.M. Donner, The Early teratura miafisita, egli arriva alla conclusione Islamic Conquests, Princeton 1981; W.E. Kaegi, Hera- che la «natura» vi ha il valore di entità «ere- clius: Emperor of Byzantium, Cambridge 2003; A. Panai- ditaria», o «radicata» (das angestammte We- no, La Chiesa di Persia e l’impero sasanide. Conflit- to e integrazione, in Cristianità d’Occidente e cristiani- senheit, Sein oder Wesen)[Grillmeier, Jesus der tà d’Oriente (secoli VI-XI). 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