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Corso di Laurea magistrale in Scienze dell’antichità: letterature, storia e archeologia Tesi di Laurea La collezione epigrafica della famiglia Emo di San Simeon Piccolo Un piccolo “ponte” tra due “pilastri” del mondo antiquario settecentesco Relatore Ch. Prof. Lorenzo Calvelli Laureando Simone Urio Matricola 836235 Anno Accademico 2015 / 2016 Ai miei nonni, Demetrio e Maria, i due angeli che da lassù continuano a guardarmi e a proteggermi, e a mia mamma, che ogni giorno mi sostiene e mi dà la forza di andare avanti, nonostante le numerose avversità, e che con i suoi continui sacrifici ha reso possibile questa mia grande avventura. 2 Indice Introduzione..........................................................................................6 1. Il collezionismo antiquario ed epigrafico dalle origini fino al Seicento.................................................................................................8 1.1 Il collezionismo degli inizi (secoli XIII e XIV).................................................9 1.2 Il collezionismo nel Quattrocento: Ciriaco d’Ancona, Giovanni Marcanova e la diffusione delle sillogi epigrafiche.....................................................................12 1.3 Il Cinquecento e la grande diffusione del collezionismo.................................15 1.4 Il collezionismo nel Seicento: i primi sintomi della crisi.................................21 2. Il Settecento: il Museo Maffeiano e la collezione Nani..................27 3. La collezione epigrafica della famiglia Emo: la formazione e i protagonisti..........................................................................................39 3.1 La genealogia della famiglia secondo la tradizione.........................................39 3.2 Le residenze degli Emo....................................................................................43 3.3 Angelo Emo (1666-1750)................................................................................46 3.4 Giovanni Emo (1670-1760).............................................................................53 3.5 Pietro Emo (1715-prima del 1792)..................................................................58 3.6 Fonti sulla provenienza delle iscrizioni............................................................60 3.7 Fonti sulla permanenza delle iscrizioni nel palazzo di San Simeon Piccolo....................................................................................................................64 3 4. La collezione epigrafica della famiglia Emo: la dispersione..........69 4.1 Da Venezia al Cataio........................................................................................69 4.2 Dal Cataio a Vienna.........................................................................................71 4.3 Da Vienna ai luoghi di conservazione attuali..................................................79 5. Conclusioni......................................................................................82 Introduzione al catalogo delle schede epigrafiche..............................87 Catalogo schede epigrafiche................................................................89 1) Dedica ad Iside (CIG 2298)...............................................................................89 2) Dedica ad Apollo Sminteo ed Asclepio (CIG 3577).........................................93 3) Iscrizione funeraria di Euphemus e Ianuarius (CIL V, 41)...............................97 4) Iscrizione funeraria di Grania Serena e Pompea Vera (CIL V, 385)..............104 5) Dedica alla Salus Augusta (CIL V, 428)..........................................................108 6) Iscrizione funeraria di un liberto (CIL V, 457)................................................113 7) Iscrizione funeraria di Cassia (CIL V, 435)....................................................118 8) Iscrizione funeraria di Graecinia (CIL V, 440)...............................................121 9) Iscrizione funeraria di Aelia Urbica (CIL V, 2556)........................................124 10) Iscrizione funeraria di Ianuarius (CIL III, 3180b)........................................127 11) Dedica a Cibele (CIL V, 796)........................................................................130 Bibliografia........................................................................................135 4 Abbreviazioni.......................................................................................................173 5 Introduzione Questa tesi è incentrata su una piccola collezione epigrafica del Settecento, quella della famiglia Emo di San Simeon Piccolo, che si colloca accanto ad altre raccolte veneziane di grande importanza, come quella dei Nani di San Trovaso, ma che, al contrario di quest’ultima, non è così conosciuta e studiata. Scopo dell’elaborato è, in particolare, quello di ricostruire la storia di questa collezione, a partire dalla sua formazione fino alla successiva e definitiva dispersione, cercando di reperire il maggior numero di fonti possibile, nonostante la loro esiguità. Prima di dedicarsi in maniera dettagliata non soltanto alla collezione stessa, ma anche alla famiglia che la raccolse, si è preferito iniziare con un primo capitolo incentrato sulla storia del collezionismo antiquario ed epigrafico in Veneto ed in particolare a Venezia, città in cui la famiglia risiedette per molto tempo, in modo da offrire un quadro generale del contesto in cui la raccolta prese vita. Si tratta di una storia alquanto lunga, che si estese all’incirca dal XIII al XVIII secolo e che vide nascere moltissime collezioni private, sulle quali, come si vedrà in seguito, si hanno informazioni soprattutto grazie ai testamenti dei singoli proprietari ed agli archivi di famiglia. Nel capitolo iniziale, dunque, è contenuta una sintetica, ma allo stesso tempo esaustiva, rassegna delle principali collezioni che presero forma a partire dal Trecento fino al Seicento. Collezioni che, nonostante la loro importanza, riservarono pochissimo (o addirittura nessuno) spazio alle iscrizioni, considerate oggetti di poco pregio, in confronto, ad esempio, alle statue (molto costose e, quindi, in grado di offrire maggior prestigio alla casata che le acquistava). Il secondo capitolo si concentra sul collezionismo settecentesco e, in particolare, sulle due principali raccolte epigrafiche venete del periodo, una pubblica, ossia il Museo Lapidario di Scipione Maffei (a Verona), ed una privata, ossia la collezione della famiglia Nani di San Trovaso (a Venezia). Entrambe le collezioni, infatti, oltre ad essere all’incirca contemporanee a quella degli Emo, vantavano dei proprietari molto legati, o politicamente o dal punto di vista parentale, con i membri di quest’ultima famiglia. I due capitoli successivi spostano l’attenzione sul fulcro della ricerca, la collezione epigrafica degli Emo di San Simeon Piccolo. In particolare il terzo, dedicato alla formazione della raccolta, contiene una breve sezione iniziale incentrata sull’origine e sulle residenze della famiglia veneziana, seguita da un’analisi biografica più approfondita dei tre membri (i due fratelli Angelo e Giovanni Emo ed il figlio primogenito di quest’ultimo, Pietro) che misero insieme la raccolta stessa. Conclude il capitolo una rassegna delle fonti a disposizione 6 sulla provenienza delle singole epigrafi e sulla loro permanenza all’interno del palazzo appartenuto a questo ramo della famiglia. Il quarto capitolo, infine, è incentrato sulla dispersione della collezione e sulla ricostruzione del viaggio compiuto dalle singole epigrafi, dal momento in cui lasciarono Venezia fino a quando giunsero nei luoghi attuali di conservazione. L’elaborato comprende, inoltre, un catalogo analitico di tutte le iscrizioni che appartennero alla collezione. E’ importante sottolineare già in questa sede, che, a causa della totale assenza di studi, anche recenti, che si siano occupati in maniera più o meno approfondita della collezione qui analizzata, è stato necessario ricercare ed utilizzare al meglio quelle fonti manoscritte, soprattutto i cataloghi, ad essa contemporanee o di poco successive. Per le epigrafi greche si ricordano, in particolare, il Ragionamento intorno a due iscrizioni greche ritrovate l’una fra le rovine di Troja e l’altra nell’isola di Delo (1737) dell’abate Domenico Giorgi ed il Museum Veronense (1749) di Scipione Maffei. Per quelle latine, il Delle antichità di Capodistria (1743) ed alcuni volumi Delle antichità italiche (1788-1791) di Gian Rinaldo Carli e le Inscrizioni dei tempi romani rinvenute nell’Istria (1855) di Pietro Kandler (per rintracciare le provenienze); l’Itinerario Lapidario (fine Settecento) di Aurelio Guarnieri Ottoni (per la loro permanenza a Venezia) ed i vari inventari ottocenteschi relativi alla collezione del Cataio degli Obizzi, da quello di Filippo Aurelio Visconti, risalente al 1806, a quello di Celestino Cavedoni del 1842 (per il periodo di sosta a Battaglia Terme). Si utilizza quest’ultima parte di introduzione per porre alcuni ringraziamenti. I miei primi, più sinceri e doverosi vanno innanzitutto al professor Lorenzo Calvelli, che mi ha supportato, sopportato, consigliato e diretto durante tutta la stesura di questo scritto e nel corso delle mie ricerche. Ringrazio anche il dottor Ivan Matijasic per l’aiuto fornitomi nello studio delle due iscrizioni greche. Desidero, inoltre, ringraziare vivamente tutto il dipartimento di Scienze dell’Antichità, in particolare, oltre al già citato professor Lorenzo Calvelli, le professoresse Giovannella Cresci Marrone e Francesca