La Dea Di Erice E La Sua Diffusione Nel Mediterraneo. Un Culto Tra Fenici, Greci E Romani Beatrice Lietz
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La dea di Erice e la sua diffusione nel Mediterraneo. Un culto tra Fenici, Greci e Romani Beatrice Lietz To cite this version: Beatrice Lietz. La dea di Erice e la sua diffusione nel Mediterraneo. Un culto tra Fenici, Grecie Romani. Edizioni della Normale, 2012, 978-88-7642-436-6. hal-02137069 HAL Id: hal-02137069 https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-02137069 Submitted on 22 May 2019 HAL is a multi-disciplinary open access L’archive ouverte pluridisciplinaire HAL, est archive for the deposit and dissemination of sci- destinée au dépôt et à la diffusion de documents entific research documents, whether they are pub- scientifiques de niveau recherche, publiés ou non, lished or not. 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Erice nel periodo dell’eparchia 68 1d. Il ruolo del monte nella prima guerra punica 74 1e. Il senatoconsulto di Diod. Sic., 4, 83, 1-7 77 1f. La dea nelle Verrine 84 1g. I ‘servi’ della dea 87 1h. «Multa erat Veneri» 97 1i. L’assetto del santuario nella provincia romana 103 1l. La dea e il santuario in età imperiale 113 1m. Conclusioni 121 2. La dea nel resto della Sicilia 122 III. La diffusione del culto al di fuori della Sicilia 129 1. L’Arcadia 130 2. La Sardegna 135 3. Il Nord Africa 137 3a. Cartagine 138 vi La dea di Erice e la sua diffusione nel Mediterraneo 3b. Altre testimonianze di epoca romana da città nordafricane 140 3c. Il caso di Sicca Veneria 143 3d. Conclusioni 145 4. La Campania 146 5. Roma 151 5a. Il tempio di Venere Ericina in Campidoglio (217-15 a.C.) 151 5b. Il tempio di Venere Ericina fuori porta Collina (184-81 a.C.) 161 5c. Conclusioni 174 6. Altre località della penisola italiana 175 7. La Rezia 176 8. Conclusioni 177 IV. La figura della dea: racconto mitico e pratiche cultuali 181 1. La dea nel mito 182 1a. Il figlio Erice e lo scontro con Eracle 183 1b. Il santuario e la leggenda troiana 185 1c. Venere Ericina tra Enea e Roma 188 2. Dati cultuali 191 2a. Ἀναγώγια e Καταγώγια 191 2b. Sacrifici cruenti e incruenti 194 2c. Attributi animali e vegetali 195 2d. L’associazione con ῎Eρως/Amor 198 2e. Il rapporto con la prostituzione 199 3. La figura della dea 207 Conclusioni 215 Appendice I 219 Il culto della dea in Sicilia: le fonti 219 1. Fonti letterarie 219 2. Fonti epigrafiche 307 3. Fonti numismatiche 322 4. Dati archeologici 328 Appendice II 333 La diffusione del culto al di fuori della Sicilia: le fonti 333 1. L’Arcadia 333 vii Sommario 2. La Sardegna 335 3. Il Nord Africa 336 4. La Campania 342 5. Roma 346 6. Il Lazio 362 7. La Basilicata 363 8. La Rezia 363 Appendice III 367 «Veduta pittoresca» del Tempio di Venere Ericina (Ferrara 1830-38) 367 Bibliografia 369 Indice analitico 399 Indice dei luoghi citati 413 Indice delle fonti 427 Elenco delle illustrazioni 431 Illustrazioni 435 Ai miei genitori e a tutta la mia famiglia De l’ombroso pelasgo Èrice in vetta eterna ride ivi Afrodite e impera, e freme tutt’amor la benedetta da lei costiera. G. Carducci, Primavere elleniche, Rime nuove, LXII.2, 5-8 Introduzione Questo lavoro si propone di tracciare un quadro il più possibile coerente della storia della dea ericina attraverso l’analisi sistematica di tutta la documentazione disponibile, di natura letteraria, epigrafica, numismatica ed archeologica. Con attestazioni comprese tra il V sec. a.C. e il II sec. d.C., la dea ebbe sede in una delle città più importanti dell’ethnos locale degli Elimi, nel- la Sicilia occidentale. Attraverso i secoli, fu chiamata Afrodite dai Gre- ci, Astarte dai Fenici, Herentas dai Campani e Venere dai Romani: un avvicendarsi di interpretationes che ha reso la sua natura molto difficile da afferrare, nonostante i numerosi tentativi finora compiuti in tal sen- so. Parallelamente, il suo culto mostrò una sorprendente forza di pe- netrazione, diffondendosi nel bacino del Mediterraneo negli ambienti più diversi, dall’Arcadia alla Sardegna e dal Nordafrica alla Rezia1. Dal contesto multiforme della Sicilia antica, la dea emerge come una figura composita, che non bisognerebbe mai cercare di inquadrare da una sola angolazione. Ognuna delle realtà culturali in cui fu inseri- ta può aver giocato un ruolo nella definizione della sua fisionomia e, come tale, non può essere trascurata; è necessario, invece, comprende- re sotto un unico sguardo d’insieme tutte le testimonianze provenienti da ciascuna di esse. Soltanto esaminandole l’una accanto all’altra, ed inserendole di volta in volta nella dovuta prospettiva storica, è stato possibile ricostruire in modo soddisfacente l’evoluzione del culto della dea sul monte. Allo stesso tempo, non vanno dimenticate le testimonianze della sua venerazione al di fuori di Erice: un dossier che, fino ad oggi, non è mai stato indagato pienamente in tutta la sua complessità. Si è quindi proceduto ad esaminare nel dettaglio i singoli casi documentati, pre- stando sempre una particolare attenzione ai moventi e alle modalità della ricezione del culto. I risultati così ottenuti hanno permesso non 1 Figg. 1-6. xii La dea di Erice e la sua diffusione nel Mediterraneo solo di delineare l’andamento della diffusione della dea, ma anche di avanzare qualche ipotesi circa le sue ragioni, nella speranza di apporta- re materiale significativo al dibattito più generale circa l’interazione di culti nel Mediterraneo antico. Ad ogni modo, il lavoro mira anzitutto a fare chiarezza su una delle figure divine più controverse ed ambigue della Sicilia antica, se non, addirittura, del Mediterraneo occidentale. Per meglio tratteggiare tale ambiguità, il primo capitolo del volume affronta la storia dell’immagine – o meglio delle immagini – della dea nella storiografia moderna: dalle prime descrizioni geografiche di -am bito umanistico alle grandi sintesi novecentesche sulla religione greca e romana. Una simile panoramica servirà a chiarire i numerosi proble- mi posti finora dalla figura di questa divinità ed aprirà la strada a nuovi interrogativi. I successivi due capitoli sono dedicati rispettivamente al culto della dea in Sicilia e alla sua espansione al di fuori dell’isola. Ciascuno di essi è corredato, al termine del volume, da un’appendice contenente le fonti relative. In modo trasversale ai due capitoli, le fonti sono state raggruppate in tre serie di carattere tipologico: testimonianze lettera- rie (TL), epigrafiche (TE) e numismatiche (TN); alla fine della prima appendice, si è inserita inoltre una breve sezione sui dati archeologici provenienti dall’area del santuario. Sull’intero corpus di fonti, invece, si basa il quarto capitolo, che rap- presenta un tentativo di fare il punto sulla personalità e sulle attribu- zioni caratteristiche della dea, senza però mai abbandonare una pro- spettiva storiografica. Muovendo dai risultati emersi nei due capitoli precedenti, esso pone le necessarie basi per una riflessione complessi- va, poi sviluppata nelle conclusioni del volume. Questo libro deriva dalla revisione della mia tesi di laurea specialistica, discus- sa nell’ottobre del 2007 presso l’Università di Pisa. Devo interamente la scelta dell’argomento al professor Carmine Ampolo, cui sarò sempre grata sia per i numerosi insegnamenti di pensiero e di metodo, che per la guida paziente con cui ha seguito tutte le fasi della stesura di questo lavoro; è soprattutto grazie alla sua fiducia e al suo incoraggiamento che è sta- to possibile arrivare alla pubblicazione. Il professor Paolo Xella – che della tesi è stato relatore – mi ha sostenuto con costanza durante la stesura ed è stato per me una guida indispensabile nell’approccio alla cultura fenicia e punica; a lui, inoltre, sono debitrice del primo contatto con la disciplina della Storia del- le Religioni e con i suoi strumenti. Al professor Cesare Letta, secondo relatore, devo invece un gran numero di preziose osservazioni, oltre a una puntuale rilettura che mi ha permesso di evitare molte pecche redazionali. xiii Introduzione Per la lettura del lavoro in diversi momenti del suo sviluppo e per le proficue discussioni che ne sono scaturite la mia riconoscenza va anche al professor John Scheid, alla cui esperienza devo un trattamento più avvertito del pro- blemi relativi allo statuto del santuario in età romana. Infine, per diversi utili suggerimenti derivati dalla lettura del testo al primo stadio di elaborazione, ringrazio il professor Sergio Ribichini. Più in generale, desidero esprimere la più profonda gratitudine verso tutti coloro, tra docenti, colleghi e amici, che mi hanno accompagnato in questi lunghi e preziosi anni di formazione presso la Scuola Normale Superiore e l’Università di Pisa: per le innumerevoli occasioni di confronto e di scambio; per tutti i consigli, anche pratici; per il sostegno e l’affetto.