L’attuale giurisdizione del Tribunale ordinario di , comprende 37 dei 91 comuni della provincia, come sancito dal decreto legislativo nr. 51 del 19 febbraio 1998 che, oltre ad abolire le preture, ha istituito le due sezioni distaccate di e , a loro volta cancellate nel 2013. Il territorio oggetto dell’indagine, è quello ricompreso in tale circoscrizione giudiziaria: Frosinone, , , , , , , , , , Monte San Giovanni, , , , , , , , , , ; Alatri, , , , , , , Vico nel ; Anagni, , , , , , , . La ricerca ha considerato gli uomini che hanno svolto per un congruo periodo di tempo l’attività di avvocato e/o procuratore in tale territorio, anche se non iscritti nell’albo professionale di Frosinone mentre non ha esaminato i casi dei professionisti legali, nati in questi Comuni ma non operanti con continuità nel territorio oggetto dell’indagine. Non ha esaminato neppure i casi di coloro che, pur laureati in giurisprudenza, sono direttamente entrati in magistratura e nella pubblica amministrazione oppure sono diventati dirigenti d’azienda e professionisti non legali ovvero si sono dedicati allo studio, all’insegnamento, a libere attività ma senza esercitare la professione forense nel territorio, se non sporadicamente. Avvocato, dalla frase latina ad auxilium vocatus , significa «persona chiamata a sostenere le ragioni di un’altra».

L’ advocatio in origine era una denominazione collettiva che davansi a quanti tutti nella causa erano dal patrono ad auxilium vocati , onde avvocati si dissero quanti nel foro vennero ad appoggiare la causa(…). Coloro che si occupavano di raccogliere i documenti e le prove e, infine, gli stessi testi chiamati in aiuto della difesa(…). Da questa ampia universalità evidentemente si scorge quanto ardua, quanto delicata e piena di emozioni e triste e liete, di invidiabili attrattive e dolorose responsabilità abbia ad essere l’opera dell’avvocato. 1

Terminus a quo dello studio, è la codificazione napoleonica e terminus ad quem è la fine della seconda guerra mondiale. L’ultima parte di questa periodizzazione coincide non solo con un grande evento ma anche con i primi 70 anni di vita sociale dell’Ordine degli Avvocati, istituito nel 1874 e del quale si è inteso ricostruire la storia locale nel tentativo di superare l’handicap della mancanza di documentazione d’epoca presso la sede del Consiglio dell’Ordine di Frosinone. Una storia sociale dell’avvocatura poiché l’indagine ha ricostruito significative vicende giudiziarie ma si è spinta anche fuori dal Foro per inquadrare la società del circondario e, poi, della provincia di Frosinone. Il risultato evidenzia una continuità del ruolo sociale e politico dell’avvocatura nella storia contemporanea del nostro territorio: un filo storico che non si spezza mai poiché anima i moti risorgimentali per l’Unità e la reazione lealista nello Stato Pontificio e attraversa l’Italia liberale, fascista, democratica e repubblicana. Un elemento di interesse è costituito dall’evoluzione dell’estrazione sociale degli avvocati: nel 1874, anno di nascita dell’Ordine di Frosinone e delle altre circoscrizioni giudiziarie italiane, i professionisti legali appartenevano, a famiglie di possidenti, in grado di sostenere l’onere di avviare i figli a una laurea universitaria. Gli avvocati del Tribunale di Frosinone erano pochi notabili (solamente 18 ancora nel 1895 quando venivano ascritte 484 cause di cui 68 cancellate sulla base del motto «è meglio un triste accomodo che una buona lite», che campeggia in testa a molti atti legali del tempo) e, a differenza di quanto

1 Giuseppe Zanardelli , L’avvocatura. Discorsi. I meriti dell’avvocatura. Discorso d’inaugurazione pronunciato il 15 febbraio 1875, nella prima adunanza annuale del Collegio degli Avvocati di Brescia , 1879, p. 17. accadeva nelle città più grandi, non dovevano esercitare a lungo per imporsi e ottenere visibilità pubblica. In seguito, l’estrazione sociale degli avvocati, mutava progressivamente in ragione del progresso con l’affermazione della divisione del lavoro e lo sviluppo industriale, che abbattevano le fondamenta delle vecchie classi sociali e determinavano una maggiore apertura del mercato del lavoro. La storia dell’avvocatura locale, rappresenta un nuovo tassello a incastro per una migliore comprensione della storia del circondario di Frosinone e conferma, ancora una volta, l’abbattimento dello stereotipo di una Ciociaria immobile e arretrata nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento. In questo ampio periodo storico, infatti, seppure in un territorio generalmente non progredito e a vocazione agricola, brillavano professionisti legali che, nel panorama della penisola italiana, incarnavano figure moderne di vera e propria eccellenza. Avvocati che si dimostravano veri e propri principi del Foro per la profonda preparazione giuridica, la scintillante arte oratoria, i brillanti successi professionali. E, parallelamente, avvocati-patrioti che si inserivano tra i prototipi di quelle figure borghesi che, in Europa, animavano i moti rivoluzionari. La figura civile dell’avvocato come custode e difensore della giustizia, ne faceva un “super- cittadino” ed evocava un’immediata assonanza con l’etica della politica e il bene espresso dallo Stato. L’avvocato svolge una professione sociale e, dalla mediazione tra Stato e cittadini nelle aule dei Tribunali, gli avvocati italiani passavano a svolgere un ruolo di intermediari tra Stato e società civile, anche nelle rappresentanze politiche istituzionali di ogni livello. Avvocati-deputati che sedevano in Parlamento e rappresentavano, in qualche modo, le istanze del territorio, avvocati-sindaci al governo degli enti territoriali nell’Italia liberale, avvocati-gerarchi e avvocati-podestà che, spesso, erano stati sindaci prima dell’avvento del fascismo, avvocati- antifascisti e avvocati-partigiani che lottavano per il ritorno alla democrazia e guidavano gli enti pubblici nell’immediato dopoguerra e nella seconda metà del XX secolo. Gli avvocati del circondario di Frosinone hanno impresso una spinta poderosa alla ruota della storia e diverse nobili figure civili hanno lasciato un solco profondo, ben al di là del passaggio nelle aule dei tribunali perché hanno rinnovato quella che l’avvocato Emilio Nicola Buccico, già presidente del Consiglio Nazionale Forense, ha definito come «la inscindibile endiadi “avvocato-cittadino” lungo l’arco dei tempi». La storia dell’avvocatura è stata segnata da tappe rivoluzionarie quali la codificazione napoleonica, l’unità d’Italia, il decollo industriale, il regime fascista, l’istituzione della Repubblica. E, in ragione delle strette relazioni tra campo giuridico e campo politico come tra campo giuridico e campo economico, gli avvocati sono stati tra i protagonisti di queste tappe rivoluzionarie fornendo un contributo essenziale ai mutamenti del Paese e del nostro territorio. Non solo la storia dell’avvocatura, rappresenta una faccia importante della storia sociale perché «guardando l’archivio di un avvocato si vede passare davvero la storia 2» ma «la storia e la scienza del diritto(…), si incontrano inevitabilmente tra di loro e giungono ineluttabilmente a fondersi 3». Allo stesso tempo, gli avvocati sono stati e restano protagonisti della particolare valenza dell’avvocatura per la storia e i mutamenti della vita dell’uomo perché l’avvocatura «più di tutte permette di penetrare nell’inesplorato sacrario dell’anima umana. Non è possibile che una carriera d’avvocato, anche se breve e modestissima, sia interamente trascorsa in incarichi di cifre(…) e si sia chiusa senza che nella mani dell’avvocato sia stato affidato tremando un patrimonio ben più prezioso e geloso, il patrimonio morale, materiato di sofferenze intime, in cui non sono in gioco il

2 Egisto Corradi, L’avvocato , 1966, p. 297. 3 Fabrizio Marinelli, Scienza e storia del diritto civile , 2009, p. IX. guadagno o la perdita, la ricchezza o la povertà, ma la dignità, l’onore, l’amore; quel patrimonio immensamente più prezioso e fragile, che deve essere tutelato con mani di sacerdote». 4 E, in conclusione, la storia dell’avvocatura è non di meno la memoria di questo patrimonio morale, che ogni professionista legale può contribuire a scrivere, quotidianamente, ogni volta che è pienamente consapevole della nobiltà del gesto di indossare la toga che «avvolge in un alone di luminosità sociale del mandato difensivo. Essa palpita con i fermenti dell’intelletto e le vibrazioni del cuore dell’oratore(…) che la indossa con la medesima sensibilità del Sacerdote che veste i paramenti per la celebrazione del rito. Allora essa significa, esprime ed è valore del difensore(…). Rimane un vessillo da onorare e che rende un onore(…). La Toga deve considerasi una bandiera di combattimento 5».

Piergiorgio Renna

4 Pierluigi e Ettore Erizzo, La vita dell’avvocato , 1937, pp. 4-5, 32, 123. 5 Armando Riccardi, Una toga deposta in «La Gazzetta Ciociara», 30 giugno 1980.