presenta : BLOODLIGHT AND BAMI

regia di SOPHIE FIENNES

con Grace Jones, Jean-Paul Goude, , Robbie Shakespeare, Ivor Guest

UK/Irlanda - 2017 - 115 min.

EVENTO SPECIALE AL CINEMA SOLO IL 30 E 31 GENNAIO

distribuito da Officine UBU – www.officineubu.com

materiali disponibili al sito: www.officineubu.com/areapress user: ospite – pw: stampa

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SINOSSI BREVE

Grace Jones: Bloodlight and Bami è un viaggio elettrizzante attraverso la carriera pubblica e la vita privata dell’icona della musica e della cultura pop Grace Jones. L’audace estetica di Jones emerge nell’intera pellicola grazie al sapiente lavoro delle regista Sophie Fiennes, capace di creare un’esperienza cinematografica di grande potenza, accostando a contrasto sequenze musicali, riprese più intime e materiale personale per ritrarre la persona che si nasconde dietro la maschera indossata dall’artista sul palco.

SINOSSI LUNGA Fuori dal comune, selvaggia, strepitosa e androgina – Grace Jones è tutto questo e molto altro. Il documentario tratteggia un profilo inedito della Jones: amante, figlia, madre, sorella e nonna, senza filtri, alla ricerca di chi si cela davvero dietro la maschera da diva.

Il palcoscenico è il luogo dove si possono realizzare le fantasie più estreme e dove si può sprigionare in libertà la fantasia: è proprio sul palcoscenico che si mette in scena il musical della vita di Grace Jones. Il film include, tra gli altri, frammenti di performance inedite tratte dalle sue canzoni più famose come Slave To The Rhythm e , ma anche brani autobiografici e più recenti come Williams' Blood, This Is e Hurricane. Questi brani molto personali ci accompagnano nel racconto del viaggio che Grace Jones ha intrapreso attraverso la natia Giamaica assieme al figlio Paulo e alla nipote Chantal. Qui vengono mostrate senza reticenze le radici famigliari e viene raccontata la storia della sua traumatica infanzia.

Grace e i suoi fratelli, Chris e Noel, sono stati cresciuti per diversi anni dal nonno putativo Mas P, un uomo violento e autoritario: Grace con il tempo ha imparato a pensare al passato come a un’esperienza formativa da cui trarre una lezione e un ricordo da esorcizzare. Nel frattempo, la sensualità dell’isola e il suo splendore tropicale hanno iniziato a risuonare potenti in Grace, risvegliando in lei un’insaziabile fame di vita.

In giamaicano il termine camerunense ‘Bloodlight’ si riferisce alla luce rossa che si illumina quando un artista è impegnato in una registrazione in sala d’incisione, mentre il termine ‘Bami’ fa riferimento alla focaccia giamaicana fatta con farina e tapioca, ossia un alimento simile al pane e che simboleggia la sostanza della vita. La pellicola alterna momenti di vita in Giamaica e frammenti di vita pubblica e privata di Grace Jones. L’artista viene ritratta tra Tokyo, Parigi, Mosca, Londra e New York, o ancora in

sala di registrazione assieme al duo giamaicano, nonché collaboratore storico, Sly and Robbie o mentre discorre nel backstage con alcune fan in merito alla sua famosa apparizione televisiva al Russell Harty. Affettuosa e divertente, ma anche edonista e pronta a fare festa, Jones è anche una tenace e fiera donna d’affari. Punto fermo della pellicola è il palcoscenico, cuore pulsante del film. Mentre in sottofondo suonano le note di , viene messo in scena l’ultimo atto della pellicola e una delle scene più toccanti che ritraggono l’incontro con il fotografo francese Jean Paul Goude, creatore delle iconiche copertine degli di Jones. In questi frammenti viene ritratta una Grace mai vista prima, che si mostra come chi ha vissuto a 360°. Nonostante tutte le sue contraddizioni e sfaccettature, Grace Jones è un’icona in cui molti si identificano: Jones è l’eccezione che conferma la regola

CAST

Grace Jones Jean-Paul Goude Sly Dunbar Robbie Shakespeare

CAST TECNICO

Copricapi realizzati da Philip Treacy Direttore della fotografia Remko Schnorr Direttore musicale Ivor Guest Produttori esecutivi Christine Langan, Joe Oppenheimer Lizzie Francke, Keith Potter, Francesca Von Habsburg Danielle Ryan, Alan Maher, James Wilson, Émilie Blézat Prodotto da Sophie Fiennes, Beverly Jones, Shani Hinton, Katie Holly Regia e montaggio Sophie Fiennes Consulente creativo Oisin Byrne Original Staging Concept Eiko Ishioka

COLONNA SONORA:

JONES THE RHYTHM Scritta da Bruce Woolley, Simon Darlow, Trevor Horn & Stephen Lipson

SLAVE TO THE RHYTHM Scritta da Bruce Woolley, Simon Darlow, Trevor Horn & Stephen Lipson

WILLIAMS BLOOD Scritta da Wendy Melvoin, Lisa Coleman & Grace Jones

THIS IS Scritta da Grace Jones & Leslie Winer

LA VIE EN ROSE Scritta da Louiguy & Edith Piaf

WELL WELL WELL Scritta da Barry Reynolds & Grace Jones

WARM LEATHERETTE Scritta da Daniel Miller

NIPPLE TO THE BOTTLE Scritta da Sly Dunbar & Grace Jones

I NEED A MAN Scritta da Paul Andrew Slade & Pierre Papadiamandis

PULL UP TO THE BUMPER Scritta da Dana Manno, Sly Dunbar & Robert Shakespeare

HIS EYE IS ON THE SPARROW Scritta da Civilla D Martin & Charles Gabriel

LOVE IS THE DRUG Scritta da Bryan Ferry & Andrew Mackay

MY JAMAICAN GUY Scritta da Grace Jones

HURRICANE Scritta da Grace Jones & Adrian Thaws

CONVERSAZIONE CON SOPHIE FIENNES E LEONIE GOMBRICH

Ci sono molti motivi per cui i fan aprezzeranno sicuramente la pellicola, ma questo film vuole andare oltre. La pellicola offre un ritratto ricco e sfaccettato tanto dell’artista quanto della persona in sé. Come è nata l’idea della pellicola?

Inizialmente ho incontrato Grace per parlarle di un mio film incentrato sulla Chiesa di Los Angeles di suo fratello maggiore Noel (Hoover Street Revival, 2001) e in quell’occasione mi aveva detto “Tu capisci da dove io provengo”. Improvvisamente si è alzata in piedi, ha battuto le mani e ha detto “Amo il profumo del tuo film”. Ci siamo sentite da subito molto vicine, ci accomuna l’avere una famiglia numerosa alle spalle, entrambe sappiamo cosa significa avere dei fratelli. In quel periodo Grace stava registrando l’album Hurricane, ma non volevamo che il film si concentrasse solo su quel lavoro, volevamo andare oltre. Così decisi di essere aperta a ogni possibilità, di raccogliere più immagini, testimonianze e materiale possibili. Quando ti trovi a realizzare un documentario, devi essere completamente aperto e disponibile alla vita, pronto a registrare tutto ciò che accade e si evolve intorno a te. Non c’è nulla che tu possa controllare se non il tuo istinto creativo. La mia valigia era sempre pronta, e non appena Grace chiamava, la seguivo ovunque, a Mosca, nello studio di registrazione, a New York… Era come se fossi un membro del suo entourage. Grace desiderava esplorare attivamente la sua relazione con la Giamaica e la sua famiglia e decise di portarmi con lei. Sono anche stata a Parigi mentre scattava assieme a Jean- Paul Goude. Per cinque anni ho raccolto materiale, un’enorme quantità di materiale. Successivamente è arrivato il momento di selezionare e pensare a cosa avrei potuto creare per raccontare tutto quello che avevo raccolto su Grace.

Le riprese di Grace e la sua famiglia in Giamaica sono il fulcro del film: c’è una storia nascosta che viene fuori pian piano durante il film.

Ci sono quattro piani della narrazione nel film e il viaggio in Giamaica è certamente uno di questi. Sono livelli interconnessi tra di loro e che portano lo spettattore all’interno della storia. La pellicola è strutturata come una cipolla: strato dopo strato si combina l’intero ortaggio, allo stesso modo i diversi piani danno un senso all’opera. La pellicola non vuole essere nostalgica, non è un bio-pic finalizzato a raccontare in modo frammentato l’intera vita dell’artista. Il passato di Grace si ripresenta continuamente nel suo presente, ma il materiale raccolto in Giamaica è fondamentale per riportarci alle sue origini, alle radici e alla terra che l’ha vista crescere e dove ha trascorso la sua infanzia. Una volta raccolto il materiale, mi sono resa conto di quanto fossi affascinata dal forte contrasto tra ciò che era estremamente naturale – in termini di luce, pelle, suoni e colori – e di ciò che invece era artificiale –

ovvero tutto ciò che riguardava Grace nella sua vita reale, lavorativa e pubblica di tutti giorni, ossia la metropoli, il trucco in volto, le suites degli hotel, i palcoscenici.

Le performance dei suoi concerti prendono vita nel film grazie a immagini sensuali e riprese voluttuose. Vedendole si ha la graduale rivelazione che le sue canzoni siano lì a commentare la sua stessa vita – immagino sia stato proprio questo lo scopo di averle inserite nel film.

Grace pensa a se stessa come una narratrice, quindi mi sono avvicinata alle sue performance tenendo presente questo, immaginando che le canzoni servissero a dare forma alla narrazione. Ho lavorato a lungo sul montaggio del film, cercando di utilizzare le canzoni in modo che esprimessero al meglio il loro significato, dalla ipnotica furia di , all’inno a far festa che è Pull Up To The Bumper. Una volta Grace mi ha detto: “La musica dice molto di me, anche più di quanto posso dire io sulla musica”. Spero di essere riuscita a trasmettere questo nel film. Lo stare sul palco ha dato a Grace lo spazio e la libertà di muoversi e conservare il suo linguaggio estetico: forte, grafico ed elegante. Grace non ha mai fatto prove sul set. E’ come dice nel film: “L’artista deve correre il rischio lì fuori sul palco”. Il suo istinto è fondamentale negli spettacoli dal vivo, ed è il suo modo per relazionarsi con gli spettatori. Le sue performance sono cambiate negli anni da quel One Man Show degli anni 1980, allora era molto più distaccata e distante.

Grace si sente molto potente quando è nuda; non è motivo di paura né di vulnerabilità per lei. Jasper Conran ha lavorato con i costumisti della Royal Opera House per realizzare un corsetto che la facesse sentire libera nei movimenti e a suo agio. C’è qualcosa di aggressivo e vigoroso nei suoi movimenti, come una ballerina, ma i suoi movimenti sono influenzati anche dalla carriera di modella. Grace ha un fuoco vitale unico e in questo senso è veramente erotica. Come non citare poi i copricapo di Philip Treacy. Abbiamo fatto indossare a Grace questo incredibile soggolo proveniente dai suoi archivi e poi lei ha intonato Williams’ Blood; era lo stesso indossato quando ha cantato assieme a Pavarotti.

Ho lavorato a lungo con Ivor Guest, produttore dell’album Hurricane. Ivor appare anche nel film, inoltre ne è direttore musicale, si è occupato del montaggio delle registrazioni e della musica dal vivo. Ivor ha formato la Grace Jones Band, con cui Grace è in tour dal 2008. Ho lavorato anche con il direttore della fotografia Remko Schnoor e abbiamo girato con pellicole Super 16 mm. Avevo impressa in mente la semplicità e la bellezza delle straordinarie sequenze con Rita Hayworth nel film Gilda, dove la camera segue armoniosamente il movimento del corpo. La pellicola è un mezzo così sensuale. Spero la gente possa vedere il film nei cinema per vivere un’esperienza immersiva nei suoni e nelle immagini.

Sebbene la musica sia un elemento importantissimo, Jones non è solo una pop star. Non è questo l’unico elemento che la definisce come persona e artista.

Credo che sia un’artista a tutto tondo. Ha autoprodotto l’album Hurricane. Come afferma nel film: “Volevo essere libera di fare la musica che desidero”. E’ molto personale e intimo. Come ogni artista, sei qui fuori e lotti per la tua esistenza creativa. E’ questo che vediamo fare anche a Grace. E mentre lo fa vediamo il piacere che prova nel fare musica, specialmente in quei momenti creativi con Ivor Guest e Sly & Robbie.

Hai fatto molti film su artisti e personaggi dello spettacolo. E’ questo che ti ha spinto a lavorare con Grace?

Intanto, lavorare con Grace è stato anche solo semplicemente divertente! E’ spiritosa, ho cercato di ridurre al minimo la mia presenza nel film in modo che lo spettatore potesse sentirsi per due ore a tu per tu con lei. Le performance sono parte centrale della persona e dell’artista ovviamente, quindi era necessario che ci fossero nel film. Mi interessa molto anche l’essere come performance quotidiana. “Chi devo essere oggi? Chi mi sento di essere oggi?”. Questo è parte della vita di ogni uomo, e certamente lo è per ogni donna.

In questo senso Grace è un soggetto incredibile. Potrebbe essere un errore pensare che lei indossa una maschera per nascondere una versione sempre uguale di se stessa. Nel film vediamo il processo di costruzione della versione di Grace artista che salirà sul palco: il trucco e la maschera la fanno diventare Grace, ma è un continuo processo sperimentale che la porta a capire chi è e chi vuole essere in quel momento assecondando quello che prova in quell’istante. Una cosa che affascina il pubblico è certamente il suo modo di passare da un accento all’altro: francese, inglese, giamaicano, americano o ancora giapponese, oppure mentre parla in inglese con accento giapponese. Mi sono resa conto, dopo il montaggio del film, che la questione dell’identità si ripresenta per tutto iI film, oltre al tema dell’androginia che la accompagna da sempre. “A volte devi essere una stronza che vola alto” dice, o “Mi sento tribale,” oppure “Hey, sono umana!” o ancora “La pantera che è in me sta venendo fuori”, “Mi sento come una bambina di sei anni!”, “Sono una Gypsy, please!”. Può essere una lasciva ‘Williams’, una ‘Jones’ o l’autoritario ‘Mas P’.

E’ affascinante il modo in cui Grace realizza che inconsciamente a volte si trova a interpretare il terribile patrigno giamaicano ‘Mas P’; in questo senso la sua performance è simile a un processo di trasformazione. E’ l’affermazione e la realizzazione del suo impulso creativo. Grace non è una vittima e non ha paura. Grace trasforma la paura, la butta fuori e scaglia questa enegia sul pubblico.

Questo ci porta a un altro piano del film: la sua vita da girovaga per il mondo. Il luogo in cui si trova determina anche la sua identità. E’ costantemente in movimento, non riesci a capire dove sia per lei casa. Se qualcuno mi chiedesse dove vive Grace, potrei solo rispondere “Sul palco”.

Il palco è la sua ancora, il punto fermo. C’è così tanta dissociazione tra spazio e tempo che il palco diventa l’unico luogo fisico a cui può ritornare.

La sua vita in giro per il mondo, sorseggiando una coppa di champagne avvolta in un cappotto di pelliccia a Parigi, contrasta fortemente con la realtà giamaicana dove si reca in Chiesa assieme alla madre, o ancora con I viaggi in Spagna assieme ai Fratelli.

Credo sia questo il bello del “cinema verità” o di un documentario. Sto cercando un termine per definire questo nuovo tipo di genere, perchè è così frustrante che oggi si voglia per forza incasellare un film in un genere preciso. Non si tratta di finzione, ma nemmeno di giornalismo. Il valore dell’opera sta nella ricchezza di momenti ed episodi che sei riuscito a catturare. I contrasti che abbiamo affrontato con Grace non sono altro che gli stessi pazzi contrasti del mondo in cui viviamo. Durante il montaggio ci siamo sbizzarriti con effetti, giochi, alternanza tra giorno e notte e spostamenti repentini da un luogo all’altro.

E’ vero, dopo una notte di party selvaggio in un locale notturno di una delle tante metropoli, ci svegliamo la mattina e ci troviamo improvvisamente in Giamaica e ci incamminiamo verso la Chiesa, dove scopriamo che la madre di Grace si esibiva.

Sì, e vediamo Grace mentre applaude la performance della madre in Chiesa. Che tu sia religioso o no, senti che c’è qualcosa di potente mentre le guardi. Io credo che questo accada per via della mancanza di intimità vissuta da Grace nei confronti dei suoi genitori durante l’infanzia – questo è un elemento cardine in tutta la parte del film che parla della Giamaica. Vediamo la madre di Grace intonare esultante “God’s eye is on the sparrow, and I know He watches over you and me!”, ma per Grace queste parole facevano riferimento all’occhio della madre e a quelle attenzioni che per molti anni preziosi sono mancate nell’infanzia di Grace.

Uno sguardo, un’occhiata, o semplicemente essere vista: questa esigenza emerge potente attraverso il materiale raccolto. Per chi si occupa di cinema è qualcosa di fondamentale, il cinema è un mezzo capace di catturare visivamente il mondo, ma ti permette di farlo in modo personale. Con la mia telecamera, posso dare uno sguardo intimo, il quale a sua volta passa attraverso lo sguardo di ogni persona che vede il film.

NOTE DI PRODUZIONE La produzione del film GRACE JONES: BLOODLIGHT AND BAMI si compone di due momenti differenti. Il primo momento consiste nella raccolta delle riprese messe insieme da Fiennes tra il 2005 e il 2009. Si tratta di scene filmate su mini cassette DV con telecamere VX1000, VX150, Panasonic DVX100A. Il secondo momento consiste nella creazione e nella registrazione delle performance uniche di Grace e la sua band, riprese nel settembre del 2016 all’Olympia Theatre di Dublino.

Fiennes era convinta che la chiave del film dovesse essere la performance di Grace, non sarebbe stato possibile completare il film senza di essa. Per farlo sarebbero state necessarie delle ingenti risorse di produzione, così Fiennes e Jones hanno deciso di collaborare con Katie Holly, di Blinder Films a Dublino, in veste di capo produttrice, e Shani Hinton (che aveva già lavorato con Fiennes in ambito legal nel 2001). James Wilson invece è il produttore esecutivo per quanto riguarda la parte inglese della produzione. Emilie Blezat, di Sciapode in Francia, si è occupata delle diverse fasi di sviluppo del progetto. Una volta raccolti i fondi per la realizzazione del film, grazie al contributo di THE BRITISH FILM INSITUTE, BBC FILMS, THE IRISH FILM BOARD e agli investitori privati ROADS ENTERTAINMENT e FRANCESCA VON HABSBURG, è stato possibile intraprendere il completamento del progetto.

Fiennes ha lavorato per molti mesi a un montaggio preliminare del girato, da gennaio a giugno del 2016, per delineare una struttura base che facesse da scheletro per la realizzazione del film. Partendo da lì, ha poi selezionato una lista brani che sarebbero stati inclusi; successivamente è stata determinate l’impronta visiva da dare al girato sul palcoscenico.

Blinder Films ha supervisionato il processo di produzione e postproduzione. Il Direttore della Fotografia l’olandese Remko Schnorr, già collaboratore in passato di Fiennes, è entrato nel progetto nella primavera del 2016. Schnorr e Fiennes hanno visitato insieme alcune possibili location a Dublino dove filmare, ma non è stata una scelta difficile dato che fin da subito hanno avuto la stessa impressione che l’Olympia Theatre sarebbe stato perfetto, è un luogo intimo ma allo stesso tempo è dotato di ampio proscenio e soffitto. Non a caso l’Olympia Theatre è stato a lungo il luogo prediletto da molti artisti e musicisti per le loro esibizioni, da Johnny Cash a David Bowie. La sua storia ha inizio con il cabaret e gli spettacoli di varietà, con le esibizioni di Laurel&Hardy e Charlie Chaplin. “Scegliere il luogo giusto è fondamentale per avere un buon pubblico” - afferma Holly - “Sophie e io conosciamo molto bene il pubblico irlandese e sappiamo che è il migliore al mondo, infatti il primo concerto è andato sold out in pochi minuti e l’atmosfera durante lo spettacolo era elettrica. Ho provato una sensazione fantastica nell’essere lì.” “Volevamo realizzare qualcosa di diverso dalle solite riprese tipiche dei concerti” afferma Schnorr. “Per ottenere la massima profondità dei colori e la migliore resa dei tessuti, abbiamo deciso di

usare una pellicola da 16mm. Così facendo abbiamo potuto allargare l’inquadratura e il campo visivo, riprendendo per intero il corpo di Grace e i suoi movimenti sul palco”. Fiennes si è ispirata alla sequenza del film Gilda in cui Rita Hayworth intona , ha cercato di ricreare gli stessi movimenti della telecamere che indugiano lenti ed eleganti sul suo corpo. “La semplicità e l’eleganza di quei movimenti ci sono state di grande ispirazione”, rivela Schnorr.

Fiennes ha studiato a lungo le performance di Grace Jones, osservando con attenzione le riprese dei suoi concerti e filmini privati che ripercorrono in tutto 12 anni di vita dell’artista. Fiennes ha inoltre alla spalle molte conoscenze relative alla danza. Nei primi anni ‘90 Fiennes ha lavorato con la Michael Clark Company, realizzando film sia con Clark sia con il belga Alain Platel. Per la regista era fondamentale poter assicurare a Jones tutto lo spazio necessario per muoversi liberamente sul palco e dare visibilità ai movimenti del corpo.

Nel 2009, Jones aveva messo in piedi un progetto teatrale a cui avrebbe collaborato per la realizzazione di costumi il designer Eiko Ishioka. Il progetto però non fu portato a compimento a causa della scomparsa nel 2012 di Ishioka, ma riuscirono lo stesso a realizzare una serie di costumi stravaganti che Jones utilizzò in seguito nei suoi spettacoli a New York e a Londra. Ishioka lasciò anche alcuni suggerimenti per la realizzazione del progetti, che a sua volta Jones ha esposto a Fiennes. Questi sono stati gli elementi da cui è partita l’idea di realizzare il progetto BLOODLIGHT AND BAMI.

Fiennes e Schnorr hanno deciso di coinvolgere anche il tecnico delle luci Sinead McKenna, la cui spiccata sensibilità artistica per luci e colori ha dato forma all’aspetto visivo del progetto. McKenna suggerì l’inserimento di luci al LED all’inteno di pannelli sospesi e elaborò poi un piano di illuminazione innovativo. Nel giro di sei giorni, lavorando alacremente nel Black Box Draíocht Theatre, sono riusciti a ricreare la giusta atmosfera e illuminazione per ogni canzone.

“Durante il processo di programmazione delle luci abbiamo testato differenti pellicole Kodak”, rivela Schnorr. “Inizialmente pensavamo di utilizzare la 200T (7213), ma durante le prove abbiamo notato che l’illuminazione del palco era cambiata. A causa dell’uso intensivo di luci al LED, l’equilibrio tra i colori era stato modificato passando da un colore simile al tungsteno a un’illuminazione in pieno giorno. Quindi abbiamo deciso di usare la 250D (7207). Mi piace molto questa luce per realizzare riprese di esterni e interni, ma non pensavo che utilizzarle qui avrebbe reso così bene sia per l’illuminazione del palco sia per il colore della pelle di Grace. E’ stata una sorpresa per me, nonostante io abbia lavorato a lungo sulle pellicole”. Le telecamere utilizzate comprendevano tre Arri 416s e due SR3. Le lenti di ingrandimento Angenieux erano adatte a tutte le telecamere; abbiamo usato tre 7-81mm, una 25-250mm HR e una 4- 290mm Optimo. “Ogni sera abbiamo variato la posizione delle telecamere e gli elementi ottici. La prima

sera abbiamo sistemato la telecamera su di un elevatore Movibird, posizionato sul palco. La seconda sera abbiamo spostato l’elevatore in platea, per avere una visione frontale”, dice Schnorr. “E’ difficile lasciare la telecamera in mano ad altri, girare è qualcosa di molto personale, ma siamo stati molto fortunati ad avere degli ottimi collaboratori. Eravamo tutti molto motivati ed eccitati, la stessa Grace era molto emozionata. La produttrice Katie Holly ricorda, “Girare questo film è stata un’esperienza unica, ed è stato fantastico vedere le varie fasi di realizzazione prendere forma e passare in mano a una nuova generazione, ovvero al nostro assistente operatore Danny. La nostra postazione di lavoro era situata all’interno di una piccola stanza all’ultimo piano dell’Olympia, e il nostro assistente operatore ha calcolato di aver salito in una sola sera più di 40.000 gradini correndo avanti e indietro per sistemare le telecamere”.

“Eravamo così indaffarati che io non sono nemmeno riuscita a vedere lo spettacolo”, ricorda Fiennes, “Remko e io eravamo seduti in una stanza piccolissima, intenti a osservare gli schermi collegati alle telecamere e a dare indicazioni agli operatori che si trovavano sul set”. Fiennes ha lavorato al girato realizzato nelle due sere da fine ottobre 2016 a giugno 2017, quando il montaggio del film è stato completato. La produzione è stata realizzata in collaborazione con Cinelab a Londra e con Outer Limits a Dublino, quest’ultima si è occupata della parte digitale e della gradazione dei colori. La selezione di immagini è stata poi lavorata con lo scanner. Per quando riguarda la parte sonora, lo spettacolo è stato registrato dal tecnico del suono, due volte vincitore di Grammy Award, Cameron Craig, il quale ha lavorato anche con Ivor Guest alla realizzazione dell’album Hurricane. La direzione musicale di Ivor è stata molto importante per avere un’ottima resa musicale. Anche l’arrangiamento è un aspetto molto importante, e Ivor lo sa bene fin dai tempi in cui formò la Grace Jones Band.

La post-produzione del suono è stata realizzata ad Ardmore Sound, in Irlanda. “Adoro lavorare ad Ardmore Sound”, confessa Fiennes, “la struttura di questa sala di doppiaggio, costruita negli anni ‘70 ci ha permesso di realizzare un incredibile varietà di suoni, ma anche di dare spazio alle atmosfere giamaicane e di esprimere alla massima potenza il piacere, la potenza e le pulsioni che risiedono e caratterizzano la musica di Grace Jones”.

BIOGRAFIA DI GRACE JONES (Spanish Town, 19 maggio 1948) Non lo immaginereste mai, ma quando Grace cominciò a cantare come professionista, la prima volta in uno studio di registrazione si bloccò completamente: tremava, non riusciva ad emettere suono, non aveva trovato la sua voce, non sapeva di avere una voce. Provava a cantare come gli altri cantanti, perché così le veniva detto di fare, ma non riusciva a farlo. “Ero molto timida. Ma, pensai, voglio davvero farcela. Devo farlo. Cantai sotto il tavolo così che le persone all’interno dello studio non potessero vedermi. Per me fu come rinascere”, racconta Grace. Quando riuscì a cantare, venne fuori la vera Grace, con la sua anima perduta e la sua mente iperattiva, che avanzava, capace di muoversi con una tale energia, pronunciando parole, creando ritmo e manipolando la melodia dando vita a un suo universo personale.

Con il suo primo album, Portfolio (1977), passa dall’essere un’esotica modella con un passato traumatico a diventare una diva da discoteca. Strana, potente e determinata, disinibita ed esuberante, con la sua voce morbida e profonda era in grado di penetrare l’essenza di piacere e dolore, e per questo divenne famosa come la Regina delle Discoteche Gay. Portfolio fu pubblicato dopo che Grace divenne una top model di livello internazionale nei primi anni ’70, comparendo sulle copertine di Vogue e Elle. Divenne una modella dopo aver studiato teatro per un breve periodo all’Università di Syracuse a 17 anni, per poi trasferirsi prima a Philadelphia e poi New York, dove, dicono, si rasò la testa e si prestò come modella di nudo per studiosi di pittura e provò a fare anche la cubista. Grace fece inoltre delle audizioni per film della cosiddetta “black exploitation”, allora molto di moda. “Arrivavo sempre seconda. Venivo spesso richiamata, ero quasi sul punto di farcela, ma alla fine non venivo scelta. C’era molta competizione e la mia faccia non era adatta per quel mondo. La mia faccia era speciale, ma era molto difficile trovare lavoro”.

Grace è nata a Spanish Town, in Giamaica, figlia del reverendo Robert Jones e di Marjorie Jones. Christian è il nome del suo fratello gemello. La famiglia è di religione pentacostale. Ebbe un’educazione estremamente severa. Passioni di un certo tipo furono limitate in modo significativo. Ebbe un matrimonio combinato e rifiutò con forza i rituali immutati della Chiesa. Spesso afferma che “la sua non fu un’infanzia”. La famiglia si trasferì a Syracuse quando aveva 13 anni. Al liceo venne dichiarata “socialmente malata”. Lei ricorda chiaramente la soddisfazione di essere stregata e sentirsi diversa e speciale. Una colpa agli occhi degli degli altri, che per lei era invece quasi un trionfo e motivo di vanto. Grace assorbì tutto e si preparò all’azione. Scoprì le attrazioni e le seduzioni di un mondo che le era stato precedentemente negato e recuperò il tempo perduto: si imbarcò in un fantastico viaggio attraverso lo spazio, il tempo e la sessualità.

Keith Haring dipinse la sua pelle e la sua velocità scandalose. Chris Blackwell la cercò ed arrangiò un suono che era la sua mente ed il suo cuore sotto forma di nobili onde sonore e cristalline. Helmut Newton fotografò i suoi occhi, il suo respiro e le sue ossa. Disse, hai le gambe più belle di tutte. Adorava le sue caviglie. Jean-Paul Goude decostruì il suo orgoglio, la sua mente e il suo corpo e ne espose un puzzle, fece alzare le sue sopracciglia ed adorò la donna. Divorava macchine e schiaffeggiava presentatori di show televisivi, scalava montagne in un balzo, combatteva contro i suoi demoni e conquistava lo spazio, attraversò gli anni ’80, passava dalle parole ai fatti e leggeva le nostre menti, si scontrò seminuda con James Bond ed ebbe alti e bassi erotici, spirituali e coniugali. Grace non rinuncia a giocare con la propria immagine, utlizzando costumi scenografici e appariscenti perché ama interpretare il ruolo di dea dell’intrattenimento, ama esibirsi e ha bisogno che il mondo – o le poche persone che sono con lei in questo universo underground e quelle che potrebbero assistere a ciò che succederà – sappiano che lei è la persona che è. Grace, eterna.

Discografia 2008 – Hurricane 1989 - 1986 – Inside Story 1985 – Slave to the Rhythm 1982 – Living My Life 1981 – Nightclubbing 1980 - 1979 – Muse 1978 – Fame 1977 – Portfolio

Filmografia 2008 – Falco – Verdammt, Wir Leben Noch! 2006 – No Place Like Home 1999 – Palmer’s Pick Up 1998 – McCinsey’s Island 1995 – Cyber Bandits 1992 – Il principe delle donne 1987 – Siesta 1987 - Diritti all’inferno 1986 – Vamp 1985 – 007 – Bersaglio mobile 1984 – Conan il distruttore 1981 – Deadly Vengeance 1976 – Quelli della calibro 38 1976 – Let’s Make a Dirty Movie 1973 – La Guerra dei Gordon

GRACE JONES’ BAND

Charles Stuart/ Tastiera, Percussioni Charles Stuart è polistrumentista, cantante, compositore e insegnante. Ha debuttato con il singolo The Man Who Likes Watching realizzato con la Slowfoot Records. Negli ultimi anni Charles ha collaborato alla colonna sonora del cortmetraggio Orange People, all’album di Skye Edwards Keeping Secrets ed è andato in tourneé con la Grace Jones’ band. Attualmente sta lavorando a un progetto intitolato The Fish Police dove, assieme a Dean Rodney e Matt Howe, intonano canzoni che parlano di cibo, tv, videogiochi e molto altro relativo al mondo giapponese. Con The Fish Police hanno realizzato un tour mondiale e ora sta lavorando al secondo album.

Don-E McLean – Tastiera Nato a Londra, è noto per il suo singolo di debutto Love Makes The World Go Round e per la hit Unbreakable, molto amata dagli appassionati della musica soul. Recentemente Don-E è andato in tour con Grace Jones e collaborato con artisti come Brian Eno, Paulo Nutini and The British Collective. Il suo viaggio nella musica ha avuto inizio quando suo padre gli regalò una chitarra fatta a mano per il suo quinto compleanno. La musica di Don-E è influenzata da Michael Jackson, Dennis Brown, Bob Marley, Stevie Wonder, Earth Wind & Fire e Marvin Gaye – assieme a un apprezzamento personale verso la musica House, Soul e R'n'B. Don-E ha collaborato anche con artisti leggendari del calibro di Beverley Knight, Lauryn Hill, Rahsaan Patterson, Mica Paris, Omar e Shaun Escoffery. Don-E ha pubblicato il suo nuovo EP The Lost Tapes ad aprile, dopo il successo dei precedenti album Little Star, Future Rare Grooves e Future Rares 2.

Louis Eliot/ Chitarra Solista Front man e compositore per Rialto a fine anni ’90, Louis Eliot ha recentemente contribuito con Ivor Novello all’album Adventure Man. Louis ha suonato per Evan Dando dei Lemonheads, per Skye dei Morcheeba, ha duettato con Lily Allen e composto musiche per spot commerciali e campagne pubblicitarie internazionali. E’ anche il chitarrista dei Vangoffey. L’album del 2010 di Louis dal titolo Kittow’s Moor è stato inserito dal Guardian tra primi dieci migliori album dell’anno. Dal 2011, Louis è chitarra solista nella Grace Jones’ band e ha preso parte al tour mondiale dell’artista. Attualmente sta collaborando con altri artisti e sta registrando un nuovo album con il produttore Liam Watson presso i Toerag Studios. E’ anche curatore co-organizzatore dell’annuale Port Eliot Festival a Cornwall.

Malcolm Joseph/ Basso Dal 2008, Malcolm Joseph è il bassista ufficiale di Grace Jones. Originario di Hackney, Londra, Malcolm si appassiona alla musica fin da piccolo, suona abasso e chitarra, ma è anche compositore e produttore. Malcolm è co-fondatore della band 7th Heaven, tra i migliori 10 gruppi dance in classifica nel 1985. Ha pubblicato un album solista e ha collaborato con numerosi artisti tra cui Massive Attack, Neneh Cherry, Soul II Soul, Des’ree, Ray Mang, Dave Stewart, Sean Oliver e molti altri. Insegna musica ai giovani di Cornish.

Andrew McLean/ Batteria Andrew McLean suona il piano dall’età di tre anni. Suona la batteria dall’età di unici anni, ispirato dal fratelllo Donald McLean, in arte Don-E. La carriera da professionista ha inizio nel 1999 all’età di 19 anni con il gruppo Sugababes, con cui ha suonato per quattro anni e intrapreso un tour in tutta Europa. Ha lavorato con Ms. Dynamite, Asher D, Corinne Bailey Rae, Don-E, Loose Ends, Omar, VV Brown, Ed Drewett, Professor Green e Grace Jones.

Hannah Khemoh & Aleysha Gordon – HanLei/ Background Vocals Duo vocale, cantano insieme da 15 anni, 10 dei quali come vocalist di Grace Jones. Nel 2015 hanno pubblicato Diamond molto apprezzato da Louie Vega, DJ Spen, Joey Negro and Terry Hunter, per citarne alcuni. Ora stanno lavorando al progetto The LIVE Experience.

CAST TECNICO Sophie Fiennes - Regista-Produttrice-Direttore del Montaggio Sophie Fiennes è regista di numerosi documentari che trattano di spettacoli teatrali; in passato ha collaborato con il filosofo sloveno Slavoj Zizek in The Pervert’s Guide to Cinema (2006) e The Pervert’s Guide to Ideology (2012); ha lavorato con l’artista tedesco Anselm Keifer in Over Your Cities Grass Will Grow (2010); recentemente ha lavorato al film Grace Jones; Bloodlight and Bami (2017), un viaggio nel mondo della l’iconica artista e cantante. Questo progetti è venuto alla luce grazie a un precedente documentario di Fiennes dal titolo Hoover Street Revival (2001) in cui raccontava della comunità legata alla Chiesa Pentecostale di Los Angeles in cui predica il Reverendo Noel Jones, fratello di Grace Jones. Fiennes ha lavorato anche per la televisione e tra i suoi progetti ricordiamo Lars from 1-10 sul regista danese Lars von Trier; ma anche i documentari artisitci The Late Michael Clark (2000), Because I Sing (2001), VSPRS Show and Tell (2005) e Liu Xiaodong Half Street (2013). Fiennes ha realizzato anche il corto di 5 minuti First Row Orchestra per Arte’s Hopper Vu Par (2012). Molti dei progetti di Fiennes hanno avuto una distribuzione internazionale e sono passati in numerosi festival cinematografici come Cannes, Toronto e Sundance. Fiennes è stata premiata con una borsa di studio NESTA nel 2001 per il suo approccio innovativo e ha vinto anche un Arte France Cinema Award nel 2008 al Cinemart di Rotterdam.

Katie Holly - Produttrice Katie Holly è Amministratore Delegato di Blinder Films, con cui ha prodotto numerosi film premiati dalla critica e dal pubblico tra cui One Hundred Mornings (2009), Sensation (2010), Citadel (2012) e The Pervert’s Guide to Ideology (2012). Tra i suoi ultimi progetti troviamo Love & Friendship di Whit Stillman con protagonista Kate Beckinsale, Chloë Sevigny, Xavier Samuel, and Stephen Fry, premiato dalla critica al Sundance Film Festival 2016 e lanciato in sala con successo in USA e UK. Un altro porgetto recente è The Queen of Ireland, documentario sull’attivista LGBT Panti Bliss. Tra i progetti più recenti troviamo Striking Out per il canale televisivo RTÉ nel gennaio 2017; il documentario Grace Jones: Bloodlight and Bami diretto da Sophie Fiennes. Attualmente si sta occupando anche della pre-produzione di Vita & Virginia, sulla relazione tra la scrittrice Virginia Woolf e la sua compagna Vita Sackville-West, per la regia di Chanya Button. Katie è anche produttore esecutivo di alcune serie televisive in onda sul canale RTÉ, tra cui le premiate The Savage Eye e Irish Pictorial Weekly.

Shani Hinton - Produttore Dopo 10 anni passati nel Film Department alla Bird & Bird con Peter Dally, Shani ha intrapreso una carriera individuale nell’aprile del 2008. Esperta in realizzazione di film, finanza, produzione e distribuzione, ha lavorato in numerose produzioni in tutta Europa. Tra i clienti più famosi con cui ha collaborato troviamo: Woody Allen per Match Point, Vicky Cristina Barcelona, Midnight in Paris, Blue

Jasmine, Café Society e Wonder Wheel; Nick Broomfield per il documentario Kurt & Courtney e Whitney Can I Be Me; Sophie Fiennes per il documentario Hoover Street Revival, Over Your Cities Grass Will Grow e il recente Grace Jones: Bloodlight and Bami.

Remko Schnorr - Direttore della Fotografia Remko Schnorr (1974) diplomato alla Dutch Film Academy nel 2000, ha lavorato a corti, spot pubblicitari e video musicali. Nel 2004 ha preso parte al film Pluk van de Petteflet di Ben Sombogaart. Nel 2006 Remko ha lavorato con Sophie Fiennes al documentario The Pervert's Guide to Cinema. Nel 2009 ha collaborato al corto Missen di Jochem de Vries, ottenendo una nomination alla Palma D’Oro a Cannes come migliore corto. Ha collaborato anche alla realizzazione di Cornea (2014, Jochem de Vries) e Rider Jack (2015, This Lüscher). Assieme al danese Willemiek Kluijfhout ha reallizzato il documentario L’amour des Moules (2012) e Sergio Herman Fucking Perfect (2015). La collaborazione con Sophie Fiennes si è consolidata negli anni e si è ripetuta per i documentari Over Your Cities Grass Will Grow (2010), The Pervert’s Guide to Ideology (2012) e Grace Jones: Bloodlight and Bami (2017). Remko ha collaborato anche con artisti del calibro di Katerina Jebb e Erwin Olaf.

Ivor Guest - Direttore della Musica Ivor Guest ha iniziato la sua carriera a fine anni ’80 lavorando a fianco di Sean Oliver (Rip Rig and Panic), Bruce Smith (The Pop Group/PIL) e Tim Simenon. Successivamente ha formato una partnership con e insieme si sono occupati di numerosi progetti tra cui ‘The Negro Inside Me’ e ‘Oedipus Schmoedipus’ di Barry Adamson. Ivor inizia a lavorare in ambito cinematografico a Londra nel film cult di Nick Love The Football Factory, per proseguire poi con una collaborazione continuativa con Alex Gibney per vari titoli tra cui Taxi to the Dark Side, vincitore di un Academy Award come miglior documentario. Ivor ha ricevuto anche una nomination agli Emmy per Mea Maxima Culpa - Silence in the House of God. Ivor ha collaborato per oltre dieci anni con Grace Jones, producendo ‘Hurricane’ e gestendo la direzione musicale di molti degli spettacoli dal vivo della cantante. Recentemente Grace e Ivor hanno lavorato al brano ‘Original Beast’ apparso nella colonna sonora di The Hunger Games - Mockinjay Part One. Ivor ha anche prodotto due album con l’iconica artista francese Brigitte Fontaine (‘Prohibition’ e ‘L’un N’empeche pas L’autre’); ha laorato anche con Brian Eno, Lana Del Ray, Jessie Ware, Skye Edwards, Tony Allen, Dave Okumu, Wally Badarou e Seb Rochford. In Francia ha collaborato con Jaques Higelin, M, Christophe, Bertrand Cantat, Arno, Philippe Katerine ed Emmanuelle Seigner.

Eiko Ishioka - Ideatore allestimento scenico originale Eiko Ishioka (Luglio 12, 1938 – Gennaio 21, 2012), giapponese, direttore artistico, costumista e designer. Famosa per la campagna pubblicitaria realizzata per la catena di boutique giapponese Parco, ma anche per la collaborazione con il brand di abbigliamento sportivo Descente per il quale ha creato le uniformi per le squadre di Svizzera, Canada, Giappone e Spagna ai Giochi Olimpici Invernali del 2002 a Salt Lake City, e si è occupata dei costumi per la cerimonia di apertura dei giochi Olimpici Estivi di Pachio nel 2008. Vincitrice di un Academy Award come migliori costume per il film di Francis Ford Coppola del 1992 Bram Stoker’s Dracula, ha ricevuto anche una nomination postuma all’Academy Award per il film di Tarsem Singh del 2012 Mirror Mirror.

Sinead McKenna - Direttore delle luci Sinead ha ricevuto due Irish Times Theatre Awards e una nomination ai Drama Desk. Recentemente ha collaborato a Grace Jones - Bloodlight and Bami (Blinder Films); Angela’s Ashes The Musical; Futureproof (Cork Everyman Palace); Nivellis War (Cahoots NI/ New Victory Theatre). Tra le alter collaborazioni ricordiamo The Master Builder, Richard III e Uncle Vanya (West Yorkshire Playhouse); The Becket/Pinter/Friel Festival, Private Lives (2016 and 2008), Juno and the Paycock, A month in The Country, The Gigli Concert, The Mariner, The Price and An Ideal Husband (The Gate Theatre); Maz and Bricks (Fishamble), The Wake, Othello, Aristocrats, Quietly, Alice in Funderland, The Plough and the Stars, 16 Possible Glimpses, The Burial at Thebes, Howie The Rookie, Finders Keepers (Abbey Theatre); New Electric Ballroom (Druid); Howie The Rookie, Greener, October, Last Days of The Celtic Tiger, Blackbird (Landmark Productions); Dubliners, (The Corn Exchange), Famished Castle, Travesties, The Importance of Being Earnest, Improbable Frequency (Drama Desk nomination 2009 Best Lighting Design for a Musical), The Parker Project, Life is a Dream, Attempts on her life and Dream of Autumn (Rough Magic); The Wolf and Peter, Agnes, Pageant, Swept (Cois Ceim); Invitation to a journey (Coisceim/Fishamble/Crash Ensemble); Don Giovanni (OTC); La Traviata (Malmo Opera House); The Rape of Lucretia IYO, The Magic Flute, The Marriage of Figaro (Opera Theatre Company), Midsummers Night Dream (Opera Ireland).

OFFICINE UBU – IL DISTRIBUTORE

Officine UBU è l’evoluzione di UBU Film, fondata nel 2001 a Milano da Franco Zuliani, che ha prodotto, tra gli altri, i film La Spettatrice di Paolo Franchi e Fame Chimica di Paolo Vari e Antonio Bocola. Il fondatore ha ricevuto nel 2004 il "Premio F.I.C.E. (Federazione Italiana Cinema d’Essai)" come miglior produttore di film di qualità. Nel 2006 Officine UBU esordisce nella Distribuzione confermando la propria vocazione all’originalità, alla qualità e all’innovazione. Tra i film distribuiti in questi anni, le opere di grandi protagonisti del cinema mondiale come Terry Gilliam, Patrice Leconte, François Ozon, Alex De La Iglesia, Anne Fontaine, Michael Winterbottom, Jia Zhangke, Nicolas Winding Refn, Olivier Assayas, Takashi Miike, Marjane Satrapi, Tony Kaye, Shane Meadows, Julie Delpy, Valérie Donzelli, Emmanuelle Bercot, Nicolas Philibert, Sam Garbarski, Gianfranco Rosi, Eric Lavaine, Sophie Fiennes, Emmanuel Mouret, David LaChapelle, Giuseppe M. Gaudino.

Tra i titoli distribuiti di maggior spicco: Il senso della bellezza - Arte e scienza al CERN di Valerio Jalongo; Ritorno in Borgogna (Back to Burgundy) di Cédric Klapisch con Pio Marmaī, Ana Girardot, Maria Valverde; Un Profilo per due di Stéphane Robelin, con Pierre Richard, Yaniss Lespert, Fanny Valette; Planetarium di Rebecca Zlotowski con Natalie Portman, Lily-Rose Depp, Louis Garrel, Emmanuel Salinger, presentato Fuori Concorso all’ultimo Festival di Venezia e al Festival di Toronto; Il viaggio (The Journey) di Nick Hamm con Timothy Spall, Colm Meaney, John Hurt, presentato Fuori Concorso all’ultimo Festival di Venezia e al Festival di Toronto; Un re allo sbando (King of the Belgians) di Peter Brosens e Jessica Woodworth con Peter Van Den Begin, Bruno Georis, Lucie Debay, Titus De Vogdt, Pieter Van Der Houwen, in concorso a Venezia-Orizzonti 2016; Per mio figlio (Moka) di Frédéric Mermoud, Variety Piazza Grande Award al Locarno F.F., con Emmanuelle Devos e Nathalie Baye; Caffè di Cristiano Bortone, Evento Speciale al Festival di Venezia - Giornate degli Autori, con Ennio Fantastichini, Miriam Dalmazio, Dario Aita, Hichem Yacoubi, Zhuo Tan, prima coproduzione Italia-Cina-Belgio; Torno da mia madre (Retour chez ma mére) di Eric Lavaine, con Josiane Balasko, Alexandra Lamy, Mathilde Seigner; Marguerite e Julien di Valérie Donzelli, in concorso al Festival di Cannes 2015, tratto dalla sceneggiatura scritta da Jean Gruault per Francois Truffaut, con Anaïs Demoustier, Jérémie Elkaïm; Benvenuti...ma non troppo (Le Grand Partage) di Alexandra Leclère con Karin Viard, Josiane Balasko, Valérie Bonneton; Astrosamantha di Gianluca Cerasola con Samantha Cristoforetti, Premio Speciale Nastri d’Argento - Doc 2016; A testa alta (La tête haute) di Emmanuelle Bercot, film d’apertura del Festival di Cannes 2015, con Catherine Deneuve, Rod Paradot, Benoît Magimel, Sara Forestier; Per amor vostro di Giuseppe M.Gaudino, in concorso al 72° Festival di Venezia, con Valeria Golino (Coppa Volpi alla migliore interpretazione femminile), Massimiliano Gallo, Adriano Giannini; The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy, vincitore della Settimana della Critica a Cannes e del

Discovery Award all'EFA; Le streghe son tornate (Las brujas de Zugarramurdi) di Alex De la Iglesia, otto premi ai Goya, con Carmen Maura; Una nuova amica (Une nouvelle amie) di François Ozon, Premio Sebastiane al San Sebastian Film Festival; Gemma Bovery di Anne Fontaine, dalla graphic novel di Posey Simmonds e film di apertura del Festival di Torino, con Fabrice Luchini, Gemma Arterton; Il Sale della Terra (The salt of the Earth) di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, Premio Speciale “Un Certain Regard” al Festival di Cannes, candidato agli Oscar come Miglior Documentario, con Sebastiao Salgado; Una Promessa (A Promise) di Patrice Leconte, con Rebecca Hall, Alan Rickman, Richard Madden, presentato alla 70. Mostra del Cinema di Venezia e al Toronto F.F.; Mister Morgan (Mr. Morgan’s Last Love) di Sandra Nettelbeck, in concorso Festival di Locarno, con Michael Caine, Clémence Poésy; Sacro GRA di Gianfranco Rosi, Leone d'Oro alla 70° Mostra di Venezia; Il tocco del peccato (A Touch of Sin) di Jia Zhangke, Premio per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes; Il volto di un'altra di Pappi Corsicato, con Laura Chiatti, Alessandro Preziosi, in concorso al Festival di Roma; Qualcosa nell'aria (Aprés Mai) di Olivier Assayas, Premio per la Miglior Sceneggiatura al 69° Festival di Venezia; E la chiamano estate di Paolo Franchi, Miglior Regia e Miglior Attrice a Isabella Ferrari al Festival di Roma; Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau, candidato agli Oscar come Miglior Film Straniero, con Fellag, Sophie Nélisse; Detachment-Il distacco di Tony Kaye, con Adrien Brody, Marcia Gay Harden, Lucy Liu, James Caan, Miglior Contributo Artistico al Festival di Tokio; Pollo alle prugne (Poulet aux Prunes) di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud, in concorso Festival Venezia, con Mathieu Amalric, Isabella Rossellini; This is England di Shane Meadows, Premio Speciale della Giuria al Festival di Roma, Miglior Film Britannico - BAFTA Awards; Non è ancora domani (La Pivellina) di Tizza Covi e Rainer Frimmel, Miglior Film Europeo “Quinzaine des réalisateurs” al 62° Festival di Cannes, candidato ai Premi Oscar dall'Austria e vincitore di oltre 40 premi in tutto il mondo; Tideland - Il mondo capovolto di Terry Gilliam, con Jeff Bridges, Janet McTeer, Jennifer Tilly; Rize - Alzati e balla di David La Chapelle, selezionato per i Premi Oscar.

Tra i film di prossima distribuzione: Un amore sopra le righe (Monsieur & Madame Adelman) di Nicolas Bedos, con Doria Tillier e Nicolas Bedos; La mélodie di Rachid Hami con Kad Merad; Sea Sorrow – Il dolore del mare di Vanessa Redgrave; Sergio & Sergej – Il professore e il cosmonauta di Armando Daranas con Ron Perlman, Un marito in due (Garde Alterneée) di Alexandra Leclére con Valérie Bonneton, Didier Bourdon, Isabelle Carré.