Grace Jones: Bloodlight and Bami
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presenta GRACE JONES: BLOODLIGHT AND BAMI regia di SOPHIE FIENNES con Grace Jones, Jean-Paul Goude, Sly Dunbar, Robbie Shakespeare, Ivor Guest UK/Irlanda - 2017 - 115 min. EVENTO SPECIALE AL CINEMA SOLO IL 30 E 31 GENNAIO distribuito da Officine UBU – www.officineubu.com materiali disponibili al sito: www.officineubu.com/areapress user: ospite – pw: stampa Ufficio Stampa: Echo srl Stefania Collalto - [email protected] - +39 339.4279472 Lisa Menga - [email protected] - +39 347.5251051 Stefania Gargiulo - [email protected] - +39 334.7562824 Giulia Bertoni - [email protected] - +39 338.5286378 SINOSSI BREVE Grace Jones: Bloodlight and Bami è un viaggio elettrizzante attraverso la carriera pubblica e la vita privata dell’icona della musica e della cultura pop Grace Jones. L’audace estetica di Jones emerge nell’intera pellicola grazie al sapiente lavoro delle regista Sophie Fiennes, capace di creare un’esperienza cinematografica di grande potenza, accostando a contrasto sequenze musicali, riprese più intime e materiale personale per ritrarre la persona che si nasconde dietro la maschera indossata dall’artista sul palco. SINOSSI LUNGA Fuori dal comune, selvaggia, strepitosa e androgina – Grace Jones è tutto questo e molto altro. Il documentario tratteggia un profilo inedito della Jones: amante, figlia, madre, sorella e nonna, senza filtri, alla ricerca di chi si cela davvero dietro la maschera da diva. Il palcoscenico è il luogo dove si possono realizzare le fantasie più estreme e dove si può sprigionare in libertà la fantasia: è proprio sul palcoscenico che si mette in scena il musical della vita di Grace Jones. Il film include, tra gli altri, frammenti di performance inedite tratte dalle sue canzoni più famose come Slave To The Rhythm e Pull Up To The Bumper, ma anche brani autobiografici e più recenti come Williams' Blood, This Is e Hurricane. Questi brani molto personali ci accompagnano nel racconto del viaggio che Grace Jones ha intrapreso attraverso la natia Giamaica assieme al figlio Paulo e alla nipote Chantal. Qui vengono mostrate senza reticenze le radici famigliari e viene raccontata la storia della sua traumatica infanzia. Grace e i suoi fratelli, Chris e Noel, sono stati cresciuti per diversi anni dal nonno putativo Mas P, un uomo violento e autoritario: Grace con il tempo ha imparato a pensare al passato come a un’esperienza formativa da cui trarre una lezione e un ricordo da esorcizzare. Nel frattempo, la sensualità dell’isola e il suo splendore tropicale hanno iniziato a risuonare potenti in Grace, risvegliando in lei un’insaziabile fame di vita. In giamaicano il termine camerunense ‘Bloodlight’ si riferisce alla luce rossa che si illumina quando un artista è impegnato in una registrazione in sala d’incisione, mentre il termine ‘Bami’ fa riferimento alla focaccia giamaicana fatta con farina e tapioca, ossia un alimento simile al pane e che simboleggia la sostanza della vita. La pellicola alterna momenti di vita in Giamaica e frammenti di vita pubblica e privata di Grace Jones. L’artista viene ritratta tra Tokyo, Parigi, Mosca, Londra e New York, o ancora in sala di registrazione assieme al duo giamaicano, nonché collaboratore storico, Sly and Robbie o mentre discorre nel backstage con alcune fan in merito alla sua famosa apparizione televisiva al Russell Harty. Affettuosa e divertente, ma anche edonista e pronta a fare festa, Jones è anche una tenace e fiera donna d’affari. Punto fermo della pellicola è il palcoscenico, cuore pulsante del film. Mentre in sottofondo suonano le note di Love Is The Drug, viene messo in scena l’ultimo atto della pellicola e una delle scene più toccanti che ritraggono l’incontro con il fotografo francese Jean Paul Goude, creatore delle iconiche copertine degli album di Jones. In questi frammenti viene ritratta una Grace mai vista prima, che si mostra come chi ha vissuto a 360°. Nonostante tutte le sue contraddizioni e sfaccettature, Grace Jones è un’icona in cui molti si identificano: Jones è l’eccezione che conferma la regola CAST Grace Jones Jean-Paul Goude Sly Dunbar Robbie Shakespeare CAST TECNICO Copricapi realizzati da Philip Treacy Direttore della fotografia Remko Schnorr Direttore musicale Ivor Guest Produttori esecutivi Christine Langan, Joe Oppenheimer Lizzie Francke, Keith Potter, Francesca Von Habsburg Danielle Ryan, Alan Maher, James Wilson, Émilie Blézat Prodotto da Sophie Fiennes, Beverly Jones, Shani Hinton, Katie Holly Regia e montaggio Sophie Fiennes Consulente creativo Oisin Byrne Original Staging Concept Eiko Ishioka COLONNA SONORA: JONES THE RHYTHM Scritta da Bruce Woolley, Simon Darlow, Trevor Horn & Stephen Lipson SLAVE TO THE RHYTHM Scritta da Bruce Woolley, Simon Darlow, Trevor Horn & Stephen Lipson WILLIAMS BLOOD Scritta da Wendy Melvoin, Lisa Coleman & Grace Jones THIS IS Scritta da Grace Jones & Leslie Winer LA VIE EN ROSE Scritta da Louiguy & Edith Piaf WELL WELL WELL Scritta da Barry Reynolds & Grace Jones WARM LEATHERETTE Scritta da Daniel Miller NIPPLE TO THE BOTTLE Scritta da Sly Dunbar & Grace Jones I NEED A MAN Scritta da Paul Andrew Slade & Pierre Papadiamandis PULL UP TO THE BUMPER Scritta da Dana Manno, Sly Dunbar & Robert Shakespeare HIS EYE IS ON THE SPARROW Scritta da Civilla D Martin & Charles Gabriel LOVE IS THE DRUG Scritta da Bryan Ferry & Andrew Mackay MY JAMAICAN GUY Scritta da Grace Jones HURRICANE Scritta da Grace Jones & Adrian Thaws CONVERSAZIONE CON SOPHIE FIENNES E LEONIE GOMBRICH Ci sono molti motivi per cui i fan aprezzeranno sicuramente la pellicola, ma questo film vuole andare oltre. La pellicola offre un ritratto ricco e sfaccettato tanto dell’artista quanto della persona in sé. Come è nata l’idea della pellicola? Inizialmente ho incontrato Grace per parlarle di un mio film incentrato sulla Chiesa di Los Angeles di suo fratello maggiore Noel (Hoover Street Revival, 2001) e in quell’occasione mi aveva detto “Tu capisci da dove io provengo”. Improvvisamente si è alzata in piedi, ha battuto le mani e ha detto “Amo il profumo del tuo film”. Ci siamo sentite da subito molto vicine, ci accomuna l’avere una famiglia numerosa alle spalle, entrambe sappiamo cosa significa avere dei fratelli. In quel periodo Grace stava registrando l’album Hurricane, ma non volevamo che il film si concentrasse solo su quel lavoro, volevamo andare oltre. Così decisi di essere aperta a ogni possibilità, di raccogliere più immagini, testimonianze e materiale possibili. Quando ti trovi a realizzare un documentario, devi essere completamente aperto e disponibile alla vita, pronto a registrare tutto ciò che accade e si evolve intorno a te. Non c’è nulla che tu possa controllare se non il tuo istinto creativo. La mia valigia era sempre pronta, e non appena Grace chiamava, la seguivo ovunque, a Mosca, nello studio di registrazione, a New York… Era come se fossi un membro del suo entourage. Grace desiderava esplorare attivamente la sua relazione con la Giamaica e la sua famiglia e decise di portarmi con lei. Sono anche stata a Parigi mentre scattava assieme a Jean- Paul Goude. Per cinque anni ho raccolto materiale, un’enorme quantità di materiale. Successivamente è arrivato il momento di selezionare e pensare a cosa avrei potuto creare per raccontare tutto quello che avevo raccolto su Grace. Le riprese di Grace e la sua famiglia in Giamaica sono il fulcro del film: c’è una storia nascosta che viene fuori pian piano durante il film. Ci sono quattro piani della narrazione nel film e il viaggio in Giamaica è certamente uno di questi. Sono livelli interconnessi tra di loro e che portano lo spettattore all’interno della storia. La pellicola è strutturata come una cipolla: strato dopo strato si combina l’intero ortaggio, allo stesso modo i diversi piani danno un senso all’opera. La pellicola non vuole essere nostalgica, non è un bio-pic finalizzato a raccontare in modo frammentato l’intera vita dell’artista. Il passato di Grace si ripresenta continuamente nel suo presente, ma il materiale raccolto in Giamaica è fondamentale per riportarci alle sue origini, alle radici e alla terra che l’ha vista crescere e dove ha trascorso la sua infanzia. Una volta raccolto il materiale, mi sono resa conto di quanto fossi affascinata dal forte contrasto tra ciò che era estremamente naturale – in termini di luce, pelle, suoni e colori – e di ciò che invece era artificiale – ovvero tutto ciò che riguardava Grace nella sua vita reale, lavorativa e pubblica di tutti giorni, ossia la metropoli, il trucco in volto, le suites degli hotel, i palcoscenici. Le performance dei suoi concerti prendono vita nel film grazie a immagini sensuali e riprese voluttuose. Vedendole si ha la graduale rivelazione che le sue canzoni siano lì a commentare la sua stessa vita – immagino sia stato proprio questo lo scopo di averle inserite nel film. Grace pensa a se stessa come una narratrice, quindi mi sono avvicinata alle sue performance tenendo presente questo, immaginando che le canzoni servissero a dare forma alla narrazione. Ho lavorato a lungo sul montaggio del film, cercando di utilizzare le canzoni in modo che esprimessero al meglio il loro significato, dalla ipnotica furia di Nipple to The Bottle, all’inno a far festa che è Pull Up To The Bumper. Una volta Grace mi ha detto: “La musica dice molto di me, anche più di quanto posso dire io sulla musica”. Spero di essere riuscita a trasmettere questo nel film. Lo stare sul palco ha dato a Grace lo spazio e la libertà di muoversi e conservare il suo linguaggio estetico: forte, grafico ed elegante. Grace non ha mai fatto prove sul set. E’ come dice nel film: “L’artista deve correre il rischio lì fuori sul palco”. Il suo istinto è fondamentale negli spettacoli dal vivo, ed è il suo modo per relazionarsi con gli spettatori.