Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

5. INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO

In questo paragrafo sono riportati i principali stakeholder, ovvero gli Enti, Aziende, Istituti, Società, Organizzazioni etc, direttamente responsabili delle attività di protezione civile o che possano coadiuvare la Prefettura e la Provincia sia in fase di pianificazione, sia per la realizzazione di studi sulla previsione e prevenzione delle calamità naturali e delle catastrofi, sia per l’interpretazione fisica del fenomeno e del suo evolversi ed, infine, per la gestione dell’emergenza.

In particolare sono stati acquisiti i dati essenziali utili i ai fini della gestione dell’emergenza. In calce ad ogni paragrafo vi è la sintesi delle funzioni nel tempo ordinario e nelle emergenze (ex comma 1b e 1c art. 2 Legge 225/92), nonché, ove possibile, sono riportate il numero delle tavole e/o tabelle corrispondenti.

5.01 Enti, Istituti, Agenzie sovraordinati etc

Si tratta di quei gruppi nazionali o locali con specifiche finalità scientifiche in materia di previsione, quali Università, Istituti Superiori etc. che in caso di calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari possono coadiuvare il responsabile della funzione 1 (vedi paragrafo 3.02.03). Oltre ai centri di competenza utili alla rete dei centri funzionali del Dipartimento di Protezione Civile, quali ISPRA e INGV, C.N.R. etc (ex D.P.C.M. 20 luglio 2011), alle Università presenti nel territorio regionale (Benevento, Napoli e Salerno), che possono contribuire, in caso di eventi di particolare severità, alla comprensione del fenomeno in corso ed alla pianificazione degli interventi vi sono gli Istituti ed Enti che possono contribuire al superamento dell’emergenza con le specifiche conoscenze e competenze :  la sede di dell’Istituto Nazionale doi Geofisica e Vulcanologia (referente funzione 1 della S.O.C.U.P.)  l’Agenzia Regionale protezione ambientale della , l’A.R.P.A.C., con la sua sede provinciale presso il di (Av) (referente funzione 1 e 12 della S.O.C.U.P.)

5.02 Enti Territorialmente competenti

In questa sezione sono riportati tutti gli Enti competenti sul territorio della Provincia di .

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Per quanto attiene il Dipartimento di protezione civile, la Regione Campania, la Prefettura e la Provincia si rimanda al paragrafo 2. Per quanto attiene le strutture regionali, oltre a quanto riportato al paragrafo 2, particolare ruolo viene svolto:  dalle Autorità di bacino regionali (vedi paragrafo 4.01.02.04)  dai Settori Provinciali del Genio Civile (vedi tavola e tabella in allegato) attivati per il tramite del Settore Protezione Civile (delibere di G.R. n. 6932/01 e n. 854/03) prevalentemente per emergenze di ordine idrogeologico.  dallo STAPF Settore Tecnico Amministrativo Provinciale Foreste che svolge, altresì, compiti di prevenzione, spegnimento degli incendi boschivi e coordinamento delle squadre antincendio boschivo.

5.02.01 Comuni

Il territorio della Provincia di Avellino è suddiviso in 119 Comuni, (vedi relative Tabella e Tavola in allegato) ed ha una popolazione residente (dati ISTAT 2008 – censimento dicembre 2007) di 439.049 abitanti. Dei 119 Comuni, 17 hanno una popolazione residente inferiore a 1.000 abitanti, la maggior parte, 83 Comuni, ha una popolazione compresa tra i 1.000 ed i 5.000 abitanti, e solo due Comuni hanno una popolazione superiore a 20.000 abitanti: il Comune di Ariano, con 23.184 abitanti e la città capoluogo, Avellino, con 57.071 abitanti. La densità di abitanti per Kmq è bassa. Quasi tutti i Comuni presentano una densità inferiore a 1.000 abitanti per Kmq con l’estremo del Comune di Monteverde con 22,67 abitanti per Kmq. Solo due Comuni, Avellino ed Atripalda hanno una densità abitativa superiore ai 1.000 abitanti per Kmq.

Funzione nel tempo Attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei ordinario rischi, stabilite dai programmi e piani statali, regionali e/o provinciali Predisposizione del Piano Comunale di emergenza Funzione in Attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi emergenza urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza Attivazione del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) Attivazione del Centro Operativo Misto se Comune capo C.O.M. Attuazione del Piano di Emergenza Comunale Su richiesta della Prefettura, il Sindaco e/o suoi delegati, si recano presso il C.C.S., per coadiuvare i responsabili delle funzione 9, 11, 13, e/o presso il C.O.M. Tabella Comuni, abitanti, superficie, densità abitativa Tavola Comuni – Popolazione 2007 ‐ scala 1:300.000

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

5.02.02 Comunità Montane

Le Comunità Montane sono state istituite con la Legge del 3 dicembre 1971 n. 1.102, costituite in Campania con la Legge Regionale n. 6/98 e ridefinite con la Legge Regionale n. 12 del 30 settembre 2008. Svolgono la funzione di difesa suolo e dell’ambiente attraverso la realizzazione di opere pubbliche e di bonifica montana atte a prevenire fenomeni di alterazione naturale del suolo e danni al patrimonio boschivo. Le Comunità Montane, altresì, attraverso l’attuazione dei piani pluriennali di sviluppo, dei programmi annuali operativi e di progetti integrati di intervento speciale per la montagna e nel quadro della programmazione di sviluppo provinciale e regionale, promuovono lo sviluppo socio‐economico del proprio territorio, perseguono l’armonico riequilibrio delle condizioni di esistenza delle popolazioni montane, anche garantendo, d’intesa con altri enti operanti sul territorio, adeguati servizi capaci di incidere positivamente sulla qualità della vita. Inoltre, concorrono, nell’ambito della legislazione vigente, alla valorizzazione della cultura locale e favoriscono l’elevazione culturale e professionale delle popolazioni montane. Esercitano le funzioni amministrative ad essa delegate dai comuni di riferimento ai fini dell’esercizio in forma associata. Esercitano altresì ogni altra funzione conferita dalle province e dalla regione, in particolare quelle di cui alla legge regionale 4 novembre 1998, n. 17. Nella Tabella e Tavola, in allegato, si riportano le Comunità Montane della Provincia di Avellino con i relativi ambiti territoriali.

Funzione nel tempo Attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione ordinario dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali Funzione in emergenza Attivazione Piano A.I.B. Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 11 della Sala Operativa Tabella Comunità Montane ‐ Comuni afferenti Tavola Comunità Montane – Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.01.02.03 Autorità di Bacino

Sono state istituite con la Legge del 18 maggio 1989, n. 183, e successive integrazioni e modificazioni, con la quale sono state dettate le: “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”. In particolare, con tale norma venivano individuati i bacini di rilievo nazionale e venivano date indicazioni alle Regioni per la delimitazione dei bacini interregionali e regionali.

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

La Regione Campania con la Legge 7 febbraio 1994, n. 8, recante “Norme in materia di difesa del suolo ‐ Attuazione Legge 18 maggio 1989 n. 183 e successive modificazioni ed integrazioni”, ha istituito le Autorità di Bacino Regionali: Destra , Nord Occidentale della Campania, Sarno e Sinistra Sele per i quali si applica il disposto dell’ art. 20, comma 2 della citata legge 18 maggio 1989, n. 183. Per quanto attiene i bacini interregionali sono state attivate le Intese Interregionali, in attuazione dell’art. 15 della legge 18 maggio 1989, n. 183, per la:  Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Fortore;  Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Ofanto (ndr ora Puglia unitamente ai Bacini del Calaggio e del Cervaro);  Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Sele  approvate, per proprio ambito territoriale di competenza:  dalla Regione Puglia, con le delibere di Giunta Regionale nn. 109 e 110 del 18 dicembre 1991;  dalla Regione Basilicata, con delibera del Consiglio Regionale n. 307 del 3 luglio 1991;  dalla Regione Molise, con delibera del Consiglio Regionale n. 173 del 10 settembre 1992;  dalla Regione Campania, con Delibera di Giunta Regionale n. 306 del 2 febbraio 1993.

Allo stato l’assetto territoriale delle Autorità di Bacino, rilevabile dalla tabella e tavola 3, in allegato, è stato rivisto dal decreto legislativo 152/2006 che prevede, per l’Italia Meridionale, inclusa la Campania un unico Bacino Distrettuale. Comunque detto assetto non è stato ancora attuato e pertanto in Regione Campania, con delibera di Giunta n. 663 del 19 maggio 2006 è stata istituita una fase transitoria (n.d.r. nelle more della costituzione dell’Autorità di Bacino Distrettuale) di continuità amministrativa delle Autorità di Bacino preesistenti e delle quali ricadono nel territorio della Provincia di Avellino:  Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri‐Garigliano e Volturno;  Autorità di Bacino Interregionali del Fiume Sele;  Autorità di Bacino Interregionali della Puglia;  Autorità di Bacino Regionale Destra Sele;  Autorità di Bacino Regionale del Sarno;  Autorità di Bacino Regionale Nord Occidentale. Con legge regionale 15 marzo 2011, n. 4, all’art.1, comma 255, e successiva con D.P.G.R.C. n. 142 del 15/05/2012 la Regione Campania ha accorpato le Autorità di bacino regionali in Destra Sele e in Sinistra Sele e Sele, nell’unica Autorità di Bacino Regionale di Campania Sud ed Interregionali per il Bacino Idrografico del fiume Sele, nelle more del riordino normativo di cui all’articolo 1 della legge 27 febbraio 2009, n. 13 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto‐legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente).

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Inoltre, con D.P.G.R.C. n. 143 del 15/05/1952 è stata istituita l’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale con l’Incorporazione dell’Autorità di Bacino Nord Occidentale nell’Autorità di Bacino del Sarno. Nelle Tabelle e Tavole in allegato, si riportano le Autorità di Bacino che hanno competenza nella Provincia di Avellino con i relativi ambiti territoriali.

Funzione nel tempo Redazione dei Piani Stralcio Rischio Alluvioni e Frane ordinario Funzione in Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il emergenza responsabile della funzione 1 della Sala Operativa Su richiesta della Sala Operativa Regionale, in caso di A.B. regionali, coadiuva la struttura regionale di protezione civile Tabella Autorità di Bacino ‐ Comuni afferenti Tabella Autorità di Bacino – Corsi idrici superficiali Tavola Autorità di Bacino ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.01.02.04 Autorità d’Ambito

Con legge n. 14 del 21 maggio 1997, in osservanza ai principi generali della legge 5 gennaio 1994, n. 36, che stabilisce all'articolo 1, comma 1, il carattere pubblico di tutte le risorse idriche da salvaguardare e utilizzare secondo criteri i solidarietà, la Regione Campania, nell'attuazione di tali finalità, adotta programmi atti ad individuare il risparmio idrico secondo il dettato degli articoli 5 e 6 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, e della direttiva CEE n. 271 del 21 maggio 1991. Con la citata L.R. n. 14/1997 e s.m.i la Regione delimita gli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) per la gestione del servizio idrico integrato secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, adotta la convenzione tipo ed il relativo disciplinare nei rapporti tra gli Enti locali ed i soggetti gestori, disciplina le forme e le modalità per il trasferimento al nuovo gestore del personale appartenente alle amministrazioni pubbliche, aziende ed Enti, già adibito ai servizi idrici, acquedottistici, fognari e depurativi. Gli A.T.O., per la gestione del servizio idrico integrato di cui all’art. 8 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, delimitati dalla Regione Campania a norma delle Leggi n. 14/97 e n. 1/2007 sono i seguenti:  A.T.O. n. 1, denominato “CALORE ‐ IRPINO”;  A.T.O. n. 2, denominato “NAPOLI ‐ VOLTURNO”;  A.T.O. n. 3, denominato “SARNESE ‐ VESUVIANO”;  A.T.O. n. 4, denominato “SELE”;  A.T.O. n. 5, denominato “TERRA DI LAVORO”. I Comuni della Provincia di Avellino ricadono tutti nell’A.T.O. n. 1 “CALORE IRPINO”, ad eccezione di e che, invece, rientrano

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo nell’A.T.O. n. 4 “SELE”.

Funzione nel tempo Redige il Piano d'Ambito ordinario Funzione in Allerta gli Enti Gestori del Servizio Idrico Integrato per l'attivazione del emergenza proprio piano per la gestione delle Emergenza Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 1 e/o 11 della Sala Operativa Tabella Autorità d'Ambito ‐ Comuni afferenti Tavola Autorità d'Ambito ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.01.02.05 Consorzi di Bonifica – Ente Irrigazione

Sul territorio della Provincia di Avellino sono attivi, allo stato, due consorzi, quello di Bonifica dell’Ufita, il cui comprensorio irriguo è individuabile prevalentemente nell’area del Fiume Ufita e quello dell’Agro Sarnese Nocerino, che opera prevalentemente nella valle del Bacino del Torrente Solofrana. La Regione Campania con Legge n. 4 del 25 febbraio 2003 avente ad oggetto “nuove norme in materia di bonifica integrale” ha delimitato i comprensori di Bonifica e ridefinito i perimetri consortili. Conseguenza di tale revisione (ex art. 33 L.R. n. 4/2003) è un terzo consorzio operante nel territorio della Provincia, nell’area dei Regi Lagni, il consorzio di Bonifica “Volturno‐Garigliano. Detto Consorzio non ha ancora attivato un servizio di irrigazione. Oltre ai citati Consorzi, sul territorio della Provincia opera anche l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Campania, che gestisce, per uso irriguo, le acque della diga di e del Torrente Scorzella in agro di .

Consorzi di Bonifica Funzione nel tempo Redige il Piano per la gestione delle Emergenze per la sistemazione, ordinario regimazione e regolazione dei corsi d’acqua di bonifica ed irigui ed i relativi manufatti Gestisce le reti di approvvigionamento idrico per uso agricolo nei comprensori di competenza Funzione in Attua il prorio Piano per la gestione delle Emergenza emergenza Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 1 e/o 11 della Sala Operativa Tabella Consorzi di Bonifica ‐ Comuni afferenti Tavola Consorzi di Bonifica ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Ente Irrigazione Funzione nel tempo Redige il Piano per la gestione delle Emergenze della Diga di Conza ordinario della Campania Gestisce le reti di approvvigionamento idrico per uso agricolo nei comprensori di competenza Funzione in Attua il proprio Piano per la gestione delle Emergenza emergenza Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 1 della Sala Operativa

5.03 Il Sistema Sanitario Locale

Il sistema sanitario locale si esplica attraverso:  L’Azienda Ospedaliera Giuseppe Moscati di Avellino  L’Azienda Sanitaria Avellino alla quale afferiscono: ‐ Distretti Sanitari di , Atripalda, Avellino, Baiano, , e Sant’Angelo dei Lombardi. ‐ La Centrale Operativa del 118 che gestisce l’emergenza territoriale sanitaria con l’utilizzo di ambulanze medicalizzate, il Centro Mobile di Rianimazione, l’Eliambulanza e, se necessario, con l’ausilio dei vigili del fuoco e delle le forze di polizia. ‐ I Presidi Ospedalieri siti nei Comuni di Ariano Irpino, e Sant’Angerlo dei L.di, Solfora, che garantiscono la continuità assistenziale

Funzione nel tempo ordinario Redazioni di Piani e Programmi per la tutela della salute Funzione in Emergenza ASL Attua il Piano di Settore e su richiesta della Prefettura fa recare presso la Sala Operativa i funzionari dei servizi sanità pubblica e veterinaria, per coadiuvare il responsabile della funzione 2 e 9 della Sala Operativa Funzione in emergenza 118 Gestisce il Posto Medico Avanzato e su richiesta della Prefettura fa recare presso la Sala Operativa un funzionario per coadiuvare il responsabile della funzione 2 della S.O. Funzione in emergenza Attua il Piano di Settore e su richiesta della Prefettura fa recare Azienda Ospedaliera presso la Sala Operativa un funzionario per coadiuvare il responsabile della funzione 2 della Sala Operativa Tabella Distretti Sanitari ‐ Comuni afferenti Tavola Distretti Sanitari – Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.04 Mass‐media e informazione

Consentono di comunicare un messaggio o un’informazione ad una massa di persone nello stesso tempo. L’attività dei mass‐media si esplica attraverso il servizio Stampa, Radio e Tv. Le

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

principali testate suddivise nelle varie categorie riferite sono riportate nella relativa tabella.

Funzione nel tempo ordinario Divulgazione culturale e diffusione capillare dell’informazione Funzione in Emergenza Oltre alle funzioni svolte nel tempo ordinario dirama i comunicati stampa del responsabile della F3 della Sala Operativa Tabella Mass Media

5.05 Associazioni di Volontariato

Le Associazioni di Volontariato, operanti nel campo della Protezione Civile, in Regione Campania sono iscritte, ai sensi del D.P.R. 194/2001 e della delibera di G.R. n. 2394/2004 , in un registro regionale. In caso di emergenza vengono attivate dalla Sala Operativa Regionale e devono collaborare con il responsabile della Funzione 4 della Sala Operativa congiunta Prefettura‐Provincia. Le associazioni possono essere anche attivate direttamente dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ex D.P.R. 194/2001, se iscritte nel relativo elenco. Nella relativa tabella, in allegato, sono riportate le associazioni operanti, nel territorio della Provincia di Avellino, nel campo della protezione civile, distinte in associazioni iscritte all’Elenco Nazionale ed al Registro Regionale.

Funzione nel tempo ordinario Divulgazione culturale e formazione Funzione in Emergenza Coadiuvano i responsabili i delle funzioni 2, 4, 10 e 13 della Sala Operativa, su attivazione della Regione o del Dipartimento Tabella Associazioni di Volontariato

5.06 Gestori di reti e di servizi essenziali

I gestori delle reti e dei servizi essenziali, nel tempo ordinario provvedono alla gestione delle reti e dei servizi di relativa competenza ed in emergenza oltre a provvedere al ripristino della funzionalità dei medesimi collaborano, su richiesta della Prefettura, con i responsabili delle funzioni 5 (materiali e mezzi), 6 (trasporto circolazione e viabilità), 7 (telecomunicazioni), 8 (servizi essenziali) e 13 (assistenza alla popolazione)

5.06.01 Rete viaria e ferroviaria

Gli Enti e le Società proprietari o gestori delle reti viarie, ferroviarie ed aree (eliporti) con competenza sul territorio provinciale sono:

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Rete viaria, extracomunale: Autostrada per l’Italia (AI), Anas s.p.a., Regione Campania per la viabilità regionale e Provincia di Avellino per la viabilità provinciale

Rete ferroviaria: Rete Ferrovia Italiana (RFI) e Circumvesuviana Funzione nel tempo ordinario Redazione del Piano per la gestione delle Emergenze Gestione delle reti in proprietà o in uso Funzione in emergenza Attua il Proprio Piano per la gestione delle Emergenza Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 6 della Sala Operativa Tavola Rete viaria ‐ scala 1:80.000

5.06.02 Trasporto pubblico

Il servizio di trasporto più utilizzato in provincia di Avellino è, senza dubbio, l'autobus. Le aziende pubbliche operanti sul territorio provinciale sono l’A.IR. e la S.I.T.A. L’azienda pubblica A.I.R. (Autoservizi Irpini) è l’Azienda che esercita il servizio di trasporto pubblico in Provincia di Avellino mediante autolinee di carattere extraurbano. Assicura il collegamento del Capoluogo Irpino con 96 comuni della provincia, con Napoli, Benevento, Salerno Università di Fisciano (linee interprovinciali), con Roma e Foggia (linee interregionali). La S.I.T.A., appartenente al Gruppo Ferrovie dello Stato, effettua corse quotidiane da e per la città di Salerno. Le aziende private operanti sul territorio provinciale sono le ditte Acierno Stefano Autoservizi, Bartolini, Di Maio e Sellitto.

Funzione nel tempo ordinario Servizio di Autotrasporto Funzione in Emergenza Su attivazione del Prefetto, coadiuva i responsabili delle funzioni 6 e 13 della Sala Operativa

5.06.03 Telecomunicazioni

Nel tempo ordinario le comunicazioni da rete fissa e mobile avvengono, in Campania, principalmente attraverso i gestori I Telecom, Vodafone e Wind. Ruolo importante, sia nel tempo ordinario che in emergenza, viene svolto anche dal Ministero dello Sviluppo Economico – Ramo comunicazioni che ha competenze in merito all’autorizzazione delle frequenze radio ed al monitoraggio delle stesse e dalla Forza Armata Esercito che in situazione di emergenza, su richiesta esplicita dell’Autorità prefettizia, interviene con gli

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo assetti specialistici disponibili con compiti di consulenza e di supporto alle amministrazioni/agenzie competenti a sviluppare la Funzione Telecomunicazione. Rappresentanti degli enti sopraccitati, e dei principali gestori di telefonia, in caso di eventi di cui alla lett.c par. 1 dell’art. 2 della Legge 225/92, su richiesta del Prefetto, o in via autonoma si recano presso la Sala Operativa Provinciale.

5.06.03.01 La Sala Radio Interforze

La Prefettura e la Provincia hanno realizzato (vedi paragrafo 3.02) la Sala Radio Interforze, con la finalità di creare una rete di comunicazione, attraverso le frequenze radio, delle seguenti componenti del sistema di protezione civile: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Vigili del Fuoco,118, Regione Campania, Radioamatori, Laira.CB. Gli operatori degli Enti e/o Associazioni di cui innanzi, in caso di evento di particolare gravità (interruzione delle linee telefoniche), su richiesta del Prefetto, o in via autonoma, si recano presso la Sala Radio della Prefettura e, in caso di inagibilità di quest’ultima, si recano presso la Sala radio della Provincia, per collaborare con il responsabile della funzione 7 (telecomunicazione)

5.06.03.02 La rete radio provinciale

La rete radio presente sul territorio della Provincia di Avellino è stata programmata nel 2003 e successivamente, nel 2006, è stata siglata un’intesa (approvata con delibera di Giunta Provinciale n. 336 del 9 nov 2007) tra le associazioni A.R.I e L.A.I.RA.CB., la Prefettura e la Provincia di Avellino. La Sala Radio Provinciale (S.O.C.U.P. e S.O.P.A.) e le sedi dei Centri Operativi Misti (C.O.M.) sono dotate di apparati radio con frequenza radioamatoriale e C.B, mentre le sedi dei Centri Operativi Comunali, dei Comuni che hanno aderito alla proposta della Provincia stipulando con la stessa apposita convezione, sono dotate di apparati CB. Per il buon funzionamento delle comunicazioni sono stati installati 3 ponti radio nei territori di Chiusano San Domenico, e .

5.06.04 Gestori del Servizio Idrico Integrato

In Provincia di Avellino non vi è ancora un gestore unico del servizio Idrico integrato in quanto non sono stati ancora avviati i procedimenti di affidamento della gestione previsti dalla Legge n. 36/94 e dalla Legge Regionale n. 14/97.

Piano di emergenza provinciale | 41

Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Vi sono ancora diversi Comuni che gestiscono in autonomia, parziale o totale, il servizio idrico ma la maggior parte del territorio è servito da Aziende quali l’Alto Calore Servizi, l’Acquedotto Pugliese, l’Azienda Speciale Idrica Salernitana, Azienda Risorse Idriche Napoli, Ente Risorse Idriche Molise. Per quanto attiene il servizio di depurazione e smaltimento fognario, oltre ad alcuni Comuni che lo gestiscono in modo autonomo, tale servizio viene svolto dall’Alto Calore s.p.a, l’Eni acqua, Consorzio Gestioni Servizi.

Funzione nel tempo ordinario Redazione del Piano per la gestione delle Emergenze Gestione delle reti in proprietà o in uso Funzione in emergenza Attua il proprio Piano per la gestione delle Emergenza Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 8 della Sala Operativa Tabella Gestori ciclo integrato delle acque – Comuni afferenti Tavole Gestori ciclo integrato delle acque ‐ scala 1:300.000

5.06.05 Gestori rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas

Nel territorio della Provincia di Avellino, il distributore dell’energia e quinti titolare della rete e l’E.N.E.L. Distribuzione s.p.a, mente per il gas la rete ad alta pressione è gestita dalla S.N.A.M. è la rete a media/bassa pressione dalle società di cui alla relativa tabella.

Funzione nel tempo ordinario Redazione del Piano per la gestione delle Emergenze Gestione delle reti in proprietà o in uso Funzione in emergenza Attua il proprio Piano per la gestione delle Emergenza Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione 8 della Sala Operativa Tabella Rete gas – Distributori Tavola Rete Gas ‐ ffDistributori ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.06.06 Strutture Operative

Ai sensi dell’articolo 11 della Legge 225/92 sono Strutture operative nazionali del Servizio Nazionale della protezione civile: a. il Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale della protezione civile (par. 4.06.06.01); b. le Forze armate (par. 4.06.06.02); c. le Forze di polizia (par. 4.06.06.03); d. il Corpo forestale dello Stato (par. 4.06.06.03.03); e. i Servizi tecnici nazionali (par. 4.01);

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

f. i gruppi nazionali di ricerca scientifica di cui all'articolo 17, l'Istituto nazionale di geofisica ed altre istituzioni di Ricerca (par 4.01); g. la Croce rossa italiana (par. 4.05); h. le strutture del Servizio sanitario nazionale (par. 4.03); i. le organizzazioni di volontariato (4.05); j. l) il Corpo nazionale soccorso alpino‐CNSA (CAI)(par.4.05). Le strutture operative nazionali svolgono, a richiesta del Dipartimento della protezione civile, le attivita’ previste dalla presente legge nonche’ compiti di supporto e consulenza per tutte le amministrazioni componenti il Servizio nazionale della protezione civile.

5.06.06.01 Vigili del Fuoco ll Corpo nazionale, al fine di salvaguardare l'incolumità delle persone e l'integrità dei beni, assicura gli interventi tecnici caratterizzati dal requisito dell'immediatezza della prestazione, per i quali siano richieste professionalità tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali, ed al medesimo fine effettua studi ed esami sperimentali e tecnici nello specifico settore. Gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale si limitano ai compiti di carattere strettamente urgente e cessano al venir meno della effettiva necessità.

Gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale sono: ‐ opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità; Funzione nel tempo ‐ opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia ordinario nucleare e dall'uso di sostanze batteriologiche,

Funzione in In caso di eventi di protezione civile, il Corpo nazionale opera quale emergenza componente fondamentale del Servizio nazionale della Protezione Civile e assicura, nell'ambito delle proprie competenze tecniche, la direzione degli interventi tecnici di primo soccorso nel rispetto dei livelli di coordinamento previsti dalla vigente legislazione Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coordinare le funzioni n. 12 della Sala Operativa e coadiuvare i responsabili delle funzione n. 1, 9 e 10. Assicura la presenza di propri funzionari presso i C.O.M. eventualmente attivati. TABELLA Vigili del Fuoco (Comando, Distaccamenti) – Comuni afferenti TAVOLA Vigili del Fuoco (Comando, Distaccamenti) – Comuni afferenti ‐ Competenza territoriale ‐ Scala 1:300.000

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

5.06.06.02 Forze Armate

Le Forze Armate presenti sul territorio provinciale sono l’Esercito ed i Carabinieri

5.06.06.02.01 Esercito

I concorsi operativi dell’Esercito in situazioni di emergenza, nell’area centro‐ meridionale, vengono diretti e coordinati dal 2° Comando delle Forze di Difesa (2° FOD) con sede in San Giorgio a Cremano (Na) a cui dovranno essere indirizzati tutte le eventuali richieste in termini di compiti da assolvere. L’Autorità Militare, in base alle richieste, definisce gli assetti specialistici più idonei per assicurare il concorso richiesto. In tale ambito, allo scopo di coadiuvare le autorità incaricate della gestione delle emergenze (Prefetto/Autorità Enti Locali, il 2° FOD, su richiesta dell’UTG/Provincia, ovvero di iniziativa, distaccherà un proprio qualificato rappresentante (Ufficiale di collegamento) presso il CCS/COM.. Detto Personale, nello specifico, avrà il compito di indirizzare correttamente l’eventuale richiesta di concorso all’organizzazione militare all’uopo attivata.

Funzione nel tempo ordinario Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente quale componente delle Forze armate Quale componente delle struttura operativa del Servizio nazionale di protezione civile, attua il proprio piano d’intervento per pubbliche calamità. Su richiesta della Prefettura assicura la presenza dell’ufficiale di collegamento presso il C.C.S. Funzione in emergenza In Sala operativa si recano i referenti precedentemente individuati al fine di coadiuvare i responsabili delle funzioni 1, 5, 7, 10 e 12 della Sala Operativa. Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M. eventualmente attivati

5.06.06.02.02 Arma dei Carabinieri

L’Arma dei Carabinieri esercita funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, oltre che compiti di polizia militare.

Si occupa della difesa della Patria, della salvaguardia delle istituzioni e della tutela del bene della collettività nazionale; partecipa anche a operazioni militari in Italia e all’estero.

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Funzione nel tempo Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente sia ordinario come componente delle Forze armate che delle Forze di polizia. Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile, assicura la continuità del servizio di istituto nelle aree colpite dalle pubbliche calamità e Funzione in emergenza concorre alla attività di soccorso alle popolazioni coinvolte. Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie. Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzioni n. 6 e 10 della Sala Operativa. Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M. eventualmente attivati TABELLA Carabinieri (Compagnie e Stazioni) ‐ Comuni afferenti TAVOLA Carabinieri (Compagnie e Stazioni) – Competenza territoriale ‐ Scala 1:300.000

5.06.06.03 Forze di Polizia

Ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, oltre alla polizia di Stato sono forze di Polizia, fermi restando i rispettivi ordinamenti e dipendenze: a. l'Arma dei carabinieri, quale forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza; b. il Corpo della guardia di finanza, oltre ad essere Polizia economica e finanziaria, concorre al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. Fatte salve le rispettive attribuzioni e le normative dei vigenti ordinamenti, sono altresì forze di polizia e possono essere chiamati a concorrere nell'espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica il Corpo di Polizia Penitenziaria.

5.06.06.03.01 Polizia di Stato

La Polizia di Stato “tutela l’esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini; vigila sull’osservanza delle leggi…; tutela l’ordine e la sicurezza pubblica; provvede alla prevenzione e alla repressione dei reati; presta soccorso in caso di calamità e di infortuni”, come stabilisce l’articolo 24 della Legge n. 121/1981 “Nuovo ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza”

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Funzione nel tempo Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente ordinario finalizzati Funzione in emergenza Qualell componentel dll’d delledll Struttura operativebbl del Servizio nazionale di protezione civile concorre alla attività di soccorso alle popolazioni coinvolte. Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coordinare la funzione n.10. Coordina attraverso la polizia stradale la funzione n. 6 della S.O. Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M. eventualmente attivati. TABELLA Polizia di Stato (Questura e Commissariati) – Comuni afferenti TAVOLA Polizia di Stato (Questura e Commissariati) – Competenza territoriale ‐ Scala 1:300.000

5.06.06.03.02 Guardia di finanza

Il Corpo della Guardia di finanza, oltre ad essere Polizia economica e finanziaria, concorre al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. E’ strutturata in Compagnie, Brigate e Tenenze le cui sedi e competenze territoriali sono rilevabili dalla relativa tavola.

Funzione nel tempo ordinario Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente compresi il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Funzione in emergenza Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile concorre alla attività di soccorso alle popolazioni coinvolte. Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie. Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile delle funzioni n. 6 e 10 della Sala Operativa. TABELLA Guardia di Finanza – Comuni afferenti TAVOLA Guardia di Finanza ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.06.06.03.03 Corpo Forestale dello Stato

Il Corpo forestale dello Stato, istituito nel 1822, è una forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. La molteplicità dei compiti affidati alla Forestale affonda le radici in una storia professionale dedicata alla difesa dei boschi, che si è evoluta nel tempo fino a comprendere ogni attività di salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale.

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Inquadramento generale Inquadramento amministrativo

Funzione nel tempo Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente compresi ordinario le funzioni di polizia giudiziaria ed il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Funzione in emergenza Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile concorre alla attività di soccorso alle popolazioni coinvolte. Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coordinare la funzione n. 5 della sala operativa e collaborare con il responsabile della funzione n. 10 della Sala Operativa. Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M. eventualmente attivati. TABELLA Corpo Forestale dello Stato – Comuni afferenti TAVOLA Corpo Forestale dello Stato ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000

5.06.06.03.03 Corpo di Polizia Penitenziaria

Il Corpo di polizia penitenziaria è una delle cinque forze dell'ordine italiane, dipendente dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia. Così come la Polizia di Stato ed il Corpo forestale dello Stato, il Corpo di polizia penitenziaria è una forza di polizia civile ad ordinamento speciale, altresì nota come "Corpo militarmente organizzato". Quest'ultima definizione non implica la militarità del Corpo, ma l'organizzazione che si rifà chiaramente ad una struttura militare. Per quanto concerne la definizione di "ordinamento speciale" si deve al fatto che il personale del Corpo di Polizia penitenziaria (nonché quello della Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato) è differente dal personale di qualsiasi altro ente civile o militare della Repubblica italiana. Svolge compiti di polizia giudiziaria, pubblica sicurezza e di gestione delle persone sottoposte a provvedimenti di restrizione o limitazione della libertà personale. Espleta inoltre attività di polizia stradale ai sensi dell'art. 12 del Codice della strada, partecipa al mantenimento dell'ordine pubblico, svolge attività di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza anche al di fuori dell'ambiente penitenziario, così come tutte le altre forze di polizia, svolge attività di scorta a tutela di personalità istituzionali (ministro della giustizia, sottosegretari di stato) e di magistrati.

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Inquadramento generale Il modello d’intervento

Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente Funzione nel tempo ordinario compresi il concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Funzione in emergenza Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile, concorre alla attività di soccorso alle popolazioni coinvolte. Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il responsabile della funzione n. 10 della Sala Operativa. Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M. eventualmente attivati.

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Inquadramento generale Cartografia di base

6. CARTOGRAFIA DI BASE

Il territorio provinciale, sia nella sua suddivisione amministrativa che nell’aspetto fisico‐geografico, deve essere rappresentato con l’ausilio di un sistema informativo geografico (G.I.S.). Allo stato il servizio protezione civile è dotato del software ESRI Arcgis 9.2 e sta utilizzando, quale sistema di riferimento, il WGS 84 (ETRF89) – UTM fuso33, così come da progetto O.R.CA. (Ortofoto Regione Campania) della Regione. La cartografia di base utilizzata per la redazione del Piano, in dotazione del Settore Urbanistica dell’Ente, ed in particolare del Servizio Pianificazione Strategica, Pianificazione e SIT, visibile sul sito web del Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Avellino denominato "GEOPORTALE SIAT" raggiungibile dal sito http://siat.provincia.avellino.it/portal è la seguente, suddivisa tra dati Raster, dati vettoriali e dati grid:

6.01.1 Dati Raster

1. Carta Topografica IGM scala 1:50.000 (intero territorio provinciale) ( tif+tfw); 2. Carta Tecnica Regione Campania scala 1:25.000 ‐ (intero territorio provinciale) (tif + tfw; ecw ); 3. Ortofoto a colori in scala 1:10.000 produzione C.G.R. anno 1998 – (intero territorio provinciale) ( tif + tfw; ecw ); 4. Ortofoto a colori in scala 1:25.000 produzione C.G.R. anno 1998 – (intero territorio provinciale) ( tif + tfw; ecw) 5. Ortofoto a colori Progetto O.R.C.A. – Regione Campania anno 2004 – scala 1:5.000 (intero territorio provinciale) (tif + tfw; ecw) Ortofoto a colori Progetto O.R.C.A. – Regione Campania anno 2004 – in scala 1:10.000 e 1:25.000 (tif + tfw; ecw)

6.02 Dati Vettoriali

1. Tematismi formato (shp) forniti dalla Regione Campania e prodotti nell’ambito dagli “Strati prioritari – Intesa GIS”

a. Limiti comunali b. Limiti provinciali c. Limite regionale d. Centri abitati e. Autostrade.shp f. Caselli_Autostrade.shp g. Ferrovie_previste.shp h. Gallerie_ferov.shp Piano di emergenza provinciale | 49

Inquadramento generale Cartografia di base

i. Idrografia.shp j. Rete_feroviaria.shp k. Stazioni_ferov.shp 2. Tematismi vettoriali estratti da CTR 1:25.000 (shp)

a. confini comunali b. centri abitati c. idrografia d. bacini idrografici e. strade f. vincolo idrogeologico

3. Tematismi vettoriali estratti da IGM 1:50.000 (shp)

a. confini comunali b. centri abitati c. idrografia d. strade 4. Curve di livello formato dwg (intero territorio) da sezioni 10.000 ortofoto CGR anno 1998

5. Elementi Carta Tecnica Regionale (CTR) edizione 1998, in scala 1:5000 (dwg e shp)

6. Tematismi vettoriali estratti dalla CTR 1:5000 anno 1998 divisi per livelli (207) e raggruppati secondo i seguenti Temi

a. Viabilità b. Edifici – Manufatti – Limiti ‐ Simboli c. Idrografia‐Opere Idrauliche d. Trasporto Fluidi – Energia ‐ Persone e. Morfologia f. Vegetazione g. Elementi Geodetici h. Limiti Amministrativi i. Toponomastica 7. Tematismi prodotti nell’ambito del Progetto P.E.C. Incendi della Regione Campania (datum WGS84):

a. Confini comunali b. Scuole c. Edifici d. Municipi e. Strade f. Strutture (ponti e gallerie) Piano di emergenza provinciale | 50

Inquadramento generale Cartografia di base

g. Curve di Livello

8. Tematismi pubblicati dal SIT della Regione Campania:

a. Parchi Nazionali b. Parchi e Riserve Regionali c. Siti di Interesse Comunitario (SIC) d. Zone di Protezione Speciale (ZPS) e. Siti Bio_Italy

6.03 Dati Grid

1. DEM intero territorio provinciale ricavato dalla mosaicatura dei dati matrix prodotti dall’IGM (passo 20m.) 2. GRID intero territorio provinciale ricavato dal DTM ascii fornito nell’ ambito del Progetto ORCA (passo 5m.)

I temi trasmessi dalla Regione Campania nell’ambito del Progetto P.E.C Incendi devono essere integrati attraverso l’acquisizione dei dati di cui alle schede allegate al sistema di raccolta dati sia a livello comunale che provinciale. Inoltre, sarà necessario, considerato che allo stato attuale alcune cartografie di base possono fare riferimento a diversi sistemi di proiezione, uniformare gli stessi al sistema di proiezione scelto (WGS‐UTM33), secondo le procedure concordate con il Settore Cartografia della Regione Campania.

6.04 Elementi cartografici

Il Piano di Emergenza Provinciale deve avere, quale base per la valutazione dei rischi presenti sul territorio, un quadro conoscitivo di riferimento quanto più preciso e completo il territorio. Quest’ultimo va analizzato sia dal punto di vista fisico che insediativo. Un utile supporto tecnico, a tal fine, e rappresentato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP): strumento urbanistico che rappresenta e riassume tutte le conoscenze del territorio provinciale a rappresentazione cartografica del sistema fisico‐geografico. La Provincia di Avellino, con delibera di Consiglio Provinciale n. 51 del 22/04/2004, ha adottato il Preliminare del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) redatto dal Settore Politica del Territorio con la consulenza scientifica del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università Federico II di Napoli per la realizzazione degli elaborati del preliminare di PTCP. Per quanto attiene l’inquadramento generale del territorio, ovvero per quegli aspetti comuni a tutti gli scenari di rischio, sono stati individuati i seguenti

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Inquadramento generale Cartografia di base elementi di cui alcuni già cartografati ed altri in via di completamento: 1. confini comunali 2. abitanti per comune e densità di popolazione 3. centri operativi misti 4. zone di allerta meteo 5. centri abitati 6. edifici 7. strutture 8. municipi 9. rete stradale 10. scuole (da completare) 11. altimetria 12. curve di livello 13. idrografia 14. complessi litologici 15. idrogeologia 16. morfologia (da completare) 17. vulnerabilità degli acquiferi 18. uso del suolo 19. uso agricolo del suolo 20. montana 21. aree protette 22. geologica 23. geomorfologica (da completare) 24. bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi 25. aree di ammassamento soccorritori e risorse 26. rete ferroviaria

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

7. INQUADRAMENTO FISICO GEOGRAFICO 1

La provincia di Avellino si estende nella parte centrale dell’Appennino campano; essa è delimitata a nord dall’Appennino Sannita, che segna il confine con la provincia di Benevento, a sud dalla catena dei Monti Picentini, che fa da separazione con la Provincia di Salerno; ad ovest, la piana del nolano e più a sud la piana vesuviana segnano il confine con la Provincia di Napoli. Il limite orientale della Provincia coincide con il limite della Regione Campania. In particolare, il corso superiore del fiume Ofanto ne segna il confine con la Provincia di Potenza (Basilicata) mentre il confine con la Provincia di Foggia (Puglia) taglia longitudinalmente il subappennino Dauno che degrada verso l’Adriatico.

7.01 Altimetria e Morfologia

Il territorio Provinciale ha una superficie pari a 2792 Kmq di cui il 68% è classificato come montagna, e poco più del 30% della superficie è classificata come territorio collinare. Dei 119 Comuni che ricadono nella Provincia di Avellino ben 54 vengono classificati dall’Istat come ricadenti nella zona altimetrica di montagna interna; mentre i restanti 65 ricadono nella zona altimetrica di collina interna. Ciò significa che circa la metà del territorio avellinese è caratterizzato dalla presenza di massicci montuosi con un’altezza che supera i 700 mt, mentre i territori di collina sono caratterizzati da rilievi con altitudini variabili tra i 300 e i 700 mt. Dei 54 Comuni montani va inoltre considerato che 47 sono classificati come Comuni totalmente montani. Anche il dato Istat riferito alla quota altimetrica dei centri edificati evidenzia come ben 26 centri edificati siano posti ad una quota che supera i 700 metri, con picchi come il centro edificato di Trevico posto a 1090 mt.. Sono invece 18 i centri edificati posti al di sotto della quota dei 300 mt (di cui numerosi sono collocati ad una quota tra i 200 e 250 mt). Le maggiori altitudini, superiori ai 1800 mt, si registrano nell’area meridionale della Provincia, l’area dei Monti Picentini, nei territori comunali di , Calabritto, e . Il territorio Provinciale, dal punto di vista orografico, può essere articolato in due macroaree, separate dalla valle del Fiume Calore: l’area occidentale, caratterizzata da significativi massicci montuosi culminanti con aspre vette, in cui sono collocate le cime più elevate, lungo la dorsale del Partenio (Monte , 1591 mt e Monte Vergine, 1460 mt) e nel complesso dei Picentini (Monte Terminio, 1786 mt; Monte Acellica, 1660 mt); l’area orientale, caratterizzata da

1 Studi propedeutici al preliminare del Piano territoriale di Coordinamento PTCP della Provincia di Avellino - 2004

Piano di emergenza provinciale 53 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico colline che non superano in genere gli 850 mt e solcata da numerosi fiumi e torrenti. Unica eccezione è nella parte più a sud del territorio dove, al confine con il salernitano, ancora nei Picentini, si innalza il Monte Cervialto (1809 mt.), punto di massima elevazione del complesso dei Picentini oltre che dell’intera Provincia. Il complesso dei Picentini è caratterizzato anche dalla presenza di due altopiani: la Piana del Dragone (666 mt. s.l.m.) e la Piana del (1045 mt. s.l.m.). Posti sul fondo di conche carsiche, entrambe si caratterizzavano come bacini lacustri temporanei; la Piana del Dragone è stata oggetto di interventi di bonifica e si presenta attualmente come una vasta piana abitata e coltivata, mentre, la Piana del Laceno è prevalentemente destinata a pascolo, presentandosi come bacino lacustre di limitata estensione che accresce le sue dimensioni nella stagione invernale. Altri altopiani di dimensioni più contenute (Piano Verteglie, Piano Acquenere, ecc.) caratterizzano il complesso dei Picentini, presentandosi come vaste radure prevalentemente destinate a pascolo. Nell’area orientale, oltre la valle del Calore, le principali vette (oltre i 1200 mt) sono tutte localizzate nell’area meridionale e fanno parte del complesso dei Monti Picentini: oltre al già citato Monte Cervialto, si ricordano il Monte Raiamagra (1667), il Monte Calvello (1579), il Monte Boschetiello (1574), il Monte della Croce (1530), il Montagnone (1490), ecc. Nella fascia compresa tra gli 800 e i 1200 mt si evidenzia il sistema montuoso dell’Alta che separa la valle dell’Ofanto dalla valle dell’Ufita, tra le cui vette principali ricordiamo il Monte Origlio (950 mt), il Monte Mattina (918 mt), la Serra della Spia (913 mt), il Monte di Pietra Palomba (860 mt), ecc.; l’area di Trevico, il territorio comunale il cui centro edificato ha l’altitudine maggiore dell’intera Provincia e che domina la valle dell’Ufita; l’area del Monte Molara (936 mt) che domina il centro di . Nell’area più a nord, verso il beneventano, le cime del Monte Calvello (944 mt), del Monte Rovitello (916 mt), che domina Greci, e La Montagna (956 mt) nel territorio di .

7.02 Litologia e Geologia

La Provincia di Avellino viene attraversata, con direzione sud‐est nord‐ovest dalla catena appenninica. Dal punto di vista geologico‐strutturale, quest’ultima, è caratterizzata da una complessa struttura a coltri di ricoprimento derivanti dallo scollamento e raccorciamento delle coperture sedimentarie di domini paleogeografici appartenenti al margine settentrionale della placca africano‐ padana, trasportati verso l’avampaese padano‐adriatico‐ionico, a partire dall’Oligocene superiore.

Piano di emergenza provinciale 54 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

L’orogenesi della catena appenninica, dunque, è dovuta alla collisione di due croste continentali (placca africano padana e quella padano‐adriatico‐ionica) con la conseguente sovrapposizione di varie unità con caratteristiche differenti, formatesi in seguito a fenomeni di compressione ed accavallamento che hanno dato luogo a dei depositi alloctoni che costituiscono delle coltri di ricoprimento. L’evoluzione tettonica dell’Appennino, dall’Oligocene superiore fino al Miocene medio, viene messa in relazione alla convergenza tra la placca europea e quella africano‐adriatica, mentre a partire dal Tortoniano superiore fino al Quaternario la propagazione dei thrusts nella catena e l’apertura del bacino tirrenico sono statti controllati dai roll‐back della litosfera dell’avampaese in subduzione. La catena appenninica è caratterizzata da una struttura riferibile ad un sistema duplex, in cui un complesso di thrusts sheets carbonatici, derivanti dalla deformazione della piattaforma apula è sepolto al disotto di una serie di coltri di ricoprimento di provenienza interna derivanti dalla deformazione di domini di piattaforma carbonatica, di domini di transizione tra piattaforma e bacino, di domini bacinali avvenuta tra il Miocene superiore ed il Pliocene superiore‐ Pleistocene inferiore. Sulle unità tettoniche che costituiscono l’ossatura della catena appenninica giacciono, con contatto stratigrafico discordante, successioni argillose, sabbiose e conglomeratiche mioplioceniche di ambiente marino, di ambiente transizionale da marino a continentale e di ambiente continentale, che rappresentano il riempimento di bacini che si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena (thrust top basin) durante le fasi di strutturazione della catena stessa2. I depositi quaternari, sia essi recenti che vulcanici, ricoprono le unità sopradescritte ed in particolare i depositi vulcanici hanno spessori significativi nella fascia est del territorio Provinciale mentre i depositi sedimentari sono maggiormente rappresentati lungo le valli fluviali e gli altopiani. In sintesi, quindi, le caratteristiche geologiche del territorio provinciale possono essere schematizzate facendo riferimento a quelle corrispondenti al tratto campano della catena appenninica meridionale, la cui genesi, struttura e entità delle dislocazioni (di tipo sia distensivo che compressivo), oltre che la preponderante tipologia dei sedimenti e le relative caratteristiche sismo genetiche, connotano un territorio fragile soggetto ad una evoluzione geomorfologica accelerata, che si manifesta con i ben noti fenomeni franosi e con rilevanti processi erosivi. Da un punto di vista prettamente litologico è possibile classificare i depositi delle varie unità stratigrafico‐strutturali presenti sul territorio provinciale secondo il seguente schema.

2 D’Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989)

Piano di emergenza provinciale 55 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

I complessi riportati sono stati desunti dalla “Carta geologica dell’Appennino Meridionale”3, in scala 1:250.000, come rappresentato nella figura 1:

“Carta geologica dell’Appennino Meridionale” Quaternario ‐ Depositi sedimentari 1. Quaternario ‐ Vulcanico 2. Unità litostratigrafiche neogeniche da pre a tardo orogene 3. Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini appenninici esterni 4. Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini interni

FIGURA 1

I domini sopradescritti si possono distinguere, nell’ambito Provinciale, attraverso cinque complessi litologici (vedi fig. 2) che accorpano le diverse formazioni litologiche esistenti e riportate nella citata “Carta geologica dell’Appennino Meridionale” visionabile nell’allegata tavola: 1. Complessi alluvionali, detritici, lagunari e lacustri 2. Complessi vulcanico‐sedimentari; 3. Complessi argillosi‐marnosi 4. Complessi conglomeratici‐arenacei 5. Complessi calcareo‐dolomitici

3 Carta Geologica dell'appennino meridionale ‐ G. Bonardi, B. D'Argenio, V. Perrone ‐ 74° Congresso della Società Geologica Italiana ‐ Sorrento 13‐17 Settembre 1988.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

FIGURA 2

In figura 3 è possibile osservare i complessi corrispondenti ai depositi di cui in figura 1. Ai depositi quaternari corrispondono i complessi alluvionali, detritici, lagunari e lacustri o vulcanico‐sedimentari. Le Unità litostratigrafiche neogeniche da pre a tardo orogene sono costituite dai complessi argillosi‐marnosi e conglomeratici‐arenacei. Le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini appenninici esterni sono costituite, anche esse da alcuni complessi argillosi‐marnosi e dai complessi calcareo‐ dolomitici. Infine le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini interni sono costituiti essenzialmente dai complessi argillosi‐marnosi.

Piano di emergenza provinciale 57 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

FIGURA 3

I domini di cui alla figura 1 sono a loro volta costituiti da unità o formazioni specifiche osservabili in figura 4. In particolare si rileva: 1) per i depositi sedimentari quaternari - Alluvioni, sedimenti lacustri e lagunari - Depositi detrici di versante - Depositi detritici e caotici da frana - Depositi eluviali - Depositi alluvionali terrazzati - Detriti di falda cementati, terra rossa - Depositi lacustri terrazzati - Conglomerati alluvionali dislocati 2) per i depositi vulcanici quaternari - Piroclastiti da flusso (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo) - Depositi piroclastici da caduta - Deposito vulcanico – sedimentario 3) per le Unità litostratigrafiche neogeniche da pre a tardo orogene - Unità di Ariano (Pliocene medio‐inferiore) - Unità di Altavilla e (Pliocene inferiore‐Tortoniano superiore) - Formazione di Serrapalazzo, ovvero, Unità Irpine Esterne (Tortoniano inferiore – Langhiano superiore)

Piano di emergenza provinciale 58 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

- Formazione di Castelvetere, ovvero, Unità Irpine Interne (Tortoniano Inferiore‐ Serravalliano) - Olistoliti della formazione di Castelvetere - Flysch Numidico che, stratigraficamente, segue in concordanza il Flysch Rosso (Langhiano – Oligocene Superiore) 4) per le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini appenninici esterni - Unità di Lagonegro II – “Flysch Rosso” (Oligocene‐Cretacico superiore) - Unità di Lagonegro II – “Flysch Galestrino” (Cretacico inferiore) - Unità Monti Picentini‐Taburno–Calcari a rudiste (Cretacico superiore) - Unità Monti Picentini‐Taburno–Depositi Cartonatici di Piattaforma (Cretacico inferiore‐Lias) - Unità Monti Picentini‐Taburno‐Dolomie, marne,calcareniti e scisti bituminosi (Lias Inferiore‐Trias superiore) 5) per le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini interni - Unità Sicilidi – Calcareniti, argilliti, argille variegate, arenarie (Miocene inferiore‐ Cretacico)

LEGENDA FIGURA 4

Piano di emergenza provinciale 59 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

FIGURA 4

In figura 5 sono stati messi in relazione i complessi geologici con le formazioni/unità che essi costituiscono. Dall’osservazione di tale figura si evidenzia che: 1. I sedimenti quaternari sono costituiti da: 1.1 Complessi alluvionali e sedimenti lacustri costituiti dai seguenti depositi: - Alluvioni, sedimenti lacustri e lagunari, rappresentati da lenti alternate di sedimenti argilloso, sabbioso, ghiaiosi. Essi costituiscono il riempimenti di bacini fluvio‐lacustri come la Valle Caudina (nei comuni di , e San Martino Valle Caudina), la Valle dell’Ufita (comuni di , , Grottaminarda, , Frigento e Guardia dei Lombardi), la piana del Dragone (comune di Volturara Irpina) e quella del Laceno (comune di Bagnoli Irpino). Sono presenti affioramenti nella Valle della Solofrana e del vallone Borgo (comuni di Montoro Inferiore, Montoro Superiore e ), oltre che lungo le valli dei Fiumi Calore, Sabato e Ofanto. - Depositi alluvionali terrazzati, rappresentati da lenti di sedimenti di sabbie, limi e ghiaie variamente mescolate. Quelli attuali sono generalmente sciolti, mentre quelli più antichi sono molto più addensati. Essi sono localizzati nei terrazzi alluvionali fino anche a 40 – 50 metri nella parte alta dall’alveo attuale del fiume Sabato nei territori dei comuni di Serino, e . Sono

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

presenti inoltre lungo gli alvei del torrente Piceglia (affluente del Sele) nel comune di Senerchia e nella media valle del fiume Ufita nel comune di Sturno. - Depositi lacustri terrazzati, anche questi depositi sono rappresentati da lenti di sedimenti di sabbie, limi e ghiaie variamente mescolate. Si localizzano lungo la valle del fiume Calore nei territori dei comuni di e , oltre che nell’alta valle del fiume Ofanto nei comuni di e . - Conglomerati alluvionali dislocati, costituiti da conglomerati poligenici ed eterometrici distribuiti nella parte alta della valle della Solofrana (Vallone Formicosa nel territorio di Montoro Inferiore), oltre che nell’ambito delle formazioni calcareo‐ dolomitiche dei Monti Picentini nei territorio di Senerchia. 1.2 Complessi detritici e depositi eluviali costituti dai seguenti depositi: - Depositi detritici di versante, costituiti dai materiali degradati dai versanti montani e depositati alla base di rispettivi rilievi e composti da materiale clastico di granulometria variabile dalle ghiaie, alle sabbie, ai limi. Possono essere sia sciolti che addensati in relazione alla rispettiva età di deposizione. Sono presenti alla base dei rilievi calcarei del Partenio e dei Picentini, dei Monti di Avella e della Valle di , - Depositi detrici e caotici da frana, - Depositi eluviali - Detriti di falda cementati, terra rossa. Queste formazioni sono rappresentate da materiali di disfacimento dei versanti montani che si sono depositati alla base degli stessi per gravità. Sono costituiti da materiale clastico grossolano, sia sciolto che cementato, alla luce dell’età di deposizione. Sono ubicati prevalentemente ala base dei gruppi montuosi del Partenio e dei Picentini. 1.3 Complessi vulcanici costituiti dai seguenti depositi: - Piroclastiti da flusso (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo) - Depositi di piroclastici da caduta - Deposito vulcanico – sedimentario Queste formazioni sono rappresentati dai depositi vulcanici, sia originati dalle eruzioni del Somma Vesuvio e che da quelle dei Campi Flegrei. Sono composti da sedimenti incoerenti (ceneri, lapilli e pomici) o da sedimenti litoidi (Ignimbrite e tufo). Le piroclastiti sciolte a copertura dei versanti carbonatici costituiscono successioni stratificate di depositi di cenere, a grana medio fine, con limitate intercalazioni di depositi pomicei di spessore generalmente contenuto e variabile fino a valori medi dell’ordine di un paio di metri. Sui versanti a substrato terrigeno questi depositi risultano meno diffusi per il probabile dilavamento dai versanti stessi ad opera delle acque ruscellanti. Sui versanti carbonatici, in settori periferici rispetto alle aree di diffusione dei prodotti eruttivi, si rinvengono coperture essenzialmente alterate e pedogenizzate, di modesto spessore, che derivano da processi di degradazione e pedogenizzazione dei depositi piroclastici stessi. Sono localizzati nella zona Occidentale della Provincia, e formano i riempimenti delle varie valli e piane presenti quali: la Valle di Baiano‐Avella, il Vallo di Lauro, la piana e quella più estesa in cui ricade la città di Avellino e i comuni confinanti. Le stesse formazioni si ritrovano quali coperture dei massicci carbonatici dei Monti del Partenio e dei Monti di Sarno e sono diventate tristemente famose dopo le frane di Sarno e di del 5 maggio 1998.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

2. I sedimenti miocenici‐pliocenici4, depositatisi in bacini impostati o sulle coltri di ricoprimento a tergo dei cunei frontali e avanzanti della catena o in bacini impostati sulle unità di footwall dei thrusts che si propagavano nella catena, sono costituiti da: 2.1 Complessi Conglomeratico‐Arenacei – costituiti dalle seguenti formazioni: - Unità di Ariano5 (pliocene medio‐inferiore), questa formazione di recente è stata distinta in due unità plioceniche: la Formazione della Baronia (Sintema di ) (Pliocene inferiore, parte alta) e comprende conglomerati poligenici massivi e stratoidi di ambiente alluvionale‐deltizio; sabbie giallastre massive o con strutture sedimentarie di ambiente costiero; siltiti e argille grigie di piattaforma neritica, con intervalli torbiditici arenacei; la Formazione di Sferracavallo (Sintema di Ruvo del Monte) (Pliocene medio‐superiore) include conglomerati poligenici stratoidi di ambiente alluvionale‐deltizio, arenarie ricche di gusci di molluschi, calcareniti e calciruditi bioclastiche e silt grigio‐azzurri di ambiente da circalittorale a infralittorale, siltiti ed argille grigie di piattaforma neritica6. Sul territorio provinciale è presente in maniera rilevante in tutta la zona dell’Arianese, della Valle dell’Ufita e della Baronia, oltre che nelle zone dell’Alta Irpinia lungo le colline sul corso del fiume Ofanto. Inoltre presenza significativa nella zona a Nord della provincia (Area del fiume Cervaro), sui rilievi collinari, sia della media valle del Calore (comuni di , Sant’Angelo all’Esca, , Mirabella Eclano), che della bassa valle del Sabato (comuni di , , ). - Unità di Altavilla e Villamaina7, del Messiniano superiore‐Pliocene inferiore p.p., è composta da conglomerati, sabbie, argille siltose e argille, con lenti di argille varicolori risedimentate. I depositi del Ciclo di Altavilla affiorano lungo le valli del fiume Calore e del fiume Sabato. Tale ciclo presenta alla base la Formazione gessoso‐solfifera, cui segue lungo una superficie di inconformità e/o erosione la successione terrigena dell'Unità di Tufo‐Altavilla. La Formazione gesso‐solfifera è costituita da peliti grigie con lenti di gesso selenitico, deposte in ambiente di lago‐ mare durante la crisi di salinità che ha interessato l'area mediterranea nel Messiniano. L'Unità di Tufo‐Altavilla presenta alla base un membro arenaceo inferiore, costituito da arenarie medio‐grossolane con laminazione parallela incrociata, cui segue un membro conglomeratico in strali e megastrati ed un membro arenaceo superiore formato da arenarie grigie a lamine pianoparallele ed incrociate con rare intercalazioni pelitiche. Sul territorio provinciale affiora nell’omonima località dei rilievi della valle del Sabato (comuni di , , Petruro Irpino, ), inoltre è presente sui rilievi collinari, della media valle del Calore (comuni di , Nusco, , , Villamaina), sui rilievi della valle del Calaggio (comun di Bisaccia e

4 Da: BONARDI, CIARCIA, DI NOCERA, MATANO, SGROSSO & TORRE, Carta della principali unità cinematiche dell’Appennino meridionale. Nota illustrativa. Boll.Soc.Geo.It., 2009 5 IPPOLITO et alii, 1973; PESCATORE & ORTOLANI, 1973; IPPOLITO et alii, 1974; D’ARGENIO et alii, 1975 6 AMORE et alii, 1998; CIARCIA et alii, 2003 7 IPPOLITO et alii, 1973

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Lacedonia) e su quelli relativi agli affluenti dell’Ufita (comune di Flumeri, e Zungoli). - Formazioni di Castelvetere – Gorgoglione – Caiazzo – San Bartolomeo – Olistoliti. Il Flysh di Castelvetere (Tortoniano superiore‐Messiniano) è formato da areniti a grana variabile con intercalazioni argilloso‐marnose, localmente conglomeratiche, con olistostromi di argille varicolori ed olistoliti carbonatici8. Il Flysch di San Bartolomeo9 e l’equivalente Successione di Villanova del Battista10 di età Tortoniano superiore‐Messiniano inferiore11 sono formati da areniti arcosiche di natura torbiditica, argille e paraconglomerati poligenici. Sul territorio provinciale affiora nell’omonima località dei rilievi della valle del Calore (comuni di , Cassano Irpino, , , , ) oltre che allungarsi verso ovest sullo a cavallo dello spartiacque con la valle del Sabato (comuni Chiusano San Domenico, , ) fino a arrivare sui rilievi collinari dei comuni di , , Serino, Montoro Inferiore e Montoro Superiore. Inoltre significativa presenza sui versanti tra la della valle del Sabato e i rilievi del Partenio (comuni di , , Pannarano – BN –, Sant’Angelo a Scala, e Ospedaletto d’Alpinolo). - Olistoliti (Formazioni di Castelvetere – Gorgoglione – Caiazzo – San Bartolomeo) queste formazioni calcaree si ritrovano immerse nel Flysh sopradescritto e affiorano nelle varie aree già citate. ‐ 2.2 Complessi Argillosi‐Marnosi costituiti dalle seguenti formazioni: - Formazioni di Serrapalazzo – Faeto, formate da calcareniti e calciruditi bioclastiche, calcilutiti, marne e argille marnose grigio‐verdine (Flysch di Faeto12), presente principalmente lungo i versanti della valle del Cervaro (comuni di , Greci Montaguto). - Flysh Numidico, di età Burdigaliano superiore‐Langhiano, formato da quarzoareniti e quarzosiltiti a cemento siliceo con clasti di quarzo arrotondato e smerigliato, a luoghi con subordinate intercalazioni marnoso‐argillose e calcareo‐marnose.13 L’affioramento della formazione è presente nella zona orientale dell’Alta Irpinia lungo i versanti collinari della valle dell’Ofanto soprattutto nel comune di Monteverde e in modo meno esteso nei comuni di Aquilonia e Andretta.

3. I sedimenti mesozoici terziari14 sono costituiti da: 3.1 Complessi Argillosi‐Marnosi a loro volta costituiti dalle seguenti formazioni: - Unità di Lagonegro II – Flysh Rosso(Oligocene‐Cretacico superiore) , formata da intercalazioni di argille e marne grigie, rosse e verdi del Cretacico superiore‐ Burdigaliano. La stessa è estesamente presente nella parte orientale del territorio

8 PESCATORE et alii, 1970; PATACCA & SCANDONE, 1989; CRITELLI & LE PERA, 1995; SGROSSO, 1998; AMORE et alii, 2003 9 CROSTELLA & VEZZANI, 1964 10 BASSO et alii, 2002 11 PATACCA & SCANDONE, 1989; PESCATORE et alii, 2000 12 CROSTELLA & VEZZANI, 1964 13 QUARANTIELLO, 2003; DI NOCERA et alii, 2006 14 Vedi nota n. 4.

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provinciale sia sulle colline dell’Alta Irpinia, di quelle della zona nord dell’Arianese che nella parte centrale della provincia, sui versanti della valle del torrente Fredane, affluente del fiume Calore. - Unità di Lagonegro II – Flysh Galestrino “Flysch Galestrino” (Cretacico inferiore), formata da argilliti e marne localmente silicizzate di colore grigio e nero con intercalazioni di calcari marnosi, calcilutiti e rare calcareniti gradate del Cretacico inferiore. In provincia di Avellino i sedimenti descritti sono presenti prevalentemente sulle colline che fanno da spartiacque tra la valle dell’Ufita e del Calore (comuni di Frigento, Villamaina, , Gurdia dei Lombardi, Sturno, Gesualdo, Grottaminarda) - Unità Sicilidi – Calcareniti, argilliti, argille variegate, arenarie (Miocene inferiore‐ Cretacico). La successione, di età Cretacico superiore‐Miocene inferiore, è data dal basso in alto da marne silicizzate e argilliti varicolori con frequenti intercalazioni di torbiditi calcaree, cui segue una successione simile a quella del membro di Monte Sant’Arcangelo15 del confine calabro‐lucano. La parte alta della successione, con caratteri di avanfossa, è data da arenarie quarzo‐feldspatiche gradate, marne e calcari marnosi bianchi e rosati, in strati e banchi ed è nota in letteratura come Formazione di Albanella,16 di età non più antica del Burdigaliano.17 Queste unità derivano dalla deformazione di un dominio bacinale interno rispetto alla piattaforma campano‐lucana e rappresentano gli elementi tettonici tra i più alti elevati della catena appenninica. Affiora prevalentemente sui versanti ad ovest della valle del fiume Calore (comuni di , Montemiletto, , Venticano), inoltre è anche presente nella parte alta dello stesso corso fluviale (comuni di Bagnoli Irpino, Montella, Nusco) con affioramenti anche nella parte iniziale della valle dell’Ofanto (comuni di Nusco e Lioni), nonché nella alta valle del fiume Sele (comuni di , Calabritto, Senerchia).

4. I sedimenti mesozoici18 sono costituiti da: 4.1 Complessi Calcareo‐Dolomitici, a loro volta costituiti dalle seguenti formazioni: - Unità dei Monti Picentini‐Taburno – Calcari a Rudiste (Cretacico superiore) - Unità dei Monti Picentini‐Taburno – Depositi carbonatici di piattaforma (Cretacico inferiore‐Lias). - Unità dei Monti Picentini‐Taburno – Dolomie, marne e calcareniti, scisti bituminosi (Lias Inferiore‐Trias superiore). Queste unità tettoniche derivano dalla deformazione del dominio deposizionale della piattaforma campano‐lucana. Successioni appartenenti all'unità in esame costituiscono i rilievi carbonatici dai Monti di Caserta al M. Taburno, ai M.ti di Avella, al Monte Pizzone, dal M. Terminio al M. Cervialto. L’Unità dei Monti Picentini è formata prevalentemente da depositi carbonatici per lo più con facies di piattaforma e solo localmente di scarpata; la successione tipica è rappresentata da dolomie massicce, calcareniti e marne con lamellibranchi, dolomie

15 OGNIBEN, 1969 16 DONZELLI & CRESCENTI, 1962; SELLI, 1962; IETTO et alii, 1965 17 CRITELLI et alii, 1994 18 Vedi nota n. 4.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

e scisti bituminosi del Trias superiore. Verso l’alto si passa ad una monotona successione di calcari più o meno dolomitizzati, talora oolitici, con alghe e lamellibranchi (in particolare requienie e rudiste), che va dal Lias al Cretacico superiore.19 Essi affiorano e costituiscono i massicci dei monti del Partenio, dei monti di Avella, dal sistema dei monti di Sarno e dal massiccio dei monti Picentini, con le dolomie poste alla base degli stessi gruppi montuosi. Lo spessore è dell’ordine delle migliaia di metri.

19 SCANDONE & SGROSSO, 1964

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

FIGURA 5

Di seguito si riporta uno stralcio delle descrizioni dei depositi di cui sopra facendo riferimento a quanto riportato nel sito web del Settore Difesa Suolo della Regione Campania20.

1 – Depositi continentali, marini e vulcanici del Quaternario Rientrano in questo gruppo i depositi di origine sedimentaria continentali e marini, che ricoprono le unita tettoniche costituenti la catena appenninica, e i depositi di origine vulcanica. Nei primi sono compresi i depositi alluvionali dei corsi d'acqua, i depositi lacustri, le coperture detritiche e i depositi di conoide, i depositi di riempimento di cavità carsiche. I depositi morenici e i depositi di riempimento delle aree di piana che caratterizzano la Campania.

2 – Depositi discordanti sulle coltri di ricoprimento Fanno parte di questo gruppo quei depositi che si sono sedimentati in bacini impostati o sulle coltri di ricoprimento a tergo dei cunei frontali e avanzanti della catena o in bacini impostati sulle unità di footwall dei thrusts che si propagavano nella catena, in posizione esterna rispetta all'emergenza della rampa.

20 http://www.difesa.suolo.regione.campania.it/content/category/6/19/31/

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Sull'Unità Taburno‐Picentini si rinvengono i depositi della Formazione di Castelvetere del Tortoniano superiore costituiti da arenarie grossolane deposte da correnti torbiditiche ad alta densità, cui si intercalano livelli conglomeratici ed olistostromi provenienti dalle falde in avanzamento. In Irpinia. sulle successioni lagonegresi si rinvengono in discordanza i depositi riferibili a tre differenti cicli di sedimentazione: Ciclo di Villamaina, Ciclo di Altavilla, Ciclo di Ariano. Il più antico è il Ciclo di Villamaina del Tortoniano superiore‐Messiniano inferiore che comprende successioni arenaceoargillose, con livelli pelitici di ambiente neritico. I depositi del Ciclo di Altavilla Messiniano‐ Pliocene inferiore p.p. affiorano lungo le valli del fiume Calore e del fiume Sabato. Tale ciclo presenta alla base la Formazione gessoso‐solfifera, cui segue lungo una superficie di inconformità e/o erosione la successione terrigena dell'Unità di Tufo‐Altavilla. La Formazione gessososolfifera è costituita da peliti grigie con lenti di gesso selenitico, deposte in ambiente di lago‐mare durante la crisi di salinità che ha interessato l'area mediterranea nel Messiniano. L'Unità di Tufo‐ Altavilla presenta alla base un membro arenaceo inferiore, costituito da arenarie medio‐grossolane con laminazione parallela incrociata, cui segue un membro conglomeratico in strali e megastrati ed un membro arenaceo superiore formato da arenarie grigie a lamine pianoparallele ed incrociate con rare intercalazioni politiche. La successione complessiva dell'Unita di Tufo‐Altavilla viene riferita da alcuni Autori ad un sistema deposizionale di conoide alluvionale. I depositi del Ciclo di Ariano affiorano estesamente in Irpinia in un'area compresa tra il torrente Miscano ed il fiume Ofanto. Le successioni del Ciclo di Ariano sono costituite da conglomerati arrossati in strati e banchi, passanti ad areniti ibride e sabbie siltose con laminazione pianoparallela ed incrociata, riferibili ad un ambiente di spiaggia, passanti verso l'alto ad argille siltoso‐marnose grigie, con intercalazioni di silt argilloso e lenti di sabbia fine, di ambiente da piattaforma neritica a spiaggia sommersa. Seguono alternanze di arenarie litiche e quarzoso‐ litiche a grana da grossolana a media, e di sabbie a laminazione parallela ed incrociata a basso angolo, riferibili ad un ambiente di spiaggia. Localmente si rinvengono conglomerati in banchi con intercalazioni di sabbie ed arenarie di ambiente fluvio‐deltizio. Nei depositi del Ciclo di Ariano, alcuni Autori, distinguono due differenti cicli di sedimentazione, caratterizzati da facies trasgressive basali e regressive sommitali, attribuendo al primo ciclo un’età Pliocene inferiore p.p. e al secondo ciclo un’età Pliocene medio p.p.

‐ Descrizione delle unità stratigrafico‐strutturali

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Nell'ambito del settore di catena compreso nella Provincia di Avellino sono state distinte le seguenti unita tettoniche, qui di seguito elencate a partire dalle unità geometricamente più alta nell'edificio appenninico:

3 – Unità Sicilidi Auct. e Unità Liguridi Auct. Queste unità derivano dalla deformazione di un dominio bacinale interno rispetto alla piattaforma campano‐lucana e rappresentano gli elementi tettonici tra i più alti elevati della catena appenninica. Le Unità Sicilidi comprendono successioni costituite da argilliti varicolori con subordinate argilliti silicoclastiche passanti a marne con intercalate areniti carbonatiche e quindi a depositi prevalentemente pelitico‐arenacei di età Cretaceo superiore p.p. ‐ Eocene medio. Le Unità Liguridi Auct. comprendono un basamento ofiolitico con copertura di radiolariti ed argilliti varicolori cui seguono successioni torbiditiche argilloso‐ arenacee e marnosocalcaree. L’età di questa successione viene riferita al Malm‐ Oligocene superiore.

4 – Unità Taburno‐Picentini Quest'unità tettonica deriva dalla deformazione del dominio deposizionale della piattaforma campanolucana. Successioni appartenenti all'unità in esame costituiscono i rilievi carbonatici dai Monti di Caserta al M. Taburno, ai M.ti di Avella, al Monte Pizzone, dal M. Terminio‐M. Cervialto. La successione è costituita alla base da dolomie del Trias superiore cui seguono depositi carbonatici in facies di retroscogliera di età Giurassico superiore‐ Cretaceo superiore.

5 – Unità di Lagonegro L’unità di Lagonegro deriva dalla deformazione di un dominio paleogeografico bacinale compreso tra la piattaforma campano‐lucana o piattaforma appenninica e la piattaforma apula. L’unità di Lagonegro comprende i depositi bacinali, rappresentati alla base da depositi arenacei e siltosi inglobanti blocchi di calcari di piattaforma. Seguono: calacareniti e calcilutiti torbiditiche con liste di selce della formazione dei “Calcari con selce” del Trias superiore; radiolariti policrome ed argilliti silicee con intercalazioni di risedimenti carbonatici della formazione degli Scisti Silicei di età Giurassico; argille silicee con intercalazione di risedimenti cartonatici della formazione dei Galestri di età Cretacico inferiore. Seguono risedimenti carbonatici con intercalazioni di emipelagiti della formazione del Flysch Rosso Auct. di età Cretaceo superiore p.p.‐ Miocene inferiore. La successione si chiude con quarzoareniti numidiche del Miocene inferiore. L’inclusione del dominio lagonegrese nella catena appenninica è non più recente del Miocene superiore.

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7.03 Idrografia

La Provincia di Avellino è caratterizzata da un fitto reticolo idrografico, ciò dovuto sia alle particolari caratteristiche pluviometriche dell’area sia alla morfologia del territorio irpino, con medie annuali di precipitazioni che vanno dagli 700 mm agli oltre 2.000 mm/annui. I numerosi corsi d’acqua, molti dei quali a carattere torrentizio (quelli minori), sono diretti sia verso il versante tirrenico che verso quello adriatico ed hanno origine, in larga parte, dal complesso dei Picentini. Da questo massiccio hanno le sorgenti alcuni dei fiumi più importanti: il Sabato, il Calore (rispettivamente subaffluente e affluente del fiume Volturno), l’Ofanto e il Sele che segnano in parte anche il confine Provinciale (rispettivamente con la Basilicata e con la Provincia di Salerno). Tra l’altro, le sorgenti del Serino (Fiume Sabato) e quelle del fiume Sele (Caposele) costituiscono una delle principali risorse idriche della Campania. Nell’Irpinia orientale si collocano i bacini di testata del Cervaro e del Calaggio, tributari dell’Adriatico; essa è inoltre attraversata dall’Ufita che, in territorio beneventano, confluisce nel Calore. Le valli fluviali costituiscono, quindi, un elemento fortemente caratterizzante del paesaggio avellinese. In particolare, l’area occidentale, dall’orografia più accidentata, è caratterizzata dalle valli dei fiumi Calore e Sabato e dalle aree di piana ai piedi della Dorsale del Partenio. Il fiume Calore costituisce l’elemento di margine tra l’accidentata orografia dell’area occidentale(monti del Partenio e complesso dei monti Picentini) e quella, più dolce, dell’area orientale (Alta Irpinia). Il fiume Calore percorre in direzione nord‐sud il territorio Provinciale: l’alto corso del fiume, a partire dal complesso dei Picentini (Monte Acellica) corre fino a Paternopoli, attraversando i territori di Castelfranci, Castelvetere sul C., Cassano Irpino, Montella, mentre la parte bassa attraversa l’area collinare al confine con il sannio, in corrispondenza dei territori di Mirabella Eclano, Venticano, Pietradefusi, Taurasi, Lapio. Sempre nell’area occidentale si sviluppa l’articolata valle del Sabato: originato anch’esso dal complesso dei Picentini, con la rete dei suoi affluenti percorre il territorio in direzione nord‐sud, aprendosi nella parte centrale in corrispondenza della conca dove sorge il centro urbano di Avellino e la successiva città di Atripalda per proseguire poi verso il confine con la provincia di Benevento e riversarsi nel fiume Calore proprio in corrispondenza della città capoluogo di quest’ultima. L’area orientale è invece solcata dalla valle dell’Ufita, che percorre il territorio in direzione estovest ricongiungendosi, lungo il confine con il beneventano, con la

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico valle del Torrente Miscano, che delimita a nord il confine con la Provincia di Benevento. Le altre due aree vallive che interessano l’area orientale sono localizzate ai margini del territorio Provinciale, lungo i corsi d’acqua dell’Ofanto, con il suo affluente Osento, e del Sele che segnano il confine, rispettivamente, verso la Basilicata e verso il salernitano. Altre valli fluviali interessano ancora l’area occidentale della Provincia, caratterizzandone il margine verso il beneventano e verso il napoletano: si tratta, in particolare, delle tre penetrazioni della Valle Caudina, del baianese e del Vallo di Lauro; le prime due dominate dalla dorsale del Partenio, la terza dominata dalla complessa orografia del sistema montuoso che sovrasta la piana di Sarno. A sud, infine, tra le vette del Solofrano e la dorsale montana che domina Sarno ed Episcopio, è localizzata l’area valliva di Montoro che più a sud si sdoppia per proseguire, da un lato, verso la valle del Sarno, dall’altro, verso la valle dell’Irno fino a Salerno. I principali bacini lacustri della Provincia sono costituiti dal lago di Laceno (22 ha, 1.050 m. s.l.m.) ‐localizzato ai piedi della principali vetta del complesso dei Monti Picentini, il Monte Cervialto, e posto sul fondo di una conca carsica‐ e dai Laghi di Conza e San Pietro, due invasi artificiali realizzati, il primo, lungo il fiume Ofanto ai piedi dell’antico insediamento di Conza della Campania e il secondo, lungo il torrente Osento, tributario dello stesso Ofanto, tra i territori di Bisaccia, Aquilonia e Monteverde.

7.04 Bacini Idrografici

I corpi idrici superficiali e significativi, così come definiti da decreto legislativo n. 152/2006, “Testo Unico in materia ambientale”, sono stati individuati dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Campania adottato con Delibera di G.R. n. 1220 del 06/07/2007. Ogni corso d'acqua ha degli "affluenti" ed è a sua volta "confluente" in un altro corso d'acqua; è logico, quindi, che man mano che si prendono in considerazione corsi d'acqua via via più grandi, si va ad ampliare anche la superficie del "bacino idrografico" corrispondente e che il "bacino" di un grande fiume contenga al suo interno anche i bacini idrografici di tutti i suoi affluenti secondo un chiaro e preciso ordine gerarchico. Nella tabella Autorità di Bacino ‐ Corsi Idrici Superficiali, in allegato, per ogni corso d’acqua è indicata l’Autorità di Bacino territorialmente competente, nonché i principali affluenti nel territorio della Provincia di Avellino. Inoltre, nell’allegata Tavola Bacini idrografici principali è possibile visualizzare la localizzazione degli stessi.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

7.04.01 Bacino idrografico del Fiume Calore

Il fiume Calore Irpino, affluente in sinistra del Volturno, nasce ai piedi del Varco Colle Finestra, nel massiccio dell'Acellica, nei Monti Picentini, ad una quota di circa 1000 m.s.l.m., a pochissima distanza (ma sul versante opposto) delle sorgenti del Sabato. Per i primi chilometri e fino a Montella, il Calore attraversa l'area del Parco dei Monti Picentini ed ha le caratteristiche morfologiche di un torrente montano. Da Montella a Ponteromito (frazione di Nusco), il fiume attraversa una prima piana dell'estensione di circa 1.200 ha ed in essa incontra due aree PIP di recente realizzazione nei territori comunali di Montella e Cassano Irpino. In questo tratto, il Calore scorre all'interno di sponde per lo più naturali e nel corso degli anni ha profondamente mutato la sua morfologia mutando, in alcuni punti, anche sensibilmente il suo corso. Ad accentuare questo fenomeno sono i continui prelievi di acqua ad uso idro‐potabile che vengono effettuati nella parte alta del bacino, sicché il fiume, pur risultando sempre vitale anche nei periodi di magra, presenta un alveo di piena ordinaria ridotto rispetto al passato e la sua portata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche. Solo all'altezza del depuratore di Cassano Irpino il fiume comincia ad acquisire parte di quest'acqua destinata agli usi potabili soprattutto della Puglia, grazie al rilascio in alveo dell'esubero delle captazioni del gruppo sorgentizio denominato "Pollentina". Comunque, nel periodo estivo, detti apporti risultano praticamente nulli. Da Nusco e fino a , ad eccezione del piccolo nucleo abitativo di Ponteromito, il fiume Calore scorre ben incassato senza attraversare centri abitati. Dal punto di vista naturalistico, il tratto assume una rilevanza notevole risultando per lunghi tratti ancora incontaminato ed essendo meta di diverse attività turistico‐ricreative tra cui la pesca sportiva. A valle di Luogosano il Calore attraversa il nucleo industriale di San Mango, zona ASI realizzata alla fine degli anni '80 che ha comportato una rettifica sostanziale del corso del fiume, ora arginato all'interno di "palancolate" con sezioni idriche rettangolari di larghezza superiore a 40 m. ed altezza superiore ai 4,00 m. A partire dalla confluenza con il vallone Uccello (in agro di Lapio) e fino a Torre le Nocelle, il fiume Calore riacquista il suo notevole pregio naturalistico risultando habitat ideale anche per diverse specie dell'avifauna, tra cui l'airone cinerino di cui sono stati notati diversi esemplari che nidificano costantemente e, quindi, trovando abbondanza di cibo, popolano tutta l'asta fluviale da monte a valle. Tra San Mango e Venticano‐Mirabella, il Calore attraversa anche aree archeologiche di notevole pregio tra cui ricordiamo quella di "Ponte Annibale" tra San Mango e Lapio e quella di "Ponterotto" a Mirabella Eclano.

Piano di emergenza provinciale 71 ergenza ovinciale |

Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Nell'ultimo tratto, nell'attraversare i territori comunali di Torre le Nocelle e Venticano, in sinistra idraulica, e di Taurasi e Mirabella, in destra idraulica, il Calore attraversa una piana alluvionale con terreni dediti soprattutto alla coltivazione del Tabacco, coltura che necessita di notevoli quantità di acqua per l'irrigazione soprattutto nel periodo che va da maggio a settembre. In questo tratto il fiume risulta ben incassato con altezze d'acqua, mediamente, superiori al metro risultando ricco di fauna ittica (carpe, cavedani, trote ecc.). Lo spartiacque topografico del Bacino del Calore è definito nella parte alta dai Monti Picentini, mentre, procedendo verso valle, a ovest corre lungo le linee di cresta del Monte Tuoro per poi proseguire lungo le dorsali collinari che si trovano più a nord fin nei pressi dell'abitato di Benevento. Ad est, invece, tale spartiacque, da monte verso valle, corre verso nord lungo le creste dei monti Montagnone, Iuremito e Gugliano, per poi proseguire in direzione est fino al pizzo Serra Caterina a Guardia di Lombardi. Per comprendere l'area di accumulo competente al sottobacino del torrente Fredane, lo spartiacque prosegue in direzione Nord‐Ovest lungo la cresta del Monte Cerreto e del Monte Forcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di Mirabella, per poi raccordarsi con l'ultima sezione del fiume Sabato in corrispondenza della confluenza con il torrente Mele in agro di Venticano. Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM scala 1:25.000, 432 Benevento e 433 Grottaminarda, 449 Avellino e 450 Lioni‐Sant'Angelo dei Lombardi. Amministrativamente ricade per circa il 70% nella Provincia di Avellino e per la restante parete nella Provincia di Benevento. Attraversa i seguenti territori comunali: Montella, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco, Castelfranci, Castelvetere Sul Calore, San Mango Sul Calore, Paternopoli, Luogosano, Lapio, Taurasi, Montemiletto, Torre Le Nocelle Mirabella Eclano e Venticano per poi immettersi nel fiume Volturno in territorio di Benevento. Inoltre, rientra nel comprensorio della Comunità Montana "Terminio‐Cervialto".

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Fiume Calore Irpino a LAPIO (AV)

Fiume Calore Irpino in piena a Mirabella Eclano (AV).

Il bacino del fiume Calore Irpino, ricade quasi per intero in una zona a clima di tipo "continentale" con estati calde ed inverni rigidi, e con una piovosità media di circa 1400 mm ripartita in circa 150 giorni. Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nel periodo autunnale e primaverile. In inverno si hanno precipitazioni nevose che sono particolarmente abbondanti e frequenti sui rilievi dell'alta valle, mentre risultano piuttosto scarse nella media valle. I periodi di piena cadono in coincidenza di forti piogge, soprattutto in autunno, qualche volta con effetti deleteri; quello di maggiore portata media è la

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico primavera, mentre quello di magra corrisponde alla tarda estate o ai principi dell'autunno. Il regime del fiume è di tipo "pluviale", e tale carattere è stato accentuato a seguito della captazione dei grossi gruppi sorgentizi che mitigavano questa caratteristica fornendo cospicue portate anche in periodi di magra. Tale andamento esalta nel periodo estivo, ovviamente, i fenomeni di inquinamento delle acque superficiali: infatti, spesso, in tale periodo, la portata defluente nel fiume è da attribuirsi soprattutto alle acque in esso sversate, piuttosto che ai contributi sorgentizi.

Piovosità media zone montuose 1920 mm/anno Piovosità media alta valle 1350 mm/anno Piovosità media alla Stazione pluviometrica di Montella 1450 mm/anno Caratteristiche pluviometriche del bacino del fiume Calore

7.04.02 Bacino idrografico del Fiume Ufita

Ad Apice (BN), il fiume Calore Irpino riceve in destra il fiume Ufita, con una portata media Q=11 m3/s. Il fiume Ufita, affluente in destra del Calore Irpino, nasce dalle colline ai piedi dei comuni della Baronia, in particolare nel territorio del comune di (ad una quota di circa 800 m.s.l.m.). Nel primo tratto, fino a Grottaminarda il fiume attraversa una piana alluvionale a destinazione irrigua (soprattutto tabacco) che contrasta solo con l'area industriale di Flumeri. Lo stesso fiume risulta essere la principale fonte di approvvigionamento irriguo della zona tant'è che anche i prelievi da pozzo finiscono per depauperare notevolmente la sua portata pescando direttamente dalla subalvea. Anche per questo motivo, associato allo scarso apporto sorgentizio, l'Ufita, soprattutto nel primo tratto presenta una portata ordinaria estremamente ridotta che rasenta lo zero nel periodo estivo. In questo tratto, il fiume Ufita scorre all'interno di sponde non ben definite e per lo più naturali e la sua portata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche. Solo all'altezza del nucleo industriale di Flumeri il suo corso, che nel passato è stato rettificato, presenta ben individuabili sponde in terra sistemate a scarpata e un breve tratto (ponte delle Doganelle) arginato in cemento armato.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Fiume Ufita a Flumeri

A partire dalla confluenza con il torrente Fiumarella, ini agro di ariano Irpino, l'Ufita comincia ad acquisire acqua in modo costante e ad assumere il carattere più di fiume che di torrente. Il suo alveo risulta ben incavato tra versanti acclivi su cui sono segnalati diversi dissesti. A valle dei nuclei di e Bonito il fiume Ufita comincia un lungo tratto in cui funge anche da confine amministrativo tra le province di Avellino e Benevento. In questa zona l'andamento dell'alveo è estremamente sinuoso fino ad incontrare una seconda valle (località Isca delle Rose, in agro di Montecalvo), alla confluenza coon il t.te Miscano anch'essa a forte vocazione irrigua. Lo spartiacque topografico del Bacino dell'Ufita è definito da rilievi montuosi non eccessivamente alti (altezza max Trevico 1043 m s.l.m.) e nella sua parte meridionale confina con il bacino del fiume Calore Irpino lungo la cresta del Monte Cerreto e del Monte Forcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di Mirabella. La parte settentrionale del bacino sconfina in territorio pugliese comprendendo i rilievi intorno ad Anzano di Puglia (Fg) con altezze medie tra gli 800 e i 900 m s.l.m. Procedendo verso valle corre lungo le linee di cresta disegnate dai colli dei territori comunali di Ariano Irpino e , per poi degradare dolcemente lungo le dorsali collinari che si costeggiano il torrente Mescano fino alla sua confluenza con l'Ufita che segna il limite a valle del tratto di competenza Provinciale sul fiume Ufita, nonché il confine con la Provincia di Benevento.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Fiume Ufita a Grottaminarda

Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM scala 1:50.000, 432 Benevento, 433 Grottaminarda e 450 Lioni‐Sant'Angelo dei Lombardi. Amministrativamente ricade per circa il 95% nella Provincia di Avellino e per la restante parte nella Provincia di Benevento prima della confluenza nel Calore alla località Iscalonga di Apice. Attraversa i seguenti territori comunali: Vallata, , , Castelbaronia, Sturno, Frigento, Flumeri, Grttaminarda, Ariano Irpino, Melito Irpino, Bonito, Apice (BN) e Montecalvo Irpino per poi immettersi nel fiume Calore Irpino nel comune di Apice in Provincia di Benevento. Inoltre, rientra nel comprensorio della Comunità Montana dell'Ufita.

Fiume Ufita a Melito Irpino

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

7.04.03 Bacino idrografico del Fiume Sabato

Ricevuto il Fiume Ufita il fiume Calore prosegue in direzione Nord ‐ Ovest verso Benevento, attraversando la Piana di Ponte Valentino e ricevendo, ad Ovest della città di Benevento, in sinistra, la confluenza del F. Sabato. Il Fiume Sabato nasce dal versante settentrionale dell’Acellica e riceve i principali contributi sorgentizi delle scaturigini di Acquaro Pelosi ed Urciuoli, in prossimità di Serino, e confluisce nel Calore ad Ovest dell’abitato di Benevento. Il F. Sabato alla confluenza con il Calore sottende una superficie pari 456 km2. Le portate caratteristiche dell’intera asta sono circa pari, per la piena, a Q=1000 m3/s per T=100 anni, e a Q=2.3 m3/s per le portate medie (a Ceppaloni). Il fiume Sabato, nasce ai piedi del Varco Colle Finestra nel massiccio dell'Acellica (ad una quota di circa 1000 m.s.l.m.) ed attraversa per i primi chilometri una valle montana priva di insediamenti; in questo tratto ha le caratteristiche morfologiche di un torrente montano.

Fiume Sabato – Comune di Serino – tratto montano

Più a valle, nella zona dei boschi di Serino, vi confluiscono numerosi valloni provenienti dai vari versanti del Massiccio del Terminio senza, però, fargli assumere il carattere del fiume perenne in quanto, in realtà, non più alimentato da sorgenti continue a causa dello sfruttamento delle stesse per gli usi idropotabili. Dalla Cività di Serino e fino all’abitato di S. Lucia di Serino, infatti, il Sabato risulta pressocchè asciutto con una portata fortemente influenzata dalle precipitazioni atmosferiche. Solo a ridosso del comune di S. Michele di Serino il fiume comincia ad acquistare il carattere di temporaneità grazie al rilascio in alveo dell'esubero delle captazioni delle sorgenti "Acquaro‐Pelosi" da parte dell'A.R.I.N.. Comunque nel

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico periodo estivo, risulta praticamente asciutto anche in questo tratto,defluendo in subalvea anche grazie al fatto che scorre su alluvioni estremamente permeabili. A valle dell'abitato di S. Michele di Serino, il fiume Sabato comincia ad essere perenne grazie all'apporto del torrente Barre ma, comunque, con portate ordinarie relative a pochi centimetri di altezza d'acqua.

Piena del fiume Sabato a Prata P.U. (AV)

Da Serino ad Atripalda il fiume attraversala prima delle due ampie valli del suo corso, ed in esso incontra i primi in sediamenti industriali e attraversa i centri abitati di Serino, San Michele diSerino ed Atripalda. In questo tratto, già nella parte pedemontana in agro di Serino, il Sabato scorre all'interno di sponde per lo più artificiali costituite da gabbionate e muri in cemento armato non di recente realizzazione e spesso soggette a gravi fenomeni di erosione e/o scalzamento al piede. Dette sponde artificiali appaiono in più punti insufficienti a contenere le portate di piena che, essendo legate esclusivamente alle precipitazioni atmosferiche, possono assumere il carattere violento ed improvviso di ondate con velocità anche sostenuta dovuta alle forti pendenze del vicino tratto montano. Dopo la strettoia di Atripalda il fiume entra nella seconda valle ove si trova il nucleo industriale di Avellino e dove le portate cominciano ad essere più costanti nel tempo per l'apporto di numerosi affluenti minori (Torrente S. Lorenzo, Rio Vergine, torrente Salzola,etc.). Lo spartiacque topografico del Bacino del Sabato corre ad est lungo le linee di cresta dei Monti Picentini (M. Acellica,M. Terminio, M. Faggeto) per poi proseguire lungo le dorsali collinari che si trovano più a nord fin nei pressi dell'abitato di Benevento. Ad ovest, invece, a partire da Benevento,tale spartiacque corre lungo la dorsale San Leuco‐Arpaise, poi più a sud lungo le linee di cresta del massiccio del

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Partenio ed infine a sud‐ovest lungo la dorsale M. Esca‐M. Faliesi‐M. Peluso per ritornare sui M. Picentini (M.Vellizzano, M. Mai) nei pressi di Serino. Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM 173 (quadrante II tavoletta sud‐ovest, Altavilla Irpina), 185 (quadranti I e II) e 186 (quadrante III). Amministrativamente ricade per circa il 90% nella Provincia di Avellino e per la restante parete nella Provincia di Benevento. Attraversa i seguenti territori comunali:Serino, S. Michele di Serino, S. Lucia di Serino, S. Stefano del Sole, , Atripalda, Avellino, , , Prata Principato Ultra, Pratola Serra, Tufo, Altavilla Irpina, Chiande e Petruro Irpino per poi immettersi nel fiume Calore in territorio di Benevento. Inoltre, rientra nei comprensori delle Comunità Montane Serinese‐ Solofrana e del Partenio.

Fiume Sabato in prossimità delle sorgenti Urciuoli (Comune di Santo Stefano del Sole (AV))

7.04.04 Bacino idrografico del Torrente Solofrana

Il bacino idrografico del Torrente Solofrana, affluente in sinistra del fiume Sarno, si estende per una superficie di circa 260 Kmq, dei quali circa 75 ricadono nel territorio della Provincia di Avellino, ed è lungo circa 20 Km. Nasce alla confluenza delle acque del Vallone Spirito Santo e del Vallone dei Grangi in località Sant'Agata Irpina del Comune di Solofra. Le sorgenti sono captate per uso idropotabile e il torrente, ormai quasi artificiale, è sostanzialmente alimentato dagli scarichi delle industrie locali e dai reflui dei paesi attraversati. Il Torrente ed i suo affluenti, attraversano i Comuni di Solfora, Contrada, Forino, Mercogliano, , Serino, Quindici, Montoro Inferiore e Montoro Superiore.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

7.04.05 Bacino idrografico del Fiume Sele

Il fiume nasce dal Monte Paflagone (contrafforte del monte Cervialto) in agro di Caposele, ad una quota di 420 m.s.l.m.. La sorgente Sanità, avente una portata media di circa 4.000 l/s, che alimentava il Fiume Sele nel tratto irpino della sua defluenza, è stata captata dall’Acquedotto Pugliese, per i fabbisogni idrico potabili della Regione Puglia, con notevole decremento del deflusso minimo vitale del fiume nei periodi estivi. Nell'avellinese i maggiori affluenti del Sele sono il Temete (in sinistra orografica), la fiumara di Calabritto e la Piceglia (in destra orografica). Il fiume, scorre per circa 15 Km in Irpinia, attraversando i Comuni di Caposele e Calabritto.

7.04.06 Bacino Idrografico del Fiume Ofanto

La sua sorgente si trova sull'Altopiano Irpino a 715 m sul livello del mare, sotto il Piano dell'Angelo, a sud di Torella dei Lombardi, in Provincia di Avellino. L’Autorità di bacino competente è quella della Puglia ed i paesi attraversati in Provincia di Avellino sono: Andretta, Aquilonia, Bisaccia, , , Caposele, Conza della Campania, Guardia Lombardi, , Lioni, Monteverde, , Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi, , Torella dei Lombardi (sorgente), per un totale di 17 Comuni e una popolazione di 54.984 abitanti. All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idrici sfruttati dall’Ente Irrigazione per lo sviluppo della Campania Lucania e Puglia e dalla Capitanata per le esigenze irrigue della Regione Puglia. Il primo è l’Invaso di Conza della Campania, visibile nella foto di seguito riportata, sfruttato al momento per i fabbisogni irrigui della Puglia, ma per il quale sono in corso le azioni tecniche ed amministrative per lo sfruttamento delle acque dell’Invaso per i fabbisogni idrico – potabili della popolazione pugliese. Il secondo invaso è rappresentata dalla Diga San Pietro, sul T.te Osento, affluente in sinistra orografica del Fiume Ofanto, in agro di Monteverde, sfruttato dal Consorzio di Bonifica della capitanata per le esigenze irrigue della Puglia.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Diga di Conza della Campania

7.04.07 Bacini idrografici dei T.ti Cervaro e Calaggio

Il Bacini idrografici dei Torrenti Calaggio e Carvaro sono di competenza dell’Autorità di bacino della Puglia. Il Torrente Cervaro nasce dal monte Le Felci (m 853), presso Monteleone di Puglia. Entra in Provincia di Avellino e rientra in quella di Foggia fra Panni e Montaguto. Il bacino del Torrente comprende, in parte, i territori dei comuni di Ariano Irpino, Montaguto, Svignano, e Zungoli. Il Torrente Calaggio nasce nel Vallone della Toppa, presso il monte La Forma (m 864) in agro di Vallata. Il Bacino del Calaggio comprende, in parte i territori di Ariano Irpino, Bisaccia, Lacedonia, e Vallata.

7.04.08 Bacino idrografico dei Regi Lagni

Il bacino dei Regi Lagni, delimitato a nord dall’argine sinistro del fiume Volturno e dai monti Tifatini, a sud dai Campi Flegrei e dal massiccio Somma‐Vesuvio e ad est dalle pendici dei monti Avella, sottende una superficie di circa 1300 kmq, dei quali circa 160 in Provincia di Avellino. I sottobacini di maggiore interesse, nel territorio della Provincia di Avellino, sono quelli del Clanio, Sciminaro e Quindici.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

7.05 Idrogeologia

L’insieme dei complessi montani della zona occidentale e sud‐occidentale (Monte Partenio, Monte Pizzone, Pizzo d’Alvano, Monte Tuoro, Monte Terminio e Monte Cervialto) appartengono, secondo la classificazione della Carta Idrogeologica della Campania, all’Unità dei massicci carbonatici della dorsale appenninica, costituita in prevalenza da massicci calcarei. La zona orientale ricade prevalentemente nelle Unità intrappeniniche con una rilevante presenza di complessi argillosi, alle quote più alte (oltre gli 800 mt) e complessi arenacei alle quote inferiori. Le aree di piana e le principali aree vallive ricadono nelle Unità delle piane costiere e delle conche intramontane: in particolare, la conca di Avellino e l’area del baianese sono classificate tra i terreni piroclastici limo‐sabbiosi mentre le valli fluviali e i bacini lacustri vengono classificati come aree di depositi alluvionali (ghiaie in matrice sabbiosa con intercalazioni limoargillose). In relazione alla connotazione idrogeologica dei terreni, alla localizzazione delle sorgenti e delle falde, la memoria illustrativa della Carta idrogeologica della Campania21 individua alcune condizioni di vulnerabilità delle falde agli inquinamenti: “ (…) i massicci cartonatici propongono aspetti di particolare delicatezza soprattutto laddove sono presenti campi carsici e conche endoreiche urbanizzate e sedi di attività agricola e di pastorizia. Attualmente le strutture oggetto di attenzione particolare sono quella del Cervialto e del Terminio‐Tuoro, sedi di falde che alimentano gruppi sorgivi di rilevante importanza. In questi massicci la reimmissione in falda, attraverso grandi inghiottitoi, delle acque dei laghi stagionali del Laceno (Cervialto) e del Dragone (Terminio‐Tuoro) ha sempre costituito un rischio immanente di inquinamento (…). Altre fasce potenzialmente a rischio sono quelle pedemontane dei massicci stessi ove in genere affiorano i grandi fronti sorgivi. Qui la necessità di una attenta definizione dei perimetri di protezione si va facendo sempre più pressante a causa del progressivo incremento dell’urbanizzazione attorno e nei pressi dei fronti sorgivi22. Nelle zone interne il problema della vulnerabilità riguarda essenzialmente le falde delle piane alluvionali interne23 e più massicciamente le acque del reticolo fluviale che costituiscono di fatto la quasi totalità della risorsa idrica locale”.

21 Budetta, P., Celico, P. et al. (1994), “Carta idrogeologica della Campania, Memoria illustrativa”, in Atti del IV Convegno Internazionale di Geoingegneria, Difesa e valorizzazione del suolo e degli acquiferi, Torino. 22 Per il territorio avellinese si fa in particolare riferimento all’area delle sorgenti del Serino. 23 Per il territorio avellinese si fa riferimento in particolare alla valle dell’Ufita.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

7.05.1 Risorse idriche sotterranee

La risorsa idrica sotterranea dipende dall’infiltrazione delle acque atmosferiche nel sottosuolo, grazie alla permeabilità della roccia. L’infiltrazione è legata ad una serie di fattori meteorologici, morfologici, geologici, biologici. La Provincia di Avellino viene attraversata, con direzione sud‐est nord‐ovest dalla catena appenninica. Dal punto di vista geologico‐strutturale la catena appenninica è caratterizzata da una complessa struttura a coltri di ricoprimento derivanti dallo scollamento e raccorciamento delle coperture sedimentarie di domini paleogeografici appartenenti al margine settentrionale della placca africano‐padana, trasportati verso l’avampaese padano‐adriatico‐ionico, a partire dall’Oligocene superiore (D’Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989). Il settore di catena ricadente nel territorio della Provincia è caratterizzato da una struttura riferibile ad un sistema duplex, in cui un complesso di thrusts sheets carbonatici, derivanti dalla deformazione della piattaforma apula, è sepolto al disotto di una serie di coltri di ricoprimento di provenienza interna derivanti dalla deformazione di domini di piattaforma carbonatica, di domini di transizione tra piattaforma e bacino, di domini bacinali avvenuta tra il Miocene superiore ed il Pliocene superiore‐Pleistocene inferiore. Sulle unità tettoniche che costituiscono l’ossatura della catena appenninica giacciono, con contatto stratigrafico discordante, successioni argillose, sabbiose e conglomeratiche mioplioceniche di ambiente marino, di ambiente transizionale da marino a continentale e di ambiente continentale, che rappresentano il riempimento di bacini che si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena (thrust top basin) durante le fasi di strutturazione della catena stessa. Pertanto i settori di catena inclusi in entrambi i bacini sono caratterizzati dalla sovrapposizione di thrust‐sheets costituiti da differenti tipi di successione: calcaree, dolomitiche, calcareoclastiche‐argilloso‐marnose, marnoso‐argillose, arenaceo‐argillose, su cui si rinvengono depositi argillosi, sabbiosi e conglomeratici, e prodotti vulcanici (lave, tufi, piroclastiti). L’assetto idrogeologico è condizionato dall’assetto stratigrafico‐strutturale del settore di catena in esame. I complessi litologici a maggiore permeabilità sono quelli costituiti da successioni calcaree e da successioni dolomitiche. I primi sono contraddistinti da elevata permeabilità per fratturazione e per carsismo, i secondi da permeabilità medio‐ alta per fratturazione. I complessi litologici calcareo‐marnosi‐argillosi presentano permeabilità variabile da media ad alta laddove prevalgono i termini carbonatici in relazione al grado di fatturazione e di carsismo, da media a bassa ove prevalgono i termini pelitici. In

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico quest’ultimo caso tali successioni svolgono un ruolo di impermeabile relativo a contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche. I complessi litologici arenaceo‐argillosi presentano permeabilità variabile da media a bassa, in relazione alla prevalenza dei termini pelitici. Al loro interno la circolazione idrica è modesta e avviene in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore. Questo complesso litologico, a contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche svolge un ruolo di impermeabile. Nell’area in esame sono presenti, inoltre complessi litologici conglomeratici e sabbiosi, caratterizzati da permeabilità da media a bassa in relazione alla granulometria ed allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito. Questi complessi litologici presentano una circolazione idrica in genere modesta, frammentata in più falde con recapito in sorgenti di importanza locale. A questi vanno aggiunti complessi litologici delle ghiaie, sabbie ed argille alluvionali, e dei detriti, che presentano un grado di permeabilità estremamente variabile da basso ad alto in relazione alle caratteristiche granulometriche, allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito. Il deflusso idrico ha luogo in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore. Questi, allorquando sono a contatto con idrostrutture carbonatiche possono ricevere cospicui travasi da queste ultime. In corrispondenza dei complessi vulcanici si rinvengono il complesso delle lave, il complesso dei tufi e quello delle piroclastiti. Il complesso delle lave è caratterizzato da permeabilità da medie ad alte in relazione al grado di fessurazione; nel complesso dei tufi la permeabilità assume valori da bassi a medio bassi in relazione allo stato di fessurazione e/o allo stato di addensamento Gli acquiferi di rilevanza nazionale e regionale per l’elevata potenzialità idrica sono allocati nelle idrostrutture carbonatiche: ‐ Idrostruttura del Monti Terminio‐Tuoro. Occupa circa 140 Kmq nella fascia sud‐ ovest del territorio Provinciale. I recapiti principali della falda di base, che alimenta acquedotti regionali e non, sono ubicati sia lungo il margine orientale (sorgenti Pollentina, Peschiera, Prete Bagno della Regina) che settentrionale (sorgenti Baiardo, Sauceto) che occidentale (Sogenti Acquaro‐Pelosi e Urciuoli). Altre sorgenti (Scorzella, candraloni) presenti all’interno del massiccio ‐ Massiccio del Monte Cervialto: ricade nella fascia meridionale del territorio della Provincia, tra il Fiume Sele ed il Fiume Calore. Il recapito prevalente del deflusso della falda di base alimenta le sorgenti di Caposele (Sanita’, Cerasuolo, cannotto e Acqua delle Brecce). ‐ Monte Polveracchio: la parte settentrionale del massiccio montuoso ricade nella fascia meridionale della Provincia, in destra orografica del Fiume Sele. Numerose sono le sorgenti, immesse in rete acquedottisca, presenti nei territori di Senerchia (Sorgenti, Caccia, Acquabianca, Piceglie e Forma) e Calabritto (sorgenti Ponticchio‐Acquara, Botte e Noce).

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

‐ Monte Marzano‐Ogna. Di tale gruppo Montuoso, solo il blocco calcareo di Quaglietta, in agro di Calabritto, ricade in Provincia di Avellino. Le sorgenti di Quaglietta (Celico et alii, 1979 a,b,c) risultano alimentate dal rilievo carbonatico del Monte Marzano. ‐ Monte Acellica‐Licinici‐Mai p.p: solo parte del gruppo montuoso ricade in Provincia di Avellino: Monti di Solfora e una piccola parte del Monte Acellica. Le sorgenti della falda di base ricadono fuori del territorio Provinciale, dove sono presenti solo alcune sorgenti di alta quota (sorgenti Bocche Lapazzeta in agro di Solfora e il gruppo Raio Ferriera e Sorgente Madonna della Neve in agro di Montella) ‐ Dorsale dei Monti di Avella: ricade nella fascia occidentale del territorio Provinciale dove recapita solo parte del deflusso della falda di base e tra le scaturigini solo una, sorgente bocca dell’acqua, immessa in rete acquedottistica. Altri acquiferi di importanza locale sono allocati in idrostrutture costituite da successioni successioni conglomeratiche e sabbiose (idrostrutture dell’area di Ariano Irpino,) localizzate nel settore sud‐orientale del bacino del Volturno (area dei monti dell’Irpinia). Acquiferi di importanza regionale e locale sono quelli contenuti nei depositi clastici più permeabili presenti nel sottosuolo delle aree di piana, come l’alta valle del Sabato, con circolazione idrica connessa a quella dell’idrostruttura del Terminio‐Tuoro.

7.06 Uso del suolo

L’uso del suolo del territorio Provinciale può essere descritto attraverso l’analisi dei dati inerenti le diversi classi di destinazione d’uso delle superfici della “carta dell’uso agricolo del suolo della Regione Campania – CUAS” del 2004. Con essa la Regione Campania ha migliorato la conoscenza del territorio rurale della Campania al fine di realizzare una più efficace pianificazione degli interventi del settore agricolo e forestale. Dall’analisi dei dati riguardanti la Provincia di Avellino possiamo caratterizzare la distribuzione delle diverse classi di utilizzo del suolo e che si possono così sintetizzare: 1 – Seminativi: riguarda le superfici coltivate, regolarmente arate e generalmente sottoposte ad un sistema di rotazione (cereali, leguminose, piante da tubero, ecc.) in Provincia di Avellino sono presenti le seguenti classi: Classe 1.1 ‐ Seminativi autunno‐vernini 111 ‐ Cereali da granella autunno‐vernini: sono comprese le superfici utilizzate a frumento, orzo, avena, mais, sorgo e cerali minori. Sono distribuiti soprattutto nelle aree collinari dell’Alta Irpinia, della Baronia e della zona dell’Arianese,

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico soprattutto per quella parte che si affaccia verso la Provincia di Foggia e che confina con i comuni di Savignano Irpino e Greci. 11113 ‐ Cereali da granella associati a colture foraggere: rappresentano un mosaico di colture temporanee in cui i cereali da granella superano il 50% dell’elemento cartografato. Sono presenti nei comuni dell’Alta Irpinia che confinano con quelli della zona del Terminio Cerivialto essi sono infatti presenti anche nelle piane endoreiche del Laceno e di Volturara Classe 1.2 ‐ Seminativi primaverili‐estivi 121 ‐ Cereali da granella primaverili‐estivi: sono comprese le superfici utilizzate a frumento, orzo, avena, mais, sorgo e cereali minori. Si ritrovano nella zona dei Picentini in particolare nelle piane di Volturara, di Montella e del Laceno a Bagnoli irpino. Sono altresì presenti lungo la Valle dell’Ofanto nei comuni di Nusco e Lioni e nella valle Caudina nei comuni di Cervinara e Rotondi. 122 – Ortive: coltivazioni ortive sono presenti soprattutto nel Montorese ed in particolare a Montoro Inferiore e nella valle Caudina tra i comuni di Rotondi, Cervinara e San Martino Valle Caudina. Inoltre sono presenti in modo diffuso nell’intorno dei vari centri abitati delle valli del Sabato e del Calore e nella valle dell’Ufita. 125 ‐ Colture industriali: sono comprese superfici utilizzate a tabacco e altre colture industriali. Sono presenti in particolare nei comuni della Valle dell’Ufita e della Baronia come Flumeri, Frigento, Castelbaronia e Carife, inoltre si ritrovano nella valle Caudina e nelle zone dell’Arianese tra i comuni di Ariano Irpino e Montecalvo Irpino. 131 – Prati avvicendati: sono comprese superfici utilizzate ad erba medica (in purezza o in miscugli) ed altri prati avvicendati (lupinella, sulla trifoglio spp, prati di graminacee), che occupano il terreno fra 2 e 5 anni. Sono presenti in poche parti del territorio Provinciale quali le media valle del Calore (tra Montemarano e Castelfranci), la parte alta della valle dell’Ofanto (Nusco) e la zona di Conza della Campania e di Sant’Andrea di Conza, oltre che nella zona alta della valle del Sele (tra Calabritto e Senerchia). 13111 – Colture foraggere associate a cereali da granella autunno‐vernini: rappresentano un mosaico di colture temporanee (seminativi autunno‐vernini e foraggere) non cartografa bili singolarmente, in cui le foraggere superano il 50% della superficie dell’elemento cartografato. Anche questi tipi di colture sono presenti in poche parti del territorio in particolare si concentrano nella valle del Sele (Senerchia), sulle colline di Andretta in Alta Irpinia e su quelle di Sturno lungo la valle dell’Ufita. 132 – Erbai: sono comprese superfici utilizzate a mai a maturazione cerosa, erbai di cereali in purezza, altri erbai (fava, favino, trifoglio spp, loglio, veccia, colza, cavolo, polifiti di graminacee e leguminose), che occupano il terreno per non più di un anno. Sono presenti in poche parti del territorio Provinciale quali la zona tra

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico le Valli dell’Ufita e dell’Ofanto, nei comuni di Guardia dei Lombardi, Rocca San Felice, Sant’Angelo dei Lombardi e Andretta, oltre che nelle zone montane del Vallo di Lauro nel comune di Quindici nella zona di Campo Somma al confine con la Provincia di Salerno e il comune di Bracigliano. 2 – Colture permanenti: Colture non soggette a rotazione che forniscono più raccolti e che occupano il terreno per un lungo periodo prima dello scasso e della ripuntatura: si tratta per lo più di colture legnose. Sono esclusi i prati, i pascoli e le foreste, in Provincia di Avellino sono presenti le seguenti classi: Classe 2.1 ‐ Vigneti La viticoltura, diffusa su tutto il territorio Provinciale, è prevalentemente destinata alla produzione di uva da vino. La Provincia di Avellino vanta la presenza di tre vini pregiati DOCG, il Taurasi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. La zona dei vini pregiati della Provincia comprende le aree collinari che si sviluppano lungo la valle del Sabato e la valle del Calore. Il Taurasi si produce con uve di aglianico in un’area collinare dell’alta valle del Calore. L’area di produzione comprende 17 Comuni che circondano Taurasi. L’area vitivinicola del Greco di Tufo è costituita da una piccola area di media collina situata a nord di Avellino. Essa comprende i territori degli 8 comuni che circondano Tufo lungo la valle del Sabato. Il vitigno Fiano, dal quale si produce il Fiano di Avellino, anche esso oggi DOCG, interessa un’area comprendente i 26 Comuni più prossimi al capoluogo. Classe 2.2 ‐ Frutteti e frutti minori Impianti di alberi o arbusti fruttiferi. Colture pure o miste di specie produttrici di frutta o alberi di fratto n associazione con superfici stabilmente erbate. I frutteti in presenza di diverse associazioni di alberi sono da includersi in questa classe. Sono compresi i noccioleti da frutto. Quest’ultimo tipo di frutteto è quello maggiormente presente in Provincia di Avellino con notevoli superfici nella valle del Sabato e nei comuni intorno alla città di Avellino sia quelli a nord che quelli a sud del capoluogo, nella zona del Serinese. Significativi sono anche le presenze di noccioleti nella valle del Baianese e in quella del Vallo di Lauro che rappresentano l’areale con la più alta vocazione per la coltivazione del nocciolo. La varietà più pregiata è la Nocciola Mortarella, altra varietà diffusa in queste aree è la nocciola S.Giovanni. Diverso è il paesaggio dei noccioleti delle colline avellinesi, dove essi si presentano spesso consociati con ciliegio, noce e altre fruttifere. Le varietà più diffuse in questa zona sono la Tonda bianca, la Tonda Rossa, la Mortarella e, soprattutto nel Serinese, la Tonda di Giffoni. Classe 2.3 ‐ Oliveti Gli oliveti sono presenti in tutte le zone collinari dell’Irpinia, si localizzano soprattutto nelle zone dell’alto Sele, nelle colline del Vallo di Lauro‐Baianese, lungo la valle del Calore e nell’Ufita. Inoltre la coltivazione dell’olivo è presente nelle zone dell’Arianese tra i comuni di Ariano Irpino e Montecalvo Irpino e anche

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico lungo la valle del Calaggio e dell’Ofanto . Le varietà di olivo principali sono la Ogliarola, la Ravece, la Nostrale e la Carpellese. Classe 2.5 ‐ Castagneti da frutto La coltivazione delle castagne, largamente diffusa sul territorio Provinciale, si concentra in particolare nell’area dei Monti Picentini, dove sono presenti alcune delle varietà più pregiate. Altri areali di rilievo per la coltivazione della castagna sono le zone del Partenio (Mercogliano) e della Valle Caudina. Il tipo più conosciuto di castagna è la “castagna di Montella”, prodotta nei Comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco e Volturara Irpina. Ancora, tra le più pregiate vi è la castagna di Serino (che comprende le varietà Montemarano e Verdole), prodotta nell’alta valle del Sabato. 3 – Foraggere permanenti: Colture foraggere erbacee fuori avvicendamento che occupano il terreno per un periodo superiore a 5 anni. In Provincia di Avellino sono presenti le seguenti classi: Classe 3.1 ‐ Prati permanenti, prati pascoli e pascoli Sono comprese superfici destinate a foraggere permanenti che vengono utilizzate esclusivamente mediante falciatura e successivo pascolo o utilizzate esclusivamente al pascolo Classe 3.2 ‐ Prati permanenti, prati pascoli e pascoli Entrambe le due classi sono diffusamente presenti in Provincia di Avellino in particolare lungo le colline del Sabato e del Calore, sugli altipiani del Partenio e dei Picentini, sulle colline sia della Valle dell’Ufita che dell’Alta Irpinia a anche di quelle delle Valli dell’Ofanto e del Sele. 4 – Zone Agricole eterogenee: Aree con presenza di almeno tre differenti classi d’uso. Classe 4.1 – Colture temporanee associate a colture permanenti Colture temporanee (seminativi o foraggere) in associazione con colture permanenti sulla stessa superficie. Vi sono comprese aree miste, ma non associate, di colture temporanee e permanenti quanto queste ultime comprendono meno del 25% della superficie totale. Classe 4.2 – Sistemi colturali e particellari complessi Mosaico di appezzamenti singolarmente non cartografabili con varie colture temporanee, prati stabili e colture permanenti occupanti ciascuno meno del 50% della superficie dell'elemento cartografato. Anche queste due classi sono presenti in Provincia di Avellino in particolare tra le medie Valli del Sabato e del Calore fino alla valle dell’Ufita con elevate estensioni della classe 4.2 nelle zone al confine tra i comuni di Grottaminarda, Mirabella Eclano, e Gesualdo, fino alle valli della Baronia e dell’Arianese. 5 – Superfici boscate: Aree destinate a bosco dove si distinguono le seguenti tre classi: Classe5.1 – Boschi di latifoglie

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi, ma anche da cespugli e arbusti, nelle quali dominano le specie forestali latifoglie. La superficie a latifoglie deve costituire almeno il 75% della componente arborea forestale, altrimenti viene classificata bosco misto di conifere e latifoglie (5.3). Sono comprese in tale classe le formazioni boschive ripariali. Classe5.2 – Boschi di latifoglie Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi, ma anche da cespugli e arbusti, nelle quali dominano le specie forestali conifere. La superficie a conifere deve costituire almeno il 75% della componente arborea forestale, altrimenti viene classificata bosco misto di conifere e latifoglie (5.3). Sono comprese in tale classe le formazioni boschive ripariali. Classe5.3 – Boschi misti di conifere e latifoglie Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi e arbusti, dove ne' latifoglie ne' conifere superano il 75% della componente arborea forestale. La presenza dei boschi in Provincia di Avellino, soprattutto quelli che rientrano nella classe 5.1 (boschi di latifoglie), è molto rilevante. Infatti le aree che sono state riconosciute ad alta naturalità e che coincidono con i perimetri dei parchi regionali del Partenio e dei Monti Picentini e con quelli sia dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) sono caratterizzate dalla estesa diffusione di superfici boscate. Queste ultime zone sono distribuite oltre che nelle aree montuose dei monti del Partenio e dei Monti Picentini, anche nella zona del Vallo di Lauro (SIC ‐ Monti di Lauro) e del Baianese (SIC – Pietra Maula), lungo la valle dell’Ofanto (SIC – Querceta dell’Incoronata, SIC – Boschi di Guardia dei Lombardi e di Andretta, SIC – Bosco di Zampaglione ‐ Calitri), la valle del Sele e la valle del Sabato (SIC – Bosco di Montefusco). 6 – Copertura vegetale prevalentemente arbustiva e/o erbacea in evoluzione naturale: aree vegetali in cui si distinguono le seguenti classi: Classe 6.1 – Aree a pascolo naturale e praterie di alta quota Aree foraggere a bassa produttivita'. Sono spesso situate in zone accidentali e/o montane. Sulle aree interessate della classe sono di norma presenti limiti di particelle (siepi, muri, recinti), intesi a circoscriverne e localizzarne l'uso. Classe 6.2 – Cespuglieti e arbusteti Formazioni vegetali basse e chiuse, stabili, composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee (eriche, rovi, ginestre). Classe 6.3 – Aree a vegetazione sclerofilla Ne fanno parte la macchia mediterranea e le garighe. Possono essere presenti rari alberi isolati Le sopraelencate classi di copertura vegetale sono presenti, in Provincia di Avellino, nelle zone montane sia dei monti del Partenio che di monti Picentini fino alla valle del Sele, sono inoltre presenti anche nelle zone a più alta quota

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico delle colline della Baronia che di quelle che caratterizzano le valli dei torrenti Cervaro e del Calaggio e del fiume Ofanto. Classe 6.4 – Aree a vegetazione arborea e arbustiva in evoluzione Formazioni che possono derivare dalla degradazione della foresta o da rinnovazione della stessa per ricolonizzazione di aree non forestali o in adiacenza ad aree forestali. Che si possono distinguere in: 641 – Aree a ricolonizzazione nuturale 642 – Aree a ricolonizzazione artificiale (rimboschimenti) Anche questa classe di copertura vegetale e le relative sottoclassi sono presenti, in Provincia di Avellino, nelle zone montane sia dei monti del Partenio che di monti Picentini, sono inoltre presenti anche nelle zone delle colline della Baronia che di quelle che caratterizzano, le aree dell’Arianese e le valli dei torrenti Cervaro e del Calaggio e del fiume Ofanto. 7 – Zone aperte con vegetazione rada o assente: Le classi di questo tipo di areale presenti in Provincia di Avellino sono: Classe 7.2 – Rocce nude ed affioramenti Classe 7.3 – Aree con vegetazione rada Classe 7.4 – Aree degradate da incendi e per altri eventi Sono presenti nelle aree di alta quota degli altipiani e dei versanti dei monti Picentini, con particolare diffusione sui rilievi calcarei del monte Cervialto e della catena appenninica che domina la valle del Sele (monte Boschetiello), su quelli e dei monti del Partenio. La classe delle aree interessate da incendi sono state cartografate in prevalenza lungo i crinali dei rilievi dei monti Picentini (m. Raiamagra e m. Cervialto) e di quelli a confine con la Provincia di Salerno e ricadenti nel comune di Senerchia.

Infine abbiamo le classi di copertura non vegetale quali: Classe 9.1 – Ambiente urbanizzato e superfici artificiali Insediamenti residenziali, insediamenti produttivi, dei servizi pubblici e privati, delle reti e delle aree infrastrutturali. Aree estrattive, cantieri, discariche e terreni artefatti ed abbandonati. Le superfici ricoperte artificialmente occupano piu' del 50% della superficie totale. Quindi fondamentalmente questa classe di uso riguarda i centri urbani e le varie frazioni urbane dei comuni della Provincia. Dalla cartografia si riconoscono le zone urbane attorno al capoluogo e quelle relative agli insediamenti lungo il corso del fiume Sabato. Caratteristici sono anche le distribuzioni degli insediamenti urbani lungo la valle di Avella‐Baiano, del Vallo di Lauro e della Valle Caudina. Altri insediamenti lineari sono riconoscibili lungo la statale 7 bis per le Puglie in particolare nell’ambito dei Comuni della zona dell’Ufita (Mirabella Eclano e Grottaminarda) e per le zone urbane dell’Arianese. Si evidenziano, altresì, le diverse aree produttive delle zone industriali con particolare

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico riferimento alle più estese quali quelle della zona di Pianodardine (Avellino) e quelle della valle dell’Ufita (Flumeri). Classe 9.2 – Acque Acque interne e costiere, specchi e corsi d'acqua, naturali ed artificiali. In Provincia di Avellino sono sostanzialmente rappresentati dalle superfici dei due laghi artificiali prodotti dalla diga di Conza della Campania lungo il fiume Ofanto e da quella del lago di San Pietro lungo il torrente Osento tra i comuni di Acquilonia e Monteverde e dal lago presente nell’altipiano del Laceno nel comune di Bagnoli Irpino.

7.06.01 Sistema agricolo provinciale

Il Sistema agricolo Provinciale è caratterizzato da condizioni di base generalmente poco favorevoli alla pratica agricola, con suoli spesso accidentati e in forte pendenza, difficilmente lavorabili con mezzi meccanici o irrigabili. Nonostante ciò, la Provincia di Avellino si distingue nel panorama regionale per una maggiore incidenza della superficie agraria sulla superficie territoriale, una forte incidenza della superficie a bosco, un’alta estensività colturale. Da una lettura delle macrocaratteristiche strutturali e produttive del settore agricolo, si evidenzia nel territorio avellinese una profonda differenza che vede contrapposte, da un lato, l’area orientale prevalentemente rurale, socialmente e culturalmente arretrata e in cui predominano le colture estensive; dall’altro, l’area occidentale più dinamica, riccamente infrastrutturata, dove prevalgono colture di pregio quali quelle frutticole e viticole (con rinomati vini DOCG, DOC e IGT). Nell’area orientale l’agricoltura, che rappresenta il settore produttivo dominante, ha carattere prevalentemente estensivo, come testimoniato dalla dimensione media aziendale superiore a quella regionale. Le filiere dominanti di questo sistema sono quella cerealicola e zootecnica. In quest’area, alla minore redditività delle colture si aggiunge la lontananza dai mercati di sbocco e un contesto socioeconomico più arretrato, in cui si registrano aree con fenomeni di stasi o decremento demografico che danno luogo a fenomeni di senilizzazione. Una buona integrità dell’ambiente naturale e forme di insediamento meno accentrate possono però favorire l’integrazione tra attività agricola e azioni di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e di promozione turistica. L’area occidentale si distingue per una maggiore concentrazione d’aziende agricole cui corrisponde un’esigua dimensione aziendale. Le filiere dominanti sono rappresentate da quelle vitivinicole e frutticole. L’area è caratterizzata dalla presenza di una vasta gamma di prodotti di qualità, in molti casi con marchi di qualità riconosciuti, e da un’alta incidenza delle superfici boscate e delle aree protette. L’approfondimento della conoscenza del territorio Provinciale

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico consente, tuttavia, di mettere in luce ulteriori differenziazioni all’interno del sistema rurale Provinciale, peculiarità e caratteristiche su cui far leva per l’innesco di nuove strategie di sviluppo. Tra i seminativi, le colture maggiormente diffuse sono rappresentate da cereali, foraggere, patate, cipolle e pomodori. Grandi estensioni di cereali e foraggere caratterizzano il paesaggio dell’Alta Irpinia e l’alto Cervaro; in quest’ultima area, in particolare, è molto diffusa anche la coltivazione del tabacco. Le coltivazioni cerealicole, di per sé difficilmente differenziabili, non presentano produzioni di pregio. Per le ortive, le maggiori concentrazioni si ritrovano nell’area della conca di Avellino, nel Baianese, nel Vallo di Lauro e alle pendici del Partenio. In tali zone sono maggiormente sviluppate la frutticoltura e le coltivazioni permanenti in generale. Tra le maggiori produzioni della Provincia vi sono le castagne, le nocciole e la frutta a guscio in generale; oliveti e vigneti sono diffusi in tutte le aree collinari. Tra le fruttifere, sono presenti in tutta la Provincia le coltivazioni di mele e ciliegie. Nelle aree maggiormente pianeggianti della valle del Sabato e del Vallo di Lauro, sono presenti, sebbene in quantità ridotte, anche kiwi, albicocche e pesche. Nel baianese e nel Vallo di Lauro si rinvengono anche alcune coltivazioni agrumicole. Vigneti La viticoltura, diffusa su tutto il territorio Provinciale, è prevalentemente destinata alla produzione di uva da vino. La Provincia di Avellino vanta la presenza di tre vini pregiati. E’ una delle poche province d’Italia ad avere tre vini DOCG, il Taurasi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Anche al di fuori degli areali dei vini DOCG, la coltivazione di uva presenta una produzione di buon livello che potrebbe aspirare al riconoscimento del marchio di qualità. In particolare, tutto il territorio dell’Alta Irpinia, presenta una forte concentrazione di vigneti, pur in assenza di produzioni a denominazione riconosciuta. Recentemente, anche al vino Irpinia bianco e rosso è stata riconosciuta l’Indicazione Geografica Tipica. La superficie destinata a vigneti DOCG rappresenta il 22,4% della superficie a vite presente nell’intera Provincia. La zona dei vini pregiati della Provincia comprende le aree collinari che si sviluppano lungo la valle del Sabato e la valle del Calore. In quest’area sono presenti i tre DOCG –il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino e il Taurasi. Le tre aree vinicole sono contigue tra loro e si sovrappongono nei comuni di Lapio e Montefalcione che appartengono sia all’area di produzione del Taurasi che all’area di produzione del Fiano. Il Taurasi, è stato il primo e, per molti anni, l’unico vino DOCG della Campania, si produce con uve di aglianico in un’area collinare, compresa tra i 400 e i 700 metri sul livello del mare, dell’alta valle del Calore. Qui la struttura dei terreni è di origine vulcanica e la vite segue i criteri della coltura a bassa spalliera. L’area di

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico produzione comprende 17 Comuni che circondano Taurasi. Le aziende viticole, generalmente di piccole dimensioni, sono in prevalenza a conduzione familiare e localizzate in aree collinari scarsamente meccanizzabili. L’area vitivinicola del Greco di Tufo, oggi DOCG, è costituita da una piccola area di media collina situata a nord di Avellino, caratterizzata da un terreno ricco di venature sulfuree e di sostanze fosforate e azotate. Essa comprende i territori degli 8 comuni che circondano Tufo lungo la valle del Sabato. In quest’area, la coltivazione dell’uva è in forma specializzata. Il paesaggio, tipicamente rurale, è caratterizzato da vigneti, noccioleti, oliveti, piccoli appezzamenti di cereali e leguminose. Il vitigno Fiano, dal quale si produce il Fiano di Avellino, anche esso oggi DOCG, interessa un’area comprendente i 26 Comuni più prossimi al capoluogo. In quest’area si localizzano alcune delle aziende vinicole più importanti della Provincia e di maggiori dimensioni, come la Mastroberardino di Atripalda. Nocciole e noci I boschi di castagne e i noccioleti sono da sempre un elemento caratterizzante del paesaggio irpino. Per lungo tempo, l’economia stessa dell’Irpinia è stata condizionata dalla raccolta delle castagne e delle nocciole e i boschi hanno rappresentato la principale forma di sussistenza delle comunità rurali. Le aree di maggiore produzione coincidono con le alture del Partenio e dei Monti Picentini dove la produzione presenta non poche specie eccellenti. La coltivazione del nocciolo riveste un’importanza preminente nell’economia avellinese: questo territorio presenta, infatti, un’antica vocazione per la produzione delle nocciole e, in questo campo, detiene il primato tra tutte le province italiane, concorrendo per circa un terzo all’intero raccolto nazionale. La coltivazione di nocciole è resente in tutta la Provincia ma caratterizza, in particolare, il paesaggio agrario del Partenio, del baianese, del Vallo di Lauro, delle colline avellinesi. Nelle prime due aree, il nocciolo valorizza adeguatamente anche i dislivelli più impervi, grazie a sistemazioni idraulico‐agrarie quali fosse livellari e ciglionamenti. La varietà più pregiata è la Nocciola Mortarella, per la quale è in corso la procedura per il riconoscimento del marchio di qualità. Altra varietà diffusa in queste aree è la nocciola S.Giovanni. Diverso è il paesaggio dei noccioleti delle colline avellinesi, dove essi si presentano spesso consociati con ciliegio, noce e altre fruttifere. Le varietà più diffuse in questa zona sono la Tonda bianca, la Tonda Rossa, la Mortarella e, soprattutto nel Serinese, la Tonda di Giffoni. La zona del Baianese ‐ Vallo di Lauro è l’areale con la più alta vocazione per la coltivazione del nocciolo. Qui, nelle aree più pianeggianti, sono presenti colture particolarmente produttive, anche grazie ad un elevato grado di meccanizzazione del ciclo produttivo. Nell’area sono localizzate anche aziende per la prima lavorazione delle nocciole i cui prodotti sono principalmente costituiti da granella, per la produzione di cioccolato, e pasta di nocciola, per la produzione di gelati. Nel Baianese‐Vallo di Lauro è diffusa anche la coltivazione di altra frutta a guscio,

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico come le noci della varietà “di Sorrento”. La coltivazione di noci è riscontrabile in tutta la Provincia, spesso consociata ad altre coltivazioni specializzate. La varietà più diffusa è la Noce Malizia, rinomata anche a livello extralocale. Noci e nocciole alimentano la produzione artigianale di torroni tipici, fiorente soprattutto a Ospedaletto d’Alpinolo. Castagne La coltivazione delle castagne, largamente diffusa sul territorio Provinciale, si concentra in particolare nell’area dei Monti Picentini, dove sono presenti alcune delle varietà più pregiate. Altri areali di rilievo per la coltivazione della castagna sono le zone del Partenio e della Valle Caudina. I boschi di castagne assumono particolare rilevanza sia a fini ambientali e paesaggistici che a fini economici, non solo per la produzione di frutti di particolare pregio ma, anche, per la produzione del legno e per le potenzialità legate agli indotti nel settore della trasformazione. Il tipo più conosciuto di castagna è la “castagna di Montella” (DOC dal 1987 e Indicazione Geografica Protetta dal 1996), prodotta nei Comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco e Volturara Irpina. Ancora, tra le più pregiate vi è la castagna di Serino (che comprende le varietà Montemarano e Verdole), prodotta nell’alta valle del Sabato, di cui la Regione sta promovendo la registrazione del marchio. Altre varietà sono la castagna Rossa di San Mango e la Bionda di Mercogliano. La produzione di castagne, un tempo destinata ad integrare una dieta alimentare molto povera, è oggi impiegata prevalentemente dall’industria dolciaria. Tra i prodotti artigianali derivati dalla lavorazione delle castagne il miele e prodotti tipici quali: le Castagne del Prete, le Castagne d’orze, le Castagne Bianche. Olivo Gli oliveti sono presenti in tutte le zone collinari dell’Irpinia. Nel panorama Campano, la Provincia si colloca al quarto posto nella produzione olivicola, con circa il 15% di aziende sul totale regionale. In generale, si tratta di piccole aziende, a conduzione diretta, con un modesto livello di meccanizzazione anche a causa delle condizioni orografiche della zona. Gli impianti per la trasformazione sono dotati di macchinari molto vecchi, in alcuni casi addirittura secolari. A causa di queste condizioni, l’olivicoltura risulta attualmente scarsamente remunerativa, pur dando luogo ad un prodotto di buona qualità, l’olio Irpino, per il quale è in corso di approvazione il disciplinare per il riconoscimento del marchio di qualità. Le principali varietà sono l’Aeclanum, il Materdomini, il Tricolli. In Irpinia, l’olivocultura da olio, costituisce un settore che necessita di una serie di interventi strutturali per poter estrinsecare appieno le proprie potenzialità. L’olivicoltura Provinciale si localizza soprattutto nelle zone dell’alto Sele, nelle colline del Vallo di Lauro‐Baianese, lungo la valle del Calore e nell’Ufita. In particolare, nell’area del Baianese la coltivazione dell’olivo è seconda solo alla coltura del nocciolo. Le varietà di olivo principali sono la Ogliarola, la Ravece, la

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Nostrale e la Carpellese. Da queste si ricava un olio dalle particolari caratteristiche organolettiche, prodotto attraverso procedimenti artigianali in quantità limitate. Ciliegie e mele annurche La coltivazione del ciliegio e delle mele annurche è diffusa su tutto il territorio Provinciale, pur essendo particolarmente fiorente nell’area collinare intorno al capoluogo. Un tempo, come per le nocciole, la Provincia di Avellino aveva il primato in Italia anche per la produzione di ciliegie. Quest’ultima presenta una grande varietà di specie tra cui quelle di Montoro (la Pagliaccio e la Palermitana), di Serino (la Tenta e la Palermitana), di Taurasi (la Maiatica e l’Imperiale), del Baianese (la Monte). Le varietà di mela più pregiate sono la Mela Limongella, divenuta ormai rara, e la Mela Annurca. La mela Limongella, coltivata in piccole quantità destinate prevalentemente all’autoconsumo, è segnalata nel Montorese‐Serinese e nell’area della Comunità montana Terminio‐Cervialto. Le mele annurche sono tra i prodotti che, in attesa dell’Indicazione Geografica Protetta, hanno ottenuto la protezione nazionale transitoria. L’areale di produzione comprende tutte le province della Campania, per quanto le aree più produttive e tradizionalmente legate a questa coltivazione sono principalmente nel napoletano e nel casertano. Tuttavia anche la Valle Caudina si caratterizza per la presenza dell’annurca tradizionale. In Provincia di Avellino, tra i comuni in cui la produzione è più intensa vi sono S. Martino Valle Caudina e Cervinara. Tra le frutticole, un altro prodotto di spicco è la Susina del Carmine. Pomodori, cipolle e altre ortive La produzione di pomodori e cipolle è concentrata in particolare nell’area di Montoro. Qui si coltiva un particolare ecotipo di San Marzano (prodotto DOP, il cui areale si colloca nell’Agro‐Nocerino‐Sarnese ma comprende anche i due comuni avellinesi di Montoro Inferiore e Superiore) che ha preso il nome di Pomodoro di Montoro e si è diffusa una particolare varietà di cipolle –la cipolla ramata di Montoro– che costituisce una delle produzioni orticole più pregevoli della Provincia. L’ortofrutticoltura locale dà origine ad altri prodotti connotati da caratteri di tipicità, anche se non sempre le dimensioni della produzione sono sufficienti a giustificare impegnative campagne di valorizzazione su mercati extraregionali. Tra le produzioni orticole di rilievo si segnalano: il carciofo di Montoro, la patata primaticcia di S.Michele di Serino, l’aglio dell’Ufita. Tartufo nero di Bagnoli Nei boschi di faggio che circondano Bagnoli Irpino si trova, in grandi concentrazioni, il Tartufo Nero. Questo, pur essendo rinvenibile in diverse regioni del Mezzogiorno, trova l’habitat pedo‐climatico ideale in una ristretta area dell’Irpinia. Oltre che nel Comune di Bagnoli, il tartufo nero è rinvenibile sui massicci del Terminio e del Cervialto e, più in generale, lungo tutta la dorsale dei Monti Picentini, a cavallo tra le Province di Avellino e Salerno. Le località di

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico maggiore produzione sono l’Apeta, ai confini con il comune di Lioni, i boschi della piana di Sazzano, quelli della Valle d’Acero e della Valle Boba, il Cupone e la Conca nei pressi di Montagnone di Lioni, le faggete del Cervarulo e del Cervialto.

7.07 Aree Montane

I principali elementi morfologici che strutturano il territorio della Provincia di Avellino sono: i complessi montani, gli altopiani, i sistemi collinari, i centri urbani, i corsi d’acqua e i sistemi vallivi ad essi connessi. In particolare è evidente la stretta correlazione tra caratteristiche orografiche del sito e localizzazione e distribuzione degli insediamenti antropici. Nel territorio Provinciale emerge il contrasto tra i grandi complessi montuosi che caratterizzano l’area sud‐occidentale (Partenio e Picentini), raggiungendo le massime elevazioni del territorio Provinciale (la vetta del Cervialto supera i 1800 mt) e presentando versanti a forte pendenza, e i sistemi montani e collinari dell’area nord‐orientale, con vette che raggiungono elevazioni massime di 1.000 mt e una ridotta acclività dei versanti. I due complessi montani del Partenio e dei Monti Picentini rappresentano non solo l’elemento maggiormente significativo del territorio dal punto di vista morfologico ma, evidentemente, anche i principali serbatoi di naturalità dell’area essendo stati in larga misura preservati dall’uso antropico proprio a causa di una morfologia estremamente accidentata. Un segno indubbiamente caratterizzante del territorio avellinese è la Dorsale del Partenio che dalla piana nolana si incunea fin nella conca di Avellino in direzione ovest‐est. In direzione parallela si sviluppa la dorsale che separa il baianese dal Vallo di Lauro e quella che sovrasta i centri di Sarno, Siano e Bracigliano nel salernitano. Di gran lunga più articolata l’orografia dei Monti Picentini, che dal salernitano si incuneano nel territorio avellinese quasi a formare una “V”: da un lato, tra la valle del Sabato e la valle del Calore, il complesso del monte Acellica, del Terminio con le sue tre cime e della corona di monti che racchiude la Piana del Dragone; dall’altro, tra il Calore e il Sele, al confine con la Puglia, un articolato sistema di cime a corona del massiccio più elevato dell’avellinese, il Monte Cervialto. Le aree montuose inoltre, fanno evidenziare la rilevanza che assumono nella struttura del territorio avellinese i principali corsi d’acqua (Sabato, Calore, Ufita, Ofanto, Sele) con i loro tributari. Emergono, ancora, le ridotte aree di piana, tutte localizzate nell’area occidentale della Provincia e i due vasti altopiani localizzati sul complesso dei Monti Picentini, la Piana del Dragone e il Piano di Laceno.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

La differente connotazione morfologica delle due aree è accentuata anche dalla distribuzione dei centri abitati. Nella zona sud‐occidentale le forme aspre dei rilievi montuosi hanno favorito lo sviluppo dei centri a valle, spesso, come nel caso del Partenio, proprio a corona del massiccio montano. La principale concentrazione di insediamenti urbani si riscontra nell’area ad occidente del Sabato. In particolare, nella conca di Avellino, in cui si sviluppa la vasta conurbazione di Atripalda, Avellino e Mercogliano; nella Valle Caudina, ai piedi del Partenio, con i centri di Paolisi, Cervinara e San Martino Valle Caudina; nel Vallo di Lauro e nel Baianese, con un continuum di centri localizzati lungo le strade statali. A sud, ai piedi del Monte Faito, si sviluppa la vasta area urbana di Solofra che si estende sia verso est (Montoro Superiore e Inferiore ecc.) sia verso l’alta valle del Sabato, in direzione di Avellino. L’area orientale del territorio Provinciale è, infatti, caratterizzata da sistemi prevalentemente collinari con altezze piuttosto contenute (sempre al di sotto dei 1000 mt.) e dall’assenza di aree di piana. Tali sistemi si dispongono secondo linee di crinale in direzione nord‐ovest/sudest, seguendo sostanzialmente il corso dei due principali corsi d’acqua che solcano l’area: l’Ufita e l’Ofanto, sui quali si affaccia la gran parte dei centri urbani. Elemento maggiormente caratterizzante dell’area è proprio la dorsale collinare che separa la valle dell’Ufita a nord dalle valli dell’Ofanto e del Calore. Lungo tale dorsale le cui vette principali sono il Monte Mattina (910 mt), il M.te Origlio (950 mt), la Serra della Spia (913 mt), si collocano numerosi centri, da Bisaccia ad Aquilonia, Andretta, Morra De Sanctis, Sant’Angelo dei Lombardi, Frigento, Sturno, ecc.. Si tratta di centri arroccati posti a quote piuttosto elevate, variabili tra gli 800 e i 1000 mt. Analoga situazione a nord dell’Ufita: anche in questo caso l’area collinare presenta altezze non superiori ai 1000 mt ed è caratterizzata dalla diffusa presenza di piccoli centri arroccati di cui alcuni posti a quote talvolta anche piuttosto elevate.

7.08 Aree Protette

Nel territorio della Provincia di Avellino ricadono due Parchi Naturali Regionali, diciotto di Interesse Comunitario (SIC), tre Zone di Protezione Speciale (ZPS) e la Riserva Naturale Regionale Foce Sele‐Tanagro. I Parchi Regionali del Partenio, 14.870 ha, e dei Monti Picentini, 64.000 ha, coprono circa il 16% del territorio Provinciale, mentre i Siti di Interesse Comunitario ammontano complessivamente a 54.600 ha, pari a circa il 20% del territorio Provinciale. Se consideriamo che molti SIC sono compresi nelle aree assoggettate a Parco Regionale e si intersecano con l’area della Riserva Regionale, ne deriva che la superficie complessiva di aree protette nella Provincia è pari a circa 66.500 ha, corrispondente quasi al 25% del territorio Provinciale.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Risulta evidente che le aree a più elevata protezione sono le catene montuose del Partenio a occidente e del Terminio‐Cervialto a sud; si configura altresì un asse preferenziale di localizzazione dei SIC che attraversa la Provincia da ovest verso est partendo dalla catena dei monti di Lauro per ricollegarsi al Partenio e alla catena dei Monti Picentini, giungendo fino al Lago di San Pietro tra Aquilonia e Monteverde, all’estremo opposto della Provincia.

7.08.01 Parchi Regionali

Il Parco Regionale del Partenio, istituito con la Legge Regionale n. 33, dell’1‐9‐ 1993 e con la Legge Regionale n. 15, del 26‐7‐2002, art. n. 50, si estende su un’area di poco meno di 15.000 ha attraverso le Province di Avellino, Benevento e Caserta. Nella Provincia di Avellino, il Parco attraversa tre Sistemi Territoriali Locali, l’Alto Clanio (B8), il Partenio (A8) e Avellino (D2), interessando il territorio di quindici comuni. Il Parco comprende la catena montuosa del Partenio, un massiccio costituito da un’ossatura calcarea a cui si è sovrapposto uno strato cospicuo di prodotti dell’attività vulcanica del complesso Somma‐Vesuvio, che si estende per circa trenta chilometri tra la catena del Taburno e il massiccio dei Monti Picentini. La vetta più alta è Montevergine a circa 1840 metri di altezza ove è ubicato il famoso Santuario, luogo di culto della popolazione non solo locale. Più a sud sono presenti i monti di Avella, con un’altezza massima di 1598 metri. Questi rilievi sono caratterizzati da una forte attività carsica, testimoniata dalla Monti di Avella e dagli altopiani carsici di Campomaggiore e Summonte. Alle quote basse il massiccio è caratterizzato dalle colture della vite, dell’olivo e del nocciolo. A monte delle aree agricole si estendono, fino a circa 900 m. di altezza, i boschi cedui di castagno. Al di sopra, fino alle vette, dominano le faggete (con sporadica presenza di aceri, ontani napoletani, carpini) interrotte solo dai pianori carsici, mentre nel sottobosco sono presenti tassi e agrifogli. Il paesaggio è prevalentemente montano, con presenza di foreste di faggio e altopiani, dove si sviluppa la pratica silvo‐pastorale delle popolazioni locali. Nella dorsale di Avella si rileva la marcata presenza delle rupi montane. Alcune colture tipiche come vite, olivo, noccioli e castagni contribuiscono a caratterizzare il paesaggio, specie alle quote più basse. Nell’area del Parco esistono molti itinerari, la gran parte dei quali gravita attorno al Santuario di Montevergine. In particolare, alcuni itinerari naturalistici interessano l’Altopiano di Campomaggiore, di Campo Virgilio e l’area di Pietra Maula. Tra le numerose le emergenze architettoniche dell’area, si segnalano, oltre al sistema dei centri storici dei comuni ricadenti nell’area, il sistema dei castelli e delle torri, tra cui la Torre medioevale di Summonte, il castello di San Martino

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Valle Caudina, di Cervinara e di Pietrastornina. Da ricordare, ancora, il Santuario di Montevergine e il Romitaggio di San Silvestro presso Sant’Angelo a Scala. Nel Parco sono presenti lavorazioni artigianali di prodotti tipici legati alle attività silvopastorali e collegate, in particolare, alla lavorazione della produzione di nocciole. L’unico sito di interesse comunitario rinvenibile nel perimetro del Parco è quello della Dorsale dei Monti del Partenio. Rispetto alla fauna presente, nelle zone umide si trovano alcune specie di anfibi come l’Ululone dal ventre giallo, la Salamandrina dagli occhiali, il Tritone crestato e rettili come la Testuggine d’acqua, la Luscengola e l’Orbettino. Sono presenti, ancora, il Gatto selvatico e una cospicua avifauna costituita da circa cento specie di uccelli tra cui il Colombaccio, il Passero solitario, il Corvo imperiale e, tra i rapaci, il Falco pellegrino e il Gufo reale. Inoltre, sono presenti otto specie di pipistrelli. Tra le specie botaniche rinvenibili all’interno del Parco sono da segnalare, sulla dorsale dei monti di Avella, alcune specie endemiche come la Sassifraga porosa. Come detto, rilevante è la presenza delle faggete in cui sono presenti specie rare come l’Arisaro proboscideo e il Martagone. La vegetazione umida è presente nella aree della Forra dell’Acquaserra e dell’Acqua della Tufarola. Infine, altra presenza di rilievo è costituita dal Corylus avellana (nocelle), rinvenibile nei boschi anche allo stato spontaneo.

Parco Regionale dei Monti Picentini, istituito con la Legge Regionale n. 33, dell’1‐ 9‐1993 e con la Legge Regionale n. 15, del 26‐7‐2002, art. n. 50, il Parco Regionale dei Monti Picentini ha come finalità non solo quella della conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale storico‐culturale e artistico, ma anche quella di favorire, riorganizzare e ottimizzare le attività economiche, in particolare quelle zootecniche, agro‐silvo‐pastorali, forestali, turistiche ed artigianali promuovendo, nel contempo, lo sviluppo di attività integrative compatibili con le finalità precedenti, di attività di ricerca scientifica e di educazione ambientale. Il Parco interessa le province di Avellino e Salerno per un’estensione di circa 64.000 ha. Nella Provincia di Avellino, l’area del Parco ricade quasi interamente nel Sistema Territoriale del Terminio Cervialto (A12) e solo marginalmente in quelli dell’Alta Irpinia (C1) e Solofrana (C3), interessando complessivamente il territorio di 18 comuni. Il Parco si estende su un territorio montano di notevole estensione e comprende due gruppi montuosi principali costituiti: il primo dal Terminio (1806), dall’Acellica (1606) e dal Mai (1607); il secondo, dal complesso del Cervialto (1809) e dal Polveracchio (1790). Il Parco è costituito da un massiccio dell’Appennino meridionale formato da calcari e dolomie, presentando la morfologia tipica degli ambienti carsici con grotte e torrenti sotterranei, ampi bacini come la Piana del Dragone, il Piano d’Ischia, di

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Verteglia, di Campolaspierto, del Gaudo, Migliato e Laceno in cui è ubicato l’omonimo lago. In particolare, i fenomeni di carsismo danno vita, in quest’area, alle grotte del Caliendo, (Bagnoli Irpino), del Dragone (Volturara Irpina), degli Angeli di e quella di San Michele di Olevano sul Tusciano, in cui sono conservate alcune cappelle e un ciclo di affreschi dipinti sulle pareti della cappella principale, datati tra l’XI ed il XII secolo. Il territorio del Parco è, dunque, un territorio montano di notevole estensione, scarsamente antropizzato, con vasti boschi, in particolare di faggio, comprendente un importante bacinoidrografico in cui nascono i Fiumi Ofanto, Calore, Sabato, Irno, Sele, Picentino, Tusciano e Solforano. Nell’area del Parco sono presenti molti dei Siti di Interesse Comunitario della Provincia di Avellino (SIC): Monte Mai e Monte Monna ‐ Monti di Eboli, Monte Polveracchio, Monte Boschetiello Vallone della Caccia di Senerchia ‐ Fiumi Tanagro e Sele – Piana del Dragone – Quercieta dell’Incoronata – Alta Valle del fiume Ofanto – Monte Cervialto e Montagnone di Nusco – Monte Acellica – Monte Terminio – Monte Tuoro. Elemento distintivo del paesaggio è la presenza di estese faggete con sporadiche presenze di abete bianco. Tra questi boschi si aprono praterie e pascoli in quota con presenza di rupi che determinano bruschi cambiamenti della morfologia del territorio. Le faggete costituiscono l’ambiente ottimale per cinghiali, mentre nei prati montani ritroviamo soprattutto lepri e conigli. Tra i carnivori la volpe è la specie più comune ma, da qualche anno, è stata segnalata la presenza del lupo ‐ fino a poco tempo fa in pericolo di estinzione e che oggi, in tutto l’Appennino, sta riconquistando i suoi ambienti di origine – e del Gatto selvatico. Da segnalare, inoltre, la presenza di numerose specie di chirotteri, che si rifugiano nelle grotte di origine carsica di queste montagne calcaree. Tanti anche i piccoli roditori, quali il Topo quercino, il Moscardino, il Ghiro. Interessante anche l’avifauna, ricca di specie passeriformi, picchi, tra cui il raro Picchio Nero, e rapaci diurni e notturni, tra cui l’Aquila reale, il Gheppio, l’Allocco, l’Upupa. Ancora, sono presenti specie di anfibi come la Salamandra pezzata, il Tritone italico e l’Ululone dal ventre giallo, nonché varie specie ittiche, Trote in particolare. Tra le specie botaniche predominano il faggio con sporadiche presenze di Abete bianco e le foreste meso‐mediterranee con presenza di Aceri, Ontani napoletani, Orniello, Roverella, Carpini, Carpinella. Da notare la presenza del Pinus nigra sulle rupi della Vallone della Caccia di Senerchia e di Coturnice nei pascoli di alta quota. Numerose sono le specie endemiche come il Cavolo di Gravina, il Lino delle fate dei Picentini, l’Oxtropide di Caputo, l’Aquilegia del Beato Marcellino Champagnat, quest’ultimo esclusivo del monte Acellica.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Il Parco è attraversato da numerosi sentieri e percorsi escursionistici. All’interno del Parco il WWF e Legambiente gestiscono tre Oasi (Fisciano, Valle della Caccia e Monte Acellica), dove vengono organizzate viste guidate. Nei comuni del Parco è possibile acquistare i prodotti della pastorizia locale, formaggi freschi e stagionati. Tra i prodotti dell’artigianato si possono trovare merletti e tessuti ricamati secondo la tradizione campana. Tra le emergenze architettoniche dell’area ricordiamo, oltre ai numerosi centri storici, l’Eremo di S. Maria della Valle presso Chiusano San Domenico, i castelli di Sorbo Serpico, di Montella, di Caposele e Calabritto.

7.08.02 Siti di Interesse Comunitario (SIC)

Nella Provincia di Avellino sono presenti diciotto Siti di Interesse Comunitario (SIC), gran parte dei quali ricadenti all’interno delle perimetrazioni dei Parchi Regionali del Partenio e dei Monti Picentini, al confine con le province di Salerno, in direzione S e Benevento, in direzione N. Coincidente con la parte più interna del Parco Regionale del Partenio, la Dorsale dei Monti del Partenio (Monte Vergine 1.490 m. slm., Vallatrone 1.513 m. slm., M.ti d’Avella 1.591 m. slm.) si estende a cavallo delle province di Avellino e Benevento, estendendosi in quest’ultima per circa 7.500 ha ad un’altitudine media di 1.200 metri, comprendendo la parte più interna dei comuni (dell’Irpinia) di Avella, Baiano, Monteforte Irpino, , , , , nel Vallo Lauro – Baianese; Cervinara, Roccabascerana, Rotondi, San Martino Valle Caudina, nella Valle Caudina; Mercogliano, Ospedaletto d’Alpinolo, Pietrastornina Sant’Angelo a Scala e Summonte, nella fascia del Partenio. Al suo interno si trova l'Oasi WWF Montagna di Sopra di Pannarano. Numerosi sono, invece, i SIC ricadenti all’interno del Parco Regionale dei Monti Picentini. Nella parte settentrionale, il SIC del Monte Tuoro (1.454 m. slm.), circa 1.800 ha tra i comuni di Castelvetere sul Calore, Chiusano San Domenico, Montemarano, Parolise, e San Mango sul Calore. Nella medesima direzione, si rinviene il SIC della Piana del Dragone, circa 600 ha compresi principalmente nel comune di Volturara Irpina e, in piccolissima parte, in quello di Castelvetere sul Calore, ad un’altitudine media di 670 metri. Al confine con la Provincia di Salerno, troviamo quello del Monte Terminio (1.806 m. slm.), circa 7.400 ha, ubicato tra i comuni di Montella, Santa Lucia di Serino, Santo Stefano del sole, Serino e Volturara Irpina con una variazione altitudinale che va dai 500 m. slm. ai 1806 m. slm, vetta del Monte Terminio. Si tratta di un

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico imponente massiccio carbonatico con diffusi fenomeni di carsismo e presenza di valli fluviali, tratti di fiumi montani ed estesi pianori. Più a sud, ancora, il sistema del Monte Acellica, interessato da un SIC esteso nel territorio comunale di Montella per circa 500 ha e, più in generale, per poco meno 5.000 ha, comprendendo altri comuni a confine con la Provincia di Salerno. Il sito presenta una variazione altitudinale che va dai 400 metri ai 1.660 metri s.l.m., vetta del Monte Acellica. Nella parte orientale dei Monti Picentini, sempre al confine del territorio Provinciale, troviamo il sito del Monte Mai (1.606 m. slm.) e Monte Monna (1.196 m. slm.), 1.900 ha di territorio montuoso posto nella parte meridionale dei Comuni di Montoro Superiore, Serino e Solofra, all’interno del sistema territoriale del Solofrano. Sempre nella medesima direzione, in prossimità del sistema montuoso del Monte Cervialto e dei comuni di Calabritto, Caposele, Lioni, Montella e Nusco, troviamo il SIC del Monte Cervialto e del Montagnone di Nusco, esteso per circa 9.600 ha, ad un’altitudine media di 1.500 metri. La parte più a sud dell’area del Parco Regionale dei Monti Picentini, è infine interessata dal SIC del Monte Polveracchio (1.790 m. slm.), Monte Boschetiello (1.574 m. slm.), Valle della Caccia di Senerchia che, nella Provincia di Avellino, interessa parte dei comuni di Calabritto e Senerchia; inoltre, si rinviene anche il SIC Fiumi Tanagro e Sele, solo in minima parte interessante la Provincia. All’esterno delle perimetrazioni dei Parchi Regionali, sono rinvenibili altri SIC, per lo più localizzati sulla direttrice ovest‐est che dalla parte centrale del territorio Provinciale, la zona dell’Ofanto tra Nusco e Sant’Angelo dei Lombardi (SIC Alta Valle del Fiume Ofanto, SIC Lago di Conza della Campania, SIC Boschi di Guardia Lombardi e Andretta, SIC Querceta di Nusco, SIC Bosco Zampaglione di Calitri), giunge al territorio comunale di Aquilonia e termina, a nord, presso il lago di San Pietro (SIC Lago di San Pietro – Aquilaverde), ubicato all’interno del sistema territoriale dell’Alta Irpinia, all’incrocio dei confini comunali di Monteverde, Lacedonia e Aquilonia. Il SIC Bosco Zampaglione di Calitri si estende su una superficie di poco superiore ai 9.000 ettari, con una variazione altitudinale che va dai 400 m ai 900 m. L’area interessa i comuni di Aquilonia, Bisaccia, Calitri e Monteverde. Per quanto attiene al SIC Boschi di Guardia Lombardi e Andretta, questo si estende per una superficie di poco meno 3.000 ha, con una variazione della quota sul livello del mare oscillante tra i 600 e i 1.000 m. slm., comprendendo oltre i due comuni citati anche Morra de Santis e Sant’Angelo dei Lombardi. Il SIC Lago di Conza della Campania, invece, si estende su una superficie di poco oltre i 1.200 ha con una variazione altitudinale che va dai 400 m. ai 450 m. s.l.m. All'interno del SIC, nel suo ramo orientale, è completamente compresa la Zona di

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Protezione Speciale (ZPS) Lago di Conza della Campania, la quale si estende su una superficie di 530 ha. Altro SIC di interesse è quello del Lago di San Pietro ‐ Aquilaverde, un bacino artificiale ottenuto dallo sbarramento di un affluente di sinistra idraulica del fiume Ofanto, l'Osento, posto tra i Comuni di Aquilonia, Lacedonia e Monteverde. Questi si estende su una superficie di 600 ha circa, con una variazione altitudinale che va dai 350 m. slm. ai 500 m. slm.. Altri due SIC sono localizzati nell’area occidentale del territorio Provinciale, all’interno del Sistema Territoriale dell’Alto Clanio: il primo, Pietra Maula, in prossimità del margine meridionale del Parco del Partenio interessa i comuni di Baiano, Monteforte Irpino, e e, in misura minore, e ; il secondo, il SIC Monti di Lauro, localizzato lungo la dorsale dei Monti di Lauro, nella parte sud‐ovest della Provincia, confinante col territorio Provinciale di Napoli, riguardante i comuni di Lauro, Moschiano, Quindici, e una piccola parte del territorio comunale di . Infine, il SIC Bosco di Montefusco Irpino, di cui però solo una piccola porzione, poco più di 400 ha (si estende su una superficie complessiva di circa 700 ha), ricadente nel territorio Provinciale all’interno del Comune di Montefusco. Presenta una variazione dell’altitudine compresa tra i 400 m. slm. e i 757 m. slm., comprendendo anche una piccola parte dei comuni di e Torrioni.

7.08.03 Zone di Protezione Speciale o ZPS

Le Zone di Protezione Speciale o ZPS, in Italia, ai sensi dell’art. 1 comma 5 della Legge n° 157/1992, sono zone di protezione scelte lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. Tali aree sono state individuate dagli stati membri dell'Unione Europea (Direttiva 79/409/CEE, nota come Direttiva Uccelli) e assieme alle Zone Speciali di Conservazione costituiranno la Rete Natura 2000. Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di Valutazione di Incidenza ambientale. La Giunta della Regione Campania con la Delibera n. 23/2007 (seduta del 19/1/07), “Misure di conservazione per i siti Natura 2000 della Regione Campania. Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC)”, ha stabilito, tra l’altro, l’elenco delle zone di protezione speciale (Allegato 2 della Delibera n. 23 sopra citata, come riportato dal Boll. Uff. Reg. Campania n. 11, dell’11/2/07) individuando nella Regione 28 ZPS, cui 9 rientranti in Parchi e/o Riserve Nazionali o Regionali). Per quanto afferisce alla Provincia di Avellino, sono state

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico individuate la ZPS Lago di Conza della Campania, la ZPS Boschi e Sorgenti della Baronia, la ZPS Picentini. La ZPS Lago di Conza della Campania riferisce del lago artificiale creato come sbarramento del Fiume Ofanto, per una superficie di 1.214 ha, profondità di circa 25,0 m, rientrante nella tipologia delle acque interne. Per via del suo habitat naturale floristico e faunistico sorse, nel 1999, un'oasi protetta del WWF sul lato meridionale del lago stesso, un tripudio di natura e vita animale che si concentra in questa preziosa zona umida. La ZPS Boschi e Sorgenti della Baronia è un’area esterna a parchi e/o riserve naturali regionali e/o nazionali, in cui rientrano, tra l’altro, i boschi Fontanella, Giuliano ed Acquara. La superficie della ZPS è di 3.469 ha, appartenente alla tipologia agricola – montana. La ZPS Picentini ha una superficie di 63.728 ha, la maggiore tra le 28 aree riconosciute in Campania, appartiene alla tipologia agricola – montana e rientra completamente nel Parco Regionale dei Monti Picentini (che è anche il secondo Parco per estensione in Campania). L’importanza naturalistica degli ambienti e delle specie di flora e fauna del Parco è testimoniata anche dalla presenza di un gran numero di siti tutelati in base a direttive comunitarie. Oltre che Zona Speciale, sono riconosciute numerose aree interne al Parco proposte quali Siti di Importanza Comunitaria: SIC “Alta valle del Fiume Ofanto”, SIC “Monte Acellica”, SIC “Monte Cervialto e Montagnone di Nusco” IT, SIC “Monte Terminio”, SIC “Monte Tuoro”, SIC “Piana del Dragone”, SIC “Querceta dell’Incoronata”, SIC “Monte Mai e Monte Monna”, SIC “Fiumi Tanagro e Sele” “Monti di Eboli, Monte Polveracchio, Monte Boschetiello e Vallone della Caccia di Senerchia”, SIC “Fasce litoranee a destra e sinistra del Fiume Sele”, alcuni di questi rientranti e/o condivisi con l’attigua Provincia di Salerno.

7.08.04 Riserva Naturale Regionale Foce Sele‐Tanagro

Le Riserve Naturali, statali o regionali, sono aree contenenti specie animali, vegetali o ecosistemi rilevanti ai fini della salvaguardia della biodiversità. Il territorio della Provincia di Avellino è interessato solo marginalmente dalla presenza della Riserva Naturale Regionale Foce Sele e Tanagro che, estendendosi per circa 9.900 ha, comprende la fascia litoranea balneare delimitata dalla pineta e dalla foce del Fiume Sele, nonché dalle rive dello stesso Sele e del Fiume Tanagro per una fascia di 150 metri dalle rive di destra e di sinistra, ad eccezione delle zone termali del salernitano di Oliveto Citra e , dove la larghezza della fascia scende a 50,0 m e dell’abitato di Polla, sempre nel salernitano. Specificatamente, tale Riserva si sviluppa per circa 520 ha nella Provincia di Avellino, interessando i comuni di Caposele, Calabritto, Senerchia.

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Inquadramento generale Inquadramento fisico geografico

Qui l’area della Riserva corre lungo il corso del fiume Sele, dove è presente anche l’area SIC “Alta Valle del fiume Sele”, giungendo, nella sua parte più settentrionale, al confine con il Parco Regionale dei Monti Picentini. La varietà degli ambienti è offerta soprattutto dal dislivello altitudinale dell'area, che si estende dal livello del mare ai 1.790 m. slm del Monte Polveracchio. Il Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 379 dell’11‐6‐ 03 ha istituito, tra l’altro, l’Ente Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro (riportato nel numero speciale del Boll. Uff. della Regione Campania del 27‐5‐04), particolarmente, in Allegato A, ha evidenziato la nuova perimetrazione della medesima Riserva.

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