Faicchio: Bellezze Architettoniche e Paesaggistiche Il nome "Faicchio" deriverebbe dalle fave, coltivazione molto presente nella zona. Infatti nel Catalogus baronum il era citato nei feudi dei Sanframondo con il nome di "Favicella". Faicchio è un paese che ha una felice collocazione geografica, collocata infatti sul pendio dei colli, gode di un panorama invidiabile su tutta la valle telesina; protetto dalle montagne circostanti, ha un clima che favorisce la produzione di vini ed olii pregiati. Il territorio comunale di Faicchio è stato abitato sin dalla preistoria come testimoniano alcuni reperti rinvenuti in zona, attualmente conservati nel museo del Sannio a . Al VI secolo a.C. risalgono le mura megalitiche osco-sannite che cingono cora oggi la vetta di monte Acero. Queste mura proteggevano la cosiddetta "Arce di monte Acero", una fortezza usata dai Sanniti per avvistare i nemici. Molto probabilmente il monte Acero era l'ultimo avamposto a sud dei Pentri e a questi serviva per difendersi da eventuali attacchi da parte di popoli più a sud. Probabilmente fu sede di un insediamento romano come testimoniano i resti di un acquedotto, di un criptoportico e di un ponte di tale epoca. I Longobardi vi fondarono una chiesa dedicata a San Michele in una grotta sul monte Monaco di Gioia. La prima notizia scritta risale al 1151 quando Faicchio era annoverato fra i possedimenti della famiglia Sanframondo, importante famiglia di origine normanna che aveva in feudo tutti i comuni della valle Titernina. Parte di Faicchio fu dei Sanframondo fino a tutto il tempo degli Angioini. Dopo vari passagi del paese ai signori del territorio, arrivò nel 1612 al barone Gabriele De Martino che si occupò finalmente del restauro del paese e del castello. Passiamo alla presentazione di alcune tra le più importanti opere architettoniche del paese. Castello Di Faicchio Il castello è uno dei monumenti più importanti e più belli di Faicchio. La struttura è il simbolo del paese infatti è rappresentata nello stemma di Faicchio. Se si entra nell'edificio è come fare un salto indietro nel tempo. Nel castello sono vissuti il duca e la duchessa di Faicchio. Immaginiamo la scena romantica di signori che passeggiano per il castello con i loro abiti lussuosi. La struttura viene gestita da una società che organizza eventi, infatti, le persone hanno la possibilità di festeggiare matrimoni, comunioni e altre celebrazioni in un posto molto suggestivo, elegante, spazioso, surreale e molto romantico. Vi invitiamo a visitare questo fantastico monumento. Il castello è a pianta trapezoidale con agli angoli tre delle quattro torri cilindriche originarie, una delle quali (quella che guardava verso la collegiata di Santa Maria Assunta) è crollata nei secoli scorsi probabilmente a causa di uno dei tanti terremoti che sono accaduti nella zona. Il prospetto sulla piazza Due delle tre torri superstiti fanno da cornice all'ingresso, costituito da un grosso portale seicentesco con lo stemma della famiglia De Martino. Il portale era sovrastato originariamente da un loggiato a tre aperture, come si riesce ad evincere dall'intonaco. Il castello era cinto da un fossato ed era accessibile attraversando un ponte levatoio come si intuisce da due fori che si trovano al di sopra il portale. In questi due fori scorrevano le catene di ferro che venivano usate per alzare o abbassare il ponte levatoio. Il cortile interno, come anche il prospetto principale e la planimetria, ricorda Castel Nuovo a Napoli, con a destra il lungo porticato in tufo grigio ed a sinistra la scala esterna che portava al piano nobile. Particolare del prospetto della cappella palatina: Secondo la tradizione popolare al suo interno una botola (ancora oggi esistente) inghiottiva i detenuti. Secondo la tradizione popolare nella cappella si trovava un quadro raffigurante Santa Barbara che veniva fatto baciare ai condannati dopo le funzioni religiose. Costoro, avvicinandosi al quadro per baciarlo, ponevano a loro insaputa i piedi su di una botola che, aprendosi all'improvviso, li faceva cadere nelle segrete del castello. La botola che secondo la tradizione veniva usata per questo "trabocchetto" è ancora oggi sita nel pavimento della cappella. [4] Nella cappella palatina vi è una ricca decorazione di stucchi barocchi che incorniciava un dipinto andato disperso. Dal cortile si può accedere ai sotterranei, molto estesi ma in gran parte impraticabili. Al piano terra è sito il carcere dove ancora oggi, nell'intonaco, si possono vedere le scritte incise dai detenuti. Il prospetto su piazza Roma ha due ordini di terrazze: quello inferiore corrisponde alle sale di rappresentanza mentre quello superiore coincide con gli appartamenti privati. Nel parapetto della terrazza superiore è incastonato lo stemma della famiglia De Martino, impresso su tufo grigio, materiale largamente usato durante i lavori di restauro voluti dal duca Gabriele De Martino nel 1612.

Chiesa di Santa Maria Assunta (Faicchio) Anche se è stata danneggiata, la chiesa conserva ancora il suo antico splendore. Purtroppo, però nonostante il suo valore ,molto spesso viene trascurata e dimenticata; infatti è poco conosciuta persino dagli abitanti di Faicchio. Passando davanti a essa si può notare istantaneamente l’aspetto storico che possiede. Il monumento tranquillità e saggezza .Un tempo accoglieva i fedeli che la ritrovavano sacra. L’edificio non aveva solo uno scopo religioso ma anche economico. La chiesa, già arcipretale, divenne collegiata nel 1446 quando mons. Marcuzio Brancia unì le chiese parrocchiali di San Pietro di Massa, Sant'Apollinare, San Giovanni e di Santa Maria di Piazzano ad essa assieme ad alcuni benefici semplici.  All'epoca l'edificio era a tre navate e mons. Savino diceva che era capace a contenere il popolo. Un rifacimento avvenne a cura dell'Universitas nel 1662 a distanza di molti anni da due relazioni del 1618 e 1640 che dicevano che la chiesa era ormai in rovina "per l'inondatione del contiguo fiume... et perché i fedeli ricusano di più andarci per l'imminente pericolo di ruina...".  Il terremoto del 5 giugno 1688 rase al suolo la collegiata che venne subito ricostruita in forme minori.  Altri gravi danni sono avvenuti durante la seconda guerra mondiale e con il terremoto del 1962.  L'ultimo restauro è avvenuto a seguito dei danni causati dal terremoto del 29 dicembre 2013. La chiesa è stata riaperta dopo i lavori nel febbraio 2016. La chiesa è ubicata nel centro storico in via Collegiata. La chiesa è a tre navate con due porte di accesso. Nel portale maggiore è una iscrizione che ricorda la ricostruzione avvenuta nel secondo dopoguerra. L'interno conserva alcuni stucchi e marmi, un coro ligneo, delle sculture lignee ed un pregevole dipinto. Sulla cantoria in controfacciata si trova un organo a canne a trasmissione elettropneumatica assemblato negli anni 1960 dalla ditta Graziano Tubi di Lecco. La chiesetta di San Francesco  La mia storia racconta di questi 7 ragazzi fucilati nella chiesa di “San Francesco” dai nazisti il 17 ottobre 1943. Aldo Pezzato 18 anni, Francesco De Rumors Dusmet 18 anni, Rosario De Leva 16 anni, provenivano da Napoli, erano degli sfollati, e scelsero insieme alle loro famiglie di rifugiarsi a . Benedetto Bove 19 anni, invece, era nativo del vicino centro telesino mentre Ferdinando Di Meo era un contadino 67enne del centro faicchiano. Sono questi i nomi dei sei ragazzi e del contadino trucidati dall’esercito tedesco in ritirata il 15 ottobre del 1943, le cui storie sono impresse nel libro scritto da Emilio Bove dal titolo “L’ultima notte di Bedò”, Edizioni Veraja2010. Ogni anno vengono ricordati questi ragazzi trovati morti nella chiesa nei pressi della zona di via Odi in Faicchio. Dove accoglie molta gente, che proviene anche da fuori. Il convento di San Pasquale  La chiesa era citata già all'epoca di mons. Savino nel 1589 ed era costituita da cinque altari mentre nel 1685 risultava essere arricchita di alcune cappelle laterali. Durante la seconda guerra mondiale ha subito alcuni danni subito riparati. La chiesa ha uno stile barocco con affreschi settecenteschi incorniciati da stucchi dorati. Il soffitto ha ripetizioni di colori e motivi delle pareti. La struttura del convento è composta dal chiostro e dal cenacolo. Questa struttura ha ospitato negli anni passati i tossicodipendenti. Il convento possiede una preziosa biblioteca contenente migliaia di volumi.  Il convento di San Pasquale chiamato anche convento di San Salvatore possiede un ricco valore artistico e storico. Nonostante la sua bellezza viene, purtroppo, abbandonato e visitato poco. Infatti, alcuni anni fa, in questa struttura, venivano svolti matrimoni, comunioni, battesimi e funerali, mentre ora si può celebrare solo il 17 Maggio, il giorno di San Pasquale. Questo convento è ricordato soprattutto grazie ad antichi monumenti religiosi come le opere della Via Crucis e la famosa statua di San Pasquale. In conclusione dico che ho scelto di rappresentare questo convento per cercare di simboleggiare il suo prezioso splendore che, ormai, non viene più valorizzato. Facciate Del Convento di San Pasquale

Fonte Osca Una antichissima polla d’acqua salutare, del popolo OSCO, sgorga spontanea sotto una rupe, leggerissima e freschissima. Gli Osci, detti anche Oschi (e, impropriamente, "Opici"), erano una popolazione indoeuropea di ceppo sannitico della antica pre- romana, appartenente al gruppo osco- umbro; la caratterizzazione del popolo è soprattutto di tipo linguistico: Osci erano infatti i popoli parlanti la lingua osca, idioma indoeuropeo del gruppo osco- umbro. Storicamente, è in questo più ampio senso riconducibile agli Osci una pluralità di popoli dell'Italia meridionale, dei quali si ha testimonianza in età antica. Dal V secolo a.C. gli Osci furono inglobati dai Sanniti, a loro strettamente affini e inizialmente stanziati leggermente più a nord, e da allora i due gruppi finirono sostanzialmente per coincidere, in una variegata differenziazione tribale che sopravvisse a lungo anche alla conquista romana, compiuta con le Guerre sannitiche.

Antico Frantoio Fontanavecchia Un successo crescente che ha portato negli anni migliaia di visitatori. I profumi della natura si mescolano da secoli con quelli di una cucina tradizionale, dove le lumache rappresentano la più alta espressione culinaria di questa comunità insieme al rinomato olio. Fontanavecchia è famosa anche per gli antichi frantoi che si sono conservati intatti nel tempo nonostante le proprie origini ultracentenarie. In occasione della festa della Lumaca , questi gioielli vengono aperti al pubblico, con visite guidate, degustazioni e proiezioni di cortometraggi sulle tecniche di molitura dell'800 Mure Megalitiche e Acquedotto Romano  La vetta del monte è cinta da circa tre chilometri di mura megalitiche di età osco sannita (VI secolo a.C.) che costituivano la cosiddetta "Arce di Monte Acero", una fortezza usata dai sanniti come importante punto di avvistamento. e che la fantasia popolare, non immaginandola opera dell’uomo, chiamò e continua a chiamare “Mura delle Fate”. Le mura sono costituite da grossi massi di pietra squadrati e disposti a secco. La parte meglio conservata è quella della parte meridionale della montagna. Due sono le aperture che si individuano nelle mura e che sono originarie: una a meridione, verso Telesia, ed un’altra verso settentrione. La forma dei blocchi di pietra tende ad essere rettangolare e lo spazio che si viene a formare fra i vari blocchi è riempito da pietrame. La tecnica è detta poligonale perché accostava a secco conci poligonali di non piccole dimensioni, si tratta di massi grezzi o appena sbozzati, in pietra tufacea, estratti in loco, che venivano sovrapposti l’uno sull’altro senza legante, e si connettevano in forza del loro stesso peso. L’acquedotto Romano Fu costruito con ogni probabilità nella prima metà del I sec. d.C a giudicare dalla tipologia di opera muraria. L'acquedotto aveva origine dalla fonte Urcioli di Serino (caput aquae) che alimentava anche l'Acquedotto romano del Serino diretto a Napoli e proseguiva lungo il corso del fiume Sabato fino a giungere ad Atripalda (l'antica Abelinu m)

CRISTO REDENTORE

Nel XIX secolo sul monte Acero venne costruito il Cristo redentore. Questa statua venne distrutto dai nemici e dalle tempeste ma il clero lo fece ricostruire. Si trova tutt’oggi sopra il monte Acero in perfetto stato, sotto questa statua c’è una cupola dove la gente mette i fiori per il santo. Il secolo XIX moriva, registrando negli annali della sua storia centenaria una serie di persecuzioni e di oltraggi alla Chiesa Cattolica. L’allora Pontefice Leone XIII invitò i popoli ad erigere Croci e Monumenti a Cristo Redentore sulle vette dei monti per confermare e testimoniare la fede. il 15 dicembre 1901 si formò il comitato per l’erezione su Mont’Acero di un monumento al Redentore. Il 3 ottobre la Sacra Statua fu portata da Massa su Mont’Acero e dopo 18 giorni di durissimo e intenso lavoro, con funi e carrucole, molti operai riuscirono ad ergere la Statua. Finalmente, il 30 novembre 1902, tra suoni, canti e fuochi d’artificio. Nella notte tra il 30 ed il 31 dicembre 1974 la furia del vento strappò la statua dal suo basamento piramidale facendola cadere a terra. I danni al Cristo Redentore furono ingenti la statua venne restaurata e, a mezzogiorno di giovedì Santo del 1979, fu sistemata sulla sua base imponente.

LA CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI.

Venne citata per la prima volta da mons. Gambacorta nel 1631 quando subì un ampliamento. Sigismondo Nel 1675 aveva un unico altare con un'effigie raffigurante la Vergine col Bambino. Ricostruita dopo il terremoto del 5 Giugno 1688, è stata ulteriormente ampliata ed abbellita nel XIX secolo. La grotta di San Michele La grotta di San Michele è una delle tante bellezze di Faicchio. È usanza andare alla grotta di San Michele a Maggio per onorare il santo. Vicino alla grotta c’è la casa che un tempo era abitata da un eremita e ora viene usata come ricovero per chi volesse trascorrere la notte lì. Si dice inoltre che chi riesce a passare nel “braccio di San Michele” non ha mai commesso peccati. Il braccio di San Michele in realtà è solo una stalattite che si è collegata alla base dell’ altare. Percorrendo il sentiero ci si può imbattere nei profumi delle numerose specie di erbe aromatiche di cui è ricca la montagna che ospita la grotta, da cui il nome Monte Erbano. A metà percorso è possibile una piacevole sosta a un belvedere dove si può ammirare tutta La valle del e il centro storico di Faicchio dove sorge imponente lo splendido castello medioevale.  Proseguendo in maniera silenziosa ci si può imbattere in greggi di capre, udire il tintinnio delle campane appese al collo delle mucche e il fischio dell’aquila, il ticchettio del picchio ,avvistare, se si è fortunati, uno scoiattolo e, perché no, trovare diversi tipi di funghi e fossili. Nell’ ultimo tratto del percorso, che è esposto a nord, si ha la possibilità di osservare varie specie di muschi. Percorrendo il sentiero per raggiungere la grotta si possono notare, alla destra del percorso, i due gemelli ossia due formazioni rocciose alte circa 50 metri quasi identiche. La grotta di San Michele è un bellissimo luogo e un’ esperienza fantastica. Posta a circa 500 metri di altitudine, la grotta ha un’ apertura semicircolare dell’altezza di 6 metri.  A pochi metri da essa è presente un rifugio costruito alla fine del XVIII ed è costituito da due piani sovrapposti. L’ aria circostante è attrezzata con panche e barbecue per la sosta durante le escursioni e i pellegrinaggi. Sulla porta di accesso alla grotta nel 2002 è stata posta una edicola in ceramica cerretese raffigurante l'Arcangelo Michele che domina il diavolo. Nell'immagine sono presenti i simboli tradizionali dell'iconografia micaelica: la spada, e la bilancia, con la quale vengono pesate le anime. Varcato l'ingresso si entra in un piccolo vano dal quale parte la scala in pietra che conduce al piano superiore. A sinistra dell'ingresso ci sono altre due stanzette, anticamente usate come dormitorio. Dopo aver percorso la scala, che a un certo punto si biforca, si giunge nel primo ambiente, il più grande, adibito a chiesa. Esso è largo 10 metri, lungo 6 e alto, nel punto massimo, 5 metri. Presenta delle stalattiti e delle stalagmiti in formazione eccetto l'angolo nord dove è possibile Le colonne, scavate nella roccia, sorreggono un timpano affrescato dove sei putti, tre a destra e tre a sinistra, attorniano l'ostensorio, oggetto liturgico usato per l'esposizione solenne del Corpo di Cristo. Da questo primo ambiente si passa in un secondo vano, più piccolo, quasi del tutto intonacato e affrescato nel XII secolo. Sull'arco di fronte l'ingresso vi sono raffigurati il redentore e alcuni Santi. Nella parete destra si nota facilmente la Madonna in trono con il Bambino, attorniata dai Santi Apostoli. Sotto la Madonna è posta la scritta "MHR OU" Al di sotto, entro una nicchia, è raffigurato San Michele Arcangelo nella sua posa tradizionale. A fianco è un pozzo che raccoglie l'acqua che cade dalle stalattiti. Nella parete sinistra il ciclo pittorico continua con una Annunciazione. Sull'arco di ingresso sono siti tre santi. Sul mantello di uno di essi è scritto "San Marcus". Nella volta, infine, c'è un affresco raffigurante Gesù Crocifisso. Gli affreschi furono eseguiti da un unico artista e hanno un chiaro influsso bizantino. Sono simili a quelli della vicina Abbazia benedettina di San Salvatore, causa dell'umidità della grotta si presentano in cattivo stato di conservazione. Il terzo ambiente è ricco di stalattiti e stalagmiti. La grotta non è servita da strade ed è raggiungibile solo mediante due sentieri che partono rispettivamente dal convento di San Pasquale e da località Fontana Vecchia Il primo sentiero è lungo circa 2,5 km e presenta un dislivello di circa 300 metri. La grotta venne adibita al culto dell'arcangelo dai Longobardi intorno al 700. Questo luogo sacro venne consacrato nello stesso periodo in cui, a pochi chilometri di distanza, nel ventre della morgia Sant’ Angelo di i Longobardi fondarono un altro sito rupestre che «dovette all'origine costituire un polo di aggregazione rituale, incentrato sul culto micaelico dopo l'opera antidolatrica svolta dai vescovi di Benevento Barbato, e di Capua Decoro». Un'altra grotta dedicata a san Michele nacque nella vicina . La grotta di San Michele a Faicchio era sita sul «monte herbario, in superiori parte»; nel XII secolo fu oggetto di alcuni restauri e fu abbellita da pregevoli affreschi. Venne inaugurata solennemente nel 1172. Nel 1446 fu unita, quale beneficio semplice, alla collegiata di Santa Maria Assunta di Faicchio. Nel 1596 monsignor Savino annotò che non vi si celebrava più. Il ponte è situato su una deviazione che conduce Ponte Fabio Massimo a Faicchio della strada provinciale Cerreto Sannita-San Salvatore Telesino, presso una gola del fiume Titerno fra i monti Acero e Gioia Il ponte attuale è stato in gran parte edificato nel periodo repubblicano su un preesistente manufatto sannita che era costituito da due semplici elementi laterali in pietra e calcestruzzo sui quali alcune tavole in legno disposte orizzontalmente permettevano il passaggio di persone e animali. l Ponte Fabio Massimo risalente al III Secolo a.C., originariamente serviva ad agevolare le comunicazioni con il Matese e il Monte Erbano. Il ponte attuale è stato in gran parte edificato nel periodo repubblicano su un preesistente manufatto sannita che era costituito da due semplici elementi laterali in pietra e calcestruzzo sui quali alcune tavole in legno disposte orizzontalmente permettevano il passaggio di persone e animali. La parte originaria è costituita dall'arcata maggiore sita sul corso del fiume e quella alla sua sinistra o alcuni tratti murari in opera reticolata, residui della costruzione romana. Entrambe aventi gli archi in laterizi poggianti sui resti della struttura sannita, riconoscibili dalla tipica opera poligonale presente anche nella vicina Arce (cinta muraria sannita) su Monte Acero.