“Quelle su Luigi Cesaro sono state nefandezze dette solo per lucrare”

“Ormai attribuire al senatore Cesaro ogni genere di nefandezze è diventato il vezzo preferito di taluni pseudo collaboratori di giustizia mossi dalla turpe finalità di lucrare vantaggi di vario genere”. E’ quanto scrive in una nota l’avvocato Vincenzo Maiello, legale del senatore Luigi Cesaro, commentando la dichiarazioni del collaboratore di giustizia Generoso Restina circa presunti incontro tra il boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria e alcuni politici tra cui il senatore Luigi Cesaro. L’avvocato Maiello rende noto “di avere ricevuto incarico dal senatore Luigi Cesaro di sporgere denuncia nei confronti di Generoso Restina. Pur non conoscendo nel dettaglio le circostanze da lui riferite possiamo già dire che si tratta di dichiarazioni relative a fatti inesistenti, come confidiamo possa emergere presto all’esito della necessaria attività di riscontro che la magistratura non mancherà di svolgere”. Secondo il legale del senatore Cesaro, “è peraltro singolare che questo signor Restina, pur essendo stato ascoltato molte volte nelle fasi delle indagini ed in diversi e distinti dibattimenti, non abbia mai riferito di conoscere un fatto che, ove fosse realmente avvenuto, avrebbe dovuto determinarlo a riferirlo sin da subito”. Generoso Restina, il boss che ha coperto la latitanza del vertice dei Casalesi, Michele Zagaria, tra il maggio del 2005 e il luglio del 2008 all’interno di una villa bunker in via Colombo a Casapesenna, a raccontare ai magistrati della Dda di Napoli degli incontri che aveva il boss, arrestato poi nel 2011, con i politici del Casertano tra i quali è citato Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia e all’epoca dei fatti presidente della provincia di Napoli, oltre che Fortunato Zagaria, ex primo cittadino di Casapesenna e Domenico Ciaramella, ex sindaco di Aversa. Generoso Restina il 6 novembre del 2014, pur non essendo organico ai gruppi criminali, ha cominciato a collaborare con la giustizia. Ai verbali contenenti le dichiarazioni del collaboratore fa riferimento una sintesi del gip Federica Colucci che ha firmato l’ordinanza eseguita dalla Dia di Napoli contro i fratelli Nicola e Giuseppe Inquiento, contenuta proprio in quel documento. Il gip parla del ruolo di Restina all’interno del clan perchè è uno degli accusatori degli Inquieto ed è ritenuto credibile. Restina, nel corso dei suoi interrogatori, ha accennato ai rapporti dei tre politici con i boss del clan dei Casalesi nella gestione delle tangenti per gli appalti milionari nell’area della provincia di Caserta e di Napoli dei quali fino ad ora non si aveva notizia. “Si tratta di indicazioni connotate dall’elemento dell’assoluta novità, quelle rese da Restina, in quanto è stata la persona più vicina a Michele Zagaria negli anni di maggiore espansione economico-imprenditoriale del clan, agevolate dai rapporti con i politici locali e imprenditori”, scrive il gip. Se saranno tutte riscontrate le dichiarazioni di Restina, sostiene il magistrato, saranno in grado di “lumeggiare in ordine ai recentissimi rapporti politico-criminale-affaristici in seno al clan insistente sui comune dell’agro-aversano

Impresentabile e invisibile: Cesaro il candidato che si nasconde a Salerno

Il candidato invisibile di Forza Italia si chiama Luigi Cesaro, meglio conosciuto come Giggino ‘a pulpetta Un impresentabile in piena regola che Di Maio non ha esitato a ricordarlo come l’autista di Cutolo. Né si hanno notizie di una sua replica a queste accuse. Fratelli in carcere e guai giudiziari per lui e il figlio, gli ultimi sono dell’anno passato, non proprio il massimo. La nuova legge elettorale lo ha catapultato tra iil napoletano e la provincia di Salerno, fino a dover rappresentare la nostra città. Da cui si è guardato bene dal farsi vedere e sentire non solo per le modalità della candidatura – il collegio era di Antonio Fasolino in quota Caldoro ma l’ex Governatore ha dimostrato di non avere forza , visibilità politica e qualcos’altro– ma ovviamente per la sua figura certamente poco chiara e ingombrante. E cosı̀ Cesaro si nasconde, ieri sera in gran segreto era stata organizzata una cena-incontro al Mediterraneo, pare organizzata dal povero Gaetano Amatruda, e non si sa bene con chi. Poi tutto è saltato, ufficialmente per il maltempo ma pare che le adesioni all’incontro siano state cosı̀ poche che si è preferito evitare polemiche, per la venuta di Cesaro e Salerno e una brutta figura in termini di presenze nel momento in cui Forza Italia sta facendo il massimo sforzo per il voto del 4 marzo. Del candidato invisibile e anche indagato non si hanno notizie né si sa della eventuale partecipazione all’iniziativa del primo marzo su cui sta lavorando il capolista all’uninominale Enzo Fasano e il suo staff.Questa intercettazione, agli atti dell’inchiesta della Procura di Napoli Nord che vede indagati padre e figlio per voto di scambio assieme ad altre 27 persone, è emblematica del sistema usato per ottenere voti; promesse di posti di lavoro, trasferimenti, promozioni. In questo caso si tratta dell’assunzione di un giovane alle Poste in cambio di 30 voti. Luigi De Biase, dirigente comunale di Marano, indagato nell’ambito dell’inchiesta sul Pip (Piano di insediamento produttivo), ne parla con l’imprenditore Antonio Di Guida. De Biase : «Lui è assunto a tempo determinato nelle Poste, prese il posto del padre, però è part time, hai capito? Gli hanno promesso che gli avrebbero fatto fare full time». Di Guida : «Ci dobbiamo andare a parlare». De Biase : «Però ci dovremo andare quanto prima. Perché Biagio Iacolare (presidente dimissionario di Sma, coinvolto nell’inchiesta di Fan page e indagato dalla Procura di Napoli, e all’epoca candidato nell’Udc che appoggiava De Luca, ndr) gli ha promesso che gli faceva questa cosa… Io penso che Biagio Iacolare non può fare proprio niente, per cui gli ho detto stamattina… Flora, mi consenti di fare un passaggio? Se faccio un passaggio, però, te lo dico prima. Se io ti dico di votare una persona, la devi votare e basta. Basta che facessero questa cosa: ti diamo il numero della sezione… La fotografia e tutte cose… sono una trentina di voti».Secondo i carabinieri del Ros, cui è delegata l’indagine, De Biase manifesta l’intenzione di chiedere al giovane che aspira ad essere assunto alle Poste, le foto- grafie delle schede votate. Di Guida propone di sottoporre la questione ad Armando Cesaro. De Biase : «Se è possibile poi, casomai gli portiamo il ragazzo e diciamo se può prendere l’impegno. Se può prendere l’impegno è bene, se non lo può prendere…».

Bufera sul giudice Cioffi Indagano il Csm e Orlando

Nuovo capitolo sulla vicenda che riguarda Giuseppe Cioffi, giudice del tribunale di Napoli Nord e presidente del collegio che dovrà giudicare i fratelli del deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro. Su Cioffi, infatti, sarebbe stata avviata una doppia indagine dopo la sua presunta partecipazione a una convention di Forza Italia ad Ischia nell’ottobre scorso. Il beneficio del dubbio è necessario: il magistrato, dal canto suo, continua a smentire la sua presenza a quell’appuntamento, nonostante la foto che lo ritrae con l’ex consigliere Francesco Salerno, appartenente al partito degli azzurri. Secondo il magistrato, sullo sfondo della foto ci sarebbe la bandiera di Forza Italia in quanto scattata nello stesso albergo ma il giorno successivo alla convention del partito. Sul caso del magistrato stanno indagando il Csm ed il ministro della Giustizia, Andrea Orlando che ha incaricato gli ispettori di via Arenula di avviare accerta- menti preliminari. Per il Guardasigilli si tratterebbe di una «prassi consolidata, se ci sono profili dubbi, anche a garanzia di tutti i soggetti coinvolti». Il Csm ha a sua volta aperto un fascicolo, affidandolo alla Prima Commissione. Un intervento sollecitato da tre consiglieri napoletani, Francesco Cananzi di Unicost, Lucio Aschettino e Antonello Ardituro di Area per «verificare la sussistenza di eventuali ragioni di incompatibilità», cioè se vi sono motivi per un trasferimento d’ufficio di Cioffi, « a fronte del rischio di un appannamento dell’immagine della magistratura». Il giudice Cioffi, impegnato nell’inchiesta che ha coinvolto Aniello e Raffaele Cesaro su cui pende l’ipotesi d’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per presunti rapporti con la in relazione alla vicenda del piano di insediamento produttivo di Marano, non sembra intenzionato a fare un passo indietro poichè non avrebbe mai intrattenuto rapporti nè con i suoi imputati, nè con il fratello Luigi, candidato con Forza Italia anche alle politiche del 4 marzo e pochi giorni fa destinatario di un avviso di chiusura indagini dalla Procura di Napoli Nord per voto di scambio. «Degli accertamenti avviati dal ministro Orlando non so nulla, ma di certo sto tranquillo dal punto di vista giuridico – assicura- Non ho mai conosciuto o frequentato i Cesaro, per cui non ho motivo di astenermi al processo che li riguarda. La norma del codice di procedura penale che parla di astensione dal processo prevede una casistica molto chiara, e io non vi rientro non avendo rapporti con i Cesaro o con loro familiari». «Non ho mai fatto politica e dal punto di vista del diritto mi sento a posto», ha ribadito ancora una volta il magistrato, spiegando di non capire su quali basi il Csm potrebbe intervenire. Ad insospettire, ancora una volta i magistrati, sarebbero i contatti che sui social avrebbe Cioffi ma – a detta di quest’ultimo – non sarebbero elementi validi su cui indagare: « Cosentino mi chiese l’amicizia su Facebook. Sono anche amico su Fb del consigliere regionale di Forza Italia Ermanno Russo, ma ribadisco che non mi sono mai interessato di politica». «Sto seriamente pensando di procedere dal punto di vista legale a tutela della mia immagine, perché ciò che è stato riportato non corrisponde al vero», ha sottolineato il magistrato. Intanto il legale dei fratelli Cesaro, Vincenzo Maiello, fa sapere che i suoi assistiti sono preoccupati dalle polemiche che, loro malgrado, sono scoppiate a latere del processo che li riguarda. Ed esprime l’auspicio «che la celebrazione del processo si svolga in un clima di assoluta serenità e con- dizione essenziale perchè i fatti vengano valutati nella loro oggettiva consistenza, al riparo da ogni condizionamento esterno».

L’ultimo sfregio a Salerno: candidare l’inquisito Gigino ‘a pulpetta

L’ultimo sfregio a Salerno è la candidatura di Luigi Cesaro, Gigino ‘a pulpetta, inquisto in diverse inchieste, l’ultima per voto di scambio insieme al figlio Armando. Mai Salerno era stata toccata da una candidatura così imbarazzante. Le vicende giudiziarie di Cesaro partono dal 2013 quando in un servizio tv della trasmissione Servizio Pubblico si parlò dell’inchiesta che ricostruì i rapporti tra Luigi Cesaro (ex presidente della Provincia di Napoli) e il capo della la Nuova Camorra Organizzata, . Fu mandata un’intercettazione ambientale del 2011 nel carcere di Terni (dove Cutolo era rinchiuso al 41 bis) in cui il boss parla con la nipote. Cutolo apprende dalla ragazza delle difficoltà a trovare un lavoro di Raffaele Cutolo junior, fratello di lei. Il boss le manda a dire di mettersi in contatto con Luigi Cesaro: “Questo, ora, è importantissimo. Io non ci ho mandato mai nessuno, ma è stato il mio avvocato e mi deve tanto. Faceva il mio autista, figurati”. Cesaro era già finito nei guai per i suoi rapporti con i vertici della N.C.O.. Arrestato nel 1984 e condannato un anno dopo a 5 anni di reclusione, veniva assolto in Appello per insufficienza di prove e “per non aver commesso il fatto” in Cassazione, dal Giudice Corrado Carnevale. Tuttavia, venivano stigmatizzati i suoi rapporti con i vertici della N.C.O. Nei procedimenti, inoltre, si parla di “una lettera chiusa da trasmettere a Pasquale Scotti”. Cesaro, per sua stessa ammissione, ricevette la missiva scritta da donna Rosetta Cutolo “da sue emissarie” per consegnarla a Scotti, il capo del gruppo di fuoco della N.C.O. in quei giorni latitante e reggente del clan. A raccontarlo, nel corso del dibattimento, era stato lo stesso Cesaro, asserendo che si trattava di una lettera di “raccomandazione” di donna Rosetta per limitare le richieste estorsive di Scotti nei confronti della famiglia del politico. In realtà, in quel “pizzino” c’era ben altro: si invitava Scotti a mettersi in contatto con Cutolo, in quei giorni confinato nel supercarcere dell’Asinara. Il nome di Luigi Cesaro compare nell’inchiesta di pochi mesi fa in cui furono arrestati i fratelli Aniello e Raffaele in carcere con accuse di concorso esterno in associazione camorristica per la realizzazione del Pip di Marano costruito con materiali scadenti e con un collaudo, ottenuto con pressioni e documenti falsi, che non poteva essere certificato, e grazie alla società di fatto dei Cesaro con Angelo Simeoli, detto ‘o bastone, elemento di punta dei Polverino Parla un nuovo , Ferdinando Puca, dell’omonimo clan dominante nel feudo politico-imprenditoriale dei Cesaro. Tira in ballo pesantemente Giggino ‘a Purpetta. Racconta di voti comprati, di minacce agli elettori, di boss ingaggiati al servizio del candidato dei Cesaro. È il 23 marzo 2016: “Sono in carcere dal dicembre del 2012. Premetto che fino agli anni 80’ figura apicale del clan di Sant’Antimo era o’ Giappone affiliato alla Nuova camorra organizzata che aveva rapporti con il padre dei Cesaro il quale si era adoperato per far scappare Raffaele Cutolo dal manicomio di Aversa. Dopo la morte del Giappone prese il suo posto come rilievo criminale Pasquale Puca che nel frattempo strinse rapporti o meglio li continuò con i figli di Cesaro. (…) I Cesaro fin dagli anni 80’ erano dei piccoli imprenditori e la loro fortuna e la loro crescita imprenditoriale è stata favorita da Pasquale Puca. “Dico questo perché tutti gli affari e tutti gli investimenti sono stati fatti sempre e con il solo Pasquale Puca del quale i Cesaro divennero i prestanomi. Ad esempio il centro Igea Sant’Antimo, l’affare della Texas Instruments di Aversa o il centro commerciale Il Molino alle colonne di Giugliano. Ciò perché il clan Puca dove ce n’era bisogno interveniva a supporto ed a sostegno dei Cesaro”. Ferdinando Puca scava nella memoria: “Ricordo che nel 2011 appena sono stato scarcerato fui convocato dai Cesaro tramite mia zia Teresa Puca che non a caso lavora dai Cesaro insieme alla sorella, come domestiche, ed in quanto mie zie. Ebbi due convocazioni la prima presso il centro Igea (il centro medico core business dei Cesaro, ndr) immediatamente dopo la mia scarcerazione dove Antimo Cesaro, detto penniello, mi diede 10mila euro quale regalo per la mia scarcerazione”. In quella occasione Antimo Cesaro gli avrebbe chiesto di intervenire per arginare alcune estorsioni ai loro danni. “Nel 2011/2012 fui convocato nuovamente questa volta proprio a casa di Luigi Cesaro che mi chiese ovviamente come esponente del clan Puca di “appoggiare” la campagna elettorale di una persona che loro portavano come Sindaco, tale Cristoforo, che noi chiamavamo Castiglione. Luigi Cesaro in quell’occasione mi diede 10 mila euro e mi disse specificatamente come dovevo fare per manipolare la campagna elettorale. Preciso che già nel 2003/2004 avevo fatto la stessa cosa per mio cugino Pasquale Puca. In quell’occasione, nel 2011, Luigi Cesaro mi disse che dovevo comprare le schede elettorali, infatti mi diede i 10mila euro per effettuare l’acquisto, avremmo poi dovuto verificare se qualcuno vendeva due volte le schede elettorali così alterando il numero, l’avremmo dovuto picchiare ed avremmo dovuto controllare, il giorno delle elezioni, tramite una nostra persona fuori al seggio, che i soggetti contattati al quale davamo 50 euro a persona mentre il galoppino prendeva 10 euro, dovevamo poi controllare la corrispondenza tra i votanti da noi pagati ed i voti effettivamente presi. Tanto facevano anche i Cesaro in quanto avevano persone loro direttamente nei seggi”. Queste modalità, chiede il pm, furono concordate con Luigi Cesaro? “Assolutamente si in quanto è proprio questo il motivo per il quale i politici si rivolgono alla camorra. Siccome la campagna elettorale andò bene ed il soggetto fu eletto, Antimo e Luigi Cesaro mi ricompensarono dandomi 35 mila euro che io divisi con Pasquale Verde alias o cecato. Per altro i Cesaro sempre in forza dello stretto legame camorristico ed imprenditoriale che hanno con il clan Puca versano a Teresa Puca, figlia di Pasquale, 10 mila euro al mese”. L’ultimo coinvolgimento è di un paio di settimane fa insieme al figlio Armando con un avviso di conclusione delle indagini con l’accusa di voto di scambio. Secondo la tesi accusatoria, i reati sarebbero stati compiuti tra il maggio ed il giugno del 2015, in occasione cioè delle ultime elezioni regionali. Tra gli episodi contestati la presunta raccomandazione di un praticante per entrare in uno studio legale che Cesaro avrebbe promesso ad un elettore in cambio di voti per il figlio, ma anche il pagamento di abbonamenti ad alcuni elettori alla piscina di Portici di proprietà dei Cesaro. Non è stato contestato invece alcun passaggio di danaro, come invece è accaduto per l’inchiesta gemella sul voto di scambio di cui si occupa la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che nel maggio dello scorso anno aveva portato in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa i fratelli del deputato, gli imprenditori Aniello e Raffaele. Nella stessa inchiesta Luigi Cesaro è indagato per minacce a pubblico ufficiale aggravate dal metodo mafioso. Cesaro come Cosentino: ipotesi esclusione

Erika Noschese

Ultime ore per Forza Italia che sta cosı̀ per chiudere le liste, prima della presentazione di domani. In casa degli azzurri il caso più spinoso è quello dei Cesaro, coinvolti in un’inchiesta di scambio politico relativo alle regionali del 2015. Luigi, parlamentare uscente, e Armando Cesaro, infatti, potrebbero essere i primi grandi esclusi dopo la polemica che li ha travolti. E proprio il Cesaro senior potrebbe ripercorrere la vicenda che a suo tempo coinvolse Nicola Cosentino, escluso all’ultimo perchè accusato di collusione con la camorra casalese. La decisione fu drastica tanto che all’ultimo fece saltare il tavolo fuggendo con tutte le carte e costringendo cosı̀ il partito a richiamare i candidati per la firma, a meno di due ore dalla chiusura delle liste. E cosı̀, anche stavolta, a finire sotto la lente del Cavaliere Silvio Berlusconi potrebbero essere proprio i Cesaro, a cui potrebbe non essere perdonato lo scandalo che li vede coinvolti. Per le quote rosa, sembra essere confermata la posizione di Mara Carfagna a cui spetterebbe il listino proporzionale della Camera; Antonio Fasolino, invece, potrebbe puntare al collegio uninominale per il Senato della Repubblica. Da chiarire, invece, la posizione del sindaco di Pontecagnano, Ernesto Sica che potrebbe anche rientrare tra la lista dei grandi esclusi in casa Forza Italia. Fratelli d’Italia, dal canto suo sembra aver già ampia- mente bloccato il collegio di Salerno con Gennaro Esposito e quello dell’Agro con Edmondo Cirielli. A sud, invece, il collegio del Cilento sembra essere ancora in bilico: la scelta potrebbe ricadere o su Di Brizzo Valentino o su Marzia Ferraioli. L’anti Renzi per eccellenza, invece, Gianfranco Rotondi ha annunciato la sua decisione di non candidarsi alle politiche del 2018. Oltre a Sica, resta da verificare il nome di Claudio Lotito, patron della Salernitana, il cui nome è stato fatto più volte ma senza alcuna conferma o smentita da parte del diretto intressato. Se le indiscrezioni dovessero essere confermate, per lui potrebbe esserci un posto in Campania o addirittura a Salerno. Anche la posizione di Lady Mastella sembra essere confermata: per lei la sfida sarà a Benevento mentre Licia Ronzulli, fedelissima di Silvio Berlusconi potrebbe trovare anch’essa un posto in Campania. Mancano ancora poche ore per il termine ultimo della presentazione delle liste e entro la giornata di domani i giochi devono essere conclusi, senza alcun ripensamento. Ma, non è detto che dopo la presentazione delle liste del centrosinistra, il centrodestra non decida di effettuare qualche modifica alle liste per tentare di conquistare la vittoria, almeno in diversi collegi.

Appalto, assunzioni, ticket per la piscina Le accuse ai Cesaro

Vengono fuori le accuse della Procura a Luigi Cesaro e suo figlio e alla consigliera regionale Beneduce. Promesse di appalti, nomine e assunzioni. Dal piccolo favore alla maxi commessa. E qualche volta sarebbero girati soldi. Sono dodici i casi di voto di scambio che la Procura di Napoli Nord contesta. Dodici capi di imputazione riassunti nelle dodici pagine dell’avviso conclusa indagine firmato dal pm Simone De Roxas e notificato a 29 indagati. Fatti e circostanze risa- lenti alla campagna elettorale delle regionali 2015, quella della cavalcata trionfale di Armando Cesaro, primo eletto in Forza Italia con 27.937 preferenze. Gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere interrogatorio, presentare memorie e illustrare le ragioni delle loro difese e solo dopo il pm deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o proporre archiviazione. Ecco l’elenco delle presunte clientele dei Cesaro e dei loro complici. Situazioni che sarebbero avvenute per lo più nel comune di Marano, dove i fratelli Aniello e Raffaele hanno costruito il Piano di insediamento produttivo finito nel mirino della Dda di Napoli che a maggio ne ha ottenuto l’arresto con l’accusa di aver realizzato l’affare insieme alla camorra del clan Polverino. I due fratelli Cesaro sono ancora in carcere (misura confermata dalla Cassazione), e dalle intercettazioni di quell’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros di Napoli agli ordini del tenente colonnello Gianluca Piasentin, sono stati scoperti gli episodi di voto di scambio. In assenza di aggravanti mafiose, questa porzione di indagine è stata stralciata e trasmessa per competenza a Napoli Nord. Si va dalla ‘garanzia’ di un mega- appalto da 10 milioni di euro nell’Area di Sviluppo Industriale del casertano, che avrebbe dovuto procurare un “guadagno netto di almeno 2 milioni di euro” all’imprenditore Antonio Di Guida, ex assessore provinciale e coindagato insieme ai fratelli Cesaro nella ‘inchiesta madre’, alla promessa di far nominare V. C. a direttore del distretto sanitario 38 dell’Asl Napoli 2 grazie all’aggancio di un direttore di dipartimento. A una famiglia sarebbe stato promessa un’assunzione a Poste Italiane in cambio di 30 voti, da documentare con la foto delle schede, una pratica vietatissima che prevede, se il presidente di seggio se ne accorge, la denuncia immediata all’autorità giudiziaria. Ad un altro ‘sostenitore’ di Cesaro jr, L.D.B., fu promessa e poi fatta ottenere la nomina di componente dell’Oiv, l’organismo di autovalutazione interna della Regione Campania. Due capi di imputazione riguardano i nulla osta ottenuti con l’assenso dei vertici politici e amministrativi del comune di Marano per lo spostamento di un dirigente e di un agente di polizia municipale verso altri impieghi, il primo al Demanio e il secondo presso lo staff di un capogruppo consiliare della Campania. I due avrebbero dovuto ricambiare il piacere con il sostegno elettorale a Cesaro jr. A un medico, precario, fu assicurata la stabilizzazione del contratto presso l’ospedale di Giugliano, a un sottotenente di polizia municipale invece furono date rassicurazioni per la figlia dottoressa: un’assunzione all’ospedale San Raffaele di Milano, dove forse i Cesaro vantavano buoni agganci (ma l’assunzione non si perfezionò). Un uomo di Portici, C. G., per portare un po’ di preferenze ad Armando avrebbe ricevuto due abbonamenti gratuiti al Centro Sportivo locale ‘Aquilasport’ amministrato da Aniello Cesaro. E ad una signora, dipendente della partecipata “Armena sviluppo” fu promesso che sarebbe stata promossa da addetta al verde pubblico a impiegata. Due capi di imputazione sono contestati a Flora Beneduce, consigliera regionale di Forza Italia eletta con 14.373 preferenze, indagata anche lei per voto di scambio. Era in ticket con Armando Cesaro. Secondo la prima accusa, in concorso con Raffaele Cesaro, avrebbe consegnato a un uomo, A. S., 2mila euro, “in cambio dell’assicurazione di almeno 300 voti promettendo, ad elezione avvenuta, l’ulteriore remunerazione di 10.000 euro”. Il pm inoltre le contesta di aver partecipato a una trama di Luigi e Armando Cesaro: far assumere un avvocato nello studio legale del nipote della signora Beneduce “in cambio della convergenza di voti a favore di entrambi”. Ovvero far scrivere sulla scheda Cesaro-Beneduce.

Raccomandazioni in cambio di voti

Erika Noschese

Avvisi di garanzia in Regione Campania. Il deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro ed i consiglieri regionali azzurri Armando Cesaro e Flora Beneduce, hanno ricevuto avvisi di conclusione delle indagini da parte della Procura di Napoli, per un’ipotesi di voto di scambio nel periodo delle elezioni regionali del 2015. In particolare, la Procura ha indagato, secondo la tesi accusatoria, per fatti accaduti tra il mese di maggio e giugno del 2015, ovvero le ultime elezioni regionali che hanno visto vincere Vincenzo De Luca. Ad annunciarlo, il capogruppo regionale di Forza Italia, Armando Cesaro: “Oggi (ieri per chi legge ndr) ho ricevuto un avviso di garanzia per vicende relative alle elezioni regionali del 2015. Preferisco darvi io la notizia, perché non ho nulla da temere. Quando si ha la coscienza pulita si affronta tutto con serenità. Io ho fiducia nella verità, che presto o tardi arriva. Per tutti”. La vicenda ha particolarmente indignato il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta: «Siamo in piena campagna elettorale, si avvicina l’appuntamento con il voto del 4 marzo, con il centrodestra favorito e pronto al ritorno alla guida del Paese, e si ripetono fatti ai quali ormai siamo tristemente abituati. Noi siamo sempre dalla parte della giustizia giusta, per la chiarezza e la trasparenza, certo che sorprende, e non poco, questa assurda tempistica giudiziaria contro esponenti di Forza Italia a poche settimane dal voto.La solita giustizia ad orologeria che gioca da decenni un ruolo politico nel dibattito pubblico di questo Paese. Gli italiani il 4 marzo giudicheranno anche questo”. Per Luigi Cesaro, l’accusa sarebbe la richiesta di voti in cambio di favori, coinvolgendo anche il figlio Armando e la consigliera forzista Beneduce. Tra gli episodi contestati la presunta raccomandazione di un praticante per entrare in uno studio legale che Cesaro avrebbe promesso ad un elettore in cambio di voti per il figlio, ma anche il pagamento di abbonamenti ad alcuni elettori presso la piscina di Portici (Napoli) di proprietà dei Cesaro. Non sarebbe invece stato contestato alcun passaggio di denaro, come invece è accaduto per l’inchiesta gemella sul voto di scambio di cui si occupa la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che nel maggio dello scorso anno, aveva portato in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa i fratelli del deputato, Aniello e Raffaele.