Quelle Su Luigi Cesaro Sono State Nefandezze Dette Solo Per Lucrare”

Quelle Su Luigi Cesaro Sono State Nefandezze Dette Solo Per Lucrare”

“Quelle su Luigi Cesaro sono state nefandezze dette solo per lucrare” “Ormai attribuire al senatore Cesaro ogni genere di nefandezze è diventato il vezzo preferito di taluni pseudo collaboratori di giustizia mossi dalla turpe finalità di lucrare vantaggi di vario genere”. E’ quanto scrive in una nota l’avvocato Vincenzo Maiello, legale del senatore Luigi Cesaro, commentando la dichiarazioni del collaboratore di giustizia Generoso Restina circa presunti incontro tra il boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria e alcuni politici tra cui il senatore Luigi Cesaro. L’avvocato Maiello rende noto “di avere ricevuto incarico dal senatore Luigi Cesaro di sporgere denuncia nei confronti di Generoso Restina. Pur non conoscendo nel dettaglio le circostanze da lui riferite possiamo già dire che si tratta di dichiarazioni relative a fatti inesistenti, come confidiamo possa emergere presto all’esito della necessaria attività di riscontro che la magistratura non mancherà di svolgere”. Secondo il legale del senatore Cesaro, “è peraltro singolare che questo signor Restina, pur essendo stato ascoltato molte volte nelle fasi delle indagini ed in diversi e distinti dibattimenti, non abbia mai riferito di conoscere un fatto che, ove fosse realmente avvenuto, avrebbe dovuto determinarlo a riferirlo sin da subito”. Generoso Restina, il boss che ha coperto la latitanza del vertice dei Casalesi, Michele Zagaria, tra il maggio del 2005 e il luglio del 2008 all’interno di una villa bunker in via Colombo a Casapesenna, a raccontare ai magistrati della Dda di Napoli degli incontri che aveva il boss, arrestato poi nel 2011, con i politici del Casertano tra i quali è citato Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia e all’epoca dei fatti presidente della provincia di Napoli, oltre che Fortunato Zagaria, ex primo cittadino di Casapesenna e Domenico Ciaramella, ex sindaco di Aversa. Generoso Restina il 6 novembre del 2014, pur non essendo organico ai gruppi criminali, ha cominciato a collaborare con la giustizia. Ai verbali contenenti le dichiarazioni del collaboratore fa riferimento una sintesi del gip Federica Colucci che ha firmato l’ordinanza eseguita dalla Dia di Napoli contro i fratelli Nicola e Giuseppe Inquiento, contenuta proprio in quel documento. Il gip parla del ruolo di Restina all’interno del clan perchè è uno degli accusatori degli Inquieto ed è ritenuto credibile. Restina, nel corso dei suoi interrogatori, ha accennato ai rapporti dei tre politici con i boss del clan dei Casalesi nella gestione delle tangenti per gli appalti milionari nell’area della provincia di Caserta e di Napoli dei quali fino ad ora non si aveva notizia. “Si tratta di indicazioni connotate dall’elemento dell’assoluta novità, quelle rese da Restina, in quanto è stata la persona più vicina a Michele Zagaria negli anni di maggiore espansione economico-imprenditoriale del clan, agevolate dai rapporti con i politici locali e imprenditori”, scrive il gip. Se saranno tutte riscontrate le dichiarazioni di Restina, sostiene il magistrato, saranno in grado di “lumeggiare in ordine ai recentissimi rapporti politico-criminale-affaristici in seno al clan insistente sui comune dell’agro-aversano Impresentabile e invisibile: Cesaro il candidato che si nasconde a Salerno Il candidato invisibile di Forza Italia si chiama Luigi Cesaro, meglio conosciuto come Giggino ‘a pulpetta Un impresentabile in piena regola che Di Maio non ha esitato a ricordarlo come l’autista di Cutolo. Né si hanno notizie di una sua replica a queste accuse. Fratelli in carcere e guai giudiziari per lui e il figlio, gli ultimi sono dell’anno passato, non proprio il massimo. La nuova legge elettorale lo ha catapultato tra iil napoletano e la provincia di Salerno, fino a dover rappresentare la nostra città. Da cui si è guardato bene dal farsi vedere e sentire non solo per le modalità della candidatura – il collegio era di Antonio Fasolino in quota Caldoro ma l’ex Governatore ha dimostrato di non avere forza , visibilità politica e qualcos’altro– ma ovviamente per la sua figura certamente poco chiara e ingombrante. E cosı̀ Cesaro si nasconde, ieri sera in gran segreto era stata organizzata una cena-incontro al Mediterraneo, pare organizzata dal povero Gaetano Amatruda, e non si sa bene con chi. Poi tutto è saltato, ufficialmente per il maltempo ma pare che le adesioni all’incontro siano state cosı̀ poche che si è preferito evitare polemiche, per la venuta di Cesaro e Salerno e una brutta figura in termini di presenze nel momento in cui Forza Italia sta facendo il massimo sforzo per il voto del 4 marzo. Del candidato invisibile e anche indagato non si hanno notizie né si sa della eventuale partecipazione all’iniziativa del primo marzo su cui sta lavorando il capolista all’uninominale Enzo Fasano e il suo staff.Questa intercettazione, agli atti dell’inchiesta della Procura di Napoli Nord che vede indagati padre e figlio per voto di scambio assieme ad altre 27 persone, è emblematica del sistema usato per ottenere voti; promesse di posti di lavoro, trasferimenti, promozioni. In questo caso si tratta dell’assunzione di un giovane alle Poste in cambio di 30 voti. Luigi De Biase, dirigente comunale di Marano, indagato nell’ambito dell’inchiesta sul Pip (Piano di insediamento produttivo), ne parla con l’imprenditore Antonio Di Guida. De Biase : «Lui è assunto a tempo determinato nelle Poste, prese il posto del padre, però è part time, hai capito? Gli hanno promesso che gli avrebbero fatto fare full time». Di Guida : «Ci dobbiamo andare a parlare». De Biase : «Però ci dovremo andare quanto prima. Perché Biagio Iacolare (presidente dimissionario di Sma, coinvolto nell’inchiesta di Fan page e indagato dalla Procura di Napoli, e all’epoca candidato nell’Udc che appoggiava De Luca, ndr) gli ha promesso che gli faceva questa cosa… Io penso che Biagio Iacolare non può fare proprio niente, per cui gli ho detto stamattina… Flora, mi consenti di fare un passaggio? Se faccio un passaggio, però, te lo dico prima. Se io ti dico di votare una persona, la devi votare e basta. Basta che facessero questa cosa: ti diamo il numero della sezione… La fotografia e tutte cose… sono una trentina di voti».Secondo i carabinieri del Ros, cui è delegata l’indagine, De Biase manifesta l’intenzione di chiedere al giovane che aspira ad essere assunto alle Poste, le foto- grafie delle schede votate. Di Guida propone di sottoporre la questione ad Armando Cesaro. De Biase : «Se è possibile poi, casomai gli portiamo il ragazzo e diciamo se può prendere l’impegno. Se può prendere l’impegno è bene, se non lo può prendere…». Bufera sul giudice Cioffi Indagano il Csm e Orlando Nuovo capitolo sulla vicenda che riguarda Giuseppe Cioffi, giudice del tribunale di Napoli Nord e presidente del collegio che dovrà giudicare i fratelli del deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro. Su Cioffi, infatti, sarebbe stata avviata una doppia indagine dopo la sua presunta partecipazione a una convention di Forza Italia ad Ischia nell’ottobre scorso. Il beneficio del dubbio è necessario: il magistrato, dal canto suo, continua a smentire la sua presenza a quell’appuntamento, nonostante la foto che lo ritrae con l’ex consigliere Francesco Salerno, appartenente al partito degli azzurri. Secondo il magistrato, sullo sfondo della foto ci sarebbe la bandiera di Forza Italia in quanto scattata nello stesso albergo ma il giorno successivo alla convention del partito. Sul caso del magistrato stanno indagando il Csm ed il ministro della Giustizia, Andrea Orlando che ha incaricato gli ispettori di via Arenula di avviare accerta- menti preliminari. Per il Guardasigilli si tratterebbe di una «prassi consolidata, se ci sono profili dubbi, anche a garanzia di tutti i soggetti coinvolti». Il Csm ha a sua volta aperto un fascicolo, affidandolo alla Prima Commissione. Un intervento sollecitato da tre consiglieri napoletani, Francesco Cananzi di Unicost, Lucio Aschettino e Antonello Ardituro di Area per «verificare la sussistenza di eventuali ragioni di incompatibilità», cioè se vi sono motivi per un trasferimento d’ufficio di Cioffi, « a fronte del rischio di un appannamento dell’immagine della magistratura». Il giudice Cioffi, impegnato nell’inchiesta che ha coinvolto Aniello e Raffaele Cesaro su cui pende l’ipotesi d’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per presunti rapporti con la camorra in relazione alla vicenda del piano di insediamento produttivo di Marano, non sembra intenzionato a fare un passo indietro poichè non avrebbe mai intrattenuto rapporti nè con i suoi imputati, nè con il fratello Luigi, candidato con Forza Italia anche alle politiche del 4 marzo e pochi giorni fa destinatario di un avviso di chiusura indagini dalla Procura di Napoli Nord per voto di scambio. «Degli accertamenti avviati dal ministro Orlando non so nulla, ma di certo sto tranquillo dal punto di vista giuridico – assicura- Non ho mai conosciuto o frequentato i Cesaro, per cui non ho motivo di astenermi al processo che li riguarda. La norma del codice di procedura penale che parla di astensione dal processo prevede una casistica molto chiara, e io non vi rientro non avendo rapporti con i Cesaro o con loro familiari». «Non ho mai fatto politica e dal punto di vista del diritto mi sento a posto», ha ribadito ancora una volta il magistrato, spiegando di non capire su quali basi il Csm potrebbe intervenire. Ad insospettire, ancora una volta i magistrati, sarebbero i contatti che sui social avrebbe Cioffi ma – a detta di quest’ultimo – non sarebbero elementi validi su cui indagare: « Cosentino mi chiese l’amicizia su Facebook. Sono anche amico su Fb del consigliere regionale di Forza Italia Ermanno Russo, ma ribadisco che non mi sono mai interessato di politica». «Sto seriamente pensando di procedere dal punto di vista legale a tutela della mia immagine, perché ciò che è stato riportato non corrisponde al vero», ha sottolineato il magistrato.

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