Cadrezzate è un piccolo ed incantevole paesino in provincia di , adagiato sulle sponde del lago di Monate, il lago più pulito d’Italia. Famoso per la purezza e la limpidezza delle sue acque, il lago di Monate è un piccolo bacino di origine morenica che si apre in una bella conca collinare delle Prealpi varesine, poco lontano dal lago Maggiore.

Le prime notizie sulla popolazione di ci arrivano nel 1864 grazie alla scoperta da parte di L. Ranchet delle palafitte del Sabbione e del Bozzolo. Informazioni sulle popolazioni che hanno abitato il lago di Monate dell’età del Bronzo medio e recente (XVI – XIII / XII sec. A.C.) provengono dalla cultura materiale e cioè dai numerosi reperti recuperati pur senza dati relativi alla dinamica del popolamento. Le attività economiche erano, con ogni probabilità, principalmente l’agricoltura, la raccolta, la caccia, la tessitura, l’allevamento. I resti vegetali, per lo più di nocciolo, corniolo, ghiande, more, ci fanno pensare che accanto ad un’economia agricola fosse presente la raccolta di prodotti naturali usati nell’alimentazione. I ritrovamenti di forme di fusione, crogioli, ugelli, testimoniano un’attività probabilmente legata a una lavorazione del bronzo limitata. La tessitura è documentata, nei villaggi palafitticoli del lago di Monate, da una grande quantità di fusarole, rocchetti e pesi da telaio, ed era probabilmente legata alle esigenze della comunità.

Cadrezzate è una delle poche località di cui ci sono giunte testimonianze documentarie molto re- mote. La zona in cui si trova si è dimostrata molto ricca di reperti preistorici, celti e romani. Il primo documento che parla di Cadrezzate è una pergamena datata 26 giugno 999 che riporta un atto notarile di permuta di beni tra l’arcivescovo di Milano, Arnolfo II e Lanfredo, abate del monastero di S. Salvatore di Arona. Con questo atto l’arcivescovo che agiva a nome della chiesa plebana di Trebbia, da parte ecclesiae plebis sancti Petri sita Bleba, cedeva all’abate Lanfredo alcune valli a Ovest del Lago Maggiore (Vall’Anzasca, Val Vigezzo, Val Divedro, Val d’Ossola … ) e riceveva alcuni appezzamenti posti nel territorio di Cadrezzate e di Caiello (presso ).

Oltre al nome del paese (locus et fondus), nella sua forma di Quasi mille anni fa, Cadregiate, il documento riferisce 14 toponimi particolari. Quanto al tipo di coltura, oltre ai campi, prati e boschi, risultano presenti le vigne e i castagneti, tipici di questi luoghi ondulati e soleggiati. Per quasi tre secoli non ci sono più notizie riguardanti la vita di Cadrezzate. Fino al 1276, quando si svolse un fatto bellico che toccò da vicino il tranquillo villaggio. La lotta tra le due fazioni milanesi dei Torrioni e dei Visconti era giunta al suo punto critico. Nel 1276 Ottone Visconti ritenne giunto il momento di eliminare i Torrioni e di entrare finalmente in Milano. Le operazioni dovevano svolgersi tra Arona, e Castelseprio. Infatti le tre fortezze, colte di sorpresa, caddero subito. Allora Napo della Torre mandò il figlio Cassone alla testa di 500 soldati tedeschi inviati dall’imperatore Rodolfo d’Asburgo, contro Angera, riservandosi di seguirlo al più presto col grosso dell’esercito. Cassone con i suoi stava ancora accampandosi sulle rive del torrente Guassa, che metteva in comunicazione il lago di Cadrezzate col lago Maggiore, quando fu sorpreso da Goffredo di Langosco che attendeva di unire le sue forze con quelle di Ottone per sferrare l’offensiva campale decisiva. Goffredo commise il tragico errore di attaccare Cassone senza accorgersi che Napo era già nelle vicinanze con circa 10 mila uomini. Goffredo riuscì facilmente a battere e disperdere i Tedeschi ma ben presto fu travolto disastrosamente dalle truppe avversarie congiunte. Moltissimi furono i nobili partigiani viscontei che caddero o furon fatti prigionieri. Tra essi una trentina furono decapitati sommariamente sulla piazza di Gallarate; fra loro: Goffredo di Langosco e Teobaldo Visconti nipote dell’arcivescovo. Gli scontri continuano con vicende alterne fino al 21 gennaio 1277 quanto i Torrioni furono definitivamente sconfitti a Desio. Ottone allora poté finalmente entrare in Milano acclamato dal popolo che l’avrebbe avuto come pastore e signore fino al 1295. Dello stesso momento storico ma di tutt’altro genere è l’informazione che viene dal Liber Notiate Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero da cui risulta che a Cadrezzate, alla fine del secolo XIII, c’era una chiesa dedicata a S. Margherita e a tutti i Santi. Dunque il primo nucleo dell’attuale chiesa parrocchiale risale almeno al Duecento. Molte sono le leggende fiorite intorno alla personalità di questa Santa Margherita di Cadrezzate che era largamente venerata nel Medioevo. Per la verità il suo nome esatto è Marina di Antiochia. Di lei si può ritenere come sicuro soltanto che visse ad Antiochia di Siria nel secolo IV e che fu martire. Di Cadrezzate è possibile conoscere dettagliatamente la situazione a partire dal 1567 quando venne mons. Giovanni Battista Carcano, prevosto di Desio, come primo visitatore delegato di S. Carlo per le pieve di Trebbia. Ci sono informazioni sulla popolazione, sul parroco, sulla chiesa e sulla vita del paese. Gli abitanti erano 283 distribuiti in 51 famiglie. Ogni famiglia era composta in media di 6 persone con punte di 12 o 13 componenti: poche ne avevano solo 2. L’età media era molto bassa: vent’anni e mezzo. I cognomi dei capi-famiglia e delle loro spose erano abbastanza vari; ecco i più comuni: Bara, Beltramitti, Binda, Giani, Gioca, Lentati, Osmati, Rossi, Villa. Per lo più erano patronimici e toponimici. L’attività produttiva di tutti rimane quella agricola dei secoli precedenti; naturalmente sono presenti gli insediamenti artigiani e sulle donne gravano le incombenze casalinghe.

La Leggenda del Lago di Monate

Spesso, nelle raccolte di storie leggendarie appartenenti al patrimonio culturale del varesotto si trova la “ Leggenda del Lago di Monate” : “ Nel contrafforte del monte Pelada vi è un lucente specchio d’acqua sulla cui superficie si riflettono i campanili di ridenti paesini: è il lago di Monate. Vicinissimo, separato da una parete alta quasi settanta metri, si apre il Lago Maggiore, nel quale il Lago di Monate sembra traboccare da un momento all’altro. E anche questo laghetto porta con sè un’antica storia. Una bellissima fanciulla di aveva nome Bianca ed era innamorata di un soldato che si trovava al fronte. Bianca era fedele al suo soldatino da respingere senza incertezza numerose offerte di matrimonio che le pervenivano da ogni contrada. Le difficoltà sopraggiunsero quando Bianca ripudiò anche le attenzioni del feudatario che la voleva in sposa. Giovane, bello, ricco e potente chissà quante fanciulle si sarebbero gettate ai suoi piedi per averlo in marito. Ma Bianca non ne voleva sapere. Il giovane divenne allora irascibile e meditò di vendicarsi. La ripicca non si fece attendere e qualche giorno dopo un araldo attraversò il paese leggendo urgentissime “ grida” che promettevano la testa mozzata a chi le avesse disattese. Ed ecco il contenuto della bolla redatta dal risentito castellano: era proibito a chicchessia, pena la tortura e poi la morte, rifornire di acqua Bianca e sua madre. La povera Bianca si trovò quindi costretta ad approvvigionarsi alla fonte del Monteggia. Nei giorni successivi, la madre della ragazza si ammalò e venne colpita da febbre elevata, il che la portava a bere con una certa frequenza. Bianca ebbe allora un’ultima disperata idea: andare al castello ed implorare in ginocchio il feudatario, supplicando di non far cadere sulla madre la ritorsione per il comportamento della figlia. Forse era possibile far breccia nel suo cuore. Dentro di se sperava, mentre correva sopraffatta dal gelo e dal vento. Giunta al castello, si fece annunciare, entrò nel cortile e si gettò piangendo ai piedi del giovane tiranno che rimase di pietra, a braccia conserte, ascoltando il racconto di Bianca. La risposta del castellano fu secca e spietata: “ L’odio genera odio, che quella strega di tua madre muoia pure assetata !” . La ragazza allora si alzò in piedi e con il busto eretto pronunciò terribili parole che coprirono anche gli ululati del vento; “ Che tu sia maledetto! Che siano maledetti tutti coloro che ti stanno vicini e ti sostengono. Per avere negato un sorso d’acqua a una povera vecchia tu morirai dannato e per l’eternità sarai tormentato da una sete insaziabile, che il cielo ne sia testimone !” . L’uragano imperversò sempre più violento e nessuno a palazzo si accorse che il pozzo situato nel cortile continuava a rigurgitare acque allagando tutta l’area circostante, poi il castello stesso e i suoi possedimenti, fino a quando all’alba il silenzio regnava su un nuovo paesaggio: era nato il laghetto di Monate.”