<<

40 LA NOSTRA DOMENICA DOMENICA 13 MARZO 2011 Musica

Jessica Lea Mayfield Mauro E. Giovanardi Cornershop Country a tinte cupe Vintage ben assortito Oriente andata e ritorno

Jessica Lea Mayfield Mauro Ermanno Giovanardi Cornershop Tell me Ho sognato troppo l’altra notte? Cornershop & The Double ‘O’ Nonesuch Columbia Groove of *** *** **Ample Play

GLI ALTRI Secondo disco per la giovane cantautrice Sanremo coi La Crus e poi di nuovo da Ci aspettavamo un’altra Brimful of Asha dell’Ohio, prodotta da Dan Auerbach (Black solo. Con un disco dal sapore vintage, fra e, invece, ecco un disco che mette la sordi- DISCHI Keys). La talentuosa Jessica racconta con archi, fiati e cover ben assortite. Echi di na al pop e la butta sul ritmo indiavolato, voce imbronciata le sue paturnie amorose Morricone, beat italiano e canzone d’auto- cercando un punto d’incontro fra Oriente in unamanciata di ballatealt-country a tinte re mescolati con gusto sopraffino, fra tra- edOccidente.Niente inglese, voce femmini- cupe. Ispirazione notturna e spleen esisten- dizione e modernità. Mentre Giò, baritono le (un po’ monocorde), radici folk e pulsioni ziale, sconsigliato ai cuori infranti di recen- emozionale, si candida fra i più credibili contemporanee.“Bangla beat” l’hanno defi- te. Però lei è brava davvero. D.P. «crooner» del nostro panorama. D.P. nito. Comunque sia, fa ballare. Eccome. D.P.

Rem pare proprio di sentire l’immenso Out of Time... la cosa si fa quasi imbaraz- Warner Bros zante con Blue: è praticamente identi- **** ca a , compreso il re- citato vocale e la chitarra «psichica» di , tanto che risulta impensa- ROBERTO BRUNELLI bile che non si tratti di un’operazione del tutto consapevole. [email protected]

a chiamano «teorema LE STIMMATE DELLA CERTEZZA Bogart», nel senso di Anzi, ci viene un dubbio, un orrendo Humphrey. Ossia: il dubbio: e se stesse proprio qui il fasci- vecchio Bogey aveva sì no del disco? Il fatto è che Collapse In- L o no sempre la stessa to Now è forse il miglior lavoro di Sti- espressioni in tutti i pe & co dai tempi di Reveal (e sono film? Sì, ce l’aveva: però avercene di passati oltre dieci anni), essendo giganti come lui, impossibile mette- fin troppo patinato e re un’altra faccia in Casablanca. Eb- l’ultimo Accelerate un po’ stolidamen- bene, è la stessa cosa con i Rem; è te ruvido. Collapse Into Now è invece quasi trent’anni che fanno la stessa un aperto, morbido e fascino- musica. Qualcuno, maliziosamente, so, con in più le stimmate della certez- sostiene che addirittura è la stessa za, come un monumento ricavato dal- canzone. Una gran canzone, non c’è la pietra: non c’è niente di forzato, il che dire, ma è una. Quella. L’arpeg- sapore è quello dell’ennesimo adorabi- gio di Peter Buck, la voce abrasiva, le western che hai visto mille volte, il dolce e dura di , le ar- suono è miracolosamente limpido, cri- monie di . Un volo che va stallino e al tempo pastoso come una dai Byrds, passa dalle parti di Patti volta e non c’è niente, proprio niente, Smith e ogni tanto si concede qual- del piglio un po’ bolzo e autoincensa- che regalo in più: la meravigliosa torio che quasi tutti i gruppi assumo- evanescenza beachboysiana in Re- no su di sé quando hanno oltrepassa- veal, le durezze beat di Murmur, il I REM: to le dorate porte della classicità. In mandolino di , i questo, i Rem devono tanto a Mamma cori femminili dei B52’s in Shiny Patti: la quale non solo canta nelle già Happy People... VECCHI citate Blue e Discoverer, ma è esplicita- Per questo Collapse Into Now fa mente omaggiata nel pezzo migliore una certa impressione: è una sorta dell’album, ossia Alligator Aviator Au- di summa dei magnifici tre di UGUALI topilot Antimatter. Dove - non è un ca- Athens, Georgia. C’è chi ha scritto so - suona il chitarrista che ha accom- che sembra un «the best of» piutto- pagnato la profetessa negli ultimi qua- sto che un album di inediti, e non è rant’anni, , e che - non è un’osservazione del tutto sbagliata. NUOVI un caso - pare uscita paro paro dalle Discoverer, che apre l’album, sembra «Collapse Into Now» sembra un «the best»: vette più alte di Easter, album-icona una rielaborazione di due o tre pezzi eppure è un album aperto, fascinoso. di Mamma Patti, del 1978. Forse la ve- di Green, gli arpeggi di All the Best Come quei classici rità è che l’astuto Stipe ha interiorizza- sembrano uscire da Life’s Rich Pa- sempre identici a se stessi to la lezione: certi classici sono come geant, e anche il singo- un ripetitivo haiku giapponese. Come lo Überlin sembrano degli outtake il blues dei maestri. Poesia circolare, da , qui e là uguale a se stessa, eppur vera.●