Storia E Memoria 1-2015

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Storia E Memoria 1-2015 1 2015 storiae memoria ISSN: 1121-9742 ISSN: TARIFFA REGIME LIBERO: “POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • 70% DCB GENOVA” • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE S.P.A. “POSTE ITALIANE REGIME LIBERO: TARIFFA RIVISTA SEMESTRALE ANNO XXIV • N° 1/2015 € 12,00 1945-2015 I.L.S.R.E.C. ISTITUTO LIGURE PER LA STORIA NEL SETTANTESIMO DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ STORIA E MEMORIA 1 CONTEMPORANEA DELLA LIBERAZIONE Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea 1 Storia e Memoria Rivista semestrale Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea direzione scientifica Paolo Battifora, Franco Gimelli, Guido Levi, Giancarlo Piombino, Giovanni Battista Varnier segreteria di redazione Ombretta Freschi direttore Giancarlo Piombino direttore responsabile Waldemaro Flick progetto grafico Bruno G. Allemano In copertina: Attilio Mangini, Verso la città, serie Disegni sulla Resistenza, 1975. Questo numero esce con il contributo di Consiglio regionale Assemblea Legislativa della Liguria La rivista esce in fascicoli semestrali: un numero 12 euro, arretrato 12 euro. Abbonamento annuo: 20 euro, per l’estero 30 euro da versare sul c/c p. n. 18326165 intestato a Storia e Memoria Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea via del Seminario 16, 16121 Genova ISSN: 1121 - 9742 Finito di stampare nel mese di giugno 2015 per conto dell’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea presso Microart, via dei Fieschi 1, 16036 Recco (GE) autorizzazione Tribunale di Genova numero 37 del 13/10/1992 Copyright © 2015 Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea Indice Giancarlo Piombino L’Editoriale 7 NEL SETTANTESIMO DELLA LIBERAZIONE RAIMONDO RICCI. IL PARTIGIANO, IL GIURISTA, IL LEGISLATORE UNA VITA DEDICATA ALLA DEMOCRAZIA Giacomo Ronzitti Introduzione 13 L’I TALIA NEL 70° DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE Carlo Smuraglia Prolusione 21 Medaglie ai partigiani Giuseppe Balduzzi, Paolo Cugurra, Stefano Porcù e Leonardo Santi 35 In ricordo di Lilio Giannecchini e Giovanni Ponta 40 PAOLO ARVATI LA FIGURA DELL’UOMO, DELLO STUDIOSO, DEL DIRIGENTE DELL’ILSREC E DELLA CGIL introduzione di Giacomo Ronzitti 45 interventi di Marco Doria 49 Elena Bruzzese 53 prolusione di Luca Borzani 55 POSA DELLA LAPIDE IN RICORDO DEI MAGISTRATI DINO COL FRANCESCO DRAGO NICOLA PANEVINO VITTORIO SCALA interventi di Mario Tuttobene 63 Giacomo Ronzitti 67 Marco Doria 69 Andrea Orlando 71 25 APRILE A VILLA MIGONE UNA FIRMA PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE TRA I POPOLI interventi di Giacomo Ronzitti 81 Roberta Canu 85 Marco Doria 87 Peter Dettmar 91 ROSARIO FUCILE, DEPORTATO POLITICO. UNA RIFLESSIONE ATTUALE A CENTO ANNI DALLA NASCITA Giovanni B. Varnier Un doveroso ricordo 99 Giacomo Ronzitti La biografia di un deportato 103 Gilberto Salmoni L’impegno nell’Aned 109 Paolo Battifora Si fa presto a dire lager. Riflessioni sull’universo concentrazionario nazista 111 Rosario Mangiameli Il Mezzogiorno nel 1944 125 Carlo Brusco La rivista “Il diritto razzista” (1939-1942) 157 ILSREC INFORMA Attività Ilsrec 184 Libri 200 Interventi e contributi 217 L’Editoriale L’Italia ha celebrato il settantesimo anniversario della Liberazione, la parte- cipazione vittoriosa della Resistenza alla sconfitta del nazismo e del fascismo, il ri- torno, dopo la dittatura di Mussolini, alle libertà democratiche e alla pace. L’Italia ha doverosamente ricordato i suoi martiri, gli episodi eroici, il sangue versato da tanti partigiani ma anche da tanti cittadini inermi come a Sant’Anna di Stazzema e a Marzabotto, i paesi distrutti e bruciati del nostro Appennino, il valore non solo militare, ma anche politico e morale, della guerriglia urbana, delle azioni improvvise nelle vallate, il collegamento strategico (in particolare nel tardo inverno e nella primavera del 1945) con le truppe alleate. L’Italia ha anche ricordato – con una intensità forse minore del necessario – che la Resistenza fu guerra di popolo e non di un’élite illuminata, come nel Ri- sorgimento, né una guerra decisa da una minoranza parlamentare, alla ricerca di una legittimazione internazionale, in un empito nazionalista, come avvenne per il conflitto del 1915-1918. Dopo l’8 settembre 1943 si trovarono affiancati, in un impegno comune di libertà e di ricupero della dignità nazionale perduta, i gruppi comunisti già in qualche misura politicizzati dalla clandestinità; i militari privi di qualunque di- rettiva dai loro comandi, ma ben decisi a non riprendere le armi in una guerra ri- velatasi disastrosa e che aveva condotto il Paese alla miseria e alla distruzione anche fisica; i cattolici, che negli anni Trenta, avevano conosciuto la violenza fa- scista, insieme al tentativo di mettere l’Azione cattolica sotto il controllo del re- gime; i monarchici fedeli ancora a casa Savoia nel rispetto di un giuramento non revocabile malgrado tutto; gli eredi dei partiti del primo dopoguerra – i liberali, i socialisti, i popolari e gli altri gruppi politici attivi in quegli anni –; le nuove for- mazioni politiche sorte soprattutto dal dibattito culturale sulla crisi dello stato nazionale e sulla proposta di una nuova sintesi tra liberalismo e socialismo, come nel caso del partito d’azione. Accanto a queste realtà più delineate, non possiamo dimenticare la partecipazione al fenomeno resistenziale, altrettanto concreta e consapevole, di quelle madri che vestirono l’8 settembre degli abiti civili, tratti da poveri armadi, tanti militari per sottrarli alle vendette e alle deportazioni dei na- zisti; di quei contadini che diedero sostegno e ricovero ai partigiani delle monta- gne; di quei sacerdoti che si offrirono di sostituire i loro parrocchiani di fronte ai 8 Giancarlo Piombino plotoni di esecuzione; di quegli operai che nelle fabbriche e nei posti di lavoro at- tuarono forme concrete di solidarietà ai partigiani con decisioni coraggiose, come gli scioperi; di quella parte del popolo italiano, che oggi viene chiamata “zona grigia”, ma impropriamente, perché se il grigio è il colore dell’indifferenza e del- l’attendismo, essa non fu né attendista né indifferente creando quel clima favo- revole che rese più agevole l’azione dei resistenti. La Resistenza fu guerra di popolo, non perché diede luogo ad una sorta di omologazione. Tutti i protagonisti, i maggiori come i minori, mantennero la loro identità, i loro programmi politici, le loro scelte culturali. Ma fu autentica guerra di popolo perché da essa sorse una comunità di cittadini, consapevoli di appar- tenere ad un destino comune, per il legame costituito da valori condivisi. Destino e valori sanciti nella carta Costituzionale del 1948. Una comunità che ha saputo affrontare e vincere, nel tempo, non pochi ri- schi di frantumazione. Se questo non è accaduto è perché quella unità di popolo aveva e ha una sua forza intrinseca nata, appunto, dalla Resistenza e dall’antifa- scismo. Malgrado la politica estera ideologica della Guerra fredda, i contrasti anche duri che ne sono derivati sul piano della politica interna, le forti tensioni sociali, il sorgere di estremismi fondamentalisti che hanno riproposto episodi di lotta armata, le istituzioni hanno retto e possiamo dire che si sono consolidate nella coscienza degli italiani. Assistiamo, tuttavia, da tempo ad atteggiamenti che propongono una sorta di torsione della Resistenza, ricollegandola e riducendola a sostegno di obbiettivi o rivendicazioni particolari. Questi contro quelli in nome della Resistenza. Scon- tiamo pure il prezzo della retorica e della oratoria comiziesca, riconosciamo che tante rivendicazioni sono non solo legittime ma anche condivisibili, ma non pos- siamo non denunciare la pericolosità di simili impostazioni, che conducono, quando prese sul serio, a divisioni in nome della Resistenza, cioè al suo lascito più prezioso: l’aver fatto dell’Italia una comunità di destino. La celebrazione del settantesimo della Liberazione sia occasione per tutti per rafforzare i sentimenti di unità. Nessuno può chiedere che l’eredità della Resi- stenza non sia un fattore dinamico della società italiana, altrimenti tradirebbe la Co- stituzione che ne è l’attualizzazione continua. Ma non deve mai sfuggire il punto di partenza: la partecipazione di tanti italiani alla lotta partigiana ha fatto sì che esi- sta una sola Resistenza, quella che nella lotta comune ha unito il popolo italiano. Giancarlo Piombino Direttore di “Storia e memoria” e Vice Presidente ILSREC NEL SETTANTESIMO DELLA LIBERAZIONE Nel Settantesimo anniversario della Liberazione l’Istituto ligure per la sto- ria della Resistenza e dell’età contemporanea ha promosso, organizzato, patro- cinato una serie di iniziative rivolte ai giovani e più in generale alla cittadinanza genovese al fine di celebrare la ricorrenza del 25 aprile. Nelle pagine che seguono si pubblicano le relazioni e le prolusioni di co- loro che sono intervenuti. RAIMONDO RICCI IL PARTIGIANO, IL GIURISTA, IL LEGISLATORE UNA VITA DEDICATA ALLA DEMOCRAZIA Giacomo Ronzitti Introduzione Autorità, gentili ospiti, cari amici, care compagne e cari compagni parti- giani, non a caso abbiamo scelto questa data e questo luogo per presentare gli atti del convegno dedicati a Raimondo Ricci, “al partigiano, al giurista, al legislatore, che ha dedicato la vita alla causa della democrazia”. Oggi 13 aprile 2015 Raimondo avrebbe compiuto 94 anni e proprio in que- sta Sala di Palazzo Spinola gli tributammo l’ultimo saluto il 28 novembre del 2013. La sua fu davvero una vita intensa, ricca, motivata da una forte passione ci- vile, da
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