Maria Chiara Rioli

L’OPERA SAN GIACOMO: UNA CHIESA EBRAICA NELLO STATO D’ISRAELE

Nel 1954 un piccolo gruppo di religiosi e dello Stato dʼIsraele, anticipando così le trasfor- laici fondava a Gerusalemme l’Opera San Gia- mazioni successive nei rapporti tra Chiesa ed como, associazione nata all’interno del Patriar- ebraismo allʼinterno del Vaticano II e nella fase cato latino e rivolta in particolare agli ebrei post-conciliare, fino ai più recenti avvenimenti. convertiti al cristianesimo. Lo studio di quest’e- La storiografia ha descritto la Chiesa lati- sperienza costituisce uno dei frammenti attra- na come la componente cristiana più ostile allo verso i quali ricostruire il complesso mosaico stato dʼIsraele.2 Questa conclusione si basa su delle riflessioni che maturarono all’interno del- diversi aspetti: in primo luogo, i riflessi sulla la Chiesa cattolica latina di Gerusalemme1 negli Chiesa locale gerosolimitana della posizione del- anni della fondazione dello stato d’Israele. la Santa Sede, assestata fino al 1993 sul mancato Allʼinterno di una Chiesa composta da fe- riconoscimento dello stato ebraico e su una chiu- deli arabi ma anche da clero occidentale e che sura pressoché completa verso ogni tentativo di dunque si relazionò alla nuova realtà statuale mediazione e contatto con la dirigenza politica attraverso la rideterminazione delle categorie israeliana.3 In secondo luogo, l’antigiudaismo che fino a quel momento avevano descritto la venato di antisemitismo che caratterizzava larga tradizionale ostilità cattolica al sionismo, non parte del mondo cattolico europeo dell’epoca si mancarono tuttavia elementi di novità e parzia- univa in Terra Santa all’antisionismo che condi- le rottura. Ne è un esempio proprio il gruppo di videvano fedeli e clero arabi. sacerdoti dellʼOpera San Giacomo allʼattitudine Uno sguardo più attento non può però li- conversionistica cattolica, che aveva segnato mitarsi a unʼinterpretazione così monolitica del- secoli di relazioni tra ebrei e cristiani, l’asso- le complesse relazioni tra Chiesa e Israele. Lo ciazione sostituì un nuovo approccio basato sul studio dellʼorigine e dei primi passi dellʼOpera dialogo tra ebraismo e cristianesimo allʼinterno San Giacomo rivela alcune svolte rispetto alla

1 La Chiesa cattolica del Medio Oriente è com- triarcat Latin de Jérusalem, Tip. Patriarcat Latin, posta a sua volta da sette Chiese: quelle orientali – Jérusalem 1962. di cui fanno parte i maroniti, i melchiti, i caldei, i 2 Cfr. D. Tsimhoni, The Christian Communities copti, i siriaci e gli armeni – e quella latina, guidata in and the Since 1948. An dal Patriarcato di Gerusalemme. Quest’ultimo se- Historical, Social and Political Study, Praeger, gue quindi il rito latino occidentale, mentre i primi Westport 1993, p. 10. hanno conservato i diversi riti orientali. Sui cat- 3 Sui rapporti tra sionismo e Santa Sede dall’Ot- tolici latini di Terra Santa si vedano P. Pieraccini, tocento ai giorni nostri, cfr. S.I. Minerbi, Il Vatica- Il ristabilimento del Patriarcato latino di Gerusa- no, la Terra Santa e il Sionismo, Bompiani, Milano lemme e la Custodia di Terra Santa. La dialettica 1988; S. Ferrari, Vaticano e Israele dal secondo istituzionale al tempo del primo patriarca, mons. conflitto mondiale alla guerra del Golfo, Sansoni, Giuseppe Valerga (1847-1872), Franciscan Centre Firenze 1991; U. Bialer, Cross on the Star of Da- of Christian Oriental Studies-Franciscan Printing vid. The Christian World in Israel’s Foreign Policy, Press, Il Cairo - Jerusalem 2006, in particolare i 1948-1967, Indiana University Press, Bloomington primi tre capitoli (pp. 1-112); Id., Il ristabilimento 2005; D. Trimbur, The Thought on del patriarcato latino di Gerusalemme (1842-1851), Judaism, Zionism and the State of Israel: Mid-Ni- «Cristianesimo nella storia» vol. 27, 3 (2006), pp. nenteenth Century-1965, in A. O’Mahony - J. Flan- 861-896; Id., Cattolici di Terra Santa (1333-2000), nery (eds.), The Catholic Church in the Contem- Pagnini e Martinelli, Firenze 2003; P. Médebielle, porary Middle East: Studies for the Synod for the Le Patriarcat Latin de Jérusalem, Tip. Patriarcat Middle East, Melisande, London 2010, pp. 225-236; Latin, Jérusalem 1962; Id., Encore à propos du Pa- A. Giovannelli, La Santa Sede e la Palestina. La

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predominante ostilità antiebraica della Chie- fica. Dopo il 1948 la popolazione si era innal- sa di Gerusalemme negli anni immediatamente zata esponenzialmente, con tassi che arrivarono successivi al 1948.4 Si tratta di unʼesperienza di al 28%. Tra il 1948 e il 1955 giunsero 600.000 particolare rilievo e interesse, sia perché chiama nuovi immigrati: gli ebrei all’interno del pae- in causa una storia tanto lunga quanto comples- se raddoppiarono e mutò radicalmente la loro sa quale quella dei rapporti tra ebrei e cristia- composizione.6 ni, in un contesto però completamente nuovo Israele si presentava come lo «Stato ebrai- come quello dello stato ebraico, sia per i tratti co», che intendeva accogliere e riunire gli ebrei inediti e atipici che caratterizzano lʼOpera San di tutto il mondo: nel 1948 vi risiedevano circa Giacomo e che la distinguono nettamente da una 700.000 ebrei, il 6% della popolazione ebraica tradizione di sforzi e topoi cristiani diretti alla mondiale; nel giro di pochissimi anni, la cifra conversione della «razza ebraica». sarebbe raddoppiata. Il tema delle conversioni dallʼebraismo Nel 1956, due eventi in particolare con- al cristianesimo non resta, però, circoscritto sumatisi nell’Europa orientale sotto controllo allʼinterno del mondo cattolico di Terra Santa. sovietico si ripercossero sullo stato ebraico:7 in Esso caratterizza il dibattito pubblico e politico primo luogo, la drammatica crisi d’Ungheria israeliano nella fase che segue la fondazione del- prodotta dalla violenta repressione dell’insurre- lo stato dʼIsraele,5 condizionando anche le scelte zione antisovietica dell’ottobre-novembre 1956 e le strategie pastorali perseguite dal Patriarcato. causò l’emigrazione di circa 250.000 ungheresi, dei quali circa 7.000 si diressero verso Israele. In seconda battuta, gli avvenimenti dell’ottobre Chi è ebreo? Identità e conversioni nello Stato polacco che condussero all’ascesa al potere di ebraico Władysław Gomułka determinarono anch’essi un’ondata migratoria che in parte si riversò su Nel corso degli anni Cinquanta, alcuni Israele. Il tentativo riformistico di Gomułka si provvedimenti legislativi adottati dal Parla- tradusse anche nell’apertura delle frontiere del mento israeliano affrontarono questioni legate paese: tra coloro che lasciarono la Polonia, cir- allo stato civile e alle convinzioni religiose della ca 31.000 persone giunsero nello stato ebraico. popolazione, in una fase in cui la politica e la Il risultato fu una nuova fase di emergen- società ebraica erano attraversate da profonde za dettata dalla necessità di assorbire i profughi trasformazioni e fratture. provenienti dall’Europa orientale, con un for- Il giovane stato d’Israele si trovava infatti te aumento dell’immigrazione anche degli ebrei ad affrontare una rapidissima crescita demogra- dalla Romania e un ulteriore approfondirsi de-

Custodia di Terra Santa tra la fine dell’impero ot- Israele. Dal 1948 a oggi, Beit, Trieste 2011 (ed. or. tomano e la guerra dei sei giorni, Studium, Roma 2008); A. Dieckhoff (cur.), L’État d’Israël, Fayard, 2000; A. Kreutz, Vatican Policy on the Palestinian- Paris 2008; E. Barnavi, Storia d’Israele dalla nasci- Israeli Conflict. The Struggle for the Holy Land, ta dello stato all’assassinio di Rabin, Bompiani, Mi- Greenwood Press, New York - Westport - London lano 2001 (ed. or. 1998); B. Kimmerling (ed.), The 1990; G.E. Irani, The Papacy and the Middle East. Israeli State and Society. Boundaries and Frontiers, The Role of the Holy See in the Arab-Israeli Conflict, State University of New York Press, Albany 1989. 1962-1984, University of Notre Dame Press, Notre 6 Cfr. D. Hacohen, Immigrants in Turmoil. Mass Dame 1986. Immigration to Israel and its Repercussions in the 4 Una prima ricognizione storica delle vicende 1950’s and After, Syracuse University Press, New relative all’Opera San Giacomo – ancorché concen- York 2003. trata soprattutto sulle biografie dei fondatori – si 7 Cfr. Z.Y. Gitelman, A Century of Ambivalence. ritrova in D. Delmaire, La communauté catholique The Jews of Russia and the Soviet Union, 1881 to d’expression hébraïque en Israël. Shoah, judaïsme the Present, Indiana University Press, Blooming- et christianisme, «Revue d’histoire de la Shoah» ton 2001. In altre due fasi della storia dell’URSS 192 (2010), pp. 237-287. si sarebbe assistito a un’emigrazione di massa degli 5 Sulla storia dello stato d’Israele dalla fonda- ebrei russi verso Israele: prima nel 1970 e poi ne- zione all’attualità più recenti si vedano C. Shindler, gli anni Novanta dopo la dissoluzione dell’Unione

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gli interrogativi che già da quasi un decennio l’enorme crescita della popolazione immigrata attraversavano Israele intorno alla gestione di al suo interno. Le condizioni degli immigrati coloro che si stabilivano nel paese. Accogliere erano spesso al limite della povertà estrema: lo tutti gli immigrati? Garantire loro un sussidio stato si caricò dell’assistenza di base ai nuovi economico nonostante la congiuntura economi- arrivati, organizzando anche il viaggio dai lo- ca difficile? E come affrontare il nodo degli ebrei ro paesi a Israele e i campi di raccolta dove essi entrati nel paese e che in nome della loro origine transitarono. avevano ricevuto la cittadinanza israeliana, ma A livello sociale l’accelerazione demogra- appartenevano a famiglie miste o convertite al fica determinò diverse trasformazioni. Si definì cristianesimo da generazioni? in questa fase la differenziazione tra le compo- Non erano solo gli ebrei dall’Europa orien- nenti ebraica ashkenazita e sefardita all’interno tale a dirigersi verso Israele. Anche le comunità di Israele che si sarebbe sedimentata e cristalliz- ebraiche inserite da secoli all’interno di paesi a zata nei decenni successivi. L’ideale del sabra, maggioranza araba (musulmana e con una mi- il «nuovo ebreo», sionista, intraprendente pio- noranza cristiana) – i cosiddetti ebrei sefarditi niere, abitante dell’yiwuv, veniva contrapposto e mizrahim –8 subirono un crollo della propria ora non solo al «vecchio ebreo» della diaspora, presenza a vantaggio di un trasferimento in Isra- rimasto in Europa, ma anche ai nuovi immigrati ele, andando a comporre più della metà del tota- post 1948.10 le dei nuovi immigrati nello stato ebraico.9 Gli ashkenaziti percepivano generalmen- La massiccia immigrazione ebraica venne te i mizrahim come portatori di valori e modelli accolta in Israele con atteggiamenti e provve- pre-moderni caratterizzati da un tradizionali- dimenti diversi e a tratti contraddittori. Da un smo religioso che i primi rigettavano. Anche il lato, la politica sionista incoraggiava fortemen- sionismo professato dagli ebrei orientali diffe- te l’immigrazione ebraica nel paese: Israele si riva da quello prevalente tra gli ebrei europei: proponeva come lo stato che avrebbe finalmente all’immagine del pioniere sionista e socialista, raccolto e difeso tutti gli ebrei del mondo, dopo laico e nazionalista, i mizrahim sostituivano un una diaspora plurimillenaria e secoli di persecu- sionismo fortemente venato in senso religioso zioni. La necessità di favorire il più possibile la che si sarebbe rafforzato dopo il 1967. crescita ebraica all’interno del paese rispondeva La politica assimilazionista di David Ben- inoltre alla logica di mantenere un esercito delle Gurion, attraverso la quale il leader sionista in- dimensioni di Tsahal e di contrastare la paralle- tendeva giungere alla «fusione degli esiliati» in- la avanzata demografica della componente pale- contrò molte resistenze, in particolare da parte stinese rimasta all’interno d’Israele dopo il 1948, dei partiti religiosi che si percepivano minacciati popolazione il cui tasso di natalità era superio- dai sionisti laici. re a quello della parte ebraica. Una politica di Al fondo, la questione decisiva e irrisolta questo tipo non poté però evitare di creare due restava quella legata al carattere ebraico dello ordini di problemi: il primo di tipo economico e stato d’Israele. Essa portava con sé un altro in- il secondo sociale. terrogativo centrale per quanto riguardava l’at- Dal punto di vista economico, all’inizio teggiamento con cui affrontare il fenomeno della degli anni Cinquanta lo stato israeliano diresse massa d’immigrati entrati in Israele: chi è ebreo?11 un’ampia fetta del proprio budget ad assorbire Questa domanda dominò il dibattito poli-

sovietica [cfr. Id., The “Russian Revolution”, in A. ford University Press, Oxford 2007. Dowty (ed.), Critical Issues in Israeli Society, Prae- 9 Cfr. G. Bensoussan, Juifs en pays arabes. Le ger, Westport 2004, pp. 95-108)]. grand déracinement 1850-1975, Tallandier, Paris 8 Per uno sguardo sociologico sull’identità dei 2012. mizrahim, si vedano i capp. 9-10 del volume di O. 10 Sulla creazione ed elaborazione dell’immagine Yiftachel, Ethnocracy. Land and Identity Politics del «nuovo ebreo» nell’yishuv, cfr. O. Almog, The in Israel/Palestine, University of Pennsylvania Sabra. The Creation of the New Jew, University of Press, Philadelphia 2006, pp. 211-256; P.Y. Med- California Press, Berkeley 2000. ding (ed.), Sephardic Jewry and Mizrahi Jews, Ox- 11 Cfr. Shindler, Israele, op. cit., pp. 105-129.

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tico e quello pubblico dei primi anni dello stato, cittadinanza al momento del loro ingresso del pa- come anche di fasi successive. Essa toccava, in- ese, con un’unica eccezione: quella di essere con- fatti, il cuore della definizione stessa di Israele siderati un pericolo per la sicurezza dello stato. come «stato ebraico»: con l’ebraicità occorreva La legge del ritorno non definì però con intendere una religione, definendo così Israele precisione i contorni dell’ebraicità. La difficoltà come uno stato confessionale? Oppure l’essere di elaborare una risposta condivisa dal gover- ebreo indicava una nazionalità, e dunque Israe- no e dal Parlamento israeliano, ma anche dalla le era uno stato nazionale? Se i sionisti dell’yiwuv Corte suprema e dai tribunali rabbinici, appar- propendevano generalmente per questa secon- ve chiaramente sin dai primi anni di vita dello da posizione, i sionisti religiosi e in particolare stato ebraico e mostrò la fragilità delle alleanze gli ebrei orientali erano invece sostenitori della tra partiti religiosi e partiti laici sionisti. Ancor prima tesi. Si trattava di questioni da secoli di- più, essa rivelò la debolezza dell’accordo tra battute all’interno del composito mondo ebraico, Ben-Gurion e il partito ultraortodosso Agudat che la fondazione d’Israele riproponeva e ren- Israel con cui nel 1947 il leader sionista aveva deva politicamente e socialmente decisive per il stabilito che nel nascente stato una serie di nor- futuro del nuovo stato. Esse, infatti, assumeva- me religiose sarebbero entrate nella legislazione no una valenza inedita: non più solo religiosa ufficiale. o filosofica, ma anche politica e giuridica. Da Nel 1958, mentre era in discussione la que- esse dipendevano la giurisprudenza in materia stione della definizione dell’identità ebraica per di cittadinanza e stato civile, le decisioni rispet- quanto riguardava lo stato civile, lo scontro su to ai nuovi immigrati e il rapporto con le altre questo punto condusse a una vera e propria crisi minoranze all’interno del paese, in particolare di governo. Il partito nazionale religioso ritirò il la componente araba, fosse essa musulmana o proprio sostegno al governo, in opposizione alla cristiana. decisione presa dal ministro degli interni Israel La legge ebraica – la halakah – stabilisce Ben-Yehuda, secondo il quale ogni persona che che l’ebraicità si trasmetta per linea materna: si fosse dichiarata ebrea avrebbe dovuto essere ebreo è colui che è figlio di madre ebrea. Nel registrata come tale e avrebbe trasmesso questo corso dell’Ottocento, la Wissenschaft des Ju- carattere anche ai propri figli. Questa decisione dentums, movimento ebraico di matrice tedesca contrastava con la concezione religiosa dell’e- nato sulla scorta dell’Haskalah (l’illuminismo braicità. Il conflitto tra una risposta laica e una ebraico settecentesco), rivide questa concezione religiosa alla domanda «chi è ebreo?» fece dun- molto rigida dell’ebraicità, estendendone le ma- que crollare il governo nel 1958. Ben-Gurion re- glie e dandovi un’accezione maggiormente lega- agì alla crisi in atto sottoponendo a cinquanta in- ta alla cultura piuttosto che a fattori biologici: tellettuali – studiosi ed esponenti dell’ebraismo ebreo era allora colui che accoglieva e aderiva in Israele e all’estero – questa stessa domanda: alla civiltà ebraica, alla sua storia, alla sua re- le risposte avrebbero dovuto orientare il nuovo ligione. comitato di gabinetto. Da queste consultazioni Alla fondazione d’Israele la necessità di non uscì una risposta univoca che sanasse defi- definire chi fosse ebreo si ripropose drammati- nitivamente la questione della definizione dell’e- camente. Per incentivare l’immigrazione ebraica braicità.12 Anche il patriarca latino Alberto Gori nel paese, il 5 luglio 1950 il parlamento israelia- (1950-1970) inviò un suo memorandum a Ben- no votò la cosiddetta «legge del ritorno»: essa Gurion su questi temi.13 In ogni caso, la maggio- sanciva il diritto per tutti gli ebrei, di ogni paese, ranza delle opinioni ricevute si orientò verso l’e- di emigrare in Israele. Essi avrebbero ottenuto la liminazione della possibilità di registrarsi come

12 Cfr. B. Litvin - S.B. Hoenig (eds.), Jewish lectuals Answer Ben Gurion, Brill, Leiden 2002. Identity. Modern Responsa and Opinions on the 13 Cfr. Archivio storico del Ministero degli affari Registration of Children of Mixed Marriages. Da- esteri francese [d’ora in poi ASMAEF, Parigi], Se- vid Ben-Gurion’s Query to Leaders of World Jewry: rie Levant, Israël (1953-1959), b. 49, fasc. Relations a Documentary Compilation, Feldheim, New York avec les églises chrétiennes 18 décembre 1953-28 1965; E. Ben-Rafael, Jewish Identities. Fifty Intel- décembre 1959, «Mémoire» presentato da Gori a

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ebreo per chiunque si fosse dichiarato tale. Fu giunse in Israele affermando la propria ebrai- così che il decreto emanato da Ben-Yehuda ven- cità e richiamandosi alla Legge del ritorno. Una ne cancellato. volta nel paese, divenne membro dell’Opera San La questione non smise di essere al cen- Giacomo. Il Ministero degli interni rifiutò però tro del dibattito politico: due anni più tardi, fu la sua domanda di cittadinanza. Il monaco deci- il nuovo ministro degli interni Moshe Shapira, se allora di rivolgersi alla Corte suprema israe- esponente del partito nazionale religioso a sta- liana: a differenza di quanto sarebbe avvenuto bilire nuove direttive, questa volta allineate ai pochi anni più tardi con Benjamin Shalit, nel principi della halakah. 1963 i giudici decisero di negargli la cittadinanza Alcune vicende mostrarono la precarietà ebraica, affermando che con la sua conversione di questa nuova formulazione. Benjamin Sha- egli aveva rinunciato sia alla religione sia alla lit era un militare ebreo dell’esercito israelia- nazionalità ebraica.15 no, sposato con una donna scozzese non ebrea. Il caso di fratel Daniel suscitò grande cla- Shalit presentò domanda affinché i suoi figli ve- more, facendo conoscere al pubblico israeliano nissero registrati di nazionalità ebraica,14 ma si l’Opera San Giacomo e rimettendo al centro del vide rifiutare dal Ministero degli interni quanto dibattito politico un tema già da anni presente richiesto. Il caso arrivò alla Corte suprema: essa nel dibattito pubblico: il timore di conversioni stabilì di registrare i bambini come appartenen- di massa dall’ebraismo al cristianesimo. ti alla nazionalità ebraica, mentre per quanto Il fenomeno del passaggio di fede venne riguardava la religione sarebbero stati indicati rappresentato dalla stampa ebraica come una come «senza religione»: in questo modo veniva minaccia verso il carattere ebraico d’Israele, al affermato il principio per cui i bambini cresciuti pari della presenza araba palestinese nel nuovo in Israele all’interno di un ambiente ebraico an- stato. Se infatti questi ultimi erano considerati dassero considerati come pienamente ebrei. Si come una sorta di «quinta colonna», i convertiti trattava di una distinzione tra religione e nazio- dall’ebraismo al cristianesimo erano identificati nalità inaccettabile per la corrente dei sionisti come la «sesta colonna». religiosi. La questione delle conversioni assunse Questa sentenza mostrò l’urgenza di defi- un forte rilievo politico in coincidenza della di- nire con maggiore chiarezza il contenuto della scussione parlamentare sugli istituti educativi parola ebreo da un punto di vista giuridico. Ven- cristiani in Israele. L’accusa di proselitismo e di ne deciso di rivedere quanto stabilito dal mini- battesimi forzati di bambini ebrei formulata dal stro Shapira nel 1960, cancellando il riferimento mondo ebraico ortodosso alle diverse Chiese e all’halacha. Si riaffermò che ebreo è colui che congregazioni religiose attive nel paese spinse la è nato da madre ebrea e non si è convertito ad Knesseth a discutere della possibilità di vietare altra religione. ai genitori ebrei l’invio di bambini nelle scuole Negli stessi anni, un altro caso era finito cristiane. dinanzi alla Corte suprema: quello di Oswald Sulla scorta della contesa tra Israele e la Rufeisen, figlio di una famiglia di ebrei polacchi Santa Sede circa gli orfani ebrei affidati a fa- sionisti, convertitosi da adulto al cristianesimo, miglie cristiane durante e dopo la Shoah e in sopravvissuto alla Shoah e divenuto monaco particolare dell’affaire Finaly,16 il divieto che carmelitano con il nome di fratel Daniel. Egli altri bambini ebrei entrassero in istituti cristia-

Ben-Gurion, Gerusalemme, 31 luglio 1958. morte dei genitori ad Auschwitz, i figli erano stati 14 Veniva registrata sia la nazionalità sia la reli- battezzati ed era stato impedito loro il ricongiungi- gione, secondo quanto stabilito dalla Registration of mento con i parenti ancora vivi. Questi ultimi, tra- Population Ordinance del 1949. sferitisi in Israele, ne chiesero l’immediato rilascio 15 Daniel Rufesein avrebbe poi visto riconoscersi da parte della congregazione, facendo appello an- la nazionalità israeliana per naturalizzazione. che alla giustizia francese, che nel 1952 stabilì che i 16 Durante la seconda guerra mondiale i piccoli bambini dovessero essere riconsegnati ai parenti. I Ruben e Guédalia Finaly erano stati affidati alle minori vennero allora fatti sparire e trasferiti nella suore di Notre-Dame di Sion di Grenoble; dopo la Spagna di Franco. La scomparsa dei bambini pro-

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ni, soprattutto cattolici, assunse una rilevanza hanno rare testimonianze di ebrei convertiti, in di primo piano per Israele, tale da motivare e particolare nelle lettere di parroci che doman- alimentare il kulturkampf tra Chiesa e stato davano al patriarca come comportarsi di fronte – come venne definito –17 in atto agli inizi degli a ebrei che li avvicinavano e chiedevano di ri- anni Cinquanta. Gli sviluppi del caso dei fratelli cevere i sacramenti. A differenza dell’intenso Finaly vennero seguiti in Israele con forte parte- apostolato svolto da alcune Chiese riformate in cipazione e drammatica tensione. Terra Santa,18 la diocesi patriarcale latina non A metà degli anni Sessanta si tornò a discu- fu impegnata in una vera e propria campagna tere di leggi su istruzione religiosa e conversione. conversionistica coordinata dal Patriarcato: Nel 1965 venne approvata una norma che impe- mancarono misure precise e direttive specifiche diva il passaggio dall’ebraismo al cristianesimo indirizzate al clero e i contatti vennero tenuti so- per i bambini senza l’autorizzazione di entram- prattutto dai sacerdoti e dagli istituti cattolici (in bi i genitori. Il provvedimento più marcatamen- particolare i religiosi di Nostra Signora di Sion, te duro in materia religiosa fu votato nel 1977 congregazione religiosa fondata a Parigi a metà (la cosiddetta «legge antimissionaria»), renden- dell’Ottocento dai fratelli Théodore e Alphonse do illegale l’evangelizzazione e la distribuzione Ratisbonne) impegnati in attività educative ed di aiuti materiali in funzione proselitistica, con assistenziali frequentate anche da ebrei. una pena fino a cinque anni di detenzione. Nella nuova realtà determinatasi con la Quello che comunque probabilmente né nascita dello stato dʼIsraele e la sconfitta araba il governo né ampia parte della società ebraica del 1947-1949, questo tema, pur non scompa- potevano immaginare era la difficoltà con cui, rendo dalle domande indirizzate dal clero alla in questi stessi decenni, anche la Chiesa latina gerarchia ecclesiale, si affermò carsicamente in stesse affrontando la questione degli ebrei con- incontri mantenuti per anni segreti e organizza- vertiti al cattolicesimo. La storia dell’Opera San ti da religiosi membri di alcuni istituti religiosi Giacomo testimonia proprio il faticoso incontro presenti in Terra Santa, in particolare domeni- tra cristiani ed ebrei convertiti all’interno della cani, assunzionisti e religiosi di Nostra Signora diocesi gerosolimitana. di Sion. Da Roma la Congregazione per la Chiesa orientale, in primo luogo il suo segretario, il card. Nella Chiesa, in Israele Eugène Tisserant (1936-1959), fin dai primi pas- si compiuti dal patriarca Alberto Gori indicò Nella storia dell’immigrazione sionista al francescano questo nodo come uno dei punti in Palestina, la questione degli ebrei convertiti prioritari nel suo governo della diocesi gerosoli- al cristianesimo non nacque con la fondazione mitana. Tuttavia, per diversi anni il Patriarcato dello stato d’Israele: limitandosi alla sola Chiesa rifiutò di affrontare realmente la questione degli latina, anche nei decenni precedenti il 1948 si ebrei convertiti: nonostante il patriarca ambis-

vocò una reazione molto vasta e aspra nella stam- 18 Sin dall’inizio del XIX secolo all’interno di pa francese, israeliana e non solo, che costrinse la alcuni ambienti evangelici, soprattutto di area bri- Chiesa di Francia – e in particolare il card. Gerlier, tannica, speranze e attese di stampo millenaristico arcivescovo di Lione – a giungere a una mediazio- e apocalittico si erano unite a una nuova centrali- ne che permettesse ai bambini di essere consegnati tà della Terra Santa. Ancorché minoritario se con- alle loro famiglie. Fu così che nel 1953 i ragazzini- frontato con quello protestante, non era mancato emigrarono in Israele. Cfr. C. Poujol, Les enfants neppure un millenarismo cattolico, di stampo so- cachés. L’affaire Finaly (1945-1953), Berg Interna- prattutto giansenista, che affondava le sue radici tional, Paris 2006; Ead., L’Église de France et les nel filogiudaismo settecentesco, per continuare poi enfants juifs. Des missions vaticanes à l’affaire Fi- nel corso dell’Ottocento. Alcuni eventi epocali che naly (1944-1953), Presses Universitaires de France, andavano segnando la storia europea e non solo – Paris 2013. su tutti, la Rivoluzione francese – venivano inter- 17 Cfr. E. Marmorstein, Heaven at Bay. The Jew- pretati come segni di una seconda venuta di Cristo, ish Kulturkampf in the Holy Land, Oxford Univer- da considerarsi ormai prossima. In questo quadro, sity Press, London 1969. la conversione degli ebrei e il loro ritorno in Terra

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se a incoraggiare le conversioni dallʼebraismo al minio nazi-fascista e l’affermarsi della necessità cristianesimo,19 prevalevano i timori derivanti di una riconsiderazione dell’atteggiamento della dalle possibili accuse di atteggiamenti filosioni- Chiesa verso gli ebrei rappresentarono gli assi sti da parte della popolazione araba musulmana, fondamentali di un movimento composito forma- con conseguenti vendette, come pure la paura di to da componenti e istanze differenti. In alcune subire gli attacchi del mondo ebraico ortodosso figure – tra cui, ad esempio, p. Paul Démann,20 che vedeva nella presenza della Chiesa in Israele fondatore dei Cahiers sioniens (1947) – prevale- una minaccia perdurante. va la volontà di innescare un dibattito su questi Di fronte all’immobilismo dei vertici della temi all’interno del cattolicesimo, coinvolgendo diocesi gerosolimitana, alcuni religiosi europei si personalità di rilievo della gerarchia ecclesiale, risolsero ad avviare un’attività autonoma dalla tra cui il card. Tisserant. Inoltre, sulla spinta Chiesa latina, seppur in contatto con il delegato della riflessione e delle iniziative intraprese da apostolico a Gerusalemme, mons. Gustavo Testa Jules Isaac21 per l’avvio di una nuova stagione (1948-1953), e soprattutto con il dicastero vati- di dialogo tra ebrei e cristiani, nel 1948 erano cano per la Chiesa orientale. sorte le Amitiés judéo-chrétiennes, animate, ol- Le premesse culturali che fondarono l’ope- treché dallo stesso Isaac, anche dal vescovo di rato di quella che sarebbe divenuta l’Opera San Aix-en-Provence, mons. de Provenchères. Un Giacomo vanno ricondotte alla revisione dei rap- terzo aspetto era quello caratterizzato dallo porti tra mondo cattolico ed ebrei all’indomani sforzo euristico di rinnovare gli studi teologici, della seconda guerra mondiale. La discussione compresa la riflessione della teologia cattolica intorno al ruolo dei cattolici nel corso dello ster- su Israele. Quest’impegno era parte del rinnova-

Santa venivano indicati come fattori che avrebbero tempting to Bring the Gospel Home. Scottish Mis- accelerato l’imminente manifestazione di Cristo e la sions to Palestine 1839-1917, I.B. Tauris, London fine dei tempi. Per questo motivo, la conversione 2006; Y. Perry, British Mission to the Jews in the degli ebrei fu posta al centro dell’attenzione mis- Nineteenth-Century Palestine, Cass, London 2003. sionaria di diverse congregazioni, in special modo 19 Gori scriveva al vicario Antonio Vergani (futu- britanniche, tra le quali spiccava la London Society ro primo presidente dell’Opera San Giacomo) che, for Promoting Christianity amongst the Jews, chia- nei confronti degli ebrei, «la loro conversione la mata anche London Jews Society (LJS), fondata nel desideriamo e vi cooperiamo almeno quanto il più 1809. Non si trattava comunque solamente di un zelante, ma non vogliamo dare dei semplici certifi- fenomeno esteso su area inglese: esso condivideva, cati a chi ne è tanto desideroso» (Archivio del Pa- infatti, vari aspetti con il processo di «risveglio» che triarcato latino di Gerusalemme [d’ora in poi APLG, si andava diffondendo in diverse zone del mondo Gerusalemme], Serie LB-AG 1.7-1.3, 4, Vicariato protestante. Nonostante l’organizzazione si facesse Galilea 1946-1956, lettera n. 394/54, Gori a Vergani, sempre più strutturata, lo sforzo proselitistico pro- Gerusalemme, 7 luglio 1954). testante presso gli ebrei di Terra Santa non ottenne 20 Tra le sue opere più rilevanti P. Démann, Les risultati di particolare rilievo. La nascita del mo- Juifs. Foi et destinée, Librairie Arthème Fayard, vimento sionista rappresentò un nuovo evento pe- Paris 1961. Per una breve panoramica sul rilievo riodizzante in queste vicende. Dalla seconda metà di P. Démann nel dialogo ebraico-cristiano, si ve- dell’Ottocento in poi, in alcuni esponenti del mon- da O. Rota, Dépasser les cadres du philosémitisme. do protestante le convinzioni millenaristiche di un La vision œcuménique de Paul Démann, «Archives prossimo ritorno di Cristo e della necessità di una juives» vol. 40, 1 (2007), pp. 117-130. rapida conversione degli ebrei in Palestina si salda- 21 Jules Isaac (1877-1963), originario di una fa- rono con un’adesione al sionismo, inteso come mo- miglia ebraica lorenese, studiò storia moderna alla vimento che avrebbe permesso il ritorno degli ebrei Sorbona e lavorò come insegnante di storia fino alla in Terra Santa. La combinazione di questi aspetti seconda guerra mondiale, quando si trasferì da Pa- diede vita al cosiddetto «sionismo cristiano», che rigi al sud della Francia. Perse la moglie e le figlie ad iniziò a svilupparsi in questa fase. Cfr. C. van der Auschwitz. La tragedia della Shoah lo spinse a inter- Leest, Conversion and Conflict in Palestine. The rogarsi su come fosse stato possibile che nell’Europa Missions of the Church Missionary Society and the cristiana avesse avuto teatro lo sterminio del popolo Protestant Bishop Samuel Gobat, tesi di dottorato ebraico. Nel 1948 pubblicò l’opera Jésus et Israël, presso la Universiteit Leiden, 2008; M. Marten, At- destinata ad avere un profondo rilievo nella storia

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mento teologico definito dalla cosiddetta nouvel- ni successivi, in particolare in coincidenza della le théologie inaugurata da Henri de Lubac, che discussione all’interno del Concilio Vaticano II proponeva un ritorno alle fonti (ressourcement) sul rapporto Chiesa-ebrei, sfociato nella dichia- della Tradizione cristiana, in particolare dei razione Nostra Aetate, e nell’elaborazione di Padri della Chiesa, al fine di superare la neo- una lenta e faticosa recezione delle formulazioni scolastica che informava la maggior parte delle espresse dai padri conciliari. ricerche dell’epoca. Il recupero degli studi sulle Gli anni Cinquanta rappresentarono un origini cristiane coinvolgeva anche lo studio del primo laboratorio di queste riflessioni. Il mondo giudeo-cristianesimo, che divenne uno dei prin- ebraico coglieva alcuni elementi dell’evoluzione cipali oggetti di interesse del teologo gesuita Jean in corso: anche all’interno dello stato d’Israele Daniélou, direttore della rivista Études e amico vi erano esponenti del governo e delle organiz- di de Lubac. zazioni ebraiche che seguivano con attenzione il Daniélou ambiva a ripercorrere e analiz- dibattito in seno ad ambienti cristiani che si an- zare le forme e i contenuti della teologia giudeo- dava sviluppando, soprattutto in Francia. cristiana della Chiesa primitiva di Gerusalemme, Gli ordini religiosi che in Francia si espo- prima che il processo di ellenizzazione ne mu- sero maggiormente su questi temi furono quelli tasse le strutture fondamentali e aprisse le porte storicamente più legati al mondo ebraico (so- all’età costantiniana. Questa riflessione non re- prattutto i religiosi di Nostra signora di Sion), stava solo confinata alla speculazione teologica e ma anche i padri assunzionisti e i domenicani. al movimento che proponeva una riforma litur- Non stupisce, dunque, ritrovare queste congre- gica, ma si estendeva alla contemporaneità, nel- gazioni tra gli ordini di appartenenza dei fonda- la richiesta di una riscoperta della radice ebrai- tori dell’Opera San Giacomo: Joseph Stiassny,22 ca del cristianesimo lungamente rimossa. Tutto Jean-Roger Héné23 e Bruno Hussar.24 Ad acco- questo metteva in campo una rivalutazione dei munare questi tre religiosi era l’origine ebraica rapporti tradizionali tra ebraismo e cattolice- e la scelta della conversione al cattolicesimo, se- simo, giungendo perfino a sfiorare la questione guita dalla decisione di prendere l’abito religio- politica del rapporto con l’Israele divenuto enti- so. Avevano studiato a Parigi ed erano entrati in tà statuale. Si tratta di una riflessione che conti- contatto con le riflessioni di Jacques Maritain, nuerà e anzi si arricchirà fortemente nei decen- Jules Isaac e gli stessi Démann e Daniélou. La

delle relazioni ebraico-cristiane. Nel libro Isaac 2005, pp. 147-225; A. Kaspi, Jules Isaac. Historien, espose le sue tesi, fondate sulla convinzione che esi- acteur du rapprochement judéo-chrétien, Plon, Pa- stesse un enorme divario tra il modo con cui nel Nuo- ris 2002. vo Testamento veniva presentato il popolo ebraico 22 P. Joseph Stiassny (1920-2007), di origine un- e il successivo insegnamento della Chiesa ostile agli gherese, aveva perso la famiglia durante lo stermi- ebrei (quello che Isaac chiamava l’«insegnamento nio nazifascista. Dopo gli studi a Parigi e l’ingresso del disprezzo» – l’enseignement du mépris – e che nell’ordine dei padri di Sion, venne inviato a Geru- diede il titolo a una sua opera del 1962). Per Isa- salemme nel 1947. ac, schematicamente, Gesù era un ebreo osservante; 23 Figlio di padre protestante alsaziano e madre l’accoglienza del mondo ebraico verso l’insegnamen- ebrea tedesca, Jean-Roger Héné (1918-1979) studiò to di Gesù non era stata negativa e il suo messaggio negli Stati Uniti e in Francia, dove si avvicinò al cri- poteva essere pienamente compreso solo alla luce del stianesimo ed entrò nell’ordine degli assunzionisti giudaismo dell’epoca; l’uccisione di Gesù non po- durante la seconda guerra mondiale. Durante il re- teva essere attribuita all’intero popolo ebraico, ma gime di Vichy, si era impegnato nel mettere in salvo solamente a una ristretta oligarchia; la diaspora del civili ebrei. Pochi anni dopo l’ordinazione sacerdo- popolo ebraico non andava interpretata come una tale, nel 1952 venne inviato in Israele dove divenne conseguenza dell’uccisione di Gesù perché la diaspo- uno dei primi animatori dell’Opera San Giacomo. ra era già in corso da ben prima della sua predicazio- 24 André (poi Bruno) Hussar (1911-1996), nato ne. Cfr. C. Iancu, Les réactions des milieux chrétiens ad Alessandria d’Egitto da padre ungherese e ma- face à Jules Isaac, «Revue d’histoire de la Shoah» dre francese, entrambi ebrei assimilati, si era trasfe- 192 (2010), pp. 159-193; E. Mazzini, Jules Isaac e il rito in Francia durante gli studi. A Parigi si convertì dialogo ebraico-cristiano, in L. Martini (cur.), Gior- al cristianesimo ed entrò nei domenicani. Nel 1953 gio La Pira e la vocazione di Israele, Giunti, Firenze l’ordine dei frati predicatori decise la sua partenza

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tragedia della seconda guerra mondiale e l’oc- una fase in cui la questione degli ebrei convertiti cupazione militare della Francia da parte delle era al centro di un aspro dibattito politico, il ti- truppe dell’Asse avevano condotto i tre sacerdoti more che il carattere pubblico di questi incon- a sperimentare in prima persona la persecuzione tri potesse avere conseguenze per i catecumeni antisemita: p. Stiassny aveva perso la famiglia all’interno del loro ambiente di famiglia e di la- nei lager, mentre Hussar era dovuto fuggire da voro, unito alla consapevolezza che il Patriar- Parigi. La Shoah lasciò un solco profondissimo cato non intendeva impegnarsi in un’attività nell’itinerario di formazione cristiana di questi delicata e complessa come l’assistenza a questi convertiti: lo sterminio nazifascista, unito alla fedeli, condusse i religiosi che animavano questi fondazione dello stato d’Israele nel 1948, ven- ritrovi a scegliere la strada del silenzio e del ri- nero da essi interpretati come avvenimenti spar- serbo, confinando questa pastorale a un ambito tiacque non solo nella storia del popolo ebraico, privato di incontri personali. ma anche nell’evoluzione storica delle relazioni Tuttavia, nell’autunno del 1954, la notizia tra la Chiesa cattolica e gli ebrei. Animati dalla di queste riunioni giunse anche in Patriarcato. volontà di conoscere la nuova realtà dello stato Il patriarca incaricò mons. Antonio Vergani, vi- d’Israele e la sua composita e complessa società, cario latino per Israele, di partecipare agli in- essi vi giunsero nella fase compresa tra la prima contri tra religiosi e catecumeni che si tenevano guerra arabo-israeliana (1947-1949) e il consoli- a Gerusalemme. L’ingresso di mons. Vergani damento del nuovo stato nel corso del decennio all’interno del gruppo coincise con la fondazione successivo. Alfred Delmée, uno dei religiosi che dell’Opera San Giacomo da parte di una decina si unì all’Opera San Giacomo pochi anni dopo di persone, tra religiosi e laici. L’intervento del la sua fondazione, parlava del «virus d’Israël» vicario era finalizzato a garantire una presenza che lo aveva colto nel corso di un pellegrinag- – e, in un certo senso, anche un controllo – da gio in Terra Santa, esperienza che per lui aveva parte della curia della diocesi patriarcale, in un significato la «découverte du peuple juif».25 P. ambito della pastorale così delicato come quello Delmée aveva in seguito incontrato p. Démann verso il mondo ebraico. e preso contatto con Yohanan Elihai, piccolo L’11 febbraio 1955, mons. Gori approvò fratello di Gesù tra i fondatori dell’Opera, tra- ad experimentum l’Opera San Giacomo, co- sferendosi poi in Israele e diventando assistente stituita, come recitava il decreto del patriarca, spirituale del gruppo che si ritrovava a Giaffa. «per organizzare e coordinare le diverse attività Una volta giunti in Israele, questi religiosi di apostolato e di assistenza a favore delle fami- erano dunque entrati rapidamente in contatto glie già cristiane o convertite dal giudaismo in con ambienti differenti, da cui fino a quel mo- Israele».26 Un anno più tardi giunse l’approva- mento i sacerdoti cattolici latini si erano tenuti zione definitiva del patriarca e di Pio XII. a distanza: visitavano diversi kibbutzim, studia- Cosa si proponeva nello specifico l’Opera vano ebraico negli ulpanim israeliani, incontra- San Giacomo? Con quali finalità e motivazio- vano rappresentanti del mondo politico e diplo- ni profonde essa nasceva? A queste domande il matico del nuovo stato. Comitato centrale dell’associazione rispose ela- Nei primi anni del loro operato in Israe- borando gli statuti, documento che ne avrebbe le, questi sacerdoti conobbero ebrei convertiti ispirato e guidato le successive azioni. o convertendi. Si trattava di una pastorale so- La redazione di questo documento richie- stanzialmente nascosta, limitata al contatto di- se vari mesi di lavoro: diverse versioni vennero retto personale e priva di alcuna organizzazione discusse e confrontate e una particolare cura formale. venne destinata alla loro stesura. Nel corso di A Gerusalemme vennero stabiliti dei ri- tutto il 1955 i membri dell’Opera furono assor- trovi regolari all’inizio degli anni Cinquanta. In biti dalle correzioni ai vari progetti sul banco.

per Israele, con lo scopo di aprire un centro di studi me], verbale del comitato centrale dell’Opera San ebraici. Giacomo, Haifa, 23 ottobre 1958. 25 Archivio dei Padri di Nostra Signora di Sion 26 APLG, 1 Opera S. Giacomo 1954-1959, decre- di Gerusalemme [d’ora in poi APNSSG, Gerusalem- to n. 4, Gerusalemme, 11 febbraio 1955.

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Gli statuti erano considerati come una sorta di sulla necessità di un intervento pubblico dell’O- magna charta dell’associazione e ne dovevano pera a difesa degli ebrei convertiti, così come non riassumere «la “filosofia” e la spiritualità»:27 la si parlò più di problema, ma di mistero d’Israele, consapevolezza dell’estrema delicatezza delle con una formulazione ben più significativa.29 questioni che andavano affrontando spingeva All’interno degli statuti, la sottolineatura i fondatori dell’Opera a pesare con cura ogni sulla lotta all’antisemitismo «sotto tutte le sue vocabolo, termine o espressione. Trattandosi di forme»,30 così come le attività che gli statuti au- un documento che sarebbe potuto finire in mani spicavano, mostrarono come essa perseguisse esterne a quelle dei membri dell’Opera, i mem- sentieri e finalità fino a quel momento inediti bri furono particolarmente attenti nell’evitare per la Chiesa di Gerusalemme e da tempo ab- ogni possibilità di polemica o accusa. bandonati dal governo centrale di Roma, come Sin dalla prima stesura del giugno 1955 – era stato mostrato col caso dello scioglimento preparata forse da mons. Vergani – il testo indi- imposto agli «Amici di Israele».31 cava una serie di sforzi diretti soprattutto a di- L’Opera ambiva dunque a dar origine a fendere la Chiesa dalle accuse di proselitismo e di una spiritualità capace di coniugare la tradizio- conversioni forzate, accuse formulate soprattutto ne cristiana ed ebraica. I protagonisti della na- dalla stampa israeliana. Significativa era la pre- scente associazione erano consapevoli di avviare cisazione dell’attenzione all’«étude du problème un’esperienza estremamente delicata e comples- d’Israël», cui affiancare la diffusione di una cul- sa: parlare di cultura e spiritualità giudeo-cri- tura «judéo-chrétienne» e di una spiritualità ad stiane poteva essere facilmente letto e interpre- essa legata.28 tato con sospetto, a Roma come a Gerusalemme. Le versioni successive apparvero profon- All’interno del testo, il desiderio di rottura damente diverse: l’accento non venne più posto con l’isolamento e l’abbandono in cui vivevano

27 APNDS, rapporto confidenziale dal titolo stiani ed ebrei. Il gruppo si poneva ancora in un’ot- «Compte-rendu de l’Œuvre, novembre 1954 – mai tica di apostolato verso Israele, non abbandonando 1956», redatto da mons. Vergani e da p. Héné, Haifa, la prospettiva conversionistica; tuttavia, profonda- 14 mai 1956. mente diversi erano i metodi scelti per raggiungere la 28 APNDS, projet de statuts, Haifa, 19 giugno conversione: sarebbero stati la carità e l’amore ver- 1955. so gli ebrei – e non certo la coercizione – a spinger- 29 «La vie chrétienne étant essentiellement com- li all’adesione alla Chiesa. Il progetto della società munautaire, on formera des groupes locaux qui, comprendeva anche la domanda formulata alla San- évitant tout esprit particulariste, seront des cellules ta Sede di riformare la preghiera del venerdì san- vivantes de l’Église. A cette fin, le prêtre, conseiller to (l’«oremus et pro perfidis judaeis»), eliminando spirituel du groupe, doit se tenir en rapport étroit il riferimento ai «perfidis judaeis» e alla «judaicam avec le Curé du lieu et cultivera chez les membres perfidiam». La proposta espressa da questa società l’esprit paroissial. L’Œuvre développera chez les venne interrotta nel 1928 con la chiusura ordinata membres un solide esprit chrétien. On cherchera à dalla Congregazione del Sant’Uffizio. Il nome di acquérir l’intelligence du Mystère d’Israël; on in- uno dei fondatori dell’associazione, p. Laetus sistera sur la formation biblique et l’on s’efforcera Himmelreich, venne proposto dal card. Eugène de promouvoir une culture judéo-chrétienne et une Tisserant per accompagnare gli ebrei convertiti spiritualité s’y rattachant», APLG, 1 Opera S. Gia- in Israele dopo il 1948. La proposta del segretario como 1954-1959, Statuts. del dicastero di curia non venne però accolta dalla 30 Significativamente, la parte più propriamen- Custodia francescana di Terra Santa. Cfr. M. Maci- te programmatica degli statuti si chiudeva con que- na, Essai d’élucidation des causes et circonstances ste parole: «Désirant être un lien entre le Peuple juif de l’abolition, par le Saint-Office, de l’“Opus sa- et Chrétienté, l’Œuvre combattra l’antisémitisme cerdotale Amici Israel” (1926-1928), in A. Becker, sous toutes ses formes et s’efforcera de développer la D. Delmaire, F. Gugelot (curr.), Juifs et chrétiens. compréhension mutuelle, la sympathie et les relations Entre ignorance, hostilité et rapprochement (1898- amicales entre le monde catholique et Israël» (ibidem). 1998), Édition du Conseil Scientifique de l’Universi- 31 Si trattava di un’associazione cattolica nata nel té Charles-de-Gaulle-Lille 3, Villeneuve d’Ascq 2002, 1926 al fine di mutare i rapporti di ostilità tra cri- pp. 87-110; T. Salemink, Cardinal Willem van Ros-

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gli ebrei convertiti nella società israeliana, ma convertito, agli occhi dei membri dell’Opera anche nella stessa Chiesa latina locale a maggio- San Giacomo, il protagonista di un necessario ranza araba era evidente.32 avvicinamento tra mondo cristiano e mondo Esistevano realmente discriminazioni ai ebraico in Israele.36 Discutendo del senso della danni degli ebrei convertiti? Per p. Stiassny oc- loro presenza in Israele nel corso di un ritiro correva non esagerare i problemi che i convertiti ad nel settembre 1957, gli aderenti potevano incontrare nella società israeliana.33 E all’associazione affermavano che «nous devons tuttavia un senso di solitudine contraddistingue- avoir ici une double fidélité : 1) envers Dieu, 2) va i membri della giovane comunità: secondo i envers Israël»: sacerdoti dell’Opera San Giacomo, la maggior parte della popolazione ebraica in Israele con- Il nous faut supplier Dieu d’obtenir l’unité siderava la conversione di un ebreo al cristia- avec Israël. (...) Notre espérance, c’est que le Sei- nesimo come una sorta di «tradimento» e que- gneur nous a envoyé ici – par des chemins bien di- sto spiegava il timore da parte dei convertiti di vers – mais pour quelque chose. Nous avons notre esprimere pubblicamente la propria fede.34 Lo ligne d’action et notre espérance à l’intérieur même sforzo dei membri dell’associazione patriarcale du sionisme: le Christ dans le pays! – Nous ne de- era quello di affermare la piena conciliabilità vons pas faire de la «mission» dans le sans habituel du mot – mais nous sommes envoyés!37 per i convertiti tra l’adesione al cristianesimo in Israele, da un lato, e la lealtà e il senso di ap- L’azione di proselitismo da parte del neo- partenenza alla nazione israeliana, dall’altro.35 fita non comparve negli obiettivi dell’Opera San Anzi, proprio questo doppio legame faceva del Giacomo: al contrario, nella visione dei membri

sum and Amici Israel (1926-1928): The Conversion en Palestine est assurée non par une adhésion plus of Jews and the Debate on Zionism, «Trajecta» voll. ou moins explicite à certaines pratiques religieuses, 19-20, 1-2 (2010-2011), pp. 173-187. mais par les cadres d’une nation souveraine. Il est 32 «On fera tout pour dissiper le préjugé d’après parfaitement concevable, par conséquent, qu’on lequel un Juif qui a embrassé la religion chré- adhère à la religion catholique tout en conservant sa tienne aurait abandonné son Peuple. (…) Bien plus, parfaite loyauté à l’égard de la Nation et de l’État. comme Chrétien issu du Judaïsme, il doit prendre Il n’en reste pas moins que l’immense majorité des conscience de sa vocation particulière dans l’église Juifs ne s’est pas encore rendu compte de ce chan- et au sein de son peuple et assumer la responsabilité gement de situation. (…) Le converti se trouve, par qui en découle», APLG, 1 Opera S. Giacomo 1954- conséquent, exposé à l’ostracisme populaire et a 1959, Statuts. beaucoup de mal à se faire une place dans la commu- 33 «Il y a-t-il des discriminations en ce qui concer- nauté nationale. Mais, n’est-ce pas le lot, au moins ne les Chrétiens? P. Stiassny: Il y a souvent 40-50% dans les commencements, de tout converti? Tou- d’exagérations», APNDS, verbale della riunione del jours est-il qu’avec le temps son double titre de Juif Comitato centrale, Gerusalemme, 18 aprile 1958. et de Chrétiens (sic) prédestinera le converti à jouer 34 Cfr. J. Stiassny, Le dialogue entre juifs et un rôle important dans le dialogue judéo-chrétien» chrétiens en Israël (1958), in E. Passeto (cur.), Re- (ivi, p. 26). cueil en hommage à Joseph Stiassny, Religieux de 36 Per Yohanan Elihai «la majorité des gens Notre-Dame de Sion, Jérusalem 2007, p. 26. pensent que le chrétien est forcément anti-juif. Il faut 35 «Dans le passé, c’est-à-dire avant l’établisse- montrer un visage sympathique de l’Église, montrer ment de l’État d’Israël, la conversion signifiait en que l’on peut être israélien, que l’on peut ne pas fait non seulement l’adhésion à la religion chré- être antisémite» (Archivio dei padri assunzionisti di tienne mais en même temps la rupture des liens avec Gerusalemme [d’ora in poi APAG, Gerusalemme], la nation juive. Par la force des choses, le converti, serie R 80, fasc. 2 Jean-Roger Œuvre St Jacques 2, repoussé par ses anciens coreligionnaires, n’avait verbale della riunione del Comitato dell’Opera San qu’une ressource: chercher à s’intégrer das la com- Giacomo, Haifa, 29 novembre 1958). munauté nationale dont il venait d’adopter la reli- 37 Archivio dell’Opera San Giacomo [d’ora in poi gion. L’établissement de l’État d’Israël a apporté à AOSG, Gerusalemme], «Compte-rendu des conféren-� ce point de vue, au moins en principe, un change- ces - Retraite Ein-Karem 20-23 septembre 1957», sot�- ment radical. Depuis 1948, l’unité des juifs vivant tolineato in originale.

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dell’associazione, il convertito avrebbe avuto titi che altrimenti non avrebbero trovato alcu- su di sé la responsabilità di mostrare con la sua na considerazione da parte del clero arabo. Il testimonianza di fede e di vita la possibilità di loro obiettivo era quello di accompagnare spiri- congiungere cristianesimo ed ebraismo, non ri- tualmente coloro che li avvicinavano, tentando nunciando alla propria appartenenza nazionale inoltre di creare un dialogo tra essi e Israele e, israeliana.38 infine, poter avviare anche un confronto fra i Uno dei punti più discussi all’interno degli convertiti e la popolazione araba cattolica. statuti riguardò il riferimento ai patroni che si Per i fondatori dell’Opera San Giacomo, intendevano indicare per la nuova associazione. verso i catecumeni occorreva mostrarsi parti- Oltre al protovescovo di Gerusalemme Giaco- colarmente accoglienti e al tempo stesso evitare mo, a partire dalla seconda bozza del settembre di dare al neofita dei compiti e delle responsa- 1955 era stato inserito un riferimento anche a bilità significative.42 Per quanto riguardava i p. Alphonse Ratisbonne, «converti de la Vierge». matrimoni misti, anche il coniuge non cristiano Il passaggio restava negli statuti fino a quando, era lasciato libero di partecipare alle attività nel marzo 1956, p. Bruno sollevava la questione dell’Opera San Giacomo, dietro autorizzazione dei rischi connessi al riferimento al fondatore del consigliere spirituale del gruppo, ma nei fatti dei religiosi di Nostra Signora di Sion: secondo questa presenza era molto rara. Hussar «le nom Ratisbonne signifie conversion, Oltre all’istituzione di un Comitato cen- introduit un malentendu missionnaire».39 Si trale, vennero creati dei gruppi locali nelle città giunse così alla decisione unanime di cancellarlo che raccoglievano il maggior numero di cristiani dagli statuti, lasciando unicamente il riferimen- di origini ebraica o di ebrei convertiti. to a Giacomo e, in questo senso, alla comunità Uno degli aspetti che caratterizzò la storia giudeo-cristiana delle origini. Questa scelta dell’Opera sin dalla sua origine fu la ricerca di chiariva ulteriormente, da un lato, i timori che luoghi di incontro, confronto e preghiera per i ogni frase o riferimento all’interno degli statuti suoi membri nelle varie comunità locali. Si co- potesse nutrire la polemica sul proselitismo cat- stituirono le qehillot di Gerusalemme, Giaffa, tolico nello stato ebraico, ma anche, dall’altro Haifa, Be’er Sheva. Venne realizzato un foyer lato, la volontà crescente da parte dell’Opera di ebrei cristiani che lʼassociazione inaugurò a di abbandonare l’attività conversionistica stori- Giaffa. Un breve esperimento portò anche alcu- camente perseguita dalla Chiesa, in nome di un ne famiglie a dar vita a un kibbutz d’ispirazione incontro nuovo e dai tratti inediti con Israele e cristiana. il mondo ebraico. L’Opera San Giacomo ha rappresentato L’associazione non intendeva impegnarsi sin dalla sua fondazione un laboratorio all’in- in un’attività missionaria e proselitistica e non terno del quale formare e modellare una nuova cercava neppure di incoraggiare l’emigrazione identità: quella degli ebrei cristiani israeliani. dei convertiti,40 quanto piuttosto di rinsaldare il Con questo sintagma i membri di San Giacomo legame tra il convertito e Israele, approfonden- riconoscevano se stessi come ebrei convertiti al do quella che i membri dell’Opera chiamavano cristianesimo, ma desiderosi di conservare la la «mystique de présence dans le pays».41 propria origine ebraica. Si spiega così la richie- Essi cercarono di rispondere all’esigenza sta di p. Daniel Rufeisen di essere considerato di un’assistenza spirituale da parte dei conver- ebreo e cristiano. Il gruppo di San Giacomo non

38 Nella prima bozza si parlava esplicitamente temporaire mais spirituel. Ces prêtres on[t] appris di «loyauté absolue à l’Etat d’Israël et ses lois» da l’hébreu et on peut les considérer comme des Israé- parte dei membri dell’Opera, APNDS, projet de liens ou au moins des “assimilés”», Stiassny, Le dia- statuts, s. l., 11 settembre 1955. logue entre juifs et chrétiens, op. cit., p. 27. 39 APNDS, verbale della riunione del Comitato 41 AOSG, verbale dell’incontro del 21 luglio 1955, dell’Opera San Giacomo, Gerusalemme, 9 marzo Ein Karem. 1956. 42 Cfr. APNDS, verbale della riunione del Comi- 40 «Une douzaine de prêtres seulement ont élu Is- tato dell’Opera San Giacomo, Gerusalemme, 9 mar- raël comme leur domicile non seulement temporel et zo 1956.

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va comunque confuso con gli ebrei messianici, fondamente legate e al contempo radicalmente ebrei che riconoscono la messianicità di Gesù, a divise, come ebrei e cattolici. L’appartenenza metà strada tra lʼappartenenza al giudaismo e rivendicata allo stato d’Israele aggiunge un ulte- quella al protestantesimo.43 LʼOpera nacque e si riore carattere di complessità a questo già mag- sviluppò allʼinterno della Chiesa cattolica e ad matico ritratto.46 essa rimase aderente. Lʼappartenenza cristiana Certamente, nella composizione dell’iden- si unì alla volontà di costituire una comunità in tità dei membri dell’Opera come di ebrei cristia- Israele che mostrasse la necessità per la Chiesa ni israeliani, la scelta comunitaria e la questio- di fare i conti con la propria radice ebraica.44 ne dell’adesione al sionismo non erano gli unici All’origine dell’associazione vi era la vo- elementi in campo: ad essi si aggiungeva la ri- lontà di avviare un movimento che diffondesse il flessione sulla liturgia, in direzione di un culto riconoscimento dell’ebraismo come fondamento cattolico in lingua ebraica, che costituì uno dei del cristianesimo, lottando per superare la lunga fronti su cui i fondatori di San Giacomo (su tutti, storia di pregiudizi, segregazione e rifiuto catto- Yohanan Elihai) si impegnarono maggiormente lico verso gli ebrei. All’interno della Chiesa lati- sin dalla fondazione. na di Terra Santa, gli ebrei cristiani si rappre- sentavano e ambivano ad essere dei frontaliers, dei ponti di congiunzione tra le due comunità. Si Consolidamento e trasformazioni tratta di una caratteristica propria del converti- to, quella di appartenere a due comunità, quella Con il passare degli anni, i membri dell’O- di origine e quella di elezione, al tempo stesso pera San Giacomo si interrogarono sul futuro non identificandosi mai pienamente in nessuna della qehilla: fu soprattutto lʼarrivo di migliaia delle due.45 Nel caso di San Giacomo, la deno- di profughi dallʼEuropa comunista a trasforma- minazione di ebrei cristiani segna precisamente re il lavoro compiuto dai membri fino a quel mo- questa speranza di riunire due comunità, pro- mento, accrescendo il numero di coloro che si

43 Cfr. E. Kessler, Messianic Jews, in E. Kessler rimandabile percorso di avvicinamento e riconcilia- - N. Wenborn (eds.), A Dictionary of Jewish-Chris- zione tra ebrei e cristiani. tian Relations, Cambridge University Press, Cam- 45 Cfr. J. Connelly, From Enemy to Brother. The bridge 2005, pp. 292-293. Revolution in Catholic Teaching on the Jews, 1933- 44 La lettura di due autori influenzò particolar- 1965, Harvard University Press, Cambridge Mass. mente i membri dell’Opera San Giacomo: san Paolo 2012, pp. 63-64. e Jacques Maritain. Di Paolo venne approfondita la 46 Si tratta di una riflessione che continuerà nei lettera ai Romani – in particolare i capitoli 9-11 –, decenni successivi. Pur non potendo certo sovrap- sottolineando la sua riflessione circa il mistero ri- porre il pensiero di Hussar negli anni Cinquanta a guardante il ruolo di Israele nella storia della sal- quello degli anni Ottanta è comunque utile leggere vezza, ruolo riconosciuto sia nell’elezione divina cosa avrebbe scritto, alcuni decenni dopo, p. Bruno del popolo ebraico tra le genti, sia nel rifiuto della su questo tema nella sua autobiografia: «Pochi sono messianicità di Gesù, evento che, secondo l’aposto- gli ebrei cristiani all’atto del battesimo, e (…) invece lo, aprì la strada alla salvezza dei pagani. Nella sua parecchi sono i cristiani di origine ebraica, coloro lettura contemporanea delle lettere paoline, Jac- cioè che approdano al cristianesimo provenendo ques Maritain sottolineò che il mistero d’Israele era dallo scetticismo, dall’indifferentismo o dall’ateismo essenziale e costitutivo del mistero della Chiesa stes- e non da un vissuto ebraismo. Ora, può capitare più sa. I membri dell’Opera San Giacomo aggiunsero un spesso di quanto non si creda che dei cristiani di ulteriore elemento a questa riflessione: la fondazio- origine ebraica, che al momento del battesimo po- ne dello stato d’Israele andava riconosciuto come un co o nulla sanno dell’ebraismo, scoprano in segui- passo storico nell’evoluzione del mistero d’Israele. to l’ebraismo, i suoi valori, le sue memorie e le sue Essi non affermarono che lo stato d’Israele andasse speranze, se ne appassionino senza che per ciò per- considerato di diritto divino; erano tuttavia convin- dano alcunché della loro fede cristiana, e assumano ti che la Chiesa dovesse considerare questo evento coscientemente la loro derivazione ebraica. Quando come un avanzamento in quello che l’associazione ciò accade, sembra che succeda una specie di secon- patriarcale riteneva essere un fondamentale e non da conversione, questa volta non più come prece-

258 259 Maria Chiara Rioli LʼOpera San Giacomo: una Chiesa ebraica nello Stato dʼIsraele rivolgevano allʼassociazione. Alla fine degli anni si dedicava soprattutto ad attività assisten- Cinquanta la finalità principale era quella di dar ziali (nel 1958 p. Stiassny venne incaricato di vita a «une communauté enracinée en Israël»,47 coordinare gli aiuti del Patriarcato per i pro- obiettivo particolarmente difficile nel caso dei fughi cristiani di origine ebraica giunti in Isra- rifugiati polacchi che erano giunti nel paese, ma ele dallʼEuropa orientale comunista), un altro che consideravano lo stato ebraico come tappa segmento dellʼassociazione si concentrò invece intermedia in vista di un’ulteriore emigrazione. sullʼapprofondimento degli studi sullʼebraismo Nel 1960 la popolazione israeliana si ag- e sulla creazione di un luogo di incontro tra girava intorno ai 2 milioni di abitanti, dei quali ebrei e cristiani a Gerusalemme. Questo secondo circa 1.800.000 ebrei. All’interno di questa com- obiettivo venne espresso attraverso lʼapertura ponente alcune migliaia erano cristiani: si tratta- della Casa SantʼIsaia, fondata nel 1960 dai pa- va di ebrei convertiti, di discendenti di famiglie dri Bruno Hussar e Jacques Lafontaine (dal convertite, di coniugi cristiani o di figli di fami- 1962 si sarebbe unito anche p. Marcel Dubois), glie miste. I sacerdoti dell’Opera stimavano che rispondendo così al disegno iniziale che lʼordine si trattasse di almeno duemila persone, dei quali domenicano aveva attribuito a Hussar nel suo circa un migliaio avevano contattato la Chiesa invio in Israele alcuni anni prima. per ricevere un aiuto finanziario per emigrare, Negli stessi mesi in cui veniva avviata l’e- mentre circa 200-300 persone intendevano vi- sperienza della Casa Sant’Isaia, Bruno Hussar vere da cristiani integrandosi all’interno dello partecipò agli incontri ad Apeldoorn dedicati stato d’Israele e frequentando le qehillot.48 In alle relazioni ebraico-cristiane, simposi da cui questi anni gli incontri dellʼOpera erano segui- sarebbe uscito un memorandum indirizzato al ti stabilmente da un centinaio di persone e i sa- Segretariato per la promozione dell’unità dei cerdoti che ne coordinavano i lavori erano circa cristiani, appena istituito da Giovanni XXIII.50 una dozzina: la necessità di sostituire i contatti Il primo di questi incontri nella cittadina olande- sporadici e personali con un lavoro pastorale se si era tenuto nel 1958 e aveva visto la parteci- più strutturato e la volontà di costituire dunque pazione di vari tra i principali esponenti del dia- una vera e propria Chiesa cattolica ebraica, sul logo ebraico-crisiano (come Paul Démann e John modello della comunità giudeo-cristiana delle Oesterreicher), tra i quali anche due membri origini ma integrata nello stato dʼIsraele e rima- dell’Opera San Giacomo (il padre assunzionista nendo allʼinterno del Patriarcato, apparvero Jean-Roger Héné e lo stesso Hussar) e da Israele tra le sfide più urgenti.49 l’abate della Dormizione dom Leo Rudloff.51 Mentre una parte dei membri dellʼOpera Lʼelezione di Giovanni XXIII e i primi pas-

dentemente è avvenuto per loro, passando dal pa- dell’Opera San Giacomo, Haifa, 17 settembre 1958. ganesimo al cristianesimo, ma passando da un certo 48 Cfr. AOSG, «L’Action de l’Eglise latine à l’égard tipo di cristianesimo a un altro, nutrito dell’antica des Juifs établis en Israël», s. l., agosto 1962, minuta. radice ebraica. (…) quando ciò avviene, si hanno 49 «L’Eglise étant une communauté, nous ne nous nell’interessato tutte le caratteristiche di una auten- contentons pas de rechercher, puis de soutenir les tica crisi spirituale: l’ebreo cristiano che diviene tale chrétiens. Nous cherchons à les rassembler pour scoprendo l’ebraismo passa infatti attraverso dolo- une prière commune, pour une prise de conscience rose tensioni ed entusiasmi, ansie e illuminazioni. communautaire de nos problèmes, de nos respon- Coloro che sono coinvolti in questa crisi spirituale, sabilités, de l’amour que nous devons rayonner à da cristiani di origine ebraica quali erano, divengo- l’exemple de la première communauté de chrétiens no ebrei cristiani», [B. Hussar, Quando la nube si à Jérusalem lors de la fondation de l’Eglise» (AOSG, alzava. La pace è possibile, Marietti, Genova 1996 «L’apostolat en Israël: l’Œuvre Saint Jacques» di (ed. or. 1988), p. 116. Hussar scrive che il libro è Jean-Roger Héné, Roma, 23 gennaio 1961, sottoli- stato da lui inizialmente redatto nel 1983]. Su que- neato in originale). sto tema, si veda la riflessione di un altro esponente 50 Cfr. M. Velati, Dialogo e rinnovamento. Ver- del dialogo ebraico-cristiano, amico di Hussar: R. bali e testi del segretariato per l’Unità dei cristiani Fabris e in particolare il suo Gli ebrei cristiani. Sul nella preparazione del concilio Vaticano II (1960- divino confine, Qiqajon, Magnano (BI) 2011. 1962), Il Mulino, Bologna 2011. 47 APNDS, verbale della riunione del Comitato 51 Cfr. Connelly, From Enemy to Brother, op.

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si di papa Roncalli in direzione di una revisione tro la popolazione araba cristiana spinse al rin- degli elementi di antisemitismo ancora presenti vio della discussione sul documento sugli ebrei nella liturgia cattolica furono accolti con grande dall’agenda conciliare, salvo poi essere successi- attenzione e speranza da parte dellʼOpera San vamente reinserito per volontà dello stesso Gio- Giacomo. La cancellazione del riferimento ai vanni XXIII. «perfidis judaeis» e alla «judaicam perfidiam» Nel corso della terza sessione (14 settem- dalla preghiera del Venerdì santo, operata dal bre - 21 novembre 1964), Hussar venne chiama- pontefice nel marzo 1959,52 venne salutata con to, insieme a p. Gregory Baum e a mons. John emozione dalla qehilla in Israele, che inviò a Oesterreich, a far parte di una sottocommissione Giovanni XXIII un telegramma pieno di ricono- di esperti dedicata alla redazione del paragrafo scenza.53 sugli ebrei, che sarebbe poi stato approvato nel- L’esperienza del Vaticano II coinvolse in la sessione successiva, il 28 ottobre 1965.55 misura diretta alcuni membri dell’Opera San Il 4 novembre 1964 Hussar parlò davanti Giacomo. L’assemblea conciliare (1962-1965) ai membri del Segretariato sull’importanza fon- rappresentò una tappa importante della bio- damentale dell’approvazione di un testo sugli grafia di Bruno Hussar: in virtù dell’esperien- ebrei. Pochi giorni più tardi, il domenicano ri- za vissuta in una Chiesa cattolica ebraica, il mise al card. Bea un documento in cui illustrava domenicano venne chiamato dallo stesso cardi- il lavoro compiuto dall’Opera San Giacomo in nal Augustin Bea a far parte della commissione Israele. Nel dicembre dello stesso anno, anche conciliare del Segretariato per la promozione Jean-Roger Héné venne ricevuto da Bea circa la dell’unità dei cristiani in qualità di perito, con il presenza cattolica di lingua ebraica in Israele. compito di lavorare alla preparazione del docu- La profonda diversità che divideva da mento de Judaies da sottoporre all’assemblea.54 almeno un decennio la gerarchia patriarcale e La travagliata redazione del documento lʼOpera San Giacomo nella considerazione dello De Judaeis coinvolse anche Israele: nel 1962 stato ebraico fu evidente nella fase conciliare: il la notizia della nomina di un esponente del go- patriarca Gori si oppose strenuamente alla re- verno ebraico come rappresentante del World dazione del documento De Judaeis, che sarebbe Jewish Committee in qualità di osservatore al poi divenuta la declaratio Nostra Aetate. La tor- Concilio provocò forti proteste da parte degli mentata genesi di questo testo e le ripercussioni stati arabi. Il timore di ritorsioni islamiche con- politiche che la stesura e l’approvazione ebbe-

cit., p. 241. Israël en ce qui concerne les catholiques d’expres- 52 Cfr. D. Menozzi, «Giudaica perfidia». Uno sion hébraïque, contenuta negli archivi della pro- stereotipo antisemita fra liturgia e storia, Il Mulino, vincia domenicana di Francia, serie V-840-3. Sul Bologna 2014 e M. Paiano, Il dibattito sui riflessi documento De Judaeis cfr. G. Miccoli, Due nodi: dell’antisemitismo nella liturgia cattolica, «Studi la libertà religiosa e le relazioni con gli ebrei, in G. storici» vol. 41, 3 (2000), pp. 647-710: 705-706. Alberigo (dir.), A. Melloni (cur.), Storia del Conci- 53 Il telegramma recitava: «Chrétiens Israël réu- lio Vaticano II, vol. IV, La Chiesa come comunione. nis Semaine Sainte égide Œuvre Saint Jacques pro- Il terzo periodo e la terza intersessione settembre fondément reconnaissants modification texte Ven- 1964-settembre 1965, Il Mulino, Bologna 1999, pp. dredi Saint émus compréhension Saint Père prient 119-219; N. Lamdan - A. Melloni (curr.), Nostra accepter hommages filiaux sollicitent bénédiction» Aetate. Origins, Promulgation, Impact on Jewish- (AOSG, tg. n. 497769/3, copia, Gerusalemme, 28 Catholic Relations, LIT Verlag, Münster 2007; marzo 1959). Lo stesso giorno giungeva da Città del Id., Nostra Aetate e la scoperta del sacramento Vaticano la risposta del card. Domenico Tardini: dell’alterità, in N. Hofmann, J. Sievers, M. Motto- «Souverain Pontif sensible hommage et gratitude lese (curr.), Chiesa ed ebraismo oggi. Percorsi fat- exprimée par chrétiens Israël Œuvre Saint Jacques ti, questioni aperte, Editrice Pontificia Università envoie président et tous membres paternelle bé- Gregoriana, Roma 2005, pp. 153-179. nédiction apostolique», AOSG, copia, Città del 55 Un dettagliato commento di Bruno Hussar a Vaticano, 28 marzo 1959. Nostra Aetate è riportato in La dichiarazione su 54 Si veda la relazione inviata da Hussar a Paolo “Le relazioni della Chiesa con le religioni non cri- VI, datata 5 novembre 1964, dal titolo L’Eglise en stiane”: genesi storica; testo latino e traduzione ita-

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ro per i cristiani in Israele e nel mondo arabo Gli avvenimenti successivi al giugno 1967 posero l’Opera San Giacomo in una situazione costituirono per i membri dell’Opera San Giaco- difficile rispetto alla Chiesa latina di Gerusalem- mo una svolta per certi versi ancor più significa- me. Il patriarca Gori, portavoce della corrente tiva rispetto a quella caratterizzata dal Concilio. che intendeva evitare aperture verso Israele, si I sentimenti di terrore per una possibile allineò su posizioni opposte a quelle dei membri distruzione di Israele da parte degli eserciti ara- dell’associazione patriarcale. bi e la successiva euforia per la vittoria vissu- Negli anni del Concilio, l’incontro da par- ti dopo la guerra dei Sei giorni – soprattutto la te di membri di San Giacomo con vari esponenti conquista israeliana di Gerusalemme est e del- della curia vaticana non avvenne solo a Roma. la Città vecchia con i Luoghi santi ebraici, dal Nel 1964, durante il pellegrinaggio di Paolo VI 1948 sotto controllo giordano –58 provocarono in Terra Santa, i sacerdoti appartenenti all’O- un forte effetto anche nel pensiero dei membri pera parteciparono alla preghiera che il pontefi- dell’Opera San Giacomo, facendo crescere la lo- ce tenne nella basilica della Dormizione, a Geru- ro consonanza politica con le scelte del governo salemme. Qui i membri della qehillot cantarono israeliano e la distanza dal resto del clero e dei per il papa il Magnificat in lingua ebraica. Nella fedeli del Patriarcato.59 Il riconoscersi cristiani, stessa giornata Paolo VI incontrò anche le auto- ebrei e cittadini dello stato d’Israele, così come rità israeliane: è noto che nel corso del suo viag- l’adesione al sionismo, si intrecciarono sempre gio Montini non utilizzò mai la parola «Israele» più strettamente. Già nel 1958 Bruno Hussar o l’espressione «stato d’Israele»56; tuttavia, egli aveva incontrato David Ben-Gurion. Nel 1965 pronunciò un discorso di fronte al presidente Hussar ricevette la cittadinanza israeliana. Nel- israeliano Zalman Shazar nel quale il pontefice lo stesso mese di giugno del 1967, poche settima- si riferì agli ebrei come il «popolo dell’alleanza», ne dopo la fine delle ostilità, Hussar partecipò espressione che avrebbe in un certo senso antici- all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a pato il discorso di Magonza tenuto da Giovanni fianco della delegazione israeliana.60 Paolo II, sedici anni più tardi.57 All’interno dei foyer vennero organizzati

liana; esposizione e commento, Torino, Leumann; con l’Opera San Giacomo. Cfr. P. Gauthier - Suor Elle Di Ci, 1966, pp. 11-46 e 200-293. Marie-Thèrese, Gerusalemme e il sangue dei pove- 56 Per un riconoscimento da parte del Vaticano ri (5/8 giugno 1967). Testi e documenti sul conflit- dello stato ebraico sarebbero occorsi ancora quasi to arabo-israeliano, Valnoci, Genova 1968 (ed. or. trent’anni: l’accordo fondamentale tra la Santa Se- 1967). de e Israele venne siglato il 30 dicembre 1993. 60 Due decenni più tardi, Bruno Hussar avrebbe 57 «De cette Terre unique au monde par la gran- ricordato il dibattito interno alla Casa Sant’Isaia deur des événements dont elle a été le théâtre, Notre circa l’opportunità o meno di un’esposizione poli- humble supplication s’élève vers Dieu pour tous les tica così forte: «Un amico del Ministero degli Este- hommes, croyants et incroyants, et Nous y incluons ri, Yehaskel Ilsar, mi domandò se avrei accettato di volontiers les fils du “peuple de l’Alliance”, dont accompagnare, in qualità di consigliere, la delega- Nous ne saurions oublier le rôle dans l’histoire re- zione israeliana all’Assemblea speciale dell’ONU, ligieuse de l’humanité» (Acta Apostolicæ Sedis, LVI, che doveva riunirsi a New York il 17 giugno. L’as- 1964, p. 165). semblea era stata convocata dai paesi arabi per 58 «Le choc qui nous a laissé tout étourdis, cela condannare Israele, giudicata colpevole di aver n’a pas été la guerre à laquelle nous nous atten- scatenato la guerra. Il mio amico precisò che non dions, mais la prise de la vieille Jérusalem et cela, sarebbe stata posta alcuna condizione alla mia mis- nul homme en Israël, même pas Moshe Dayan, ne le sione: questa consisteva semplicemente nell’essere prévoyait» (Archivi privati del card. Eugène Tisse- presente all’assemblea per poter parlare e testi- rant, Montferrer, testo di Rina Geftman, segretaria moniare, come prete israeliano, a delegati di paesi della Casa Sant’Isaia dal titolo «Rencontre du peu- “cristiani”, specie africani e latino-americani, poco ple d’Israël avec Jérusalem», 21 November 1967). informati della situazione in Medio Oriente. La sera 59 Si pensi, ad esempio, alle posizioni profonda- stessa proposi il problema ai miei confratelli della mente diverse espresse dopo la guerra dei Sei giorni Casa Sant’Isaia. A loro avviso, come religiosi non da Paul Gauthier, che pure era entrato in rapporto avremmo dovuto partecipare ad attività di caratte-

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incontri e conferenze di approfondimento non avvertì in modo particolare l’urgenza di tentare solo biblico, ma anche storico-politico: furono un esperimento di coesistenza pacifica non solo questi luoghi di studio e riflessione circa l’evo- tra ebrei e cristiani, ma comprendendo anche gli luzione e le ramificazioni del movimento sionista arabi di fede islamica: fu così che dalla fine degli e la sua realizzazione storica. Hussar afferma- anni Sessanta progettò la nascita di un villaggio va apertamente: «Io sono sionista».61 Parimenti – Neve Shalom/Wahat Al-Salam (NSWAS) – che altri membri di San Giacomo si orientavano su divenne una delle esperienze più significative queste posizioni. Il loro era un sionismo incen- nel complesso panorama dei movimenti pacifisti trato sul riconoscimento della legittimità storica in Israele/Palestina. Un ristrettissimo numero dello stato d’Israele. Dopo il 1967 e l’afferma- di membri dell’Opera San Giacomo si unì alla zione politica del sionismo religioso, i membri fondazione di NSWAS, pur profondamente di- dell’Opera San Giacomo non sostennero l’occu- versa negli obiettivi dalle qehillot dell’associa- pazione e la colonizzazione della Cisgiordania,62 zione patriarcale. né si identificarono con le correnti del sionismo Nella seconda metà degli anni Settanta, cristiano venato di attese messianiche. Il loro l’approvazione della legislazione antimissiona- «amore vero e forte» per Israele63 derivava dalla ria (1977-1978) mostrò ancora una volta la di- scoperta e rilettura delle proprie origini ebrai- visione esistente tra Chiese cristiane e mondo che dopo la Shoah e dopo la fondazione di Isra- ebraico nello stato d’Israele. Allo stesso tempo, ele, eventi che interpellavano l’autocoscienza sul fronte dei rapporti tra l’Opera San Giacomo cristiana e la questione del rapporto tra Chiesa e il Patriarcato, come anche tra l’associazione e e mondo ebraico, compresa la presa in carico la Santa Sede, emersero nuove questioni. della necessità di demolire una millenaria tradi- L’elezione di Karol Wojtyła (1978) aprì zione di antigiudaismo cristiano. nuovi spazi nelle relazioni tra Israele e la Santa Queste posizioni resero molto difficile una Sede, anche in virtù dell’esperienza personale possibilità di avvicinamento con la componente del nuovo pontefice di vicinanza ad ambienti araba della Chiesa e con una parte del clero di ebraici sin dalla giovinezza negli anni della per- origine europea in Terra Santa. Nonostante la secuzione antisemita, eredità che influenzò tutto volontà da parte di alcuni membri dell’Opera il suo pontificato. Il papa polacco fu il primo a San Giacomo di accrescere i contatti diretti tra visitare il campo di concentramento di Auschwitz le due anime della Chiesa latina, la separazio- (1979); un anno più tardi, pronunciò a Magonza ne restò per decenni molto forte. Bruno Hussar un celebre discorso dinanzi al Consiglio centrale

re politico. Feci notare che, trattandosi della pace, si dichiararono convinti»; Hussar, Quando la nube, sentivo il dovere, come discepolo del Vangelo e come op. cit., pp. 110-111. cittadino israeliano, di portare la mia testimonian- 61 Ivi, p. 113. za. Allora uno dei miei confratelli disse: “Ma la no- 62 Cfr. M. Inbari, Messianic Religious Zionism stra testimonianza non dovrebbe essere piuttosto di Confronts Israeli Territorial Compromises, Cambrid- ordine intellettuale e spirituale?”. L’ebreo che è in ge University Press, Cambridge 2012; D. Schwartz, me reagì vivacemente. Citando la parola biblica ed Religious Zionism. History and Ideology, Academic ebraica: “Noi faremo e ascolteremo”, aggiunsi: “Da Studies Press, Boston 2009; G. Gorenberg, The Ac- quando abbiamo inaugurato questa Casa, ripetiamo cidental Empire: Israel and the Birth of the Settle- che siamo venuti per riparare i peccati commessi dal ments, 1967-1977, Times Books, New York 2006. mondo cristiano contro gli ebrei, e per contribuire 63 Discutendo di una possibile pubblicazione da allo sviluppo di relazioni veramente amichevoli tra parte di un membro della prima fase della storia le due comunità. Per la prima volta, i nostri amici dell’Opera San Giacomo – p. Elias Friedman – circa ebrei ci chiedono di fare qualche cosa per aiutarli in le difficoltà incontrate dagli immigrati giunti nel pa- una situazione critica, qualche cosa in cui noi cre- ese dall’Europa comunista, Hussar sottolineava la diamo e che non contraddice affatto alla nostra vo- necessità di comunicare «un amour vrai et fort pour cazione. Se, per timore d’impegnarci, ci ricusiamo Israël: non un jugement “du dehors” ni une sym- di farlo, diranno di noi: “Tutte le loro belle parole pathie paternaliste, mais l’amour pour ce peuple non sono altro che vento!”. (…) I miei confratelli dont nous voulons partager les destinées, parce que

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degli ebrei tedeschi e alla conferenza rabbinica, si accludeva una «formula di domanda di per- in cui affermò, sulla scorta dell’epistola paolina dono».67 Nonostante l’opposizione del patriarca ai Romani (Rm 11, 29), che l’alleanza tra Dio e Giacomo Beltritti (1970-1987), Yohanan Elihai il popolo ebraico non era stata «mai revocata».64 e Giovanni Paolo II discussero di questa propo- Al tempo stesso, le ricadute regionali del sta nel corso di un incontro privato nell’agosto conflitto israelo-palestinese incisero anche sulla 1984. Essa non avrebbe trovato immediata re- vita dell’Opera San Giacomo e il suo rapporto alizzazione: sarebbe stato necessario attendere con la Santa Sede. Il 15 settembre 1982 Giovanni il giubileo del 2000 con la celebrazione del 12 Paolo II ricevette Yasser Arafat, leader dell’Or- marzo nel corso della cosiddetta «Giornata del ganizzazione per la liberazione della Palestina Perdono» perché il pontefice esprimesse il penti- (OLP): nei mesi dell’invasione di Tsahal in Li- mento della Chiesa verso la segregazione ebraica, bano, l’udienza venne recepita in Israele come ancorché con una formula che avrebbe lasciato espressione del sostegno vaticano alla parte spazio ad ambiguità e polemiche.68 palestinese. I membri dell’Opera indirizzarono allora una lettera al pontefice, definendo l’acco- glienza da parte del papa al rappresentante pa- Un futuro aperto lestinese uno «choc très dur». Pur volendo riba- dire il sostegno dell’associazione patriarcale ai Nei decenni successivi l’Opera San Giaco- diritti del popolo palestinese a uno stato affianco mo continuò il suo lavoro pastorale, pur in un a Israele, essi manifestarono al papa i sentimenti contesto in marcata trasformazione. La nomina di contrarietà e stupore vissuti dai cristiani di del primo patriarca latino palestinese – Michel origine ebraica di fronte a quest’incontro. La Sabbah – nel 1987 e lo scoppio, negli stessi me- lettera – riservata – finì sull’importante rivista si, dell’intifada riproposero le divisioni esistenti francese La Documentation catholique, alimen- all’interno della comunità latina, ma anche una tando gli attriti tra l’Opera San Giacomo e la cu- crescente volontà di avvicinamento tra il nuovo ria del Patriarcato latino.65 rappresentante della diocesi gerosolimitana e i Leggendo con attenzione questi eventi e membri della qehilla in direzione di una reale intravedendo nell’indizione del Giubileo per il unità all’interno della Chiesa latina. Sabbah 1984 un’occasione anche sul fronte delle relazio- celebrò per la prima volta con i membri di San ni ebraico-cattoliche, alcuni membri dell’Opera Giacomo nel luglio del 1988, ma la notizia non San Giacomo si mossero per proporre al papa di venne riportata sul bollettino diocesano. compiere una richiesta di perdono agli ebrei per La fine degli anni Ottanta e l’inizio dell’ul- le colpe dei cristiani nei millenni di persecuzione. timo decennio del XX secolo comportarono per Nel giugno 1983 otto membri della qehilla e alcu- Israele rivolgimenti non solo per quanto riguar- ne comunità religiose in Israele ad essa legate66 dava il conflitto arabo-ebraico. L’apertura delle inviarono ad alcuni vescovi, in vista del Sinodo frontiere da parte del presidente russo Michail episcopale dell’ottobre di quell’anno, una lette- Gorba¤ëv prima e il crollo del sistema sovieti- ra con una dettagliata relazione al cui interno co poi accelerarono notevolmente l’emigrazione

nous croyons que Dieu nous y a confié une mission», 67 AOSG, «Ai vescovi Padri Sinodali del Sinodo APLG, 1 Opera S. Giacomo 1954-1959, Hussar a 1983 sul tema: la Riconciliazione per una domanda Vergani, Giaffa, 5 maggio 1958. di PERDONO al POPOLO GIUDAICO», Gerusa- 64 Cfr. N. Lohfink, L’alleanza mai revocata. Ri- lemme, 1983 (maiuscolo in originale). Per l’Ope- flessioni esegetiche per il dialogo tra cristiani ed ra San Giacomo il testo venne firmato da Alfred ebrei, Queriniana, Brescia 1991. Delmée, Nahum Roesch, Yohanan Elihai, Gregor 65 Une lettre au Pape de la Communauté Saint- Pawlowski, Elisheva Hemker, Johanna Borg, cui si Jacques, «La Documentation catholique» 1840 (21 aggiunsero il gesuita p. Francesco Rossi de Gasperis novembre 1982), p. 1081. e il benedettino dom Nicolas Egender. 66 Si trattava dei Piccoli fratelli e le Piccole sorel- 68 Per il testo dell’omelia e del rito cfr. Anno san- le di Gesù, delle suore di Nostra Signora di Sion, la to 2000: la Chiesa domanda perdono, «Il Regno do- comunità dell’Agnello e i benedettini. cumenti» 7 (2000), pp. 223-230.

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che giunse a vedere oltre un milione di ebrei tra- rio.70 La fondazione del Vicariato ha rivestito sferirsi dall’ex Unione sovietica a Israele, tra i vari significati, tra cui quello di rappresentare quali anche coniugi cristiani di famiglie miste.69 un fondamentale segno di un riconoscimento Ad essi si aggiunsero (e continuano ad aggiun- della rilevanza dei cattolici non arabi in Israele gersi) decine di migliaia di lavoratori asiatici – da parte del governo della diocesi latina, nono- in prevalenza originari dalle Filippine e dalla stante le perduranti distanze tra arabi cattolici Thailandia – tra i quali una buona percentuale e cattolici di origine ebraica legate al prolungar- di cattolici. La necessità di dare una risposta si e anzi riaccendersi del conflitto israelo-pale- pastorale a queste famiglie che parlano ebraico stinese con il fallimento del processo di pace di e rimangono culturalmente distanti dagli arabi Oslo e lo scoppio della seconda Intifada.71 cattolici che compongono la maggioranza dei La storia dell’Opera San Giacomo si in- fedeli del Patriarcato ha reso necessaria una treccia dunque con le mutazioni e le sfide di un revisione dell’Opera San Giacomo e del suo ope- presente che in Israele non smette di arricchirsi rato, non più orientato prevalentemente a ebrei di nuove complessità, anche per quanto riguar- convertiti ma a cattolici accomunati dalla lingua da la cattolicità latina. ebraica, pur diversi per origine. Dal 1990 essa è stata trasformata nel Vicariato patriarcale per Maria Chiara Rioli i cattolici di lingua ebraica, guidata da un vica- Scuola Normale Superiore (Pisa) e-mail: [email protected]

SUMMARY

On 1954 the Saint James Association was established within the Latin Patriarchate of Jerusalem with a specific commitment to pastoral work in and toward the Jewish world in Israel. This paper explo- res the unusual traits and features that characterized this group, clearly distinguishing it from a cente- nary tradition of Christian attitude directed to the conversion of Jews. KEYWORDS: Conversions; Israel; Jewish-Christian relations; Jerusalem Church; Saint James Association.

69 M. Tolts, Sources for the Demographic Study 71 La seconda sollevazione palestinese iniziata nel of the Jews in the Former Soviet Union, «Studies in 2000 significò anche la revisione delle posizioni poli- Contemporary Jewry» vol. 27 (2014), pp. 160-177. tiche di alcuni membri che avevano attraversato più 70 Il primo è stato il benedettino Jean-Baptiste lungamente la storia dell’Opera San Giacomo. Il ca- Gourion (nominato vescovo titolare di Lod e ausilia- so più celebre e discusso fu quello di Marcel Dubois re del patriarca latino nel 2003 da Giovanni Paolo che arrivò a sconfessare la sua adesione al sionismo. II), cui sono succeduti il francescano Pierbattista Cfr. M.-J. Dubois, Nostalgie d’Israël. Entretiens Pizzaballa e il gesuita David Neuhaus. avec Olivier-Thomas Venard, Cerf, Paris 2006.

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