ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA Dipartimento Di Lingue E Letterature Straniere Moderne Dottorato Di Ricerca in Iberistica – XVII Ciclo L/LIN07

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ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA Dipartimento Di Lingue E Letterature Straniere Moderne Dottorato Di Ricerca in Iberistica – XVII Ciclo L/LIN07 View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by AMS Tesi di Dottorato ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne Dottorato di Ricerca in Iberistica – XVII ciclo L/LIN07 DUE COSMOVISIONI A CONFRONTO: EDIZIONE CRITICA E TRADUZIONE DEL LIBRO DI CHILAM BALAM DI MANÍ Tesi presentata da LAURA VEGLIA Coordinatore Prof. MAURIZIO FABBRI Relatore Prof. GIOVANNI MARCHETTI PARTE I I 1 Traiettoria di una civiltà 1.1 Caratteristiche principali della cultura maya Il territorio occupato dai Maya comprendeva la penisola dello Yucatán in Messico, l’intero Guatemala, l’intero Belize e la parte occidentale del Salvador e dell’Honduras. I maya vi giunsero tra il 3000 e il 1000 a.C. entrando in contatto con la civiltà Olmeca, considerata da molti studiosi come la civiltà madre della Mesoamerica. Verso il 2000 a.C. è documentata la diffusione, dal Guatemala, della coltivazione del mais, mentre i primi reperti archeologici che indicano la presenza di una cultura evoluta risalgono al 1500 a.C. Questa data, universalmente accettata dagli archeologi, segna l’inizio del periodo formativo o pre-classico, che vede il suo sviluppo nella regione dell’altopiano guatemalteco, dove sono stati ritrovati i primi esempi di scrittura, di falso-arco e di struttura stele-altare, che caratterizzano la civiltà maya classica. Dopo questo periodo iniziale di rapido sviluppo, però, la regione dell’altopiano non dà più alcun contributo al progresso della cultura maya, che comincia invece a fiorire nelle pianure. Dal 292 d.C., anno riportato sulla stele di Tikal (il più antico monumento datato che sia stato ritrovato nella regione centrale) inizia il periodo classico, quello di maggior splendore, che si protrae fino al 900 d.C. circa. In questa seconda fase la zona che vide il maggior III sviluppo fu la regione centrale del Petén, la zona pianeggiante compresa tra i corsi dei fiumi Usumacinta e Motagua. Durante questo periodo vennero fondati i principali centri cerimoniali (Tikal, Palenque, Piedras Negras, Yaxchilán etc.) e l’architettura e la scultura raggiunsero l’apice del loro splendore. In seguito, verso il 900 d.C., le città cominciarono a spopolarsi. Questo fenomeno di abbandono delle città favorì l’invasione del territorio maya da parte di popolazioni straniere, in particolare i Toltechi, evento che segna l’inizio del periodo post-classico. Si verificò un cambiamento nel modo di vita, nell’organizzazione statale, nella religione e nell’arte maya. In questa fase acquistò importanza la regione dello Yucatán e qui vennero fondate le città-stato più importanti (Chichén Itzá, Mayapán e Uxmal), ormai non più centri cerimoniali, ma vere e proprie città, capitali di stati e luoghi di residenza. Le città, dapprima riunite in leghe, lottarono in seguito tra loro per l’egemonia, dando inizio al processo di frammentazione della penisola. All’inizio del XV secolo Chichén Itzá fu abbandonata e l’egemonia passò a Mayapán; ma nel 1441, in seguito alla rivalità tra le famiglie Xiu e Cocom, Mayapán fu distrutta, il governo confederato si disintegrò e cominciò il collasso finale. La caduta di questo centro politico generò un vuoto di potere; l’élite maya non fu in grado di formare una nuova struttura politica centralizzata, e ogni “signore”, secondo la tradizione indigena raccolta da IV Landa, “yéndose cada uno a su tierra”1, e dalla sua rispettiva capitale cominciò a governare con il titolo di halach uinic2 o gran signore. Non si sa molto circa quante capitali sorsero dopo la caduta di Mayapán, ma quando gli spagnoli cominciarono a circumnavigare le coste dello Yucatán esistevano le seguenti: Calkiní, Ekbalam, Calotmul, Hocabá, Can Pech, Maní, Chancenote3, Motul, Chauac-há, Popolá, Chetumal, Sací, Chichén Itzá, Sotuta, Cozumel, Tihosuco, Dzidzantún e Belma. In questi centri politici risiedevano gli halach uinicob4, e da essi dipendevano un numero variabile di batabob5 o cacicchi, che governavano i loro rispettivi 1 Diego de Landa, Relación de las cosas de Yucatán, México, Conaculta, 1994, p. 98. 2 L’halach uinic era il capo politico delle città-stato yucateche, e deteneva anche importanti funzioni religiose. Cfr. Roys, The Indian Background of Colonial Yucatan, Washington, Carnegie Institution, 1943, p. 129. 3 La parola maya dzonot ha dato origine alla parola spagnola cenote che indica un pozzo d’acqua naturale. I popoli indigeni costruirono le loro città in prossimità di questi pozzi, giacché lo Yucatán, a causa del suolo calcareo è una regione prevalentemente arida. Per questo motivo i nomi dzonot o cenote accompagnano molti nomi dei villaggi della penisola. 4 Il plurale in maya si forma aggiungendo il suffisso –ob alla parola. 5 Il batab, o capo locale, era il responsabile di ogni città di una certa importanza. Era coadiuvato nelle sue funzioni da un gruppo di ah kulels. Era anche capo delle forze armate, ma come suo subordinato annoverava anche un nacom, o capo di guerra, che era materialmente il capo militare. Cfr.Roys, Op. Cit., 1943, p. 129. V villaggi. I maya chiamarono questa gamma di relazioni politiche cúuchcabal, e gli spagnoli provincia.6 La struttura politica delle province indigene constava di tre livelli. Il primo era il cuchteel, in spagnolo parcialidad o quartiere, formato da un gruppo di case che riuniva fino a sei famiglie. Il cuchteel riforniva l’élite di prodotti agricoli e manodopera; gli uomini erano reclutati nell’esercito. Il secondo livello era il batabil o signoria, sotto il dominio del batab o cacicco. A lui erano sottomessi politicamente e amministrativamente un gruppo di cuchteel, e risiedeva in uno di questi, chiamata dagli spagnoli cabecera, o capoluogo. Generalmente i cuchteel si trovavano ad una certa distanza da dove viveva il batab, per cui questi nominava per ogni quartiere un funzionario chiamato in maya ah cuch cab perché si occupasse dell’amministrazione. Il batab aveva la funzione di tenere in contatto la popolazione a lui sottomessa con l’halach uinic, da cui dipendeva. Il batab riceveva parte degli eccessi tributari di prodotti e forza lavoro e tramite l’ah cuch cab convocava la popolazione dei suoi cuchteel in caso di guerra, festività o cerimonia.7 Il terzo livello era incarnato dall’halach uinic, che risiedeva nella capitale. Da lui dipendevano i cacicchi. La 6 Matthew Rastall, The Maya World, Satanford University Press, 1997, p. 24. 7 Ibid. VI carica era ereditaria per via patrilineare, le sue funzioni erano religiose, militari, giudiziali e politiche.8 Questa è la situazione politica e sociale che trovarono gli spagnoli quando per la prima volta sbarcarono sulle coste yucateche. 1.2 Cosmogonia e Cosmologia L’unità del calendario maya era il giorno, o kin. Il secondo ordine di unità, composto di 20 kin, era il uinal, equivalente grosso modo al nostro mese. Il terzo ordine, il tun, era composto da 18 uinal, ossia da 360 giorni. Sopra il terzo ordine l’unità o progressione era uniformemente il 20, come appare dai valori numerici di tutti e nove gli ordini dei periodi di tempo: 20 kin = 1 uinal, 20 giorni 18 uinal = 1 tun, 360 giorni 20 tun = 1 katun, 7200 giorni 20 katun = 1 baktun, 144.000 giorni 20 baktun = 1 pictun, 2.880.000 giorni 20 pictun = 1 calabtun, 57.600.000 giorni 20 calabtun = 1 kinchiltun, 1.152.000.000 giorni 20 kinchiltun = 1 alautun, 23.040.000.000 giorni I tre più comuni computi ciclici usati dagli antichi maya (l’almanacco di 260 giorni, l’anno vago di 365 giorni e la serie calendarica di 52 anni) sono concezioni antichissime, condivise da tutte le culture Mesoamericane. Ma i maya utilizzavano altresì un 8 Matthew Rastall, Op. Cit., 1997, p. 26. VII sistema cronologico esclusivo, conosciuto come computo lungo, o serie iniziale. Il computo lungo funzionava indipendentemente dai cicli di 260 e 365 giorni: era una cronologia assoluta, che calcolava il passare del tempo da una data 0 iniziale. In questo modo i Maya abbinavano ad una concezione ciclica del tempo, rappresentata dal computo corto, anche l’idea più moderna di tempo lineare. 1.2.1 Lo tzolkin L’almanacco sacro di 260 giorni determinava l’andamento della vita cerimoniale e forniva una base per le profezie. Le date di nascita erano registrate secondo questo almanacco e la divinità protettrice di quel giorno particolare diventava strettamente associata al destino della persona. L’almanacco non era diviso in mesi ma era un’unica successione di 260 giorni, ciascuno designato premettendo un numero da uno a tredici a uno dei venti nomi di giorni maya9. L’almanacco non poteva avere nessun nome di giorno senza numero di accompagnamento. Soltanto quando ognuno dei tredici numeri era stato annesso a turno a ognuno dei venti nomi di giorni il ciclo dell’almanacco era completo, 9 I nomi yucatechi dei 20 giorni: Imix, Ik, Akbal, Kan, Chicchan, Cimi, Manik, Lamat, Muluc, Oc, Chuen, Eb, Ben, Ix, Men, Cib, Caban, Edznab, Cauac, Ahau. VIII e cioè erano trascorsi i 260 giorni. Il calendario sacro di 260 giorni, tzolkin, è il più articolato dei sistemi usati per contare il tempo. Secondo le teorie più recenti si basa sul periodo della gestazione umana; solo in un secondo tempo venne associato alla predizione del destino delle persone ed alla celebrazione delle feste religiose. 1.2.2 L’haab L’anno vago, o haab, era composto da diciotto mesi (uinal) di venti giorni ciascuno10 più un periodo conclusivo di cinque giorni chiamati uayeb11, ma conosciuti anche come “giorni senza nome” o “infausti”, per un totale di 365 posizioni nell’anno calendariale. L’haab si avvicinava all’anno solare, leggermente più lungo di 365 giorni; si basava su osservazioni astronomiche e soprattutto era dedicato a registrare i cambi stagionali lungo l’anno.
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