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Oggetto: PROGETTO per la realizzazione di un nuovo capannone destinato all’ampliamento di un allevamento avicolo sito in Via Sprocara per conto della Società Agricola Errebifree società semplice.

Localizzazione intervento: Via Sprocara n. 3, Villa Bartolomea (VR) Identificazione catastale: N.C.T. Foglio 59 Mappale n. 14-85-318-320 Identificazione urbanistica: P.R.G. Zona E1 Rurale – Aree di rilevante interesse paesaggistico e naturalistico, caratterizzate dalla presenza di aree vincolate e/o boschi. Proprietà: Società Agricola Errebifree Società Semplice, Sede Legale: Via Sprocara n. 3, 37049 Villa Bartolomea (VR)

Relazione paesaggistica (Redatta ai sensi del D.P.C.M. 12 Dicembre 2005)

1 Inquadramento Generale

La relazione paesaggistica di cui al presente documento ha per oggetto la realizzazione di un nuovo capannone per l’ampliamento di un allevamento avicolo di riproduttori oltre ai quattro già esistenti e la copertura della concimaia esistente. L’intervento è realizzato nel Comune di Villa Bartolomea, in Via Sprocara n. 3, nella porzione sud del territorio Comunale che confina a sud con i Comuni di e Ceneselli, in provincia di Rovigo. Il Comune di Villa Bartolomea dista 45 chilometri da . Rispetto al capoluogo di Provincia è in posizione sud est ed è il penultimo comune lungo il corso dell'Adige prima della provincia di Rovigo. Gran parte del territorio comunale è occupato dalle ampie Valli Grandi Veronesi, mentre gli insediamenti urbani di Villa Bartolomea, Spinimbecco e Carpi si sviluppano nelle vicinanze del fiume. La frazione di San Zeno in Valle, ormai in spopolamento, è situata al confine meridionale del comune, presso il fiume Tartaro e il Canale Emissario. Il territorio di Villa Bartolomea, per gran parte compreso all'interno delle Valli Grandi Veronesi, fu a lungo minacciato dal dilagare delle paludi, arrestate solo grazie alla costruzione di argini. Dopo numerosi tentativi, il problema fu risolto in epoca moderna grazie alle bonifiche. Ciò permise di convertire il territorio in terreno agricolo e portò alla creazione della frazione di San Zeno in Valle. Il Comune è interessato dall’attraversamento in direzione nord-ovest/sud-est dalla Strada statale n. 434 Transpolesana e della linea ferroviaria -Rovigo.

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Morfologicamente caratterizzato dallo scenario paesaggistico-ambientale della bassa pianura Veronese, il territorio comunale si presenta antropizzato nella fascia compresa tra il fiume Adige e la Strada Statale Transpolesana, mentre mantiene caratteristiche di buona integrità del paesaggio rurale nella zona più meridionale.

Figura 1: Territorio Comunale di Villa Bartolomea- Fonte Google Maps.

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2 Inquadramento territoriale ed urbanistico dell’opera

L’impianto esistente, di proprietà della Società Agricola Errebifree Società Semplice, è posto fra le Province di Verona e Rovigo risultando separato dal territorio Rodigino da due corsi d’acqua: la fossa Maestra (o Emissario Principale) e il canal Bianco. La proprietà della Società Agricola Errebifree Società Semplice è catastalmente costituita da un fondo agricolo distinto al Catasto Terreni al Foglio n. 59, Mappali 14 – 85 – 318 – 320, in particolare il lotto è caratterizzato da una superficie pari a 70.358,00m2. Si riporta di seguito l’estratto di mappa catastale con inserimento del nuovo capannone.

Figura 2: Estratto di mappa Catastale con inserimento nuovo capannone.

L’impianto è attualmente composto da:

- n. 4 capannoni avicoli per allevamento di riproduttori; - un corridoio di collegamento tra i 4 capannoni e con un locale accessorio; - locale accessorio all’allevamento con bagni, docce, spogliatoi, locale mensa, deposito - n. 3 silos per il deposito del mangime - n. 3 serbatoi per lo stoccaggio del GPL; - una cisterna del gasolio

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- n. 1 cella frigo per gli animali morti; - un cancello per l’ingresso all’impianto dotato di arco di disinfezione per il lavaggio e la pulizia dei mezzi; - un’ abitazione di custodia; - un locale accessorio destinato a stoccaggio scorte, deposito temporaneo rifiuti, locale per generatore di corrente e per frigo medicinali; - un piazzale asfaltato e recintato per la sosta degli automezzi; - un piazzale asfaltato e recintato per il carico e lo scarico degli animali e il carico della pollina; - una concimaia.

L’intervento in oggetto prevede:

- la costruzione di un nuovo capannone avicolo; - il posizionamento di n.3 silos, due a fianco dei tre già esistenti ed uno nella mezzeria del fianco sud del nuovo capannone; - la realizzazione della copertura della concimaia; - il posizionamento di un ulteriore serbatoio GPL; - la realizzazione di un nuovo piazzale asfaltato per il carico e lo scarico degli animali e il carico della pollina; - la realizzazione di un nuovo ingresso con arco di disinfezione e piazzola con finitura impermeabile per raccolta acque di lavaggio; - nuova strada con finitura ad inerte per l’accesso al nuovo capannone;

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Figura 3: Pianta Stato di Progetto.

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Nelle immediate vicinanze dell’allevamento non vi sono siti sensibili come nuclei abitativi o altri allevamenti, infatti l'allevamento avicolo in oggetto è posto: - a distanza superiore ai 1500m dai centri abitati limitrofi; - ad una distanza superiore ai 1500m dal limite della zona agricola imposta dal Piano Regolatore - ad una distanza superiore ai 1500m da un allevamento di avicoli da riproduzione sito in Via Motta di proprietà della Società Agricola Zandonà Elvino; - da un impianto a biogas; - da un allevamento di suini da ingrasso sito in Via Argine della Valle di proprietà della Società Agricola Porcellino d'Oro; - da un allevamento di bovini da carne sito in Via Beccascogliera di Proprietà dell'Azienda Maragno Nadia.

Figura 4: Estratto di Mappa dalla Carta Tecnica Regionale con distanze.

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Il Piano Regolatore Generale vigente per il territorio di Villa Bartolomea classifica l’ambito territoriale su cui insisterà il nuovo capannone all’articolo n. 48 delle NTA come Zona E1: rurale – Aree di rilevante interesse paesaggistico e naturalistico, caratterizzate dalla presenza di aree vincolate e/o boschi. Le trasformazioni del territorio agricolo, conseguenti ad interventi nel campo edilizio, urbanistico, sull’ambiente e sul paesaggio, sono regolati dalla L.R. 24/1985 e dalle Norme tecniche di attuazione del P.R.G., nel caso queste siano più restrittive.

Figura 5: Estratto di mappa da P.R.G.

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Si riportano di seguito gli estratti di mappa del P.A.T.I. vigente per il Comune di Villa Bartolomea.

- Estratto di Mappa dalla Carta dei vincoli e della pianificazione Territoriale: evidenzia a titolo ricognitivo le aree vincolate per legge ai sensi del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42 – Codice dei beni culturali e del paesaggio artt. 136. 142.

Nella zona interessata insiste un vincolo paesaggistico definito nell’articolo 142 – comma c) del D. Lgs. 42/2004. In conformità a quanto previsto dall’art.142 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n.42 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le presenti norme individuano e tutelano i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con RD 1775/1933 e conforme al provvedimento del Consiglio Regionale n.940 del 28 giugno 1994.

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- Estratto di Mappa dalla carta delle Invarianti: assume ambiti, elementi lineari e/o puntuali, avviando un processo descrittivo ed interpretativo capace di riconoscere e comunicare la consistenza qualitativa e quantitativa del patrimonio territoriale.

art. 38 – Invarianti di natura paesaggistico-ambientale: Trattasi di elementi puntuali, lineari e areali del paesaggio naturale ed antropizzato quali alberi, filari di alberi, alberi monumentali, siepi, la maglia interpoderale delle valli grandi, i corsi d’acqua e il Sito di Importanza Comunitaria Fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine.

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- Estratto di Mappa dalla carta delle Fragilità

Sulla base degli studi effettuati e della classificazione proposta, sono individuate le tipologie di limitazioni all’attività edificatoria: AREA IDONEA: gli interventi sono soggetti a norme generali di tutela dal rischio geologico– idraulico; AREA IDONEA A CONDIZIONE: gli interventi possono essere autorizzati sulla base di puntuali elaborazioni geologico–tecniche, analitiche e progettuali, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, finalizzate a definire la fattibilità dell’opera, le modalità esecutive e gli interventi da attuare per la realizzazione e per la sicurezza dell’edificato e delle infrastrutture adiacenti; AREA NON IDONEA: la nuova edificabilità è preclusa per l’elevatissima penalizzazione. In particolare in tali aree non sono ammessi nuovi interventi edilizi come definiti all’art.3 del DPR n. 380/2001fatti salvi gli interventi sull’esistente di cui al comma 1, lettera a), b), c) e d). Sono comunque consentite le infrastrutture stradali e impianti tecnologici di interesse pubblico, previo puntuali elaborazioni geologico-tecniche, finalizzate a definire le modalità di realizzazione delle opere e gli interventi da attuare per garantire le condizioni di sicurezza delle opere stesse, nonché dell’edificato e delle infrastrutture adiacenti.

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- Estratto di Mappa dalla carta delle Trasformabilità Riferimento legislativo: LR n.11/2004 – art.13 comma 1, lettera c) e LR n.11/2004 – titolo V

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Art. 63 – Interventi di riordino della zona agricola: trattasi di zone a prevalente destinazione agricola, così come definite all’ articolo 62, dalle quali differiscono perché caratterizzate da un paesaggio che presenta elementi tradizionali eterogenei ad alta integrità ecologico-paesaggistica. Tali aree sono costituite da matrici naturali primarie in grado di costituire sorgenti di diffusione per elementi di interesse ai fini della biodiversità, da fasce di appoggio alle matrici naturali e dalle aree per il rispetto dell’ambiente naturale della flora e della fauna. In tale contesto assumono particolare rilievo, quali elementi funzionali alla coerenza della rete: - le aree verdi di maggiore estensione e con notevole differenziazione degli habitat; - corsi d’acqua naturali e artificiali e la rispettiva vegetazione ripariale; - siepi e filari.

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2.1 Analisi ambientale

Il sito in oggetto è nel territorio del Comune di Villa Bartolomea al confine meridionale del Comune di Villa Bartolomea e della provincia di Verona con la provincia di Rovigo. Si tratta di area in ambito agricolo con presenza di insediamenti residenziali, che non ricade all’interno di area naturale protetta. Il territorio delle Valli Grandi Veronese, di cui è parte l’area comunale di Villa Bartolomea, si estende nella parte più depressa della Pianura Veronese. La porzione di territorio in cui è inserita l’area di indagine è caratterizzata da un aspetto pianeggiante tipico della bassa Pianura Padana, con caratteristiche di valle di bonifica. A sud dell’area scorre la Fossa Maestra che in questo tratto scorre con direzione Ovest-Est e rappresenta uno dei canali di bonifica che caratterizzano il territorio meridionale di Villa Bartolomea. L’area è inoltre confinante a Ovest con uno dei canali di bonifica che solcano il territorio, mentre ai lati nord ed Est confina con terreni agrari. L’unico canale che ha decorso naturale è rappresentato dallo Scolo Cagliara, che scorre circa 600m ad Ovest del sito di progetto con direzione prevalente Nord - Sud, e defluisce nella fossa Maestra. Nell’immediato intorno non vi sono elementi idrografici naturali in quanto la rete idrografica presente è stata regolata con le bonifiche che si sono succedute in tempi storici.

Figura 6: Immagine del territorio circostante l'impianto esistente.

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Figura 7: Immagine del territorio circostante l'impianto esistente.

Figura 8: Immagine del territorio circostante l'impianto esistente.

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Figura 9: Immagine del territorio circostante l'impianto esistente.

Figura 10: Immagine del territorio circostante l'impianto esistente.

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2.2 Cenni storici

Il territorio delle Valli Grandi Veronese, di cui è parte l’area comunale di Villa Bartolomea, si estende nella parte più depressa della Pianura Veronese. La pianura che costituisce il territorio comunale è formata da depositi alluvionali post-glaciali, fu soggetta a continue modifiche soprattutto a causa delle divagazioni dei fiumi Adige, Mincio e Po che dilagarono nella piana con continuo cambiamento di regime idraulico e dei loro stessi corsi. Soltanto nel più recente passato il bacino ha cominciato ad assumere una fisionomia indipendente dal regime dei due grandi fiumi pensili, che pur ne condizionano l’assetto. L’ampio territorio vallivo è stato soggetto per parecchi secoli ad uno stato palustre, cui contribuirono le ripetute esondazioni del Fiume Tartaro, che trova origine nella fascia delle Risorgive a nord del territorio che attraversa longitudinalmente, e dei suoi affluenti di destra e di sinistra. In particolare alcuni studi climatologici hanno individuato diversi fasi cicliche a seguito delle quali i fiumi modificarono la loro morfologia con diffusi alluvionamenti e arretramento della linea di costa e pertanto delle azioni erosive e deposizionali dei corsi d’acqua. L’intero bacino dell’antico Tartaro nel basso veronese costituì per lunghissimi secoli un’unica grande palude. E’ certo, comunque, che gli impaludamenti delle Valli Grandi Veronesi erano già noti in epoca Romana. Fasi climatiche alternate portarono a cambiamenti del corso atesino fino al medioevo con rotte e alluvioni che interessarono in più parti il territorio. Durante l’alto medioevo gran parte della pianura veronese fu ricoperta da boschi e paludi in concomitanza con il grave disordine idrografico verificatosi dopo l’età romana. Rimane testimonianza indiretta di una grossa impresa di bonifica avvenuta verso la metà del secolo XIV nell’estremo lembo della pianura Veronese a sud-est, presso l’Adige. Tale opera subì nuove inondazioni dell’Adige: nei documenti si parla di varie rotte che interessarono l’ambito comunale di Villa Bartolomea. e opere di bonifica, portate avanti soprattutto da privati riuniti in consorzio e iniziate nel secolo XIV nella rimanente parte del territorio veronese, non le interessarono principalmente a causa di ragioni strategiche e contrasti politici (essendo zone di confine), oltre che per la difficoltà dell’opera (controllo di Tartaro, Po e Adige). Per quasi un secolo (dal 1750 al 1830) si susseguirono gli studi e i progetti per la bonifica dei territori soggetti alle esondazioni del Tartaro, volti principalmente a realizzare due tipi di intervento: la chiusura del diversivo (avvenuta nell’anno 1838) e la regolazione del fiume Tartaro, in modo che, approfondito e canalizzato, divenisse il colatore naturale del comprensorio. Solo dalla metà del 1800 importanti provvedimenti furono intrapresi per tentare di riportare a coltivazione quei terreni già abitati sia in epoca preistorica che in quella romana. Dopo immani

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ANDREA MIGLIORINI - I N G E G N E R E fatiche la completa e stabile sistemazione dei terreni si concluse solo nel 1970. In quella data fu terminata la costruzione delle tre botti-sifone, grandi opere idrauliche attraverso le quali i fiumi Bussè, Menago e Tregnone poterono sovrapassare la fossa Maestra ed immettersi direttamente nel grande fiume Tartaro nel frattempo adeguato alle nuove esigenze. Il Tartaro venne, infatti, approfondito e regolarizzato ed ebbe funzione di scolo delle acque veronesi dei bacini superiori di Tartaro, Tione e Bussè e della totalità delle acque ostigliesi e mantovane. Il prosciugamento delle zone paludose venne considerato compiuto, ma, a causa di un forte costipamento del suolo nella zona valliva, nel giro di pochi decenni i due terzi circa dei terreni del comprensorio dovettero ricorrere al sussidio di impianti idrovori. Al fine della realizzazione di un’organica sistemazione idraulica del territorio, il consorzio Valli Grandi e medio veronese, nel 1965 ha ampliato il comprensorio fino a raggiungere l’origine dei corsi d’acqua che si riversano nella zona valliva. Nel decennio successivo sono stati ultimati i lavori di scavo della Fossa Maestra con abbassamento dell’alveo, la cui sistemazione ha permesso di togliere gli impianti idrovori esistenti sostituendoli con chiaviche di libero deflusso e scarichi liberi. Il vecchio corso del Tartaro vecchio confluisce dopo definitivamente nel grande canale del Tartaro nuovo che, a metà degli anni 70 ha portato al decisivo e completo prosciugamento dei terreni vallivi. In molti tratti il vecchio corso rimane comunque ancora riconoscibile. Anche il fiume Tione, anch’esso trasformato in un profondo canale, confluisce nel Tartaro 2,3 Km prima che questi si immetta nel Canal Bianco. A sud della unione dei fiumi Tione e Tartaro si trova la Palude del Busatello che è una delle poche aree paludose residue nella provincia di Verona, nel comune di ( ad Ovest dei confini comunali di Villa Bartolomea). Il Consorzio di Bonifica dell’area è stato istituito nel 1880 e successivamente riorganizzato ed esteso fino al 1978 quando ha raggiunto con al denominazione Consorzio di Bonifica Valli Grandi e Medio veronese una superficie di Ha 60.328 e km 1246 di rete idraulica Dal 2010 è è stato costituito e reso operativo il Consorzio di bonifica veronese, derivante dalla fusione degli Enti: Consorzio di Bonifica Adige Garda, Consorzio di Bonifica Agro Veronese Tartaro-Tione e Consorzio di Bonifica Valli Grandi e Medio Veronese. Nella zona delle Grandi Valli trovano riparo diverse specie di uccelli nidificatori (tuffetto, martin pescatore, tortora selvatica, fringuello, cardellino e usignolo) ed alcune di uccelli di passo - alcuni rarissimi - come il germano reale, la marzaiola, il falco di palude, la folaga, la ghiandaia, lo scricciolo e il gabbiano reale. I particolari caratteri geomorfologici che caratterizzano l’ambito hanno garantito la conservazione sia delle antiche frequentazioni umane che delle tracce delle trasformazioni naturali ed antropiche dell’area. Sono individuabili numerose testimonianze di rilevante interesse e integrità, segnalate: - dagli antichi paleoalvei e bassure;

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- dai reperti archeologici delle antiche frequentazioni umane: come i villaggi e le necropoli rinvenute nell’intero territorio delle valli e lungo i corsi d’acqua principali; - dalle motte e dai dossi fluviali; - dagli interventi millenari per fronteggiare le continue e rovinose piene dei fiumi, prosciugare e bonificare le zone paludose, nonché dalla moltitudine di canali artificiali ed arginature, opere idrauliche per regolare il deflusso delle acque, idrovore, chiuse, rogge, ponti, molini e pile; - dall’habitat della bonifica, caratterizzato dalla maglia regolare di ampie distese coltivate, dalla rete di canalizzazioni e dalle case coloniche di inizio secolo; - dai mulini e dalle pile da riso, dall’ordinamento fondiario, dalle corti rurali con relativo podere, ancora oggi attive, che raccontano della rivoluzione agraria che nel XVI secolo introdusse la coltivazione del riso; - dalle ville del Settecento e dell’Ottocento; - da alcuni tratti di paesaggio naturale relitto ancora perfettamente integro (anche nei panorami) e localizzati lungo i fiumi Tartaro, Tione, Bussè, Menago e Tregnone.

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2.3 Uso reale del suolo

L’area interessata al progetto è compresa in un’area ad elevata utilizzazione agricola. L’assetto vegetazionale dell’ambito territoriale è connotato da coltivazioni di cereali, barbabietole da zucchero, vite, tabacco e ortaggi. Le grandi estensioni agricole, ricavate grazie alle opere di bonifica, compongono un paesaggio estremamente disegnato, rigato da un fittissimo reticolo di canali, attraversato da corsi d’acqua ed ambiti fluviali di pregio ambientale. L’area oggetto di analisi si trova in fregio alla Fossa Maestra, canale che confluisce più ad Est-Sud Est nel Canal Bianco, in un territorio un tempo rappresentato da un vasto acquitrino che da epoche storiche è stato oggetto di bonifiche.

Figura 11: Estratto di Mappa dal PTRC del – Tavola 09 Sistema del territorio rurale e della rete ecologica: Bassa Pianura Veronese e Valli Grandi

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L’ambito territoriale è delle Valli Grandi Veronesi di cui all’omonimo Piano d’Area è interessato dalle aree appartenenti alla Rete Natura 2000: SIC e ZPS IT3210013 Palude del Busatello e SIC IT3210042 Fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine. L’area di intervento risulta, comunque, situata ad una distanza maggiore di 10 km. dai suddetti siti.

Figura 12: Estratto di mappa dalla carta Rete Natura 2000.

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L’area di intervento è posta al confine della nella porzione di territorio che per i reperti archeologici e i siti individuati rientra nell’ambito per l’istituzione di parchi e riserve naturali e archeologiche di cui all’art. 27 del P.T.R.C.

Figura 13: Estratto di mappa dal PTRC. Ambiti di paesaggio - Atlante riconoscitivo.

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3 Analisi dell’impatto ambientale e interventi di mitigazione.

3.1 Impatto ambientale dovuto alla fase di realizzazione dell’intervento

Per la realizzazione dell’opera si renderà necessario l’allestimento di aree di cantiere destinate ad ospitare le eventuali centrali di betonaggio, le vasche di decantazione delle acque di lavorazione, le strutture precarie che ospiteranno gli uffici di cantiere ed i relativi servizi, la localizzazione ed il posizionamento di vasche e depuratori per il trattamento delle acque reflue, le necessarie piste per i mezzi operativi, la localizzazione di idonei metodi di approvvigionamento di inerti per la formazione dei rilevati stradali, delle opere in cemento armato e delle pavimentazioni, nonché le aree per il deposito definitivo del materiale di risulta proveniente dagli scavi e non reimpiegabile.

3.1.1 Occupazione del suolo

La fase esecutiva delle opere in progetto comporterà, prima dell’avvio della fase di costruzione, la realizzazione di un unico impianto di cantiere principale, facilmente accessibile sia dalla viabilità esistente che dalle piste di cantiere e dalle zone operative . Tale area di cantierizzazione sarà prevista molto probabilmente all’interno dell’area di intervento, ben servita da servizi e dall’erogazione di energia elettrica; oltre ad essa si realizzeranno altre piccole realtà operative coincidenti con le opere d’arte principali. Questa fase logistica del processo di cantierizzazione si rende necessaria sia per la razionale distribuzione dei punti di fornitura dei materiali, entro distanze aventi tempo di percorrenza accettabile (riduzione dei tempi d’attesa del materiale necessario), che per permettere un controllo diretto sui mezzi e sulle maestranze impiegate, nonché per assicurare il rispetto della tempistica organizzando e pianificando in modo produttivo l’avanzamento cronologico dei lavori. L’occupazione del suolo risulterà limitata e coincidente in seguito con la delimitazione stabile della struttura; inoltre l’impiego di strutture prefabbricate per la realizzazione dell’allevamento comporta movimentazioni limitate.

3.1.2 Tagli di Vegetazione

Le aree destinate al cantiere ed alla realizzazione dell’opera nel suo complesso si presentano morfologicamente pianeggianti e dedicate a seminativo, con scarsissima vegetazione arbustiva e di rilevanza nulla quella di medio ed alto fusto. Se necessario limitarsi al taglio degli arbusti di dimensioni ridotte sempre attenendosi al rispetto del patrimonio vegetale.

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3.2 Impatto ambientale a realizzazione ultimata del nuovo capannone;

Il progetto del nuovo capannone non può prescindere dai canoni e dalle esigenze intrinseche- tecniche di un allevamento avicolo intensivo di riproduttori. Nel progetto si è avuto cura di mantenere i canoni progettuali di cui si era tenuto conto inizialmente alla costruzione dell’impianto: - pavimentazioni esterne in terra battuta (tranne che per alcune parti asfaltate necessarie ai carichi e scarichi per l’ allevamento o per la disinfezione); - limitata altezza delle strutture che quindi risultano visibili solo da un immediato contesto locale, nel periodo estivo, con lo sviluppo del seminativo circostante, l’insediamento è visibile solo dalla sommità dell’argine dello Scolo Emissario; - coperture a falde e di colore rosso coppo come la maggior parte delle costruzioni che si possono incontrare nella zona; - mantenimento massimo di verde per la salvaguardia del contesto ambientale;

Si ribadisce che il presente intervento NON è di grande impegno territoriale. Seppur parzialmente in fascia di rispetto fluviale, aggiungere un ulteriore capannone all’impianto esistente non sarà sicuramente di rilevante impatto ambiente visivo. Si ricorda inoltre che per mitigare ulteriormente l’impatto ambientale dell’impianto furono poste a dimora piante di essenza autoctona ad alto fusto e si è circondato l’impianto con vegetazione di medio alto fusto. Non emerge alcun effetto negativo che non può essere mitigato. Si rimanda alle pagine seguenti per una simulazione dettagliata dell’intervento concernente la realizzazione del nuovo capannone e della copertura della concimaia.

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4 Documentazione fotografica dello stato attuale dei luoghi e fotoinserimenti.

Figura 14: Foto dello stato attuale dell'impianto.

Nuovo Capannone

Figura 15: Fotoinserimento del nuovo capannone.

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Figura 16: Foto dello stato attuale della concimaia

Copertura in progetto

Figura 17: Fotoinserimento copertura concimaia in progetto.

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Copertura in progetto

Figura 18: Fotoinserimento copertura concimaia in progetto.

Villa Bartolomea lì, 01/10/2019

Il Tecnico

(Ing. Andrea Migliorini)

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