CONSORZIO DI BONIFICA DELLA

(L.R. n.1 del 11.1.2017) Via Annunziatella,64 c.f. 93060620775 75100 Matera – tel 0835.335515 Telefax 0835.336065

Relazione Tecnico Economica

Maggio 2018

In sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e di Bolzano, approvati in data 11.9.2008, ai sensi dell’art.27 del DL 248/2007 convertito dalla Legge 31/2008, si è stabilito di provvedere alla riforma dei consorzi di bonifica con criteri di riordino, al fine di garantire azioni organiche nonché l’economicità di gestione. Quanto ai comprensori di bonifica da identificare per le ragioni innanzi espresse, l’intesa ha consentito alla Regione Basilicata, in ragione della specificità oro-idrografica del territorio, di far riferimento a unità idrografiche omogenee, ovvero idrauliche omogenee, per la costituzione dei Comprensori di bonifica. In considerazione della specificità oro-idrografica del territorio regionale, nonché delle criticità riscontrate nelle gestioni dei due consorzi di bonifica della provincia dì , si è ritenuto di addivenire ad una valida dimensione gestionale che assicuri una funzionalità operativa e l’economicità della gestione che si è ritenuto possa essere assicurata soltanto con l’istituzione di un unico Consorzio di bonifica avente competenza sull’intero territorio regionale. La Legge Regionale del 11.01.2017 n.1, la Regione Basilicata, al fine di promuovere e riorganizzare l’attività di bonifica sull’intero territorio regionale, ha costituito il “Consorzio di Bonifica delle Basilicata”.

IL Consorzio di Bonifica della Basilicata è inquadrato nel sistema Legislativo come Struttura giuridica di diritto pubblico economico con natura associativa obbligatoria, espletante funzioni di interesse pubblico nello svolgimento dell’attività di bonifica integrale che già pensata ed attuata per scopi preminentemente agricoli in un contesto storico sociale ben definito, ha visto nel corso del tempo, anche in funzione dei profondi mutamenti socio economici e di destinazione d’uso che i territori sui quali è stata applicata hanno subito, ampliare il campo degli effetti esercitati.

Gli effetti delle trasformazioni in atto nell’uso del territorio hanno condotto ad un radicale mutamento del regime idraulico dello stesso, tanto che il Consorzio si trova oggi ad affrontare, con la gestione e manutenzione delle proprie opere, un compito prioritario in termini di salvaguardia del territorio stesso, ai fini della conservazione dell’assetto attuale.

Il Consorzio, operando nel delicato equilibrio acqua-territorio riveste un ruolo strategico nel garantire il suo mantenimento, cercando di rendere disponibile la risorsa idrica per il soddisfacimento del fabbisogno in agricoltura ma anche per finalità turistiche o paesaggistiche.

Nei territori della Basilicata, caratterizzati da ambienti particolarmente esposti ad una dinamica idrogeologica intensa e tale da compromettere spesso lo stesso assetto insediativo, ogni tipologia di intervento deve basarsi sull’efficienza delle strutture per il controllo delle acque in eccesso e per una regolazione dei flussi che sopperisca alla irregolare distribuzione delle precipitazioni atmosferiche.

In questo contesto è maturato, ormai da tempo, il concetto che la bonifica non deve essere circoscritta al solo prosciugamento delle acque in eccesso per un uso efficiente del territorio, ma deve ricomprendere ogni azione funzionale allo sviluppo socio-economico del territorio interessato.

La legge regionale n.1/2017, con specifico riferimento alla materia riguardante le attività inerenti alla bonifica e più in generale alle attività di difesa, manutenzione finalizzate ad una ulteriore valorizzazione del territorio, sia da un punto di vista ambientale che produttivo, ha stabilito una fondamentale innovazione in tema di programmazione dello svolgimento della predette attività.

Tanto sarà attuato mediante approvazione del Nuovo Piano Generale di Bonifica, previsto all’art.3 della Legge 1/2017.

Nell’ambito della formulazione della Nuova Legge è stata collocata una funzione propositiva da parte del Consorzio in tema di pianificazione degli interventi.

Il Nuovo Piano generale di Bonifica mira alla realizzazione di un programma d’intervento, condiviso tra tutte le realtà pubbliche interessate, che costituisca un caposaldo di programmazione atto a scongiurare il realizzarsi di iniziative da parte locali, sub-regionali o dello stesso consorzio, che risultino disarticolate e non condivise.

Tale nuova Organizzazione permetterà anche una migliore utilizzazione delle risorse economiche, fornendo al Consiglio Regionale anche uno strumento di controllo e monitoraggio in merito allo svolgimento delle attività programmate che, come previsto dalla Legge 1/2017, troverà attuazione mediante programmi triennali, approvati dalla Giunta Regionale tenendo conto delle disponibilità finanziare.

Pertanto, tutte le iniziative intraprese da qualsiasi soggetto (regione, comuni o consorzio) ognuno nel rispetto delle competenze assegnate dalla vigente legislazione, dovrà tener conto di quanto programmato dal predetto Piano.

La possibilità di poter definire preventivamente un insieme di interventi, organicamente concertati, corrispondenti alle reali esigenze territoriali, permette di garantire un nuovo approccio operativo all’azione di tutti i soggetti coinvolti, che proietta in un nuovo modello di intervento pubblico che mira quanto più possibile ad essere coerente con i principi di sostenibilità economica, ambientale e sociale ed essere più vicini alle esigenze delle comunità, che sia in grado di tener conto delle reali vocazioni del territorio, tenendo in debito conto la sostenibilità ambientale, in relazione agli indirizzi comunitari di salvaguardi degli ecosistemi sia acquatici che terrestri per la salvaguardia del c.d. “deflusso minimo vitale”, andando oltre quelli che sono le tradizionali attenzioni, specie dei consorzi, aventi ad oggetto la gestione della distribuzione della risorsa idrica o la difesa idraulica, prevendo anche la possibilità di porre attenzione all’aspetto paesaggistico.

Al Consorzio è demandato il Compito di procedere a formulare una proposta organica del Piano Generale di Bonifica oltre a elaborare le proposte dei piani triennali di attuazione.

E’ evidente l’entità del mission assegnata al Consorzio considerate le diversificate definizioni che il predetto Piano dovrà contenere.

Innanzi tutto si rende necessario procedere a definire il c.d. stato di fatto dell’attività di bonifica e di salvaguardia sull’intero territorio Regionale, riferito non solo al territorio rurale, ma anche nell’ottica mirata a garantire la difesa delle infrastrutture e degli insediamenti, oltre che a verificare quanto realizzato per tutelare e valorizzare le risorse ambientali considerato che il continuo evolversi di insediamenti produttivi o residenziali continua a determinare variazioni all’asseto idraulico dei territori.

Nelle stesura del documento riferito allo stato di fatto sarà necessario procedere, di concerto con enti locali e Dipartimenti Regionali, al censimento delle numerose opere aventi valenza idraulica, presenti sul territorio regionale, precedentemente non gestite dagli enti Consortili che dovranno essere considerate sia al fine della redazione del Piano di Bonifica (specie per la redazione di progetti intesi al ripristino della funzionalità necessaria in seguito allo stato di abbandono) sia per la redazione del Piano di classifica Consortile che è lo strumento che individua e valorizza i benefici che gli immobili presenti nel comprensorio traggono dalla presenza delle opere realizzate.

Da tanto potranno scaturire gli indirizzi generali dell’azione regionale, anche in merito alla definizione delle iniziative di pianificazione urbanistica territoriale.

Il Piano dovrà altresì considerare, tra le azioni d salvaguardia ambientale, gli interventi di forestazione e ripristino della stabilità delle coperture vegetali, rivolgendo attenzione alle aree montane visto che dalla oculata manutenzione dei territori a monte dipende la salvaguardia e la prevenzione da eventi che si possono verificare nei territori di valle. In un’ottica di approccio globale, le nuove linee di azione devono tener conto di tutte quelle risorse (alberature, frange boscate, pascoli, vegetazione ripariale ecc) che contribuiscono ad arricchire i corridoi ecologici che molto contribuiscono anche sotto il processo di rinaturalizzazione dei paesaggi.

Sarà pertanto essenziale andare a costituire un quadro di riferimento entro cui il Piano dovrà operare, tendo conto ovviamente come detto in precedenza non solo del territorio rurale ma concedendo comunque al settore agricolo particolare attenzione atteso che con la sua attività influisce sostanzialmente sulla qualità ambientale e territoriale essendo il settore che impegna di gran lunga la maggior parte del territorio.

Ovviamente la redazione del Piano di Bonifica non potrà limitarsi alla gestione di quanto realizzato ma dovrà saper essere in grado di considerare evoluzioni e mutamenti degli scenari territoriali e paesaggistici ascrivibili certamente a processi di crescita economica e sociale

Infatti, come accennato prima, primaria causa di alterazione dell’equilibrio idraulico, specie in termini di deflusso sotterraneo e superficiale, scaturisce dal continuo ed esponenziale espandersi degli insediamenti civili o industriali e di tutte le opere infrastrutturali connesse. In occasione di eventi meteorici importanti, la progressiva diminuzione della superficie permeabile comporta un aumento di deflusso superficiale che, oltre ad interessare la rete idrografica ordinari, comporta un sovraccarico della rete dei canali di bonifica, collegato ai canali naturali, limitandone l’efficienza (aumento dei flussi superficiali e diminuzione di quelli sotterraneo e diminuzione dei tempi di corrivazione).

Tale situazione determina spesso, a seguito di emergenze, interventi di carattere curativo ai quali va sostituito un piano di interventi preventivi e programmati, realizzando vantaggi sia di natura economica che di pubblica sicurezza.

Le consapevolezze rappresentano prerogative imprescindibili all’implementazione di un piano di bonifica che consentirà di calibrare gli interventi sulla puntuale conoscenza di quelle che sono le problematiche sulle quali si va ad intervenire, in moda da enfatizzare gli impatti positivi e mitigare quelli negativi.

Risultano pertanto assolutamente necessarie le acquisizioni di conoscenze delle esigenze territoriali che condurrebbero all’indubbio vantaggio di della condivisione delle attività presso la collettività, anche al fine di ottenere il massimo coinvolgimento delle comunità locali.

Il Nuovo Piano Generale di Bonifica, ovviamente non trascurerà la programmazione degli interventi intesi all’approvvigionamento, uso e razionalizzazione dell’utilizzo della risorsa idrica ad uso irriguo, compreso l’elaborazione del piano di riordino irriguo, iniziative miranti a migliorare l’efficienza della distribuzione idrica che incide in modo diretto sui risultati economici del settore, consentendo allo stesso di raggiungere, in alcuni contesti territoriali, risultati di eccellenza che altrimenti non sarebbero conseguibili.

Sebbene le tendenze relative ai fabbisogni idrici per fini agricoli è caratterizzata da una certa diminuzione grazie allo sviluppo delle di irrigazione più razionali ed efficienti e grazie anche alla conturizzazione degli impianti che induce gli utenti ad un parsimonioso utilizzo dell’acqua, si registrano comunque consumi eccedenti il reale fabbisogno poiché lo stato di conservazione di molti tratti degli impianti sia primari che secondari che spesso conducono alla perdita di risorsa.

La manutenzione generale delle opere di irrigazione sarà anch’essa priorità del predetto Piano, al fine di rendere più razionale l’uso della risorsa idrica, unitamente ad un Piano di riordino irriguo che individui i comprensori sui quali l’utilizzo della risorsa apporta o possa apportare reali vantaggi economici, evitando l’utilizzo di risorse finanziarie in ambiti territoriali con scarsa vocazione e attitudine agronomica.

Il contenuto delle L.R.1/2017 , oltre a confermare le attività di mera gestione, concede al Consorzio la possibilità di sviluppare una forte operatività progettuale e dì sviluppo che consenta non solo l’ottimizzazione delle infrastrutture ma anche un loro utilizzo ai fini produttivi utile peraltro all’autofinanziamento delle attività istituzionali e di sviluppo e soprattutto per gravare il meno possibile, ovvero il giusto, sui consorziati.

La costituzione del Consorzio unico si è resa necessaria con l’intendo di assicurare una gestione più funzionale ed economica che possa coinvolgere i consorzi di piccole dimensione presenti nella provincia di Potenza, aventi competenza su comprensori disomogenei e distanti tra loro, non in grado di assicurare un’organizzazione efficiente ed efficace che, purtroppo, gravava oltremodo sia sui consorziati, con un inaccettabile aumento del costi di produzione evidentemente non sostenibili per le aziende che ambiscono ad affermarsi sui mercati nazionali ed internazionali, e sia sullo stesso bilancio regionale chiamato sistematicamente a contribuire in maniera massiccia. Per tali finalità si è ritenuto di mirare ad una organizzazione generale da fondare secondo il modello organizzativo già adottato dal Consorzio dì Bonifica Bradano e Metaponto il quale con i Centri Operativi che hanno assolto da vere e proprie succursali con competenze esclusivamente di ordine operativo di presidio territoriale, di fornitura di servizi reali al territorio e di manutenzione e gestione degli impianti e delle opere in generale, hanno assicurato una proficua azione istituzionale. Il comprensorio di competenza raggruppa le aree comprensoriali prima assegnate ai disciolti Consorzi di bonifica, Bradano e Metaponto, dell’Alta val d’, del Vulture alto Bradano, nonché delle aree già di competenza del cessato Consorzio di Bonifica del Gallitello.

EX COMPRENSORIO CONSORZIO DI BONIFICA DI BRADANO E METAPONTO. Il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto è sorto a seguito della fusione, prima degli Uffici e poi anche dell'Amministrazione, dei due preesistenti e limitrofi consorzi di Metaponto e della Media Valle del Bradano. Il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto fu costituito con R.D. 16.7.1925 su un territorio di Ha. 41.863; con due successivi ampliamenti, il primo (R.D. 14.5.36 n. 454) di Ha. 11.853 ed il secondo (D.P.R. 29.4.58 n. 354) di Ha. 65.110, la superficie territoriale complessiva del Consorzio risultò di Ha. 118.826. Il Consorzio di Bonifica della Media Valle del Bradano fu costituito, invece con R.D. 27.4.1931 n. 6493 su un territorio di Ha. 104.220; con l'ampliamento di cui al D.P.R. 19.4.58 n. 353 di Ha. 32.000, la superficie complessiva del comprensorio risultò di Ha. 136.200. Con la fusione amministrativa decretata con D.P.R.1.12.1996 n.12933 il Consorzio assumeva l'attuale denominazione con un comprensorio della superficie totale di Ha. 255.046.Le superfici elencate sono quelle risultanti dai decreti indicati, ma, al momento della elaborazione dei piani di bonifica delle aree di ampliamento decretate con il D.P.R. 29.4.58 n. 354 e con il D.P.R.19.4.58 n. 353, le relative superfici a seguito delle verifiche catastali effettuate, sono risultate rispettivamente di Ha. 68.300 anziché 65.11O e di Ha.33.157 anziché 32.000. Di conseguenza, la superficie totale effettiva del comprensorio del Consorzio risulta di Ha. 259.393 e rappresenta la base territoriale di riferimento per l'inquadramento generale e per la classificazione riguardante le opere idrauliche e l'attività generale di funzionamento del Consorzio. Con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 834 stato approvato un ulteriore ampliamento del comprensorio consortile relativamente ai territori dei Comuni di Calciano, Garaguso, Grassano, Grottole, Calandra e Ferrandina in Prov. Di Matera e del Comune di in Prov. Di Potenza, interessati da aree irrigue prima gestite dall'Ente Irrigazione e poi trasferite al Consorzio. Con successivo D.P.G.R. n. 685/97, si è determinato la riduzione del comprensorio consortile privandolo dei territori ricadenti nei Comuni di , , , Palazzo S. Gervasio, S. Chirico Nuovo e Noepoli, per una superficie totale pari a Ha. 26.802. Con la legge Regionale n. 33 del 6 settembre 2001, il comprensorio consortile è stato ulteriormente variato, con la totale esclusione dei territori ricadenti in provincia di Potenza (Noepoli e Sant'Arcangelo) per complessivi Ha. 6.342 e la inclusione di tutti i territori ricadenti in provincia di Matera.

Nei 1O - 15 anni intercorsi fra la costituzione dei Consorzi e gli inizi del 2° conflitto mondiale, che determinò una oggettiva stasi di qualsiasi attività operativa, sulla base di primi atti di pianificazione generale furono realizzate, soprattutto nel metapontino, le prime opere stradali, di bonifica idraulica e di lotta antimalarica. Nel 1947 il Consorzio di Bonifica di Metaponto pose allo studio, a cura del Prof. Manlio Rossi Doria il "piano generale di bonifica e le direttive di trasformazione fondiaria" presentati all'approvazione ministeriale nel 1954. Nel lungo periodo di elaborazione il piano dovette subire continui aggiornamenti a causa del determinarsi di eventi significativi quali la proposta di ampliamento del comprensorio, l'intervenuta attuazione della legge di Riforma Fondiaria, l'operatività della costituita Cassa per il Mezzogiorno, eventi tutti che stimolarono una più ampia visione programmatica. Il piano di bonifica con le relative direttive fu approvato con D.M.10.6.1958 n. 381. Per quanto riguarda il Consorzio della Media valle del Bradano, "il piano generale di bonifica e le direttive di trasformazione fondiaria", furono elaborati fra il 1947 e il 1955 dal Prof. Nallo Mazzocchi Alemanni, e presentati all'approvazione ministeriale nel 1956.Fra il 1961 e 1962 furono, infine elaborati i piani generali di bonifica delle zone di ampliamento sia del Consorzio del Metaponto, sia di quello della Media Valle del Bradano.La superficie territoriale complessiva del comprensorio ricadeva tutta in Provincia di Matera, come di seguito elencato:

N. COMUNE SUPERFICIE IN COMPRENSORIO

1 ACCETTURA 38.667 2 ALIANO 9.632

3 BERNALDA 12.311

4 CALCIANO 4.868

5 CIRIGLIANO 1.492

6 COLOBRARO 6.591

7 CRACO 7.558

8 FERRANDINA 21.547

9 GARAGUSO 3.862

1 GORGOGLIONE 3.419 0 1 GRASSANO 4.107 1 12 GROTTOLE 11.588

1 IRSINA 26.221 3 1 MATERA 38.798 4 1 MIGLIONICO 8.893 5 16 MONTALBANO J. 13.294

17 MONTESCAGLIO 17.674 SO 18 NOVASIRI 5.211

19 OLIVETO 3.147 LUCANO 20 PISTICCI 23.147

21 POLICORO 6.729

22 POMARICO 12.873

N. COMUNE SUPERFICIE IN COMPRENSORIO

23 ROTONDELLA 7.693

2 SALANDRA 7.711 4 25 S. GIORGIO 3.894

26 S.MAURO 8.642

2 SCANZANO 7.150 7 2 STIGLIANO 20.996 8 29 TRICARICO 17.691

3 TURSI 15.693 0 3 VALSINNI 3.197 1 TOTALE 374.296

Nel comprensorio consortile ricadevano le seguenti Comunità Montane: La C.M. "Basso Sinni" per l'intero suo territorio comprendente i Comuni di Tursi, Colobraro, Valsinni, Rotondella, Nova Siri e S. Giorgio Lucano. La C.M. "Collina Materna" per la parte dell'agro dei Comuni di Stigliano ed Aliano ricadenti nel comprensorio consortile.

La C.M. "Medio Basento" per la parte del Comune di Tricarico ricadente nel comprensorio e per i Comuni di Calciano e Garaguso. I vincoli principali e di area vasta esistenti sul territorio del Consorzio sono quello idrogeologico, interessante soprattutto le aree interne e collinari, e quello paesaggistico interessante l'intera area dei Comuni metapontini, l'area della Murgia materna e quella di Timmari - S. Giuliano nei Comuni di Matera, Miglionico e Grottole. Il vincolo archeologico insiste su particolari aree del metapontino ► A livello di pianificazione territoriale e urbanistica, particolare rilievo assumono il piano paesistico del metapontino e i piani urbanistici produttivi e di insediamento turistici dei Comuni metapontini.

► Tutti i Comuni del comprensorio sono dotati di Piano Regolatore Generale o Piano di Fabbricazione.

L' ATTIVITA' DI BONIFICA

La ricorrente invasione delle acque di piena nelle zone di pianura e la difficoltà o l'impossibilità di sgrondo delle acque interne, specialmente a ridosso della costa, hanno tenuto per secoli il territorio potenzialmente più fertile della regione sotto il dominio dell'acquitrinio e della malaria. Si spiega così la generale estensivazione che fino all'immediato dopoguerra ha caratterizzato l'agricoltura di questo territorio la cui destinazione colturale risulta dominata nettamente dai seminativi e dai pascoli che perfino nella fertile piana metapontina rappresentavano rispettivamente il 68% ed il 24% della superficie produttiva totale. Scarsa era la presenza delle colture arboree, rappresentate da qualche oasi di arboricoltura di tipo tradizionale, caratterizzato da rese decisamente basse e non remunerative. A tale precarietà economico-produttiva dell'agricoltura si aggiungeva, poi, uno stato di diffuso disagio economico-sociale dovuto, fra l'altro, anche agli squilibri esistenti nei rapporti proprietà- impresa e alla mancanza di risorse secondarie e di altre attività agricole. In questa situazione maturarono le premesse della bonifica integrale, dapprima con gli interventi realizzati attraverso il MAF fino all'immediato dopoguerra e, successivamente, con l'azione massiccia e coordinata consentita dalla creazione della cassa per il Mezzogiorno, azione a cui si affiancò subito quella della Riforma Fondiaria, rivolta ad incidere profondamente sul latifondo e quindi sugli antichi squilibri economico-sociali. L'azione di bonifica e di trasformazione fondiaria fu orientata su tre direttrici principali: Creazione delle infrastrutture idonee a favorire lo sviluppo economico e civile del territorio, con particolare riferimento alle zone pianeggianti e vallive, mediante la realizzazione di: una rete di aria adeguata, che nelle aree interne assumeva la caratteristica di rete di interconnessione fra i centri abitati e quindi di rottura dell'isolamento secolare fra gli stessi; una rete di canali di bonifica per regolare la disordinata e pericolosa idrografia esistente e ridare nuovo beneficio fondiario ai terreni risanati; l'attrezzatura irrigua della maggior parte dei terreni pianeggianti del metapontino e delle valli fluviali; centri residenziali e di servizi; gli elettrodotti rurali; Trasformazione dell'agricoltura da estensiva a intensiva, attraverso la sistemazione di terreni, la introduzione di colture irrigue industriali e ortofrutticole su gran parte dei vecchi seminativi e pascoli; Modifica della struttura delle imprese e degli insediamenti umani. Mentre la prima direttrice, e in parte la seconda, hanno costituito l'oggetto specifico dell'impegno del Consorzio, tutto il resto ha rappresentato la piattaforma dell'azione dell'Ente Riforma Fondiaria in un quadro coordinato di programmazione ed esecuzione degli interventi.

L'IRRIGAZIONE

Il programma di irrigazione della pianura metapontina, pur impostato nelle sue linee generali nei piani di bonifica proposti negli anni 30, trovò la sua completa realizzazione soltanto con l'azione massiccia, nell'immediato dopoguerra, prima del MAF e poi della Cassa per il Mezzogiorno. Alla fine degli anni '50 il primo dei grandi complessi irrigui interessanti il comprensorio si poteva ritenere realizzato ed in fase di avanzato esercizio. Si tratta del complesso Bradano - Agri - Sinni alimentato dalla diga di S. Giuliano sul fiume Bradano, dalla traversa di Gannano sul Fiume Agri e dalla traversa di S. Laura sul fiume Sinni. Nell'ambito di tale complesso lo schema Bradano è alimentato dall'invaso di S. Giuliano della capacità di 107 milioni di mc., dei quali 90 milioni mediamente derivabili. Il relativo sbarramento è costituito da una diga in calcestruzzo dell'altezza di mt. 79 con una lunghezza al coronamento di mt. 314. Il territorio irrigabile servito, prima dell'intervento di riconversione delle canalette e degli adduttori a cielo aperto, aveva una estensione di Ha. 14.105 di cui Ha6.215 ricadono nel comprensorio del Consorzio ed Ha. 7.190 in quello limitrofo di Stornara e Tara in provincia di Taranto. L'alimentazione veniva assicurata dal grande canale principale "Bradano" della lunghezza di Km.31 e portata massima di 9 mc./sec., da cui, al nodo di Girifalco, si riparte l'adduttore per il comprensorio dello Stornara. Il territorio irrigabile veniva servito da una rete distributrice a canalette sviluppo di circa 314 Km. che assicurava l'irrigazione ad espansione superficiale su una superficie di Ha. 2.700 circa e da una rete tubata dello sviluppo di circa 124 Km. che, per caduta naturale o per sollevamento, assicurava a sua volta l'irrigazione ad aspersione su una superficie di circa 3.515 Ha. Ad oggi il Consorzio ha già realizzato, con un impegno finanziario di milioni 116.438.040.180, interamente sostenuto dallo Stato italiano e dalla U.E., la riconversione delle reti irrigue esistenti. Attualmente la superficie servita ricadente nel comprensorio del Bradano - Metaponto è pari ad Ha. 7.479 per la vallata del Bradano e per la pianura di Metaponto in agro di Bernalda cui si aggiunge la parte bassa di S. Basilio in agro di Pisticci per una superficie pari ad Ha. 2.946. Sicchè la superficie complessiva servita dall’'invaso di S. Giuliano assomma ad Ha. 10.425. Di contro la superficie irrigua servita da S. Giuliano ricadente nel comprensorio dello Stornara e Tara in agro di Taranto resta fissata in Ha. 7.890. Trattasi di uno schema innovativo, telecontrollato tramite computer che consentirà di valutare i consumi al campo, sicchè potranno essere modificate anche le modalità di contribuenza irrigua. Lo schema Agri - Sinni è alimentato da due sbarramenti: la traversa di Gannano sull' Agri (altezza mt. 31 e lunghezza mt. 194), fornita di 6 luci chiuse da paratoie a settore, che intercetta le acque del fiume regolate dal serbatoio del Pertusillo, determinando un invaso di compensazione plurigiornaliera della capacità di circa 2 milioni di mc.; la traversa di S. Laura sul Sinni a struttura mista, con una parte centrale tracimabile in calcestruzzo e due ali laterali non tracimabili in terra, di lunghezza totale pari a mt. 1.100 ed altezza massima di 12 mt.

La canalizzazione principale alimentata dalla traversa di Gannano corre in sinistra Agri per i primi I6,9 Km. con una portata massima di 18 mc./sec. E terminata in località Recoleta nel nodo omonimo da cui hanno origine tre canali principali: il "Recoleta" (Km. 26 e portata di 7,5 mc./sec.), il "Litoraneo" (Km. 22,7 e portata di 4,5 mc./sec.) e il "Policoro- Alto" (9,2 Km. e portata di 2,1 mc./sec.). Dalla traversa sul Sinni si riparte in sinistra il canale "Policoro" della lunghezza di Km. 12,6 e portata di 2,5 mc./sec., e in destra il canale "Nova Siri" della lunghezza di Km. 10,1 e portata di 1,2 mc./sec. Lo schema Agri - Sinni serve una superficie irrigabile di 21.920 Ha. dei quali 10.568 Ha. irrigati ad espansione superficiale a mezzo di una rete distributrice a canalette dello sviluppo di Km. 300 circa, ed i restanti 11.352 Ha. irrigati ad aspersione, per caduta naturale o per sollevamento, a mezzo di una rete tubata dello sviluppo di Km. 700 circa. Dopo la costruzione da parte dell'Ente Irrigazione della diga di Serra del Corvo sul torrente Basentello, agli inizi degli anni '70 è stata realizzata l'irrigazione ad aspersione dello schema Basentello su un territorio di Ha. 3.722 lungo le valli del Basentello e del fiume Bradano a monte del lago di S. Giuliano. A cavallo degli anni '70 e '80 è stata realizzata, infine, l'irrigazione dei piani alti metapontini nell'ambito del complesso di Monte Cotugno. Di tale complesso, a cura dell'Ente Irrigazione, sono state realizzate la diga di Monte Cotugno sul fiume Sinni (capacità utile di 430 milioni di mc.) e la grande condotta di trasporto (diametro di m. 3 e capacità di circa 20 mc/sec.) al servizio sia del territorio metapontino, sia di quello dell'arco Jonico in provincia di Taranto.

Il territorio irrigabile dominato da questo complesso è di circa Ha 23.100 ed è servito da una rete di condotte tubate principali di circa Km. 118 e da una rete di condotte distributrici di circa Km. 940. Con il complesso di Monte Cotugno, al fine di utilizzare al massino le acque invasate a quota più alta, si è nel contempo proceduto ad una integrale ristrutturazione del sistema irriguo dell'arco Jonico lucano finalizzata ai seguenti principali obiettivi: rideterminazione dei comprensori irrigui degli schemi del Bradano e dell'Agri in base alle nuove effettive disponibilità idriche ed all'esigenza di eliminare i sollevamenti del vecchio complesso Bradano-Agri-Sinni; riconversione delle aree irrigue servite a canalette in reti tubate con la sostituzione dei vecchi canali principali a pelo libero con nuove condotte adduttrici; eliminazione della traversa di S. Laura sul Sinni sia per l'esaurimento delle capacità di emungimento della falda subalvea, sia per il superamento della funzione per la quale era stata costruita; risparmio dei consumi d'acqua per effetto della riduzione delle dotazioni unitarie consentite dalla riconversione della rete a canalette, valutabile in circa 50 milioni di mc. annui. Tale complessa ristrutturazione è stata ultimata.

A completamento della ristrutturazione dell'impianto irriguo di Metaponto, le aree dominate dal complesso Monte Cotugno risulteranno di Ha. 30.434 mentre quelle dei complessi Bradano e Agri assommeranno a Ha. 22.511.

Oltre ai grandi complessi irrigui sin qui descritti, sono stati realizzati schemi minori nelle valli dell'Agri e del torrente Sauro per una superficie irrigabile totale di Ha. 1.321 e sono gestiti dal Consorzio altri schemi minori quali quello della media valle del Basento di Ha. 1.925 rientranti, per la maggior parte, nell'ultimo ampliamento del comprensorio consortile approvato con D.P.G.R. n. 834 del 24.9.93.

LE SISTEMAZIONI IDRAULICHE E FORESTALI

Dalla loro costituzione fino allo scoppio del 2° conflitto mondiale, l'attività operativa dei consorzi, in relazione alle condizioni generali dell'ambiente, ha riguardato la prioritaria esigenza di redimere terreni di pianura dal flagello della malaria, dai ristagni, dai gravi e diffusi difetti di scolo e dai ricorrenti pericoli di esondazione dei fiumi. Tale azione interessò esclusivamente la fascia litoranea metapontina al di sotto della quota di mt. 1O e riguardò: la colmata di circa 70 Ha. di ristagni; il prosciugamento di circa ha. 15 di pantani con opere di drenaggio; l'inizio del prosciugamento di circa Ha. 9.000 di terreni con canali a scolo naturale dello sviluppo di Kam. 60 circa; l'inizio del prosciugamento di circa Ha. 4.200 con canali dello sviluppo di Km. 15 e n. 2 impianti idrovori di sollevamento a Metaponto e Policoro; opere arginali dei fiumi per ml. 8.300; la costruzione di n. 6 caselli di bonifica. La massiccia attività di bonifica intrapresa nel dopoguerra, in concomitanza con il vasto programma di irrigazione, ha compreso naturalmente l'assetto idraulico del territorio metapontino e dei fondi valle, soprattutto dell'Agri e del Bradano, portando avanti e completando l'opera appena intrapresa nel periodo precedente. Così in un territorio di circa 38.000 Ha. è stata realizzata una rete di canali di bonifica di vario grado dello sviluppo complessivo di circa 1.100 Km. con una intensità di canali per Ha. di ml. 28,9. L'assetto idraulico di questo territorio ha perseguito tre fondamentali obiettivi: la bonifica dei territori bassi senza cadente naturale, posti nella pianura metapontina a ridosso della duna litoranea, attraverso una rete di canali di 240 Km. circa facenti capo a n. 9 impianti idrovori della capacità complessiva di circa 39 mc. al secondo; la bonifica dei territori di pianura con cadente naturale posti al di sotto della quota di mt. 20, generalmente a valle della SS. 106 Jonica, attraverso una rete di canali di acque alte facenti capo a grandi collettori, in alcuni casi coincidenti con corso d'acqua naturali, con scarico diretto al mare o nei fiumi; la sistemazione idraulica della quasi totalità dei corsi d'acqua naturali (torrenti, fossi, valloni) e della fittissima rete dei loro affluenti per la difesa dei terreni irrigui dallo scolo indisciplinato delle acque. Nell'area bradanica la sistemazione idraulica dei corsi d'acqua naturali ha praticamente interessato due sole aree: quella irrigua del complesso "Basentello" e l'area della valle Iesce nel Comune di Matera. Nell'area irrigua del Basentello è stata realizzata la sistemazione dell'omonimo torrente, dalla foce, nel fiume Bradano, fino alla diga di Serra del Corvo, per una lunghezza di Km. 43,3, la sistemazione dei numerosi affluenti in destra e sinistra del torrente; la sistemazione di altri corsi d'acqua interessanti l'area irrigua lungo la Valle del Bradano, per uno sviluppo totale, compreso il T. Basentello, di Km. 70 circa. Nell'area di valle Iesce è stata realizzata la sistemazione di due corsi d'acqua principali, il torrente Gravina di Matera e il torrente Jesce e dei loro principali affluenti per uno sviluppo complessivo di circa 45,7 Km.- In definitiva la rete idraulica realizzata e gestita dal Consorzio assomma a oltre 1.200 Km., interessando direttamente un territorio di circa 53.000 Ha.- Peraltro, a partire dal 1953, il Consorzio ha svolto una notevole attività nell'opera di difesa e conservazione dei suolo in zone collinari e montane, tesa a difendere le aree vallive dal trasporto solido e dalle -esondazioni causati dal disordine idrologico esistente, frenare i diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico, perseguire gradualmente l'assetto idraulico per interi bacini. azioni hanno così riguardato da una parte interventi di regimazione dei d'acqua attraverso briglie, soprattutto in terra e, dall'altra parte, interventi di rimboschimento di superfici degradate. Tale azione, perseguita in tutti i Comuni provincia di Matera ricadentinel comprensorio, si è tradotta nel rimboschimento di circa 8.000 Ha. di terreni praticamente dissestati (4.300 Ha nell'area metapontina e 3.700 Ha nell'area Bradanica). Dette opere hanno interessato circa 400 Km. di aste di corsi d'acqua minori nell'ambito dei bacini idrografici dell'estensione complessiva di circa 50.000 Ha..

LA VIABILITA’ E LE OPERE CIVILI

Per l'assoluta carenza sia di una viabilità minore comprensoriale che di una viabilità di interconnessione dei centri urbani, la realizzazione di una adeguata viabilità è stata di primaria importanza sin dalla costituzione dei Consorzi originali. La rete della viabilità realizzata si è basata infatti sulla opportunità di creare innanzi tutto una trama di strade principali di bonifica di penetrazione nei territori suscettibili di sviluppo e nello stesso tempo di collegamento fra i centri urbani isolati. Concreta testimonianza degli sviluppi dell'attività consortile nel settore è costituita dalla grande importanza assunta da numerose strade costruite dal Consorzio e poi passate in gestione all'ANAS, alle Amministrazioni Provinciali, ai Comuni. Basterà citare la SS. 106 Jonica, la SS. 380, la SS. 277, la SS. 175 per significare la notevole importanza che ha assunto la rete stradale realizzata dal Consorzio per rompere l'isolamento secolare del territorio e contribuire alla integrazione nel contesto delle attività economiche locali, regionali e nazionali. La rete stradale realizzata dal Consorzio si sviluppava per complessivi 700 Km. circa. Di questa, attualmente il Consorzio gestisce un residuo di Km. 150, di cui circa 75 Km. costituiti da strade interpoderali e di servizio alle opere idrauliche ed irrigue e circa 75 Km. costituiscono viabilità principale per la quale è in corso la procedura di trasferimento ad altre Amministrazioni. Il Consorzio ha inoltre realizzato anche una rete di circa 1.000 Km. di elettrodotti rurali a media e bassa tensione oggi trasferiti per competenza all'ENEL.

Infine, sono stati realizzati, in armonia con quanto andava realizzando l'Ente Riforma, centri di servizi civili nelle, zone maggiormente suscettibili di sviluppo. In questo quadro sono stati realizzati i centri di Borgo Metapontoa Bernalda, di Santa Maria D'Irsi a Irsina, di Nova Siri Scalo oltre i numerosi edifici diffusi nel territorio per sedi operative periferiche.

EX COMPRENSORIO CONSORZIO DI BONIFICA VULTURE ALTO BRADANO

Il Consorzio di Bonifica denominato "Vulture Alto Bradano" è stato costituito con Legge Regionale 24.04.1990 n. 18 ed ha sede in Gaudiano di (PZ).

Il comprensorio di operatività del Consorzio, come disposto dalla suddetta legge, è costituito dalla aggregazione dei territori di seguito elencati: con Decreto dei Presidente della Giunta Regionale n.661 del 07.07.1993 avviene la scissione e la regionalizzazione del Consorzio di Bonifica Apulo - Lucano con l'attribuzione della parte ricadente nella regione Basilicata, estesa ettari 38.174, al Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano; territori delle Comunità Montane del Vulture e dell'Alto Bradano, oltre ai comuni di Lavello e , riclassificati di bonifica regionale; con Decreto del Presidente della Giunta Regionale 06.08.1997 n.685, 26.802 ettari già facenti parte del Consorzio di Bonifica Bradano e Metaponto. Il Consorzio è retto dallo statuto predisposto ai sensi della LR. 33/2001, art.4 ed approvato dal Consorzio con Delibere del Consiglio dei Delegati, n.4del 29/06/2006 e n.6 del 3/10/2006; quindi definitivamente approvato dalla Regione Basilicata con Delibera di Consiglio n. 281 del 27/04/2007. La legge regionale n. 22 del 28/02/1995 detta nuove norme in materia di bonifica integrale e montana promovendo la bonifica integrale come «mezzo permanente di tutela e valorizzazione del territorio e dell’ambiente per la difesa e conservazione dei suolo e per una corretta utilizzazione e tutela delle acque ad usi agricoli nonché di potenziamento e sviluppo delle produzioni agricole e dell'Irrigazione nel quadro della programmazione economica comunitaria e nazionale, con particolare riferimento agli strumenti di politica agricola , ambientale e di difesa del suolo, dei programmi della Regione e delle Province e dei piani economici delle Comunità Montane>>. Anche con la successiva legge n.33, del 06/09/2001, che sostituisce la precedente, <

IL TERRITORIO

Il Consorzio ha un comprensorio con superficie pari ad ettari 199.399 Ricadenti su 25 Comuni interi facenti tutti parte della Provincia di Potenza. I Comuni e le rispettive superfici facenti parte del comprensorio sono di seguito elencati.

Orografia

I principali elementi che definiscono la struttura fisica de! territorio sono la presenza di tre fasce altimetriche: una zona pianeggiante e di bassa collina con altitudine compresa tra i 100 e i 300 mt. s.l.m. che si sviluppa sul 16% del comprensorio e localizzata principalmente lungo il perimetro settentrionale marcato dal F. Ofanto, una fascia collinare con altitudini comprese tra i 300 e i 600mt. che caratterizza circa il 59% del comprensorio ed infine una fascia montana appenninica che interessa la porzione più interna pari al restante 26% dove le altitudini sono superiori ai 600mt e superano anche i lOOOmt. ad Atella con il Monte S. Michele (1.262 m s.l.m.) e in agro di e con i rilievi presenti sul confine sudoccidentale

Idrografia

Il comprensorio è interessato da due bacini idrografici: quello dei Fiume Ofanto che si sviluppa nella porzione Nord ed occupa oltre il 60% del territorio consortile e quello del Fiume Bradano, situato nella porzione a sud, che interessa il restante 40% del territorio.L'Ofanto (dal latino Aufidus) è li fiume più lungo fra quelli che sfociano nell'Adriatico a sud del Reno e in assoluto il secondo del Mezzogiorno d’Italia dopo il Volturno. La sua sorgente si trova sull’Altopiano Irpino a 715 m d’altezza in provincia di Avellino. Attraversa parte della Campania e della Basilicata, scorrendo poi prevalentemente in Puglia. Sfocia nel mare Adriatico, tra Barletta e Margherita di Savoia. È lungo circa 170 km e si suddivide in Alto Ofanto e Basso Ofanto (parte pugliese del fiume).Il Fiume Ofanto lambisce il territorio marcandone il perimetro dalla punta sud occidentale in agro di Rapone, fino a quella nord orientale in agro di Lavello; Fiumare e Torrenti suoi tributari sono in ordine ì seguenti : Torrente Liento, Fiumara d'Atella, una serie di torrenti del basso melfese, le Fiumare Arcidiaconata e di che confluiscono nei Torrente olivento, Torrente Crapellotto, Torrente Lampeggiano ed una serie di torrenti affluenti del T. Locone che confluisce nel F. Ofanto all'esterno del comprensorio. II Bradano è uno dei principali fiumi della Basilicata il 3° per lunghezza con 120km di corso dopo il Basento e l'Agrima il primo per ampiezza del suo bacino idrografico (2.765 km 2 dei quali 2.010 km 2 appartenenti alla Basilicata e i restanti 755 alla Puglia). Il F. Bradano si origina circa 6 Km. all'esterno del perimetro consortile poi lo attraversa ricevendo, a monte della diga di , le acque del T. Bradanello e del T. Rosso, quindi prosegue alimentato - da altri ; torrenti di cui si ricordano la Fiumarella, la Fiumara di ed il T. Basentello; il F. Bradano si sviluppa poi all'esterno del Comprensorio sfociando nel Mare Ionio presso Metaponto.

L'ambiente economico e sociale

L'analisi socio-economica che segue riguarda i comuni rientranti interamente nel comprensorio consortile ed è stata condotta sulla base dei dati rilevati dall'ISTAT, a livello comunale e provinciale, nei Censimenti Generali della Popolazione e dell’Agricoltura del 2011 e degli ultimi decenni. Il fine è di individuare e sottolineare i caratteri del territorio facente parte del Consorzio, considerando cioè gli aspetti della vita economica e sociale che vi si svolge, quelli che possano avere una validità riconosciuta in sede di rilievo statistico e di analisi comparata con le diverse realtà. Si fornisce quindi un'immagine dettagliata nelle principali caratteristiche strutturali, sia per quanto riguarda la popolazione (consistenza numerica, età, istruzione, composizione delle famiglie, abitazioni) che per le attività economiche, con particolare riferimento alle caratteristiche del lavoro e dell'agricoltura.

Popolazione

Confrontare tra loro i dati dei censimenti svolti negli ultimi decenni consente di mettere a fuoco le tendenze evolutive attraverso le quali la struttura socio-economica del territorio in esame si è andata formando nel tempo, fino ad apparire com'è ora. Vediamone alcuni degli aspetti fondamentali nell'ambito provinciale:

- la fascia d'età più numerosa è si è alzata ed al 2011 corrisponde a quella compresa tra i 40 e i 49 anni con il 15,6% deI totale, si registrano anche 91 ultracentenari;

Continua la diminuzione registrata nella fascia d'età fino a 5 anni che passano dalle 43991 unità del 1971 alle 18008 del 2011 con riduzioni progressive comprese tra il 23% ed il 17% ogni decennio. la composizione dei nuclei familiari è sensibilmente mutata: il numero medio dei componenti per ogni famiglia è sceso da 3,6 unità del 1971 a 2,5 nel 2011 con riduzioni progressive comprese tra 11% ed il 7% ogni decennio. il livello d'istruzione medio nel 2011 risulta sensibilmente migliorato: tra la popolazione residente gli analfabeti sono il 3%, e gli alfabeti privi di qualsiasi titolo di studio il 10,2%; sono diminuiti al 19,7% coloro che possono vantare solo una licenza elementare (nel 1961 erano quasi il 50%) mentre sono cresciute al 27,3% le licenze medie o di avviamento professionale, al 29,9% i diplomi di scuola superiore ed al 9,9% le lauree. Considerando i comuni del comprensorio, la comparazione tra i valori assoluti dei successivi censimenti dimostra che il processo di spopolamento manifestatosi in maniera preoccupante fin dagli anni '60 ancora oggi non si è arrestato. Rispetto al censimento del 1961 i residenti nel 1981 risultano diminuiti scesi di circa 25000 unità, di ulteriori 3422 unità nel corso del decennio (1982 - 1991) e di ulteriori 4162 unità nel corso del ventennio (1992 - 2011). L'abbassamento della popolazione, per quanto evidentemente meno accentuato nell'ultimo ventennio, sembra tuttavia confermare la stessa dinamica, con lo spostamento verso Roma e il nord Italia in cerca di migliori opportunità di lavoro e di vita. Malgrado l'andamento demografico sia di norma influenzato da variabili più complesse del solo ristagno economico (il costume che cambia, i nuovi arrivi da fuori che sostituiscono le partenze) restano comunque eloquenti i numeri forniti dalia tabella sopra riportata.Nel 2011 rispetto al 1981 i valori sono in aumento esclusivamente a (+1958 ab. e + 12,7%) a Rionero (+1297 abitanti e +10,7%) a (+358 ab. e +8,8%) ad Atella (+ 321 ab. e + 9,1%) a Lavello (+ 503 ab. e + 3,8%) e a Venosa (+ 242 ab. e + 2%). Di contro, flessione delle presenze e numeri al negativo in tutti gli altri comuni, in particolare a S. Fele (- 2756 ab; e - 46+5%) a (- 765 ab. e -41%) a Montemilone (- 942 ab. e -35,3%) a Rapone (-504 ab. e -33,2%) a (-844 ab. e - 27,6%) ad Acerenza (-872 ab. e -25,5%) a (-1447 e -22,4%) a (-432 e -22,7%) e a (-188 ab. e - 20 ,2%) Si nota pure che la densità media nel territorio consortile è di appena 53 abitanti per kmq, appena inferiore alla media provinciale e regionale (57) ma dì gran lunga inferiore alla media nazionale (197) e delle regioni del sud (189). I comuni che presentano la più alta densità sono quelli di Rionero (253 ab. per kmq) Rapolla (152) e (118); quelli con minore densità sono invece Montemilone (15 ab. per kmq) Banzi (17) e Forenza (19).

Al 2011 il valore medio del tasso di attività sull’intero territorio in esame è dunque del 47,74%, di cui 82% risulto occupato e l 18% in cerca di occupazione, in valori assoluti su un totale di 46.470 unità che costituiscono la forza lavoro residente nel territorio consortile 38.179 sono occupati e 8291 non lo sono e la loro incidenza è sensibilmente più elevata nella fascia di età tra 15 e i 24 anni.

Nell'insieme della numerosa popolazione non Forza Lavoro (cioè 50.866 unità pari al 52 % dei residenti di età maggiore di 15 anni) i pensionati rappresentano ben il 49%, gli studenti il 19% e i casalinghi il 21%.

I comuni dove maggiore è il tasso d'occupazione sono Melfi (44%), Rionero (42 %), Atella (41 %) e Lavello (40 %); i maggiori tassi di disoccupazione sono invece rilevabili a Banzi (25 %), Rapolla e Ruvo del Monte (24%), Tolve (23%) e San Chirico Nuovo e Venosa (21%).

L'agricoltura (il cosiddetto settore primario) preponderante nel 1961 con circa il 62% sul totale della popolazione attiva è calata di decennio in decennio ed occupa ora solo l’11 1,70% dei lavoratori restando comunque nettamente superiore alla media nazionale pari al 5,55 % ed importante anche per l'indotto che crea negli altri comparti economici.

La principale fonte d'occupazione è divenuta l'industria che è salita al 32%, ed oggi occupa maestranze soprattutto a Melfi (2463 unità e 38,59%) ma anche a Ginestra (44%) a Rapone e Rapolla (40%). il terziario (commercio, turismo, servizi) è cresciuto 29%, ed è il settore lavorativo nel quale ora è più presente la manodopera femminile.

L'attività agricola.

Le statistiche che seguono sono tratte dai dati forniti dal 6° Censimento Generale dell'Agricoltura edito dall'ISTAT secondo i dati riferiti ad ottobre 2010. Anche per le attività agricole i dati più attuali sono stati posti a confronto con quelli corrispondenti ai censimenti precedenti.

Nel territorio del Consorzio il settore agricolo è assai vitale e, come abbiamo visto dai dati riportati nel precedente paragrafo, impiega in generale quasi il 12% della popolazione attiva: una media decisamente più alta rispetto a quella di gran parte del territorio italiano.

Dall'ultimo censimento, nell'area in esame risultano 13.106 aziende agricole che si sviluppano su una superficie di 144.375 ettari, nel 1991 le aziende erano 15.091 su 160.174 ettari e nel 1982 le aziende erano 16.107 su 159.838 ettari. Dal confronto si evidenziano una riduzione del numero delle aziende ma anche della superficie agricola.

Si conferma e si consolida la conduzione diretta come forma di gran lunga rappresentata; essa interessa il 94,4% delle aziende e l’89,7della superficie aziendale complessiva ( nel 1991 interessava l’83% della superficie ); la conduzione con salariati riguarda il 5,4 delle aziende ed il 9% della superficie mentre sono pressocchè irrilevanti il numero di aziende con altra forma di conduzione ( 0.2% delle aziende ed 1,3% della superficie).

La superficie agraria utilizza ( S.A.U.) nel 2010 corrisponde a 131.545 ettari (nel 1991 135.366 ettari) ovvero al 91% della superficie aziendale totale e al 66% dell’intero territorio consortile.

L'indirizzo produttivo più seguito è sempre quello cerealicolo e zootecnico. Le superfici coltivate a cereali da granella e foraggiere avvicendate restano le più cospicue pari rispettivamente al 55,4 % e 10,8 della SAU, prati permanenti e pascoli interessano l’ 1 % infine l'olivo e la vite che occupano rispettivamente il 4,9% e il 2% della SAU. il massimo investimento a seminativi (cereali da granella, foraggiere avvicendate, legumi secchi, ortive, coltivazioni industriali) si riscontri in termini relativi nei comuni di Banzi e Genzano (95%) e in termini assoluti ancora a Genzano (16.770 ha.); tra i cereali la coltura maggiormente praticata è il frumento duro (57.058 ha), seguono l'avena (6.510 ha), l'orzo (5.987 ha) ed il frumento tenero (2472 ha); tra i legumi la coltura più praticata è la fava (ha. 3.149) e tra le ortive il pomodoro da industria (ha. 2.073). Le colture arboree, quasi esclusivamente vite e olivo, trovano maggiore sviluppo a Venosa (ha. 1764), Lavello (ha 1604) e Melfi (ha 1310).

Le colture forzate in serra sono quasi assenti e le maggiori sono situate nei territori di Melfi (ha. 31,94 in 3 aziende) e Lavello (ha. 10,99 in 6 aziende). Nel territorio consortile l'indirizzo colturale prevalente è quello cerealicolo zootecnico, a consistenza degli allevamenti per ciascuna specie.. In termini di carico di capi per km 1 2 di SAU si registrano 14,95 bovini, 0,66 bufalini, 0,42 equini, 49,04 ovini, 5,57 caprini, 11/92 suini, 156.21 avicoli 12,77 conigli.Le superfici irrigabili 7 sommano nel comprensorio a 14.387 ettari che rappresentano il 10,94 % della SAU ed interessano 1.584 aziendeLa fonte principale dì approvvigionamento dell'acqua risulta l'acquedotto di distribuzione del Consorzio con 7.430 ettari pari al 51.64 % della superficie irrigabile totale.Tra i territori comunali, sempre secondo le rilevazioni Istat, maggiormente interessati dalla pratica irrigua risultano quelli di Lavello (5677 ettari pari al 39% de I la superficie irrigabile ), Melfi (17 %), Montemilone (9%) e Palazzo S. Gervasio.

COMPRENSORIO EX CONSORZIO ALTA VAL D’AGRI

I reperti archeologici rinvenuti in Alta Val d’Agri oltre a costituire una testimonianza sicura della presenza dell’uomo paleolitico, consentono anche di ricostruire il lento processo evolutivo della civiltà preistorica nella zona, fino all’età del ferro.

Proprio sul finire di questa età le tribù sannitico-lucane mossero alla conquista della regione che ne prese il nome, mentre gli Elleni fondavano le loro colonie, donde iniziarono a penetrare nell’entroterra seguendo i corsi d’acqua.

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

E’ convinzione diffusa che, risalendo E Agri, questi ultimi si fermarono in Val d’Agri e vi fondarono GRUMENTUM, che poi divenne non solo l’unica città della zona, quanto il centro più importante della Regione. Per la maggioranza degli storici, i Lucani arrivarono durante la seconda metà del 5 Asecolo. La potenza raggiunta da GRUMENTUM, spinse i romani ad assoggettarla ed a fame, tra l’altro, teatro di uno degli scontri con le truppe di Annibaie durante la seconda guerra punica.

All’inizio del Medio Evo, mentre il territorio era conteso tra Bizantini e Longobardi, si registrarono alcune irruzioni dei saraceni che, poco prima dell’anno 1000, ebbero regione della potente GRUMENTUM.

Secondo alcuni storici, essi distrussero la città, ma non pochi sono del parere che la stessa sia stata abbandonata dalla popolazione intimorita, che si sparse sui colli vicini, fondando e ripopolando gli attuali paesi del comprensorio.

In epoche successive la zona fu assoggettata dai longobardi, dai Normanni, dagli Angioini e da altri invasori che, lasciando traccia del loro passaggio, si susseguirono nella regione fino al 1860, quando le tmppe garibaldine, protagoniste dell’unificazione nazionale, liberarono il sud dai Borboni.

Le condizioni generali del comprensorio prima dell’unificazione nazionale, non avevano destato preoccupazioni, come testimonia il fatto che durante la dominazione borbonica esso non venne incluso fra quelli nei quali era stata ravvisata la necessità di realizzare interventi bonificatori. Ma agli inizi del 900, lo spopolamento del territorio, causato da una situazione socio- economica sempre più pesante, destò le più vive ansietà. Il fenomeno venne autorevolmente ed insistentemente denunciato, fino ad indurre lo Stato, nel corso del primo cinquantennio del secolo, ad emanare alcuni provvedimenti

tendenti a valorizzare le considerevoli potenzialità del territorio, i cui risultati, peraltro, furono molto modesti, a causa della inadeguatezza degli interventi a fronte della mole delle opere necessarie. Comunque, sui monti, vennero eseguite alcune opere intese a fermare il dissesto idrogeologico provocato dagli inconsulti di sboscamenti, mentre nella zona pianeggiante, vennero eseguiti taluni lavori di bonifica idraulica al fine di migliorare le condizioni igieniche e colturali e di incoraggiare gli insediamenti umani. In applicazione dell’articolo 1 del R.D. numero 2464 del 29.11.1925, il territorio della Valle venne incluso per la prima volta nell’elenco numero 3 dei comprensori soggetti a “trasformazione fondiaria di pubblico interesse”; elenco che fu allegato al successivo D.R. 30.12.1929 numero 2357. La delimitazione di detto territorio venne definita dall’apposito Comitato Interministeriale, che funzionava presso il Ministero dell’Economia Nazionale, allora esistente, nel corso di una riunione tenuta il 18 marzo 1930. I vantaggi derivati alla Valle da questo riconoscimento furono, tuttavia, pressoché nulli, come quelli, del resto, conseguenti all’applicazione della legge numero 215 del 13 febbraio 1933, in base alla quale il territorio venne riconosciuto “Comprensorio di Bonifica Integrale”. Particolare menzione, merita invece, un esperimento di colonizzazione, effettuato in alcune zone pianeggianti della valle negli anni tra il 1911 ed il 1930, con imprenditori agricoli provenienti da altre regioni e segnatamente dalle Marche. E’ l’epoca di A zi monti che, poi, descrisse i risultati delle sue esperienze in un volume ormai introvabile. Intanto le “cattedre ambulanti” anticipavano la moderna assistenza tecnica, compiendo notevoli sforzi per introdurre nuove colture e per migliorare le qualità genetiche del bestiame. Queste iniziative, a causa della loro discontinuità e incompletezza, non diedero, però, i risultati sperati, ma valsero a stimolare gli operatori locali a modificare l’organizzazione delle proprie aziende, mediante, fra l’altro, la fissazione della loro dimora sui fondi e ad introdurre tecniche agricole migliori. Negli anni immediatamente successivi all’ultimo conflitto il comprensorio dell’Alta Val d’Agri si presentava in uno stato di allarmante arretratezza e di desolante abbandono, manifestando la necessità urgente di massicci interventi, specialmente nel campo dell’agricoltura che era il settore portante della locale economia. Malgrado la presenza di qualche oasi irrigua, dovuta alla utilizzazione, con reti primitive in terra, di una parte delle numerose sorgenti della zona, il reddito generale di quegli anni, proveniente quasi esclusivamente dalle attività agricole e zootecniche, era estremamente basso, in conseguenza della prevalente estensività delle colture, della diffusa irrazionalità delle tecniche di coltivazione e delle modeste rese unitarie. Inoltre di gran lunga inferiori erano i risultati economici conseguiti nei terreni meno favoriti dei versanti collinari e montuosi, occupati essenzialmente da pascoli e da seminativi scadenti, a significativa conferma del carattere pressoché primitivo della locale economia. Tutto ciò in un comprensorio nel quale gli insediamenti umani erano isolati quasi completamente a causa della mancanza di strade, di trasporti, di comunicazioni ed erano per di più sforniti di scuole, di presidi sanitari e di tutte quelle altre infrastrutture indispensabili per il vivere civile. Per fortuna la guerra aveva lasciato poche tracce del suo passaggio, ma le condizioni generali della valle non erano migliori di quelle delle zone del paese più martoriate. Il carattere primitivo ed essenzialmente di sussistenza dell’agricoltura valligiana, costringeva le sue popolazioni a vivere in condizioni di estremo disagio, per cui era necessaria ed urgente la ricerca e Pattuazione di adeguati rimedi.

IL CONSORZIO

Constatato che la ricordata classificazione del comprensorio non aveva determinato alcun risultato tangibile, alla fine del 1946 si ebbero i primi contatti fra alcuni agricoltori di e di e le competenti autorità Provinciali, mentre si creavano Comitati organizzativi a , , Marsiconuovo e Molitemo. Questa intensa azione promozionale portò a lPinoltro il 10 ottobre 1947 delPistanza formale per la costituzione del Consorzio, che venne presentata dai Sindaci ad un gruppo di agricoltori di Viggiano, Grumento Nova e Marsicovetere. Un mese dopo, nella Casa comunale di Viggiano, ebbe luogo una affollata assemblea, alla quale parteciparono proprietari di aziende per una superficie di 11.452 Ha, i quali esaminarono Panzidetta istanza e nominarono una Deputazione Provvisoria che, eletto il proprio Presidente, come prima iniziativa deliberò la richiesta di derivazione della sorgente del torrente Cavolo di Tramutola, di una portata di 600 litri di acqua al secondo, da utilizzare per scopi irrigui. Con Decreto del Presidente della Repubblica numero 1223, in data 18 ottobre 1948, veniva costituito il Consorzio e veniva confermata la anzidetta deputazione con P incarico di promuovere i successivi adempimenti. Si provvide alla redazione dello Statuto che venne approvato dalP Assemblea dei proprietari il 13 febbraio 1949 e venne convalidato dal Ministero dell’Agricoltura in data 21 luglio 1949, col D.M. numero 557/757 che fissava la sede del Consorzio in Viggiano. L’Ente iniziò la propria attività dopo che il 31 dicembre 1949 era stata eletta dai consorziati la prima Amministrazione ordinaria, composta da 7 rappresentanti di Viggiano, 3 di Grumento Nova e 1 di Marsicovetere. Allo scadere del primo triennio di attività, il 13 dicembre 1952, si provvide al rinnovo dell’Amministrazione del Consorzio, che risultò formata da 5 membri di Grumento Nova, 5 di Viggiano ed ancora 1 di Marsicovetere. Nel corso di questa seconda gestione ordinaria, venne incoraggiata l’adesione di altri agricoltori del Comprensorio la cui istanza fu accolta dall’Assemblea dei Consorziati tenutasi il 2.9.1953, sempre nella sede del Comune di Viggiano. Successivamente il Consorzio inoltrò richiesta al Ministero dell’Agricoltura per l’estendimento del comprensorio al residuo territorio di Viggiano, di Marsicovetere, di Grumento Nova ed inoltre, all’intero territorio di Molitemo, , , , S.Martino d’Agri e ad una parte di quello di Marsiconuovo. A distanza di un anno e mezzo dalla sua elezione l’Amministrazione ordinaria venne sciolta e sostituita da un Commissario straordinario, al quale ne seguirono altri fino ai tempi d’oggi. Dopo l’avvio della gestione straordinaria con decreto Ministeriale in data 14 ottobre 1954, venne approvato un nuovo Statuto del Consorzio, nel quale veniva anche stabilito il trasferimento della sede da Viggiano alla frazione Pedale di Marsicovetere, che allora venne ribattezzata col nome di Villa d’Agri. Con Decreto Interministeriale dell 58 febbraio 1956, numero 27374, il Consorzio ottenne l’idoneità ad assumere le funzioni di Consorzio di Bonifica Montana su di un comprensorio di 58.971 ettari. Con successivo Decreto del Presidente della Repubblica numero 6/74 del 14.02.1958, venne sancito l’estendimento del comprensorio sopra accennato, che portò a 61.664 Ha la sua superfìcie. Con Decreto del Ministero dell’Agricoltura del 2/2/1962, venne nominata la prima Consulta, formata da un membro per ognuno dei Comuni consorziati e da un rappresentante di alcuni organi pubblici competenti. Con quest’ultimo decreto venne nominato anche il Collegio dei Revisori dei Conti, che fu costituito da tre membri effettivi in rappresentanza della Prefettura di Potenza, del Ministero dell’Agricoltura e dell’Intendenza di Finanza. A seguito della L.R. n.35 del 4.09.1979 con delibera Commissariale n.83 del 23.10.1980, approvata con atto della Giunta Regionale numero 7315 del 30.12.1980, venne adottato un nuovo Statuto.

LIMITI AMMINISTATIVI

Prima dell’entrata in vigore delle L.R. n. 22 del 1995 e n. 33 del 2001 “norme in materia di bonifica integrale” che hanno modificato, come di seguito espliciteremo, i limiti amministrativi consortili, il Consorzio operava su un comprensorio esteso complessivamente 61.664 ettari ricadenti in Basilicata nella provincia di Potenza. Gli 11 Comuni facenti parte del comprensorio con le relative superfici consortili e comunali sono riportati nel seguente prospetto:

I comuni facenti parte dei Comprensorio prima dell’emanazione della L.R. 22/95 e della L. R. 33/2001.

N. COMUNI SUP. COMUNALE KM2 SUP. CONSORTILE KM2 SUP.CONS./SUP.COM. %

1 Grumento 66,17 66,17 100.00 Nova 2 101,03 75, 16 74.39 Marsiconuovo 3 37,82 37, 82 100.00 Marsicovetere 4 Molitemo 97,65 97, 65 100.00 5 Montemurro 56,54 56, 54 100.00 6 Paterno 39,25 39, 25 100.00 7 S.Martino 50,25 50, 25 100.00 d’Agri 8 Sarconi 30,46 30, 46 100.00 9 Spinoso 37,82 37, 82 100.00 10 Tramutola 36,48 36, 48 100.00 11 Viggiano 89,03 89, 03 100.00

TOTALE 642,5 616,64 95,98 l Il perimetro del comprensorio consortile, visibile nella corografia allegata, partendo da Nord verso Est, si estendeva come di seguito descritto:

Triplice punto di confine tra Sasso castalda - e Marsiconuovo presso M. Maruggia, Tempa d’Albano, confine Marsiconuovo - Abriola, La Lama, punto triplice di confine tra Marsiconuovo - Abriola e , confine Marsiconuovo - Calvello, Serra di Calvello, M. Caivelluzzo,punto triplice di confine fra Marsiconuovo - Marsicovetere e Calvello, confine Marsicovetere - Calvello, Piana dellTmperatore, Scarpone di Mezzo, Serra La Mandra, il Lago, punto triplice di confine fra Marsicovetere - calvello e Viggiano, confine Viggiano - Calvello, Bosco del Principe, punto triplice di confine fra Viggiano - Calvello e , confine Viggiano - Laurenzana, Monte tre confini, punto triplice di confine fra Viggiano - Laurenzana e , confine Viggiano - Corleto Perticara - Montemurro, confine Montemurro - Corleto Perticara, Monte A. Merruta, T. Favaleto, punto triplice di confine fra Montemurro - Corleto Perticara ed , confine Montemurro - Armento, coste di Cessuto, Serra delle Monache, Vallone del confine, punto triplice di confine fra Montemurro - Armento e S. Martino d’Agri, fiume Agri, confine fra S. Martino d’Agri ed Armento. La Torretta, Crepa Cuore, punto triplice di confine fra S. Martino d’Agri - Armento e S. Chirico Raparo, confine tra S. Martino d’Agri - S. Chirico Raparo, La Mattina, coste di Cortigiano, Serra del Virtuoso, Fiume Agri, Serra di Calindo, confine S. Martino - S. Chirico Raparo, Pietra sale, Fosso M. Tuvoli, S.Michele, Monte Raparello, punto triplice di confine tra Spinoso e S. Chirico Raparo e ,Morgia d’Aurea, confine Spinoso - Castelsaraceno, Serra La Spina, punto Triplice di confine tra Spinoso - Castelsaraceno e Sarconi, confine Sarconi - Castelsaraceno e Sarconi, confine Sarconi - Castelsaraceno, Fosso La Foresta, punto triplice di confine tra Sarconi - Castelsaraceno - , confine Moliterno - Castelsaraceno, T. Cogliandrino, punto triplice di confine tra Castesaraceno - - Molitemo, confine Latronico - Molitemo, Fosso Visciglieta, Serra La Vailetta, Tempa la Murgia, Serra Giumenta, punto triplice di confine fra Molitemo - Latronico e , confine Molitemo - Lagonegro, Murge del Principe, quota 1332, fiume Calore, punto triplice di confine fra Lagonegro - Molitemo e Montesano sulla Marcellana, confine Molitemo - Montesano sulla Marcellana, Serra La cesuta, Tampone Cai varo sa, monte la gattina, punto triplice di confine fra Molitemo - Montesano sulla Marcellana e Tramuto la, confine Montesano sulla Marcellana - Tramutala, Tempa Cono, Bosco Petazzi, quota 1382, Capolongo, punto quadruplice di confine fra Montesano sulla Marcellana - Tramutala - Paterno e Sala Consilina, confine Paterno - Sala Consilina, Bosco in travata, Serra del Monaco, Serra bandiera, Mandrano,l’Amoroso, quota 1231, quota 1384, quota 1261, la Palombara, Passo di San Vito, Zaccaniello, Monte dell’Avema, i Cozzi, confine Marsiconuovo - Sasso Castalda, ricollegamento al punto triplice di confine tra Sasso Castalda - Marsiconuovo e Abriola. Il comprensorio era interamente compreso nella zona omogenea numero 7 attribuita alla comunità Montana “Alto Agri” dalla legge regionale numero 27 del 19.10.1973. Con legge regionale numero 35 del 4.09.1979, articolo 3, sono delegate a tale Ente le funzioni regionali in materia di programmazione e concessione delle opere di bonifica e di tutela e vigilanza sul Consorzio al quale compete la progettazione, esecuzione, esercizio e manutenzione delle opere. La Regione Basilicata con L.R. n. 22/95 ha ridefinito sia i compiti che i comprensori dei Consorzi di bonifica. In particolare, l’art. 7 riguardante gli “Oneri a carico dei consorziati” recita testualmente che alle spese di esercizio, manutenzione delle opere di bonifica ed alle spese di funzionamento dei Consorzi, sono tenuti a contribuire i proprietari dei beni immobili agricoli ed ex agricoli nonché gli affittuari, ai sensi dell’art. 20 della legge 11.2.1971, n. 11, che traggono benefìcio dalle attività consorziate, comprese le pubbliche amministrazioni per i beni di loro pertinenza. La ripartizione della quota di spesa a carico dei contribuenti è fatta sulla base del Piano di Classifica di cui alla vigente legislazione in via definitiva in ragione dei benefici diretti ed indiretti conseguiti per effetto dell’attività consortile ed in via provvisoria sulla base di indici approssimativi e presuntivi del benefìcio conseguibile, I contributi sono imposti dai Consorzi di bonifica, i quali, nell’esercizio del potere impositivo, adottano i piani di classifica di cui sopra. Alla riscossione dei contributi si provvede con le norme che regolano l’esazione delle imposte dirette. Consorzio di bonifica Alta Val d’Agri, con proprio Statuto adottato con delibera Commissariale n. 242 del 13.09.1995, approvato con atto del Consiglio Regionale n. 94 del 07.11.1995, secondo le modalità previste dall’art. 8 della Legge Regionale 22/95, ridefiniva il proprio comprensorio con l’inserimento di altri 18 comuni (Armento, , , Castronuovo,S. Andrea, , Francavilla sul Sinni, , , , , Missanello, , , Rotonda, Santarcangelo, , Trecchìna ed Aliano in Provincia di Matera ) ampliando la superficie di competenza a 174.354 ettari. La Regione Basilicata con la L. R. 33/2001, pubblicata sul B.U.R. n. 62 dell’ 8 settembre 2001 ha ridisegnato il comprensorio del Consorzio di Bonifica Alta Val d’Agri portandolo a 51 Comuni e ampliando la superficie di competenza dai 174.354 ettari della L. R. n. 22/95 ai 311.278 come di seguito distribuiti:

Tab. 2:1 comuni facenti parte del Comprensorio a seguito dell’emanazione della L. R. 33/2001

COMUNE SUPERFICIE ha C.M. DI APPARTENZA GRUMENTO NOVA 6616.99 Alto Agri MARSICONUOVO (in parte) 7516.17 Alto Agri MARSICOVETERE 3782.39 Alto Agri MOLITERNO 9765.02 Alto Agri MONTEMURRO 5653.82 Alto Agri PATERNO 3924.81 Alto Agri S.MARTINO D’AGRI 5025.16 Alto Agri SARCONI 3046.35 Alto Agri SPINOSO 3782.23 Alto Agri TRAMUTOLA 3648.05 Alto Agri VIGGIANO 8903.15 Alto Agri 8300.00 Alto Agri Totale Sup. C.M. A lto Agri 69.964,13 (ha) COMUNE SUPERFICIE ha C.M. DI APPARTENZA ARMENTO 5849.87 Medio Agri GALLICCHIO 2348.18 Medio Agri MISSANELLO 2230.40 Medio Agri SANT’ARCANGELO 8954.48 Medio Agri 6163.00 Medio Agri Totale Sup. C.M . Medio Agri 25.545.94 (ha)

COMUNE SUPERFICIE ha C.M. DI APPARTENZA CASTELLUCCIO INFERIORE 2881.86 Lagonegrese CASTELLUCCIO SUPERIORE 3228.33 Lagonegrese LAURIA 17566.03 Lagonegrese NEMOLI 1975.16 Lagonegrese RIVELLO 6893.51 Lagone grese ROTONDA 4232.19 Lagonegrese 3771.48 Lagonegrese EPISCOPIA 2873.00 Lagonegrese LATRONICO 7598.00 Lagonegrese CASTELSARACENO 7418.00 Lagonegrese LAGONEGRO 11.241.00 Lagonegrese 6732.00 Lagonegrese Totale Sup. 76.410,57 C.M.Lagonegrese (ha)

COMUNE SUPERFICIE C.M. DI APPARTENZA ha CASTRONUOVO S.ANDREA 4693.19 Alto Sinni CHIAROMONTE 7062.93 Alto Sinni FRANCAVILLA SUL SUSINI 4595.27 Alto Sinni VIGGIANELLO 11983.46 Alto Sinni SENISE 9511.54 Alto Sinni 1579.00 Alto Sinni CARBONE 4775.00 Alto Sinni 1961.00 Alto Siimi 6114.00 Alto Sinni FARDELLA 2728.00 Alto Sinni Totale Sup. 55.00338 C.M.Lagonegrese (ha)

COMUNE SUPERFICIE C.M. DI APPARTENZA ha GUARDIA PERTICARA 5283.65 Camastra Alto Sauro ABRIOLA 9664.00 Camastra Alto Sauro ANZI 7676.00 Camastra Alto Sauro LAURENZANA 9527.00 Camastra Alto Sauro CALVELLO 10.503.00 Camastra Alto Sauro CORLETO PERTICARA 8898.00 Camastra Alto Sauro Totale Sup. C.M. Camastra 51.551,65 SauroAlto (ha)

COMUNE SUPERFICIE C.M. DI APPARTENZA ha 2594.00 Alto Basento ABRIOLA 9664.00 Alto Basento ANZI 7676.00 Alto Basento Totale Sup. C.M. Alto 12.679,00 Basento COMUNE SUPERFICIE C.M. DI APPARTENZA ha NOEPOLI 5152.00 Val Sarmento 3742.00 Val Sarmento (in 11230.00 Val Sarmento parte) Totale Sup. C.M. Val 20.124,00 Sarmento (ha)

TOTALE SUPERFICIE COMPRENSORIO (ha) 311.278,68

Ripartizione per comprensorio delia superficie totale destinata alPirrigazione e alla bonifica nel Consorzio di Bonifica Alta Val d’Agri (L.R. 33/2001).

Alto Agri Medio Agri Sinni Mercure Noce Fonte : Elaborazione INEA su dati del Consorzio di bonifica Alta Val d’Agri Tab. 4 - Confronto delle superfici comprensoriali irrigue rilevate dall’INEA presso i Consorzi di Bonifica nel 1998 e nel 2003 (ettari)

Comprensori 1998 2003 Alto Agri 10.655 11.000 Medio Agri 1.620 2.500 Sinni 1.923 2.300 Mercure 2.042 2.500 Noce 1.440 1.700

Superficie totale 17.680 20.000 Fonte : Elaborazione INEA su dati del Consorzio di bonifica Alta Val d’Agri

I COMPRENSORI Il territorio consortile è suddiviso in comprensori. Per la suddivisione dei comprensori si è ritenuto prioritario partire dal reticolo idrografico naturale: ne è derivata l’aggregazione dei Comuni ricadenti nello stesso bacino idrografico. Oltre a ciò, si è tenuto conto anche dei confini amministrativi degli stessi.

Con questa impostazione si è pervenuti ad una ripartizione deir area in 5 Comprensori ricadenti, in gran parte, nel bacino idrografico di appartenenza. Essi sono: Val d’Agri (composto dal sub-comprensorio Alta Val D’Agri e Medio Agri), Sinni, Mercure e Noce.

Comprensorio della Val D’Agri. sub- comprensorio Alta Val D’Agri

L’ambito territoriale costituisce il bacino idrografico dell’alto corso del fiume Agri, che trae origine dalle pendici del monte Lama e della Tempa d’Albano, ove sgorgano le sorgenti del gruppo Capo D’Agri; esso termina a valle dell’invaso del Pertusillo, precisamente alla confluenza del Torrente Trigella, nel fiume Agri, in Comune di San Martino d’Agri. L’estensione del territorio è di 616 Km2, di cui 100 Km2 ricadenti in aree pianeggianti, 227 in aree collinari e 288 in aree montuose.

Sia la litologia sia la morfologia dell’area rispecchiano le caratteristiche peculiari dei depositi sedimentari derivanti dagli episodi verificatisi nella Valle dell’Agri, sede di un bacino fluvio - lacustre, dal Pleistocene ad oggi. Tale bacino ha una notevole estensione areale e si è venuto a creare in una depressione di origine tettonica che ha ribassato la zona centrale rispetto ai rilievi che bordano la valle. Questi ultimi sono costituiti essenzialmente dai terreni appartenenti alla Serie Caìcareo-silico-mamosa, presenti nella parte settentrionale e in quella sud - occidentale, cui fa seguito il gruppo di terreni in facies di fìysch (essenzialmente Flysch di Gorgoglione e di Albidona), costituenti i rilievi in destra e sinistra orografica della porzione orientale del bacino fluvio - lacustre. litotipi carbonatici, appartenenti quasi tutti all’Unità della piattaforma carbonatica campano - lucana,sono meno diffusi e presenti soprattutto a costituire i rilievi del margine del bacino cui si aggiungono i rilievi isolati di Monticello di Tramutola e del Monte di Grumento Nova, a ridosso del fondovalle, e quello del Monte di Viggiano, sul fianco sinistro del bacino, che costituisce il settore più avanzato dell’unità carbonatica sovrascorsa sulla coeva Unità Calcareo - silico - marnosa.

La temperatura si mantiene mediamente sui 10° C° in Montagna e 16-18 °C in pianura, con minimi e massimi inferiori e superiori, rispettivamente, a 0° e 30° C. La piovosità aumenta dalle zone di fondovalle verso i rilievi con media annuale di 1.000 mm in montagna ed 850 mm in pianura.

I territorio irriguo si concentra nella sua quasi totalità nel fondovalle ed interessa circa il 17% dell’intera superfìcie sub - comprensoriale. Esso consta di 30 distretti e fra i più importanti sono da menzionare, in particolare, quelli alimentati dagli impianti del Cavolo, del Maglia, dello Sciaura, di Parco Novara e Cerzolla, Galaìno, Capano, Molinara, Aggia, San Giuliano, Marina - Maglianese e Masseria Romano. Fra gli impianti in esercizio ve ne sono alcuni vetusti funzionanti a gravità, con distribuzione in canalette (Cavolo Riordino - Cavolo Nuova Irrigazione, Pagliari, carpineta, S. Lucia Sciaura, Maglia - Varco Laino) per i quali, però, il Consorzio ha già attivato le azioni necessarie per la loro trasformazione in pressione.

Con L’entrata in funzione della Diga di Marsiconuovo sono alimentati, con le acque invasate o mediante condotte di adduzione e bacini di compenso giornaliero, gli impianti di Santa Maria, Verzarulo,Galaino, Aggia, Capano e, parzialmente, ad integrazione delle attuali insufficienti dotazioni idriche, gli impianti di Molinara e Peschiera, il tutto per una superficie irrigua di 2000 ha.

In questo sub - comprensorio è funzionante, dal 1963, Pinvaso del Pertusillo, costruito dalPEnte Irrigazione Puglia e Basilicata in Agro di Spinoso sbarrando il Fiume Agri all’altezza della stretta del Pertusillo. L’opera fu costruita per l’alimentazione della centrale idroelettrica di Missanello e per l’irrigazione del Medio Agri. Nell’occasione non furono sufficientemente esplicitati i fabbisogni idrici dei territori posti a monte dell’invaso; il Disciplinare regolante le modalità della concessione idrica (Concessione interministeriale per l ’invaso del Pertusillo, in data 12/11/1958 N. 6746 dai Ministri dei LL.PP. e Finanze) prevede che vengono riservati all’Alto Agri 3.500 1/s mediamente per semestre, pari a 52 Mm3 annui per l’irrigazione, mentre nulla dice riguardo ai fabbisogni potabili ed industriali della stessa area.

L’agricoltura dei paesi che si affacciano sul lago (Spinoso, Montemurro, Sarconi e Grumento Nova) risentì moltissimo della sommersione di vaste aree irrigue latistanti il fiume. Il lago artificiale sommerse, fra l’altro, il ponte Tarangelo in acciaio, sede di una stazione idrometrica del Servizio Idrografico di Catanzaro, nonché il lungo tratto della strada provinciale Spinoso - Montemurro; si rese pertanto necessario ripristinare il collegamento con un raccordo stradale passante sul coronamento della diga. Il territorio si presenta prevalentemente montuoso infatti con riferimento all’altimetria la superfìcie risulta così ripartita: 46% montagna, 37% collina e 17% pianura. L’Alta Val d’Agri rappresenta una tra le poche zone ben dotate e naturalmente favorite dell’intera provincia in quanto accoglie un ampio fondovalle, fertile, fresco e dotato di abbondanti sorgenti, ed inoltre, dato l’orientamento delle formazioni montuose che lo cingono, il comprensorio risulta protetto sia dai venti freddi settentrionali che da quelli caldi e asciutti meridionali.

Il fiume Agri è il fiume lucano più ricco di acque sorgentizie, nasce dal monte Mareggio e presenta una portata di 7,02 mc/sec. Nel suo corso, da monte verso valle, l’Agri riceve numerosi affluenti a carattere prevalentemente torrentizio in sinistra (S.Elia, Galaino, Molinara-Jome, Isca, Alli, Casale, Riofreddo) ed in destra (Verzarulo-Santino - Valle delle Rose, Aggia, cavolo, Rio Secco, Sciagura, Maglia - V. Sorgituro - Vallicone - Scarazzo - Rimintiello, Velia, Scorze, Mezzavoce, Trigella, Tufolo, Ravanello).

Sub-Comprensorio del Medio Agri

Quest’area comprende i comuni di Armento, Gallicchio, Guardia Perticara, Missanello, Sant’Arcangelo di Aliano, con una superficie complessiva di circa 343 km2. La popolazione complessiva è di circa 13.000 abitanti e il comune con più alto numero di residenti è Sant’Arcangelo. Il sub — comprensorio si estende nella zona che va dall’invaso del Pertusillo fino alla confluenza tra il Torrente Sauro e il Fiume Agri. Compaiono litotipi formati sia da depositi fliscioidi (arenarie argille e marne) sia depositi tendenzialmente “sciolti” contenenti termini prevalentemente sabbioso - argillosi. La morfologia, condizionata dai litotipi presenti, è di tipo collinare; passa, procedendo verso il livello Di base del reticolo idrografico, a forme più depresse con larghe valli dal fondo alluvionato.

La temperatura media annua è compresa tra 13°C e 16°C e le precipitazioni sono incluse nella fascia tra le isoiete 650 e 800 mm.

I distretti appartenenti a tale sub - comprensorio sono 9 e risultano concentrati maggiormente lungo l’asta fluviale del Fiume Agri nella zona acclusa tra il territorio di Missanello e Sant’Arcangelo.

L’area, a suo tempo attrezzata dall’Ente Irrigazione, risulta interamente tubata ed occupa circa il 5% del Fintera superficie sub - comprensoriale.

Sub Comprensorio del Noce.

Individua il territorio ricadente nei comuni di Lauria, Nemoli, Rivello e Trecchina, con una superficie complessiva di circa 302 Km 2.

L’ambito territoriale è il bacino idrografico del fiume Noce. Esso è l’unico corso d’acqua interamente lucano tributario del Tirreno. Ha origine da un gruppo di sorgenti poste alla quota di circa m. 1.700 s.l.m., sulla Murgia del principe, nel versante settentrionale del Monte del Papa (gruppo Sirino).

Il suo corso di circa 45 Km, nel tratto inferiore (Castrocucco) segue il confine tra la Basilicata e la Calabria. Il bacino idrografico ha una estensione di circa 413 Km2 ed è costituito nella parte montana da argille scagliose e quindi in prevalenza da calcari triassici permeabilissimi. Il tratto più alto del suo bacino, ricoperto da conglomerati grossolani, è stato sede di un bacino fluvio —lacustre di età Pleistocenica. Le acque destinate all’irrigazione provengono dalle captazioni delle sorgenti locali e delle fluenze superficiali (Sorg. Torbido, Sorg. Varco Valle, Sorg. Parrutta, Fiume Noce e Torrente Sonante). Esse alimentano 5 distretti pari a circa il 5% della superfìcie comprensoriale.

Il comune maggiormente popolato è Lauria, il cui territorio comprende anche la parte superiore del Bacino idrografico del fiume Sinni.

Sub Comprensorio del Sinni

L’area del Comprensorio del Sinni ricade nella parte media del bacino idrografico del fiume Sinni e,in minor parte, nei sottobacini del torrente Serrapotamo e Sarmento fino all’invaso artificiale di Monte Cotugno.

L’estensione del territorio e di circa 258 Km2 e riguarda l’area comprendente i comuni di Senise, Francavilla sul Sinni, Chiaromonte e Castronuovo di S. Andrea.

La popolazione residente è di circa 16.000 abitanti. Il comune con il maggiore numero di residenti è Senise.

I terreni maggiormente affioranti nell’area individuata come comprensorio del Sinni sono costituiti essenzialmente da sabbie e argille marnose, rappresentanti la base del colamento del bacino di S. Arcangelo e sono presenti forme contrastanti dovute, da una parte, alle sabbie e conglomerati, che originano versanti acclivi, e dall’altra, alle argille grigio - azzurre, che danno luogo a forme smussate e depresse. È molto esteso in questa formazione delle argille grigio - azzurre il fenomeno di una forte erosione con formazione di calanchi, determinato dal fatto che le calde siccità estive aprono una fitta rete di fessure, la cui profondità è soprattutto in relazione all’orientamento geografico.

Per la diversa distribuzione di calore che ne consegue si ha un forte aumento di superficie soggetta all’aggressione pluviale e un’elevatissima erosione provocata soprattutto da piovaschi estivi ed autunnali. L’erosione può oscillare da 2 a 20 mm in relazione alP acclività (Cotecchia ed al. 1966). L’età di tale formazione e Plio - Pliestocenica.

La temperatura media annua è di poco superiore ai 15 gradi (15,30). Le precipitazioni decrescono progressivamente lungo l’asta fluviale e variano dai 1.200 mm. in montagna ai 670 mm in prossimità della parte media del bacino idrografico del Sinni.

In questa area si possono individuare 9 distretti, tutti concentrati in prossimità delle aree golenali del Fiume Sinni e del Torrente Serrapotamo. Le acque del Fiume Sinni e dei suoi affluenti (Torrente Serrapotamo, Torrente Rubbio e Torrente Frido), prima di immettersi nell’invaso di Monte Cotugno, alimentano 6 distretti con altrettante piccole derivazioni; gli altri tre distretti sono serviti direttamente dalle acque invasate tramite pompaggio delle stesse. La superficie attrezzata è pari al 7% dell’intera superficie comprensoriale.

SUB COMPRENSORIO DEL MERCURE

Occupa l’area individuata dal bacino fluvio - lacustre del fiume Mercure fino ai confini con la regione Calabria. I comuni inclusi in tale comprensorio sono: Viggianello, Rotonda, Castelluccio superiore e Castelluccio inferiore con una superfìcie territoriale di circa 223 km2.

La popolazione residente nei 4 Comuni si aggira intorno ai 12.000 abitanti ed i centri con maggior numero di abitanti sono Viggianello e Rotonda. Morfologicamente si tratta di una zona con limitati insediamenti agricoli ed interamente circondata da rilievi, che presentano un’altezza media di 1.000 m, culminanti con la cima del Monte Pollino a m. 2.245 s.l.m.

Il fondovalle è limitato ed inciso da numerosi fossi in erosione rendono difficile, anche a quote basse, l’insediamento agricolo. La litologia del bacino è tipica dei depositi fluvio - lacustri pleistocenici intra appenninici.

Il bacino idrografico del fiume Mercure occupa un’area, in Basilicata, di 178,69 Km2. Le acque per l’irrigazione, tutte derivate dalle sorgenti locali (Sorg. S. Giovanni, Sorg. Acqua nera, Iannace e Sanbucoso, Sorg, Montagna), alimentano 6 distretti pari al 9% dell’intera superfìcie comprensoriale.

AMBIENTE ECONOMICO

Il sistema territoriale individuato si estende su una superfìcie di 1.124 Km2 e comprende due ampie vallate: l’Alta Val d’Agri che si sviluppa lungo il fiume Agri, delimitata a nord - ovest dalla catena montuosa del Vulturino, e la Valle del Noce che si estende lungo l’omonimo fiume fino ad aprirsi sul Golfo di Policastro, inoltrandosi a sud - est nel Parco Nazionale del Pollino. I comuni che ne fanno parte sono: Grumento Nova, , Marsicovetere, Molitemo, Montemurro, Paterno, San Martino d’Agri, Sarconi, Spinoso, Tramutola, Viggiano, Lagonegro, Maratea, Lauria, Nemoli, Ri vello e Trecchina. La popolazione, al 1995, è pari a 65.651 abitanti, con una densità media di 58 abitanti per Km2, dato leggermente più basso rispetto a quello regionale (61). L’area ha registrato, negli ultimi anni, un generale aumento della popolazione, pari all’ 1% rispetto ai dati dell’ultimo censimento, in controtendenza con il resto della Regione (-0,1%); all’interno di essa si registrano, però, alcune disomogeneità: i comuni interni sono soggetti ad un costante calo della popolazione che tocca punte del 13% nel comune di San Martino d’Agri e del 6% in quello di Montemurro, mentre i comuni nel cui territorio ricade la piana dell’Agri fanno registrare un costante aumento della popolazione, soprattutto il comune di Marsicovetere (+8%). In quest'ultimo caso si registra anche una buona dinamica migratoria, pari al 4% nel periodo 1991-95 (anche se la percentuale migratoria più alta è quella di Sarcani, +9%), in gran parte dovuta al trasferimento di attività economiche e di servizi nell’area di Villa d’Agri, secondo un modello di sviluppo, iniziato negli anni "70, con la costruzione dell’asse viario “fondovalle dell’Agri” che collega l’area con l’autostrada Salerno - Reggio Calabria e con il capoluogo di Provincia. La struttura per età della popolazione è caratterizzata da un lato da un indice di vecchiaia pari al 15%, leggermente più alto di quello regionale (14%), dall’altro da un buon ricambio generazionale, ossia in media 100 giovani ogni 79 anziani. L’indice di attività è pari al 44%, il tasso di disoccupazione è del 26%, più alto rispetto al dato regionale (25%), le persone in cerca di prima occupazione sono invece pari al 17%. In questo caso si registrano delle disomogeneità relative alle due aree che costituiscono il sistema territoriale in oggetto: nel Lagonegrese il tasso di attività e quello di disoccupazione sono pari rispettivamente al 47 e al 26%, nell’Alto Agri il tasso di attività è del 42%, quello di disoccupazione del 28%, più alto rispetto alla media dell’area. L’industria assorbe il 34% della popolazione attiva. Il 49% di essa è occupata nel terziario, nel Lagonegrese la percentuale di occupazione in tale settore è del 53%, toccando punte del 70% nel comune di Lagonegro, principalmente pubblica amministrazione, commercio e turismo. Il flusso turistico dell’area fa registrare una presenza di circa 250.000 persone l’anno e si concentra soprattutto sulla costa marateota (oltre il 90% delle presenze) con un forte carattere di stagionalità. Per i comuni della fascia costiera il turismo si è rivelato come uno degli elementi trainanti dello sviluppo socio - economico dell’area. Questi, dagli anni ’70 in poi hanno beneficiato di una serie di interventi di promozione e di miglioramento viario (l’accessibilità ai comuni di Maratea, Trecchina e Rivello, negli ultimi 20 anni è aumentata del 10%) che, oltre ad avvantaggiare gli spostamenti turistici, sono stati da input per lo sviluppo e la conservazione di produzioni tipiche sia artigiane sia agricole. Nell’Alto Agri il flusso turistico è in costante ascesa ed è legato soprattutto alle stazioni sciistiche d’inverno e alle risorse ambientali (fiume,lago, boschi d’alta quota) d’estate. L’occupazione agricola dell’area presenta dinamiche differenti rispetto al resto della Regione: -una percentuale più bassa di attivi: il 17% contro il 19% regionale, la percentuale scende al 15% per i comuni del Lagonegrese; -un altissimo tasso di femminilizzazione pari al 61% (in Basilicata è il 53%) degli attivi in agricoltura, dato che tocca punte dell’83% nel comune di Lamia e del 75% in quello di San Martino d’Agri; -un buon ricambio generazionale: dalle statistiche ufficiali risulta che gli agricoltori con età compresa tra i 14 e 29 anni sono in numero maggiore rispetto a quelli con più di 55 anni. In termini percentuali i giovani rappresentano il 20% del totale (in regione sono il 17%), gli ultra 55 anni il 17% (in regione sono il 22%). Nel Lagonegrese il ricambio in agricoltura risulta notevolmente alto: 270 giovani ogni 100 ultra 55enni, infatti i giovani agricoltori sono il 24% del totale. In effetti oltre il 47% delle aziende risultano condotte da ultra sessantenni, soprattutto quelle di piccola dimensione, e il pur positivo ricambio generazionale in agricoltura non sembra sufficiente a coprire la mancanza di persone disposte a continuare l’attività agricola. Ciò porta a stimare che circa il 30% (il 35% nelFAlto Agri) delle aziende e il 18% della SAU sono “a consumo”, ossia rischiano di scomparire nei prossimi armi. Negli ultimi anni l’aspetto agricolo, soprattutto dell’Alta Val d’Agri, è notevolmente cambiato. Il graduale adeguamento della rete irrigua e la forte azione divulgativa hanno modificato l’assetto colturale tradizionale a favore di ordinamenti produttivi orticoli e frutticoli: la superficie a tali colture è aumentata, negli ultimi 15 anni, di circa il 70%. La struttura fondiaria delle aziende è caratterizzata da una notevole frammentazione e polverizzazione: l’83% delle aziende ha una superfìcie inferiore a 5 ettari, e il 49% di queste ha una superficie inferiore ad 1 ettaro. Le aziende di maggiori dimensione sono quelle condotte da giovani al di sotto dei 25 anni (circa 38 ha di SAU media), queste hanno il più elevato indice di SAU/ULT, ciò fa presupporre una permanenza di giovani in agricoltura quando le condizioni strutturali della produzione sono favorevoli. Molto sviluppate sono le attività zootecniche; oltre la metà delle aziende agricole ha allevamenti, di cui oltre il 75% è rappresentato da capi ovi-caprini, ma anche i bovini sono ben presenti, rappresentando il 15% dell’intero patrimonio regionale. La forte presenza di aziende zootecniche determina, tra l’altro, che la gran parte degli addetti sono imprenditori agricoli a titolo principale: infatti le giornate di lavoro per addetto sono 232 Tanno. La realtà economica dell’area è stata finora caratterizzata da un settore terziario che occupa quasi la metà della popolazione, da un’attività industriale prettamente legata all’artigianato, che ha mantenuto i caratteri di tipicità con la produzione di oggetti ormai esclusi dai circuiti di ampia commercializzazione, ma che negli ultimi tempi ha visto la nascita di numerose iniziative imprenditoriali (l’area industriale di Viggiano, le calzature nel Lagonegrese, sebbene recentemente attraversato da segnali di crisi), da un’agricoltura orientata verso produzioni tipiche e di qualità e dal turismo soprattutto balneare. I futuri scenari socioeconomici dell’area saranno sicuramente condizionati da due eventi collegati alla valorizzazione delle risorse locali. Da un lato, la scoperta e la messa a coltivazione del più grande giacimento petrolifero Europeo nell’Alto Agri che porterà all’investimento delle royalties nell’area; dall’altro, l’istituzione del Parco naturale dovrebbe innescare processi di sviluppo sostenibile puntando sulla valorizzazione delle risorse naturali, sull’agricoltura e sul turismo. La rete viaria principale dell’area è soddisfacente ma i collegamenti tra i comuni dell’area e con il resto della Regione rimangono ancora inadeguati rispetto a quelli che sono i flussi di traffico. Infatti, il modello di sviluppo che caratterizza l’Alto Agri e la Valle del Noce, come del resto l’intera border line regionale, tende a intensificare relazioni e scambi con i poli esterni alla Regione e ad accentuare “estroversione” dei comuni più dinamici (Maratea, Lauria, Marsicovetere) con quelli interni nei quali si stanno lentamente manifestando fenomeni di sviluppo endogeno grazie all’attivismo dei soggetti locali. L’area, pur presentando ancora ritardi nello sviluppo socioeconomico, ha molteplici potenzialità legate al settore agricolo (prodotti di qualità, molti dei quali protetti da marchi di produzione o di origine controllata: i fagioli di Sarconi, il pecorino di Molitemo, solo per citarne alcuni), a quello ambientale (siti Bioitaly, montagne e foreste), al turismo (Maratea, i ritrovamenti archeologici di Grumento, le piste sciistiche del Sirino, del Volturino e del Monte di Viggiano), a cui si aggiungono quelle innescate di recente dalle numerose iniziative di sviluppo industriale e urbanistico.

L’ATTIVITÀ’ DI BONIFICA

Dal momento della sua costituzione il Consorzio ha esercitato un ruolo propulsore per lo sviluppo di tutte le attività del comprensorio fronteggiando le crescenti esigenze del vivere civile delle popolazioni valligiane.

Una delle prime iniziative intraprese dal Consorzio si è concretizzata nella organizzazione del Convegno Economico Agricolo dell’Alta Val d’Agri che ebbe luogo il 21 gennaio 1955 e nel quale furono dibattute le linee programmatiche degli interventi.

Sul piano operativo il Consorzio intraprese una intensa attività, dapprima nei settori della viabilità e delle sistemazioni idrauliche ed idraulico-forestali successivamente volse la propria opera particolarmente nel campo del reperimento e distribuzione della risorsa idrica e nelle altre opere infrastrutturali. Nel primo ventennio di attività (1955-1975) il Consorzio ha realizzato opere che hanno comportato investimenti per un valore attualizzato di oltre 200 miliardi ed ha eseguito lavori di manutenzione per un valore attualizzato di circa 9 miliardi.

Dal 1976 al 1984 sono state realizzate opere per quasi 100 miliardi mentre gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria volti particolarmente alla cura delle opere di irrigazione, acquedotti e reti scolanti, hanno comportato un costo attualizzato pari a 6,5 miliardi circa che corrispondono mediamente ad oltre 700 milioni all’anno.

Da quanto si è detto traspare la straordinaria importanza ed il grande ruolo che il Consorzio ha avuto nel processo di sviluppo del territorio e della vita sociale ed economica dell’Alta Val d’Agri. Attualmente gli Uffici consortili svolgono la propria attività principalmente nella distribuzione dell’acqua per l’irrigazione dei terreni attrezzati, tuttavia l’Ente di Bonifica, attraverso la propria presenza nel territorio, gli studi volti ad ampliare la conoscenza e l’elaborazione dei progetti tuttora riveste un insostituibile ruolo di sviluppo e di tutela del comprensorio.

Si riporta di seguito un prospetto degli investimenti operati dal Consorzio divisi per tipologia di intervento e per Comune.

LA BONIFICA IDRAULICA L’impegno del Consorzio nel campo delle sistemazioni idrauliche si mantiene notevole e come si evince dai prospetti che seguono, in cui sono elencati i lavori che al 1984 risultavano in corso di esecuzione e allo stato di progetto, è volto sia alla sistemazione dei corsi d’acqua naturali che all’affrancamento dei terreni di fondo valle attraverso il potenziamento della rete di scolo.

Lavori realizzati in 1 A Fase

Nel settore della bonifica idraulica il Consorzio ha affrontato, in un primo tempo, la stabilizzazione dei versanti e la regolazione dei corsi d’acqua attraverso interventi di bonifica montana come la forestazione delle pendici e la disciplina degli alvei di tutti i torrenti confluenti nell’Agri; tali interventi sono stati in un secondo tempo integrati dalla sistemazione idraulica delle zone irrigue attraverso la realizzazione di opportune reti scolanti.

Lavori realizzati in 2 A fase

Serbatoi di accumulo idrico Negli ultimi anni sono aumentati notevolmente anche in Val d’Agri i consumi idrici sia per gli usi civici, agricoli ed industriali locali, sia per l’integrazione di acquedotti extra comprensorio (Basento, Agri e Pertusillo). L’unico serbatoio esistente in Val d’Agri era il grande invaso del Pertusillo che con una capacità pari a 155 Mine, soddisfa usi plurimi (idroelettrico, idropotabile ed irriguo) su territori esterni al comprensorio consortile. La necessità di fare fronte alle maggiori esigenze manifestate dalla popolazione ha portato ad avviare la realizzazione dei seguenti due serbatoi:

Vasca di accumulo di 0.8 Mmc, in località Masseria di Sarconi in esercizio;

Invaso sull’Agri e Marsiconuovo di circa 7 Mine., per Pirrigazione di un comprensorio sito in agro di Marsiconuovo e Paterno, esteso 2.000 ettari, attualmente irrigato con risorse sorgentizie destinate ad integrare Pacquedotto del Basento diretto ad alimentare la città di Potenza e 21 comuni vicini. Il costo di tale invaso, che rappresenta la più grande opera idraulica a servizio del comprensorio dell’Alta Val d’Agri, è risultato pari a circa 50 miliardi mentre per le condotte adduttrici ed i bacini di compenso, al 1984, erano in progetto lavori per quasi 14 miliardi. Vascone di Missanello: Lavori di completamento dello schema irriguo delle Aree del Medio Agri costo del bacino di circa 170.000 me. E 9.800.000,00.

Sono altresì in progetto ed allo studio i seguenti accumuli idrici:

-invaso sul torrente Cavolo, volume di 3 Mmc.; -serbatoio in destra Casale, volume di 0,8 Mmc.; -serbatoio per PAlli di 0,6 Mmc.; -serbatoio in località Traversati di 0,8 Mmc.. nota solo che una esigua superfìcie (14%) è attrezzata con distribuzione in canalette prefabbricate.

E’ inoltre in corso ed in programma E attrezzamento per l’irrigazione ad aspersione di ulteriori 2.345 ettari (1.760 irrigabili) attraverso 8 nuovi impianti con una dotazione media unitaria di 0,20 lt/sec.

L’Irrigazione

Fino al 1966 il Consorzio non aveva operato nel settore dell’irrigazione, infatti, precedentemente nel comprensorio era stato eseguito, a cura dell’Ente irrigazione, soltanto rimpianto del Cavolo alimentato da una portata sorgentizia di 800 litri al secondo che, peraltro, il Consorzio ha successivamente provveduto ad estendere e riordinare.

In occasione del Convegno tenutosi a Villa d’Agri il 26 giugno 1966 scaturirono l’interesse e la volontà comune di affrontare il problema generale dell’approvvigionamento idrico ed in particolare di colmare le gravi carenze esistenti nel settore dell’irrigazione.

L’attività consortile nel decennio che seguì portò alla realizzazione di 4 impianti (Molinara, Alli, Maglie- Varco laino e Maglia-canale Cavour) al servizio di una superficie di 1.244 ettari (911 ettari irrigabili), inoltre l’impianto del Cavolo fu riordinato ed esteso a 1.980 ettari; così al 1976 la superfìcie dominata dagli impianti risultava pari a 3.224 ettari (irrigabili 2.061 Ha). Nello stesso tempo erano in fase più a meno avanzata di costruzione altri 14 impianti su una superfìcie complessiva dominata di 3.516 ettari (3.024 ettari irrigabili).

Nel periodo successivo l’attività del Consorzio nel settore irriguo ha continuato a rivestire un ruolo di particolare importanza sia per quanto concerne il riordino, l’adeguamento ed estendimento degli impianti esistenti che per quanto concerne gli studi ed i progetti per nuovi impianti. Tra il 1976 ed il 1984 sono stati eseguiti e completati 19 impianti al servizio di una superfìcie complessiva pari a 4.885 ettari (4.314 ettari irrigabili).

Con il riordino dei limiti amministrativi del Consorzio sono stati trasferiti al consorzio gli impianti irrigui gestiti dall’Ente Irrigazione e di seguito riportati divisi per comprensori:

1 COMPRENSORIO DEL MERCURE N. COMUNE IMPIANTO IRRIGUO Ha 1 Viggianello S. Elena 400 2 Viggianello S.Giovanni 500 3 Castelluccio Inf. Amoroso 330 4 Rotonda Piè Valle 157 5 Rotonda Montagna 255 6 Rotonda Rotonda 1 600 7 Rotonda-Viggianello Zarafa 8 Rotonda Rotonda 2 260 9 Castelluccio Sup.-Inf S. Giovanni 30

2.COMPRENSORIO NOCE N. COMUNE IMPIANTO IRRIGUO Ha 1 Rivello Vignale 400 2 Rivello Mascalcia 60 3 Rivello-Trecchina Fiumicello 100 4 Lauria Torbito 500 5 Nemoli Varco Valle 300 6 Trecchina Piano dei peri 80

3. COMPRENSORIO MEDIO AGRI- SAURO N. COMUNE IMPIANTO IRRIGUO Ha 1 Missanello Missanello Alto 2 Missanello-Alianello Missanello Basso 500 3 Aliano Pantano di Alianello 4 Aliano Pantano di Aliano 500 5 Aliano S.Leo 150 6 S.Arcangelo S. Nicola 7 Roccanova-S .Arcangelo Calderaro 8 Galli echio Figarola 70

4. COMPRENSORIO SINNI N. COMUNE IMPIANTO IRRIGUO Ha 1 Senise Codicino-Piano delle Rose 250 2 Senise-Chiaromonte Serrapotamo 140 3 Senise Massanova 240 4 Senise Visciglio Alto 5 Senise Visciglio Basso 6 Senise -Chiaromonte Sicileo 220 7 Castronuovo Castronuovo 120 8 Senise Piano delle Maniche 450 9 Senise-Colobraro Serra della Pietra 60 10 Francavil la Francavi Ila 190

Altre opere infrastrutturali

Il Consorzio si è attivato rendendosi artefice della creazione delle infrastrutture basilari per lo sviluppo civile del comprensorio.

Viabilità

Realizzata nella 1 °FASE

Poiché una della principali cause della depressione del comprensorio era costituita dal suo isolamento, il Consorzio ha profuso un notevole impegno per la rapida realizzazione di strade di bonifica ed interpoderali di utilità determinante per le locali attività economiche. Fra le strade di bonifica, attualmente quasi tutte classificate come provinciali, si ricordano le seguenti: Spinoso-Capolavello, Montemurro-Serra Autotero, Molitemo-Rimintiello, Marsiconuovo-Lama Sellata, Marsicovetere-Tempa della Seta, Patemo-Galaino, Grumentina-Parete-Vigna, S.Martino- Fondovalle, Matina-Molinara, Villa d’Agri-Mar siconuovo, Villa d’Agri-Grumentina, Ponte Rosa- Ai varale, Molitemo-Lagonegro, Grumento-Sarconi e Tramutola- grumento.

Tali strade realizzate nel periodo seguente alla costituzione del Consorzio hanno uno sviluppo complessivo pari a Km. 150.

Successivamente esse sono state oggetto di adeguamenti e manutenzioni su vari tratti per uno sviluppo complessivo pari a Km. 55.

Al fine di migliorare i collegamenti delle singole aziende agricole con le borgate rurali, i centri abitati e le strade principali il Consorzio ha realizzato anche strade interpoderali per uno sviluppo complessivo pari a Km. 480 corrispondente ad una densità di circa o,8 Km/Km2 che costituisce un valido supporto alle imprese economiche valligiane.

Tra le strade interpoderali si ricordano le più importanti: Tramutola - Molitemo, Rimintiello-Giordano; Marsicovetere - Piano Imperatore, S. Stefano - Ponticello, Fascitello - Acqua di tasso, Paterno - Tasseto.

EX COMPRENSORIO CONSORZIO DI BONIFICA DEL GALLITELLO

Il Consorzio di Bonifica del Gallitello fu costituito con D.P.R. de! 3. 12. 1948, su richiesta di un gruppo di >*/ proprietari dell’'omonimo comprensorio dii bonifica già classificato di bonifica integrale con R.D. 10.2.1,934 N° 1404/8, della estensione dì Ha 2.160.

Con successivo D.M. del 14.2.1953, l'anzidetto, comprensorio venne riclassificato di bonifica montana, ai sensi della legge 25.7.1952 N° 991, unitamente ai comprensori dì Fossa Cupa, della estensione di Ha 71000, e dii Camastra, per Ha 36.333, che già erano stati classificati bacini montani con il citato R.D, 10.2.1934 N.1404/8, per cui la superficie riclassificata dei 3 comprensori sali a Ha: 45.493, ai quali fu estesa l'attività del. Consorzio a seguito, del riconoscimento ad assumere le funzioni dì Consorzio di Bonifica montana con D.l. del 3.11.1954.

I seguenti ulteriori provvedimenti, emanati ai sensi e per gli effetti della legge ’25.7.1952’ N° 991, hanno classificato o riclassificato fra, il 1959 e il 196 V come comprensori di bonifica montana ampi territori che sono stati, poi, trasferiti in epoche diverse alla competenza deh Consorzio:

D.P.R. 10.7.1957 N .1062, di classifica e di riclassifica del comprensorio Carmine Monte - Caruso, della estensione di Ha. 34463, ampliato con D.P.R. 5.4.1961 N° 522 per altri 19.636 Ha, per effetto dei quali il comprensorio in questione raggiungeva una superficie di 54.099 Ha, dei quali 8,229. Ha con la sola classifica di bonifica montana e 45.870 Ha con la doppia classifica dì bonifica integrale e montana, in quanto taluni territori fruivano della precedente classifica di bonifica di categoria ai sensi della legge di riforma fondiaria 8.1.1952 N.32 D.P.R. 4.5.1958 N° 833 di classifica del comprensorio montano del Platano e Melandro, della estensione di Ha 22.983 ampliato con D.P.R. del 10.7.1960 N° 1336 per altri 24.061 Ha; D.P.R. del 2.4.1959 N° 624 di riclassifica dell'Alto Basento, determinato come bacino montano con D.P.R, del 28.1.1958, della estensione di Ha 92.683, dei quali 86.653 Ha ricadenti in Provincia di Potenza e 6.030 Ha in provincia di Matera. Il Consorzio ha Ottenuto il riconoscimento della idoneità ad assumere le funzioni di Consorzio di Bonifica Montana su tutti i territori sopra menzionati, in virtù dei seguenti provvedimenti:

I D.I. 18.3.1961, per i territori dell'Alto Basento (Ha 92.683); II D.I. 28.11.1962, per i territori di Carmine e Monte Caruso (Ha 54.099); III D.I. del 4.1.1967, per i territori di Platano e Melandro (Ha 46.954). Sicché il Consorzio opera attualmente su di una superficie complessiva di Ha 193.736 che risulta costituita per ettari 94.536 da territori con la sola classifica di bonifica montana e per Ha 99.200 da territori con la doppia classifica di bonifica integrale é di bonifica montana.

Detta superfìcie ricade per Ha 187.706 in provincia di Potenza e per Ha 6.030 in provincia di Matera, interessando l'intero territorio dei Comuni di Abriola, , Anzi, , , , Bella, , Brindisi di Montagna, Calvello, , Castelgrande, , Fìliano, , , , Potenza, , S. Angelo le Fratte, Sasso Castalda, , Tito, Trivigno, Vaglio e , e parzialmente il territorio dei Comuni di Atella, Laurenzana, Marsico Nuovo, Marsico Vetere, e S. Fele in provincia di Potenza, e dei Comuni di Accettura, Calciano e Tricarico in provincia dì Matera.

E' da segnalare, infine, che il comprensorio consortile é interessato in tutto o in parte dai territori attribuiti alle comunità montane istituite con la legge regionale 19.10.1973, numero 27, e precisamente dalle zone N° 1, del Vulture, N° 3 del Marmo, N° 4 del Melandro, N° 5 dell'Alto Basente, N° 6 dell'Alto Sauro e del Camastra, N° 7 dell'Alto Agri, N° 8 del Medio Agri e Sauro e N° 12 dell'Alto Sinni.

IL TERRITORIO

L'ambiente fisico

L'orografiaArt. 42 del territorio consorziato é molto accidentata e tormentata, specialmente nella sua parte occidentale e sud occidentale, lungo la direttrice Muro Lucano – Balvano – Tito – Abriola - Laurenzana, dove prevalgono i rilievi maggiori e più aspri che culminano con le vette Rotonda del Marmo (m 1259), Arioso (m 1709), Pierfaone (m 1744). La parte centrale di detto territorio é occupata da una serie di formazioni collinari, che si mantengono fra i 500 e gli 800 metri con pendici dal profilo abbastanza uniforme e dalle acclività meno aspre, presentando qua e là l'intrusione di qualche rilievo più accidentato che può raggiungere anche i 900-1000 metri. Le zo ne pianeggianti occupano estensioni trascurabili, essendo limitate ad alcune ristrette fasce di fondo-valle.

Sotto il profilo geologico, basterà accennare:

—che la porzione del territorio consortile costituita da gran parte dei comprensori del Carmine - Monte Caruso, del Platano, del Melandro e de! Fossa Cupa e dalla fascia occidentale del Camastra, presenta formazioni della serie Carbonatica e della serie calcarea, silicea e marnosa, che pur essendo abbastanza stabili, danno luogo egualmente a dissesti da crollo e a consistenti falde detritiche, specialmente nelle zone più denudate e più esposte all'azione erosiva e disgregante delle acque e del gelo;

che la parte orientale del comprensorio del Carmine -Monte Caruso e la gran parte dei bacini dell'Alto e Medio Basento e del Camastra, hanno una impalcatura geologica costituita da affioramenti flìscioidi, in cui prevalgono le componenti argillo scagliose che danno origine a terreni, dove più e dove meno, instabili e tendenzialmente franosi, facilmente preda dell'ero- sione superficiale e di quella per incisione; che in alcune aree localizzate (Ruoti, Avigliano, Baragiano, Picerno, dintorni di Potenza e triangolo Calvello – Anzi - Laurenzana}, si rinvengono resti pliocenici, costituiti, da conglomerati, sabbie e argille, le cui caratteristiche meccaniche, per il prevalere dei componenti sciolti, rendono i terreni particolarmente esposti all'azione erosiva degli agenti meteorici, come é testimoniato dai diffusi ed estesi dissesti esistenti in tali aree. Per effetto della tormentata orografia dinanzi sommariamente descritta, l'idrografia del territorio consortile risulta molto ricca. Essa é costituita, infatti, da numerosissimi corsi d'acqua d'importanza variabile da caso a caso, che fanno capo alle aste principali dei fiumi Basento e Bradano e dei torrenti Platano, Melandro e Camastra. Tali corsi d'acqua, alimentati dai versanti montagnosi e collinari dei relativi bacini e sottobacini, hanno regime nettamente torrentizio poiché convogliano portate anche rilevanti durante i periodi piovosi e portate assai modeste, o addirittura nulle, durante i periodi siccitosi.

L'instabilità più o meno diffusa della maggior parte delle formazioni rocciose e le caratteristiche delle precipitazioni, facilitano i processi erosivi ed i fenomeni franosi che, favoriti anche dalla scarsa copertura vegetale e dalla mancanza o dall'insufficienza delle opere di difesa del suolo o di regimazione delle acque, danno luogo spesso a manifestazioni imponenti di smottamenti, incisioni e dì trasporti solidi.

Da notare, infine, che a contatto fra le formazioni rocciose più permeabili con quelle meno permeabili o impermeabili sì riscontrano manifestazioni sorgentizie di diversa entità, che sono più abbondanti nelle zone di affioramento delle rocce mesozoiche e plioceniche e meno importanti, a carattere per lo più stagionale, nelle zone occupate da rocce fliscioidi.

L'ambiente socio-economico

La situazione demografica presenta sintomi di cedimento più o meno sensibili in quasi tutti i 36 comuni interessati dal comprensorio, poiché al censimento del 1971 in questi comuni risiedeva una popolazione complessiva di 199.301 abitanti che, facendo astrazione da quella residente nella città dì Potenza, la quale si é incrementata costantemente, sia pure con un ritmo alquanto contenuto,Art. 42 risultava addirittura inferiore a quella censita negli stessi comuni 110 anni prima, al censimento, cioè, del 1861, fornendo, così, un indice assai significativo della scarsa capacità delle locali risorse economiche a competere con le attrattive di altre fonti di reddito localizzate al di fuori del comprensorio e della Regione.

Il territorio consortile, infatti, é caratterizzato dalla limitata presenza di terreni vallivi pianeggianti o a lieve pendio, abbastanza fertili e produttivi, la cui estensione é di soli 15- 20,000 Ha, che potrebbero in parte prestarsi ottimamente all'irrigazione ove fosse accertata la possibile disponibilità di adeguate risorse idriche, mentre la massima parte di esso territorio é costituito da terreni poveri e occupati in notevoli proporzioni da colture cerealicole o da pascoli, boschivi e incolti, specialmente nelle zone montane e in quelle collinari più acclivi. Indagini specifiche eseguite di recente dal Consorzio hanno, infatti, accertato che la superficie comples- siva dei terreni coltivati sì aggira intorno ai 58.000 Ha, che corrisponde a (30,2% soltanto della superficie territoriale e al 59,3% della superficie agraria, assumendo i boschi fitti e quelli radi o degradati una notevole consistenza (68.800 Ha circa), malgrado i disboscamenti indiscriminati compiuti nei tempi più recenti.Questa situazione costituisce il punto dì arrivo delle vicende contraddittorie che hanno caratterizzato l'andamento generale dell'agricoltura del comprensorio durante l'ultimo quarantennio. Infatti, mentre nel decennio precedente l'ultimo conflitto e negli anni immediatamente successivi una parte considerevole dei boschi e dei pascoli é stata messa a coltura, negli ultimi 10-15 anni si é verificato il fenomeno opposto, in conseguenza dell'esodo rurale. Fenomeno, questo, che ha coinvolto in maniera diversa le varie zone del territorio consortile, poiché laddove la colonizzazione si é mantenuta vitale, come in parte del bacino del Platano - Melandro e in parte dell'Aviglianese, i seminativi provenienti da vecchi pascoli dissodati sono coltivati tuttora, mentre in altre zone, e soprattutto in quelle maggiormente carenti di infrastrutture, considerevoli estensioni, tanto di questi seminativi che di quelli da lungo tempo coltivati, sono attualmente incolti o scarsamente utilizzati.

Scendendo, poi, ad un esame più particolareggiato della situazione, si può dire: che nel subcomprensorio del Monte Carmine - Caruso, i terreni migliori si riscontrano nella piana di Vitalba e sulle pendici che degradano dolcemente fino all'asta principale del fiume Marmo, da Muro Lucano, Bella e S. Antonio Casalini agli scali ferroviari di Bella e Baragiano, i pascoli sono situati sulle montagne dominanti, dove sono rimasti pressocché intatti perché posti alle altitudini maggiori e in località poco accessibili, mentre ì terreni incolti o abbandonati sono sparsi un pò dovunque alle quote intermedie, interessando il 17% circa della superficie produtti- va; che nel subcomprensorìo dell’Alto Basentano, comprendente i sottobacini del Camastra, del Gallitello e di Fossa Cupa, i terreni migliori sono localizzati lungo la vallata del Basento, nella piana di Tito, nei Pantano di Pignola e nelle piane di Anzi e Calvello, i pascoli sono distribuiti lungo i margini del Camastra, sui massicci di Li Foj e dell'Arioso e sui monti di Vaglio, e i terreni incolti sono molto diffusi essendo stati stimati in una proporzione pari al 45% circa della superfìcie agraria del sub comprensorio ; che nel subcomprensorio del Platano-Melandro i terreni coltivati sono ubicati sulla destra del Melandro e del suo affluente Pergola, lungo la vallata della fiumara del Picerno e attorno ai comuni dì Satriano e dì Brienza, i pascoli sono distribuiti lungo le dorsali montuose e lungo i versanti più acclivi, mentre gli incolti e i terreni abbandonati sono localizzati per la maggior parte sul versante in sinistra del Melandro, interessando il 25,5% della superficie agraria del subcomprensorio.

Sotto il profilo fondiario il comprensorio è caratterizzato da un lato dalla netta prevalenza numerica delle piccole proprietà, che interessano, peraltro, una proporzione piuttosto modesta

della superficie agraria e forestale, dall'altro lato dall'esistenza di un numero piuttosto limitato di grandi proprietà, fra cui quelle dello Stato e dei Comuni, che possiedono una consistente porzione della medesima superficie. Infatti, le proprietà di estensione fino a 5 Ha sono 52.945, pari al 92% del numero complessivo delle proprietà, e possiedono 44.464 Ha e cioè il 23,8% della superfìcie agraria e forestale, mentre le proprietà dì estensione superiore ai 100 Ha sono soltanto 177, e cioè non più dello 0,3% del numero complessivo delle proprietà, ma possiedono ettari Art. 75.452, 42 corrispondenti al 40,3% della superficie agraria e forestale, una consistente estensione di queste proprietà essendo,peraltro, costituita da quella appartenente ai comuni.

Alcune delle iniziative sopra menzionate sono state oggetto di studi più approfonditi. Cosi, ad esempio, per la valorizzazione turistica dell'Arioso, é stato elaborato il piano urbanistico di massima, mentre per la individuazione delle possibilità irrigue, sono state condotte delle ricerche idriche nella Valle del Marmo, che hanno fornito esito positivo (le disponibilità della falda subalvea nella conca di Muro, Bella e Baragiano sono state valutate in circa 500 litri al secondo nel periodo estivo) consentendo di elaborare il piano zonale per lo sviluppo della Vallata del Marmo.

Gli interventi realizzati

Malgrado le gravi limitazioni frapposte alla propria attività operativa dai mezzi finanziari sempre assai limitati e occasionali messi a disposizione dagli Organismi di finanziamento, il Consorzio del Gallitello ha già realizzato una massa veramente notevole di interventi, che hanno avuto come obiettivo essenziale quello di migliorare le condizioni generali e locali del comprensorio, sotto il profilo delle infrastrutture e dei servizi civili. E ciò in considerazione della necessità non solo di rendere accessibili molte zone suscettibili di valorizzazione agricola, agro – silvo - pastorale e turistica, ma completamente prive di strade, ma anche di apportare l'acqua potabile e l'energia elettrica, di elementare utilità per il vivere civile, alle numerosissime contrade rurali e alta notevole popolazione residente in queste contrade e nelle case sparse; popolazione che al censimento del 1971 era costituita ancora da quasi 40.000 abitanti, risultando di non molto inferiore a quella censita nel 1951.

Più in particolare, a tutto il 31 dicembre 1976, risultavano eseguite o in corso di esecuzione le seguenti opere, per gli importi a costi attualizzati, appresso specificati: a) strade di bonifica, per uno sviluppo complessivo di 274,5 Km,che hanno comportato una spesa di 19 miliardi e 768 milioni; b) strade interpoderali, per uno sviluppo totale di 71 Km e per un corrispondente costo di 2.225 milioni; - c) opere di elettrificazione al servizio di contrade rurali dell'estensione di 11.180 Ha e di una popolazione di 11.200 abitanti, costituite da 95,8 Km di linee a media tensione e da Km 348 di linee a bassa tensione, che hanno richiesto l'investimento dì 2 miliardi e 947 milioni; approvvigionamenti idrici, con l'utilizzazione di sorgenti locali per una portata complessiva di circa 12 l/sec, mediante condotte di vario grado, della lunghezza totale di 'circa 50 Km, che hanno permesso di servire una popolazione di circa 9.200 abitanti con una. spesa di circa 715 milioni; opere civili (centri sociali di Betlemme e di Tito Scalo, centro di servizio Arioso} che hanno comportato un costo di 2 miliardi e 154 milioni; interventi dì sistemazione idraulica lungo una dozzina di Km del fiume Basente e dei torrenti Camastra, Fiumara di Avigliano, Renzo e Cerreta, con una spesa di 1 miliardo e 631 milioni; sistemazioni idraulico-forestali, consistenti nel rimboschimento di una superficie di circa 98 Ha e nella sistemazione di circa 2 Km dì aste torrentizie montane, con un investimento di 388 milioni; manutenzioni alle opere eseguite e interventi minori, per un importo di 2 miliardi e 17 milioni. '

DDDATIDATI ECONOMICI

Art. 42 Il Consorzio di Bonifica della Basilicata dal 1 gennaio 2018 subentra anche in tutte le attività e funzioni di cui alla L.R.1/2017 ed in precedenza svolte dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, Consorzio di Bonifica del Vulture Alto Bradano e Consorzio di Bonifica dell’Alta Val d’Agri, che continueranno a svolgere tutte le attività e funzioni di cui ai rispettivi statuti ed alla L.R.33/2001, fino al 31 dicembre 2017 (art. 32 L.R.1/2017). A tal fine, è stato redatto ed approvato con delibera consortile n. del Il Bilancio di Previsione relativo all’esercizio 2018, formulato secondo lo schema previsto dalla Legge Regionale n.1/2017; in particolare la sezione relativa alle entrate è suddivisa in titoli, categorie e capitoli, mentre quella delle spese è ordinata in titoli, aree, settori e capitoli. Il bilancio è redatto sulla base del principio di competenza e del pareggio finanziario ed in termini di cassa. Al Bilancio di Previsione è allegato: il Piano di Riparto della contribuzione consortile, in cui gli oneri a carico dei consorziati sono correlati alle spese che l’ente intende sostenere per le attività di manutenzione delle opere idrauliche ed irrigue, e per le attività generali di funzionamento degli organismi consortili ; la Relazione Programmatica relativa al triennio 2018/2020, contenente l’indicazione dei flussi finanziari e l’illustrazione dei programmi e dei progetti pubblici da attuare nel triennio e riportati nel Bilancio Annuale e Pluriennale.

DATI COMPLESSIVI DEL BILANCIO DI PREVISIONE ANNO 2018 Il Bilancio di Previsione per l’esercizio finanziario 2018 presenta un pareggio di competenza, con un movimento complessivo di Entrate e di Uscite (comprese le partite di giro) così ripartito:

Entrate di Competenza …………………… € 144.519.975,29 Uscite di Competenza …………………… € 144.519.975,29

ANALISI DELLE ENTRATE CORRENTI Le entrate correnti ammontano ad € 29.598.374,29 e sono articolate in: -Contributi; -Proventi diversi; -Trasferimenti correnti da Regione e da Stato. L’ammontare complessivo dei contributi previsto per l’esercizio 2018 ammonta ad € 14.531.000,00, di cui € 1.640.000,00 relativi a canoni per acquedotti rurali; la gestione di questi ultimi entro il 31.12.2018 verrà trasferita all’Acquedotto Lucano, così come previsto dalla L.R.1/2017.

Relativamente ai contributi previsti per il 2018 va rilevato che non è stata posta a carico della contribuenza consortile alcuna partecipazione alle spese sostenute dal Consorzio per il vettoriamento dell’acqua proveniente dall’Eipli, il cui costo ove dovesse essere dovuto e nei limiti in cui lo dovesse essere, sarà coperto da relativa posta finanziaria opportunamente prevista in Bilancio.

ANALISI DELLE USCITE CORRENTI Il Bilancio di Previsione 2018 è stato redatto nell’ottica di una attenta ed oculata determinazione della spesa corrente e con la precisa volontà di potenziare ed efficientare i servizi offerti agli utenti. In quest’ ottica, nell’esercizio 2018 si intende svolgere le attività di manutenzione della rete irrigua e pulizia dei canali di bonifica avvalendosi principalmente di personale interno e mezzi consortili, ricorrendo aArt. ditte 42 esterne in misura marginale e comunque solo in casi di particolare necessità.

Le spese correnti sono ripartite in 6 aree distinte : area relativa agli organi istituzionali, area servizi generali e di gestione, area irrigazione, area bonifica e progettazione, area acqua potabile ed industriale, area progetti speciali . Ciascuna area è poi ripartita in settori omogenei. Il costo complessivo del personale ammonta a circa € 14.278.200,00, suddiviso tra i vari settori ed aree di riferimento. Nell’ambito delle spese correnti, per l’esercizio 2018 si intende avviare le attività di gestione degli strumenti di misurazione e trasmissione installati da Acqua Spa (progetto “conturizzazione”) presso gli impianti consortili (vasche, prese comiziali ecc.). Per la gestione stessa si rendono necessari l’acquisto di software e relativo hardware e software di base, nonché il sostenimento delle spese legata al traffico dati delle suddette strumentazioni. Nel corso dell’esercizio 2018 si intendono istituire, inoltre, 2 officine meccaniche per la manutenzione e riparazione di mezzi consortili, da collocare nelle zone di San Basilio e Villa d’Agri, per un importo di spesa previsto in € 600.000,00 a fronte del quale è previsto un contributo regionale di pari importo. Appare utile rilevare che nell’ambito delle uscite correnti è stato istituito il “Fondo straordinario di riserva” previsto dalla L.R.1/2017, art. 39 il cui stanziamento di bilancio è pari a € 770.000,00. Nell’ottica di una politica di riduzione dei costi di energia elettrica attraverso la creazione di fonti di energia alternativa, sono attualmente in corso le attività propedeutiche alla stipula di n.7 contratti, a seguito di appalto pubblico, per l’affidamento in concessione del diritto di uso di canali e condotte consortili al fine della realizzazione di impianti idroelettrici, che saranno gestiti dal concessionario aggiudicatario per tutta la durata della concessione (30 anni), e al termine della stessa saranno acquisiti al patrimonio dell’ente concedente. Il concessionario dovrà nel contempo, a partire dall’esercizio 2018, riversare una quota dei proventi derivanti dalla vendita al GSE della energia idroelettrica prodotta dalle centrali realizzate. Sempre in tema di idroelettrico è stata stipulata una convenzione con SEL SpA per la realizzazione di una centralina nel comune di Sarconi ed è in corso un ulteriore studio per verificare il possibile ulteriore sfruttamento a tal fine delle strutture consortili.

ACQUEDOTTI RURALI In Bilancio sono state previste le entrate e le uscite per l’intero esercizio finanziario; tuttavia potrebbe verificarsi che il trasferimento delle reti avvenga anticipatamente ed in tal caso è prevedibile un’economia, in quanto sulla specifica area le spese superano le entrate.

ENTRATE E USCITE IN C/CAPITALE Gli stanziamenti relativi ai lavori che l’Ente Consorzio intende realizzare con finanziamenti regionali e statali, sono iscritti in bilancio alle partite in conto capitale; gli stessi sono esposti nel programma triennale dei lavori pubblici

GESTIONI SPECIALI Relativamente ai “progetti speciali, per il 2018 si è prevista l’attuazione dei progetti: Vie Blu, Green River, Ivam, Forestazione e Riqualificazione del Verde Urbano; gli stessi ammontano a complessivi € 53.410.700,00 ripartiti tra lavori, forniture, gestione delega e dotazione strumentale.

BILANCIO PLURIENNALE 2018/2020

RelativamenteArt. al42 Bilancio Pluriennale 2018 ÷ 2020 lo stesso consta, oltre che delle partite in entrata ed uscita di natura corrente, pressocchè riconfermate rispetto all’esercizio 2018, anche delle voci inerenti i lavori aventi durata pluriennale ed in particolare: - Lavori di completamento della riconversione irrigua – rete metapontina (BAS/03), già contrattualizzati dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto e finanziati dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze che si prevede di realizzare nel periodo 2018/2019;- Lavori attrezzamento irriguo settore G previsti per il periodo 2018/2020 - Lavori di intervento per dissesto idrogeologico previsti per il periodo 2018/2020 - Lavori di miglioramento dell’efficienza funzionale della rete di distribuzione irrigua tramite interventi di razionalizzazione delle opere irrigue e conturizzazione della distribuzione ai campi, da eseguirsi nell’ambito del P.S.R.N. 2014/2020. La durata dei lavori è prevista in circa due anni a partire dal 2019 e per gli stessi sono state presente domande di finanziamento al Ministero delle Politiche Agricole e forestali. L’elenco degli stessi è riportato in dettaglio nel programma Triennale dei Lavori Pubblici di seguito esposto, redatto a norma dei D. Lgs n. 50/2016 artt. n. 21 c. 8 e 216 c.3., con l’obiettivo di identificare e quantificare l'insieme dei bisogni espressi dal territorio di pertinenza del Consorzio di Bonifica della Basilicata, limitatamente alle azioni e agli interventi di specifica competenza del Consorzio medesimo. Il programma triennale, infatti, costituisce il momento attuativo, di identificazione e quantificazione dei bisogni, che finalizza le attività di ricerca, di verifica e valutazione, in via di attuazione e/o già avviate dal Consorzio di Bonifica della Basilicata, per l'individuazione degli interventi strumentali indispensabili a garantire il soddisfacimento del complesso delle esigenze emerse. L'insieme di tali attività può sinteticamente riassumersi nei seguenti punti: 1. studio dei bisogni e delle esigenze, circoscritto all'ambito di azione e competenza del Consorzio, finalizzato all'identificazione degli interventi necessari al soddisfacimento degli stessi; 2. valutazione di fattibilità per ciascuno degli interventi individuati, al fine di verificarne la concreta possibilità di attuazione; 3. ricognizione sulle disponibilità finanziarie dell'Amministrazione nel triennio 2018/2020, necessaria alla quantificazione della capacità di investimento ed alla determinazione delle risorse finanziarie da destinare alla realizzazione delle opere; individuazione dei criteri di valutazione delle priorità, indispensabili per l'effettuazione della selezione e della calendarizzazione degli interventi.

PROGETTI

Le necessità afferenti al settore "Risorse Idriche", riguardano n° 5 interventi, per ognuno dei quali è stata predisposta la relativa progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva. A1 - Attrezzamento irriguo dei settori A, T nei Comuni di Acerenza e Tolve E’ stata redatta la progettazione preliminare dell'intervento; il progetto si propone di realizzare l'attrezzamento irriguo di circa 6.000 Ha. Il progetto è articolato in un unico lotto ed ha un importo totale, attualizzato, di circa M€ 110,00.

A2 - Opere di ristrutturazione e completamento del comprensorio irriguo del basso melfese in sinistra Rendina nell'agro di Melfi (cosiddetto progetto ex Abrusci) – Opera Incompiuta La progettazione dell'intervento è esecutiva, salvo l’aggiornamento della parte normativa al D. Lgs. n. 50/2016 e ss.mm.ii.; il progetto si propone di completare, riabilitare ed integrare le opere progettate ed appaltate - su finanziamento concesso dall'Agensud - ma incomplete a seguito di un

contenzioso insorto tra l'impresa assuntrice dei lavori (nel contempo fallita) ed il Consorzio di Bonifica Apulo Lucano; contenzioso risolto definitivamente nell’agosto 2005. I benefici conseguenti alla realizzazione dell'intervento consistono nel rendere possibile l'erogazione del servizio ad una parte del comprensorio irriguo in sinistra Rendina, mettendo a valore gli investimenti finanziari già realizzati. Il progetto,Art. dell’ 42 importo attualizzato di € 3.641.000,00, è stato inserito nell’ elenco delle “Opere incompiute” di cui al’ art. 44-bis del D.L. n. 201/2011, convertito dalla L. n. 214/2011 ed in riferimento al D. M. n. 42/2013 Ministero Infrastrutture.

A3 - Completamento dei distretti irrigui in agro di Montemilone ed integrazione delle risorse idriche Il progetto, di carattere esecutivo, si propone di realizzare l'integrazione della risorsa idrica disponibile, attualmente prelevata da falda e fortemente deficitaria, a servizio di un comprensorio irriguo di circa 1.300 Ha. I benefici conseguenti alla realizzazione dell'intervento consistono sia nel miglioramento delle condizioni di soddisfacimento dell'utenza agricola, oggi soddisfatta al 10% della domanda, sia soprattutto in una drastica riduzione dei costi di gestione del servizio. Il progetto è articolato in un unico lotto. Il costo delle opere ammonta ad € 11.078.000,00.

A4 - Completamento delle opere per la utilizzazione irrigua dell'invaso di Acerenza 2° lotto funzionale E' disponibile la progettazione preliminare dell'intervento. Il progetto propone l'ampliamento di un primo intervento irriguo, già realizzato, con l’estendimento ad ulteriori 500 Ha. Il costo dei lavori è stimato in € 5.100.551,40, con finanziamento che dovrebbe attingere, come il primo intervento, a fondi regionali.

A5 - Progetto esecutivo delle opere di completamento funzionale per rendere fruibile l’invaso sulla diga del Lampeggiano e l’integrazione idrica Il progetto prevede l’attrezzamento idrico di circa 130 Ha ubicati immediatamente a valle della diga lungo le sponde del torrente Lampeggiano. La necessità di realizzare tali opere scaturisce dalle richieste avanzate dai proprietari dei terreni prospicienti il torrente che, prima della realizzazione dell’ invaso della diga, avevano capacità di attingimento idrico diretto dal torrente. Le opere previste sono costituite da una derivazione sulla condotta ø1000 in uscita dalla diga, da una vasca di accumulo, dalla rete di distribuzione. Per la realizzazione del progetto si prevede un costo attualizzato di circa M€ 2,00 ;. Il progetto, esecutivo all’epoca della sua redazione, è tuttavia da aggiornare ai nuovi dispositivi di legge intervenuti in materia di LL. PP.

A6 – Schema idrico Basento-Bradano – Attrezzamento irriguo settore G nei Comuni di Genzano, Banzi, Oppido Lucano e Irsina. Il progetto si propone di realizzare l'attrezzamento irriguo di circa 13.000 ha, nei Comuni di Banzi, Genzano di Lucania, Irsina ed Oppido Lucano. Il progetto è articolato in un unico lotto ed ha un importo totale di € 80.700.000,00. Il finanziamento dell’opera è stato assicurato con delibera Cipe n° 98 del 29.07.05 allegato 1 punto 7. Per tali lavori, la cui gara ha subito e subisce innumerevoli vicissitudini di carattere amministrativo, si sta procedendo alla fase di verifica del progetto esecutivo redatto dall’impresa aggiudicataria.

A7 – Progetto per il miglioramento e recupero dell’efficienza delle reti irrigue e bacini di accumulo esistenti nei Comuni di Lavello-Melfi-Montemilone e del Vulture. Trattasi di progetto da candidare a finanziamento nell’ambito del “PROGRAMMA NAZIONALE DI SVILUPPO RURALE 2014-2020 – Sottomisura 4.3.1 – Investimenti in infrastrutture irrigue”, dell’importoArt. omnicomprensivo 42 di € 12.160.234,00, che riguarda sia il completamento della conturizzazione dell’intero territorio irriguo nei Comuni di Lavello-Melfi-Montemilone e del Vulture, sia il rifacimento della impermeabilizzazione di varie vasche di accumulo a servizio della rete di distribuzione. E’ previsto eseguire i lavori – nell’ipotesi di accoglimento della domanda – a partire dall’anno 2019.

A8 – Interventi di ripristino funzionale della diga Toppo di Francia sul T.te Lampeggiano finalizzati al prosieguo degli invasi sperimentali. Trattasi di progetto ammesso a finanziamento nell’ambito del Piano Operativo FSC 2014/2010 per l’importo omnicomprensivo di € 1.500.000,00. E’ previsto il rifacimento dell’impianto elettrico, la revisione delle paratoie dello scarico di fondo, la revisione e/o sostituzione di parte della strumentazione, interventi sul manto impermeabile del paramento di monte ove necessario. La progettazione è in fase di avvio; si intende realizzare parte delle opere, fino alla concorrenza di circa il 50% dell’importo finanziato, nell’anno 2018.

B) OPERE DI PROTEZIONE AMBIENTALE La necessità di ampliare i livelli di tutela ambientale sta acquistando e acquista sempre più una valenza economica, oltre quella altrettanto primaria di una doverosa salvaguardia dell'ecosistema, del paesaggio e dell'ambiente in senso lato. Per la qualità delle produzioni agricole non si può più prescindere, tra l'altro, dalla qualità dell'ambiente nelle sue componenti principali quali il suolo, l'acqua e l'aria. In particolare, occorre perseguire strategie mirate ad ottenere certificazioni di qualità e riconoscimenti di tipicità dei prodotti agricoli, che richiedono un ambiente privo di fenomeni puntuali e diffusi di degrado e inquinamento. Il Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano ritiene, a tale proposito, assolutamente prioritario, nell'ambito delle azioni da sviluppare nel territorio di sua competenza, porre la massima attenzione alle problematiche della qualità e della quantità delle risorse idriche disponibili. Tali problematiche appaiono strettamente correlate anche alla individuazione di una soluzione globale e integrata alla questione di un corretto smaltimento, trattamento e riuso delle acque reflue del comprensorio, al fine di preservare i corpi ricettori finali dal potenziale inquinante in esse presente. A tale proposito, l'Ente Consortile intende evidenziare quanto segue: - di essere stato delegato, con delibera n° 3102/99 della G.R. di Basilicata, alla redazione di uno studio di fattibilità, relativo all'area Vulture-Melfese del comprensorio di bonifica, intitolato "Piano di razionalizzazione dei collettori fognari e degli impianti di depurazione dei comuni di Melfi, Lavello, , Barile, Rapolla, e Ginestra"; - che l'importo complessivo necessario alla redazione del suddetto studio di fattibilità, pari a £. 200 milioni (103.291,38 euro), è stato finanziato in parti uguali con fondi rivenienti dalla delibera CIPE n° 106/99 e con fondi del bilancio regionale; - che lo studio di fattibilità è stato redatto e le sue conclusioni definitive sono state presentate alla Regione Basilicata. Tutto ciò premesso, il Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano individua le seguenti esigenze prioritarie da soddisfare nel settore della tutela ambientale.

OPERE DI PROTEZIONE AMBIENTALE - PROGETTI

B1 - RealizzazioneArt. 42 degli interventi necessari alla razionalizzazione dei collettori fognanti e degli impianti di depurazione dei comuni di Melfi, Lavello, Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida e Ginestra E' stato predisposto il progetto preliminare del piano di razionalizzazione; il progetto, finanziato dalla Cassa DD.PP. ai sensi dell’art.4 della Legge n°144/99, si propone di : - tutelare la qualità delle acque superficiali, in modo da preservare il fiume Ofanto dal potenziale inquinante in esse presente; - ampliare in termini quantitativi e qualitativi la risorsa idrica a disposizione del comprensorio; Il costo presumibile necessario alla realizzazione degli interventi, con aggiornamento all’ anno 2016, è stimato in € 46.000.000,00. C) OPERE DI DIFESA DEL SUOLO Anche in questo settore il Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano ritiene di individuare, come bisogni prioritari da soddisfare con la redazione del Programma Triennale, sia gli interventi di completamento di lavori già avviati che quelli relativi alla costruzione di opere di difesa del suolo e di sistemazione idraulica strettamente connesse alla riduzione del rischio idrogeologico. In questa logica la programmazione triennale consortile dovrà farsi carico della realizzazione dei seguenti interventi:

OPERE DI DIFESA DEL SUOLO - PROGETTI C1 - Mitigazione del rischio idrogeologico CVAB/2014/06 L'intervento consiste in opere di mitigazone del rischio idrogeologico afferenti alla rete scolante consortile nei Comuni di Melfi, Lavello, Montemilone, Palazzo S. Gervasio, Genzano e Banzi E’ disponibile il progetto preliminare dell’ importo globale di € 4.239.365,70. C2 - Mitigazione del rischio idrogeologico CVAB/2014/05 L'intervento consiste in opere di mitigazone del rischio idrogeologico afferenti quota parte della rete scolante consortile nei Comuni di Melfi, Lavello, Montemilone, Palazzo S. Gervasio, Genzano e Banzi E’ disponibile il progetto esecutivo dell’importo globale di € 1.368.588,93. Il progetto è tuttavia da aggiornare per la parte normativa (adeguamento ai contenuti del D. Lgs. n. 50/2016). D) INFRASTRUTTURE PER L'AGRICOLTURA In questo settore innumerevoli sono le esigenze d'intervento, necessarie a meglio garantire la sicurezza di esercizio delle opere e la migliore qualità dei servizi offerti. In particolare e prioritariamente il Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano ritiene indispensabile l' inserimento, nel programma triennale, dei seguenti interventi :

INFRASTRUTTURE PER L'AGRICOLTURA - PROGETTI

D1 - Intervento di manutenzione straordinaria, di messa a norma e di adeguamento alle disposizioni della Legge n° 46/90 e s.m.i. degli immobili e di quota parte degli impianti elettromeccanici consortili L'intervento consiste nell'adeguamento alle vigenti norme in materia di sicurezza degli impianti, degli immobili e degli impianti elettromeccanici consortili. Sono disponibili i progetti definitivi dei lavori – da adeguare per la parte normativa - che è possibile eseguire anche a stralci, per un importo totale, aggiornato, di M€ 3,70 circa.