Sui Comuni in Piano Di Riequilibrio in Calabria E Campania: Molto Rumore Per Pochi?
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
L’impatto del “decreto semplificazioni” e del “decreto Agosto” sui Comuni in piano di riequilibrio in Calabria e Campania: molto rumore per pochi? 1. L’emergenza COVID e i conseguenti interventi normativi che impattano sui Comuni in piano di riequilibrio. Il Legislatore, adducendo l’emergenza COVID come causa del suo intervento, ha recentemente introdotto nel sistema alcune disposizioni che impattano sugli enti in piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Ci si riferisce, in particolare, all’art. 17 del c.d. decreto semplificazioni (Decreto legge 16 luglio 2020, n. 76) e all’art. 53 del c.d. decreto Agosto (Decreto legge 14 agosto 2020, n. 104). Il comma 2 dell’art. 17 del “decreto semplificazioni” prevede la sospensione fino al 30 giugno 2021 dell’avvio della procedura di “dissesto guidato” nei casi tipici previsti dall’art. 243 quater, comma 7, T.U.E.L. (mancata presentazione del piano entro il termine di cui all'articolo 243-bis, comma 5; diniego, da parte della Corte dei conti, dell’approvazione del piano; accertamento da parte della competente Sezione regionale della Corte dei conti di grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano; mancato raggiungimento del riequilibrio finanziario dell’ente al termine del periodo di durata del piano stesso). Tale sospensione è limitata agli enti che abbiano presentato, in data successiva al 31 dicembre 2017 e fino al 31 gennaio 2020, un piano di riequilibrio riformulato o rimodulato, ancorché in corso di approvazione a norma delle leggi vigenti in materia. Sempre limitatamente agli enti che abbiano deliberato, in data successiva al 31 dicembre 2017 e fino al 31 gennaio 2020, un piano di riequilibrio riformulato o rimodulato, il comma 3 dell’art. 17 D.L. cit. stabilisce che la valutazione del grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano di riequilibrio da parte delle Sezioni regionali della Corte dei conti vada fatta con riferimento al piano riformulato o rimodulato, a decorrere dal 2019 o dal 2020. Gli eventuali procedimenti in corso, unitamente all'efficacia degli eventuali provvedimenti già adottati, sono sospesi fino all'approvazione o al diniego della rimodulazione o riformulazione deliberata dall'ente locale. L’art. 53 del “decreto Agosto” individua forme di sostegno agli enti in piano di riequilibrio imponendo, al contempo, limitazioni ai poteri di indagine della Corte dei conti. In particolare, il comma 1 del citato art. 53 stabilisce che: “In attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 115 del 2020, per favorire il risanamento finanziario dei comuni il cui deficit strutturale è imputabile alle caratteristiche socio-economiche della collettività e del territorio e non a patologie organizzative, è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’interno, un fondo con una dotazione di 100 milioni di euro per l’anno 2020 e 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022, da ripartire tra i comuni che hanno deliberato la procedura di riequilibrio finanziario di cui all’articolo 243 -bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e che alla data di entrata in vigore del presente decreto risultano avere il piano di riequilibrio approvato e in corso di attuazione, anche se in attesa di rimodulazione a seguito di pronunce della Corte dei conti e della Corte costituzionale, e l’ultimo indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM), calcolato dall’ISTAT, superiore a 100 e la relativa capacità fiscale pro capite, determinata con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 30 ottobre 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 267 del 16 novembre 2018, risulta inferiore a 395”. In parallelo, viene istituto un ulteriore sostegno finanziario (utilizzabile senza vincolo di destinazione, per il “pagamento delle spese di parte corrente relative a spese di personale, alla produzione di servizi in economia e all’acquisizione di servizi e forniture, già impegnate”: cfr. art. 53, comma 3, D.L. 104/2020) attraverso l’incremento del fondo di rotazione di cui all’art. 243 ter T.U.E.L.; possono utilizzare tale fondo anche gli enti che ne abbiano già fruito in passato. Il Legislatore precisa che il fondo di rotazione va contabilizzato ai sensi del punto 3.20 bis dell’all. 4/2 al d.lgs. 118/2011, ossia costituendo un fondo anticipazione di liquidità nel titolo 4 della spesa, di importo pari alle anticipazioni di liquidità incassate nell'esercizio e non restituite, non impegnabile e pagabile, destinato a confluire nel risultato di amministrazione, come quota accantonata. La quota del risultato di amministrazione accantonata nel fondo anticipazione di liquidità è applicata al bilancio di previsione anche da parte degli enti in disavanzo di amministrazione (art. 53, comma 4, D.L. cit.). Il comma 8 del citato art. 53 dispone, poi, che: “In considerazione della situazione straordinaria di emergenza sanitaria derivante dalla diffusione dell’epidemia da COVID-19, per gli enti locali che hanno avuto approvato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale di cui all’articolo 243 -bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i termini disposti ed assegnati con deliberazione e/o note istruttorie dalle Sezioni Regionali di controllo della Corte dei conti, sono sospesi fino al 30 giugno 2021, anche se già decorrenti”; il comma 10 precisa inoltre che la sospensione si applica ai procedimenti già avviati. I medesimi enti – ossia quelli con piano di riequilibrio approvato – godranno di ulteriore beneficio: la sospensione, fino al 30 giugno 2021, delle procedure esecutive a qualunque titolo intraprese nei loro confronti. Le procedure esecutive già intraprese o da intraprendere non potranno inoltre dare luogo a vincoli sulle somme né a limitazioni all’attività del tesoriere (art. 53, comma 9 e 10, D.L. 104/2020). Così brevemente riepilogato il quadro tracciato dai recenti interventi normativi, questo scritto si propone di osservarne l’impatto sui Comuni in piano di riequilibrio, prendendo le mosse dall’analisi del territorio calabrese e di quello campano; la Calabria e la Campania, infatti, sono fra le Regioni italiane che presentano la maggiore concentrazione di enti in situazione di squilibrio finanziario. L’analisi condotta mira quindi a verificare su quanti enti, in concreto, produrrà effetto la normativa emergenziale dettata dalla necessità di sostenere la finanza locale anche alla luce dell’emergenza COVID. 2. Il “riequilibrio” nel panorama nazionale. In base ai dati desumibile dall’annuale rapporto curato dalla Università Ca’ Foscari di Venezia1 in collaborazione con l’IFEL, dalla sua introduzione ad opera del D.L. 174 del 2012 fino al 31 dicembre 2019, n. 393 comuni hanno attivato la procedura di riequilibrio (circa il 4,5 per cento del totale) e, a fine 2019, per 142 enti (pari al 39 per cento) risulta superata la fase istruttoria per l’avvenuta approvazione del piano da parte delle Sezioni regionali della Corte dei conti. Dopo il picco del 2013 (63 procedure) e il minimo del 2015 (31), negli ultimi tre anni si è assistito ad una crescita rilevante del numero di procedure. La distribuzione territoriale presenta una marcata caratterizzazione geografica: il 75 per cento comuni in riequilibrio pluriennale è ubicato nel meridione (con Sicilia, Campania e Calabria in testa), il 13 per cento nel Nord e l’11 per cento nel Centro. La classifica delle Regioni è guidata dalla Sicilia (76), seguita dalla Calabria (73), dalla Campania (61) e, infine, dalla Puglia (32). Fra i territori più virtuosi, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Sardegna, dove non è stata attivata alcuna procedura di riequilibrio finanziario; positivo anche il dato di diverse altre regioni per le quali si registrano meno di una decina di casi (Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Marche, Piemonte, Veneto e Toscana). 1 Una sintesi del Rapporto è disponibile al seguente link: https://www.unive.it/pag/14024/?tx_news_pi1%5Bnews%5D=7270&cHash=d9b5fc5923bd89f1ca162ab0d5 05b92b 3. La situazione calabrese. Come detto, la Calabria è fra le Regioni italiane in cui è concentrato il numero più alto delle procedure di riequilibrio. Nello specifico, i comuni calabresi attualmente (agosto 2020) interessati dalla procedura di riequilibrio (per alcuni già validata dalla Corte dei conti, per altri ancora sottoposta al vaglio della Commissione Ministeriale di cui all’art. 115 T.U.E.L.) sono n. 32, come risulta dai documenti agli atti della Corte dei conti2. Rispetto al quadro indicato dalla Università Ca’ Foscari con riferimento a dicembre 2019, infatti, alcuni enti hanno dichiarato il dissesto spontaneamente o per intervento della magistratura contabile. Attualmente si trovano in piano di riequilibrio i Comuni di Altilia, Bisignano, Diamante, Domanico, Montalto Uffugo, Pietrapaola, Rende, Rogliano, S. Nicola Arcella, Santa Domenica Talao, Saracena, Scalea (tutti in Provincia di Cosenza); Borgia, Centrache, Decollatura, Guardavalle, Lamezia Terme, Montepaone, S, Pietro a Maida, Sellia Marina, Soveria Mannelli, Taverna (tutti in Provincia di Catanzaro); Benestare, Bianco, Brancaleone, Careri, Giffone, Reggio Calabria (tutti in Provincia di Reggio Calabria); Joppolo, Rombiolo, Serra S. Bruno e Vibo Valentia (tutti in Provincia di Vibo Valentia). L’analisi della situazione calabrese, proprio per l’elevato numero di enti in piano di riequilibrio, appare interessante per valutare le concrete conseguenze delle norme dettate dalla recente decretazione d’urgenza, il cui dichiarato fine è concedere sostegno finanziario a Comuni piagati dalla difficile