Vaccini, pronti gli spazi ma per l’Italia mancano le dosi

L’Italia rinasce con un fiore è la campagna vaccinale partita, anche nel resto d’Europa, il 27 dicembre 2020 con i primi vaccini somministrati agli operatori sanitari italiani. Da quella data molte cose sono cambiate. In primis il Governo, che ha scelto di lasciare le primule immaginate da Stefano Boeri solo sui materiali di comunicazione e di non dare corso alla costruzione degli spazi a forma di fiore nelle piazze d’Italia per ospitare le vaccinazioni.

Il premier ha cambiato anche l’assetto di gestione dell’emergenza Covid, con il ritorno dell’ingegner nel ruolo di Capo Dipartimento della Protezione Civile. Curcio, già a capo di CasaItalia, aveva già ricoperto lo stesso incarico dal 2015 al 2017. Il generale Francesco Paolo Figliuolo, in qualità di commissario per l’emergenza Covid al posto di ,ha più volte ribadito la necessità di utilizzare le strutture della Protezione civile per dare sostegno alle Regioni nella gestione del piano vaccinale.

L’obiettivo del Generale è di arrivare a 500 mila somministrazioni di vaccini entro la fine di aprile 2021. Ad oggi, secondo i dati del Governo, in Italia sono 11 milioni le dosi di vaccini somministrate. Ma sono solo poco più di 3 milioni le persone ad aver ricevuto entrambe le dosi. Mancano i vaccini. Non mancano invece gli spazi per somministrarli. E non si tratta solo di caserme. Visto che, ad esempio, in Sicilia, unico caso in Italia nei giorni di Pasqua e Pasquetta ben 300 parrocchie hanno dato la disponibilità dei propri spazi per vaccinare oltre 4.000 anziani, con l’ausilio della rete di volontari sanitari e con un protocollo d’intesa ad hoc siglato tra la Regione Siciliana e la Cesi. Vaccini, dalla nuvola di Fuksas alla proposta di Buia (Ance) Vaccini, gli amministratori di condominio chiedono priorità: siamo vulnerabili

Vaccini nelle fabbriche di comunità

Sono oltre 7.000 le realtà imprenditoriali che in nove giorni hanno aderito alla campagna di Confindustria per accogliere la disponibilità delle imprese ad ospitare nei propri spazi industriali le attività correlate al piano nazionale di vaccinazione anti Covid.

L’adesione all’iniziativa Fabbriche di comunità vede il 75% delle imprese dislocate nel nord del Paese, il 13% al centro e il 12% tra il sud e le isole. Inoltre, nell’85% dei casi, si tratta di imprese del Sistema Confindustria, ma si sono candidate anche realtà al di fuori dal perimetro associativo. “Oggi, il Recovery Plan della Ue ci mette a disposizione nuove risorse straordinarie. Noi siamo ben coscienti della necessità di spenderle bene, in chiave di sviluppo –ricorda il presidente di Confindustria Carlo Bonomi -. E più volte abbiamo insistito, con le autorità di Governo, per un piano di investimenti mirati, su sostenibilità e innovazione, ricerca e formazione, per tornare a costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.

Hanno aderito le grandi aziende con decine di sedi e migliaia di dipendenti, ma anche le centinaia e centinaia di piccole e medie imprese che formano il fitto reticolo imprenditoriale che anima la nostra economia. Ci è stata segnalata la disponibilità di infrastrutture di grande rilevanza logistica, quali gli scali aereoportuali e le stazioni ferroviarie, ma tutti hanno fatto la loro parte segnalando la disponibilità di oltre 10mila locali pronti ad aprire le porte ai vaccini. Un risultato che consentirebbe di vaccinare simultaneamente milioni di persone che lavorano nelle nostre imprese e che animano le nostre comunità. La necessità di un protocollo nazionale

Confindustria invierà tutte le informazioni raccolte al Commissario straordinario che provvederà a individuare le realtà da coinvolgere in via prioritaria, in attesa che venga definito un protocollo nazionale per le vaccinazioni in fabbrica, così da essere pronti quando la fornitura di vaccini andrà finalmente a regime. Hanno risposto all’appello tutti i settori, mettendo a disposizione oltre a capannoni e uffici anche alberghi, ippodromi e palestre. Si tratta dioltre 10mila locali offerti anche per periodi superiori a 3 mesi.

L’auspicio di Confindustria è che con un miglioramento della fornitura dei vaccini sia possibile attivare la rete delle imprese. L’obiettivo è vaccinare lavoratrici e lavoratori direttamente sul posto di lavoro. E puntare alla tanto sospirata immunità di gregge contro il Covid-19.