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PIANO STRUTTURALE COMUNALE

QUADRO CONOSCITIVO dicembre 2011 SISTEMA TERRITORIALE R/C RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Committente: AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO (PC)

Progettista: Analisi Geologiche: dott. Arch. Filippo Albonetti Prof. Pier Luigi Vercesi

Aspetti Naturali: Collaboratori: dott. Arch. Laura GazzolaD dott.sa Giulia Vercesi V.A.L.S.A.T. Promoter s.r.l. AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

IL SISTEMA TERRITORIALE

INDICE

INQUADRAMENTO TERRITORIALE 3

C 1 - IL SISTEMA INSEDIATIVO 5

C 1.1 - IL SISTEMA INSEDIATIVO TERRITORIALE ...... 5

C 1.2 - IL SISTEMA INSEDIATIVO STORICO URBANO E RURALE ...... 12 Il capoluogo di Travo ...... 16 La situazione delle aree archeologiche ...... 26 Il territorio rurale ...... 27 L’architettura religiosa, le chiese, le pievi e gli oratori ...... 29 Cenni storici delle principali architetture religiose e fortificate ...... 30 La viabilità storica...... 39

C 1.3 - SISTEMA INSEDIATIVO DEI TERRITORI URBANIZZATI ...... 42

C 1.4 - IL SISTEMA DELLE RETI TECNOLOGICHE...... 50

C 1.5 - IL SISTEMA DELLA QUALITÀ ECOLOGICA-AMBIENTALE ...... 53 Qualità dell’aria...... 58 Qualità delle acque...... 86 allegato:– dati ENIA e ATO su rete acquedotto e fognatura – previsioni ………………..98 potenziamento reti Qualità del Suolo ...... 101 Rifiuti Urbani, produzione e gestione nel comune di Travo (Pc)...... 114 Inquinamento da fattori fisici: ...... 120 allegato: individuazione popolazione a rischio inquinamento elettromagnetico ……. 145 derivante da linee elettriche Zonizzazione acustica ...... 158 Criticità e relazioni con la ValSAT ...... 160

C 2 - IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITÀ 162

Classificazione funzionale delle strade :...... 162 La rete stradale sovracomunale: ...... 165 La rete stradale comunale:...... 169 Le criticità dei tracciati stradali della rete infrastrutturale ...... 175 La rete-ciclopedonale ed escursionistica...... 175 La viabilità panoramica ...... 183 La rete del trasporto pubblico...... 184

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C 3 IL SISTEMA DEL TERRITORIO RURALE 187

PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE ...... 188 VOCAZIONE AGRICOLA E PAESAGGISTICA DEL TERRITORIO RURALE...... 201

SINTESI CONCLUSIVA - PUNTI DI FORZA E CRITICITA’ DEL SISTEMA TERRITORIALE 211

Allegato: – Analisi dei tratti di viabilità panoramica di interesse comunale 217

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 2 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

IL SISTEMA TERRITORIALE

Inquadramento territoriale

Il territorio comunale di Travo si estende su una superficie di circa 80,30 kmq e si sviluppa in coincidenza del medio corso del Fiume , estendendosi a ovest fino alla Val Luretta e, nella porzione sud-occidentale, fino alla Valle del Perino. La maggior parte del territorio comunale ricade in ambito montano, mentre la rimanente porzione ricade in ambito collinare. Le quote massime raggiunte nell’ambito del territorio comunale si aggirano attorno agli 840 m s.l.m. (estremità occidentale dell’ambito comunale in prossimità del Monte Bogo), le minime attorno ai 130 m s.l.m. (estremità settentrionale del territorio, in corrispondenza dell’alveo attuale del F. Trebbia), con una escursione altimetrica pari a circa 710 m. Il territorio del Comune di Travo confina con i seguenti comuni: , , , , , Coli e .

La Valle del Trebbia (costituita dai comuni di Rivergaro, Travo, Bobbio, Coli, , , Ottone e ) appartiene al sistema appenninico (confinando con le provincie di Parma, Genova e Pavia) e di questo ne contiene gli aspetti problematici ma ovviamente anche le potenzialità di sviluppo. La Val Trebbia presenta un sistema urbano che si snoda lungo il fiume e la statale 45. I centri di maggior rilievo (definiti dal PTCP come centri integrativi di III ordine) e in grado di esercitare un ruolo sovracomunale sono Bobbio e Rivergaro. L’area dell’intera valle si estende su una superficie di oltre 500 kmq pari a circa il 20% del territorio provinciale.

Il PTCP definisce Travo come: - centro di base (IV ordine) ovvero centro di supporto per le dotazioni di base, inteso come “polarità elementare comunque idonea ad erogare l’intera gamma di servizi di base, civili, commerciali, artigianali”; - centro specialistico dell’offerta turistica, ovvero centro a prevalente connotazione paesistico/ambientale da qualificare sotto il profilo dell’offerta turistico - ricreativa. I centri specialistici dell’offerta turistica, secondo quanto contenuto dal PTCP, sono destinatari delle politiche comunitarie, nazionali, regionali e provinciali o anche di livello comunale predisposte:

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- al rafforzamento della dotazione di servizi per l’utenza turistica, sia accentrata che sparsa, sia stanziale che itinerante; - al miglioramento della qualità morfologica urbana e al recupero delle forme insediative storiche; - al rafforzamento della dotazione di attrezzature sportive, ricreative e per lo spettacolo; - al potenziamento della ricettività primaria e/o diffusa sul territorio ivi comprese forme speciali di agriturismo; - alla razionalizzazione dell’assetto commerciale sia di livello primario sia delle forme distribuite e/o integrate di base.

Il PTCP inserisce inoltre Travo tra i comuni appartenenti alla sub-area di media e bassa valle, caratterizzati da quasi 12.000 abitanti, interessati da un’attenuazione del fenomeno di depauperamento demografico ed economico tipico dell’Appennino, grazie in particolare alle positive dinamiche che interessano il comune di Rivergaro dovute alla vicinanza con la città di Piacenza. Il contesto in cui è inserito è di tipo montano-collinare caratterizzato da vocazioni legate al suo ambiente naturale, in primo luogo il turismo e secondariamente l’agricoltura.

Nel Quadro Conoscitivo il sistema territoriale viene indagato secondo i principali sistemi di riferimento: C 1 - Il sistema insediativo C 2 - Il sistema delle infrastrutture della mobilità C 3 - Il sistema del territorio rurale

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C 1 - IL SISTEMA INSEDIATIVO

L’analisi del territorio comunale condotta attraverso il sistema insediativo è volta, come definito nella L.R. 20/2000, alla definizione della gerarchia e dell’assetto fisico e funzionale degli insediamenti urbani, con riferimento al ruolo che essi svolgono nella prestazione di servizi alla popolazione ed alle attività economiche

L’analisi del sistema insediativo è condotta attraverso la descrizione dei seguenti sottosistemi: 1. sistema insediativo territoriale 2. sistema insediativo storico 3. sistema insediativo dei territori urbanizzati 4. sistema delle reti tecnologiche e della qualità ecologico-ambientale

C 1.1 - IL SISTEMA INSEDIATIVO TERRITORIALE

L’organizzazione territoriale del comune Nella tavola del Quadro Conoscitivo del PSC di Travo che riguarda l’Assetto fisico e funzionale del sistema territoriale – tav.C1a/b- sono state analizzate le principali tipologie insediative dei centri abitati situati nel territorio e il particolare ruolo che essi svolgono nella prestazione di servizi alla popolazione ed alle attività economiche, oltre al rapporto tra il governo del territorio esercitato dal capoluogo di Travo e quello dei comuni limitrofi.

La rappresentazione del territorio è stata realizzata sulla base dello stato di fatto e della prevalente destinazione d’uso dei suoli (tessuti prevalentemente residenziali, produttivi e di dotazioni territoriali) per facilitare la lettura delle caratteristiche degli abitati in funzione delle attrezzature e spazi collettivi presenti oltre alle principali attività commerciali e produttive.

La rappresentazione e interpretazione del territorio comunale è stata realizzata considerando anche i territori limitrofi che risultano, in alcuni casi, di un certa rilevanza. Nei territori limitrofi, infatti, troviamo a nord la presenza del capoluogo del comune di Rivergaro e a sud l’abitato di Perino facente parte del comune di Coli.

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I due centri sopraccitati sono confinanti e facilmente raggiungibili dal territorio comunale di Travo. Grazie alla loro dotazione di servizi di interesse pubblico e di esercizi commerciali (specialmente per quanto concerne l’abitato di Rivergaro) esercitano una certa attrazione per gli abitati limitrofi posti nel comune di Travo. Esempio significativo è rappresentato dall’abitato di Due Bandiere (comune di Travo) diviso dall’abitato di Perino (comune di Coli) solo dal torrente Perino. Altro esempio significativo è l’ubicazione dell’abitato di Case Marchesi e (comune di Travo) più vicini geograficamente e meglio collegati con Rivergaro capoluogo. Da quanto sopra affermato si può dunque rilevare e ipotizzare una presenza di flussi intercomunali e, per questa ragione, sulla tav. C 1/b sono stati sintetizzati i principali servizi alla popolazione e le principali attività economico-commerciali degli abitati limitrofi.

Nella tavola in esame, il governo del territorio viene descritto attraverso alcuni indicatori che rappresentano le tipologie e gerarchie dei centri abitati, (con particolare riferimento alla popolazione residente, alla dotazione di servizi e delle attività economiche di rilievo), le caratteristiche delle aree urbanizzate (a seconda delle destinazioni d’uso residenziali, produttive e di servizio) e le principali reti per la mobilità che infrastrutturano il territorio.

Per la definizione degli indicatori sono state realizzate analisi del territorio su base cartografica e statistica oltre a sopralluoghi in sito; per la definizione delle gerarchie dei centri abitati sono state utilizzate le definizioni e indicazioni contenute nel PTCP. Le caratteristiche urbanistiche territoriali dei tessuti edificati sono invece state elaborate sulla base degli elaborati cartografici del PRG vigente.

I dati riportati in questa tavola si riferiscono all’assetto esistente del territorio comunale; non vengono quindi riportate le aree previste dal PRG vigente e non ancora attuate. Dall’analisi effettuata emerge come il governo complessivo del territorio, storicamente organizzato in modo capillare dai numerosi nuclei di carattere principalmente rurale, oggigiorno avviene in modo sostanzialmente differente. La popolazione residente si è infatti concentrata principalmente nel capoluogo e negli abitati principali sorti lungo l’asse della S.S. 45 (da dove possono essere facilmente raggiunte le attività economiche, commerciali e di servizio), mentre i nuclei storici sparsi hanno subito un progressivo e costante abbandono.

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Il capoluogo, coricato sulla sponda sinistra del fiume Trebbia e servito dalle principali infrastrutture per la mobilità (S.S. 45 e S.P. 40 per Statto), funge da centro di polarità di base e, con Rivergaro e Perino, costituisce elemento di gravitazione del territorio della media Val Trebbia offrendo servizi alla popolazione e attività economiche e commerciali. Il capoluogo è attraversato dalla strada provinciale per Statto che rappresenta un tracciato storico importante e che ha assunto la funzione di prima direttrice dello sviluppo dei tessuti residenziali e produttivi. Dalle analisi della cartografia si può rilevare l’elevata estensione dei tessuti residenziali e dei tessuti destinati ad attrezzature e servizi di interesse comune mentre l’estensione dei tessuti produttivi è alquanto ridotta. Dalla cartografia si rileva inoltre la tipologia dei servizi alla popolazione e delle principali attività economico-commerciali che, sulla base delle classificazioni del PTCP configurano il capoluogo come centro di base. Attraverso l’utilizzazione di diagrammi grafici è stata rappresentata l’analisi di due dati fondamentali del territorio, ovvero la presenza di popolazione e di servizi. I diagrammi grafici derivanti descrivono la percentuale di popolazione residente in specifiche aree rispetto alla popolazione totale del comune; inoltre, con lo stesso metodo, rappresentano la presenza di servizi alla popolazione. Come evidenziano gli indicatori rappresentati nella tavola in oggetto, nel capoluogo risiede una buona parte della popolazione presente nel comune, 641 abitanti su 2002 abitanti complessivi del comune – dati ISTAT 2001 - e sono presenti una consistente quantità di servizi alla popolazione. Attraverso la rappresentazione delle destinazioni d’uso prevalenti dei tessuti urbanizzati, la dotazione di servizi, di aree e attrezzature pubbliche, oltre alle attività economiche e commerciali, si può evincere come nel capoluogo siano concentrate anche la maggior parte delle attività economiche e produttive. Da quanto sopraesposto si sottolinea quindi come il capoluogo sia, di fatto, il centro catalizzatore di tutto il territorio comunale.

Le località abitate riconosciute come centri frazionali principali del capoluogo e caratterizzate da una discreta concentrazione di abitanti, da una dotazione minima di attività economiche-commerciali oltre che dalla presenza di aree destinate a dotazioni territoriali sono:

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- Quadrelli; - Due Bandiere - Donceto; - Cernusca; - Case Marchesi; - Pigazzano-Scrivellano. Le località abitate sopraelencate si sono sviluppate prevalentemente nella seconda metà del XX secolo e sono caratterizzate dalla prevalenza dei tessuti residenziali. A Quadrelli fino a pochi anni or sono erano presenti alcune attività economiche e commerciali, oggi resta solo un bar/trattoria e un artigiano falegname. In virtù della vicinanza con il capoluogo, l’abitato di Quadrelli usufruisce interamente dei servizi offerti da tale centro maggiore.

Da Quadrelli si dirama la strada comunale che mette in collegamento la S.S. 45 con la S.P. 654 di Val nel comune di Vigolzone attraversando i nuclei abitati di Fellino, Chiulano e Carmiano.

La parte sud del territorio comunale è caratterizzata dalla presenza delle località abitate di Due Bandiere e Donceto che, con la vicina Rondanera, costituiscono un sistema unitario e accolgono un discreto numero di abitanti oltre ad una minima dotazione di servizi e attività commerciali. Questa zona è altresì caratterizzata dalla vicinanza di Perino, centro abitato del comune di Coli, avente discrete dotazioni territoriali e una certa estensione dimensionale. A Due Bandiere troviamo la presenza di due attività commerciali (un ristorante e un negozio di acconciature) oltre che un centro sportivo (dotato di piscina e campo da calcio gestito dal comune di Coli). Donceto e Rondanera, ubicate sulla sponda sinistra del Trebbia sono invece caratterizzate dalla presenza di attività agricole-economiche legate alla produzione del vino e delle uve da vino oltre che attività agrituristiche. Da Due Bandiere, oltre la S.S. 45, si diramano le strade collegano il comune di Travo con il comune di Coli attraversando il fiume Perino presso la località Molino Soria. Altri tracciati, oggi pressoché abbandonati, in passato erano importanti in quanto collegavano il territorio di Travo con quello del comune di Bettola passando per le località di Spinello e Castana. Donceto, invece, è attraversato dalla strada comunale che conduce a zone di grande interesse naturalistico e paesaggistico come la Pietra Parcellara e la Pietra Perduca e mette in collegamento il territorio comunale con quello limitrofo del comune di Bobbio.

Cernusca è una località ubicata in prossimità della strada che, risalendo verso monte, conduce a nuclei storici di Montalbero, Viserano Chiesa, Rocca di Viserano Dodici,

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Vacchignano per poi arrivare fino al territorio del comune di Bettola in località Passo Pia. Tale strada storicamente era importante in quanto collegava il territorio del comune di Travo con quello del comune di Bettola e quindi le valli del Trebbia e del Nure. Cernusca è un tessuto di recente formazione costituito da un’edificazione di tipo estensivo caratterizzata da edifici isolati. Non sono presenti attività commerciali e le aree previste dal PRG per attrezzature di interesse collettivo non sono state ancora attuate. In tale zona gli strumenti urbanistici vigenti hanno previsto la classificazione di aree di espansione residenziale di una certa consistenza.

La parte nord del territorio comunale ospita, infine, le località di Pigazzano e Case Marchesi. Pigazzano e la vicina località di Scrivellano sono ubicati sulle prime pendici collinari e si affacciano sulla pianura e sulla valle del Trebbia: sono insediamenti storici che da sempre hanno contribuito al governo del territorio ospitando numerosi castelli e architetture fortificate. A Pigazzano sono presenti alcune attività commerciali e alcune aree pubbliche (parcheggi e zone attrezzate); di rilievo è la struttura ricettiva/ricreativa posta in loc. Colombara che rappresenta elemento di prim’ordine dell’offerta turistica comunale. Da Pigazzano si diramano alcuni tracciati stradali che collegano Travo ai territori del comune limitrofo di Gazzola. Case Marchesi, invece, è un tessuto di recente formazione che si è sviluppato in prossimità delle sponde del fiume Trebbia e beneficia della vicinanza di Rivergaro, centro dotato di ampia offerta di servizi e attività commerciali. In tale abitato sono presenti alcuni esercizi commerciali legati al settore della ristorazione. Non sono invece stati del tutto realizzati e valorizzati gli spazi per attrezzature pubbliche previste dal PRG.

Le rimanenti località abitate riconosciute come centri frazionali minori sono spesso cresciute intorno a centri di origine rurale e sono caratterizzate dall’aumento delle quote altimetriche ed alla conseguente rarefazione della rete infrastrutturale della viabilità. Tra queste località sono state inoltre individuate quelle di origine storica che hanno avuto un ruolo di rilievo nella strutturazione e nel governo del territorio.

Per completare le analisi del sistema insediativo ed evidenziare le principali direttrici di crescita - oltre ai contenuti che sono in seguito trattati per quanto concerne il sistema insediativo storico e a cui corrisponde la Tav. C2 a/b - si ritiene utile riportare la lettura per soglie storiche contenuta nel Quadro Conoscitivo del PTCP 2007 (tav C1) che mette in evidenza l’evoluzione dei tessuti in vari periodi di riferimento.

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 9 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Estratto PTCP 2007 tav C1

ESTRATTO DELLA CARTOGRAFIA DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL PTCP 2007 TAVOLA C 1.a - ASSETTO INSEDIATIVO DELLE SOGLIE STORICHE, EVOLUZIONE DEL TERRITORIO EDIFICATO -

TERRITORIO EDIFICATO PER SOGLIE STORICHE

MO RFOLOGIA DE L TERRITORIO RI FERIMEN TI DI BA SE

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 10 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Seguono dettagli della carta relativamente ai principali centri e località abitate

ESTRATTO DELLA CARTOGRAFIA DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL PTCP 2007 TAVOLA C 1.a - ASSETTO INSEDIATIVO DELLE SOGLIE STORICHE, EVOLUZIONE DEL TERRITORIO EDIFICATO -

DETTAGLIO DEL CAPOLUOGO E DELLE PRINCIPALI LOCALITA’ ABITATE scala 1:5000 (circa)

TRAVO CASE MARCHESI PIGAZZANO

QUADRELLI CERNUSCA DUE BANDIERE

DONCETO SPINELLO VISERANO

MARTIN I MADELL ANO - SCARNIAGO CHIOSI

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C 1.2 - IL SISTEMA INSEDIATIVO STORICO URBANO E RURALE

Il sistema insediativo storico viene descritto nella tavola C2 a/b; l’analisi effettuata è stata costruita a partire dalle informazioni contenute negli strumenti urbanistici sovraordinati provinciali, dagli strumenti urbanistici comunali vigenti oltre che dall’analisi delle cartografie storiche, delle fonti bibliografiche e dallo studio in sito dei tessuti storici. A partire dalle perimetrazioni esistenti del PRG vigente è stata compiuta un’indagine di carattere morfo-tipologico che ha consentito di rilevare (e conseguentemente delimitare) i tessuti storici di maggior pregio. Le principali caratteristiche dei tessuti storici analizzati sono le seguenti: - tessuti agglomerati principali - nuclei storici secondari All’interno della struttura insediativi storica sono stati inoltre individuati gli edifici isolati di interesse storico-architettonico e testimoniale suddivisi per principali categorie, oltre ai percorsi storici consolidati e alle tracce dei percorsi storici ormai in disuso e di cui restano solo pochi elementi testimoniali. Sempre all’interno della tavola sono stati rilevati i siti di interesse archeologico derivanti sia dalla pianificazione sovraordinata provinciale sia da specifiche campagne conoscitive realizzate da associazioni culturali locali nel corso degli ultimi decenni. Tali siti sono stati inoltre distinti in base al periodo storico/preistorico dei rinvenimenti. Per l’approfondimento della tematica si rimanda all’allegato C2.1 contenente le schede di analisi dei siti individuati dal PTCP e dalle associazioni culturali locali.

Altra analisi contenuta nella cartografia storica è relativa all’evoluzione dei tessuti urbanistici suddivisa per soglie storiche. Da detta analisi si evidenzia l’evoluzione dei tessuti nel corso dei secoli e viene messa in evidenza l’importanza storica degli insediamenti e le logiche insediative storiche e attuali. La definizione delle soglie storiche è stata effettuata sulla base dell’analisi comparativa di cartografie risalenti periodi differenti ovvero: Catasto Ducale sec XIX – Catasto metà XX sec – catasto attuale e CTR. Per la definizione dei tessuti in corso di definizione o previsti dal PRG vigente, invece, sono state riportate le previsioni dello strumento urbanistico vigente.

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In seguito all’evoluzione insediativa degli abitati, i tessuti storici si possono inoltre distinguere in tessuti storici urbani e non urbani in base alla caratteristica di essere ricompresi nei tessuti che oggigiorno sono individuati come urbanizzati.

L’interesse dei tessuti storici è da ricercarsi sia nei singoli edifici di interesse culturale e storico-architettonico sia struttura morfologica d’insieme soprattutto nei nuclei storici secondari. In alcuni nuclei, infatti, gli elementi storici sono spesso esigui o cancellati da massicci interventi edilizi risalenti alla seconda metà del 1900 e poco rispettosi della storicità e delle peculiarità degli edifici ma mantengono un impianto urbanistico di interesse storico testimoniale che deve essere tutelato e conservato.

L’elenco dei beni monumentali vincolati ai sensi del Codice dei Beni sottoposti a tutela da parte del codice dei Beni Culturali è stato ripreso dagli elenchi in possesso dell’ufficio tecnico del comune oltre che dagli elenchi contenuti nel PTCP ed è oggetto di specifica catalogazione e trattazione nella parte di quadro conoscitivo relativa alla pianificazione sovraordinata.

La gerarchia ed evoluzione dei tessuti storici Il PTCP classifica come tessuto agglomerato principale Travo capoluogo; come nuclei storici secondari le località: Pigazzano, Le Piane, Coni Scarpa – Coni Sotto, Dolgo, Castagneto, Montalbero, Rocca di Viserano, Martini, Spinello, Donceto, Montà, I Chiosi, Madellano e Scarniago. La pianificazione provinciale classifica inoltre il nucleo di Due Bandiere, situato a sud del capoluogo Travo, in adiacenza alla SS 45 come insediamento di antica formazione e in particolare come “nucleo principale”. Oltre ai tessuti e ai centri storici individuati dal PTCP, si è provveduto a delimitare altri nuclei minori di impianto storico spesso caratterizzati dalla presenza di emergenze storico-architettonico puntuali, quali: Statto, Scrivellano Castello e Scrivellano Chiesa, Santa Maria e Sant’Andrea (limitrofi al borgo del castello di Travo capoluogo e oggi inglobati dall’espansione urbana), Case Balzini e I Tosi (significativi esempi di architettura rurale fortificata), Bobbiano, Pillori e Viserano Chiesa. Tra i nuclei con valenza storica sono stati inseriti anche le parti più antiche delle località di Quadrelli e Case Marchesi presenti nella cartografia storica.

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Tale scelta è stata effettuata in accordo con il tecnico comunale, in quanto l’individuazione dei gruppi minori di impianto storico consente una maggiore tutela degli stessi e delle loro aree pertinenziali anche in considerazione che tale tutela era gia' presente nel PRG comunale. Come ampiamente descritto nel paragrafo relativo al sistema del territorio rurale, sono stati inoltre analizzati tutti gli edifici facenti parte dei tessuti storici al fine di definirne le caratteristiche tipologiche-architettoniche e lo stato di conservazione e/o alterazione.

Dall’analisi dell’evoluzione dei nuclei storici, definita attraverso l’individuazione di soglie storiche come sopradescritto, si può rilevare che i centri serviti dalla rete infrastrutturale principale attuale sono caratterizzati da un’espansione costante del costruito mentre, altri nuclei minori, ubicati in posizione decentrata rispetto alle principali arterie viabilistiche, sono rimasti della consistenza originaria. Altri centri abitati sono poi comparsi in prossimità della rete viaria principale nel corso del XX secolo. Con le nuove infrastrutture cambia quindi il governo del territorio e i nuclei storici più periferici rispetto alle nuove arterie subiscono un progressivo abbandono e una perdita di importanza; i collegamenti storici tra le valli in molti casi vengono pressoché abbandonati in quanto non idonei al traffico veicolare. Anche il progressivo abbandono delle attività agricole e lo spopolamento del territorio rurale avvenuto nella seconda metà del secolo scorso hanno accentuato il processo sopradescritto, e questo ha portato alla perdita, da parte dei nuclei storici, del ruolo di nodi strutturanti il territorio.

Per quanto riguarda lo studio tipologico-architettonico dei complessi, delle emergenze e degli elementi più rilevanti si è prodotta la seguente classificazione: - complessi di interesse storico-architettonico, vincolati ai sensi del D.Lgs. 42/2004: - Immobili e manufatti di interesse architettonico-testimoniale: edifici e manufatti isolati o all’interno di insediamenti rurali, nel territorio agricolo, che rivestono interesse storico-testimoniale; individuati dal Quadro Conoscitivo (QC) verranno disciplinati dal Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE); gli edifici più significativi sono stati rappresentati da specifica simbologia; negli elaborati di analisi del

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patrimonio edilizio (all. C9.1) tali edifici sono trattati ed analizzati attraverso apposita schedatura.

Attraverso lo studio dell’evoluzione storica delle strutture territoriali e insediative sono quindi emersi gli eventi e le forme organizzative della società locale nella sua successione. I segni costruiti del paesaggio urbano e di quello rurale che ci sono pervenuti sono elementi tangibili della lenta e continua evoluzione-trasformazione del territorio, che ha visto la stratificazione di elementi di grande significato culturale, documentario e identitario della sua comunità. Alcuni di essi assumono il significato di veri e propri monumenti puntuali, quali le numerose chiese e fortificazioni presenti sul territorio; è tuttavia la vasta e diffusa quantità di edifici e di altre entità costruite, che fanno di questo paesaggio un bene culturale nel suo insieme, sia pure diversificato nelle sue specificità e nelle sue parti. Pertanto la tutela del patrimonio storico complessivo non potrà interessare i soli edifici, che costituiscono un significativo ma parziale segmento, ma le varie forme di paesaggio storico e l’insieme dei segni urbanistici che lo compongono. Il livello di tutela dipenderà dal loro specifico stato di leggibilità, di significatività, reversibilità del loro stato di manomissione e dovrà essere definito dal regolamento urbanistico edilizio (RUE) a seguito della schedatura del patrimonio individuato negli elaborati del quadro conoscitivo. Fermo restando che i criteri di tutela saranno definiti nel RUE, il patrimonio puntuale è caratteristica da considerarsi invariante per questo territorio e quindi necessita di essere sottoposto a forme varie di tutela.

Ad integrazione dei contenuti cartografici si riportano alcune notizie sulla storia del capoluogo e del territorio limitrofo tratte da indagini e ricerche sul luogo e dalla seguente bibliografia: - Tesi di laurea di Ferrari Agradi Pier Guido e Mezzadri Marina Il museo diffuso della Val Trebbia il borgo di Travo, a.a 1989/1990, Facoltà di Architettura – Politecnico di Milano - Villa Marco, Travo e la sua pieve, libreria editoriale Berti, Piacenza,1991

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 15 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

- Maria Bernabò Brea, La Val Trebbia dal Paleolitico all’età del Ferro, 1991 - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna per i Beni e le Attività culturali, Cenni storici inerenti il parco archeologico di Travo – Relazione descrittiva - Allegato 3

L’insediamento del borgo di Travo capoluogo ha origini antichissime: dal lontano Neolitico risalente al V millennio A.C, testimoniato dai ritrovamenti e dalle campagne archeologiche tuttora promosse sul territorio, alla romanizzazione, all’invasione longobarda, al feudalesimo per poi arrivare alle dominazioni delle diverse casate sul territorio. Alla tecnica costruttiva del mattone, si sostituirà in epoca longobarda, quella della pietra lavorata riconosciuta come l’elemento caratterizzante le costruzioni di tutta la vallata fino alla seconda metà del XIX secolo. La tipologia costruttiva più ricorrente in tutto il territorio comunale è quella della casa a torre (sec.X-XI) che resiste fino ai giorni nostri inglobata in impianti architettonici a corte chiusa o a cascina fortificata.

Il capoluogo di Travo

All’interno del territorio comunale, il capoluogo Travo viene riconosciuto quale nucleo principale caratterizzato da un tessuto storico agglomerato che, nel corso dei secoli, non ha subito particolari alterazioni. Lo sviluppo dell’agglomerato è riconducibile a tre principali periodi: - dal medioevo e fino alla fine del 1800 il capoluogo è caratterizzato da un’edificazione di modeste dimensioni raccolta attorno al castello e la chiesa e posta su di un terrazzamento pianeggiante affacciato sul fiume. Sulla stessa area pianeggiate posti lungo la direttrice della strada di collegamento con Rivergaro troviamo altri due piccoli borghi aggregati attorno ad una chiesa ed a una villa - S. Maria e S. Andrea. - una prima espansione dell’edificato intorno al tessuto storico del castello dalla seconda metà del XIX sec. alla seconda metà del XX sec caratterizzata da un minimo sviluppo nel XIX secolo lungo le strade esistenti e con tipologie a cortina, e da uno sviluppo consistente nella prima metà del XX secolo che cambia l’assetto dell’abitato costruendo nuovi quartieri e nuove infrastrutture cambiando radicalmente la morfologia dell’isolato

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- una seconda espansione dell’agglomerato urbano dalla seconda metà del XX sec. fino ai giorni nostri che interessa le aree poste a cintura della precedente espansione e quelle adiacenti all’asse della strada provinciale per Rivergaro. Le espansioni del XX secolo sono quindi caratterizzate da un’edilizia e una struttura morfologica e urbanistica che si differenzia dal tessuto storico originario compatto a cortina e diventa di tipo a isolato aperto.

Travo e il suo territorio durante la preistoria Insieme all’importante insediamento di Veleia Romana, il sito di Travo è riconosciuto nella provincia di Piacenza quale luogo di importante interesse archeologico. Pochi ad oggi i dati sulle più antiche fasi del popolamento del territorio durante il Paleolitico: un solo sito noto risalente al Paleolitico Superiore in località Visignano. Le indagini effettuate consentono invece di ricostruire con una certa ricchezza di dati la storia del popolamento della media Val Trebbia durante il Neolitico, fra il V e il IV millennio a.C., all'epoca in cui vi si insediarono le prime popolazioni di agricoltori e allevatori. Gli insediamenti neolitici sono localizzati prevalentemente sui bassi terrazzi fluviali (Statto, Casa Gazza, Le Piane, S.Maria, S.Andrea), dove si trovano i terreni leggeri e ben drenati, facili da coltivare anche con le tecnologie primitive, che non conoscevano l'aratro. In alcuni casi, tuttavia, è attestata anche la frequentazione dei pianori collinari della media valle (Case Marchi, Pilati), anche se non è stato possibile, finora accertare l'estensione dei siti sui pianori. La testimonianza principale del primo Neolitico è una presumibile capanna venuta in luce sulla sponda del Trebbia presso Travo, a Casa Gazza, e datata nei primi secoli del V millennio a.C. in date C14 calibrate. E' una fossa a forma di "8", profonda un metro e lunga dieci, che, una volta abbandonata, è stata riutilizzata per rifiuti, come dimostra il riempimento ricchissimo di ceramiche, manufatti litici, fauna . Poco, invece, possiamo dire per ora sul Neolitico pieno. Tracce di un abitato databile all'inizio del "VBQ", ma ancora con elementi del primo Neolitico si sono viste nell'area della sede della Cassa di Risparmio a Travo, datata al 3660+-50 a. C.

Per quanto riguarda il Neolitico Recente si ha nel sito di S.Andrea in Travo un’area di scavo riconosciuta come la più significativa dell’intera Italia settentrionale per quanto riguarda le strutture di insediamento. Su di un terrazzamento posto sulla riva sinistra del

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fiume Trebbia è stato rinvenuto un abitato neolitico databile tra il 4300 e il 3800 a.c. caratterizzato da una fitta rete di strutture abitative e funzionali ben conservate. Lo scavo archeologico si estende per 1000 mq circa, a fronte di un’area interessata da affioramento di materiali in superficie valutabile in almeno un ettaro, nella quale si intendono proseguire le ricerche nei prossimi anni. I materiali rinvenuti sono oggi conservati e in parte esposti presso il Museo Archeologico ospitato nel Castello Anguissola di Travo. Sul sito, negli ultimi anni, nella zona a monte del terrazzo di S.Andrea è stata rinvenuta una sequenza stratigrafica che va dal Neolitico medio (prima metà del V millennio a.C.) fino all’alto Medio Evo (VI- VII sec. d.C.). Le più antiche presenze sono costituite da una fossa contenente materiale databile all’inizio del V millennio a.C. pertinente alla cultura <>, che nel pieno Neolitico ha occupato l’intera Italia settentrionale. La maggior parte delle ceramiche e gli strumenti litici rinvenuti nel sito sono pertinenti alla cultura francese denominata “Chassey-Lagozza”, che tra la fine del V e l’inizio del IV millennio a.C invase l’Italia settentrionale. L’abitato rinvenuto a S. Andrea fu impiantato in una fase antica di questa cultura, attorno al 4300 a.C., e si è sviluppato per un lungo arco di tempo, fino al 3800 a.C. Le strutture venute alla luce, caratterizzate da stratificazioni, sono costituite da edifici costruiti solidamente, di forma rettangolare, ampi da m 15 x 7 a m 11x 6. Il perimetro è delimitato da un cavo di fondazione per pali che reggono l’alzato. La presenza di pochi pali interni di sostegno consente un utilizzo ottimale dello spazio, che può raggiungere i 60 -100 mq. Sono inoltre state rinvenute in tutta l’area di scavo numerose buche di palo parallele al fiume che documentano una palizzata, forse doppia, che durante un certo periodo ha delimitato l’insediamento verso il fiume. Vi sono poi dieci fosse usate come pozzetti-ripostiglio per la conservazione delle granaglie. Nella zona occidentale dello scavo sono venute alla luce oltre venti strutture per la combustione detti “forni polinesiani”, ad uso culinario consistenti in fosse poco profonde con pareti rubefatte, contenenti carbone e riempite con ciotoli alterati dal calore. L’elemento strutturale più recente del sito è costituito da tre allineamenti di ciottoli, di cui due, lunghi almeno 23 metri , paralleli distanti circa 20 metri uno dall’altro, costituiscono una sorta di recinzione in pietre a secco, che delimitava parte dell’insediamento. La prima campagna di scavo è iniziata nel 1995 sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna e la gestione dell’Associazione Culturale Onlus “La Minerva” di Travo, con la collaborazione del Comune e la cooperazione internazionale del Centre Archèologie Préhistorique de

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Valence; lo scavo ha assunto inoltre un’importante connotazione formativa per giovani archeologi italiani ed europei, che operano nel cantiere di scavo e in laboratorio, sotto la guida dei professionisti che gestiscono il cantiere. I dati desumibili dalle caratteristiche e dall’articolazione delle strutture rinvenute nel villaggio di S. Andrea, ai fini della ricostruzione della vita delle comunità agricole tra il V e il VI millennio a.C., rivestono un interesse non solo locale ma europeo, poiché sono estendibili a tutta l’area dell’Europa occidentale nella quale si rinvengono tracce della medesima cultura. Il buon stato di conservazione delle strutture riportate alla luce ha contribuito alla decisione di intraprendere la strada della loro conservazione in sito. La valorizzazione del sito archeologico di S.Andrea è basato sulla stretta interrelazione tra ricerca scientifica, conservazione e divulgazione, poiché i contenuti di quest’ultima sono determinati e continuamente arricchiti dallo scavo in corso. Il Parco Archeologico creato in sito e inaugurato nel settembre 2006 offre ai visitatori la possibilità di osservare tutte le fasi della ricerca archeologica, dallo scavo alla musealizzazione: lo scavo stratigrafico in corso, le strutture venute alla luce conservate in loco, l’interpretazione delle strutture più significative nella proposta ricostruttiva a grandezza naturale proposta, i manufatti esposti nel Museo Archeologico della media Val Trebbia, allestito all’interno del Castello Anguissola di Travo, sede della conservazione ed esposizione dei materiali rinvenuti nel corso delle ricerche. Le testimonianze rinvenute appartenenti al Neolitico delineano il carattere di questo primo insediamento caratterizzato da una economia basata sull’agricoltura e l’allevamento, collegato a una importante rete commerciale, documentata dal ritrovamento di alcuni materiali non locali costituiti da frammenti di ceramica depurata, proveniente dall’Italia centrale, frammenti di selce, importata dalle Prealpi lombarde, schegge di ossidiana, provenienti dalle isole italiche. A breve distanza dallo scavo neolitico di S.Andrea è inoltre venuta alla luce una struttura, purtroppo parzialmente distrutta, costituita da un’area di forma ovale pavimentata con ciottoli fluviali a testimonianza dell’era Eneolitica , datata attorno al 2500 a.C che introduce il rame e disgrega l’antico mondo neolitico. Durante l'età del Bronzo (1800-900 a.C.) la Valle risulta ancora frequentata ma con una sostanziale differenza: sono state prioritarie le ragioni difensive e nessuno dei bassi terrazzi fluviali ha restituito tracce del II millennio a.C., quando gli abitati erano invece arroccati in posizioni ben difendibili, sui roccioni di ofiolite che si ergono sopra Travo, ad esempio alla Pietra Perduca e alla Pietra Parcellara. Uno scavo del 1990 ha portato alla

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luce strutture pertinenti all’Età del Bronzo in zona piscina, nella parte più a monte del paese di Travo. Durante la successiva età del Ferro (IX sec-III sec. A.C.) sono ancora presenti siti collinari come quello del Monte Denavolo e della Costa di Vei che testimoniano di una penetrazione etrusca anche nelle Valli Emiliane, ma al momento ancora poco si può dire su questa fase precedente la romanizzazione.

Travo in epoca romana Dopo la dominazione Gallica arriva l’epoca romana: in questo periodo il territorio di Travo era popolato da un complesso di villaggi, come testimonia la famosa “tavola alimentaria” risalente al I secolo d.C. all’epoca dell’imperatore Traiano , ritrovata nei pressi di Veleia Romana. Questa tavola di bronzo raffigura le iscrizioni dei “pagi” dei popoli veleiati, Travo compare come capoluogo del pago Ambitrebbio, uno dei più importanti comprensori che si estendeva su ambedue le sponde del Trebbia, posto a confine con il pago Eboreus e il pago Molinas nella zona di Bobbio. Il territorio travese, viene così riconosciuto come centro di vita romana legato al culto pagano della dea Minerva, meta di pellegrini provenienti da tutta Italia che si recavano al tempio dedicato alla dea che sorgeva probabilmente nei pressi dell’odierno Caverzago, situato sulla riva sinistra del fiume Trebbia. Purtroppo gli studi storici e archeologici intorno non sono stati approfonditi né si hanno notizie sulla causa e l’epoca della sua distruzione, probabilmente si trattava di una costruzione monumentale con sacello situata in un’area ricca di sorgenti termali, caratterizzata da locali per i sacerdoti e i pellegrini, decorata con fregi e cornici come testimonia un frammento di cornicione, recuperato presso il Trebbia; sono inoltre state rinvenute una serie di lapidi votive risalenti al periodo romano (molte di queste vennero murate nella chiesa di S. Maria), in località Dorba nei pressi di Caverzago è stato inoltre rinvenuto anche un interessante frammento di Ara proveniente dal tempio di Minerva.

L’epoca medioevale: il borgo del Castello, di S. Andrea e di Santa Maria I due borghi medioevali di S. Andrea e Santa Maria vengono riconosciuti, insieme al nucleo centrale del castello e della piazza, come agglomerati storici di grande interesse. I due nuclei nascono intorno a due edifici di culto già presenti in Travo prima dell’evangelizzazione di San Colombano, preceduta probabilmente da quella di San Savino della seconda metà IV secolo. Con la fondazione del Monastero di San

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Colombano a Bobbio nel 612 d.C. si apre una via di collegamento importante tra la pianura e il mare, l’estensione della sua influenza su tutta la valle ha lasciato un’impronta tuttora leggibile nelle forme architettoniche, nei materiali edilizi, nella struttura dei centri abitati. Tutta la produzione edilizia del periodo, i castelli, le case fortificate, le torri e i palazzi medioevali in cui si sono alternate le varie famiglie di feudatari rimangono quali testimonianze storiche di un lungo periodo in cui i confini amministrativi erano in continuo mutamento. L’istituzione dei feudi imperiali, riconosciuti quali organi di controllo satellite del Sacro Romano Impero, caratterizza l’assetto politico e socio economico della valle e dei suoi insediamenti fino all’età moderna. In questo particolare scenario storico si collocano le vicende delle chiese travesi, dopo la fondazione del monastero bobbiese. Nell’anno mille la chiesa di S. Andrea passa sotto la giurisdizione del Monastero di S.Paolo di Mezzano e nell’ anno 1305 viene rivendicata dall’Abate di S.Colombano di Bobbio. A questo punto si perdono le memorie della chiesa di S. Andrea per far posto a S. Maria, può essere che una chiesa sia stata costruita sull’altra o che in fase di ricostruzione si sia cambiata la denominazione. L’attuale chiesa di S. Maria, nelle parti non ricostruite, presenta tracce di un’epoca protoromanica: l’arco trionfale tra navata e presbiterio è rimasto quello originale, come originali rimangono anche i due lati dell’abside, nonostante l’aggiunta centrale del coro e della porta di accesso risalente al XVI sec. quando viene addossato alla chiesa, un tempo isolata, l’edificio del convento dei Serviti. A un’altra fase storica appartiene la base del campanile accostata in rottura all’abside destra e decorata sul lato sud da due archetti pensili con ghiere in mattoni.

Il borgo del Castello Il borgo centrale del capoluogo è caratterizzato da un impianto originario castrense costituito probabilmente da una forma quadrilatera, ai vertici della quale esistevano quattro torri a sezione circolare (altri esempi si riscontrano lungo i punti storico-strategici della vallata). Attualmente a testimoniare questa architettura rimane la sola torre di nord-ovest di testata che si affaccia sulla piazza prospiciente.

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A ridosso del fronte principale del castello, trasformato in residenza nobiliare nel XIX sec., si è aggregato l’edificato in maniera articolata caratterizzato da volumi aggettanti, rientranti, emergenti, come le due torri quadrangolari quasi baricentriche al borgo. La torre quadrata, punto di accesso all’interno del borgo, è sormontata da un’altana aggiunta successivamente, dietro il fronte si articola, quasi ad incastro, il costruito sul quale si stagliano due case torri in pietra rettangolari, ad est e sud i fronti degradano verso il fiume appoggiati alle secolari mura in pietra di contenimento e difesa delle acque. Planimetricamente è leggibile il percorso storico che appare irregolare, l’isolamento del luogo di culto della chiesa di S.Antonino risalente al XI secolo ed il sistema tipologico ricorrente a corte chiusa ed, in alcuni casi, aperta.

La chiesa di S. Antonino nel Borgo di Travo All’interno del borgo vi è poi la chiesa di S.Antonino, riconosciuta come la parrocchia ufficiale del capoluogo. L’edificio sorge nel nucleo storico dell’insediamento ed è collocato nell’adiacente piazza Trieste. L’impianto originario risale al XI secolo; gli ultimi restauri del 1800 hanno in buona parte compromesso la struttura originaria che era a tre navate con tre absidi a volta affrescate; il soffitto della navata centrale è stato coperto con tavole; le pareti che sostengono la navata centrale recano decorazioni sullo stile di quelle che caratterizzavano gli edifici di culto del XI e XII secolo. Caratteristico è l’antico battistero costituito da una vasca quadrata in pietra collocato al termine della navata centrale e sopraelevato con tre gradini.

Lo sviluppo di Travo dalla planimetria del 1780 alla costruzione del ponte sul fiume Trebbia del 1924 La prima planimetria ritrovata che raffigura l’agglomerato urbano di Travo risale al XVIII sec. (1780). In questa rappresentazione l’edificato è ben delimitato secondo tre elementi che ne definiscono i termini: a sud il fiume, a ovest il fronte continuo dell’edificato, a nord la piazza delimitata dagli edifici in sasso che ancora oggi la caratterizzano e, infine, ad est la traccia del canale ora coperto, che attraversa il paese e sfocia nel Trebbia passando ancora oggi al di sotto del borgo. La mappa storica riporta anche le proprietà dei terreni e degli edifici appartenenti, quasi nella totalità, ai diversi rami della famiglia nobile degli Anguissola che ha dominato l’area Travese per un lungo periodo. La planimetria venne redatta per rappresentare il progetto di opere di difesa del borgo dalle piene del fiume che

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ne minacciavano continuamente le fondamenta. Ben visibili sono i due corsi del fiume Trebbia, il principale e il secondario che disegna l’ansa, entrambi confluiscono in un punto problematico caratterizzato dalla difesa di solo qualche scoglio; il progetto illustrato, commissionato probabilmente dalla “Congregazione sopra li comuni” propone l’innalzamento di un muro di difesa di sassi calcinati, rinforzato da due contrafforti per sfruttare i due scogli naturali al riparo dal terreno franoso. La realizzazione di questa importante opera pubblica è visibile ancora oggi. La planimetria riporta anche il segno di una “chiusa”, un probabile sbarramento per trattenere le acque per l’irrigazione. Da un’attenta lettura della planimetria si riconosce che l’accesso al borgo era garantito dalla strada, oggi provinciale che collega Travo a Rivergaro; presente è il tratto di roggia che convogliava l’acqua del fiume al Mulino, situato ancor oggi, anche se dimesso, ad est dell’abitato di S.Andrea. La successiva planimetria redatta durante la dominazione napoleonica ci restituisce al 1821-1823 una situazione quasi identica a quella riscontrata quaranta anni prima. Il Borgo antico del paese rimane definito nella forma a cuneo con vertice rivolto a nord, vengono evidenziate le abitazioni e le corti, l’accesso al paese avviene attraverso la strada detta di S. Maria, oggi provinciale, riconosciuta come unico asse di collegamento con il fondovalle su cui si attestano i nuclei di S.Andrea e S.Maria; la planimetria riporta anche il percorso della Roggia che raccoglieva l’acqua a ridosso del borgo attraverso il sistema di chiusa per poi scaricarla più a valle. Nella mappa questa traccia viene indicata come Rio del Molino, tutta l’area agricola del lungo-fiume adiacente alla roggia rimarrà libera dal costruito sino ai primi anni del XX secolo, quando venne realizzato il ponte sul Trebbia nel 1924 su progetto dell’Ing. Danuso. Con quest’importante opera Travo ha un nuovo accesso stradale che lo collega alla SS. 45; la realizzazione del ponte (completamente ricostruito su modello dell’originario dopo la sua distruzione avvenuta durante il II conflitto mondiale) avvia una progressiva crescita edilizia nel capoluogo e nel territorio comunale.

Lo sviluppo di Travo dagli anni ’70 attraverso il “ Programma di Fabbricazione” ed i primi P.R.G, fino ad oggi Alla fine degli anni ’60, la politica di governo del territorio è affidata ancora a strumenti provvisori che non sono in grado di programmare gli interventi sul territorio; lo strumento di P.R.G è ancora assente e non vi è ancora una adeguata disciplina per regolare l’uso dei suoli urbani. Nel 1973 viene redatto il “Programma di Fabbricazione” che fa registrare

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una notevole crescita del costruito sulla spinta del boom edilizio del dopoguerra e che ha portato alla suddivisione dei suoli in lotti rettangolari, alla diffusione di tipologie edilizie mono-bifamiliari, alla concentrazione dell’attività industriale ai margini dell’abitato. Inoltre, il programma di Fabbricazione, ha permesso l’incremento della richiesta e dell’edificazione delle seconde case di villeggiatura e ha previsto nuovi tracciati stradali sulla base di esigenze di tipo funzionale che si contrappongono in modo illogico all’impianto storico-architettonico del borgo antico. All’interno della zonizzazione - che assegna per ogni porzione di territorio una propria funzione in relazione agli indici urbanistici – si riconosce un significato storico-culturale al castello, bene monumentale tutelato dalla L.1089/1939. Il “Programma di Fabbricazione” del 1973 prevedeva inoltre una nuova direttrice alla S.S. 45 che con il suo tracciato a ovest dell’abitato avrebbe chiuso la crescita urbana del paese verso monte obbligandolo perciò a una espansione lungo il corso del fiume. Il primo PRG per Travo è del 1975 e viene formulato sulla base dei contenuti del precedente Programma di Fabbricazione; in questo strumento permangono i criteri di zonizzazione e viene variata la previsione del tracciato della S.S. 45. La variante al PRG del 1980 introduce nuovi elementi di valutazione che riguardano: il nuovo tracciato viario spostato ora sulla sponda destra del fiume, una delimitazione più omogenea dell’area urbanizzata intorno la dorsale di collegamento Travo-Rivergaro, un estensione al vincolo di tutela storico-architettonico a tutto il borgo, che riconosce così non solo al castello ma anche a tutto il suo contesto un valore storico da tutelare, mentre la zona del lungo fiume dal borgo antico fino al mulino, viene destinata a spazi di verde pubblico e al potenziamento delle strutture turistico-ricettive. Fino agli anni ’60 l’agglomerato urbano di Travo si identifica ancora con il borgo antico, solo successivamente il paese subisce una forte crescita urbana lungo le direttrici già consolidate con la costruzione del ponte, quella lungo la strada detta di S.Maria, oggi provinciale di collegamento con Rivergaro (via Borgo Nuovo) e quella a monte del castello in direzione Bobbiano, anch’essa attualmente classificata come tracciato provinciale. Lo sviluppo urbano successivo agli anni ’60 si imposta su una maglia ortogonale e la nuova edificazione si fonda sulla definita tipologia della villetta mono o bifamiliare a due piani fuori terra con copertura a due o quattro falde. I materiali costruttivi che caratterizzano questo tipo edilizio si trovano visibilmente in dissonanza con quelli tradizionali del borgo

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antico, nelle coperture il tradizionale coppo viene sostituito dal fibrocemento o dalle marsigliesi. Il borgo antico si presenta invece come blocco compatto, chiuso nei fronti che si percepiscono dalla piazza. Il fonte principale che lo caratterizza è quello del Castello attraverso il quale passando sotto l’androne, si accede all’interno del borgo stesso. La conformazione architettonica dell’agglomerato testimonia la valenza difensiva del nucleo, difeso dagli attacchi esterni a sud ed est dal fiume e a nord e ovest dalle mura del castello. Il tracciato urbano del borgo ricalca quello antico, caratterizzato da un’impostazione di matrice medioevale e privo di una logica di aggregazione. A parte l’unica chiesa di S.Antonino che rimane isolata dagli altri edifici, sembra che tutto il costruito sia il risultato di una crescita spontanea sedimentatasi nel tempo, creando così un immagine sfrangiata del costruito, soprattutto nel digradare verso il fiume. Del primitivo impianto castrense che prevedeva quattro torri poste ai vertici dell’impianto, come si deduce dalla tipologia castelliera della vallata, rimane oggi l’edificio posto sul lato meridionale della piazza che, nonostante le trasformazioni subite nel corso del tempo, conserva ancora finestre trilitiche medioevali disposte su due ordini sovrapposti. Un’alta torre quadrata sormontata da una successiva altana in mattoni è posta proprio sopra l’ingresso principale al borgo e fa parte del castello che durante il corso dei tempi venne trasformato in palazzo residenziale. Una terza torre è infine situata all’interno del borgo: caratterizzata da una pianta quadrata, si trova inglobata in un’altra costruzione, forse contemporanea al castello per l’analogia riscontrata nella tipologia delle aperture. Completano la chiusura del borgo sui fronti a fiume solide mura di contenimento e difesa realizzate interamente in assi calcinati nel XVIII secolo. Tra i materiali da costruzione utilizzati predomina il sasso squadrato, le coperture a capanna degli edifici sono rigorosamente in coppi e le linee di gronda tendono a mantenersi su quote che vanno dai due ai tre piani fuoriterra. A livello morfologico si riconosce un nucleo edificato omogeneo, accanto al castello e alla chiesa di S.Antonino, classificati come edifici monumentali, si riscontra un insieme a valenza architettonica-ambientale, caratterizzato principalmente da un buon stato di conservazione.

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La situazione delle aree archeologiche

Travo è riconosciuto nella provincia di Piacenza quale luogo di importante interesse archeologico. Dagli anni 80 la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna in collaborazione con il Gruppo Archeologico La Minerva conduce indagini mirate alla ricostruzione del popolamento della media Val Trebbia. Le ricognizioni di superficie hanno portato al rinvenimento - ad oggi - di 175 siti archeologici, fra i quali 64 sono riferibili ai diversi periodi preistorici e protostorici, 90 si datano all'epoca romana e 21 hanno restituito materiali di epoca medievale o moderna. La massima parte di questi siti è stata trovata nel territorio del Comune di Travo. Il consistente numero dei ritrovamenti attesta, soprattutto durante certe epoche, un fitto popolamento, che certamente è giustificato dalla posizione geografica della valle, grazie alla quale essa è sempre stata un percorso naturale fra la pianura padana e la costa ligure. Si specifica che la situazione del patrimonio archeologico presente nel territorio comunale, a partire dalle fonti di archivio in possesso, e dalle indicazioni del PTCP è quella rappresentata nelle tavole di Quadro Conoscitivo C2 a/b – Sistema Insediativo Storico oltre che tav. D7a/b inerente al sistema della pianificazione. Nel dettaglio nella carta C2a/b sono individuati all’interno degli ambiti di interesse storico- archeologico i siti censiti dal PTCP oltre a sisti puntulai rilevati in ambito comunale. nel dettaglio la carta riporta: - complessi archeologici presenti nel PTCP tra cui parco archeologico Vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004 - aree con centrazione di materiali archeologici e segnalazioni di rinvenimenti presenti nel PTCP - siti di interesse archeologico presenti nel PTCP e derivanti dalle ricognizioni dell’associazione culturale locale “La Minerva”

Sulla base delle schede di rinvenimento puntuali presenti presso il museo archeologico di Travo, in collaborazione con il direttore del museo stesso, sono state ricostruite le datazioni dei vari siti di interesse archeologico puntuale integrando quindi il materiale provinciale con un maggior dettaglio. Ogni sito ha una propria numerazione e fa riferimento ad uno specifico allegato all.C2.1 composto dalle schedature del PTCP integrate con i siti comunali.

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Si specifica che il materiale relativo ai siti puntuali di rinvenimento, è stato recepito dagli archivi del museo archeologico e la sua formulazione originaria è stata a suo tempo concordata con enti provinciali e con la Soprintendenza competente. Tale materiale, inoltre, sulla base delle informazioni recepite in sede comunale, è stato anche utilizzato come fonte per l’individuazione dei siti del PTCP. In sede di pianificazione generale non sono possibili ulteriori approfondimenti in quanto necessiterebbero di indagini puntuali e specifiche al momento non ipotizzabili.

Il territorio rurale

Il territorio rurale di Travo è caratterizzato dal governo capillare del territorio che storicamente era esercitato dai nuclei aggregati e case sparse che si sono sviluppati principalmente a partire dal medioevo. Il territorio di Travo e della media vallata prima della colonizzazione romana aveva tipologie abitative e costruttive semplicissime, tetto con falde a capanna, villaggi con impianto precario, utilizzo della pietra come materiale da costruzione. Le tipologie abitative portate con la romanizzazione dell’area, caratterizzate dall’uso dell’argilla cotta come materiale da costruzione, non sopravvivono alle invasioni barbariche dell’alto medioevo, quando i longobardi occuparono i territori. Distrutte le fornaci per la produzione dell’argilla cotta, la pietra torna ad essere l’unico materiale da costruzione insieme con il legno. La tipologia che si sviluppa a partire dal medioevo (periodo in cui si passa all’utilizzo del territorio di tipo agro-pastorale) è quindi caratterizzata dal largo impiego della pietra scalpellata grezzamente; le costruzioni sono contraddistinte da conci d’angolo più grandi per sopportare meglio i carichi, pezzi unici per stipiti, architravi, soglie e davanzali, mentre per le coperture si utilizzano lastre sottili di pietra dette anche “ciappe”. La pietra era anche utilizzata per la realizzazione di pavimentazioni e lastricati, mentre i solai orizzontali erano in legno squadrato in modo grezzo o, in alcuni casi a volta, sempre realizzati in pietra. Le coperture erano semplici con falde a capanna; gli sporti di gronda erano quasi inesistenti e realizzati con le ciappe. Questo tipo di architettura non presenta più nessun tipo di contaminazione romana e si pone in continuità con l’antica architettura celtica. Le costruzioni venivano realizzate con i materiali che si trovavano sul luogo, secondo regole tramandate di generazione in

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generazione secondo canoni morfologici semplici e senza particolari apparati decorativi; le tipologie edilizie ricorrenti erano la casa a torre e a capanna. A partire dall’anno 1000, con il processo di infeudazione dei territori, accanto alle tipologie di cui sopra, compaiono nuove tipologie di tipo fortificato, case a torre e aggregati a corte chiusa che, nel corso dei secoli fino al 1900, non hanno subito particolari modificazioni del loro impianto originario. I principali impianti fortificati sono Travo, Statto, e il sistema degli incastellamenti di cui si hanno tracce più o meno consistenti come per il torrione del castello di Bobbiano, il castello di Scrivellano, il castello di Viserano (di cui restano parti molto alterate) e costruzioni fortificate ai Chiosi. Altri castelli di cui si hanno notizie, ma che non sono più visibili, erano ubicati a Caverzago, a Castellaro presso Fellino, presso la pietra Perduca e presso la Pietra Parcellara (di cui si hanno tracce fino al XIII secolo), a Pigazzano in loc. Castel Volpi oltre che a Pillori e Spinello. Accanto agli impianti fortificati di cui sopra, sorgono insediamenti con tipologia della casa colonica fortificata, la “colombaia” (termine che indica un impianto architettonico a corte chiusa), delle torri a mastio e compaiono anche aggregati a corte chiusa di cui l’esempio più significativo è quello ubicato in loc. Le Piane.

In seguito allo spopolamento delle campagne del XX secolo, oggigiorno sono ancora visibili le strutture dell’antropizzazione e del governo del territorio realizzate nel corso dei secoli. Il territorio era governato attraverso una rete di villaggi rurali e cascine isolate che hanno avuto il massimo sviluppo prevalentemente nel corso del XVIII e XIX secolo. I villaggi e le cascine isolate erano interconnesse attraverso una rete di percorsi che governava in modo capillare tutto il territorio. L’economia dei villaggi era prevalentemente di sussistenza; nei territori collinari la vita ruotava attorno all’agricoltura che, salvo per le parti pianeggianti in riva al fiume, non offriva grandi possibilità. Ogni villaggio era autosufficiente e governava una parte di territorio; accanto ad ogni villaggio in generale troviamo una parte di aree boscate, una parte di aree destinate ai seminativi, una parte di aree destinate agli orti con la coltura promiscua. Dal villaggio si diramavano i percorsi che lo collegavano agli aggregati limitrofi e alle aree rurali.

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La distribuzione dell’insediamento (compatto o sparso) è caratterizzato generalmente da dimore costituite da una costruzione semplice di due piani con tetto a capanna e in cui i rustici (stalla, deposito e granaio) sono incorporati nel corpo di fabbrica. Le aperture verso nord sono ridotte al minimo, mentre sono più ampie verso sud. In generale si tratta di una dimora unitaria che accoglie sotto lo stesso tetto sia l’abitazione che il rustico e che, quando è posta sui pendii, si adatta morfologicamente ad essi presentandosi, a monte, di un solo piano e a valle di due piani fuori terra, di cui quello inferiore adibito a cantina o stalla.

L’inurbamento del territorio si è sviluppato principalmente lungo le direttrici dei tracciati storici delle vie di comunicazione; le principali collegavano Piacenza con la (quindi Travo con Bobbio e Rivergaro) mentre quelle di carattere locale collegavano il capoluogo con le altre vallate ( e val Luretta).

Come già sopraesposto, lo spopolamento delle campagne causato dai movimenti migratori verso la città del 1900, ha consentito la conservazione delle strutture sopradescritte senza che subissero particolari trasformazioni dettate dall’evoluzione dell’agricoltura. Tra le più sostanziali evoluzioni che hanno interessato l’assetto del territorio comunale vi è quella legata (e conseguente) al disegno della rete stradale moderna che, con l’avvento della motorizzazione, subisce una profonda trasformazione. Ciò comporta una differente gerarchia dei tracciati viari legata alla loro percorribilità da parte dei flussi veicolari e da cui consegue l’inesorabile declino della capillare rete locale non percorribile da mezzi e, in taluni casi, alla sua totale scomparsa.

L’architettura religiosa, le chiese, le pievi e gli oratori

Le chiese presenti sul territorio (esteso anche al di fuori dai confini comunali odierni) che facevano parte della Pieve di S.Antonino in Travo erano le seguenti: S.Michele in Aglio, S. Michele in Bobbiano, S.Lorenzo in Calenzano, Ss. Faustino e Giovita in Denavolo, S. Alessandro in Fellino, S. Lorenzo in Fiorano, S.Bartolomeo in Macerato, S. Cristoforo in Pillori, Ss. Cosma e Damiano in Pradello, S. Giovanni in Scrivellano, S. Maria in Villanuova, S. Giorgio in Viserano – queste chiese divennero tutte sedi di parrocchie.

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Altre chiese assoggettate alla pieve che rimasero semplici oratori o scomparvero sono: oratorio di Caldocello, oratorio di Catutico, oratorio di Erbio, oratorio di Madolano, oratorio di monte Pillerone, oratorio della Perduca e oratorio del Castellaro.

Cenni storici delle principali architetture religiose e fortificate

Cenni storici delle principali emergenze monumentali – castelli e chiese – storicamente presenti sul territorio comunale. Testi tratti da: - Arisi Ferdinando,Bragalini Leonardo, Monumenti religiosi piacentini, edizioni Tip.Le.Co, Piacenza, 1994. - Villa Marco, Travo e la sua Pieve, libreria editoriale Berti, Piacenza, 1991 - Artocchini Carmen, Castelli Piacentini, edizioni Tep, Piacenza, 1983

ARCHITETTURA RELIGIOSA

STATTO Sant’ Antonio Abate Consacrata nel 1930 dal vescovo Ersilio Menzani, la chiesa di Statto ha forme neoromaniche, che rispondono al gusto di inizio secolo per i revivals architettonici d’epoca medioevale. Vi sono conservati dipinti di Emilio Perinetti e di Francesco Ghittoni ( 1876 ), commisionati dal conte Francesco Caracciolo. La parrocchia di Sant’Antonio ha origini medioevali: è menzionata in un rogito del 1340 come suffraganea della pieve Dugliara.

TRAVO Sant’ Antonino Martire Eretta alla metà dell’XI secolo, la chiesa di Sant’Antonino è stata, a partire dal trecento, una grande plebana di Val Trebbia. Il tempio è stato notevolmente ristrutturato in epoche successive, e particolarmente all’inizio dell’Ottocento. L’ interno, a tre navate, presenta le decorazioni di Antonio Pittacco ( 1922 ) e conserva sull’altare maggiore il cinquecentesco dipinto de “La Vergine col Bambino, Sant’Antonino e Santa Giustina” della scuola dei Campi. Si ricorda inoltre la statua in legno policroma raffigurante la “ Madonna del Rosario” ( XVII secolo ). Nel 1982 è stata eseguita la ristrutturazione del presbiterio sotto la direzione di Paolo Perotti, che ha realizzato il nuovo altare e l’ambone.

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BOBBIANO San Michele Arcangelo Edificata sulla roccia, accanto al castello degli Anguissola ( di cui resta il medioevale torrione ), la chiesa di San Michele è stata ricostruita nel primo Settecento sui resti del precedente tempio romanico; quest’ultimo doveva risalire al X-XI secolo, dato che è menzionato in un documento del 1037 ( citato dal Campi ), riguardante la trattativa d’acquisto della stessa chiesa e dell’adiacente castello. Alcuni frammenti architettonici dell’abside, riconducibili alla chiesa romanica, testimoniano la sua antichità.

QUADRELLI San Paolo Apostolo La struttura architettonica risale al terzo decennio del Novecento è composta di un interno ad unica navata con una cappella per lato. Di grande interesse è il grande affresco absidale eseguito nel 1961 da Luciano Ricchetti raffigurante, al centro, la “ Conversione di San Paolo”, a sinistra lo “ Sbarco del Santo a Malta” e a destra il “Martirio del Santo “. Ai lati dell’altare maggiore ci sono altri due affreschi di Ricchetti raffiguranti episodi della vita di San Paolo: “ Predicazione del Santo “ a sinistra e “ Visita del Santo a San Pietro in carcere “ a destra. La decorazione della volta abisidale e delle volte delle cappelle laterali è opera di Luigi Azimi, sotto la supervisione di Ricchetti, che per questa chiesa eseguì uno dei suoi migliori – e meno noti – capolavori.

DENAVOLO SS. Faustino e Giovita Tampio ad unica navata, dotata di una sobria facciata neoclassica, dedicato ai due martiri, presumibilmente vissuti al tempo dell’imperatore Adriano ( metà del II secolo d.C. ), la cui memoria è venerata anche dalla chiesa parrocchiale di Tuna. Fu fondato alla metà del XVII secolo e divenne sede parrocchiale nel 1767. Architettonicamente assai equilibrata, la torre campanaria si addice alla struttura del tempio.

FELLINO e CASTELLARO San Alessandro Martire Tempio risalente al 1630 circa, ristrutturato dalle fondamenta alla metà del XVIII secolo per iniziativa del rettore don Gian Battista Peretti. Di maggior interesse è l’oratorio della Beata Vergine delle Grazie, situato a Monte Castellaro, al confine tra Val Trebbia e Val Nure. Si tratta di un’antica struttura sottoposta ad ampliamenti e ristrutturazioni tra il 1850 e l’inizio del nostro secolo. In questa località era probabilmente situato il medioevale castello dei Malaspina, crollato nel XVI secolo. CAVERZAGO Santo Stefano Martire Un rogito del 1343 testimonia l’antichità della chiesa di Santo Stefano di Caverzago, costantemente legata alla pieve di Travo. Nelle sue forme attuali il tempio risale al sei-settecento ed è dotato di una caratteristica facciata in sasso, sistemata alla metà del nostro secolo.

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L’interno è ad aula unica con due altari laterali dedicati a Santo Stefano ed alla Madonna Assunta. Da segnalare la festa del Nome di Maria, che si svolge la seconda domenica di settembre con buon afflusso di gente.

VISERANO San Giorgio Martire Edificata nella seconda metà dell’Ottocento, la chiesa di Viserano si presenta in forme neoclassiche ed è strutturata a croce greca, con imponente cupola centrale. All’interno spicca, sopra l’altare maggiore, la grande statua in legno policroma raffigurante “San Giorgio a cavallo che uccide il drago”. Nel 1992 è stata restaurata la facciata.

PILLORI San Cristoforo Martire Questa chiesa compare per la prima volta in un rogito del 1343, come suffraganea della pieve di Travo. Nel 1993 sono stati realizzati vari interventi di ripristino che hanno riguardato la sistemazione della facciata neoclassica, della pavimentazione e della zona absidale. All’interno sono conservate alcune sculture realizzate da artigiani gardanesi.

CASTELLI

BOBBIANO Un documento del 1037 attesta che Teodosio, al prezzo di lire 3000, acquistò da Isembardo, la canonica della Pieve di S. Faustino di Tuna, alcuni poderi ad edifici del territorio piacentino, fra cui Bobbiano con il castello, la torre e la chiesa di S. Michele. Della località, il 29 settembre 1164, fu infeudato – dall’imperatore Federico I di Svevia – il marchese Obizzo Malaspina. Nel 1255 il fortilizio fu distrutto dalle truppe del marchese Oberto Pallavicino. Sembra che, successivamente, la località sia passata agli Anguissola. Nel 1311 di Bobbiano (definito dai cronisti luogo temuto e forte della Val Trebbia) si impadronì Rolando II Scotti, il quale, poco dopo, per l’intervento del podestà di Piacenza, Riccardino Langosco, fu costretto a renderlo agli Anguissola che lo tennero anche in epoca farnesiana. Del 1546 è un’investitura feudale del duca Pier Luigi, relativa a metà del castello di Bobbiano, Caverzago e Travo e di tutte le terre e case poste in dette località, a Ettore Maria Anguissola che prestò giuramento di fedeltà. Del primitivo castello rimane solamente una poderosa torre isolata a pianta quadrata, in cui i muri di base sono notevolmente scarpati. Su un lato della costruzione, poco sopra la bordatura del barbacane, è visibile una porta d’accesso - ora chiusa – con stipiti in archivolto a tutto sesto.

CASTELLO DEI VOLPE (vicinanze Pigazzano) Il castello, compreso un tempo nella giurisdizione feudale degli Anguissola, nel 1576 apparteneva – con diritto di primogenitura – a Carlo Volpe Landi, famiglia dalla quale prese in nome.

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Gli scarsi documenti che lo riguardano sono conservati all’archivio parrocchiale di Pigazzano e risalgono all’invasione spagnola del 1636; sono brevi note che, tuttavia, illustrano con efficacia l’atmosfera di terrore vissuta dalle popolazioni del contado. Il 22 novembre, il parroco di Pigazzano annotava: “ Nicolò Nicelli, di anni 60 è morto e sepolto nel castello Volpe di Pigazzano appresso il muro del torrione del ponte levatoio per timore de’ Spagnoli che stanzavano nelle case di Pigazzano “. Appena due giorni prima lo stesso sacerdote aveva scritto: “ Francesco, figlio di Giacomo Antonio Capitelli di uno anno è stato sepolto nel castello de’ Volpi vicino al ponte “. Dall’antico complesso, che era difeso da un giro di mura, rimangono solo alcuni ruderi della torre, cannoneggiata nel 1944 durante la guerra partigiana dalle truppe tedesche.

CAVERZAGO Secondo un atto del “ Registrum Magnum “ nel settembre del 1127 Corrado, figlio di Fredenzone, cedette metà della curia e del fortilizio ai Consoli del Comune di Piacenza, i quali li rinvestirono allo stesso Corrado. L’edificio tenuto per buona parte del XIII secolo dal Comune di Piacenza, nel 1315 era degli Anguissola; in quell’anno fu assediato da Corradino Malaspina signore di Bobbio, nominato capinaneus di Val Trebbia e Val Nure per conto di Galeazzo Visconti, con il compito di opporsi ai tentativo di ribellione dei feudatari delle due vallate. Ritenendo inutile ogni difesa, i fratelli Galvano, Lancillotto e Anguissola della nobile casata Anguissola vennero ad un accordo con il Malaspina che consenti a ritirare le sue truppe dopo aver ricevuto una notevole somma. Il 21 agosto 1322 gli Anguissola, grazie ad una sentenza del podestà di Piacenza, potevano entrare in possesso del castello che in precedenza era stato di Bonifacio da Caverzago, detto Iudeo e acquistavano da Obertino da Pietratiggia un’altra porzione del fortilizio che nel 1376 venne ricostruito da Giuliano Anguissola. Dal 1600 agli inizi dell’800 il castello appartenne ai conti Gragnani e in parte agli Anguissola. L’edificio, rifatto e riattato nel Cinquecento, si presenta ora come un corpo di fabbrica a due piani sviluppato su pianta quadrangolare. Gravi lesioni alle mura perimetrali hanno causato il crollo di buona parte delle sue strutture. In una sala del piano superiore, con soffitto a volta ribassata, era un tempo un bel camino in pietra poi trasferito in una moderna villa di Travo.

CHIOSI Nei pressi di Bobbiano, nella frazione denominata “ I Chiosi “ si nota una costruzione fortificata di particolare interesse. In data 29 settembre 1164, l’imperatore Federico I Barbarossa concesse al suo “diletto e carissimo fedele Obizzo Malaspina” molti castelli e terre di Val Trebbia, fra cui , Croce, Cariseto, Lozo, Zerba, Monte Arciolo, Oneto, Brugnatelli, Pietra Corva, Pietra Silaria, Vixirano, Filino, Bobbiano, ecc; fra essi anche Ocesi che appare pure in seguito in vari documenti degli Oberteghi. Per lungo tempo la località fu dominio dei Malaspina per poi passare agli Anguissola.

FELLINO La località ( forse il Figlinis del pago Junonio della Tavola Alimentaria di Velleia ) nel secolo XII era compresa nell’ambito feudale malaspiniano. In un documento del 1210 risulta che i marchesi Rinaldo, Alberto e Corrado Malaspina – ramo di Montarsolo – giurarono al Comune di Piacenza di difendere diversi castelli della Val Trebbia, fra cui quello di Fellino.

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Si suppone che il fortilizio sia stato abbandonato dai Malaspina quando dovettero ritirarsi dalla bassa Val Trebbia sotto la pressione del Comune stesso. Nel XV secolo ne divennero proprietari i Caracciolo dai quali passò agli Anguissola, che nel 1652 lo vendettero a Bernardo Morandi, signore di Montechiaro. Il castello, da secoli scomparso, pare sorgesse sul crinale della linea spartiacque della valli Trebbia e Nure nelle vicinanze dell’ Oratorio detto Santa Maria del Castellaro.

PERDUCA Il castello, posta sull’altura su cui oggi sorge l’antico oratorio dedicato a S. Anna, appartenne un tempo alla famiglia Perducca come quello vicino di Piatra Prescigliera. Nel 1170 fu occupato e distrutto dai guelfi piacentini.

PIETRA PARCELLARA Li castrum di Pietra Parcellara o Prescigliera, arroccato sulle pendici del monte omonimo, fu forse anticamente possesso dell’Abbazia di San Paolo di Mezzano; da essa passò, in epoca imprecisata, ai Malaspina, i quali nel 1155 lo cedettero alla nobile famiglia dei Perducca allora signoria dell’omonima località. Nel 1164 Pietrasilaria era ancora dei Malaspina. I piacentini occuparono il fortilizio nel corso della guerra condotta contro i feudatari ghibellini nel 1120 e poi nel 1170 quando padrone dello stesso era Oberto da Perducca. Un cronista medioevale ricorda che la lotta fu assai cruenta, che i piacentini presero la rocca nel mese di giugno e nel corso del combattimento morì un nipote di Oberto. Nonostante le proteste del vescovo di Bobbio, il castello ( che nel 1269 era occupato dal Comune di Piacenza ) successivamente veniva distrutto.

PIGAZZANO Il castello, nel 1234 inutilmente attaccato dai guelfi, ventuno anni più tardi venne distrutto da Azzo Guidoboi, vicario di Oberto Pallavicini, nuovo signore di Piacenza. Nel secolo seguente ( 1302 ) Riccardo Anguissola ottenne da Alberto d’Austria la signoria feudale sulla località. Quattro anni dopo, a favore della chiesa del castello, venne istituita una prebenda da parte del canonico piacentino Bernardino Guido di Olgisio; a distanza di pochi mesi (1307) i ghibellini attaccarono il fortilizio dove erano rinchiusi esponenti dei guelfi. Un nuovo fatto d’arme si registra nel 1373 quando il presidio visconteo, posto a guardia del castello, si arrese alle truppe pontificie comandate da Dondazio Malvicini. Fu forse nel 1471 che G. Galeazzo Anguissola acquistò da Pientro Bernardo, della sua stessa casata, Pigazzano al prezzo di 3000 lire. L’ edificio dovette risentire dei numerosi attacchi e assedi a cui fu sottoposto, prova ne è un rogito di Antoni Benzi del 1486 da cui si rileva che gli uomini del paese si impegnarono “a elevare e conservare il castello”. Nel 1630 il fortilizio apparteneva agli Anguissola, sei anni più tardi venne occupato e incendiato dagli spagnoli che infierirono pure sulla popolazione. Le sue rovine erano ben visibili all’inizio dell’ 800, immediatamente sopra la chiesa. In una relazione del 1803 si dice “ Del castello non vi è quasi più apparenza perché una parte è stata demolita e un’altra ridotta a decente abitazione di villa della casa Soprani “ Ai primi di questo secolo i signori Casella di eressero nella località una villa padronale circondata da un vasto giardino.

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PILLORI Di questo castello, posto in Val Perino furono per lungo tempo condomini i nobili Rossi. Secondo il Crescenzi l’edificio era gia scomparso nella prima metà del Seicento.

SCRIVELLANO I cronisti medioevali menzionarono Srivellanum nel 1234, quando il suo castello venne distrutto da forze guelfe piacentine e da milizie cremonesi dopo l’inutile tentativo di indurre alla resa i nobili asserragliati in Rivergaro. Nell’ ottobre del 1312 Francesco Scoto, figlio del grande Alberto, lo conquistò per ordine del padre. Scrivellano appartenne poi agli Anguissola i quali nel 1438 ottennero il titolo comitale. Secondo il Bolzoni nel 1595 il castello era proprietà del conte Camillo Landi. Con rogito datato 3 marzo 1644 i conti Ottaviano, Alessandro e Carlo Landi vendettero per 15.000 lire il fortilizio (ormai in rovina per la distruzione operate dalle truppe spagnole) al notaio Carlo Antonio Novati, dal quale ritornò poi dai Landi che lo tennero sino alla fine del Settecento. Nel secolo XIX era invece della famiglia Romani, cui si deve l’appellativo “ castello dei Romani “. Del complesso castrense rimangono ancora un edificio molto trasformato, a pianta rettangolare e la bella torre quadrata. Su un lato esterno di quest’ultima, ad alcuni metri dal suolo, si nota un accesso, attualmente murato con due mensoloni in pietra, destinati forse all’appoggio del ponte levatoio. La torre, rovinata da un violento incendio sviluppatosi il giorno di ferragosto del 1972, è stata in seguito restaurata.

SPINELLO Sulle pendici occidentali del monte Martini, verso Pillori, esisteva un antico fortilizio che, secondo le affermazioni del Crescenzi, risultava già scomparso alla metà del Seicento. In un atto del 14 novembre del 1401, rogato del notaio Giorgio Soprano, si apprende che Flamengo Landi vendette a Bertolino Rossi il castello di Spinello e le terre annesse. Nel documento è pure detto che il fortilizio sorgeva “ retro Groppo “. I Rossi ne mantennero il possesso per tutto il Quattrocento.

STATTO Il nome della località sembra sia derivato da una stazione di sosta romana situata sulla “stata” che lungo la Val Trebbia congiungeva Piacenza a Genova. Il castello appare la prima volta in un atto del 1296 con il quale Casellasco dei Casellaschi lo vendeva a Ottone Codognelli; i figli di quest’ultimo (Giannino e Tommaso) nell’aprile del 1323 lo alienarono agli Anguissola. In questo stesso secolo il fortilizio, allora uno dei centri più attivi di resistenza nella lotta per la supremazia comunale, venne occupato per qualche tempo dalle milizie della Chiesa (1373), in seguito alle gesta condotte da Amedeo VI di Savoia, alleato del Papa, contro Galeazzo Visconti. Nel Quattrocento il duca Filippo Maria Visconti l’infeudò a Bartolomeo Anguissola (1438), ma nel 1452 il figlio di quest’ultimo, Onofrio, ne venne privato per aver capeggiato una rivolta di contadini contro Francesco Sforza. Dopo dodici anni di prigionia a Milano fu condannato a morte e decapitato nella rocca di Binasco. Le terre a lui confiscate passarono per qualche tempo al consigliere ducale Giovanni Francesco Attendolo; alla morte di questi, Antonio Anguissola riebbe il feudo ma per poco, perché il successore di Francesco, Galeazzo Maria Sforza, infeudò il luogo al nobile napoletano Antonio Caracciolo conte di Nicastro e marito di Bartolomea Anguissola, figlia dell’Onofrio sopra citato.

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Nel 1516, essendosi i ghibellini mossi contro i castelli dei loro nemici, il conte Pier Bernardino Anguissola si impadronì di Statto mentre un suo figlio saccheggiava Fiorano; ma il castello dovette ritornare presto ai Caracciolo se otto anni dopo il conte Pier Maria Scotti (“il Buso”), dopo il fallito tentativo di occupare con il tradimento la città di Piacenza (allora tutta dei francesi), si rifugiava a Statto estromettendovi il cognato e legittimo proprietario, Gian Ludovico Caracciolo. Il fortilizio venne assediato dal Vice-governatore di Piacenza, Gerolomo Trivulzio, ma lo Scotti, con un’abile sortita notturna, si mise in salvo raggiungendo la rocca di Pradovera in Val Nure. Nel 1523, in seguito a divisioni avvenute nell’ambito stesso della famiglia, il castello fu diviso in parti uguali tra i figli di Gian Ludovico; nel 1557 Antonio Caracciolo della linea di Mezzano cedette la sua quota al fratello Gian Francesco di Macerato e nel 1626 il conte Roberto, ultimo del ramo di Spettine, lasciò la sua porzione al conte Ludovico di Pradovera, che morì trenta anni dopo senza discendenti. La Camera Ducale immediatamente avocava a sé metà del castello e del feudo causando una lunga controversia al termine della quale doveva restituire il fortilizio, considerato bene feudale, ai Caracciolo di Macerato e di Mezzano i quali, il 14 dicembre 1682, lo dividevano fra loro. Nel 1702 il conte Petro di Mezzano, in cambio del feudo di Pradovera, rinuncia alla sua parte di castello in favore del conte Ottaviano di Macerato, la cui linea si estende nel 1782. A lui subentrarono nella proprietà i Caracciolo di Mezzano, il cui ultimo rappresentante, Francesco, deceduto nel 1896, lasciò l’edificio in eredità a padre Giovanni Manzi, superiore del Collegio Alberoni, dal quale passava alle suore “Figlie della carità”. Quest’ordine lo cedette nel 1926 al conte Orazio Anguissola Scotti, che ne promesse il restauro, trasformandolo in dimora estiva. La costruzione dell’edificio, nell’edizione rimasta a noi, è attribuibile agli Anguissola, dati i suoi caratteri del tutto simili a quelli degli altri fortilizi della famiglia. Realizzato per la maggior parte in sassi e ciottoli del Trebbia, a pianta rettangolare, presenta i lati ad est, nord, ovest, occupati da una sola cortina che nel 1600 e ai primi del 1700 fu dotata di una decorazione che la fece sembrare – dall’ esterno – la fronte di un palazzo merlato. Delle quattro torri angolari rotonde, quella di sud-ovest presenta grandi aperture arcuate che fanno pensare ad un altana di tipo rinascimentale. Nella torre di nord-ovest si notano invece delle caditoie “a scivolo” rientranti, la cui forma è – secondo il Perogalli – piuttosto rara a riscontrarsi. Le merlature sui lati e sulle torri, anche se murate, rivelano la loro sagoma di foggia ghibellina. L’ esame approfondito dei vari elementi stilistici ha portato il prof. Perogalli a formulare interessanti ipotesi per cui il castello di Statto rappresenterebbe “una tappa significativa del divenire dell’architettura castellana padana”. Di particolare rilievo sono pure le sale interne con soffitti a cassettoni, la cappella ricavata in una torre, gli affreschi a soggetto paesaggistico e un pregevole camino in pietra lavorata con al centro lo stemma dei Caracciolo. All’esterno del recinto si notano i resti dell’antico oratorio, crollato in questi ultimi anni. - Statto fu stazione di posta romana, sulla strada che dall'accampamento militare di Piacenza si inoltrava nella Val Trebbia e garantiva il collegamento con il mare. Il 1296 è la prima data certa nella storia del Castello di Statto, testimoniata dall'atto di vendita col quale Casellasco dei Casellaschi lo cedette a Ottone Codognelli. Coinvolto, con gli altri castelli del piacentino, nelle dispute tra Guelfi e Ghibellini venne occupato nel 1373 dall'esercito della Chiesa. Pier Bernardino Anguissola lo conquistò nel 1516 e successivamente divenne dei Caracciolo. L'aspetto attuale è da attribuire all'intervento degli Anguissola, che lo risistemarono con caratteristiche riscontrabili in altri castelli di proprietà della famiglia. Ha pianta rettangolare con cortile interno e quattro torri cilindriche negli angoli. Tre lati presentano corpi di fabbrica mentre quello sud consiste solamente nel muro, modificato sul finire del XV secolo, con merli e finestre. Il

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materiale usato è la pietra del fiume. All'interno si possono ammirare saloni affrescati con soggetti paesaggistici e soffitti a cassettoni, un imponente camino con lo stemma dei Caracciolo, la cappella posta in una torre.

TORRE DI CAMPADELLO Fu certo uno dei capisaldi della cintura difensiva di Travo, il maggior centro della consorteria degli Anguissola, una famiglia nobile molto attiva nelle lotte che caratterizzarono l’epoca medioevale compresa fra il XII e il XIV secolo. Alla torre di Campadello (forse eretta nel tardo Quattrocento) è stato addossato di recente un edificio adibito ad abitazione padronale sorto su preesistenti, antiche fondazioni; esse poggiavano su un sistema a tipo palafittino formato da grossi piloni in pietra, aventi il compito di consolidare il terreno, in quel punto percorso da vene idriche sotterranee. L’ edificio, costruito in sassi e ciottoli del Trebbia, ha pianta quadrata con lati di 6 metri e un’altezza di 13. Sulle due facciate prospicienti il vicino torrente si aprivano piccole finestre e feritoie, in seguito quasi tute murate. Il piano terra è costituito da un’ampia stanza con soffitto a volta in cui è praticata una fessura a botola per l’ accesso al piano superiore, che in origine si sviluppava fino al tetto. In seguito a rimaneggiamenti e trasformazioni, la torre oggi risulta suddivisa in tre piani. Su un lato dell’edificio era una nicchia che nel passato conteneva un’antica Madonna lignea, rimossa alla fine del secolo scorso dai proprietari di allora, i nobili Anguissola da Travo, e della quale si sono perdute le tracce. Nelle immediate vicinanze della torre, durante certi scavi, furono rinvenute, in più riprese, armi da fuoco, monete settecentesche e materiale da costruzione ritenuto di epoca romana.

TRAVO Le fonti storiche non indicano la data dell’ incastellamento di Travo, l’antica Travia, già centro celtico di primaria importanza e in cui – stando alla tradizione – nell’ anno 303 d.C. il legionario Antonino fu martirizzato per non aver voluto sacrificare a Minerva Medica nel tempio ad essa dedicata, e che sorgeva nella vicina Caverzago. Si ipotizza che già nel XII i Malaspina, signori di un vasto territorio che andava dalla Liguria alla Pianura Padana piacentina, disponessero in Travo di un fortilizio atto a controllare e difendere lo sbocco della vallata e le strade di accesso. Agli inizi del 1200, il libero Comune e i Consoli di Piacenza, decisi a sopraffare i maggiori feudatari rurali e ad aprirsi un varco verso Genova, costrinsero i Malaspina a ripiegare verso la montagna. Fu allora che la gloriosa famiglia Obertenga abbandonò la media Val Trebbia, lasciando libero il campo alla nuova signoria Anguissola che, probabilmente in Travo, ebbe la sua origine, forse in collegamento con i signori di Caverzago. Nel 1255 il castrum Trapani venne preso d’assalto e distrutto dalle milizie del marchese Oberto Pallavicini. Circa mezzo secolo dopo (1302) l’imperatore Alberto d’Austria cocesse Trabano – unitamente a Pradovera, Pigazzano e Gazzola – a Riccardo Anguissola. Nel 1337 Bernardino Anguissola ottenne dal duca Azzo Visconti, l’investitura di Travo e Caverzago e, nove anni dopo, da Luchino Visconti anche la signoria di Bobbio. Successive conferme delle prerogative feudali su Travo si ebbero nel 1432 da parte di Francesco Sforza e , nel secolo seguente, dai Farnese. Il castello e borgo fortificato di Travo, pur assumendo una notevole importanza a causa della sua ubicazione, non fu teatro di vicende belliche di particolare rilievo: nelle antiche cronache, infatti, si

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trovano scarsi accenni, contrariamente a quanto avviene per altri fortilizi minori, dello stesso territorio e facenti parte del “campo trincerato” degli Anguissola di Val Trebbia. Del primitivo impianto castrense (alla fine del sec. XVIII ridotto a moderna e signorile abitazione del conte Giacomo Anguissola ) rimane un edificio posto sul lato meridionale della piazza del paese che, se pure trasformato in palazzo, conserva “finestre trilitiche medioevali disposte su due ordini sovrapposti” che, secondo il porf. Perogalli, rappresentano una rarissima e preziosa testimonianza nell’Italia Settentrionale. A lato si erge la torre quadrata – sormontata da un’altra in mattoni successivamente aggiunta – attraverso la quale si accedeva al borgo protetto, da una parte, dal fiume e, dall’altra, dal castello. Nell’interno del paese che ricalca il tracciato del borgo antico, si nota un’altra torre quadrata con finestre dello stesso tipo di quelle del castello. Una terza torre rotonda è situata fra la prima di cui sopra e il fiume Trebbia. L’edificio monumentale è stato donato al Comune di Travo nel 1978 dalla n.d. contessa Maria Salini ved. Anguissola, deceduta senza eredi diretti, con la precisa clausola che l’edificio fosse adibito a sede del Municipio e a centro di attività culturali, sociali, assistenziali e ricreative. Sono in corso, e anche previsti per il futuro, adeguati lavori di restauro. Nel castello fu spesso ospite la scrittrice piacentina Giana Anguissola che vi compose alcuni dei suoi libri.

VISERANO Secondo un atto dell’XI secolo l’incastellamento di Viserano sarebbe avvenuto in epoca anteriore al Mille. Infatti nel 1043 Oberto, figlio di Agione, lasciava la corte parmense di Robiano e il castello di Viserano (che aveva avuto da Odone e da sua moglie Ildegrada) al monastero di San Savino. Nel 1164 l’imperatore Federico Barbarossa assegnò Vixirano con altri possedimenti dell’Appennino Ligure -Emiliano ai Malaspina. Durante le lotte comunali i ghibellini fecero del castello un attivo centro di resistenza. Nel 1257 il podestà di Piacenza, Guglielmo Pietra, unitamente a 400 militi guidati da Ezzelino da Romano, signore di Verona, marciò su Viserano nel cui fortilizio erano asserragliati Federico Landi e Omodeo Bianco con diversi altri esponenti ghibellini espulsi dalla città. Costoro, per evitare l’assedio, lasciarono il castello. Molti fuggitivi vennero però catturati e giustiziati sul porto. L’edificio, in seguito, fu demolito per ordine di Pietra. In anno imprecisato ( ma forse verso il 1438 ) Viserano venne infeudato agli Anguissola, i quali nel 1652 lo cedettero ai conti Malandi di Montecchio. Il complesso, dalle strutture in sasso, si presenta oggi alquanto alterato nelle sue linee originali a causa delle trasformazioni e aggiunte operate in epoche diverse.

VISIGNANO L’unica testimonianza dell’esistenza del castello di Visignano, è un disegno di maniera della seconda metà del 1600, dovuto all’architetto piacentino Alessandro Bolzoni, il cui nome è legato al “taglio” di un tratto del , nei pressi di Caselle Landi. Del fortilizio, forse sorto a difesa di Statto e Travo e compreso nel novero dei numerosi fortilizi minori degli Anguissola (feudatari della località), non si conoscono vicende.

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 38 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

La Viabilità storica

La tavola C2. a/b che analizza il sistema insediativo storico comunale rappresenta all’interno della categoria “analisi di interesse storico-testimoniale” i tratti: “percorso storico consolidato” e “tracce di percorso storico”. Tra questi all’interno del territorio comunale vengono riconosciuti e riconfermati i tratti di percorso riguardanti la mobilità storica riportati dalla pianificazione sovra comunale – PTCP 2007 – Tav.A1 Tutela Ambientale, Paesistica e storico culturale. A livello metodologico si è provveduto ad effettuare la verifica di tali tracciati attraverso un’ analisi comparativa tra la Carta C.T.R utilizzata come base per la costruzione del Quadro Conoscitivo e la cartografia storica della “Carta topografica dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla sotto il governo di sua maestà l’arciduchessa Maria Luigia” fogli IV°-V° (rilevata con misure trigonometriche negli anni 1821-1822 e pubblicata nell’anno 1828). A causa dell’incompleto possesso da parte dell’Amministrazione comunale di Travo, del Catasto di epoca napoleonica (che riporta a livello di maggior dettaglio la topografia del territorio comunale), si è è scelto di effettuare l’analisi comparativa dei tratti basandosi sulla cartografia dell’epoca di Maria Luigia d’Austria al fine di definire un campo di ricerca topografica comparativo omogeneo e completo. Come si evince dalle prime due immagini, qui sotto riportate, i tratti di percorso storico evidenziati nella tav.C2 a/b (riportata a sinistra), ricalcano i percorsi individuati nella cartografia storica (riportata, a destra ripercorrendo le due importanti infrastrutture presenti in riva destra e sinistra che costeggiano il fiume Trebbia (le attuali strade S.P 40 per Statto e la S.S 45 sulla direttrice Piacenza – Bobbio). La comparazione tra le due cartografie evidenzia inoltre una traccia di percorso presente su entrambe le mappe di collegamento tra l’abitato di Perino e la val Nure, in direzione Bettola - Passo del Cerro. Attualmente questa traccia coincide in parte con strade comunali. A seguire vengono riportate anche due immagini che rappresentano un altro estratto della tav. C2 a/b (a sinistra) con evidenziati tratto percorso storico coincidente con attuale strada comunale di collegamento Travo – Donceto in riva sinistra e il tratto S.S 45 Cernusca – Due Bandiere in riva destra oltre a una traccia di percorso, oggi in parte non più esistente che collegava Donceto -

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Rondanera – ad altri nuclei ricadenti ad ovest nei confini amministratici del comune di Bobbio. A lato viene riportato l’estratto della cartografia storica redatta all’epoca di Maria Luigia d’Austria con evidenziati i medesimi tratti già presenti nella topografia del tempo.

A sinistra stralcio della tav.C2 a/b con evidenziati percorsi storici che ricalcano l’attuale S.P 40 e S.S 45 e la traccia del percorso di collegamento tra il nucleo Perino e la val Nure. A destra stralcio della Carta Topografica dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla” foglio V° redatta nel 1821-1822 con evidenziata la coincidenza con i percorsi storici individuati nella tavola C2 a/b.

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A sinistra stralcio della tav.C2 a/b con evidenziati percorsi storici che ricalcano parte dell’attuale strada comunale di collegamento Travo-Donceto e le traccia di percorso storico tra il nucleo Rondanera ed altri nuclei presenti ad ovest entro i confini amministrativi del comune di Bobbio attualmente non più esistenti. A destra stralcio della Carta Topografica dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla” foglio IV° redatta nel 1821- 1822 con evidenziata la coincidenza con i percorsi storici e delle tracce di percorso individuati nella tavola C2 a/b.

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C 1.3 - SISTEMA INSEDIATIVO DEI TERRITORI URBANIZZATI

Assetto fisico e funzionale degli insediamenti principali - sistema dei servizi, attrezzature e spazi collettivi

L’atto di indirizzo e coordinamento tecnico per l’attuazione della L.R. 24 marzo 2000, n. 20 (D.G.R n°173/2001) definisce: - il sistema dei territori urbanizzati, come il sistema costituito dalle parti del territorio totalmente o parzialmente edificate con continuità, con riguardo: - alle caratteristiche urbanistiche e funzionali del tessuto urbano e alle condizioni d’uso del patrimonio edilizio esistente; - alle parti del territorio urbano caratterizzate da situazioni di degrado; - alle parti del territorio caratterizzate da una concentrazione di attività produttive o da una elevata specializzazione funzionale con forte attrattività di persone e merci, valutando gli ambiti territoriali interessati da effetti sociali, ambientali ed infrastrutturali connessi a tali concentrazioni; - il sistema delle dotazioni territoriali, il sistema che definisce: a) il livello di qualità urbana che deriva dalle tipologie e dalle caratteristiche funzionali del: - sistema degli impianti e delle reti tecnologiche, tra cui quelle che assicurano la funzionalità e la qualità igienico-sanitaria degli insediamenti, avendo riguardo alla capacità delle stesse infrastrutture di far fronte al fabbisogno esistente; - complesso degli spazi ed attrezzature pubbliche, destinati a servizi di interesse collettivo b) il livello di qualità ecologico ed ambientale, definito: - dal grado di incidenza del sistema insediativo sull’ambiente naturale, con particolare riferimento alla impermeabilizzazione dei suoli, alla locale accentuazione dei fenomeni di dissesto e subsidenza, alla qualità e quantità della risorsa idrica, alla gestione integrata del ciclo idrico e alla gestione dei rifiuti, alla condizione dell’habitat naturale nel territorio e nell’ambiente urbano e alle caratteristiche meteoclimatiche locali; - dal grado di salubrità dell’ambiente urbano, con particolare riferimento al livello di inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico, alla individuazione dei siti contaminati, nonché al livello di sicurezza della mobilità ed alla esistenza di percorsi (pedonali e ciclabili) sicuri per le fasce di popolazione più deboli; - dal grado di sicurezza del territorio in rapporto ai rischi industriali.

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La tavola C4 – assetto fisico e funzionale degli insediamenti- analizza i principali centri abitati mettendo in evidenza la struttura urbana che li caratterizza. La prima macrodistinzione del territorio delinea le aree destinate prevalentemente alla residenza, le aree destinate ad attività produttive ed artigianali oltre agli spazi ed attrezzature pubbliche. Attraverso specifica simbologia grafica, le aree sono rappresentate sia nello stato di fatto sia nelle previsioni di pianificazione contenute nel PRG vigente (aree destinate ma non ancora attuate). All’interno delle zone residenziali, inoltre, sono evidenziate le soglie storiche che hanno contraddistinto l’evoluzione e lo sviluppo dei centri abitati – nuclei storici, tessuti consolidati (edificazione fino al 1950 circa), tessuti di recente formazione (dal 1950 ad oggi) e zone residenziali in corso di attuazione o previste dal PRG. Nel dettaglio, per quanto concerne il capoluogo si possono individuare: - il nucleo storico che si sviluppa intorno al castello e alla chiesa posto su di un terrazzamento pianeggiante affacciato sul fiume, e dai due nuclei minori aggregati di S.Andrea e S.Maria - la prima espansione dell’edificato intorno a cintura del nucleo del castello che si sviluppa dalla seconda metà del XIX sec. alla seconda metà del XX sec., caratterizzata da un minimo sviluppo nel XIX secolo lungo le strade esistenti e con tipologie a cortina, e da uno sviluppo consistente nella prima metà del XX che introduce nuovi quartieri e infrastrutture; - una seconda espansione dell’agglomerato urbano dalla seconda metà del XX sec. fino ai giorni nostri che interessa le aree poste a cintura della precedente espansione e quelle adiacenti all’asse della strada provinciale per Rivergaro.

Nella tavola sono altresì illustrati i servizi alla popolazione e le principali attività economiche presenti nei territori urbanizzati. Anche per le zone destinate a dotazioni territoriali, sono state individuate le aree attuate e quelle previste dal PRG vigente. La lettura delle aree ancora da realizzare permette di comprendere le logiche insediative perseguite dalla pianificazione vigente e il rapporto tra i tessuti residenziali e produttivi con le aree pubbliche.

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Dall’analisi del capoluogo, per quanto concerne i tessuti prevalentemente residenziali, emerge un rinnovato fermento dell’attività edilizia. Accanto ai tessuti consolidati e di recente formazione le aree residenziali in previsione sono per la maggior parte in corso di realizzazione, mentre restano solo poche aree residue per cui non è stata ancora prevista la trasformazione.

I tessuti prevalentemente produttivi sono collocati a nord dell’abitato in adiacenza alla strada provinciale per Statto e inseriti tra le aree con destinazione residenziale. Dei terreni produttivi classificati dal PRG vigente, si evince che solo una minima percentuale risulta attuata; tale situazione di stasi del settore produttivo è confermata anche dalle analisi economiche redatte nell’apposito elaborato del QC. A causa della conformazione dell’abitato, l’accessibilità di tali zone ai mezzi pesanti risulta inoltre difficoltosa; per essere raggiunte, occorre infatti attraversare il ponte sul Trebbia e una zona residenziale oppure percorrere la strada provinciale n° 40 (per Statto) caratterizzata dalla carreggiata di modeste dimensioni e dal tracciato tortuoso. È comunque da rilevare che altre attività produttive-artigianali presenti nel capoluogo sono ubicate anche all’interno dei tessuti prevalentemente residenziali come ad esempio due officine meccaniche insediate nei tessuti residenziali consolidati.

Le aree destinate ad accogliere le dotazioni territoriali di standard sono state parzialmente attuate e ospitano i vari servizi alla popolazione. Di rilievo sono i due poli sportivi che ospitano la palestra polivalente, la piscina scoperta, campi da tennis, calcetto, bocciodromo e campo da calcio. Conformemente a quanto previsto dal PTCP per i centri di base, il capoluogo ospita attività economiche, commerciali, assistenziali e di servizio di rilievo.

Come illustrato e localizzato nell’elaborato grafico nel capoluogo troviamo le seguenti attività: - ISTRUZIONE: scuola dell’obbligo - SANITÀ E SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI: ambulatorio medico di base – guardia medica – pubblica assistenza – ambulatorio pediatrico – asilo nido - SERVIZI CIVILI E RELIGIOSI: municipio - sportello postale – sportello bancario – chiesa parrocchiale

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- GIUSTIZIA E SICUREZZA: ufficio Polizia municipale - STRUTTURE COMMERCIALI: farmacia – minimarket – mercato settimanale – distributore carburante - CULTURA E TEMPO LIBERO: biblioteca pubblica – sala polivalente – museo storico e parco archeologico – campeggio - campo giochi - SPORT: centro sportivo polivalente con palestra polivalente, piscina scoperta, campi da tennis, campo calcetto, bocciodromo, campo da calcio, campi beach volley. Completano le dotazioni di aree pubbliche gli spazi attrezzati di verde pubblico e parcheggi pubblici.

La presenza dei servizi sopradescritti è in grado di offrire una qualità di vita più che soddisfacente alla popolazione residente nel capoluogo. La distribuzione dei servizi nel centro abitato risente ed è stretta conseguenza delle scelte operate dalla pianificazione pregressa, che talvolta ha privilegiato la presenza del servizio rispetto alla sua localizzazione. In rapporto alla popolazione residente nel capoluogo - e in generale in tutto il comune - la dotazione di servizi rivolti alla persona è da considerarsi di buon livello. Risulta invece carente, soprattutto negli agglomerati secondari, la dotazione di aree pubbliche attrezzate e parcheggi.

Per quanto concerne le attrezzature collettive e i servizi alla popolazione, degni di nota sono gli interventi programmati (e in corso di realizzazione) dall’Amministrazione Comunale. Nel capoluogo è infatti in corso di costruzione un asilo nido, mentre sono in fase di appalto le opere per la realizzazione di percorsi pedonali (marciapiedi) lungo via Borgo Nuovo (s.p. per Statto) e le opere per il proseguimento del percorso pedonale “lungotrebbia” a valle del ponte. Altro intervento di prossima realizzazione è la riqualificazione di uno spazio di sosta lungo via Umberto I in posizione centrale e in adiacenza di p.za V. Veneto. Gli interventi sopradescritti prevedono inoltre, come nel caso dell’asilo nido, una programmazione per stralci che porterà alla riqualificazione di alcuni ambiti degradati come ad esempio l’area denominata ex Fabbrica in cui sui prevede la realizzazione di una

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scuola materna, della sede della pubblica assistenza, guardia medica e ambulatori pubblici oltre che appartamenti protetti per anziani.

L’altra area individuata come zone da riqualificare è relativa all’insediamento produttivo di S. Maria in cui le previsioni di PRG sono state solo parzialmente attuate. In realtà di tutta l’area classificata come tessuto produttivo sono stati realizzati solo poche strutture. Manca un disegno funzionale dell’area, mancano completamente le infrastrutture per la viabilità e, inoltre, si trova molta frammistione tra le strutture produttive e la residenza. L’edificio volumetricamente più rilevante attualmente non ospita attività produttive ma risulta dimesso. È accessibile solo da strada privata di dimensioni inadatte che attraversa un quartiere residenziale. Le altre strutture esistenti sono accessibili direttamente dalla SP per Statto, ospitano piccole attività (officine) e sono caratterizzate per essere anche sede della residenza del titolare. Ultimo edificio di tale zona è quello di deposito del comune di Travo che in adiacenza ospita anche la raccolta differenziata dei materiali riciclabili. In virtù di quanto sopraesposto e in considerazione della vicinanza di tale area al fiume Trebbia, si rileva una problematicità nello sviluppo di nuove attività e strutture produttive. Dovranno essere quindi valutate solo le possibilità/opportunità di recupero e riqualificazione dei fabbricati esistenti e il miglioramento della loro accessibilità.

Non è stata individuata come area da riqualificare la zona artigianale di fronte al cimitero anche se attualmente il solo edificio costruito risulta inutilizzato. Per tale area classificata come zona misto-artigianale dal PRG vigente si riscontra una norma che prevede per la residenza una consistenza pari ad almeno il 50% dell’edificato. Tale norma costituirà una problematica per lo sviluppo produttivo dell’area anche in considerazione della classificazione di aree residenziali in adiacenza recentemente approvata (variante PRG 2004). In luce di quanto sopraesposto dovranno essere valutate le potenzialità produttive dell’area oltre alla opportunità/necessità di conversione delle destinazioni d’uso previste.

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Per quanto concerne i centri frazionali pianificati dal PRG vigente si riscontra da un lato un’evoluzione pressoché costante dei tessuti prevalentemente residenziali, e dall’altro l’assenza di tessuti produttivi artigianali pianificati e la generica contrazione delle dotazioni territoriali e dei servizi alla popolazione. Gli edifici scolastici diffusi sul territorio sono stati infatti dimessi e concentrati nel capoluogo. Le chiese parrocchiali hanno perso importanza poiché ne è stato ridotto l’utilizzo e, di conseguenza, è venuta meno la funzione sociale ed aggregativa esercitata sulle località. Al di fuori del capoluogo non vi sono esercizi commerciali alimentari rilevanti come minimarket, e non vi sono strutture sanitarie. Sono invece presenti attività sportive pubbliche e private (centro sportivo a Due Bandiere e centro benessere privato presso Pigazzano loc. Colombara) oltre a strutture ricettive alberghiere, agrituristiche, di ristorazione e produttive (attività legate alla produzione vitivinicola o agricola in genere). In località Quadrelli si rileva la presenza di un’attività artigianale (falegnameria), mente in località Due bandiere si rileva la presenza di un cantiere temporaneo per la lavorazione di materiali di cava posto in prossimità dell’alveo del fiume Trebbia. Nelle frazioni principali risulta ancora da attuare la maggior parte delle aree di standard.

Analisi quantitativa delle attrezzature e spazi collettivi Il comune di Travo, come sopra decritto, nel complesso presenta una sufficiente dotazione dei servizi pubblici. Nel presente capitolo viene analizzata la dotazione di attrezzature e spazi collettivi presenti nel capoluogo e nelle principali frazioni o zone territoriali definite nel paragrafo C 1.1. L’analisi del territorio comunale nel suo complesso viene effettuata nella sezione dedicata al sistema della pianificazione (D). La legge 20/2000 nell’art A-24 definisce le attrezzature e spazi collettivi il complesso degli impianti, opere e spazi attrezzati pubblici, destinati a servizi di interesse collettivo, necessari per favorire il migliore sviluppo della comunità e per elevare la qualità della vita individuale e collettiva.

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Le tavole del quadro conoscitivo, mettono in evidenza, per i territori urbanizzati, la situazione esistente (stato di fatto), e programmata dal PRG vivente (residuo di piano - stato di diritto) e documentano quindi la situazione esistente e programmata delle dotazioni pubbliche che vengono dettagliate nel modo seguente: - Verde pubblico; - Parcheggi pubblici; - Aree per l’istruzione; - Servizi religiosi e attrezzature di interesse comune - Attrezzature sportive pubbliche - Parco archeologico e museo archeologico

Per una valutazione quantitativa del rapporto tra le dotazioni territoriali e gli abitanti, in questa sezione è stato preso come riferimento il dato del censimento ISTAT della popolazione 2001 che rileva: capoluogo 641 abitanti territorio nord (Pigazzano – Case Marchesi – Belvedere di Statto) 140 abitanti territorio sud (Due Bandiere – Donceto) 153 abitanti Cernusca 75 abitanti Quadrelli 135 abitanti Tale dato relativo ai residenti è stato maggiorato del 70% per adeguarlo alla stima degli abitanti potenziali richiesti come base di analisi da parte della legge 20 all’art. A-24. la L.R. 20/2000 infatti definisce per abitanti effettivi e potenziali l’insieme: a) della popolazione effettiva del comune all’atto dell’elaborazione del piano e della popolazione che gravita stabilmente sul comune per motivi di studio, lavoro o turismo, ovvero per fruire dei servizi pubblici e collettivi ivi disponibili, nonché b) della popolazione potenziale, costituita dall’incremento della popolazione di cui alla lettera a) che è prevedibile si realizzi a seguito dell’attuazione delle previsioni del piano. Come sopra detto in questa sezione viene analizzato lo stato di fatto del capoluogo e dei principali centri frazionali; la popolazione potenziale è quindi stimata come quella residente incrementata del 70% (stima effettuata dagli uffici comunali) principalmente per l’effetto dell’attrazione turistica del territorio e per l’elevata presenza di seconde case.

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Come già enunciato, il residuo di tessuti residenziali e delle aree di dotazioni territoriali viene quindi analizzata nel sistema della pianificazione. Tabella riassuntiva delle aree di standard realizzate nel capoluogo e nelle principali località abitate

Rapporto SERVIZI ESISTENTI (mq) TOT mq/ab SERV. LOCALITA' ESISTENT A/C e I (mq) VP AS P I PA

CAPOLUOGO 37.050 18.100 7.970 900 11.000 75.000 68 mq/ab 1.100 abitanti Area nord 1.280 500 1.780 7 mq/ab 240 abitanti - - - QUADRELLI - 0 0 mq/ab 230 abitanti - - - - CERNUSCA - 1.572 1.572 10,5 mq/ab 150 abitanti - - - Area sud 26.200 - - - 26.200 10,7 mq/ab 260 abitanti -

111.042

Lo scenario quantitativo dei servizi relativo al centro abitato del capoluogo è assolutamente confortante; il valore totale di mq/ab è infatti prossimo ai 68 mq/ab, un valore più che doppio rispetto al limite stabilito dalla L.R. 20/2000 all’art. A-24 di 30 mq/ab.

Risulta invece inferiore a quanto previsto dalla legge il dato relativo ai principali centri frazionali in cui risulta evidente la carenza di aree e spazi pubblici attrezzati. Tale dotazione dovrà essere quindi migliorata dal PSC, anche valutando la possibilità di attuazione delle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti che presentano residui molto consistenti.

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 49 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

C 1.4 - IL SISTEMA DELLE RETI TECNOLOGICHE

La dotazione delle reti tecnologiche presenti nel territorio comunale è caratterizzata da una sufficiente estensione ed efficienza come rappresentato dalle tav C5 - C6 – C7 – dotazioni territoriali – impianti e reti tecnologiche. La tavola C5 – Dotazioni territoriali - impianti e reti tecnologiche – fognature - descrive la rete degli impianti fognari nei tratti a carattere misto a gravità e misto a pressione. Da rilevare è la presenza degli impianti di depurazione sul territorio comunale che sono tutti di buon livello. (vedi anche paragrafo relativo alla qualità ecologico-ambientale). Le reti fognarie servono principalmente le località abitate più estese che concentrano la maggior parte degli abitanti del comune; nel territorio rurale, invece, gli scarichi domestici non vengono raccolti in reti pubbliche ma smaltiti principalmente da sistemi assorbenti e di fitodepurazione di carattere privato. Principali reti fognarie pubbliche Partendo da nord si può rilevare che gli scarichi fognari (acque nere) di Rondanera, Donceto, Due Bandiere, Cernusca e Dolgo sono raccolti e smaltiti in un’unica rete a gravità e in pressione che giunge fino a dolgo Dove è convogliata in un depuratore di III livello dotato di fitodepurazione. Il capoluogo e la località di Quadrelli sono serviti da una rete fognaria pubblica che è convogliata in un depuratore di II livello posto a valle del capoluogo. Nel capoluogo le aree urbanizzate di recente realizzazione hanno un sistema di smaltimento dei reflui diviso tra le acque nere e le acque meteoriche. Nel capoluogo, inoltre è situato un depuratore specifico a servizio delle aree produttive.

L’impianto di depurazione di Travo capoluogo è di II categoria, mentre sono di I categoria quelli in Loc. Coni Scarpa e Loc.Vacchignano.. In prossimità del centro urbano secondario di Due Bandiere, in Loc. Lentià si denota la presenza di un tratto fognario che serve un limitato numero di abitazioni senza autorizzazione allo scarico ed senza di impianto di depurazione lungo il torrente Perino, in zona di confine con il comune di Coli. Nell’elaborato cartografico sono inoltre indicate le stazioni di sollevamento ubicate soprattutto in prossimità dei maggiori agglomerati urbani.

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Per le schede relative alle caratteristiche degli impianti di depurazione si rimanda al prossimo paragrafo relativo alla qualità ecologico-ambientale.

La tavola C6 – dotazioni territoriali – impianti e reti tecnologiche acquedotto - descrive la rete di approvvigionamento e distribuzione idrica dell’acquedotto nella parte pubblica e consortile. La rete dell’acquedotto pubblico, gestita dall’azienda Enia, serve la maggior parte del territorio comunale per soddisfare la domanda delle utenze legata all’uso civile. A integrare la rete dell’acquedotto pubblica vi è poi quella dell’acquedotto del consorzio Tidone-Trebbia che copre la vasta area a sud-ovest del capoluogo lungo la sponda destra del fiume in Loc.Donceto, Montà, Rondanera, e parte delle aree ad est del capoluogo in loc. Gattavera, Dinavolo. Gli abitati e le case sparse che non sono servite dall’acquedotto, possiedono pozzi privati o gestiti da consorzi privati. Per un approfondimento relativo alla rete acquedottistica si rimanda al paragrafo C 1.5 relativo alla qualità ecologico-ambientale del presente quadro conoscitivo. La tav C6 illustra, inoltre, lo sviluppo delle reti previsto dai piani ATO e dal Consorzio Tidone Trebbia. Il potenziamento delle reti acquedottistiche gestite da ENIA è stato finanziato e verrà realizzato in stralci funzionali, mentre il potenziamento della rete gestita dal Consorzio è legata allo stanziamento di finanziamenti derivanti dal Piano di sviluppo Rurale.

La tavola C7 – dotazioni territoriali – impianti e reti tecnologiche – elettrodotti e gasdotti – impianti emittenza radiotelevisiva - descrive le reti dell’elettrodotto del gasdotto e degli impianti radiotelevisivi e di telefonia mobile presenti nel territorio comunale. La rete elettrica è rappresentata attraverso i tratti ad alta e media tensione, in tronco aereo, tronco in cavo interrato e tronco in cavo aereo con l’indicazione del futuro sviluppo della rete elettrica a media tensione prevista dell’ente gestore. La rete elettrica dell’alta tensione in cavo aereo da 220 KV attraversa il territorio comunale in senso longitudinale da nord a sud superando il fiume Trebbia nei pressi di Donceto e Due Bandiere.

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La rete del gas metano, nei tratti a media e bassa pressione, serve esclusivamente gli agglomerati urbani principali e secondari situati lungo il fiume Trebbia. All’interno del territorio comunale risulta rilevante la presenza di ripetitori radiotelevisivi concentrati in loc.Pigazzano, riconosciuto come sito di livello nazionale dal Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze, come riporta il PLERT (Piano Provinciale di localizzazione dell’emittenza radio e televisiva). Il sito di Pigazzano ospita 11 installazioni con emittenti a copertura anche nazionale ed è riconosciuto come il più esteso e articolato di tutta la provincia. Altri ripetitori radiotelevisivi sono presenti inoltre nelle vicinanze di Spinello, Due Bandiere in loc.Roncole e ad ovest del capoluogo in loc. Ca del Duca. Per un approfondimento sulla trattazione degli impianti di emittenza radiotelevisiva si rimanda al paragrafo C 1.5 – qualità ecologico-ambientale.

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C 1.5 - IL SISTEMA DELLA QUALITÀ ECOLOGICA-AMBIENTALE

Premessa

Nell’ambito della VALSAT vengono definiti indicatori di sostenibilità e coerenza , insieme ad altre componenti ambientali, alfine di individuare i settori sensibili che presentano interazioni significative con il campo di competenze della pianificazione, con particolare riferimento alle linee strutturali del PSC. Le dotazioni ecologiche ed ambientali costituiscono infatti il complesso di opere ed infrastrutture che concorrono a migliorare la qualità dell’ambiente naturale, antropico ed urbano; le dotazioni ecologiche mirano a mitigare impatti negativi potenzialmente indotti dagli strumenti di pianificazione. Nella L.R. 20/20001 La qualità ecologica ambientale può dunque definirsi come il grado di riduzione della pressione esercitata dal sistema insediativo sull’ambiente naturale e come strumento di miglioramento della salubrità nell’ambiente urbano2. La valutazione accurata della qualità ecologica ambientale, a partire dalle criticità riscontrate, deve dunque esprimersi circa lo stato di diversi aspetti:

- sistema dell’aria e dell’acqua, con riferimento ai maggiori o minori livelli di inquinamento o compromissione osservabili; - livelli di intensità di inquinamento acustico ed elettromagnetico,; - qualità del suolo, anche in termini di conservazione della permeabilità; - aspetti relativi al ciclo dei rifiuti solidi urbani (e speciali) con riferimento ai sistemi di raccolta, stoccaggio, riuso e smaltimento.

I capitoli che seguono analizzano dunque gli aspetti salienti della qualità ecologica ambientale del territorio di Travo, a partire dalla descrizione dei diversi sistemi (aria, acqua, suolo, campi elettromagnetici e RSU) e dalla loro valutazione qualitativa. L’incrocio e l’inserimento in una lettura a matrice degli obbiettivi di PSC e delle evidenze della qualità ecologica ambientale consentiranno una valutazione della sostenibilità potenziale dello strumento di piano.

1 Si veda anche Delibera del Consiglio regionale Emilia-Romagna n. 173/2001: 2 M.Sani in INU - Istituto nazionale di Urbanistica - Emilia Romagna Il Piano dei Servizi: uno strumento integrato di governo della trasformazione urbana nel quadro della nuova legislazione urbanistica regionale. Modena - 31 marzo 2004

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 53 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Attività potenzialmente inquinanti Dalle analisi effettuate sul territorio comunale in merito a possibili fonti di inquinamento per i diversi sistemi di aria, acqua e suolo non sono state rilevate attività industriali/produttive o agricole di dimensioni/caratteristiche potenzialmente pericolose o inquinanti.

Per una corretta valutazione delle attività presenti sul territorio con riferimento ai dati forniti dagli uffici comunali aggiornati all’anno 2008 si è proceduto alla rappresentazione delle possibili potenzialità di ricadute e inquinamento del territorio.

Attività presenti al luglio 2008 Possibili impatti su territorio e emissioni inquinati

Approvvigiona Scarichi / Rumore Emissioni mento idrico gestione rifiuti atmosfera

Cantine produzione vino (n° 3) N N N N

Principali aziende agricole con P N N N allevamenti (n° 2)

Artigiani Officine meccaniche (n° 2) N P P N N N P P Falegnamerie (n° 1)

Legenda S presenza di impatto N non presenza di impatto P possibile presenza di impatto

Si specifica che l’analisi degli impatti è stata effettata sulla base delle attività presenti. Non sono stati individuati impatti negativi in quanto le attività presenti sul territorio comunale sono dotate di tutte le autorizzazioni previste dalle normative vigenti. Da quanto appreso dagli uffici comunali i rifiuti speciali vengono smaltiti tramite apposita convenzione con ENIA mentre gli allevamenti sono stati autorizzati per gli spandimenti. Nelle cartografie relative alla tutela sono comunque state individuate le aree da tutelare rispetto al possibile inquinamento dei suoli e sottosuolo.

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La possibile presenza di impatto è stata quindi valutata per eventuali incidenti, dispersioni accidentali di rifiuti o malfunzionamenti che potrebbero verificarsi in casi eccezionali e quindi non nella gestione ordinaria delle attività. Per quanto concerne gli allevamenti dai dati in possesso agli uffici comunali si è rilevato una continua contrazione che ha portato al periodo di riferimento (luglio 2008) alla presenza di soole due aziende con allevamenti per un totale di capi che in totale non supera le 200 unità. Rispetto alla superficie complessiva del comune tali capi non costituiscono criticità. In caso di ripresa del settore zootecnico dovranno essere monitorate le aziende al fine di prevenire potenziali situazioni di inquinamento di suolo e sottosuolo.

La localizzazione delle attività sopra analizzate è la seguente: cantine loc Poggiarello loc Campo di Ponte loc Cernusca allevamenti loc Castagneto di Viserano loc Debè officine capoluogo via Artigianato e via Teruzzi falegnameria loc Canova Piana acque sotterranee e vulnerabilità dei suoli Per quanto concerne le acque sotterranee le valutazioni riferite alle vulnerabilità dei suoli si può osservare che, Nel territorio comunale di Travo, non esistono falde acquifere comunemente intese. Gli accumuli di acqua più significativi si hanno in corrispondenza degli alvei e dei subalvei dei principali corsi d’acqua. La vulnerabilità di queste acque è elevata in quanto esistendo la connessione diretta tra acque superficiali scorrenti e le acque di subalveo, un qualsiasi tipo di inquinamento le interesserebbe entrambe.

Ad una più “sottile” analisi è però da rilevare come le acque contenute nei materiali che costituiscono l’acquifero di subalveo godono di una certa protezione dovuta al fatto che la porosità e la permeabilità delle ghiaie e delle ghiaie più o meno sabbiose, che

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costituiscono l”acquifero”, non è molto elevata essendo presente sempre una cospicua frazione pelitica. La matrice pelitica (limi e limi argillosi) diminuisce in maniera molto elevata la trasmissività dei materiali. La riprova si ha nella limitata potenzialità dei pozzi presenti nella zona rivierasca che vedono emungimenti dell’ordine di solo qualche litro al secondo. Quindi fenomeni di inquinamento superificiali si possono arealmente diffondere molto per lo scorrimento delle acque superficali, possono inquinare le acque sottostanti ma solo se permangono localizzati per parecchio tempo su un punto.

Un ulteriore zona di interesse si ha in corrispondenza degli ammassi ofiolitici (Pietra Marcia e Pietra Parcellare) che, in funzione del loro grado di fessurazione e fratturazione, possono immagazzinare al loro interno anche significativi quantitativi idrici (“rocce serbatoio”). Le acque incamerate si muovono all’interno dell’ammasso seguendo circuiti irregolari, che possono anche variare nel tempo, ed escono in superficie in corrispondenza delle zone di contatto tra le rocce serbatoio e altre impermeabili. La potenzialità di queste sorgenti, in genere, non è molto elevata ed è strettamente connessa agli eventi meteorici. In annate con scarsa piovosità molte di queste venute si esauriscono. Nella Carta Idrogeologica sono riportate le principali informazioni di carattere idrogeologico relative alla zona del Comune di Travo.

In sintesi, per ciò che attiene alla vulnerabilità delle “falde”, si puo’ affermare che queste siano poco o punto vulnerabili, a meno che non si esercitino azioni dirette. Ad esempio se si scaricano le acque fognarie direttamente in un corso d’acqua superficiale, in funzione ovviamente dei quantitativi scaricati e della loro persistenza, si possono riscontrare fenomeni di inquinamento delle acque di subalveo, anche se in areali complessivamente ristretti a causa della ridotta trasmissività delle acque per la presenza della matrice pelitica.

La delimitazione delle aree di alimentazione delle sorgenti definita con il criterio idrogeologico, non è di semplice esecuzione, né tantomeno sicura. Essendo i circuiti idrici sotterranei estremamente complessi, possono verificarsi numerosi casi in cui l’alimentazione della sorgente avviene addirittura al di fuori di quello che è il normale bacino idrografico, non riscontrandosi, pertanto, la corrispondenza tra questo e il bacino idrogeologico. Solo per le sorgenti connesse a corpi detritici e/o a corpi di frana si può, talora, arrivare ad una perimetrazione di tipo peraltro indicativa. È da rilevare, però, che questi tipi di sorgente sono, di norma, di scarso significato, di potenzialità limitata e non perenni in quanto risentono in modo radicale degli eventi

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meteorici. Di conseguenza solo eccezzionalmente le acque sono captate a scopi idropotabili locali, quindi non rientranti tra quelle “fornite all’utenza”. Un poco diverso è il discorso che può essere fatto per le sorgenti che emergono ai margini delle rocce ofiolitiche, in quanto la loro zona di alimentazione, come più volte detto e ripetuto in tutto il testo e nella cartografia predisposta, corrisponde, nelle linee generali, ma non con assoluta certezza, con l’ammasso roccioso stesso. Per quanto riguarda, infine, le falde acquifere presenti nei corpi alluvionali collegati ai principali corsi d’acqua (es. Trebbia), è da rilevare come queste siano alimentate da: acque meteoriche direttamente ricadenti sui corpi alluvionali; acque meteoriche di ruscellamento superficiale infiltrantesi al raccordo versante-piana alluvionale; acque di scorrimento di alveo e subalveo e quindi, come tali, provenienti da monte. In sintesi, cercando di operare in modo sufficientemente corretto, nonché razionale, si ritiene logico utilizzare per la delimitazione delle aree di tutela dei pozzi e delle sorgenti i criteri geometrici previsti dalla normativa vigente.

Inquinamento luminoso L’amminmistrazione Comunale ha stipulato una convenzione con ENEL SOLE che prevede l'adeguamento di tutti gli apparecchi di illuminazione pubblica alle norme vigenti (L.R. 93/94) Nel dettaglio gli apparcchi saranno tutti rispondenti ai requisiti della classe 2 con sorgenti luminose al sodio. Per quanto concerne l'inquinamento luminoso derivante da sorgenti private, in considerazione delle dimensioni degli abitati, non si riscontrano particolari problematiche e/o criticità

Valutazioni sulla capacità drenante dei canali presenti sul territorio comunale in relazione all’allontanamento delle acque bianche derivanti da coperture ed aree pavimentate In base alle caratteristiche del territorio, valutate la morfologia del territorio e le esigue dimensioni delle aree pavimentate urbanizzate, non si riscontrano problematicità. I canali esistenti presentano sempre pendenze elevate che favoriscono il deflusso delle acque meteoriche.

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1. Qualità dell’aria3

Il monitoraggio della qualità dell’aria nel comune di Travo è stato inserito nella campagna per la verifica delle caratteristiche ambientali del territorio “Natural Valley”, condotta nel 20054; sono state programmate due fasi di monitoraggio di qualità dell’aria per il centro di Travo, comune significativo per livello di traffico ed incremento stagionale della popolazione nel periodo estivo e rappresentativo della Val Trebbia. Le indagini sulla qualità dell’aria sono state condotte ricorrendo ad un laboratorio mobile della rete provinciale di monitoraggio con punto di misura localizzato in Via Artigianato, in corrispondenza dell’area di sosta del cimitero. Il punto di misura è stato localizzato per ragioni logistiche di allaccio alla rete elettrica e per soddisfare specifiche richieste espresse dall’amministrazione locale; due le campagne di monitoraggio condotte, nel periodo estivo (dal 19/08/05 al 12/09/05) e nel periodo invernale (dal 19/12/05 al 10/01/06).

3 I dati riportati sono interamente tratti da “Report di dati – Indagine sull’inquinamento atmosferico con stazione mobile” a cura di ARPA – sezione di Piacenza, Servizio Sistemi Ambientali Eccellenza CEM, Rumore. Responsabile: Dott.ssa Silvia Violanti. Aprile 2006. 4 Convenzione stipulata tra la Provincia di Piacenza e Arpa Sezione di Piacenza (Reg.1412)

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Il laboratorio mobile è dotato della strumentazione per la determinazione dei seguenti parametri chimici: - polveri fini con diametro aerodinamico inferiore a 10 micron (PM10 - μg/m3) 3 - biossido di zolfo (SO2 - μg/m ) 3 - ossidi di azoto (NO, NO2 - μg/m ) - monossido di carbonio (CO - mg/m3) 3 - ozono (O3 - μg/m )

Il monitoraggio ha inoltre previsto la registrazione dei seguenti parametri meteorologici5: - temperatura (°C) - umidità relativa (%) - pressione (mbar) - precipitazioni al suolo (mm di pioggia) - radiazione solare globale (mW/cm2) - velocità e direzione del vento (m/sec)

1.1 Risultati emersi dalle campagne di monitoraggio della qualità dell’aria

Nel corso della campagna di monitoraggio estiva il limite del valore bersaglio (120 mg/m3) 6 del parametro ozono (O3) è stato superato per un ammontare complessivo di 17 ore . Nel corso della campagna di monitoraggio invernale si sono registrati 9 superamenti del valore limite di 24 ore per la protezione della salute umana, pari a 50 μg/m3 del parametro polveri fini (PM10)7. Si osserva come il superamento del valore limite di PM10, sia concentrato nel periodo di maggiore mobilità turistica invernale, in corrispondenza delle festività natalizie; complessivamente i valori di superamento si assestano su livelli modesti rispetto all'andamento provinciale8 (cfr. fig.9). Per i restanti parametri esaminati non si riscontrano superamenti dei valori limite.

Seguono in allegato i dati delle campagne di monitoraggio riportati in forma di tabella o di grafico.

5 “Durante la campagna estiva a causa del malfunzionamento strumentale dei sensori, non sono disponibili i parametri meteorologici relativi alla velocità e direzione del vento e alle precipitazioni (piogge) Per quest’ultimo parametro sono stati utilizzati i valori delle piogge registrate giornalmente dalla stazione meteo di Bobbiano-Travo (fonte: Servizio Idrometeorologico di Arpa ER).” – Arpa, 2006 6 Superamento riferito alle medie trascinate di 8 ore calcolate per il periodo di monitoraggio. 7 Valore limite giornaliero da non superare più di 35 volte in un anno. 8 Analogamente i valori delle PM10 nella stagione estiva, rimangono ampiamente al di sotto della soglia limite.

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1.2 Tabelle ed elaborazioni grafiche campagna di monitoraggio stagione estiva 2005 - Travo

La presentazione dei dati è così articolata:

- Precipitazioni totali giornaliere

- Parametri meteorologici

- NO-NO2 dati medi orari

- CO dati medi orari

- PM10 dati giornalieri

- SO2 dati medi orari e giornalieri

- O3 dati medi orari

- Giorni tipici

(fonte: A.R.P.A. - Sez. Piacenza, 2006) (segue)

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Nella campagna di monitoraggio estiva non si osservano superamenti del valore limite relativamente a PM10 (50 μg/m3) e Biossido di Zolfo.

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Grafico delle medie trascinate dell’indicatore Ozono (O3) con evidenziato l’intervallo di superamento del valore bersaglio osservato tra il 31.08 ed il 04.09 2005 (fonte A.R.P.A., 2005) .

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1.3 Tabelle ed elaborazioni grafiche campagna di monitoraggio stagione invernale 2005 - Travo (Pc)

La presentazione dei dati è così articolata:

- Precipitazioni totali giornaliere

- Parametri meteorologici

- NO-NO2 dati medi orari

- CO dati medi orari

- PM10 dati giornalieri

- SO2 dati medi orari e giornalieri

- O3 dati medi orari

- Giorni tipici

(segue)

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Fonte: A.R.P.A. sez. Piacenza, 2006

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2. Qualità delle acque

I dati relativi alle reti tecnologiche idrica e fognaria saranno integrati nel corso della conferenza di pianificazione, una volta acquisita la documentazione in corso di elaborazione da A.T.O. nell'ambito dell'approvazione del Piano di Investimento 2008.

2.1 Bacino del Trebbia, livelli di qualità ecologica in territorio del Comune Travo

Il fiume Trebbia è tra i pochi affluenti del Po a conservare caratteristiche di elevata naturalità quasi inalterate, con acque dolci complessivamente idonee alla vita delle specie ittiche ciprinicole e salmonicole9. In particolare il monitoraggio relativo alla rete della qualità ambientale (1999-2001) ha evidenziato come le acque del Trebbia nel tratto Travo-Pieve Dugliara siano risultate conformi alle designazioni e classificazioni delle stazioni di rilevamento in termini di idoneità alla vita delle specie ciprinicole; il dato dimostra la sostanziale integrità del patrimonio biotico del corso d'acqua.

2.1.1 Sistema delle sorgenti Nel territorio piacentino le fasce collinari e montane ospitano falde idriche complessivamente consistenti, favorite dalla variazione delle caratteristiche litologiche, geomorfologiche e strutturali; ciò determina una distribuzione delle sorgenti assai disomogenea. Nella fascia della bassa collina che interessa il territorio di Travo, con particolare riferimento alla frazione di Fabbiano, le risorse idriche si presentano più esigue per la presenza di strati litologici impermeabili o semipermeabili.

2.2 Scarichi di acque reflue urbane

Si definiscono acque reflue urbane le acque di scarico veicolate dalle reti fognarie provenienti da un agglomerato, inteso come insieme di insediamenti (abitazioni, unità produttive) sufficientemente concentrati da rendere possibile, almeno potenzialmente, il convogliamento dei reflui verso un unico sistema di trattamento, oppure verso un unico punto di scarico finale. Nel comune di Travo i punti di scarico dei reflui urbani ammontano a quattro. Nel territorio sono presenti due impianti di depurazione (anche a fitodepurazione10) sottoposti ai carichi maggiori nella stagione estiva, in corrispondenza

9 Arpa sez. Piacenza, Libro delle Acque, 2003 10 Realizzati con finanziamento “F.I.O. – 1989”, lavori iniziati nel 1992.

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dell’afflusso turistico; gli impianti trattano anche reflui apportati da frazioni ricadenti in comuni contermini11. L’impianto di Travo-Dolgo (cfr. fig.1), entrato in funzione nel 1995 è costituito da due bacini per una superficie complessiva totale di 4260 mq e nel periodo estivo tratta circa 1650 A.E. L’impianto serve gli abitati di Dolgo e Perino, a supporto di un depuratore con tecnologia convenzionale (trattamento secondario), mediante trattamento terziario dei reflui a fitodepurazione12 La scelta delle essenze vegetali da impiegare per la costituzione dell'ecosistema-filtro è avvenuta tenendo conto dell'efficacia depurativa delle specie, loro complementarietà, caratteristiche ecologiche, compatibilità con l'ambiente e alla disponibilità di approvvigionamento13. Non è fino ad ora stato possibile un campionamento dei reflui in uscita dal sistema di trattamento in quanto le acque sono interamente trattenute dall’impianto di fitodepurazione. L’impianto di Travo-Santa Maria, anch’esso risalente al 1995 e composto da due bacini, presenta una superficie totale pari a 2120 mq ed è in grado di trattare 1600 A.E. nel periodo estivo. In questo caso le analisi dei reflui in uscita hanno evidenziato una concentrazione media di ossigeno disciolto (BOD5) pari a 3,5 mg/l. Complessivamente Travo presenta un apporto di scarichi civili corrispondente a 3.364 A.E.14 La potenzialità complessiva di trattamento degli impianti, dopo interventi di miglioramento, ammonta a 4.975 A.E., con una capacità residua di impianto di 1.679 A.E. (cfr Tab. 2)

Fig. 1 Ecosistema filtro Travo-Dolgo

11 Le località di Perino, Vezzera, Belvedere, Rampa, Pozzo, Casa Zerbone, Palazzo Torre e Quattrocchio (in Comune di Coli) formano un unico agglomerato con le località di Dolgo, Cernusca, Quaraglio, Due Bandiere e Donceto (in Comune di Travo). 12 Cioè finalizzato all'abbattimento dei nutrienti azotati e fosforici e della carica batterica residua. (http://www.lifetrebbia.it/approfondimento_04_fito.html) 13 Lemna minor, Phragmites australis, (canna di palude), Typha latifolia, Carex (carice) 14 Dato 2006

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Tab. 2 Abitanti equivalenti aggregati per comune e relativa stima del fabbisogno di impianti di depurazione riferiti all’attuale stato di trattamento degli effluenti (il fabbisogno di impianti è espresso come percentuale degli A.E. non serviti + gli A.E. non depurati + gli A.E. depurati in impianti non appropriati rispetto agli A.E. totali)15

15 Fonte: ARPA Sez. Piacenza, Rapporto sulla qualità delle acque superficiali della Provincia di Piacenza, 2003

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Si riportano in allegato i dati forniti da ATO – Sezione di Piacenza sulla qualità delle acque di scarico.

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2.3 Rete acquedottistica

La rete acquedottistica di Travo presenta uno sviluppo complessivo di 160 km16 (terzo per lunghezza nella Provincia di Piacenza) risalente al 1960. L’acquedotto convoglia acqua per complessivi 275.721 mc, con perdite di rete17 pari al 45% del volume complessivo, corrispondente a 125.320 mc.; il prelievo da pozzi ammonta a 250.632 mc e l’apporto da sorgenti18 a 25.089 mc annui. Sono inoltre presenti sul territorio comunale 82 serbatoi il 10% dei quali di proprietà privata ed il 6% in disuso o abbandonati; complessivamente Travo attinge il 90% di acqua idropotabile dal fiume Trebbia.

Fonte acqua prodotta pozzi sorgenti derivazioni [mc] [mc] [mc] [mc] CAMPO SPORTIVO 116.913 116.913 - - CASINO AGNELLI 19.004 19.004 - - CERNUSCA 29.980 29.980 - - MOLINO FIORANO 64.469 64.469 - - QUADRELLI 20.266 20.266 - - SORG. MULINETTO 9.067 - 9.067 - SORG. POZZINO 16.022 - 16.022 - TOTALE 275.721 250.632 25.089 - Fonte dati ATO-Piacenza

Nella stagione estiva il mantenimento del fabbisogno idrico nelle frazioni rappresenta un aspetto di criticità a cui si ovvia, nei casi di emergenza, con l’invio di autobotti: nell’agosto 2007 se ne è reso necessario il ricorso nelle frazioni di Spinello, Castello, Quaraglio e Roncole.

16 Km 159,03 17 Il dato delle perdite di rete comprende la quota di utenza non fatturata dall'ente gestore; non ci si riferisce dunque ad una sola perdita tecnica dell'impianto. 18 8 le sorgenti censite.

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Dolgo INGRESSO 12/01/2006 7,48 478 21 11 11,2 1,5 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 12/01/2006 7,21 6,76 950 141 49,10 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 12/01/2006 7,07 9,10 49,50 FANGHI Dolgo USCITA 12/01/2006 7,19 508 11 3 11,6 < L.R. 7,8 17,2 34,3 Tracce IMPIANTO Travo INGRESSO 12/01/2006 7,58 1108 193 115 69,5 IMPIANTO Travo USCITA 12/01/2006 7,40 945 16 2 2,2 < L.R. 15 73,6 65,5 IMPIANTO Travo VASCA DI 12/01/2006 7,27 4,99 950 190 73,70 OSSIDAZIO NE N. 2 Travo VASCA DI 24/01/2006 7,47 6,03 960 159 74,10 OSSIDAZIO NE N. 1 Travo VASCA DI 24/01/2006 7,31 5,25 990 188 75,10 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo OSSIDAZIO 26/01/2006 7,10 6,49 970 149 50,70 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 26/01/2006 7,06 7,98 51,30 FANGHI Dolgo OSSIDAZIO 09/02/2006 7,34 10,94 300 27 51,00 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 09/02/2006 7,12 7,67 51,20 FANGHI Travo VASCA DI 09/02/2006 7,60 0,68 150 221 76,40 OSSIDAZIO NE N. 1 Travo INGRESSO 21/02/2006 7,79 1044 119 70 34,8 20,80 1,7 81,9 52,9 1,5 9,3 4,8 1,7 < L.R. 6,5 22,7 6,6 IMPIANTO Travo USCITA 21/02/2006 7,80 805 17 2 0,4 0,30 6,8 74,5 46,1 0,4 2,2 0,3 < L.R. < L.R. 0,3 1,9 1,6 IMPIANTO Travo VASCA DI 21/02/2006 7,60 1,72 280 163 81,00 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo INGRESSO 23/02/2006 7,79 597 39 17 20,0 14,90 < L.R. 30,5 42,9 0,5 5,3 3,1 0,2 < L.R. 3,3 8,1 4,1 0,3 IMPIANTO

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Dolgo OSSIDAZIO 23/02/2006 7,49 7,74 450 58 49,20 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 23/02/2006 7,45 12,01 48,90 FANGHI Dolgo USCITA 23/02/2006 7,72 638 30 5 8,0 15,20 4,7 33,4 49,1 0,3 3,9 0,2 < L.R. < L.R. 0,2 1,1 1,1 0,1 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 07/03/2006 7,06 8,11 900 111 47,70 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 07/03/2006 6,99 8,92 47,80 FANGHI Travo VASCA DI 09/03/2006 7,53 1,31 330 252 77,20 OSSIDAZIO NE N. 2 Travo INGRESSO 21/03/2006 7,06 519 167 80 76,8 IMPIANTO Travo VASCA DI 21/03/2006 7,39 1,82 900 495 79,80 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo INGRESSO 23/03/2006 7,24 559 26 14 11,2 0,4 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 23/03/2006 6,99 7,53 930 123 52,00 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 23/03/2006 6,87 8,29 50,00 FANGHI Dolgo USCITA 23/03/2006 6,66 569 25 5 12,2 < L.R. 5,6 28,5 45,3 Tracce IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 06/04/2006 7,04 7,05 920 131 49,10 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 06/04/2006 6,90 7,54 49,30 FANGHI Travo VASCA DI 06/04/2006 7,39 2,44 900 368 78,20 OSSIDAZIO NE N. 2 Travo INGRESSO 18/04/2006 7,48 996 221 135 70,0 IMPIANTO Travo USCITA 18/04/2006 7,52 849 12 2 4,4 < L.R. 6,5 75,4 61,1 IMPIANTO Travo VASCA DI 18/04/2006 7,58 1,82 670 368 75,60 OSSIDAZIO NE N. 2

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Dolgo OSSIDAZIO 20/04/2006 6,95 8,53 860 101 50,10 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 20/04/2006 6,92 9,39 50,10 FANGHI Dolgo USCITA 20/04/2006 7,38 451 8 1 15,4 < L.R. 0,4 26,6 31,0 0,1 IMPIANTO Travo INGRESSO 02/05/2006 7,49 1094 332 220 88,0 47,70 < L.R. 90,8 42,4 3,3 26,8 25,5 7,4 < L.R. 32,9 IMPIANTO Travo USCITA 02/05/2006 7,69 773 23 2 1,2 < L.R. 3,8 66,2 50,1 3,3 2,2 0,5 < L.R. < L.R. 0,5 IMPIANTO Travo VASCA DI 02/05/2006 7,45 0,91 200 220 67,50 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo INGRESSO 04/05/2006 7,40 471 31 15 3,2 1,0 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 04/05/2006 6,74 9,11 700 77 50,40 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 04/05/2006 6,74 7,91 50,10 FANGHI Dolgo USCITA 04/05/2006 7,60 529 10 3 12,4 < L.R. 0,6 28,1 33,4 Tracce IMPIANTO Travo VASCA DI 16/05/2006 7,11 3,97 950 239 71,00 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo OSSIDAZIO 18/05/2006 7,11 8,94 860 96 47,40 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 18/05/2006 7,20 7,75 47,70 FANGHI Dolgo INGRESSO 01/06/2006 7,75 462 59 25 51,5 7,60 < L.R. 16,0 16,6 1,3 8,2 3,5 0,7 < L.R. 4,2 1,4 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 01/06/2006 7,04 7,18 940 131 48,90 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 01/06/2006 7,06 8,83 47,90 FANGHI Dolgo USCITA 01/06/2006 7,72 530 16 5 9,2 < L.R. 3,7 24,9 28,4 1,9 2,2 0,4 < L.R. < L.R. 0,4 Tracce IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 15/06/2006 7,14 8,87 900 102 51,50 NE FANGHI ATTIVI

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Dolgo RICIRCOLO 15/06/2006 7,05 9,62 49,60 FANGHI Travo INGRESSO 15/06/2006 7,21 1074 434 270 158,0 IMPIANTO Travo USCITA 15/06/2006 7,55 839 21 5 1,6 < L.R. 3,7 77,6 49,2 IMPIANTO Travo VASCA DI 15/06/2006 7,38 3,62 850 235 73,10 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo INGRESSO 29/06/2006 7,32 498 146 55 93,6 2,0 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 29/06/2006 6,90 7,12 850 119 47,20 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 29/06/2006 6,89 8,37 47,40 FANGHI Travo VASCA DI 29/06/2006 7,09 3,43 650 189 71,30 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo OSSIDAZIO 13/07/2006 7,07 11,44 95 8 49,10 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 13/07/2006 7,14 8,92 49,70 FANGHI Travo VASCA DI 13/07/2006 7,05 5,39 740 137 71,50 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo INGRESSO 25/07/2006 7,39 825 291 95 114,4 4,8 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 25/07/2006 7,01 7,46 890 119 48,60 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 25/07/2006 6,97 9,05 49,20 FANGHI Dolgo USCITA 25/07/2006 7,54 749 26 9 18,8 24,10 0,1 42,7 38,1 0,2 IMPIANTO Travo INGRESSO 25/07/2006 7,61 1165 285 155 89,2 51,90 < L.R. 95,0 42,4 5,3 33,8 27,5 4,2 < L.R. 31,7 57,1 16,8 IMPIANTO Travo USCITA 25/07/2006 7,62 858 35 8 10,0 8,90 0,1 92,3 54,4 1,8 11,0 0,6 0,3 < L.R. 0,9 9,5 2,6 IMPIANTO Travo VASCA DI 25/07/2006 7,15 4,62 830 180 72,70 OSSIDAZIO NE N. 2

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Dolgo OSSIDAZIO 10/08/2006 6,98 7,66 920 120 52,90 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 10/08/2006 6,95 9,20 49,60 FANGHI Travo USCITA 10/08/2006 7,83 740 22 5 12,0 2,10 4,8 71,9 47,4 IMPIANTO Travo VASCA DI 10/08/2006 7,05 4,96 910 184 70,30 OSSIDAZIO NE N. 1 Dolgo INGRESSO 31/08/2006 7,58 687 87 45 46,0 3,8 5,3 0,9 < L.R. 6,2 1,5 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 31/08/2006 7,01 12,23 500 41 51,50 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 31/08/2006 7,00 6,99 51,20 FANGHI Dolgo USCITA 31/08/2006 7,92 676 37 13 23,0 19,20 0,1 34,7 30,5 1,4 0,4 0,3 < L.R. 0,7 Tracce IMPIANTO Travo INGRESSO 31/08/2006 7,51 1035 374 215 122,0 IMPIANTO Travo VASCA DI 31/08/2006 7,08 6,50 1000 154 71,40 OSSIDAZIO NE N. 1 Travo VASCA DI 31/08/2006 7,18 3,44 930 270 68,70 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo OSSIDAZIO 14/09/2006 7,05 10,34 950 92 51,50 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 14/09/2006 7,05 11,16 50,80 FANGHI Dolgo INGRESSO 28/09/2006 7,56 503 50 20 52,0 1,0 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 28/09/2006 6,96 10,96 850 78 50,80 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 28/09/2006 6,99 11,62 50,20 FANGHI Dolgo USCITA 28/09/2006 7,46 471 28 10 25,0 < L.R. 0,2 23,1 34,1 0,1 IMPIANTO Travo INGRESSO 28/09/2006 7,70 1116 162 95 92,0 IMPIANTO

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Travo USCITA 28/09/2006 7,51 687 21 4 5,0 < L.R. 20,0 64,2 43,1 IMPIANTO Travo VASCA DI 28/09/2006 6,98 3,86 780 202 70,10 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo INGRESSO 12/10/2006 7,41 470 59 30 36,0 5,60 0,1 13,7 24,5 4,2 2,2 1,8 0,2 < L.R. 2,0 1,2 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 12/10/2006 6,83 8,17 1000 122 54,20 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 12/10/2006 6,82 9,04 55,80 FANGHI Dolgo USCITA 12/10/2006 7,50 529 50 7 43,0 4,70 0,1 21,5 26,7 1,0 0,7 0,8 < L.R. < L.R. 0,8 0,1 IMPIANTO Travo VASCA DI 12/10/2006 7,07 5,24 850 162 69,10 OSSIDAZIO NE N. 1 Travo VASCA DI 12/10/2006 7,05 4,70 400 85 70,30 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo OSSIDAZIO 26/10/2006 7,05 8,05 970 120 55,20 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 26/10/2006 6,95 11,02 55,40 FANGHI Travo INGRESSO 26/10/2006 7,33 1242 273 160 110,0 60,10 < L.R. 109,9 37,5 6,6 33,8 18,2 2,7 2,0 22,9 66,4 19,8 IMPIANTO Travo USCITA 26/10/2006 7,42 781 19 3 4,0 0,10 18,8 88,0 50,2 3,8 0,9 0,5 < L.R. < L.R. 0,5 1,1 1,0 IMPIANTO Travo VASCA DI 26/10/2006 6,96 5,10 720 141 69,00 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo OSSIDAZIO 09/11/2006 7,82 8,72 1000 115 54,90 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 09/11/2006 6,69 10,33 55,00 FANGHI Travo VASCA DI 09/11/2006 7,08 4,59 600 131 69,00 OSSIDAZIO NE N. 1 Travo VASCA DI 09/11/2006 7,02 4,87 680 140 69,60 OSSIDAZIO NE N. 2

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Tensio Tensio Tensio Fosfor Tensio Materiali Solidi Impiant DataPreliev Conducibili COD Tal SST Azoto Estratto attivi attivi attivi S_V_I SSV Punto pH BOD Ammoniaca Cloruri Solfati o attivi TKN N Org_ sedim_ sediment_ o o ta'a 25 °C quale 105°C nitrico Etereo Anioni non cationi _ 600°C Totale totali 30' 2h ci ion_ ci Dolgo INGRESSO 23/11/2006 7,54 591 62 30 38,0 1,9 IMPIANTO Dolgo USCITA 23/11/2006 7,32 589 20 7 15,0 0,10 15,1 34,5 54,5 Tracce IMPIANTO Travo INGRESSO 23/11/2006 7,61 973 187 95 72,0 IMPIANTO Dolgo OSSIDAZIO 07/12/2006 6,81 8,07 1000 124 53,30 NE FANGHI ATTIVI Dolgo RICIRCOLO 07/12/2006 6,80 9,61 54,30 FANGHI Travo USCITA 07/12/2006 7,13 722 18 3 1,0 1,70 14,5 83,2 39,0 IMPIANTO Travo VASCA DI 07/12/2006 7,03 4,62 650 141 70,00 OSSIDAZIO NE N. 2 Dolgo INGRESSO 21/12/2006 7,43 648 42 19 8,0 21,20 < L.R. 28,1 15,8 1,6 2,2 3,2 0,2 < L.R. 3,4 16,7 0,2 Tracce IMPIANTO Dolgo USCITA 21/12/2006 7,27 698 48 4 36,0 < L.R. 11,6 34,2 96,8 1,6 1,1 0,6 < L.R. 0,5 1,1 3,5 3,3 0,1 IMPIANTO Travo INGRESSO 21/12/2006 7,65 1000 210 105 130,0 IMPIANTO Travo USCITA 21/12/2006 7,09 697 5 2 2,0 < L.R. 17,5 69,7 41,4 IMPIANTO

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Allegato: parametri vitali per i pesci – anno 2004

98

Allegato: parametri vitali per i pesci – anno 2005

99

Allegato: parametri vitali per i pesci – anno 2006

100 AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Allegato – dati ENIA e ATO su rete acquedotto e fognatura – previsioni di potenziamento reti

DATI CICLO IDRICO

Trasmettiamo con la presente la documentazione in nostro possesso inerente la situazione degli impianti e delle reti facenti parte delle strutture di cui è affidata ad Enìa la gestione.

Opere di captazione:

L’acquedotto del comune di Travo è sostanzialmente alimentato dall’acqua erogata dai seguenti impianti di captazione: pozzo Campo Sportivo, fonte principale di alimentazione del comune, in particolare del capoluogo, pozzo Molino di Fiorano che alimenta le reti al servizio di Fiorano, Statto, Pigazzano e Scrivellano, pozzo Casino Agnelli, attualmente poco utilizzato, pozzo Quadrelli Nuovo e pozzo Cernusca che alimentano le località omonime. Le acque fornite dai pozzi sono integrate in modo saltuario e parziale da alcune sorgenti che tuttavia per ragioni di opportunità, anche qualitativa stante l’ elevato grado di durezza delle acque erogate, vengono utilizzate solo se indispensabili. Si allega il prospetto con le coordinate di ubicazione degli impianti e le relative informazioni principali.

Qualità delle acque distribuite:

Le acque erogate dai pozzi sono di buona qualità sotto il profilo chimico e presentano basse concentrazioni di nitrati e valori di durezza ottimali. Solo le acque erogate dal pozzo Molino di Fiorano, presentano saltuari intorpidimenti associati a presenza di ferro e manganese, che, stante anche il posizionamento del pozzo, fanno supporre una captazione superficiale di acque di subalveo. Anche sotto il profilo batteriologico le acque captate non presentano particolari problematiche e spesso sono batteriologicamente pure alla fonte, fatto salvo le acque di Molino di Fiorano che, per le ragioni già esposte, saltuariamente presentano contaminazioni di tipo batteriologico. Al fine di cautelare la rete che, sporadicamente, soprattutto nella zona di Cernusca e di Travo capoluogo presentava caratteristiche batteriologiche sfavorevoli, sono stati installati presso i serbatoi, direttamente alimentati dai pozzi, impianti fissi di disinfezione, con ipoclorito di sodio, i quali vengono attivati e regolati nel dosaggio, in base alle necessità che emergono dai risultati del monitoraggio analitico.

Reti di distribuzione acqua potabile:

La rete è composta per il 79 % da tubazioni di diametro inferiore o uguale a 2” e solo per il 21% da condotte di diametro compreso tra i 2 ½ e i 5” (di cui buona parte sono le condotte di caricamento dei serbatoi, Pozzo Campo Sportivo – Costa Del Bulla, e Pozzo Molino Fiorano – Boffalora) pertanto in buona parte del territorio si manifestano, principalmente nel periodo estivo, problemi legati a deficienza di pressione.

Diametro Totale Lunghezza Metri %

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 101

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

DN< 2 1/2 " 129.482,62 79 DN< 2" 33846,48 21 Totale metri: 163.329,1 100

Per quanto concerne l’aspetto qualitativo della rete, le condotte sono in prevalenza in polietilene, pertanto, fatto salvo quanto sopra, non vi sono particolari problemi per il mantenimento della qualità dell’acqua trasportata.

Anno Totale Lunghezza Comune Materiale Installazione Metri TRAVO ET 0 368,04 TRAVO FE 0 38.035,49 TRAVO FE 2005 2,32 TRAVO GH 0 3.606,42 TRAVO NN 0 788,17 TRAVO NN 59,62 TRAVO PE 0 116.456,56 TRAVO PE 2005 711,38 TRAVO PE 2006 1.881,20 TRAVO PE 2007 373,29 TRAVO PE 2008 407,28 TRAVO PE 419,62 TRAVO PVC 2007 21,56 TRAVO VTR 0 198,13 Totale metri: 163.329,08

In modo particolare sono registrate delle criticità rispetto alla pressione nel periodo estivo: • zona a monte di due Bandiere - partendo da il Poggiazzo, Castello, Spinello, Roncole e Quaraglio. • zona nord del capoluogo in adiacenza alla provinciale per Statto in direzione di Piacenza. • zona di Statto, Belvedere di Statto fino alla Colombara di Pigazzano, Pigazzano Ca Madini e Chiussino. • zona Coni (in fase di risoluzione con nuovo acquedotto).

Gli interventi finanziati nei piani investimenti dell’Agenzia D’Ambito sono i seguenti:

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 102

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Sostituzione tubazione sul ponte Trebbia a Travo

Inquadramento intervento

Descrizione Intervento di manutenzione straordinaria che prevede la posa di una nuova tubazione sospesa sul ponte di Travo in sostituzione della tubazione esistente. La tubazione attuale è infatti vetusta, di diametro insufficiente e negli ultimi anni è stata soggetta a diverse rotture. La tubazione riveste un ruolo strategico dal momento che assicura la possibilità di un’alimentazione secondaria al capoluogo dal pozzo Casino Agnelli collocato sulla sponda opposta del Trebbia.

Importo finanziato 60'000 € da Programma Operativo Interventi ATO 2007

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 103

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Realizzazione nuovo tratto di acquedotto per la località Colomabarola - Le Piane - Sborzani - Lusago

Inquadramento intervento

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 104

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Descrizione Intervento di posa di una nuova tubazione d’acquedotto a servizio delle Località Coni Scarpa, Coni Sotto, Il Poggio, Colombarola e Piane attraverso il collegamento e il potenziamento della rete di Rallio. Posa di nuova tubazione da località Ceresola (Pigazzano) a località Lusago e Sborzani. Attualmente le località oggetto dell’intervento non sono servite da Pubblico Acquedotto ad esclusione di Coni Sotto che tuttavia è alimentata da sorgenti con problematiche di carattere quantitativo e qualitativo.

Importo finanziato 275’000 €: di cui 90'000 da Programma Operativo Interventi ATO 2007 e 185 € da Piano d’Ambito 2008-2011.

Intervento di sistemazione e potenziamento acquedotto in loc. Perino e Due Bandiere

Inquadramento intervento

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 105

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Descrizione Intervento di manutenzione straordinaria che prevede la posa di una nuova tubazione di adduzione a partire dal serbatoio Casazza nel comune di Coli al partitore Poggiazzo nel comune di Travo (Loc. Castello Fr. Pillori) al fine di incrementare la portata adducibile. Il serbatoio Casazza è attualmente alimentato da un sistema di sorgenti che presentano ottime caratteristiche qualitative e che sono quantitativamente superiori al fabbisogno idropotabile delle utenze del comune di Coli. L’intervento prevede inoltre la realizzazione di un nuovo serbatoio che sostituisca l’attuale partitore Poggiazzo (di volume insufficiente a svolgere funzione di compensazione), il rifacimento delle linee di distribuzione nel versante di Pillori e di Roncole con l’inserimento di un sistema di valvole di riduzione delle pressioni tale da permettere l’eliminazione dei numerosi serbatoi rompitratta. E’ inoltra prevista la sostituzione della tubazione fra il Serbatoio Perino e la Località Due Bandiere.

Importo finanziato 535’000 € da Piano d’Ambito 2008-2011

QUADRO CONOSCITIVO - SISTEMA TERRITORIALE 106

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TRAVO PIANO STRUTTURALE COMUNALE

Potenziamento Pozzo Trebbia – Gattavera - Costa del Bulla

Inquadramento intervento

Descrizione Intervento di rinnovo del sistema di pompe che rilanciano la risorsa prelevata dal Pozzo Campo Sportivo (Travo) al Serbatotio Costa del Bulla. I nuovi impianti, basati su sistemi modulari di pompe ad inverter, permettono l’incremento del quantitativo disponibile al serbatoio Costa del Bulla, una maggiore affidabilità unità ad una maggiore efficienza energetica.

Importo finanziato 90'000 € da Piano d’Ambito 2008-2011.

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Acquedotto intercomunale Bassa Val Trebbia

Inquadramento intervento

Serbatoio Niviano

Campo Pozzi Quadrelli

Sistema Sorgenti Coli

Descrizione dell’intervento Il sistema acquedottistico in progetto ha l'obiettivo di garantire l'approvvigionamento di acqua potabile per i Comuni di Rivergaro e Travo, mediante un unico centro di produzione che attinga dalla risorsa presente nel sub-alveo del fiume Trebbia ed un sistema di collegamento, costituito da una dorsale acquedottistica, per l'alimentazione delle reti idriche comunali attraverso i serbatoi esistenti e quello in progetto a Niviano.

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E’ inoltre in fase di studio la possibilità di potenziare il sistema di sorgenti presenti nel comune di Coli e il loro collegamento alla dorsale.

Importo finanziato 1'500’000 € da Piano d’Ambito 2008-2011.

Reti fognarie

Le reti fognarie sono distribuite come sotto indicato:

Capoluogo, Quadrelli, Casino Agnelli Coni Donceto, Due Bandiere, Quaraglio, Cernusca Vacchignano Pigazzano, Scrivellano, Statto, Case Marchesi, Boelli: i cui reflui sono trattati negli impianti del comune di Rivergaro

Il loro sviluppo territoriale è riportato indicativamente sulla documentazione allegata

Impianti di depurazione:

Di seguito si elencano gli impianti di trattamento presenti nel territorio ed autorizzati dall’Amministrazione Provinciale:

Impianti di depurazione di terzo livello.

Depuratore di Travo al servizio dell’agglomerato di Travo, Quadrelli, Casino Agnelli.

Tipo impianto: S.B.R. a biomassa sospesa ( fanghi attivi ). Data di attivazione 1985 Potenzialità impianto da autorizzazione A.E. 2.000. A.E. Residenti serviti 815 A.E. Fluttuanti 820 Totale A.E. Serviti 1.635 Capacità residua A.E. 365.

Schema di flusso impianto: ●Bacino ingresso liquami ●Sollevamento liquami ●Grigliatura fine ●Dissabbiatura ●Due reattori S.B.R. in cui avvengono in alternanza di fase le operazioni di ossidazione decantazione e scarico dell’effluente. ●Fitodepurazione finale (trattamento terziario di finissaggio).

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●Pozzetto di scarico nel fiume Trebbia.

Criticità da segnalare: anche se la capacità residua risulti pari a 365 A.E. la limitata dimensione del bacino di carico liquami e la tipologia del trattamento, realizzata in alternanza di fasi, non consente un ulteriore collettamento di acque reflue all’impianto. Nota: il depuratore è alimentato da sei impianti di sollevamento fognario.

Depuratore di Dolgo al servizio dell’agglomerato di Dolgo, Cernusca, Due Bandiere, Donceto, Rondanera, (in comune di Travo), Perino, Vezzera, Belvedere, Rampa, Pozzo, Palazzo, Torre, Quattrocchi (in comune di Coli).

Tipo impianto: biologico a biomassa sospesa (fanghi attivi). Data di attivazione 1985 Potenzialità impianto da autorizzazione A.E. 2.775. A.E. Residenti serviti 558 A.E. Fluttuanti 1.065 Totale A.E. Serviti 1.623 Capacità residua A.E. 1.152

Schema di flusso impianto: ●Bacino ingresso liquami ●Sollevamento liquami ●Grigliatura fine ●Dissabbiatura ●Disoleatura ●Vasca ossidazione liquami ●Decantatore secondario ●Bacino di clorazione ●Fitodepurazione finale (trattamento terziario di finissaggio). ●Pozzetto di scarico nel fiume Trebbia.

Criticità da segnalare: nessuna Nota: l’impianto e’ alimentato da cinque impianti di sollevamento fognario.

Impianti di primo livello

Impianto di Vacchignano al servizio dell’aggglomerato di Vacchignano.

Tipo impianto: Fossa Imhoff Data di attivazione 1986 Potenzialità impianto da autorizzazione A.E. 100. A.E. Residenti serviti: 5 A.E. Fluttuanti: 15 Totale A.E. Serviti: 20 Capacità residua A.E. 30 * Schema di flusso impianto: ●Bacino ingresso liquami ●Vasca di decantazione liquami ●Pozzetto di scarico effluente

• lo scarico appartiene alla classe di potenzialità compresa tra 50 e 200 A.E. ed era già esistente al 13/06/1999, data d’entrata in vigore del Dlgs.152/99, per questo motivo resta esistente fino al raggiungimento dei 50 A.E.

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Oltre tale soglia varia la classe d’appartenenza dell’agglomerato e di conseguenza è necessario installare un impianto di secondo livello e presentare nuova istanza autorizzativa. Pertanto, la capacità residua della fossa Imhoff di Vacchignano e pari a 30 A.E.

Impianto di Coni al servizio dell’aggglomerato di Coni di Sopra.

Tipo impianto: Fossa Imhoff Data di attivazione 1986 Potenzialità impianto da autorizzazione A.E. 100. A.E. Residenti serviti 12 A.E. Fluttuanti 60 Totale A.E. Serviti 72 Capacità residua: A.E. 28 * Schema di flusso impianto: ●Bacino ingresso liquami ●Vasca di decantazione liquami ●Pozzetto di scarico effluente *L’eventuale superamento dei 28 A.E. Collettati all’impianto comporterà l’adeguamento dell’impianto da primo a secondo livello e la presentazione di nuova istanza autorizzativa.

Piacenza 8 Settembre 2008

Si riportano alla pagina seguente le schede degli impianti di captazione acqua potabile – fonte ENIA SPA

3. Qualità del Suolo

In attesa dei dati da ARPA – Sezione di Piacenza

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4. Rifiuti Urbani, produzione e gestione nel comune di Travo (Pc)

4.1 Andamento, produzione e gestione 1998-2006

Nel periodo 1998-2006 la produzione di rifiuti urbani nel territorio comunale di Travo è passata da 964 tonnellate annue (1998) a 1426 (2006) con un aumento pari al 47%; la produzione annua per abitante nel 1998 ammontava a 477 kg, per giungere a 700 kg nel 2006 (nel solo anno 2005/2006 la produzione pro capite di rifiuti solidi è aumentata del 4,6%). A fronte del sensibile aumento nella produzione di R.U. si osserva tuttavia un corrispondente miglioramento nella raccolta differenziata: dal 9% sul totale dei rifiuti prodotti, registrato nel 1998 (89 t), nel 2006 la percentuale è salita al 21% (299 t).

Tab. 1 Produzione pro capite e percentuale di Raccolta differenziata 1998-200619

19 Fonte: Provincia di Piacenza, I rifiuti urbani in Provincia di Piacenza, 2006

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Tra il 2004 e il 2006 la raccolta differenziata ha registrato un incremento di 230 tonnellate , con prevalenza di rifiuti da parchi e giardini, carta e catone, frazione organica, vetro (cfr Tab.2):

Tab. 2 Suddivisione tipologica della raccolta differenziata a Travo - 2004-200620

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La frazione di R.U. provenienti da raccolta differenziata destinata al recupero nell’anno 2006 ammonta a 299 tonnellate, pari allo 0,44% del dato provinciale (67.015 t). Nello stesso anno sono stati destinati a smaltimento rifiuti speciali (pile e medicinali scaduti) provenienti da raccolta differenziata pari a 0,06 t21. E' in corso di definizione la proposta di istituire il servizio di raccolta differenziata porta a porta (marzo 2008).

4.2 Stazione ecologica attrezzata ed obbiettivi prestazionali da Piano d’Ambito.

Travo è dotata di una stazione ecologica attrezzata con superficie di 300 mq sita in via dell’Artigianato; la stazione ecologica dotata di cassoni per Ingombranti, Ferro, Vegetali e Cartone. L’apertura, gestita dal Comune è prevista per due giorni alla settimana, per complessive 11 ore Inoltre Il Piano d’Ambito22 per il recupero dei R.U. fissa ulteriori obbiettivi prestazionali così articolati: - tasso atteso di Raccolta Differenziata da innalzare al 31% della produzione; - tasso di recupero annuo di rifiuti pari al 60% dal potenziamento della stazione ecologica attrezzata, per un valore di 267 tonnellate; - tasso di recupero annuo di rifiuti pari al 40% da servizi stradali, per un valore di 159 tonnellate; - livelli di recupero attesi procapite per frazione di rifiuto (kg/abxa) come indicato in tabella:

20 Fonte: Ibidem 21 Fonte: elaborazioni OPR su dati comunali 22 A.T.O. Piacenza

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Tab. 3 Servizi ecologici programmati dal Piano d’Ambito Gestione Rifiuti 2007-08 per il territorio di Travo (Pc)23

23 Fonte: Agenzia d'Ambito per i Servizi Pubblici di Piacenza

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fig.1 – Localizzazione dell’area ecologica attrezzata (image © 2008 DigitalGlobe/Teleatlas)

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Allegato

LA CRONACA di sabato 01 marzo 2008

Raccolta porta a porta a Travo? Rifiuti, la proposta per il capoluogo e tre frazioni

Anche a Travo potrebbe partire il servizio di raccolta differenziata porta a porta. Come ha annunciato ieri durante il Consiglio comunale il vicesindaco Annibale Gazzola l’Amministrazione ha infatti chiesto, insieme ai comuni di Coli e Pianello, di partecipare al servizio di raccolta dei rifiuti domiciliare, gestito da Enìa. «La proposta - ha spiegato Gazzola - è quella di coinvolgere oltre al capoluogo, anche Quadrelli, Cernusca e Due Bandiere, e quindi le località che si trovano lungo la statale 45. Il tema dei rifiuti sembra essere particolarmente caro agli amministratori di Travo. «E’ necessario migliorare il servizio - ha ricordato il capogruppo dell’opposizione Enrico Repetti - su tutto il territorio comunale». Ed è stato poi il sindaco Albino Cassinari ad annunciare che presto sarà avviata la redistribuzione dei cassonetti nell’intera area del Comune. «Bisogna incentivare la raccolta differenziata - ha concluso il capogruppo di maggioranza Gilberto Guastoni - e rimane fondamentale sensibilizzare anche i più piccoli a questo tipo di attività». Nelle scuole è comunque già in corso un progetto di sensibilizzazione alla differenziazione dei rifiuti, con l’utilizzo della compostiera.

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5 Inquinamento da fattori fisici: campi elettromagnetici, campagne di monitoraggio in continuo 2002-2007

5.1 - Normativa di riferimento relativamente ai c.e.m.

Il riferimento normativo a livello nazionale è rappresentato dalla L. 36/01 “Legge Quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrico, magnetico ed elettromagnetico”24 e dal decreto attuativo D.P.C.M. 8 Luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione dei valori di attenzione e degli obbiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 Khz e 300 GHz” 25. Gli artt. 3 e 4 del Decreto sono fissati i limiti di esposizione, valori di attenzione e obbiettivi di qualità prestazionale:

Frequenza Descrizione Valore efficace di Valore Densità di valore di intensità di efficace di potenza riferimento campo elettrico intensità di dell'onda piana E (V/m) campo equivalente D magnetico H (W/m2) (A/m)

3 – 3000 MHz Limite di 20 0.05 1 esposizione 0.1 MHz – 300 Valore di 6 0.016 0.1* GHz attenzione e obbiettivo di qualità *valido per frequenze comprese tra 3 MHz e 300 GHz

Il valore limite per il campo elettrico (20 V/m) si applica in qualsiasi condizione di esposizione nelle aree accessibili alla popolazione (limite di esposizione). Il valore di attenzione (6 V/m) va rispettato nell'ambito di edifici interessati da permanenze prolungate (non inferiori a quattro ore giornaliere) e loro pertinenze esterne che risultino fruibili quali ambienti a destinazione abitativa (balconi, terrazzi e cortili..). L'obbiettivo di qualità (6 V/m) è riferito ad aree all'aperto interessate da intensa frequentazione,

24 G.U. n. 55 del 07/03/01) 25 G.U. n. 199 del 28/08/03)

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comprese le superfici edificate o attrezzate in via permanente per usi sociali, sanitari e ricreativi. In Emilia-Romagna l'installazione di impianti per radiotelecomunicazione (radiotelevisione e telefonia mobile) è regolata dalla L.R. 30/00 e successive modifiche come la L.r. 4/07 e dalla relativa Direttiva applicativa D.G.R. 197/2001.

5.2 Monitoraggio in continuo di campi elettromagnetici – Impianti radiotelevisivi:

Loc. Pigazzano/Loc. Molinetto di Pigazzano26

Le misure, svolte dal febbraio al giugno 2007, per un periodo di quasi quattro mesi (14/02/07-06/06/2007) sono state condotte mediante una stazione di monitoraggio ricollocabile a centralina modello PMM 8055S di proprietà del Comune; la centralina è corredata di sensore isotropico di campo elettrico a banda larga per radio frequenze, modello EP-44M. Le centraline di monitoraggio sono alimentate tramite batterie ricaricabili e pannelli solari, con collegamento via modem al centro di controllo presso la sede Arpa. L'area sede del monitoraggio è situata nei pressi delle installazioni radiotelevisive di Pigazzano, poste a sud dell'abitazione che ha ospitato la centralina (cfr fig.1). Il traliccio più vicino, a servizio di varie emittenti televisive, è sito in località Belvedere a circa 755 m. dalla centralina di monitoraggio; altri tralicci posti in località Belvedere, a Costa Paola e Canovetta, che ospitano diversi impianti di diffusione radio- televisivi, si collocano in un raggio di circa 1 km (cfr planimetria). Le misure in continuo nel sito di indagine hanno evidenziato come valori medi su sei minuti valori massimi di campo elettrico pari a 1.67 V/m e valore medio complessivo pari a 1.32 V/m.Sono state effettuate anche misure manuali, effettuate in cinque punti differenti al momento dell'installazione della centralina; le misure in modalità manuale hanno rilevato valori di campo elettrico (valori medi su sei minuti) pari a 1.80 V/m, 2.32 V/m, 2.90 V/m, 2.00 V/m nei diversi punti. In sintesi le rilevazioni puntuali ed in continuo hanno evidenziato livelli di campo elettrico ampiamente e costantemente inferiori ai valori di riferimento normativo di 20 V/m

26 Fonte: tutte le rilevazioni e le valutazioni tecniche sono a cura della Dott.ssa F.Bozzoni, Collaboratore tecnico professionale esperto

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(limite di esposizione) e di 6 V/m (valore di attenzione) ai sensi del D.P.C.M. 8 luglio 2003 (G.U. n. 199 del 28/08/2003).

Fig.1 - Stazioni di misura in località Molinetto di Pigazzano (Travo)

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fig.2 – Grafici di misura C.E.M. località Molinetto di Pigazzano (Travo), fonte: Arpa sez. Piacenza

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Località Roccolo di Pigazzano

Le campagne di monitoraggio dei c.e.m. in località Roccolo di Pigazzano sono state condotte nel periodo dicembre 2006 - gennaio 2007, in accordo con l'Amministrazione comunale di Travo e con il Comitato di cittadini della zona. Le misure sono state condotte in due differenti punti nei pressi di abitazione privata disponibile ad ospitare la centralina; la strumentazione impiegata è del tutto analoga a quella utilizzata in località Molinetto. Anche in località Roccolo il posizionamento della centralina e dei ricevitori manuali è stato fissato nei pressi di installazioni radiotelevisive; il traliccio più vicino, sede di un impianto radiofonico sito in loc. Canovetta, dista circa 280 m. Altri tralicci di loc. Costa Paola e Pigazzano Belvedere si trovano nel raggio di 1 km. Le misure manuali svolte all'atto del posizionamento della stazione in continuo hanno restituito un valore massimo di campo elettrico (valori medi su sei minuti) corrispondente a 1.6 V/m nel primo punto e di 2 V/m nel secondo. Analogamente le misure della centralina in continuo, in entrambi i punti di monitoraggio, hanno evidenziato livelli di campo elettrico sempre ampiamente inferiori al valore limite stabilito dalla normativa in 20 V/m (limite di esposizione); il valore registrato, pari a 1,85 V/m, è inferiore anche al livello di attenzione di 6 V/m previsto dal D.P.C.M. 8 luglio 2003 (G.U. n. 199 del 28/08/2003)

Fig. 3 - Stazioni di misura in località Roccolo di Pigazzano (Travo)

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Fig. 4 – Grafici di misura C.E.M. località Roccolo di Pigazzano (Travo), fonte: Arpa sez. Piacenza

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