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18 lunedì 30 agosto 2004

PUPAZZI A VILLA BORGHESE AL SILVANO TOTI-GLOBE THEATRE ASCESA, CADUTA E MORTE DI UN’ALKA-SELTZER: ECCO UNA TRAGEDIA FRIZZANTE Marionette che passione: la febbre Rossella Battisti arriva anche a Roma, coinvolgendo il teatro «simil-shakespeariano» nel Tragedie frizzanti a teatro: succede con il suicidio di nar è appunto l’artista simbolo, il ponte adatto fra esilio a causa delle persecuzioni fasciste negli anni arrivato fino alla Baita degli Alpini di Lucinico, cuore di Villa Borghese. Qui si svolge un’Alka-Seltzer. Il mandante e la mano sono imper- una scena e le altre proprio per la sua versatilità, per Settanta del suo paese, l’ Argentina - viene proposto sostando presso burattinai e cantastorie, dal toscano fino al 12 settembre la rassegna dit sonate da Gyula Molnar, estroso, bizzarro e impreve- il suo passare dai Piccoli suicidi di pastiglie di uno dei lavori più significativi della sua ricerca: Il Paolo Valenti alla «Casa degli gnomi» di Lucia eatro di figura organizzata dal Teatro dibile animatore di oggetti, nonché attore, autore, alka-seltzer, appunto, e scottanti storie d’amore tra mare in tasca, essenziale breviario di simboli tesi a Osellieri, alla baracca di Alberto De Bastioni. Verde col sostegno del Comune. artigiano e regista. Un cubo-rubik di artista: lo giri e una chicca di caffè e un fiammifero, a Gagarin, ricostruire una mappa dei sentimenti e delle emozio- Alpe Adria entra nel vivo da domani pomeriggiocon Appuntamenti ogni fine settimana ti mostra una faccia nuova, una prospettiva diversa monologo lunatico ma non troppo sulla vera storia ni umane, che chiude il festival il 4 settembre, men- il percorso «Le storie numerose», allestito nel Cortile con spettacoli di ogni tecnica sul teatro. A lui, italiano di origine ungherese classe del primo cosmonauta ad andare in orbita. tre nel pomeriggio verra presentato, in sua presenza, della Biblioteca Isontina di Gorizia e dedicato al- (pupazzi, ombre, burattini, 1950, è dedicato uno degli omaggi di Alpe Adria Ad Alpe Adria verrà ripreso il suo cult, Piccoli suici- il libro César Brie e il Teatro de Los Andes acura l’opera dell’artista lombardo Enrico Colombo, fon- marionette). Inaugurato ieri da «Les Puppet Festival a Gorizia (31 agosto-4 settembre). di, che risale a più di vent’anni fa (domani sera di Fernando Marchiori. datore dei «Burattini di Varese». Tra gli spettacoli singes voleurs d’histoire d’amour», L’altro è per l’argentino César Brie, fondatore del presso il Kulturni Center Bratuz), preceduto da un Che si trattava di un’edizione speciale del Festival lo in cartellone, oltre agli omaggi, Pesciomìni,vivace due scimmiette animate da Teatro de Los Andes in Bolivia. E con queste due incontro dell’autore con il pubblico, mentre in pri- si era già capitato ieri con la vistosa e originale fiaba a colori tratta dal libro di Ugo Vicic e Sergio Dominique Sylvestre, la rassegna presenze eccellenti, il Festival vuole così allargare la ma nazionale saranno presentati Qrwzva indicibile pre-inagurazione di ieri: una «maratona» in cui gli Bon con la regia di Roberto Piaggio e molti altri, comprende lavori di Laura Kibel nozione e i confini di un teatro ingiustamente tenu- (4 settembre) e in anteprima Yeti (il 2 settembre spettatori si sono messi in bicicletta per gustare a illustrativi delle «tendenze» del teatro di figura italia- Diego Stirman Maria Signorelli e altri to più in disparte come quello di figura, su cui la sempre al Kulturni). tappe una performance itinerante su Pinocchio. Par- no e internazionale, provenienti da Austria, Slove- teatro di figura ancora. Puppet Festival manifestazione si incentra da tredici edizioni. Mol- Anche di Brie - che ha passato molti anni in Italia in tito dal Palasport di Gorizia, il «teatro a pedali» è nia, Polonia e Repubblica Ceca.. GiorniGiorni didi StoriaStoria Sciopero!Sciopero!

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Lo «spaghetti «Giù la testa» si western» ebbe apre con una frase forti risvolti di Mao. «Quien ‘‘ politici: e qui ‘‘ sabe?» di Damiani finiamo il nostro è proprio viaggio nel genere sessantottino

Alberto Crespi di eroismo da parte di bambini e di ragaz- zette insospettabili, mentre ho visto spacco- ni che si presentavano come Errol Flynn o l '68 nel cinema italiano? Cercatelo nel John Wayne trasformarsi in vigliacchi. Co- Far West, senza per questo insinuare me fai a raccontare cose simili ambientan- I che le manifestazioni, le occupazioni dole nella tranquillità della pace? Il we- di scuole e fabbriche e gli scontri con la stern era uno sfondo perfetto». polizia fossero un modo di giocare a india- Lizzani ha girato due western: Un fiu- ni e cowboys. Semplicemente, il western me di dollari, che definisce una «contropar- italiano fu nella seconda metà degli anni tita con De Laurentiis» («Mi finanziò Il 60 il genere più barricadero ed eversivo del processo di Verona in cambio di un aiuto nostro cinema: fu lui a farsi carico delle per girare quel western in fretta e furia: era «voglie» rivoluzionarie che percorrevano, un 'recupero', un modo di usare un set già in modo anche confuso, il nostro paese. pronto. Fu molto divertente, stimolò il Carlo Lizzani, che come sapete è uno stori- mio lato professionale. In fondo ho sem- co del cinema e un fine intellettuale oltre pre pensato alla regia come a un mestie- che un regista, lo ammette senza mezzi re») e l'assai più curioso , nel termini, e anzi allarga i termini della que- quale accentua i toni della metafora usan- stione: «Nei nostri cassetti c'erano tanti di do, fra gli attori, un incredibile Pier Paolo quei film sulle lotte contadine, tanti copio- Pasolini nei panni del prete rivoluzionario ni non realizzati sullo sfruttamento delle Don Juan. «Avevo già lavorato con Pasoli- classi subalterne, che il western fu una ni nel Gobbo. Ammetto che fu De Laurenti- grande metafora in cui far rientrare tutto is a consigliarmelo, a modo suo: mi disse questo 'rimosso' del nostro cinema. D'al- che voleva far fare dei ritocchi al copione tronde anche il western americano classico da questo 'Pratolini', al che io chiesi, che è spesso la storia della lotta dei deboli con- c'entra Pratolini, che è toscano, con il Gob- tro i forti. Molti registi, me compreso, usa- bo del Quarticciolo? E lui rispose, ma sì, rono il western per parlare di temi attuali, 'sto Pratolini, anzi no, Pasolini! Così co- di cose che ci stavano a cuore. Io, in Requie- nobbi Pier Paolo, apprezzai il suo lavoro scant, parlai del '68, e nel film c'era il fior sulla sceneggiatura di e gli offrii fiore del cinema contestatore dell'epoca: un ruolo. Accettò subito perché non era aveva da poco girato I pugni in immune da un certo narcisismo, in fondo tasca con Bellocchio, Pasolini aveva porta- si è messo in scena anche in alcuni dei suoi to con sé i suoi attori, da Ninetto Davoli a film. Inoltre pensava già di dirigere Accatto- … e tutti volevamo usare il ne e stare sul set del Gobbo gli servì, dicia- western come una metafora per parlare mo, anche da palestra, da tirocinio della dell'Italia, del mon- regia. Anni dopo, do che ci circonda- quando ormai era- va». Il ’68 nel cinema italiano? Una scena dal film vamo amici, gli Spaghetti-we- «Faccia a faccia» Cosa si trova in dvd proposi il ruolo in stern & politica, un di Sergio Sollima Requiescant e non binomio inscindibi- Cercatelo nei western perché nei con Volontè; Metafora dell’Italia di allora, molti degli «spaghetti-western» è certo casuale che le. In questo breve accanto, il regista prodotti negli anni ‘60 oggi non sono disponibili in dvd. Di Don Juan entri in viaggio che comme- tardi anni 60 questo fu il genere Carlo Lizzani Leone abbiamo già scritto in queste pagine. Un fiume di scena recitando un mora i 40 anni di dollari, il film che Carlo Lizzani gira nel 1966, facendolo versetto delle Scrit- Per un pugno di dol- più barricadero ed eversivo. «Nel sceneggiare a Piero Regnoli, pare introvabile; come pure ture, Pier Paolo lari - quindi, della Requiescant del ‘66, al quale partecipa Pier Paolo Pasolini aveva girato il Van- popolarità di tutto cassetto c’erano tanti copioni recitando nei panni di un prete rivoluzionario. È invece possi- gelo secondo Mat- un genere - non po- bile trovare in versione dvd i due film western di Sergio teo pochi anni pri- tevamo non riflette- non realizzati sulle lotte Sollima, La resa dei conti e Faccia a faccia. Girati tra il ‘67 e il ma… Ricordo che re su questo tema. ‘68, hanno risentito anch’essi del clima politico di quegli anni, non lo pagammo: Del resto, se Per un riversandone ragioni e spinte emotive. Se il primo diventa come compenso pugno di dollari è contadine e sulle classi una metafora del terzo mondo, il secondo è incentrato sul gli demmo una Fer- un film profonda- confronto esistenziale e culturale tra due personaggi prove- rari rossa usata, a mente individuali- subalterne - ricorda Carlo nienti da ambienti sociali opposti. Al prezzo di 20 euro l’uno. lui piaceva da mori- sta, come dimenti- Quien sabe? di Damiano Damiani è uno dei caposaldi del re, ci portava i suoi care che C'era una Lizzani - riuscimmo a parlarne genere: dalle ricerche su internet risulta che in dvd esiste e ragazzi». volta il West è la lot- costa 16.90 euro. Inevitabile chie- ta di alcuni eroi soli- raccontando il Far West. Io, ad Tepepa di Giulio Petroni, altro film girato nel ‘68, lo potete dere a Lizzani un tari contro i capitali- trovare con tanto di cd, oltre al dvd, al prezzo di 25,49 euro: è giudizio da storico sti che portano nel esempio, feci “Requiescant” una versione «collector» e rammentate che vede, come atto- sulla stagione del West la ferrovia e la ri, e Orson Welles. western italiano: modernità, e che t.l. «Quando scoppiò Giù la testa si apre con Pasolini tra gli attori» la moda, lo ammet- con la famosa frase to, ero scettico: mi di Mao sulla rivolu- pareva un'incursio- zione che non è un pranzo di gala? Questo se o sui Sioux. L'ambientazione stessa ci peones, le lotte per la terra, lo sfruttamen- voce dei peones in La resa dei conti,main mente raccontata da Rossellini. Volevo ne in un genere lontano, strano. Poi, la per rimanere a Leone, ma i cineasti più spingeva verso il Messico, verso un tono to… e quindi gli anni '60 italiani, che era- Faccia a faccia andò oltre, raccontando un mostrare come può cambiare la personali- risonanza dei film di Leone mi ha fatto politicizzati del western sono altri. Anche terzomondista dal quale emergevano tema- no là, uno sfondo imprescindibile». Ecco intellettuale dell'Est (Gian Maria Volontè) tà di un uomo in condizioni estreme. Du- riflettere. Arrivai alla conclusione, e ne so- secondo Lizzani, quello che ha creato la tiche come la rivoluzione, Pancho Villa, i dunque film come Requiescant, come Tepe- che diventa «ideologo» di una banda di rante la Resistenza ho assistito ad episodi no tuttora convinto, che il western italiano metafora politica più forte è stato Damia- pa, come il citato Quien Sabe?. Ma non è fuorilegge dell'Ovest, insegnando loro a uc- sveli un tratto tipico della nostra cultura. no Damiani in Quien Sabe?, film sessantot- tutto. cidere e a rapinare per uno scopo «politi- Pensiamo anche a Bertolucci che va in Ci- tino se mai ce n'è stato uno. Anche se Sergio Sollima: «Girai due Altri registi usavano la «metafora» di co», non per pura avidità. A noi, anni do- Lizzani fece anche «Un na, ad Antonioni che in Blow Up racconta Damiani si arrabbia quando dicono che il ‘‘ cui sopra per parlare di temi ancora più po, una simile storia fa venire in mente ‘‘ Londra meglio degli inglesi: sono incursio- suo è un western: «I western si svolgono a western: erano uno sfondo lontani nel tempo, e più personali. Giulio Toni Negri, ma nel '67 gli intenti di Solli- fiume di dollari»: «Girando ni che riflettono l'attitudine italiana ad in- Nord del Rio Grande - tuona -, il mio è un perfetto per ripensare Questi, in Se sei vivo spara (noto anche ma erano ovviamente altri: «Il personag- in Spagna o in ciociaria, serirsi in altre culture. Forse siamo più co- film sul Messico all'epoca della rivoluzione come Oro Hondo, girato nella periferia di gio di Volonté - ci dice Sollima - ti fa smopoliti di quanto pensiamo, o più sem- che parla ovviamente dell'Italia degli anni all’occupazione tedesca Madrid, in una cava che pochi mesi dopo capire come nascono le dittature, come l’ambientazione ci spingeva plicemente siamo anche culturalmente un 60». e descrivere vigliacchi sarebbe divenuta un quartiere residenzia- persone dotate di un particolare carisma verso il Messico e un tono popolo di emigranti. E siamo migrati in Secondo Lizzani, era anche la contin- le), raccontò in chiave western eventi vissu- sappiano penetrare nell'anima di una col- America con il cinema, senza nemmeno genza a dettare certi temi: «I nostri western ed eroi» ti durante la Resistenza, da lui combattuta lettività: una storia che noi, in Italia, abbia- terzomondista» andarci sul serio. Una bella prova di forza, erano girati o in Spagna o nei dintorni di fra i partigiani delle valli bergamasche. Ser- mo conosciuto bene. Ma i miei western in fondo». Roma, a Manziana o in ciociaria. Non po- gio Sollima, il regista del celebre Sandokan riflettono i ricordi dell'occupazione tede- Fine - I precedenti articoli sul western tevamo inventarci storie sulle Giubbe Ros- televisivo, fece di Tomas Milian un porta- sca, della Roma città aperta così magnifica- italiano sono usciti il 4 e il 19 agosto