Girolamo Marciano Descrizione, Origine E
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GIROLAMO MARCIANO DESCRIZIONE, ORIGINE E SUCCESSI DELLA PROVINCIA D’OTRANTO (VOLUME IV) EDIZIONE E INTRODUZIONE A CURA DI NICOLA BARBUTI MENZIONE D’ONORE AL PREMIO ADRIATICO EDIZIONE 2010 EDIZIONI DIGITALI DEL CISVA 2010 ISBN 9788866220145 INTRODUZIONE Oggetto della presente edizione digitale è la trascri- zione di un manoscritto inedito di opera edita. Il volume proviene dalla Biblioteca privata di Genna- ro de Gemmis1. Ciò risulta da una lettera allegata al volume autografa del de Gemmis, datata Trani, 15 maggio 1946, secondo la quale tale manoscritto fu da lui donato al prof. Giuseppe Petraglione quale ringraziamento per esser stato invitato alle riunioni della Commissione di Storia Patria2. Il manoscritto è 1 Per alcune essenziali notizie storiche sulla Biblioteca de Gemmis rinviamo, per ora, alla sintetica, ma esaustiva voce re- lativa riportata sulla web enciclopedia Wikipedia. 2 Ecco il testo della lettera: Trani – 15 Maggio 46. Ill.mo professore, ho ricevuto l’invito per riunioni della Commissione di Storia Pa- tria e comprendendo di essere debitore a lei, voglio premurarmi di farle giungere questi miei sentiti ringraziamenti. Colgo l’occazione per inviarle anche un manoscritto, di cui le parlai, e che riguarda notizie sulla Puglia Meridionale. Conoscendo che Ella si interessa specialmente agli studii su quella parte della nostra Regione, io spero che Ella vorrà accettarlo, anzicché come prestito, come un mio personale omaggio. I stato poi ulteriormente donato diversi anni fa dagli eredi del Petraglione a una famiglia barese, presso la cui biblioteca oggi è conservato. Il volume si presenta rilegato con coperta in piena pergamena coeva, con titolo a penna sul dorso3. I ta- gli sono spruzzati in azzurro. Sul piatto anteriore sono incollati l’ex libris di Gennaro de Gemmis e la collocazione a scaffale del volume nella sua bibliote- ca4. Il contenuto è miscellaneo. Esso si compone di 225 carte complessive, ripartite come segue: dopo la prima bianca, vi sono 165 carte, numerate da 1 a 330, che contengono una trascrizione della seconda metà del Settecento della IV parte della Descrizione, Con i miei deferenti saluti. Gennaro de Gemmis 3 Del titolo, scarsamente leggibile, siamo riusciti a leggere: Mar- ciani - […] In Otrant. - […] Lib. IIII T. […]. 4 Si tratta di un medaglione cartaceo stampato a rilievo in rosso su fondo nero, con lo stemma dei de Gemmis al centro e sul perimetro la legenda “Ex bibliotheca Ianuarii de Gemmis – Baren –“; la collocazione, a forma di festone, stampata invece in nero su fondo rosso, riporta: Man. 2.4. II origine, e successi della Provincia d’Otranto scritta dal medico e filosofo di Leverano Girolamo Marciano (Leverano, 1571-1628) nei primi anni del Seicento, ma pubblicata postuma solo nel 18555; dopo altre 2 carte bianche si trova l’indice della prima opera su 2 carte non numerate; segue un’operetta intitolata Sommario Istorico. Nel quale brevemente si contengo- no le sei Età del Mondo, l’origine, e Fondazione di tut- te le Religioni de’ Frati, e Cavalieri, e la Canonizza- zione di tutti li Santi che sono stati Canonizati, con la origine, ed invenzione delle Scienze, ed Arti, che oc- cupa 46 carte non numerate6; chiudono il volume 9 carte bianche. Le diverse parti sono state vergate da un’unica mano, come testimoniano l’uniformità del 5 G. Marciano, Descrizione, origini e successi della Provincia d’Otranto… Con aggiunte del filosofo e medico Domenico Tom- maso Albanese di Oria. Prima edizione del manoscritto, Napoli, Stamperia dell’Iride, 1855. 6 Su questa seconda opera non abbiamo svolto ricerche, per cui non siamo attualmente in grado di dire se si tratti anche in questo caso di trascrizione di un’opera di altro autore, o se possa essere originale del trascrittore della Descrizione, riser- vandoci di approfondire questo aspetto nel corso delle ricerche che continueremo a svolgere sul manoscritto. III ductus della grafia e l’omogeneità degli inchiostri usati7. Il terminus post quem datare la trascrizione della De- scrizione è il 1751, data che si desume dalla nota biografica sul vescovo leccese Alfonso Sozio Carafa che chiude l’opera8. Anche per la seconda opera abbiamo nel testo un terminus post quem certo per definire la fine dalla stesura: si tratta del 1767, come di legge alla c. [207]v., [37]v. della singola parte9 . Sul verso del risguardo anteriore si legge la seguente nota di possesso manoscritta: Modo est Bibliotechae 7 Fa eccezione una postilla posta alla fine della trascrizione del- la Descrizione, di mano diversa dall’originale. 8 Come sopra detto, in coda a tale nota vi è una breve aggiunta di mano posteriore che registra la data del 1783, che sembra essere autografa del Kalefati, della cui biblioteca il manoscritto faceva parte. 9 Dove l’autore, disquisendo delle diverse ciclicità stabilite dai Papi per la cadenza degli anni santi, dice: E finalmente Sisto Quarto per Decreto di Paolo Secondo, il quale nel 1475. aveva ordinato, che celebrar si dovesse ogni 25 anni, mà per l’accadutale morte non celebrò, fù però confirmato, e celebrato dal divisato Sisto suo Successore. E così sin oggi, che siamo al 1767 costumasi. IV Manuscriptorun Familiae Kalaephatae. Si tratta di un’annotazione di particolare importanza, in quanto non riteniamo di sbagliare identificando l’antico pro- prietario del volume in Alessandro Maria Kalefati (Bari, 1726 – Oria, 1794), insigne studioso, dal 1783 vescovo di Oria. E’ noto, infatti, che, dopo la sua morte, l’intero suo patrimonio librario e documenta- rio fu trafugato durante il trasporto per nave da Ta- ranto a Napoli10. Il manoscritto, dunque, sarebbe un raro superstite della sua biblioteca, pervenuto nelle mani di de Gemmis verosimilmente in modo accidentale, forse nel corso delle sue sempre fruttuose peregrinazioni tra mercatini e rigattieri. Tanto più importante, in quanto, come risulta dal titolo pur scarsamente leg- gibile riportato sul dorso, esso era parte di più volu- 10 Desumiamo la notizia dal breve profilo del personaggio ripor- tato sul sito web del Comune di Oria. Ovviamente siamo con- sapevoli della dubbia scientificità delle notizie desunte dal web, ma altrettanto ovviamente ci riserviamo di approfondire la ri- cerca su altre più accreditate fonti in seguito, al fine di pubbli- care un’edizione critica del manoscritto in oggetto. V mi manoscritti contenenti l’intera Descrizione del Marciano, che certamente dovevano essere conserva- ti nella biblioteca del vescovo oritano. E’ altresì evidente che questo fu il solo volume per- venuto in possesso di de Gemmis: una rapida ricerca tra i suoi fondi conservati presso la Biblioteca Pro- vinciale Santa Teresa dei Maschi di Bari, un tempo Biblioteca de Gemmis, ha infatti dato risultati nulli, confermando quanto già avevamo sospettato leggen- do la lettera d’accompagnamento al manoscritto. Di- fatti, siamo del parere che difficilmente de Gemmis avrebbe alienato una sola parte di un’opera comple- ta composta di quattro: verosimilmente, se li avesse posseduti tutti, egli li avrebbe donati nella loro inte- grità. O li avrebbe tenuti. Invece, un solo volume di un’opera che egli certamente sapeva essere compo- sta di più parti, e per di più non di suo particolare interesse11, ha potuto costituire un dono riguardevo- 11 Egli era notoriamente cultore di studi e ricerche storiche so- prattutto sulla Provincia di Terra di Bari. VI le per il Petraglione, notoriamente interessato agli studi di storia salentina. In ogni caso, la provenienza non è il solo elemento di interesse del manoscritto in questione. Difatti, ab- biamo effettuato una rapida collazione tra la trascri- zione e il testo pubblicato nell’edizione a stampa, ri- scontrando sostanziali differenze nei contenuti. Dal che, nonostante alcune integrazioni evidentemente posteriori ai contenuti originali dell’opera di Marcia- no12, non escludiamo l’ipotesi di trovarci in presenza di una copia manoscritta della Descrizione quasi del tutto franca dalle interpolazioni poi apportate dall’oritano Domenico Antonio Albanese (1638- 1685), trascrittore/curatore della versione che Mi- chele Tafuri dette poi alle stampe, e che si ritrova nella maggioranza dei pur scarsi manoscritti del Marciano oggi esistenti. 12 Ci stiamo riferendo alle note biografiche dei vescovi successi- ve al 1628, anno della morte del Marciano. VII Ipotesi suggestiva, ma che avrebbe una sua fonda- tezza nella notazione che durante l’episcopato orita- no il Kalefati prelevò dalla Biblioteca del Marchese Imperiali di Latiano il manoscritto autografo dell’Albanese dell’Historia dell’antichità di Oria, fa- cendolo trascrivere in copie oggi conservate in alcu- ne biblioteche salentine13. E, in via del tutto suppositiva, azzardiamo una ulte- riore suggestione: che possa essere stato lo stesso Kalefati a elaborare la versione dell’opera di Marcia- no integrata con il testo di Albanese, e a passarla al Tafuri perché ne curasse la pubblicazione. Dalla ra- pida collazione effettuata, infatti, le interpolazioni di maggior portata rilevate nella versione a stampa ri- guardano quasi tutte la città di Oria o elementi a es- sa riconducibili14. Un tacito omaggio del vescovo alla 13 Una si trova nella Biblioteca Comunale “De Pace-Lombardi” di Oria. Anche questa notizia è desunta dal web, e sarà appro- fondita nelle future ricerche. 14 In particolare, il testo a stampa contiene un intero capitolo dedicato ai vescovi oritani, che risulta del tutto assente nel manoscritto Kalefati-de Gemmis. VIII città che gli diede lustro e nel quale egli concluse luminosamente la sua vita terrena. Il tutto, ovvia- mente,