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GIANNI SCHICCHI

Libretto di ispirato a un episodio del canto XXX della Commedia di

Gianni Schicchi (2016 ‐ Teatro dell’ di Roma) regia Damiano Michieletto, scene Paolo Fantin

adattamento cinematografico e regia di Damiano Michieletto prodotto da Genoma Films e DO Consulting & Production

Gianni Schicchi (2016 ‐ Teatro dell’Opera di Roma) regia Damiano Michieletto, scene Paolo Fantin

LOGLINE

Gianni Schicchi, un furbo faccendiere toscano, riesce con un abile stratagemma ad intascare la cospicua eredità del vecchio mercante Buoso Donati, appena deceduto. Tutti gli avidi parenti accorsi per ottenere l’eredità verranno cacciati di casa a bocca asciutta.

PRESENTAZIONE

Prendete “Parenti serpenti” di Monicelli, immaginate una musica frizzante e incalzante e un gruppo di cantanti‐attori in grado di dar vita attraverso il canto ad un gruppo di famigliari avidi e truci: avrete l’opera comica in un atto “Gianni Schicchi”. L’opera è stata scritta nel 1918 e prevede un’ambientazione medievale, essendo basata su un personaggio dantesco. Un d’opera che si presta ad essere trasformato in sceneggiatura grazie ad una storia vivace, un ritmo incalzante, e a 15 spassosi personaggi. Un’opera lirica che sembra proprio l’antesignano della più felice commedia all’italiana.

SOGGETTO

Il ricco mercante e collezionista toscano Buoso Donati, muore improvvisamente a casa sua. La morte è avvolta nel mistero e forse qualcuno ha contribuito al decesso del vecchio, per poter velocizzare la possibilità di ottenere la sua fortunatissima eredità. Tutti i parenti accorrono per piangere la scomparsa di Buoso, ma in realtà stanno solo aspettando di capire dove andranno a finire i soldi del vecchio e iniziano a mettere a soqquadro la casa alla ricerca del testamento. Una volta trovatolo, scoprono la tremenda notizia: Buoso Donati ha lasciato tutta l’eredità al vicino convento di frati, senza intestare nulla agli avidi parenti.

Indecisi su cosa fare, i parenti decidono di affidarsi a Gianni Schicchi, un furbo faccendiere famoso per essere in grado di muoversi con disinvoltura tra i cavilli della legge. Inizialmente Schicchi rifiuta di aiutarli a causa dell'atteggiamento sprezzante che la famiglia Donati, dell'aristocrazia fiorentina, mostra verso di lui. Ma le preghiere della figlia Lauretta, innamorata di Rinuccio, il giovane nipote di Buoso Donati, lo spingono a tornare sui suoi passi, soprattutto quando scopre che i due aspettano un figlio. Schicchi decide di escogitare un piano: dato che nessuno è ancora a conoscenza della morte del vecchio riccone, ordina che il cadavere di Buoso venga nascosto per poterne prendere lui stesso il posto e dettare al notaio un nuovo testamento. I parenti accettato l’idea, il cadavere di Buoso viene nascosto in frigorifero e ognuno segretamente inizia a corrompere Schicchi per assicurarsi la parte più cospicua di eredità.

Fingendosi Buoso Donati, Schicchi declina dinanzi al notaio le ultime volontà e quando dichiara di lasciare i beni più preziosi al suo «caro, devoto, affezionato amico Gianni Schicchi», i parenti comprendono la terribile beffa ed esplodono in urla furibonde. Ma il finto Buoso li caccia dalla casa, divenuta ora di sua esclusiva proprietà e rimane con la figlia Lauretta e Rinuccio.

Gianni Schicchi (2016 ‐ Teatro dell’Opera di Roma) regia Damiano Michieletto, scene Paolo Fantin I PERSONAGGI

BUOSO DONATI Buoso è il discendente di una nobile famiglia fiorentina, una di quelle con lo stemma. Possiede case, rendite e molti terreni. Non si è mai sposato e non ha mai avuto figli: per questo in città si mormora che sia gay. E’ un collezionista d’ e d’auto d’epoca. Purtroppo per lui è appena morto in casa dopo una lunga malattia che si era stabilizzata lasciandolo bloccato a letto ma ancora in grado, pur con una paralisi, di mandare avanti i suoi affari. La villa di Buoso è vicino a Fiesole, immersa in un grande parco.

GIANNI SCHICCHI 50 anni. Gianni è un commercialista di Napoli trasferito a Firenze dove ha aperto uno studio e pratica la sua attività. Zita e Simone lo considerano un “plebeo”, uno che viene dal Sud, dal popolino, mentre loro si ritengono degli aristocratici. Schicchi è furbo, incarna la maschera di Pulcinella: è scaltro, sornione, istrionico. Ha l’istinto del faccendiere, abilissimo a muoversi tra i cavilli della legge.

LAURETTA Figlia di Schicchi, 21 anni. Una bella ragazza dall’aria solare, figlia di genitori del Sud. Incarna la positività della sua terra, il lato accogliente, materno, generoso. Ha un grande segreto che porta con sé nel grembo e non ha avuto ancora il coraggio di confessarlo al padre. È studentessa all’ultimo anno di filosofia, si sta per laureare e questa gravidanza è arrivata in modo inaspettato.

ZITA Detta “La Vecchia”, cugina di Buoso, 60 anni. Gestisce una casa d’aste ed era in affari col cugino, di cui ha sempre subìto il successo. È un donna terribile che incute timore, dal piglio austero. È ricchissima, ed ora ha tutte le intenzioni di tirare fuori gli artigli pur di accaparrarsi quella casa e tutto ciò che contiene. È arrivata alla villa con la sua bella Mercedes. Fuma sigarette elettroniche. È una donna sentenziosa e sprezzante, incapace della più minima empatia. Ha una casa nella zona nobile di Firenze, appena fuori il centro tra le colline.

RINUCCIO Nipote di Zita, 24 anni. Rinuccio odia i suoi parenti e l’ipocrisia che respira in casa. Orfano dei genitori, Rinuccio vive con la zia. Ha frequentato l’alberghiero e ora fa il cuoco in centro a Firenze. Orgoglioso del suo lavoro mentre la zia lo considera uno sfigato, ha conosciuto Lauretta e tra loro è scoccata la scintilla. Ha una bella moto con cui ama sfrecciare per la campagna toscana. In una di queste scampagnate ha portato con sé Lauretta, hanno fatto l’amore e ora la ragazza è incinta. Lui l’ha saputo e adesso è teso, preoccupatissimo perché non l’ha ancora confessato a nessuno. Come farà ad affrontare la nascita del figlio?! E’ proprio nel panico, ma non lo può far vedere... Il denaro che Rinuccio potrebbe ricavare dell’eredità gli consentirebbe di sistemarsi e poter sposare Lauretta.

GHERARDO, NELLA e GHERARDINO Gherardo (nipote di Buoso, 40 anni); Nella (sua moglie, 34anni); Gherardino (loro figlio, 7 anni). La famiglia di Gherardo vive come in un “American dream”. Lui ha una concessionaria d’auto, ama seguire lo sport in televisione e ha chiamato il figlio col suo nome, perché cosi fanno in America. Gherardino, ossia Gherardo Jr., è cicciottello, figlio unico, viziato, cresciuto costantemente davanti ad un display e una scatola di dolci. Nella è una bella bionda appariscente che un paio d’anni fa ha deciso di rifarsi il seno e ogni giorno va in palestra. Nella non lavora, è una donna di casa e ama passare molto tempo con le amiche. Ama abbronzarsi in giardino ed è considerata il sogno erotico del vicinato.

BETTO Cognato di Buoso, povero e malvestito, età indefinibile, vive a Signa. Aveva sposato la sorella di Buoso che poi è morta. Betto è considerato la pecora nera della famiglia. Tutti hanno verso di lui un misto di compassione e fastidio. È uno che passa le giornate al bar ed è per questo che sarà il primo a sapere cosa dicono a Signa... Per lui l’eredità è l’unica chance che può avere nella vita, anche perché alla morte della moglie, Buoso aveva fatto in modo che Betto non ereditasse nulla. Quindi lui ha un conto in sospeso con Buoso: lo ha sempre odiato e questa per lui è la sua vendetta.

SIMONE Fratello di Zita e cugino di Buoso, 70 anni. Simone è il più vecchio di tutti. È sordo, porta un apparecchio acustico. In passato è stato sindaco a Fucecchio. È un uomo di estrema destra, legato al fascismo. Simone ha fatto carriera in banca dove è arrivato a ricoprire il ruolo di direttore per vent’anni. Ora è in pensione.

MARCO, La CIESCA Marco (figlio di Simone, 45 anni) è un uomo compresso e castrato dal padre e con una moglie che lo domina. Lavora nella banca dove il padre è stato direttore. La Ciesca (moglie di Marco, 38 anni) lo tratta come un ebete ed è insofferente verso di lui. La Ciesca ha lo sguardo di una donna abituata a bere. Si veste in modo severo, elegante ma non appariscente e tradisce regolarmente il marito con il capo dell’agenzia immobiliare presso cui lavora. È fin troppo ovvio notare che la coppia Ciesca‐Marco (litigiosi, taciturni, sterili) sia in aperta competizione con l’altra coppia Nella‐ Gherardo (espansivi, positivi, sorridenti). Ciesca e Nella si odiano nel profondo, due donne all’opposto, non hanno nulla in comune.

Maestro SPINELLOCCIO Medico, 65 anni. Ha problemi alla vista, porta un vecchio modello di occhiali bifocali. E’ stato per tutta la vita il medico di Buoso, ora non è più in servizio ma per amicizia con Buoso è solito ogni tanto passare per casa per assicurarsi della salute del suo caro amico. Probabilmente anche Spinelloccio è gay come lo era Buoso.

Ser AMANTIO di Nicolai Notaio 70 anni. È un altro vecchio, ricco sfondato.

PINELLINO, calzolaio GUCCIO tintore Sono due persone fidate che il Notaio utilizza ogni volta che deve stipulare degli atti in cui è richiesta la presenza di testimoni. Sfortunatamente per loro hanno subìto da poco un incidente automobilistico, per cui si trovano un po’ acciaccati. Pinellino ha preso il colpo della strega e porta un collare che gli blocca i movimenti cervicali, mentre Guccio ha un braccio ingessato.

NOTE DI REGIA

Il progetto di realizzare un film a partire dall’opera Gianni Schicchi nasce nel 2012 quando ho messo in scena quest’opera in una produzione a Vienna, al . Lo spettacolo ebbe molto successo e subito mi resi conto che quest’opera aveva tutte le caratteristiche per poter funzionare bene sul grande schermo: una storia concisa e ben delineata, dei personaggi caratterizzati in modo credibile, un libretto costruito con battute brevi, incalzanti ritmate, i giusti colpi di scena, un finale a sorpresa e una musica, quella di Giacomo Puccini, che mirabilmente unisce e allo stesso tempo potenzia tutta la storia. Conosco molti libretti d’opera e posso dire con certezza che questa invenzione originale di Giovacchino Forzano, basata su un personaggio della Divina Commedia, è uno dei migliori esempi di scrittura per il teatro musicale. L’idea stessa di Forzano di prendere come riferimento non già un testo preesistente, ma di basarsi solo su un personaggio che si trova nell’ di Dante è secondo me originalissima e l’autore è riuscito a ricavarne una struttura drammaturgica da fare invidia ai migliori sceneggiatori contemporanei! Forte di una conoscenza e di una consapevolezza della storia che avevo acquisito lavorando sulla in scena teatrale, ho iniziato ad immaginare una visione per un racconto filmico. Uno dei riferimenti estetici che subito mi sono venuti in mente è stato Wes Anderson, con i suoi colori saturi, i personaggi scolpiti con livelli cromatici contrastanti in grado di rendere il lato paradossale della vicenda e renderla accattivante per uno spettatore di oggi. Non dimentichiamoci che questa storia è ambientata nel Medioevo, e nel redigere la sceneggiatura a partire dal libretto, la sfida è stata quella di trasportare la vicenda in una dinamica contemporanea. Altro riferimento per me importanti è stata la commedia all’italiana, su tutti direi il film Parenti serpenti di Mario Monicelli, dove un’avida famiglia si ritrova in casa e sotto una apparente facciata di buone maniere nasconde una grossa fetta di ipocrisia che condurrà ad un finale tragico. In Gianni Schicchi il finale tragico è invece ribaltato e costituisce il punto di partenza: la morte di Buoso Donati, il ricchissimo parente, costituisce il motivo per cui tutti i congiunti si precipitano a casa con l’ambizione di ottenere l’eredità più cospicua. Una prima invenzione che ho apportato alla storia è un prologo in cui la morte di Buoso accade non come un incidente naturale, ma sotto alla sua morte c’è in realtà lo zampino dei cugini più anziani, i fratelli Zita e Simone, che ormai vecchi anche loro, e avidi di ottenere l’eredità, si macchiano dell’omicidio di Buoso. Ogni parente giunge alla casa con motivazioni personali che lo portano a guerreggiare per i soldi, in una partita che non fa sconti a nessuno. Il giovane Rinuccio è l’unico diverso tra tutti i parenti, ma per un motivo particolare su cui arriva la seconda invenzione drammaturgica: Rinuccio e Lauretta, la figlia di Schicchi, aspettano un bambino. Questa idea, che non fa parte dell’originale, costituisce la possibilità di rendere narrativamente più coesa la storia e di dare una ragione chiara e necessaria a Gianni Schicchi per fare quello che fa, cioè acquisire l’eredità di Buoso, allo scopo poi di lasciarla ai due novelli sposi. Questi sono due esempi di come la sceneggiatura, pur non aggiungendo o modificando nessuna battuta del libretto, che sarà integralmente originale, (anche per non disattendere le aspettative degli appassionati dell’opera lirica che già conoscono Gianni Schicchi e che in qualche modo vogliono gustarsi l’opera che amano), riesce tuttavia ad essere incisivamente diversa rispetto alla lettura tradizionale della storia.

In ogni pagina ho lavorato per trovare ambientazioni, dettagli, sguardi, conflitti che possano illuminare la sceneggiatura dal punto di vista cinematografico, con il chiaro desiderio non di trasferire l’opera sullo schermo ma di farne un vero e proprio film. L’opera potrebbe essere vista quasi come un antesignano del musical. Il film si avvicinerà ad un musical anche per l’utilizzo del linguaggio coreografico utile ad impostare alcune scene. Quindi i cantanti balleranno, canteranno e reciteranno. Un altro dettaglio importante è il fatto che il canto scritto da Puccini non si ripete mai, è un flusso continuo senza interruzione, con un testo che viene scandito in modo naturale e del tutto comprensibile dal pubblico. Su questo verterà anche un particolare lavoro con il cast, con l’obiettivo di ottenere una precisa pronuncia dal cast coinvolto. Il lavoro su Gianni Schicchi, prende avvio anche dall’esperienza accumulata quest’anno con la produzione di , per il Teatro dell’Opera di Roma, andata in scena al Circo Massimo e ripresa da Rai Cultura , in cui oltre alla messa in scena teatrale c’è stata una ripresa filmica live attraverso l’utilizzo di tre steadycam che gli operatori utilizzavano muovendosi sul palcoscenico tra i cantanti. Il risultato è stato molto apprezzato e questo mi ha dato la fiducia che, avendo delle idee giuste, si può riuscire a creare un buon film a partire da un’opera lirica. Particolare attenzione verrà riservata alla registrazione live del canto, in modo che le voci siano tutte in presa diretta, senza nessun playback. Una sfida che comporta dei rischi e delle complicazioni ma che di sicuro renderà un effetto di credibilità assolutamente necessario per fare un film.

Damiano Michieletto

Gianni Schicchi (2016 ‐ Teatro dell’Opera di Roma) regia Damiano Michieletto, scene Paolo Fantin

PUCCINI E IL CINEMA

Giacomo Puccini è uno dei compositori italiani più rappresentati al mondo, con oltre 12.000 spettacoli all’anno e solo di e Bohème, senza contare , , , le due tra le cinque opere più famose e amate assieme alla Traviata di Verdi, al Flauto Magico di Mozart e alla Carmen di Bizet. Protagonista assoluta dei cartelloni teatrali di tutto il mondo, la sua musica ha da sempre un rapporto privilegiato con l’arte cinematografica, e non solo per il costante utilizzo di famosi brani di sue opere da parte di autori di film, per la realizzazione di film opera, di racconti cinematografici e biografie dedicate al compositore o ai grandi interpreti. Il rapporto di Puccini con il grande schermo inizia ai tempi del muto, quando le sue musiche vengono scelte per accompagnare dal vivo le immagini dei film, per poi passare a partire dal 1914 alle pellicole americane, quindi italiane, con film dedicati a Manon Lescaut, Madama Butterfly, , Bohème, Tosca, e ancora, dopo una pausa di quasi trent’anni, a film e fiction dedicati alla vita del Maestro.

In realtà si può dire che Puccini anticipa certe dinamiche cinematografiche, tanti sono i richiami e gli influssi reciproci tra le sue musiche e il cinema del Novecento, e altrettanto insistenti sono le modalità narrative della nascente cinematografia innestate sulle sue ultime opere. Puccini, secondo le sue parole, persegue «un lavoro di grande novità», vuole qualcosa di moderno, rapido e vertiginoso «come la vista di una apparizione cinematografica». Puccini è molto attento ai richiami dei musicisti dell’epoca, alle loro poetiche, e in generale a tutto ciò che rappresenta la novità, cogliendo immediatamente la portata rivoluzionaria di certe atmosfere rarefatte di Schönberg, della ritmica seducente di Stravinskij, della raffinatezza di colori di Debussy e di tanti altri compositori che irrompevano nel nuovo secolo appena iniziato. Il contatto con i circoli culturali più all’avanguardia rende imprescindibile un tentativo di emancipazione dal provincialismo. Contemporaneamente si erano moltiplicate per lui le opportunità di ascolto dei capolavori musicali del Novecento: Pelléas et Mélisande di Debussy, Salome e Elektra di Richard Strauss, Petruška e Sacre du Printemps di Stravinsky, Pierrot Lunaire di Schönberg. Solo alla luce di tali premesse è possibile comprendere in Puccini la smania di ricerca di nuovi soggetti, il desiderio di elaborare nuove forme drammaturgicamente convincenti, e da straordinario musicista e uomo di teatro, Puccini cerca la sua strada, in un equilibrio perfetto fra tradizione e innovazione.

La modernità del linguaggio di Puccini è una delle caratteristiche principali della sua arte, che raggiunge proprio nel Gianni Schicchi, e poi in Turandot, il suo più alto livello di espressione. Gianni Schicchi è un’esplosione ‘musicale’, una sorta di liberazione dopo il difficile passaggio di secolo fra l’Ottocento e il Novecento: il desiderio di novità si scontra con una prassi ancora legata a modelli tradizionali e con un pubblico che non vede di buon occhio i cambiamenti, soprattutto all’interno di un genere considerato patrimonio nazionale e in quanto tale immutabile. Fin dai primi del ‘900 Puccini persegue l’idea fissa di uno spettacolo d’opera composto da tre atti unici ispirati a Dante, dal titolo inequivocabile di Inferno, e , che lui tradurrà in musica e canto attraverso le principali categorie artistiche e umane: il tragico, il sentimentale e il comico.

SCRITTO E DIRETTO DA

DAMIANO MICHIELETTO

Damiano Michieletto è emerso sulla scena internazionale come uno dei rappresentanti più interessanti della giovane generazione di registi italiani. Ha studiato regia presso la Scuola d’Arte Drammatica di Milano Paolo Grassi e si è anche laureato in lettere moderne presso l’università di Venezia.

La sua produzione di Švanda il pifferaio di Jaromír Weinberger, acclamata dalla crtica al Wexford Festival del 2003, ha vinto l’Irish Times/ESB Theatre Award.

Le sue altre produzioni operistiche includono L’ Italiana in Algeri al Teatro Olimpico di Vicenza, in una co‐produzione del di Pesaro e i Teatri d’opera di Bologna e Verona (la produzione ha vinto nel 2008 il Premio Franco Abbiati), , , Luisa Miller e a Zurigo, Roméo et Juliette e il ciclo Mozart/Da Ponte al Teatro di Venezia, Die Entführung aus dem Serail al di Napoli, di seta al Rossini Opera Festival e al Teatro alla Scala, Milano, Il Barbiere di Siviglia al Grand Théâtre de Genève, Madama Butterfly a Torino, L’elisir d’amore a Valencia, Graz e Madrid, The Greek Passion di Martinů di , Così fan tutte al New National Theatre di Tokyo, al Theater an der Wien e alla Royal Opera di Copenhagen, al Teatro alla Scala, al Theater an der Wien e The Rakes’ Progress presso l’Opernhaus di Lipsia e il Teatro La Fenice di Venezia, Die Zauberflöte alla Fenice di Venezia.

Ha fatto il suo debutto al Festival di Salisburgo con La Bohème nel 2012 vi è ritornato per nel 2013 e nel 2014.

La stagione 2014/15 include , alla Nederlandse Opera di Amsterdam, Guillaume Tell a Londra e alla Royal Opera House, nonché riprese delle sue produzioni de Il Barbiere di Siviglia all’Opéra di Parigi e Così fan tutte al di Barcellona.

La stagione 2015/2016 prevede nuovi allestimenti di e al Covent Garden di Londra, di Rossini al Theater an der Wien di Vienna, Cendrillon alla Komische Oper di Berlino, La donna del lago a Pesaro; nella stagione 2016/2017, la nuova opera Acqua granda a Venezia. Samson et Dalila a Parigi, Cavalleria rusticana e Pagliacci a Sydney, Falstaff a Milano, Il viaggio a Reims a Copenaghen e Roma, Die Zauberflöte a Firenze, Rigoletto ad Amsterdam.

Tra gli impegni recenti e futuri: a Roma, Valencia e Torino, Die Lustige Witwe a Venezia, Roma e Napoli, Midsummer Nigth’s Dream a Vienna, a Parigi e Londra, a Venezia, Der Ferne Klang a Francoforte, Salome e Intolleranza 1960/Erwartung al Teatro alla Scala, Der Rosenkavalier a Brussels, Les contes d’Hoffmann a Londra.

Oltre all’intensa attività in campo lirico, Damiano Michieletto è attivissimo anche nel teatro di prosa, altrettanto importante nel suo percorso artistico. Ha portato in scena un’originalissima e apprezzatissima edizione de Il Ventaglio di Goldoni; è stata poi la volta L’Ispettore generale di Gogol con il Teatro Stabile del Veneto, in una visione corrosiva e coinvolgente.

Nelle stagioni scorse Damiano Michieletto ha curato la regia, per il Piccolo Teatro di Milano di Divinas palabras di Ramón María del Valle‐Inclán, testo fondamentale e visionario del teatro spagnolo del Novecento, sospeso tra il tragico e il grottesco e de L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht.

Il Viaggio a Reims (2017 ‐ Teatro dell’Opera di Roma) regia Damiano Michieletto, scene Paolo Fantin

ORCHESTRA del TEATRO DELL’OPERA di ROMA diretta da

STEFANO M0NTANARI

Diplomato in violino e pianoforte con il massimo dei voti e lode. Dal 1995 al 2012 è stato primo violino concertatore e direttore dell'Accademia Bizantina di Ravenna, ensemble specializzato in musica antica, con cui ha effettuato tournée in tutto il mondo, è primo violino e direttore de “L’Estravagante” e collabora in veste di direttore e solista con i gruppi più importanti a livello internazionale. Affianca la sua attività di concertatore, direttore e musicista a quella di insegnante, è docente di violino barocco presso l’Accademia Internazionale della Musica di Milano, presso il Conservatorio “Dall’Abaco” di Verona. È stato protagonista nel 2007 e nel 2011 del Concerto di Natale e del concerto per la Festa della Repubblica al Senato dove ha diretto l'orchestra barocca di Santa Cecilia di Roma ed ha eseguito in diretta Eurovisione le Quattro Stagioni di A. Vivaldi. Come direttore è regolare ospite di teatri quali Teatro “Coccia” di Novara, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Donizetti di Bergamo, Teatro “La Fenice” di Venezia, Opera di Lyon, Opera Atelier di Toronto e di Palermo. Da 6 anni è direttore del progetto giovanile europeo “Jugendspodium Incontri musicali Dresda‐Venezia”. Per la sua incisione delle Sonate Op.5 di A. Corelli ha ottenuto il Diapason d’or in Francia e nel 2007 e 2010 il premio Internazionale MIDEM, come miglior disco dell’anno di musica barocca, mentre “O Solitude” inciso per Decca ha ricevuto la nomination al Grammy Award 2012. Nel 2012 la sua Carmen di G. Bizet all'Opera di Lyon è stata eletta miglior opera dell'anno dal pubblico francese (video trasmessa sul canale satellitare MEZZO). Ha pubblicato delle Sonate e Partite J.S.Bach per la rivista Amadeus, ed il suo “Metodo per violino Barocco”, per la casa editrice musicale Carisch.

SCENOGRAFIA

PAOLO FANTIN

Paolo Fantin nasce nel 1981 a Castelfranco e compie gli studi secondari all’Istituto Statale d’Arte di Venezia. Nel 2004 si diploma in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e l’anno successivo consegue la specializzazione in Scenografia e Scenotecnica.

Tra il 2006 ed il 2007 Paolo Fantin crea le scenografie per The little sweep di Benjamin Britten (regia di S. Patarino) e per Amahl e gli ospiti notturni a Rovigo e ripreso poi anche al Grand Theatre de Corbeil‐Essonne in Francia; lavora poi per Sette piani, spettacolo di prosa tratto da un romanzo di Buzzati (regia di P. Valerio) in scena a Verona.

Dal 2004 comincia la sua collaborazione con Damiano Michieletto per l’allestimento de Il Piccolo Spazzacamino di Benjamin Britten prodotto dall’Ente Luglio Musicale Trapanese, e con il regista veneto presenta anche un progetto scenico per Le nozze di Figaro alla Komische Oper di Berlino e al “Ringaward”, concorso internazionale promosso dall’Opera di Graz, qualificandosi tra i primi 9 finalisti. Inizia così un sodalizio artistico che porta Fantin e Michieletto a lavorare per importanti produzioni, sia operistiche sia di prosa, in alcuni dei più prestigiosi teatri d’Italia e del mondo.

Tra il 2005 ed il 2010 Fantin firma le scene per lo spettacolo di prosa Il Friuli di e per l’opera La bella e la bestia in prima esecuzione assoluta con musiche di M. Tutino e libretto di G. Di Leva al Teatro Comunale di Modena; per il ROF di Pesaro è scenografo de La gazza ladra, spettacolo che riceve il Premio Franco Abbiati 2008 per la regia, de , produzione ripresa anche al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia, e di , per il quale si vedrà insignire dell’importante riconoscimento del Premio Franco Abbiati 2011, insieme alla costumista Carla Teti, per le migliori scene e costumi; lavora al di Genova per le scene de Il cappello di paglia di Firenze di N.Rota; crea le scenografie per Jackie’O di M.Daugherty per il Lugo Opera Festival in co‐produzione con il Teatro Comunale di Bologna; dà forma a Das Land des Lächelns di F. Lehar al Teatro Verdi di Trieste ed ottiene un grande successo con le scene di Lucia di Lammermoor all’Opernhaus Zürich. Inoltre firma le scene di Roméo et Juliette di C. Gounod al Teatro La Fenice di Venezia, di Die Entführung aus dem Serail al Teatro San Carlo di Napoli, di Luisa Miller e di una nuova produzione de Il Corsaro a Zurigo.

Successivamente si occupa della realizzazione de Il Barbiere di Siviglia al Grand Théatre di Ginevra, Madama Butterfly al di Torino, Elisir d’Amore al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia in coproduzione con il Teatro Real di Madrid, Così fan tutte al New National Theatre di Tokyo con scene e costumi, The Greek Passion di B. Martinù al Teatro Massimo di Palermo. Tra le produzioni seguite dal 2011 in poi sono da ricordare in particolar modo , Nozze di Figaro e Così fan tutte al Teatro La Fenice di Venezia, La Bohème al Festival di Salisburgo e a Shangai, Trittico di G.Puccini al Theater an der Wien e a Copenhagen, L’elisir d’Amore a Madrid e a Graz, Poliuto a Zurigo.Nel 2011 viene insignito del prestigioso Premio della critica musicale “Franco Abbiati”, in particolare per le scene degli spettacoli Madama Butterfly (Torino, Teatro Regio), Sigismondo (Pesaro, Rossini Opera Festival) e Don Giovanni (Venezia, Teatro la Fenice).

Il 2013 si apre con una nuova produzione di Un ballo in maschera alla Scala, Falstaff al Festival di Salisburgo, e prosegue con Scala di seta per il Teatro alla Scala di Milano, Idomeneo al Theater an der Wien e con una ripresa di Elisir d’amore a Madrid. Realizza anche le scenografie di spettacoli di prosa come Il ventaglio di Carlo Goldoni, L’ispettore generale di Gogol, Divinas Palabras e e prossimamente L’opera da tre soldi, sempre in team con Damiano Michieletto. Nel 2017 ha vinto il prestigioso Oscar della Lirica come migliore scenografo, consegnato ufficialmente nel mese di dicembre dello stesso anno all’ Opera di Hai Nan in Cina. Tra i suoi impegni troviamo Idomeneo a Tokyo, Rake’s progress a Lipsia e Venezia, Cenerentola al Festival di Salisburgo, Guillaume Tell e Cavalleria rusticana e Pagliacci a Londra (produzione che ha vinto il prestigioso Olivier Award, il più ambito riconoscimento del mondo teatrale inglese), Viaggio a Reims ad Amsterdam, Die Zauberflőte a Venezia, Un ballo in maschera a Bologna, Così fan tutte a Barcellona e L’Elisir d’amore a Bruxelles, Otello al Theater an der Wien di Vienna, Cendrillon alla Komische Oper di Berlino, La donna del lago a Pesaro Samson et Dalila a Parigi, la nuova opera Acqua granda a Venezia, Rigoletto ad Amsterdam; La damnation de Faust a Roma, Die Lustige Witwe a Venezia, Midsummer Night’s Dream a Vienna, Don Pasquale a Parigi, Macbeth a Venezia; tra i futuri impegni, Salome e Intolleranza 1960 con Erwartung al Teatro alla Scala di Milano, Der Rosenkavalier a Bruxelles, Les contes d’Hoffmann a Londra, Béatrice et Bénedict a Lione.

SCHEDA DEL FILM

Titolo GIANNI SCHICCHI

Regia DAMIANO MICHIELETTO

Adattamento DAMIANO MICHIELETTO

dal libretto “Gianni Schicchi” di Giovacchino Forzano

Musica GIACOMO PUCCINI

Orchestra TEATRO OPERA DI ROMA

Direttore STEFANO MONTANARI

Scenografia PAOLO FANTIN

Formato HD

Durata 75’

Durata riprese 4 SETTIMANE

Lingua originale Italiano

Produzione GENOMA FILMS

In associazione con DO CONSULTING & PRODUCTION

NOTE DI PRODUZIONE

Il film opera è stato spesso considerato un genere minore e sicuramente lo è, se rapportato ai grandi generi del cinema classico. Non gli ha giovato il suo definirsi in rapporto ad un’altra forma d’arte, la lirica. È apparso spesso come un ibrido, il risultato di una commistione di linguaggi in cui la tradizione, l’iconografia, i modelli narrativi e anche il divismo erano quelli del melodramma musicale trapiantati in un contesto, quello cinematografico, che si prestava a fare solo da contenitore. Tuttavia bisogna ricordare che il film opera è uno dei più rilevanti generi autoctoni della cinematografia italiana e nel suo periodo d’oro, dai primi anni del muto fino a tutti gli anni 50, è stato ricco di risultati tutt’altro che trascurabili. L’opera lirica inoltre ha un enorme rilievo nella storia culturale del nostro paese, al punto che le sue narrazioni, le sue forme, sono parte integrante di un paesaggio immaginario che definisce l’italianità. Il film opera è cinema impuro per definizione e questo lo rende un oggetto di confine un po’ come i musical americani; trova la sua identità di genere nel rapporto con il melodramma musicale rendendo evidente la relazione che il cinema intrattiene con le altre forme d’arte. Ed è proprio questo aspetto che ha stimolato la curiosità e l’interesse di Damiano Michieletto che in questa sua regia guarda al cinema come ad un oggetto dinamico la cui ricchezza sta proprio nella capacità di assimilare forme culturali e artistiche diverse. Gianni Schicchi scritta nel 1918 viene ora riletta in un set assolutamente contemporaneo grazie ad una storia vivace, un ritmo incalzante, e a quindici spassosi personaggi. Un’opera lirica che rimanda alla commedia all’italiana, ma anche a e ai musical di Stephen Sondheim.

Nella convinzione di voler mettere in risalto quanto sia cinematograficamente ricca, originale e produttiva questa operazione di commistione di forme diverse, abbiamo concepito due strategie produttive. Una che si ispira al modello europeo, caratterizzato da una linea di sviluppo editoriale più orientata al prodotto, l’altra ispirata al modello americano, più orientato al mercato della distribuzione (market‐oriented). Sulla base di questo mix strategico, stiamo lavorando per individuare partner interessati ad entrare in coproduzione e al pre‐ acquisto per le vendite estere, nonché eventualmente alla distribuzione su altri territori di coproduzione. In particolare Francia, Germania e Giappone saranno un potenziale mercato elettivo, in considerazione dell’enorme seguito che la lirica, e in particolare Puccini, godono in quei paesi. Il film evento sarà inoltre proposto in esclusiva, prima dell'uscita in sala, nel circuito dei festival internazionali (Venezia, Toronto, Festa del Cinema di Roma, Berlino): la strategia distribuzione sarà orientata tra l’uscita in sala e il broadcast televisivo satellitare. Grazie alle sale cinematografiche digitalizzate e alla connessione satellitare si potrà pianificare e realizzare la diffusione dell’evento anche a livello internazionale moltiplicando la copertura del pubblico.

LA PRODUZIONE ‒ GENOMA FILMS Genoma Films, casa di produzione e distribuzione cinematografica, nasce nel 2016 da un’idea di Paolo Rossi, che dopo anni di vita trascorsa nel mondo delle eccellenze dell'industria italiana, decide di esprimere quell'amore per l'arte che ha sempre celato dentro di sé. L'obiettivo della società è quello di produrre film indipendenti di alto valore artistico e distribuirli attraverso le principali piattaforme cinematografiche e media italiani. In pochi anni, la società ha prodotto e distribuito film e documentari con ottimi risultati e numerosi importanti riconoscimenti. Nel 2016 produce il lungometraggio Nobili Bugie, opera prima di Antonio Pisu, girato interamente nella provincia di Bologna, con Claudia Cardinale, Giancarlo Giannini, Raffaele Pisu e Ivano Marescotti. Il film ha ottenuto un posizionamento ‐ eccezionale per un'opera prima ‐ al box office. Tra i numerosi premi ha ricevuto il premio Kineo alla 74° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia come miglior opera prima e il Green Drop Award per aver realizzato una produzione totalmente eco‐sostenibile. Nel 2017 produce il film Il giovane Pertini – Combattente per la libertà, regia di Giambattista Assanti con Gabriele Greco e Dominique Sanda , presentato al Senato della Repubblica nel 2019. Nel 2018 in collaborazione con l'Associazione culturale Kineo, ha realizzato la prima edizione del Festival degli Dei, un festival itinerante, che ripercorre la Via degli Dei, uno dei più bei cammini d’Italia che congiunge Bologna e Firenze, da Piazza Maggiore a Piazza della Signoria: un progetto condiviso con tutte le amministrazioni ed istituzioni locali, con l'obiettivo di promuovere la cultura cinematografica e attraverso di essa tutto il territorio.

Genoma Films è stata la prima società ad accedere all’incentivo dell’art bonus per il contributo erogato nei restauri di Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmuller, proseguendo con Italiani brava gente di Giuseppe De Santis presentato alla Festa del Cinema di Roma, fino a I Vitelloni di Federico Fellini. Nel 2020 Est opera seconda di Antonio Pisu è stata presentata come film di apertura della sezione non competitiva “Notti veneziane” alle Giornate degli Autori nell’ambito della 77° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Sono in preparazione il documentario We are everywhere sulla vita di Franco Grillini con la regia di Filippo Vendemmiati, Nina dei lupi per la regia di Antonio Pisu liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro Bertante, e DAMS, un documentario per celebrare i 50 anni del corso di laurea nato all'interno della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Bologna.

Filmografia:

Nobili bugie Antonio Pisu, 2016 Mamma non vuole Antonio Pisu, 2016 ‐ cortometraggio L'Ispettore Casadei Danilo Caracciolo, 2017 – cortometraggio Il giovane Pertini Giambattista Assanti, 2017 Arpad Weisz Pierpaolo Paganelli, 2018 ‐ corto in graphic animation Il Conte Magico Diego Schiavo e Marco Melluso, 2018 ‐ docufiction 8° Scudetto Emilio Marrese, 2019 ‐ docufiction Green Pinocchio Marta Miniucchi, 2019 ‐ cortometraggio Est Antonio Pisu, 2020 ‐ in post produzione We are everywhere Filippo Vendemmiati, 2020 ‐ in lavorazione DAMS Ambrogio Lo Giudice, 2021 ‐ in lavorazione

LA PRODUZIONE ‒ DO CONSULTING & PRODUCTION

Nata come agenzia di rappresentanza di attori registi e sceneggiatori, la DO Consulting & Production creata da Daniele Orazi esordisce nel 2016 come casa di produzione.

Tra i titoli prodotti troviamo La ragazza del mondo (2016) di Marco Danieli, Vangelo (2016) di Pippo Delbono, Saremo giovani e bellissimi (2018) di Letizia Lamartire ed un documentario diretto da Francesco Patierno dal titolo Diva! (2017). Attualmente in post produzione il documentario Il coraggio del leone, diretto da Marco Spagnoli e coprodotto da Rolling Stone production e DO Consulting.

Il Viaggio a Reims (2017 ‐ Teatro dell’Opera di Roma) regia Damiano Michieletto, scene Paolo Fantin