Istituto Missioni Consolata Istituto La Tentazione Più Pericolosa È Non Assomigliare a Nulla
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da Casa Madre Anno 96 - N.11 Novembre - 2016 Perstiterunt in Amore Fraternitatis Istituto Missioni Consolata Istituto La tentazione più pericolosa è non assomigliare a nulla. (Albert Camus) FRAMMENTI DI LUCE HAVEL HAVALIM. “TUTTO E’ UN INFINITO NULLA” P. Giuseppe Ronco, IMC “Quando il Rinascimento con Erasmo, poi Con queste parole pronunciate a Parigi nel Cortile l’Illuminismo con Diderot, con Voltaire, con dei gentili (marzo 2011) e ad Assisi nell’incontro Rousseau, ma anche con il Marchese de Sade, e di preghiera delle Religioni (ottobre 2011), Julia via via fino a quell’ebreo ateo che è stato Sigmund Kristeva, nota semiologa e psicanalista francese Freud, proclamano la libertà degli uomini di origine bulgara, rivendica il diritto di esistenza e delle donne di ribellarsi contro i dogmi e le all’umanesimo secolarizzato, definito in tempi oppressioni, la libertà di emancipare gli spiriti e passati come ateismo. i corpi, di mettere in discussione ogni certezza, comandamento o valore - aprono forse essi la Il dialogo tra le religioni e l’umanesimo porta a un nichilismo apocalittico? Figlio della secolarizzato viene oggi alla ribalta come un cultura europea, l’umanesimo è l’incontro di compito missionario. Si tratta infatti di mettersi periferia esistenziale differenze culturali favorite dalla globalizzazione in relazione empatica con la dell’ateismo e dall’informatizzazione. L’umanesimo rispetta, , che pone domande fondamentali traduce e rivaluta le varianti dei bisogni di credere sul senso della vita e della morte, in un contesto e dei desideri di sapere che sono patrimonio di società che non riconosce più i valori cristiani. universale di tutte le civiltà. E’ evangelizzazione ad gentes nel senso proprio Non c’è più un Universo; la ricerca scientifica del termine, proprio perché vuole testimoniare scopre e indaga continuamente il Multiverso il Vangelo a persone intellettuali che escludono . Molteplicità di culture, di religioni, di gusti Dio dall’orizzonte della loro vita. e di creazioni. Molteplicità di spazi cosmici, La Bibbia conosce il lamento di chi percepisce di materie e di energie che coabitano con il Dio lontano, di chi dubita della sua esistenza e vuoto, che si compongono con il vuoto. Non di chi ricerca con onestà, pur senza trovarlo, il abbiate paura di essere mortali. Capace di senso ultimo della vita. Alcuni Salmi, Geremia e pensare il multiverso, l’umanesimo è chiamato Giobbe ne sono l’esempio classico. a confrontarsi con un compito epocale: iscrivere la mortalità nei multiversi della vita e del cosmo” La rivelazione accoglie all’interno di sé anche le (Julia Kristeva). oscurità di un uomo come Qohelet, sconsolato e 2 Da Casa Madre 11 / Novembre 2016 disilluso, pericolosamente vicino alla negazione Quale senso ha l’uomo e la vita? di ogni valore. Sfugge alle possibilità di questo articolo, ma Come comportarsi allora davanti a chi, per sarebbe interessante mettere a confronto le esperienza di vita, ritiene che “la sorte degli domande e le risposte sul senso dell’uomo e uomini e quella delle bestie è la stessa” (Qo della vita poste da Qohelet e dagli umanisti 3,18), di chi dice “presi in odio la vita, perché mi secolarizzati. Sono domande antiche che si era insopportabile quello che si fa sotto il sole” perpetuano nel tempo, e diventano nuove (Qo 2,17) perché l’esistenza è un’ombra assurda attraversando i contesti storici che incontrano. (6,12), di chi sostiene “migliore è l’aborto” (6,3) Impressiona l’orizzonte comune di Qohelet e dell’uomo vivo, o di chi ritiene che “tutto è un dell’umanesimo secolarizzato nel ritenere vano infinito niente” (così traduce G. Ceronetti Havel e inutile ogni ricerca di senso, perché la vita Havalim, vanità delle vanità) (Qo 1,1)? condannata alla morte non può avere un senso. Le risposte esigono tempo, illuminata saggezza Il convincimento poi dell’umanista, desideroso e pazienza. di essere artefice del suo destino, lasciando Dio “nei cieli” e non ritenendolo necessario, si scontra “Fratello ateo, nobilmente pensoso, contro l’ineluttabilità di un mistero che permane alla ricerca di un Dio che non so darti, insoluto. Anche Qohelet è convinto che Dio sia attraversiamo insieme il deserto. impenetrabile e perciò improponibile in ogni Di deserto in deserto andiamo oltre ricerca di senso, essendo la misteriosità assoluta la foresta delle fedi, di Dio incomprensibile per l’uomo. liberi e nudi verso “Tutto è vanità, dice Qohelet” (Qo 1,1), proprio il Nudo Essere come Jean Rostand sostiene nella sua riflessione e là sull’uomo. “Atomo irrisorio, sperduto nel dove la parola muore cosmo inerte e sconfinato, l’uomo sa che la sua abbia fine il nostro cammino”. febbrile attività è soltanto un piccolo fenomeno (David Maria Turoldo, Canti ultimi) locale, effimero, senza significato e senza scopo. Sa che i suoi valori valgono soltanto per lui e che, dal punto di vista siderale, la caduta di un impero o la rovina di un ideale equivalgono alla distruzione di un formicaio sotto il piede di un passante distratto” (J. Rostand, L’Homme, Paris 1962, 173). Già la tragedia greca nel suo pessimismo lo aveva detto: “Noi tutti che viviamo, altro non siamo che una vana immagine o una vuota ombra” (Sofocle, Aiace, 125, 126) E’ facile identificare nell’ havel concepito come fumo e vanità la risposta comune alla domanda di senso sull’uomo e sull’esistenza. Questa parola, che già appare all’inizio del libro della Genesi nel nome di Abele (Havel, l’uomo dell’evanescenza), secondogenito di Adamo ed Eva, contiene in sé in tragico destino dell’uomo segnato dalla morte. Egli è fumo, nebbia, appannamento, ombra, caos, vacuità, nulla. 3 Da Casa Madre 11 / Novembre 2016 Il destino dei nostri giorni è la « polvere », cioè stessi, si tratti della credenza animistica nella il vuoto dello sheol, sorte identica a quella delle sopravvivenza di un doppione o della pretesa bestie (cfr Qo 3,18-2 1; 12,7). immortalità dell’anima di Platone. La morte è angosciosa soltanto per chi si ferma al suo mondo “Ribelle solitario, pensatore eccentrico, individuale, si attacca alle sue proprietà. Perché desideroso di una risposta globale al senso tutto ciò che è individuo sarà distrutto dalla della vita e dell’essere contro ogni spiegazione morte. Individuo biologico e personaggio sociale settoriale, Qohelet è visto come un intellettuale non sopravvivono al naufragio” (R. Garaudy, critico che, pur usando metodi e strutture Parola di uomo, Assisi 1975, pp. 31-32). della sapienza tradizionale, ne rivela la radicale insufficienza. Ecco, allora, la vita priva di Alla stessa conclusione giunge Qohelet (cfr senso, ridotta ad hebel vano e fumoso; ecco la 11,7-12,8). Finito il tempo della giovinezza e dei percezione della storia come una catena ciclica capelli neri, l’uomo invecchia e tutto gli scivola e deterministica in cui Dio ci imprigiona; ecco dalle mani e va verso il nulla. l’oggettiva incomprensibilità dell’essere, del mondo, dell’ opera di Dio” (G. Ravasi, Qohelet, Arriva il lungo, triste e buio inverno della 2012). vecchiaia, quando le forze diminuiscono, la vista si offusca, i desideri si attenuano, il corpo va E sulla morte che dire? lentamente in sfacelo, come il palazzo di un ricco signore ormai rimasto solo e in miseria. Nulla “Quando adesso mi racchiudo nelle mani la mia faccia di vecchio, sotto le dita esattamente scopro al tatto il contorno d’un teschio”. Così scrive Jaroslav Seifert, primo ceco di Praga ad ottenere il Premio Nobel per la letteratura nel 1984, nella sua opera L’ombrello di Piccadilly. Per la cultura contemporanea la morte è un avvenimento assurdo, perché le ragioni del morire sono ignote. Essa va “sterilizzata a ogni costo, vetrificata, criogenizzata, climatizzata, truccata, braccata con lo stesso accanimento della sporcizia, del sesso, dei residui batteriologici o radioattivi” (J. Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte,2007). La morte dà scacco matto all’umanista secolarizzato che si crede artefice del suo destino, spezza il corso dell’ esistenza, mette fine agli affetti, rompe i legami con la società, creando silenzio e vuoto attorno a noi. Ci fa toccare con mano l’assurdità di una vita che finisce e che tutto ingoia nella morte. Scrive Roger Garaudy: “Ogni tentativo di sottrarre l’individuo alla morte è soltanto una consolazione illusoria che diamo a noi 4 Da Casa Madre 11 / Novembre 2016 più lo appassiona; tutto gli appare monotono e Ben diversa è la prospettiva cristiana, cantata da triste; il suo corpo perde vigore e la sua schiena P.D. M. Turoldo quando gli annunziarono di s’incurva; fatica a mangiare perché gli sono avere il cancro: rimasti pochi denti; le cateratte gli annebbiano la vista; non ha più desiderio di muoversi, di uscire; “Ieri infatti all’ora nona mi dissero: i movimenti si fanno lenti e l’udito diminuisce; il Drago è certo, insediato nel centro la voce diventa fioca e insicura; la memoria del ventre come un re sul trono. si fa incerta e manca la voglia di fare festa; E calmo risposi: bene! Mettiamoci l’incedere diventa insicuro, le salite fanno venire in orbita. il fiatone e ogni piccolo ostacolo rappresenta un Quando avrò dalla mia cella pericolo; i capelli diventano bianchi; gli appetiti salutato gli amici e il sole gastronomici e sessuali si affievoliscono. e si alzerà la notte, Per Qoèlet la vecchiaia è come un lungo inverno finalmente al quale non segue più la primavera, ma la fine di saldato il conto, tutto e la discesa nella tomba, accompagnati dai campane piagnoni che si aggirano per le strade della città suonate a distesa: in attesa del lavoro che certamente prima o poi verrà. la porta è da tempo segnata dal sangue Il filo d’argento della vita si spezza per sempre. Assieme ad esso vanno in frantumi la lampada pronte le erbe amare d’oro dell’intelligenza che illuminava quella e il pane azimo: nobile casa, l’anfora per dissetarsi alla fonte allora andremo della sapienza e la carrucola che permetteva di leggeri nel vento.