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03/05/2010 : Notizie del mese

Alto Adige ● Babypensionati, bonus per chi arriva puntuale

Cinco Dìas ● El 95% de los planes de pensiones obtiene rentabilidad en 12 meses

Corriere ● Fondi pensione nel rigo E28 Economia

Gazzetta ● C'è persino un'indennità per gli impiegati puntuali del Sud

Giornale di ● Pensioni fasulle e frodi fiscali Lo Stato ellenico ha Brescia fatto crack

ItaliaOggi7 ● Enti di previdenza in cerca di unità

● Fondi pensione aperti

● Fondo pensione negoziale

● Inps e Tremonti-ter, al via i calcoli

● Pensione di reversibilità

Sole 24 Ore ● Dalla pensione a 60mila morti all'indennità di Online, Il puntualità. Tutti gli sperperi della Grecia

Sole 24 ● I fondi pesano il rischio Ore, Il (Del ● Pari accesso alla paternità e alla pensione anticipata Lunedi)

Sole 24 ● I conti 2009 del Fondo Cariplo battono le attese

Ore, Il ● Meno azioni e più titoli di Stato Così la previdenza nel (Plus) dopo crisi

04/05/2010 : Notizie del mese ASSINEWS. ● Partite Iva, il welfare negato dei lavoratori invisibili it Corriere ● PARTITE IVA - La busta che non arriva e i della Sera professionisti senza rete -

● Partite Iva, il welfare negato dei lavoratori invisibili

Giorno, Il ● La pensione di guerra Mia madre ha compiuto da (Milano) poco 83 anni e, poiché è gravemente inva...

Italia Oggi ● Coltivatori diretti, salgono i contributi

● Consulenti interlocutori privilegiati

● L'integrativo al 5%

● Le fortune dell'incaricato

● Pensioni più basse per i commercialisti

Sole 24 ● Commercialisti: pensioni più leggere

Ore, Il ● Farà bene all'Italia un esame di greco

● L'AUSTERITY GRECA

● Maggio fa dimagrire le pensioni dei commercialisti

● Modifiche alle nuove gestioni

Sole 24 Ore, Il ● FONDIPENSIONEAPERTI (Plus)

Specchio ● INPS: tecnologia e professionalità al servizio del Economico. Welfare in italia

com ● ORGANISMO UNITARIO DELL'AVVOCATURA. UN'UNICA PREVIDENZA PER I PROFESSIONISTI

Stampaweb, ● Sarkò vuole alzare l'età pensionabile La

05/05/2010 : Notizie del mese

Alto Adige ● Cassa integrazione: +60% in 4 mesi

● Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato dall'esecutivo

Citta' di ● riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato Salerno, La dall'esecutivo Corriere ● Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato delle Alpi dall'esecutivo

Eco di ● Utili delle imprese tassati «una tantum» Bergamo, L'

Finanza e ● Ania: Dalla Grecia nessun rischio per le compagnie Mercati italiane

● Per i soci Ergo (Previdenza e Assicurazioni) bilanci in calo

Gazzetta ● Lacrime e sangue, Atene alle prese con il piano di del Sud risanamento

Giornale di ● La sindrome da contagio affossa i mercati A picco le Brescia Borse europee, bruciati 144 miliardi Piano anticrisi: nel mirino imprese e pensioni

Italia Oggi ● Fusione impossibile

● Idennità di maternità ai papà professionisti

● Pensionati, detrazioni on-line

Morningstar ● Fondi pensione più conservativi IT

Sole 24 ● La Cassa dottori va all'attacco

Ore, Il ● La pensione si costruisce con il benefit

06/05/2010 : Notizie del mese

Guardian, ● Debt crisis: pension pledges lie at heart of investor The fears

Independent, ● Change in law excludes pensions from equal pay The Italia Oggi ● Contributi, non si scappa

● I commercialisti fanno le pulci ai ragionieri

● Investimenti delle casse ai raggi X

● Isvap: in assicurazione serve più efficienza

● Voucher avanzati, c'è il rimborso

Manifesto, Il ● Pensioni, salari, Iva, dove e chi colpisce la scure di Papandreou

07/05/2010 : Notizie del mese

Boston ● Protesters clash with police as Greece passes Globe, The austerity bill

Corriere ● CADE IN BORSA ANCHE LO STATO della Sera

Espresso, ● Il grande attacco ALL'EURO

L' (abbonati) ● La lezione greca

Giorno, Il ● Atene approva il piano austerity E i morti non (Milano) fermano la rivolta

Italia Oggi ● Ma è poi vero che i tedeschi sono stati crudeli coi greci?

Italia Oggi (Lavoro e ● Il lavoro rifiata nel 2010 Previdenza)

l'Unità.it ● Fassino: «Tremonti ringrazi Prodi se l'Italia non è come la Grecia»

● Grecia, esplode la protesta

Manifesto, Il ● Una manovra dannosa. La lezione del 1919

Messaggero, ● BRUXELLES - Mentre un corteo di diecimila persone, Il questa volta pacifico e listato a lutto p... Milano Finanza ● Boccia (Pd), il Tesoro faccia luce sull'uso del tfr (MF)

Nazione, La ● Atene approva il piano austerity E i morti non (Firenze) fermano la rivolta

Reuters ● Greek parliament backs tough austerity bill

Sole 24 Ore ● La Francia «congela» la spesa pubblica per i prossimi Online, Il tre anni

● Moody's vede rischio contagio poi conferma il rating italiano Berlusconi: agenzie screditate

● Moody's: c'è il rischio contagio per il sistema bancario europeo

Sole 24 Ore, ● Tremonti: l'Europa deve reagire Il

Stampaweb, ● Atene caos, ancora proteste e scontri Sì del La Parlamento al piano di austerità

● Brown tradito dall'elettore fluttuante

● Nel fortino dei Tory: "David ci difenderà"

Usa Today ● Greek debt crisis offers preview of what awaits U.S.

● Intense public anger in Greece

10/05/2010 : Notizie del mese Brescia ● Grecia, ora tocca alle pensioni Oggi

Cinco Dìas ● Reflexión sobre las pensiones

Giornale di ● Contributi figurativi, pensione reale Vicenza, Il

Herald Scotland, ● Being firm on pensions The ItaliaOggi7 ● Exploit per la gestione separata dell'Inps

● I dottori commercialisti faranno economia

● I farmacisti navigano in cattive acque

● La nuova frontiera è la quota modulare

● La professione decide la pensione

● Professioni, pensioni da fame

● Un futuro prospero attende i notai

Milano ● Pensioni con stecca Finanza

Pais, El ● Grecia rebaja hasta un 18% las pensiones nuevas

Sole 24 Ore, Il (Del ● Le Casse studiano i progetti futuri Lunedi)

Sole 24 Ore, Il ● Sgr delle banche? Geometri contrari (Plus)

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Alto Adige Data: "Babypensionati, bonus per chi arriva puntuale" 03/05/2010

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SPRECHI E PRIVILEGI Babypensionati, bonus per chi arriva puntuale

ATENE. Fra le tante cause del dissesto finanziario della Grecia anche paradossali sperperi che dovrebbero essere eliminati con le riforme annunciate dal premier Papandreou. Il più eclatante è che circa 60.000 pensionati ormai deceduti percepiscono ancora la pensione. A parte i casi di frode, in cui i familiari del morto non avvertono di proposito l’ente previdenziale, ci sono casi legali come la reversibilità alle figlie nubili o divorziate di un ex-dipendente statale. Anche in Grecia è diffuso il fenomeno delle pensioni fasulle, specie di invalidità e dell’agricoltura: il ministero del

Lavoro ha calcolato che a tutt’oggi ne vengono corrisposte 320.000 (14% di tutte le pensioni pagate nel paese) che dovranno essere ridotte a 160.000. Con ricaduta anche sull’evasione fiscale, è stato accertato che il 43% dei pensionati ha un lavoro e non paga le tasse. Lo sperpero più assurdo è forse l’indennità, in alcuni ministeri, ai dipendenti che arrivano in orario in ufficio.

Esistono altre 20 indennità analoghe, come il bonus mensile ai forestali per incoraggiarli a lavorare fuori dall’ufficio.

Ci sono poi molti dipendenti pubblici - «impiegati fantasma» - che non si presentano mai in ufficio, fanno un secondo lavoro in nero e a fine mese prendono lo stipendio dello Stato. In Grecia esistono ancora i baby-pensionati: dopo 25 anni di servizio e prima dei 50 anni. Molto redditizio, poco impegnativo, e oneroso per lo Stato, è far parte di una commissione statale. Il governo non ha nemmeno idea di quante esse siano ma si calcola che diano lavoro a circa 10.000 persone con un costo di quasi 230 milioni di euro all’anno. Ce n’è una incaricata della gestione delle acque di un lago che fu prosciugato 80 anni fa.

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Cinco Dìas Data: "El 95% de los planes de pensiones obtiene rentabilidad en 12 03/05/2010 meses"

Indietro Stampa Miguel Rodríguez - Madrid - 03/05/2010

Los planes de pensiones han logrado rentabilidades de dos dígitos en los últimos 12 meses. Según los datos de Inverco, la asociación de instituciones de inversión colectiva, los planes del sistema individual rentaron de media un 9,87% entre marzo de 2009 y el mismo mes de 2010; cifra que se eleva al 12,97% para el sistema de empleo y al 12,48% para el sistema asociado. La rentabilidad media del conjunto del sistema de previsión social privada ha rentado un 11,03%.

Los planes de pensiones se han beneficiado del impulso de los mercados de valores desde marzo de 2009, hasta el punto de que tan sólo 53 planes de los 1.133 del sistema individual con antigüedad superior a un año han obtenido pérdidas. Es decir, que el 95% de las carteras ha arrojado rentabilidad en mayor o menor medida.

En el caso de los planes de pensiones de empleo esta proporción es todavía mayor, del 99,63%, lo que se explica por la mayor proporción de renta variable que, de manera agregada, tienen los planes de empleo frente a los individuales. En el sistema asociado, tan sólo hay un plan de un total de 200 con pérdidas acumuladas en 12 meses.

Entre el 31 de marzo de 2009 y la misma fecha de 2010, el Ibex se ha revalorizado un 39,11%; una marca que han batido 93 planes de pensiones, un 3,46% del total y el 8% de las carteras del sistema individual.

En términos de rentabilidad real, teniendo en cuenta el efecto de la inflación -1,4% interanual en marzo- el 85% de los planes individuales arroja ganancias en 12 meses, así como el 99% de los planes de empleo y el 98% de los asociados.

Las carteras más rentables han sido claramente las de renta variable pura. En el primer puesto destaca el plan Bestinver Global, con una rentabilidad acumulada del 83,13%. Bestinver aplica una gestión a sus carteras de estilo valor, es decir, apuesta por compañías cuya cotización no refleja su valor real, y espera a que el mercado reconozca ese valor. A continuación figura el Plancaixa Privada Bolsa Emergente, que como otros muchos planes de los más rentables se ha beneficiado del tirón de los mercados emergentes. El índice MSCI de mercados emergentes ganó un 79,8% en 12 meses hasta el 31 de marzo.

Los planes que han incurrido en pérdidas son principalmente garantizados y de renta fija a largo plazo, que se han visto afectados por la depreciación de las carteras y el alza de los tipos de interés de la deuda a largo plazo. La cifra

5,50% es la rentabilidad media anual de los planes de pensiones en los últimos 20 años. En los últimos 10 años se reduce al 1,2% de media anualizada.

Las carteras reducen la inversión en España

Aunque la cartera interior de los fondos de pensiones sigue pesando más que la exterior, la inversión en activos españoles ha descendido en el primer trimestre del año. Frente al 62% que ocupaba la cartera interior a finales de 2009, a 31 de marzo de 2010 esa proporción desciende hasta el 58%.

La ponderación ha descendido en renta fija privada (del 30% al 28%) y en renta variable (del 11% al 9%), mientras que la inversión del deuda pública se mantiene en el 20%.

En consecuencia, aumenta el peso de la cartera exterior, que pasa del 17% al 24%: aumenta la ponderación de la renta fija del 9% al 15% y la de la renta variable, del 8% al 9%.

Destaca además el descenso que se produce en las carteras del peso de "otros activos", es decir, inversiones alternativas.

En el primer trimestre de 2010 se han producido aportaciones al conjunto del sistema por valor de 910,8 millones de euros, frente a prestaciones por valor de 1.112,9 millones, lo que arroja un saldo neto de negativo de 202 millones. Las aportaciones han descendido un 7,4% con respecto al primer trimestre de 2009, pero también han caído las prestaciones, un 19,4%.

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Corriere Economia Data: "Fondi pensione nel rigo E28" 03/05/2010

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● 3 mag 2010 ● Corriere Economia Fondi pensione nel rigo E28 Nel 2009 ho versato tramite bonifico un'«una tantum» al fondo complementare di categoria Fonte. Dove va riportato nel 730? I contributi versati ai Fondi pensione sono deducibili fino a 5.164,57 euro. Gli importi che non sono stati dedotti dal sostituto d'imposta si indicano nel rigo E28.

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Gazzetta del Sud Data: "C'è persino un'indennità per gli impiegati puntuali" 03/05/2010

Indietro Stampa C'è persino un'indennità per gli impiegati puntuali

Gli incredibili sperperi che hanno contribuito ad affossare il paese ellenico

Furio Morroni ATENE Fra le tante cause che hanno contribuito al dissesto finanziario della Grecia – che ha dovuto fare ricorso all'aiuto dell'Ue e del Fmi per evitare la bancarotta – ci sono anche moltissimi e paradossali sperperi che dovrebbero essere eliminati con le riforme annunciate dal premier Giorgio Papandreou nel quadro del piano per il risanamento dell'economia nazionale. Tra gli sprechi, come ha accertato una recente indagine condotta degli enti previdenziali, il più eclatante è che circa 60.000 pensionati ormai deceduti percepiscono ancora la pensione. A parte i casi di frode, in cui i familiari del morto non avvertono di proposito l'ente previdenziale del decesso del congiunto, ci sono casi in cui continuare a prendere la pensione del caro estinto è legale come avviene alle figlie nubili o divorziate di un ex dipendente statale. Anche in Grecia è diffuso il fenomeno delle pensioni fasulle, soprattutto per quanto riguarda quelle di invalidità che quelle del settore dell'agricoltura: il ministero del Lavoro ha calcolato che a tutt'oggi vengono corrisposte 320.000 pensioni di questo genere (pari al 14% di tutte le pensioni pagate nel paese) che dovranno essere ridotte almeno a 160.000. Con una evidente ricaduta anche sull'evasione fiscale, è stato inoltre accertato che il 43% dei pensionati greci svolge un'attività lavorativa sul cui compenso non paga le tasse. Tra i tanti sperperi, inoltre, il più assurdo è forse l'indennità che alcuni ministeri e dipartimenti statali pagano ai dipendenti per premiarli del fatto di arrivare in orario in ufficio. Esistono almeno altre 20 indennità analoghe, come quella che prevede un «bonus» – anch'esso inserito nello stipendio mensile – ai dipendenti della Guardia Forestale per incoraggiarli a lavorare fuori dall'ufficio, come è logico che facciano le guardie forestali. Ci sono poi anche molti dipendenti pubblici – i cosiddetti «impiegati fantasma» – che non si presentano mai in ufficio, fanno un secondo lavoro per lo più in nero e, naturalmente, alla fine del mese prendono lo stipendio dello Stato. Tra i vari privilegi dello statale, inoltre, c'è quello di non poter essere licenziato e di potersene andare volontariamente in pensione dopo soli 25 anni di servizio, in genere prima di raggiungere i 50 anni di età. Un'altra attività redditizia e poco impegnativa, ma che pesa non poco sulle casse dell'erario, è quella di far parte di una commissione statale. Il governo greco non ha nemmeno idea di quante esse siano ma si calcola che diano lavoro a circa 10.000 persone con un costo di quasi 230 milioni di euro all'anno. Fra queste commissioni ce n'è una incaricata della gestione delle acque di un lago che fu prosciugato 80 anni fa.

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Giornale di Brescia Data: "Pensioni fasulle e frodi fiscali Lo Stato ellenico ha fatto crack" 03/05/2010

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Edizione: 03/05/2010 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Pensioni fasulle e frodi fiscali Lo Stato ellenico ha fatto crack ATENEFra le tante cause che hanno contribuito al dissesto finanziario della Grecia - che ha dovuto fare ricorso all’aiuto dell’Ue e del Fmi per evitare la bancarotta - ci sono, oltre alla manipolazione del bilancio da parte del Governo Karamanlis, anche moltissimi e paradossali sperperi che dovrebbero essere eliminati con le riforme annunciate dal premier Giorgio Papandreou nel quadro del piano per il risanamento dell’economia nazionale. Tra gli sprechi il più eclatanti è che circa 60.000 pensionati ormai deceduti percepiscono ancora la pensione. A parte i casi di frode, in cui i familiari del morto non avvertono di proposito l’ente previdenziale del decesso del congiunto, ci sono casi in cui continuare a prendere la pensione del caro estinto è legale come avviene alle figlie nubili o divorziate di un ex-dipendente statale. Anche in Grecia è diffuso il fenomeno delle pensioni fasulle, soprattutto quelle di invalidità e quelle dell’agricoltura: il Ministero del lavoro ha calcolato che a tutt’oggi vengono corrisposte 320.000 pensioni di questo genere (pari al 14% di tutte le pensioni pagate nel Paese) che dovranno essere ridotte almeno a 160.000. Con una evidente ricaduta anche sull’evasione fiscale, è stato inoltre accertato che il 43% dei pensionati greci svolge un’attività lavorativa sul cui compenso non paga le tasse. Tra i tanti sperperi il più assurdo è forse l’indennità che alcuni ministeri e dipartimenti statali pagano ai dipendenti per premiarli del fatto di arrivare in orario in ufficio. Ci sono poi anche molti dipendenti pubblici - i cosiddetti «impiegati fantasma» - che non si presentano mai in ufficio, fanno un secondo lavoro per lo più in nero e, naturalmente, alla fine del mese prendono lo stipendio dello Stato. Tra i vari privilegi dello statale, inoltre, c’è quello di non poter essere licenziato e di potersene andare volontariamente in pensione dopo soli 25 anni di servizio, in genere prima di raggiungere i 50 anni di età. Un’altra attività redditizia e poco impegnativa, ma che pesa non poco sulle casse dell’erario, è quella di far parte di una commissione statale. Il Governo greco non ha nemmeno idea di quante esse siano ma si calcola che diano lavoro a circa 10.000 persone con un costo di quasi 230 milioni di euro all’anno. Fra queste commissioni ce n’è una incaricata della gestione delle acque di un lago che fu prosciugato 80 anni fa.

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ItaliaOggi7 Data: "Enti di previdenza in cerca di unità" 03/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: l'inchiesta data: 03/05/2010 - pag: 51 autore: adepp

Enti di previdenza in cerca di unità

Altro fronte che non conosce unità di intenti è quello della previdenza dei professionisti. Fino a qualche tempo fa c'era solo l'Adepp. L'Associazione degli enti di previdenza privatizzati affidata alla leadership di Maurizio de Tilla (avvocati) ha finito per spaccarsi dopo mesi di accese polemiche. Motivo del contendere: lo scarso peso avuto all'interno dell'Adepp da parte di alcuni presidenti di enti di previdenza (seppur in rappresentanza di centinaia di migliaia di professionisti) mentre gli stessi vertici dell'Associazione nel frattempo erano diventati ex presidenti di cassa. Il riferimento oltre che per Maurizio de Tilla è per il vice Antonio Pastore (dottori commercialisti). Così solo qualche settimana fa, dopo un anno e mezzo di tira e molla (si veda ItaliaOggi del 27/8/2009) sei enti hanno deciso di uscire per dare vita a una nuova federazione. Ne fanno parte l'Enpab (biologi), l'Enpam (medici), l'Eppi (periti industriali), la Cassa geometri, l'Onaosi (la fondazione per gli orfani sanitari italiani) e Cassa ragionieri. Insieme rappresentano oltre 800 mila professionisti italiani e con mille dipendenti. Ma altri enti, nei mesi passati, sono arrivati vicini allo strappo come Inarcassa (architetti e ingegneri) e Cassa notariato; non consumato perchè sotto elezioni.Il nuovo statuto firmato recentemente promette di ricompattare il fronte dando ai dissidenti un presidente Adepp che sia allo stesso tempo anche un presidente in carica presso la cassa di appartenenza. Ma la nuova Associazione degli enti nascerà, secondo la norma transitoria dello statuto, dal 1° luglio 2010. Esattamente alla vigilia, per alcuni, e nel pieno, per altri, delle elezioni di una serie di enti di previdenza: Epap - pluricategoriale (attuari, dottori agronomi e dottori forestali, geologi e chimici), Cassa notariato, Inarcassa (architetti e ingegneri), Eppi (periti industriali). In particolare, questi ultimi tre istituti sono stati i dissidenti della prima ora che nel 2009 avevano posto il problema di rappresentatività. Quindi, chi dovrà votare i nuovi vertici? I presidenti in carica e in attesa di conoscere il risultato delle elezioni interne o i nuovi? Non solo. Destinata a pesare c'è anche la questione dei commercialisti. Le due casse, dei dottori e dei ragionieri, chiamati a unificarsi dalla legge hanno rotto definitivamente le trattative. E anche questo finirà per pesare, visto che anche all'Adepp stanno su fronti opposti.

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ItaliaOggi7 Data: "Fondi pensione aperti" 03/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Diritto finanziario data: 03/05/2010 - pag: 47 autore: Risponde Gianni Ferrari Fondi pensione aperti

Potreste spiegarmi, in parole chiare, cosa si intende per fondo pensione «aperto»?O.N. 17Fondi pensione apertiPotreste spiegarmi, in parole chiare, cosa si intende per fondo pensione «aperto»?O.N.Risponde Gianni FerrariI fondi pensione aperti sono strumenti di investimento a scopo previdenziale, istituiti da una Società di gestione del risparmio (Sgr), o da altro intermediario autorizzato, che provvede a gestire il patrimonio conferito dai sottoscrittori. Questi fondi si definiscono «aperti» perché sono a libera adesione da parte di tutti i lavoratori, dipendenti e non (eventualmente, anche in aggiunta a un fondo pensione negoziale di categoria), oltre che delle altre categorie previste dalla legge. L'adesione al fondo pensione aperto può essere realizzata su base individuale (singolo lavoratore) ovvero su base contrattuale collettiva. A maggior tutela dei lavoratori è prevista la presenza del responsabile del fondo e, in caso di adesione collettiva, anche dell'organismo di sorveglianza, che garantisce ai lavoratori la possibilità di essere opportunamente rappresentati nell'attività di supervisione.

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ItaliaOggi7 Data: "Fondo pensione negoziale" 03/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Diritto finanziario data: 03/05/2010 - pag: 47 autore: Risponde Gianni Ferrari Fondo pensione negoziale

Vorrei conoscere le peculiarità che caratterizzano un fondo pensione negoziale.B.G. 17Fondo pensione negozialeVorrei conoscere le peculiarità che caratterizzano un fondo pensione negoziale.B.G.Risponde Gianni FerrariI fondi negoziali, istituiti in seguito a una contrattazione collettiva, raccolgono le adesioni di particolari tipologie di soggetti.A seconda dell'ambito di adesione, possono essere distinti in: fondi aziendali o di gruppo: istituiti per singola azienda o gruppi di aziende;fondi di categoria o comparto: istituiti per categorie di lavoratori o comparto di riferimento; fondi territoriali: istituiti per raggruppamenti territoriali.I fondi pensione negoziali delegano la gestione del proprio patrimonio (distinto e separato da quello dell'azienda di riferimento) a un intermediario autorizzato: società di gestione del risparmio, compagnia di assicurazione, banca o Sim (Società di intermediazione mobiliare). Ai fondi pensione negoziali possono aderire i lavoratori dipendenti pubblici e privati e i lavoratori autonomi per i quali sussista un fondo di riferimento o di categoria.

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ItaliaOggi7 Data: "Inps e Tremonti-ter, al via i calcoli" 03/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Fisco data: 03/05/2010 - pag: 9 autore: Inps e Tremonti-ter, al via i calcoli

Il nuovo quadro CM alla prova dei fatti. Sono molte le novità che caratterizzano la determinazione del reddito soggetto all'imposta sostitutiva del 20% che i contribuenti minimi dovranno affrontare nella compilazione del modello Unico 2010. Vediamo con l'aiuto di alcuni semplici esempi numerici come risolvere alcune delle particolari situazioni che potrebbero presentarsi nella determinazione del reddito da assoggettare all'imposta sostitutiva del 20% per l'esercizio 2009.Caso 1: la base imponibile per l'Inps. Come è noto l'opzione per il regime ad imposta sostitutiva non esonera il contribuente dalla contribuzione obbligatoria alle gestioni previdenziali istituite presso l'Inps.Le particolari modalità di determinazione del reddito dei soggetti minimi hanno però evidenti risvolti anche nella individuazione della «giusta» base imponibile sulla quale calcolare la contribuzione previdenziale dovuta.Per comprendere meglio come la stessa debba essere determinata supponiamo che un contribuente minimo in regime di impresa sia obbligato alla contribuzione presso la gestione inps commercianti.Supponiamo inoltre che durante l'esercizio 2009 il nostro imprenditore minimo abbia conseguito ricavi per euro 25.000 a fronte dei quali abbia sostenuto spese ed altri componenti negativi, inerenti all'attività d'impresa, per euro 5.000.In tale situazione il reddito lordo del nostro imprenditore in regime dei minimi sarà pari ad euro 20.000 e verrà come tale indicato nel rigo CM6 del quadro CM.Ipotizziamo inoltre che durante l'esercizio 2009 l'imprenditore abbia corrisposto alla gestione Inps commercianti contributi previdenziali per complessive euro 2.000 che per le particolari modalità di determinazione del reddito soggetto ad imposizione sostituiva verranno indicati in diretta diminuzione del reddito lordo nel rigo CM7 del modello.Stante la situazione sopra descritta, il reddito netto dell'imprenditore minimo in questione sarà quindi pari ad euro 18.000 corrispondente alla differenza fra il reddito lordo e i contributi previdenziali pagati.Supponiamo inoltre che l'imprenditore abbia conseguito nel periodo d'imposta 2008 una perdita d'impresa minima di euro 1.000 che verrà riportata nel rigo CM9 del modello Unico 2010. In una tale situazione la base imponibile per la determinazione dei contributi previdenziali dovuti all'inps commercianti sarà calcolata sulla base della somma algebrica degli importi evidenziati nei seguenti righi del quadro CM:CM6 (reddito lordo) – CM9 (perdite pregresse)Come si può facilmente notare tale base imponibile sarà al lordo dei contributi previdenziali pagati nel 2009 ma al netto di eventuali perdite pregresse che l'imprenditore può legittimamente scomputare dal reddito soggetto ad imposta sostitutiva.Nel caso ipotizzato la base imponibile ai fini previdenziali sarà dunque pari ad euro 19.000 ossia alla differenza fra il reddito lordo di euro 20.000 e le perdite pregresse di euro 1.000. Tale modalità di determinazione della base imponibile ai fini previdenziali è conforme alla circolare Inps n. 79 del 5 giugno 2009.Caso 2: il minimo con la Tremonti-ter. Gli imprenditori che si avvalgono del regime dei contribuenti minimi possono usufruire della detassazione del reddito prevista dalla c.d. Tremonti-ter.Date le particolarità del regime agevolato e le limitazioni relative al valore dei beni strumentali posseduti, la fruizione di tale agevolazione potrebbe anche avere come conseguenza la fuoriuscita dal regime dei minimi con decorrenza dall'esercizio successivo a quello nel quale tali limiti di valore vengono superati.Al di là di questo evento, vediamo come dovrebbe essere compilato il quadro CM nell'ipotesi in cui un imprenditore in regime dei minimi avesse acquistato beni strumentali nuovi sui quali può beneficare della detassazione dal reddito d'impresa pari al 50% del valore degli stessi.Supponiamo che un imprenditore abbia conseguito nell'anno 2009 ricavi per complessive euro 25.000 a fronte dei quali abbia sostenuto spese ed altri componenti negativi per complessive euro 7.000. Ipotizziamo inoltre che nel corso dell'anno 2009 abbia acquistato macchinari ed attrezzature nuove per euro 6.000 per le quali può beneficiare della detassazione Tremonti-ter in misura pari al 50% del valore degli stessi.In questa ipotesi il nostro imprenditore dovrà evidenziare l'importo della detassazione in oggetto, pari ad euro 3.000 (50% di 6.000), nella colonna 1 del rigo CM5 del modello Unico 2010. Tale importo andrà a sommarsi alle altre spese e componenti negative sostenute nel corso dell'anno 2009 che verrà indicato nella colonna del rigo CM5.Nel caso ipotizzato quindi in tale rigo dovrà essere indicato l'importo di euro 10.000 pari alla somma dei componenti negativi (euro 7.000) e della detassazione Tremonti-ter (euro 3.000). Il reddito lordo del contribuente minimo in oggetto sarà quindi pari ad euro 15.000 e verrà esposto nel rigo CM6 del modello Unico 2010.Caso 3: il minimo con il credito 2008. Il compimento del secondo anno del regime dei minimi porta con sé la necessità di fare i conti con eventuali crediti d'imposta relativi all'esercizio precedente.Il nuovo quadro CM prevede proprio per la gestione di tali eccedenze due nuovi righi destinati ad accogliere il credito per imposta sostitutiva relativo all'esercizio 2008 (CM15) e gli eventuali utilizzi dello stesso in compensazione tramite il modello F24 (CM16).La compilazione di questi due nuovi righi non comporta particolari problematiche e la gestione dei crediti per imposta sostitutiva da parte dei contribuenti minimi non si discosta dalle ordinarie regole valevoli per tutte le altre tipologie di contribuenti. Trattandosi comunque di una novità, al debutto in Unico 2010, abbiamo formulato un semplice esempio numerico di compilazione. Supponiamo al proposito il caso di un contribuente minimo abbia determinato l'imposta sostitutiva indicando nel rigo CM11 del modello l'importo corrispondente pari ad euro 2.000. Se lo stesso contribuente nell'esercizio 2008 ha conseguito un credito per imposta sostitutiva pari ad euro 1.000, magari per effetto delle ritenute di acconto subite, che non è stato richiesto a rimborso, indicherà lo stesso nel nuovo rigo CM15 del modello Unico 2010. Tale importo sarà ovviamente pari a quanto indicato nella colonna 4 del rigo RX17 del modello Unico 2009 – redditi 2008.Supponiamo inoltre che tale credito sia stato utilizzato in compensazione nei modelli F24 presentati dal contribuente minimo per un importo pari ad euro 500. Tale utilizzo dovrà essere indicato nel nuovo rigo CM16 del modello Unico 2010 e andrà, ovviamente, a diminuire il credito d'imposta complessivo indicato nel rigo CM15.Nell'esempio numerico formulato l'imposta complessivamente a debito sarà dunque pari ad euro 1.500 risultante dalla differenza fra l'imposta sostitutiva di euro 2.000 e la parte di credito 2008 ancora utilizzabile in quanto non compensata né richiesta a rimborso (differenza fra rigo CM15 e rigo CM16). © Riproduzione riservata

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ItaliaOggi7 Data: "Pensione di reversibilità" 03/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 03/05/2010 - pag: 44 autore: Risponde Sandra Mauro Pensione di reversibilità

Il pensionato, titolare di pensione di reversibilità, può chiedere al compimento del 65° anno di età, una riduzione dei contributi del 50%?Z.V. 3.1Pensione di reversibilitàIl pensionato, titolare di pensione di reversibilità, può chiedere al compimento del 65° anno di età, una riduzione dei contributi del 50%? Z.V.Risponde Sandra Mauro In linea di principio i lavoratori con più di 65 anni di età, già pensionati, possono chiedere che il contributo previdenziale venga ridotto del 50%. In caso di pensione calcolata con il sistema retributivo l'eventuale supplemento di pensione è ridotto della metà. Tuttavia detto beneficio non include i soggetti titolari di pensione di reversibilità.

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "Dalla pensione a 60mila morti all'indennità di puntualità. Tutti gli 03/05/2010 sperperi della Grecia"

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Dalla pensione a 60mila morti all'indennità di puntualità. Tutti gli sperperi della Grecia

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Fra le tante cause che hanno contribuito al dissesto finanziario della Grecia - che ha dovuto fare ricorso all'aiuto dell'Ue e del Fmi per evitare la bancarotta - ci sono anche moltissimi e paradossali sperperi che dovrebbero essere eliminati con le riforme annunciate dal premier Giorgio Papandreou nel quadro del piano per il risanamento dell'economia nazionale.

Tra gli sprechi, come ha accertato una recente indagine condotta degli enti previdenziali, il più eclatante è che circa 60.000 pensionati ormai deceduti percepiscono ancora la pensione. A parte i casi di frode, in cui i familiari del morto non avvertono di proposito l'ente previdenziale del decesso del congiunto, ci sono casi in cui continuare a prendere la pensione del caro estinto è legale come avviene alle figlie nubili o divorziate di un ex-dipendente statale. Anche in Grecia è diffuso il fenomeno delle pensioni fasulle, soprattutto per quanto riguarda quelle di invalidità che quelle del settore dell'agricoltura: il ministero del Lavoro ha calcolato che a tutt'oggi vengono corrisposte 320.000 pensioni di questo genere (pari al 14% di tutte le pensioni pagate nel paese) che dovranno essere ridotte almeno a 160.000. Con una evidente ricaduta anche sull'evasione fiscale, è stato inoltre accertato che il 43% dei pensionati greci svolge un'attività lavorativa sul cui compenso non paga le tasse.

Tra i tanti sperperi, inoltre, il più assurdo è forse l'indennità che alcuni ministeri e dipartimenti statali pagano ai dipendenti per premiarli del fatto di arrivare in orario in ufficio. Esistono almeno altre 20 indennità analoghe, come quella che prevede un «bonus» - anch'esso inserito nello stipendio mensile - ai dipendenti della Guardia Forestale per incoraggiarli a lavorare fuori dall'ufficio, come è logico che facciano le guardie forestali. Ci sono poi anche molti dipendenti pubblici - i cosiddetti «impiegati fantasma» - che non si presentano mai in ufficio, fanno un secondo lavoro per lo più in nero e, naturalmente, alla fine del mese prendono lo stipendio dello Stato. Tra i vari privilegi dello statale, inoltre, c'è quello di non poter essere licenziato e di potersene andare volontariamente in pensione dopo soli 25 anni di servizio, in genere prima di raggiungere i 50 anni di età.

Un'altra attività redditizia e poco impegnativa, ma che pesa non poco sulle casse dell'erario, è quella di far parte di una commissione statale. Il governo greco non ha nemmeno idea di quante esse siano ma si calcola che diano lavoro a circa 10.000 persone con un costo di quasi 230 milioni di euro all'anno. Fra queste commissioni ce n'è una incaricata della gestione delle acque di un lago che fu prosciugato 80 anni fa. (Ansa)

2 maggio 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "I fondi pesano il rischio" 03/05/2010

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Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-05-03 - pag: 2 autore: I fondi «pesano» il rischio

Casse e assicurazioni vita riducono all'1% l'esposizione con Atene

Marco lo Conte Diversificazione: per le gestioni finanziarie, previdenziali e assicurative è una parola chiave, ma non magica: perché sommando piccole componenti diversificate – singolarmente innocue – il rischio potrebbe diventare non trascurabile. Soprattutto se in un momento di mercato pesante i titoli accusano il colpo (quasi) simultaneamente. Si prenda il caso dei titoli di stato greci: sui portafogli dei fondi pensione italiani hanno un peso che non arriva al 4%; ma se si aggiungono quelli degli altri paesi affetti di recente dalla stessa sindrome, l'esposizione inizia ad assumere una certa rilevanza. Non allarmante, ma da monitorare. Così, dopo la crisi Lehman, per il pubblico di risparmiatori si profila all'orizzonte un nuovo timore che prende il nome di Pigs, dall'acronimo di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (sull'inclusione dell'Italia nella lista dei debiti pubblici a rischio la questione è controversa, ma la recente tenuta dei titoli italiana pare escludere il Belpaese da questo club europeo poco prestigioso). Per sgombrare il campo da paure, la Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha inviato a ciascuna forma previdenziale la richiesta di informativa sull'esposizione in bond di Atene. Già da mesi il problema è sotto osservazione: i gestori cui si affidano i fondi pensione hanno iniziato per tempo a «sottopesare» i titoli greci. Ma di quanto? La tabella in pagina indica le esposizioni sui paesi Pigs di una gestione molto passiva che segue i due maggiori benchmark di riferimento. Rispetto a questi livelli, l'esposizione dei fondi negoziali è scesa in modo rilevante: Fonchim (chimici, 160mila aderenti, 2,5 miliardi di euro in portafoglio), ad esempio, ha ridotto la quota di titoli di stato di Atene allo 0,8%; Fondenergia (energia e gas, 41mila iscritti per 816 milioni di euro in portafoglio) ha iniziato ad alleggerire di Grecia il proprio portafoglio intorno a Natale, fino a scendere a meno della metà dell'indice di riferimento. Scelte tattiche che hanno diluito tempestivamente la presenza di questi titoli, ora in calo, tamponando così i potenziali effetti negativi sulle gestioni. Che, lo ricordiamo, stanno registrando risultati particolarmente positivi: fondi aperti e fondi negoziali hanno guadagnato nel solo primo trimestre del 2010 del 2%, mentre nel 2009 i primi sono saliti mediamente dell'11,2% e i secondi dell'8,5% in media, recuperando in pieno i livelli pre crisi. Risultati molto più rilevanti rispetto alla quota dei titoli greci e alle loro oscillazioni, che seppur negative risultano limitate. È il caso di sottolineare che la quota di titoli di stato italiani nei portafogli dei negoziali è del 16% circa, una quota superiore alla somma dei quattro paesi presi sin qui in esame. Seppur quasi del tutto immuni dal contagio ellenico, titoli come i BTp nostrani presentano un grado di rischio superiore ai titoli tedeschi o francesi (il rating italiano è inferiore a quello di Germania o Francia). Ma l'home bias, l'attitudine psicologica a scegliere titoli domestici, spinge i gestori italiani a «sovrappesare » con queste obbligazioni le proprie gestioni. I gestori esteri operanti nel nostro paese, invece, sono meno portati a scegliere titoli italiani e per questo tendono ad aumentare la propria esposizione ai Pigs. Anche sulle polizze Vita la vigilanza ha drizzato le antenne. A inizio anno, quando la crisi greca ha iniziato ad aggravarsi, l'Isvap ha proceduto a verificare l'esposizione delle compagnie assicurative in titoli di Stato del paese ellenico, sulla base dei dati di bilancio 2008. Negli ultimi giorni l'Authority è tornata a interpellare gli emittenti assicurativi per un'ulteriore verifica. Sulla base di stime di mercato recenti, l'esposizione del sistema assicurativo italiano a titoli greci ammonta complessivamente a circa 8 miliardi di euro su circa 500 miliardi di riserve tecniche complessive: un dato rassicurante rispetto al totale, su cui la presenza di titoli greci incide quindi per l'1,6%. La gran parte di questi portafogli in cui investono le gestioni separate di ramo I è composta di titoli tedeschi, francesi o, al più, italiani. Ma la concorrenza ha spinto le compagnie a offrire un rendimento (seppure lordo) spesso superiore al 4%: ottenuto grazie all'inserimento di titoli spicy come quelli greci, seppur con percentuali assai limitati. Soddisfacendo così il principio chiave, ma non miracolistico, della diversificazione. Quanto c'è di Grecia nelle polizze degli italiani? Abbottonatissimi o quasi i vertici delle principali compagnie italiane in questo frangente. A livello di gruppo Generali fa sapere che la propria esposizione netta nei confronti della Grecia è pari a 749 milioni di euro, mentre l'esposizione netta sui titoli governativi di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda è pari a 2,2 miliardi di euro. Mediolanum, dal canto suo, ha dichiarato di avere in portafoglio 100 milioni di euro in titoli ellenici. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA QUOTA «PIGS» L'incidenza in portafoglio risulta superiore per la Spagna, mentre è inferiore per Irlanda e Portogallo

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Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Pari accesso alla paternità e alla pensione anticipata" 03/05/2010

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Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: LAVORO data: 2010-05-03 - pag: 43 autore: Prestazioni uniformi. Tra prepensionamenti e disoccupazione

Pari accesso alla paternità e alla pensione anticipata

Marco Strafile Il Regolamento 883/04 si caratterizza per un'estensione dell'ambito di applicazione soggettivo e oggettivo. Ciò comporta, quindi, una più ampia platea di individui cui trova applicazione la normativa comunitaria di sicurezza sociale e un maggior numero di eventi coperti. In particolare, il Regolamento si applica a tutti i cittadini di uno stato membro e non più soltanto ai lavoratori subordinatio autonomi, con l'estensione quindi anche ai soggetti «non attivi ». Restano esclusi per il momento i cittadini dei paesi terzi, pur se regolarmente soggiornanti nell'Ue. Allo stesso modo, il Regolamento 1408/71 continuerà ad applicarsi nei rapporti tra i Paesi membri da un lato e i tre paesi dell'area dello Spazio economico europeo (Norvegia, Islanda, Liechtenstein) e la Svizzera dall'altro, fino a quando questi non sottoscriveranno il nuovo Regolamento. Con riferimento al campo di applicazione oggettivo, vengono confermati gli eventi già previsti dal precedente Regolamento (malattia e di maternità; invalidità, comprese quelle dirette a conservare o migliorare la capacità di guadagno; le prestazioni di vecchiaia, ai superstiti, per infortunio sul lavoro e malattie professionali, gli assegni in caso di morte, prestazioni di disoccupazione, prestazioni familiari), e aggiunti quelli riguardanti le prestazioni di paternità e assimilate ( da non confondere con le prestazioni parentali), e le prestazioni di pensionamento anticipato. L'ampliamento da un lato rientra in una più ampia attività del legislatore comunitario orientata alla parità di opportunità e trattamento tra uomini e donne e del corretto bilanciamento fra i tempi di vita e lavoro, dall'altro va a colmare una mancanza in molte legislazioni nazionali di una definizione di «prestazioni di prepensionamento », assimilate a volte alle prestazioni di disoccupazione, a volte alle prestazioni pensionistiche. Da più parti è stato rilevato come con il nuovo Regolamento non sia stata colta l'occasione per attuare il coordinamento dei sistemi di previdenza complementare di origine contrattuale collettiva; una lacuna giustificata solo parzialmente dall'evidentediversità dei sistemi di previdenza integrativa negli stati membri e dalla considerazione che una regolamentazione in questo settore avrebbe conseguenze in settori "contigui" di intervento del legislatore comunitario, come ad esempio quello della concorrenza. Un intervento in questo ambito avrebbe consentito di favorire il raggiungimento dell'obiettivo volto alla libera circolazione di cittadini all'interno dell'Ue, di cui il coordinamento dei sistemi previdenziali dei vari stati rappresenta uno dei più importanti strumenti di realizzazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "I conti 2009 del Fondo Cariplo battono le attese" 03/05/2010

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Plus sezione: ATTUALITA data: 2010-05-01 - pag: 15 autore: SCENE DA UNA FUSIONE d i Nicola Borzi

I conti 2009 del Fondo Cariplo battono le attese

P assata è la tempesta, iscritti e pensionati fanno festa. Dopo che nel 2008 la crisi finanziaria aveva mandato in rosso il risultato della componente finanziaria (per 77,3 milioni di euro, ma in calo di 142,9 milioni dal 2007), con un rendimento medio del –5,05%, l'anno scorso il bilancio del Fondo pensioni Cariplo è tornato a brillare. Ne dà conto una nota del 23 aprile della Fabi di Intesa Sanpaolo . Il 16 aprile 2010 il Consiglio di amministrazione del fondo dell'ex Cassa di risparmio delle province Lombarde ha approvato all'unanimità il bilancio 2009 secondo gli schemi Covip . La gestione patrimoniale ha segnato un utile, sul patrimonio complessivo al netto delle spese amministrative, di 131,4 milioni. Hanno stappato lo champagne non solo i 4.403 pensionati (tanti erano al 31 dicembre), ma anche i 6.254 iscritti attivi alla sezione due. Il valore del patrimonio immobiliare a fine 2009 ammontava a 631 milioni circa, a prezzi di mercato, con una redditività di 33,5 milioni, pari a un rendimento del 4,58%. Dopo la crisi dei mercati, la ripresa delle Borse segnata a partire da marzo 2009 ha consentito al patrimonio mobiliare un rendimento di 110,5 milioni su investimenti complessivi per 1,433 miliardi. «Il risultato della gestione, positiva per 139,8 milioni circa, a fronte del patrimonio mediamente investito genera un tasso lordo di rendimento del 6,72 per cento», scrive la Fabi che parla di «risultato eccellente». Il patrimonio del fondo al 31 dicembre 2008 era di 2,11 miliardi: a fronte di una variazione dell'attivo netto destinato alle prestazioni di 52,23 milioni, registrata l'anno scorso, a fine 2009 l'attivo netto destinato alle pretazioni è sceso a 2,06 miliardi. La prossima riunione del Cda, a maggio, delibererà la percentuale di incremento delle singole posizioni individuali della sezione due. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Meno azioni e più titoli di Stato Così la previdenza nel dopo crisi" 03/05/2010

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Plus sezione: ATTUALITA data: 2010-05-01 - pag: 10 autore: Fondi pensione. Le scelte di portafoglio dei gestori per l'anno in corso

Meno azioni e più titoli di Stato Così la previdenza nel dopo crisi

P er molti versi M.A. è fortunato. A differenza di chi gestisce i fondi comuni o fondi hedge, lui si occupa di un fondo pensione. Il che significa tre cose: avere un'orizzonte di investimendo di lungo termine, sapere con buona approssimazione quando gli aderenti disinvestiranno, visto che è programmabile la loro uscita dai fondi, ossia il loro pensionamento (con eccezioni come anticipazioni per casa e spese mediche, oltre che per i nefasti effetti della crisi economica); e infine l'essersi appena lasciati alle spalle la più pesante crisi finanziaria degli ultimi 70 anni. Dove investire, dunque, in questa fase? È quanto è stato chiesto a M.A. e a un altro migliaio di responsabili di fondi pensione europei da Mercer, società internazionale di consulenza, outsourcing e investimento. I risultati della survey (realizzata nelle prime settimane dell'anno) evidenziano scelte conservative per il 2010: un fondo su tre intende ridurre il peso delle azioni – specie se estere – nel proprio portafoglio, altrettanti intendono aumentare la presenza di titoli di Stato di casa propria mentre il 16% dei fondi pensione britannici puntano sui corporate bond di casa, al contrario dei colleghi continentali (6% vedi tabelle a fianco). Secondo l'indagine di Mercer il 32% dei fondi pensione del Vecchio Continente si prepara a fronteggiare l'impatto potenziale degli attuali pacchetti di incentivi fiscali sulle proprie strategie, temendo il rialzo dell'inflazione. Un rischio che al contrario due fondi pensione su tre non ritengono particolarmente pressante. Da sottolineare come i gestori al di qua e al di là della Manica abbiano visioni opposte sui rispettivi mercati immobiliari domestici: se il 14% dei britannici prevede di aumentare le quote (di parere opposto il 4%), il 13% dei colleghi dell'Europa continentale intende alleggerire dal real estate il proprio portafoglio (l'1% è di parere opposto). La ragione sta nella differente dinamica del mercato immobiliare: con il mattone inglese scivolato vistosamente ultimamente a differenza di quello europeo, in calo limitato. Sempre rilevante l'attenzione dei gestori per gli strumenti alternativi (ad eccezione dell'Italia): i fondi pensione europei mostrano per il 2010 maggiore interesse di quelli britannici, che vengono da una fase di maggior esposizione verso queste tipologie di investimento. Accogliendo la lezione della crisi, i continentali preferiscono i fondi dei fondi hedge e i fondi di fondi private, snobbando gli investimenti diretti nei due mercati. «La lezione della crisi del 2008 ci dice che quando i mercati scendono la correlazione tra asset class rischiose è pari a uno – dice Marco Palacino, managing director di Bny Mellon Asset management per l'Italia - ; per questo gli istituzionali ora guardano ai titoli di Stato di qualità come i Treasury Usa o i bund tedeschi, gli unici ad aver avuto una correlazione inferiore a uno durante la crisi rispetto ad azionari, obbligazionario societario e investimenti alternativi. Dopo 12 mesi di rally in quasi tutti i settori, con ritorni importanti grazie a prodotti a performance relative, per il 2010 è opportuno puntare su prodotti absolute return capaci di generare alpha in un contesto di maggiore volatilita». «Stiamo puntando ora a uno stile di gestione definibile come global tactical allocation – dice Sebastiano Costa, responsabile relazioni clienti istituzionali di Schroders in Italia –: mira a ottenere un ritorno assoluto, diversificando per asset class e orizzonti temporali e con una gestione attiva anche della componente valutaria. In sostanza, prevede una certa discrezionalità affidata dal fondo al gestore, pur all'interno di parametri di rischio ben definiti. Le azioni? Hanno corso molto, ma se analizziamo il rapporto prezzo/utili normalizzati sulla media di lungo periodo, scopriamo che nel lungo termine c'è ancora valore nei titoli azionari». «Il debito dei paesi cosiddetti emergenti si sta mostrando sempre più di qualità – dice Giambattista Chiarelli, responsabile sviluppo per l'area sud Europa di Pictet –, se paragonato a quello crescente dei paesi più sviluppati. A medio e lungo termine è bene puntare sull'ambiente, su aziende che operano nel ciclo delle risorse naturali come le foreste, l'agricoltura, l'acqua e le fonti energetiche rinnovabili» Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ © RIPRODUZIONE RISERVATA

In calo anche corporate bond Le gestioni sono più attive

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ASSINEWS.it Data: "Partite Iva, il welfare negato dei lavoratori invisibili" 04/05/2010

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Partite Iva, il welfare negato dei lavoratori invisibili

Quell’estratto conto, novità assoluta, avrebbe contenuto addirittura una proiezione sull’ammontare finale dell’assegno di pensione. Un’operazione perfetta perché avrebbe abbinato la massima trasparenza nel rapporto con i contribuenti a un vantaggio di « sistema » . Chi, in virtù della documentazione fornita, avesse finito per giudicare insufficiente l’ammontare previsto per la sua pensione, avrebbe avuto il tempo di potersi disegnare una polizza integrativa con caratteristiche complementari all’assegno Inps. Il costruendo «secondo pilastro» del sistema previdenziale italiano ne avrebbe sicuramente tratto beneficio. Il sogno di avere un welfare scandinavo anche nel Belpaese (in Svezia e Norvegia esiste già l’equivalente della busta arancione) si è però infranto con problemi organizzativi. L’Inps dichiara che sarebbe stata assolutamente in grado di realizzare l’operazione ma non lo erano la maggior parte delle altre Casse di previdenza (circa una trentina) a causa di una informatizzazione inadeguata delle proprie banche dati. Di conseguenza, archiviata l’idea della busta arancio, tra un mese dovrebbe partire un piano B. Gli assistiti dell’Inps dovrebbero comunque poter consultare online la propria posizione contributiva, accedendovi attraverso il solito «pin code» e la solita «password». Ovviamente l’impatto simbolico e comunicativo non sarà lo stesso e comunque l’Inps ha deciso di mettere a disposizione solo i dati sulla contribuzione già versata ma di non fornire proiezioni sul futuro. Il cambio di rotta sta facendo mugugnare le organizzazioni che rappresentano le professioni autonome non ordinistiche o comunque prive di una propria cassa previdenziale, non perché i loro rappresentanti siano indissolubilmente legati al mondo di Gutenberg (la documentazione cartacea) e odino il web, tutt’altro. È che quella che poteva essere un’operazione di inclusione è stata di fatto derubricata. Ma non è tutto. Assieme al mugugno sui simboli c’è anche e soprattutto un problema di sostanza. Non si può andare avanti versando un contributo decisamente oneroso (il 27,2%) per attendersi poi a fine carriera pensioni minime. «Dietro la scelta del governo e dell’Inps di non mandare la busta e di non mettere nero su bianco le proiezioni sulle prestazioni previdenziali di fine carriera - denuncia Anna Soru, presidente di Acta, l’associazione dei consulenti del terziario avanzato - c’è una scelta comunicativa ben precisa. Non si vuole creare allarme tra i contribuenti. Soprattutto tra quelli a regime contributivo puro». Le prime coorti di lavoratori assoggettati al contributivo dovrebbero andare in pensione tra 15-20 anni ma le previsioni che fanno gli esperti dell’associazione sono preoccupanti. E segnalano un’ulteriore differenza di trattamento con i lavoratori dipendenti. Chi infatti tra questi ultimi è stato collocato per effetto della recessione in cassa integrazione ha comunque usufruito della copertura previdenziale, mentre niente di tutto ciò è previsto per una partita Iva. Risultato: è molto probabile che quei professionisti nel 2025 «godranno» - mai espressione fu più ipocrita - di un assegno di pensione stimato tra i 600 e i 700 euro. Sta accadendo infatti che, in assenza delle proiezioni dell’Inps, i consulenti a partita Iva si sono attrezzati auto-simulando i propri piani pensionistici secondo la casistica più ricorrente. L’esempio- limite è quello di un professionista che in questi anni di economia terremotata abbia guadagnato all’incirca mille euro al mese e che per effetto della crisi non abbia avuto sempre la continuità lavorativa, ebbene anche se versasse alle casse dell’Inps per 15-20 anni il 27,2% dei propri incassi non arriverebbe nemmeno ad aver diritto all’assegno di pensione sociale. E questa è, secondo Acta, la dimostrazione che l’introduzione della gestione separata Inps ha generato gravi casi di ingiustizia che oggi, a quindici anni ormai dalla sua partenza, nessuno ha risolto. A complicare il quadro ci si è messa anche la Corte di Cassazione che di recente con una sentenza, la 3240/2010, ha definito la contribuzione alla gestione separata dell’Inps «una tassa aggiuntiva sui redditi di lavoro autonomo» che ha «il duplice scopo di fare cassa e di costituire un deterrente economico all’abuso di tali forme di lavoro». Ma come, si sono detti all’Acta, noi subiamo un prelievo oneroso, non sappiamo cosa produrrà in termini previdenziali a fine carriera e la Corte lo bolla come un’imposta utilizzata per disincentivare l’abuso di strumenti flessibili! Si vuole forse colpire chi ha avuto la pazza idea di rinunciare al posto fisso e scegliere il lavoro autonomo? È chiaro che un professionista a partita Iva leggendo la sentenza si trova culturalmente sconfessato e per di più condannato a pagare una «tassa» che va a finire nelle casse della gestione separata Inps. Ma come si fanno a confondere imposte e accantonamenti previdenziali? La sentenza rischia di servire solo a giustificare che i versamenti accantonati non produrranno mai un assegno previdenziale degno di questo nome. Per di più se di tassa si tratta non si capisce perché debba essere pagata in cifra fissa ( il fatidico 27,2%) e non secondo il criterio della progressività sancito dalla Costituzione. «Così non si aiuta l’opera di riforma del welfare e non si costruisce un sistema equo per il lavoro autonomo. Le istituzioni parlano lingue diverse e comunque sembrano avere al centro della loro visione sempre e comunque il lavoro dipendente, come se nulla fosse cambiato in questi anni. È sconfortante» dichiara Anna Soru. Così come è mostruosa la progressione che in 15 anni ha portato il contributo previdenziale alla gestione separata dell’Inps a salire dal 10 al 27,2% con un incremento del 270%. «Una tassazione svedese con prestazioni da welfare americano» scherzano ad Acta. Il paradosso è che tutte queste cose capitano proprio mentre in Parlamento è stato presentato un disegno di legge bipartisan da due deputati molto quotati come Giuliano Cazzola (Pdl) e Tiziano Treu (Pd) che parla fortunatamente un’altra lingua e che evita a chi ha redditi molto bassi di versare per nulla. Se la loro proposta diventasse legge, un cittadino con dieci anni di contributi (non figurativi ma effettivi sommando esperienze da dipendente e non) avrebbe diritto alla pensione sociale alla quale potrebbe poi aggiungere il rendimento dei contributi versati. Più in generale il dispositivo prefigurato da Cazzola e Treu avrebbe il merito di armonizzare il sistema pensionistico nel suo complesso e migliorare la situazione di chi rientra nel sistema contributivo. Ma come è possibile che le istituzioni e la politica forniscano input così diversi tra loro? L’impressione è che, presi alla sprovvista dalla Grande Crisi, non siano riuscite ancora a rimodulare i loro interventi e a parlare la stessa lingua. Così gli insider in questi mesi di recessione hanno potuto utilizzare tutta la strumentazione tradizionale del welfare mentre i professionisti autonomi non hanno usufruito di nessuna copertura per malattia, invalidità, disoccupazione e congedi parentali. Ormai però, almeno secondo i più recenti dati dell’area milanese, solo un contratto su cinque è a tempo indeterminato e di conseguenza la contraddizione si fa stridente: abbiamo un sistema che non riesce a produrre posti fissi a sufficienza e però non rinuncia a tartassare i poveri cristi che per scelta o per necessità prendono la strada del lavoro autonomo. Delle due l’una.

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Corriere della Sera Data: "PARTITE IVA - La busta che non arriva e i professionisti senza 04/05/2010 rete -"

Indietro Stampa Corriere della Sera > Blog > PARTITE IVA - La busta che non arriva e i professionisti senza rete - Dario Di Vico. Dal blog Generazione Pro Pro di Dario Di Vico. corriereblog 04/05/2010 PARTITE IVA - La busta che non arriva e i professionisti senza rete - Dario Di Vico Scritto alle 09:54

Si vive anche di simboli. E la busta arancione che l`Inps aveva promesso di spedire ai suoi assistiti, comprese le partite Iva della cosiddetta gestione separata, era diventata in poco tempo per consulenti e professionisti senza Ordine un test di inclusione e di cittadinanza. Il governo, infatti, aveva annunciato che entro il 2010 l`Inps avrebbe inviato a casa l`estratto conto aggiornato dei versamenti previdenziali accantonati fino a quel momento.Quell`estratto conto, novità assoluta, avrebbe contenuto addirittura una proiezione sull`ammontare finale dell`assegno di pensione. Un`operazione perfetta perché avrebbe abbinato la massima trasparenza nel rapporto con i contribuenti a un vantaggio di «sistema». Chi, in virtù della documentazione fornita, avesse finito per giudicare insufficiente l`ammontare previsto per la sua pensione, avrebbe avuto il tempo di potersi disegnare una polizza integrativa con caratteristiche complementari all`assegno Inps. Il costruendo «secondo pilastro» del sistema previdenziale italiano ne avrebbe sicuramente tratto beneficio. Il sogno di avere un welfare scandinavo anche nel Belpaese (in Svezia e Norvegia esiste già l`equivalente della busta arancione) si è però infranto con problemi organizzativi. L`Inps dichiara che sarebbe stata assolutamente in grado di realizzare l`operazione ma non lo erano la maggior parte delle altre Casse di previdenza (circa una trentina) a causa di una informatizzazione inadeguata delle proprie banche dati. Di conseguenza, archiviata l`idea della busta arancio, tra un mese dovrebbe partire un piano B. Gli assistiti dell`Inps dovrebbero comunque poter consultare online la propria posizione contributiva, accedendovi attraverso il solito «pin code» e la solita «password». Ovviamente l`impatto simbolico e comunicativo non sarà lo stesso e comunque l`Inps ha deciso di mettere a disposizione solo i dati sulla contribuzione già versata ma di non fornire proiezioni sul futuro. Il cambio di rotta sta facendo mugugnare le organizzazioni che rappresentano le professioni autonome non ordinistiche o comunque prive di una propria cassa previdenziale, non perché i loro rappresentanti siano indissolubilmente legati al mondo di Gutenberg (la documentazione cartacea) e odino il web, tutt`altro. E' che quella che poteva essere un`operazione di inclusione è stata di fatto derubricata. Ma non è tutto. Assieme al mugugno sui simboli c`è anche e soprattutto un problema di sostanza. Non si può andare avanti versando un contributo decisamente oneroso (il 27,2%) per attendersi poi a fine carriera pensioni minime. «Dietro la scelta del governo e dell`Inps di non mandare la busta e di non mettere nero su bianco le proiezioni sulle prestazioni previdenziali di fine carriera - denuncia Anna Soru, presidente di Acta, l`associazione dei consulenti del terziario avanzato - c`è una scelta comunicativa ben precisa. Non si vuole creare allarme tra i contribuenti. Soprattutto tra quelli a regime contributivo puro». Le prime coorti di lavoratori assoggettati al contributivo dovrebbero andare in pensione tra 15-20 anni ma le previsioni che fanno gli esperti dell`associazione sono preoccupanti. E segnalano un`ulteriore differenza di trattamento con i lavoratori dipendenti. Chi infatti tra questi ultimi è stato collocato per effetto della recessione in cassa integrazione ha comunque usufruito della copertura previdenziale, mentre niente di tutto ciò è previsto per una partita Iva. Risultato: è molto probabile che quei professionisti nel 2025 «godranno» - mai espressione fu più ipocrita - di un assegno di pensione stimato tra i 600 e i 700 euro. Sta accadendo infatti che, in assenza delle proiezioni dell`Inps, i consulenti a partita Iva si sono attrezzati auto-simulando i propri piani pensionistici secondo la casistica più ricorrente. L`esempio-limite è quello di un professionista che in questi anni di economia terremotata abbia guadagnato all`incirca mille euro al mese e che per effetto della crisi non abbia avuto sempre la continuità lavorativa, ebbene anche se versasse alle casse dell`Inps per 15-20 anni il 27,2% dei propri incassi non arriverebbe nemmeno ad aver diritto all`assegno di pensione sociale. E questa è, secondo Acta, la dimostrazione che l`introduzione della gestione separata Inps ha generato gravi casi di ingiustizia che oggi, a quindici anni ormai dalla sua partenza, nessuno ha risolto. A complicare il quadro ci si è messa anche la Corte di Cassazione che di recente con una sentenza, la 3240/2010, ha definito la contribuzione alla gestione separata dell`Inps «una tassa aggiuntiva sui redditi di lavoro autonomo» che ha «il duplice scopo di fare cassa e di costituire un deterrente economico all`abuso di tali forme di lavoro». Ma come, si sono detti all`Acta, noi subiamo un prelievo oneroso, non sappiamo cosa produrrà in termini previdenziali a fine carriera e la Corte lo bolla come un`imposta utilizzata per disincentivare l`abuso di strumenti flessibili! Si vuole forse colpire chi ha avuto la pazza idea di rinunciare al posto fisso e scegliere il lavoro autonomo? E' chiaro che un professionista a partita Iva leggendo la sentenza si trova culturalmente sconfessato e per di più condannato a pagare una «tassa» che va a finire nelle casse della gestione separata Inps. Ma come si fanno a confondere imposte e accantonamenti previdenziali? La sentenza rischia di servire solo a giustificare che i versamenti accantonati non produrranno mai un assegno previdenziale degno di questo nome. Per di più se di tassa si tratta non si capisce perché debba essere pagata in cifra fissa (il fatidico 27,2%) e non secondo il criterio della progressività sancito dalla Costituzione. «Così non si aiuta l`opera di riforma del welfare e non si costruisce un sistema equo per il lavoro autonomo. Le istituzioni parlano lingue diverse e comunque sembrano avere al centro della loro visione sempre e comunque il lavoro dipendente, come se nulla fosse cambiato in questi anni. È sconfortante» dichiara Anna Soru. Così come è mostruosa la progressione che in 15 anni ha portato il contributo previdenziale alla gestione separata dell`Inps a salire dal 10 al 27,2% con un incremento del 270%. «Una tassazione svedese con prestazioni da welfare americano» scherzano ad Acta. Il paradosso è che tutte queste cose capitano proprio mentre in Parlàmento è stato presentato un disegno di legge bipartisan da due deputati molto quotati come Giuliano Cazzola (Pdl) e Tiziano Treu (Pd) che parla fortunatamente un`altra lingua e che evita a chi ha redditi molto bassi di versare per nulla. Se la loro proposta diventasse legge, un cittadino con dieci anni di contributi (non figurativi ma effettivi sommando esperienze da dipendente e non) avrebbe diritto alla pensione sociale alla quale potrebbe poi aggiungere il rendimento dei contributi versati. Più in generale il dispositivo prefigurato da Cazzola e Treu avrebbe il merito di armonizzare il sistema pensionistico nel suo complesso e migliorare la situazione di chi rientra nel sistema contributivo. Ma come è possibile che le istituzioni e la politica forniscano input così diversi tra loro? L`impressione è che, presi alla sprovvista dalla Grande Crisi, non siano riuscite ancora a rimodulare i loro interventi e a parlare la stessa lingua. Così gli insider in questi mesi di recessione hanno potuto utilizzare tutta la strumentazione tradizionale del welfare mentre i professionisti autonomi non hanno usufruito di nessuna copertura per malattia, invalidità, disoccupazione e congedi parentali. Ormai però, almeno secondo i più recenti dati dell`area milanese, solo un contratto su cinque è a tempo indeterminato e di conseguenza la contraddizione si fa stridente: abbiamo un sistema che non riesce a produrre posti fissi a sufficienza e però non rinuncia a tartassare i poveri cristi che per scelta o per necessità prendono la strada del lavoro autonomo. Delle due l`una. Dario Di Vico ddivico@res:it

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Corriere della Sera Data: "Partite Iva, il welfare negato dei lavoratori invisibili" 04/05/2010

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● 4 mag 2010 ● Corriere Della Sera Partite Iva, il welfare negato dei lavoratori invisibili Il giallo della busta Inps e la sentenza della Cassazione Quell'estratto conto, novità assoluta, avrebbe contenuto addirittura una proiezione sull'ammontare finale dell'assegno di pensione. Un'operazione perfetta perché avrebbe abbinato la massima trasparenza nel rapporto con i contribuenti a un vantaggio di « sistema » . Chi, in virtù della documentazione fornita, avesse finito per giudicare insufficiente l'ammontare previsto per la sua pensione, avrebbe avuto il tempo di potersi disegnare una polizza integrativa con caratteristiche complementari all'assegno Inps. Il costruendo «secondo pilastro» del sistema previdenziale italiano ne avrebbe sicuramente tratto beneficio. Il sogno di avere un welfare scandinavo anche nel Belpaese (in Svezia e Norvegia esiste già l'equivalente della busta arancione) si è però infranto con problemi organizzativi. L'Inps dichiara che sarebbe stata assolutamente in grado di realizzare l'operazione ma non lo erano la maggior parte delle altre Casse di previdenza (circa una trentina) a causa di una informatizzazione inadeguata delle proprie banche dati. Di conseguenza, archiviata l'idea della busta arancio, tra un mese dovrebbe partire un piano B. Gli assistiti dell'Inps dovrebbero comunque poter consultare online la propria posizione contributiva, accedendovi attraverso il solito «pin code» e la solita «password». Ovviamente l'impatto simbolico e comunicativo non sarà lo stesso e comunque l'Inps ha deciso di mettere a disposizione solo i dati sulla contribuzione già versata ma di non fornire proiezioni sul futuro.

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Giorno, Il (Milano) Data: "La pensione di guerra Mia madre ha compiuto da poco 83 anni e, 04/05/2010 poiché è gravemente inva..."

Indietro Stampa LA PREVIDENZA pag. 27

La pensione di guerra Mia madre ha compiuto da poco 83 anni e, poiché è gravemente inva...

La pensione di guerra Mia madre ha compiuto da poco 83 anni e, poiché è gravemente invalida, ha diritto a percepire la pensione di accompagnamento. Vorrei sapere se per vedersi riconoscere questa pensione deve rinunciare alla pensione di guerra di 75 euro al mese. A. Pagano Paderno Dugnano Non c'è alcun bisogno che Tua madre, cara lettrice, rinunci alla pensione di guerra per percepire l'indennità di accompagnamento. Per il diritto a questa prestazione, infatti, il reddito personale dell'invalido e dell'eventuale coniuge non ha alcuna rilevanza. Essa spetta solo in virtù delle condizioni di salute dell'invalido, che deve essere riconosciuto invalido totale non in grado di svolgere da solo gli "atti quotidiani" della vita (mangiare, bere, vestirsi, camminare, ecc..). Supplemento in ritardo Per una serie di disguidi, di cui l'INPS è solo in parte colpevole, l'Ente di previdenza mi ha solo qualche settimana fa liquidato un supplemento di pensione, la cui domanda risale al 2007. Vorrei sapere se mi spettano su queste somme gli interessi. Roberto Russo Fino a qualche anno fa la materia di interessi e rivalutazioni era occasione di dispute giudiziarie tra l'Ente di previdenza e gli interessati; la questione, però, si è una volta per tutte risolta, dopo che l'INPS ha messo in soffitta le vecchie preclusioni al riconoscimento di interessi legali e rivalutazione monetaria in favore del pensionato a cui vengono corrisposte con ritardo le prestazioni previdenziali ed assistenziali ed ha deciso di adeguarsi alle numerose sentenze della Corte di Cassazione pronunciate in favore di pensionati e assicurati. Dal 1999 l'INPS ha disposto che le somme aggiuntive per interessi e rivalutazioni vanno pagate a prescindere da un'esplicita richiesta del pensionato; in tal senso ha confermato che per poter applicare al credito la rivalutazione monetaria non è più necessaria una sentenza dell'autorità giudiziaria. C'è, pero, un altro distinguo: il diritto agli interessi (ed anche alla rivalutazione) spetta al pensionato non solo in caso di ritardata definizione delle domande di pensione o di ricostituzione, ma anche quando il ritardo si riferisca a pratiche di pensione ricostituite d'ufficio (ovvero senza la richiesta dell'interessato) per effetto di novità legislative o di sentenze costituzionali). Sull'argomento è bene ricordare che gli interessi legali vanno pagati dal 121° giorno successivo alla data della domanda di prestazione o, per le ricostituzioni d'ufficio, dalla data di entrata del provvedimento di legge che ha dato luogo alla modifica dell'importo della prestazione. Le stesse regole che abbiamo appena esposto si applicano anche al calcolo della cosiddetta "rivalutazione monetaria". Le settimane massime Nell'estratto conto previdenziale fatto sul sito Inps, ho notato che per alcuni anni la nota codice 4 "contributi ridotti al numero massimo che può essere riconosciuto nel periodo". Cosa vuol dire? Antonio Sessa Caro Antonio, è molto semplice. Come sai, l'INPS calcola i contributi in settimane coincidenti con i sabati di calendario. Ciò fa sì che, specie in anni bisestitili, le settimane possono essere 53 invece delle "canoniche" 52. In tali circostanze l'estratto INPS indica il numero massimo delle settimane accreditabili (massimo 52) non tenendo conto delle eventuali settimane in eccedenza. Tfr con gli interessi Dopo 30 anni di lavoro nel settore commerciale automobilistico, lo scorso luglio sono andato in pensione. Trascorsi 3 mesi ho ricevuto solo una minima parte della liquidazione, con motivazione da parte della direzione che all'azienda mancano liquidi e che per darmi l'intera liquidazione hanno un anno di tempo. Volevo sapere se è vero, perché a me risulta che la liquidazione deve essere corrisposta entro un mese. Sergio Secondo le disposizioni dell'articolo 2120 del Codice Civile, all'atto della cessazione del rapporto di lavoro l'importo del TFR è senz'altro esigibile subito anche se parzialmente incompleto per la mancata disponibilità di tutti gli elementi di calcolo ed in particolare dell'indice ISTAT relativo al mese in cui è cessato il rapporto di lavoro. Nel caso di ritardato pagamento sono da riconoscere al lavoratore gli interessi e rivalutazione dalla maturazione del diritto di credito al TFR.

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Italia Oggi Data: "Coltivatori diretti, salgono i contributi" 04/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 04/05/2010 - pag: 30 autore: di Gigi Leonardi In Gazzetta i redditi di riferimento

Coltivatori diretti, salgono i contributi

Fissata la contribuzione dovuta dai coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali nel 2010, il cui primo versamento è previsto per il 16 luglio. Il reddito medio convenzionale giornaliero da valere, sia ai fini del calcolo dei contributi che della misura delle pensioni dei lavoratori autonomi dell'agricoltura, per ciascuna fascia di reddito agrario (tabella D, legge n. 233/1990 nella versione aggiornata dal dlgs n. 146/1997), è stabilito nella misura di 50,35 euro (era di 48,98 nel 2009). Così come indicato nel decreto del direttore generale per le politiche previdenziali del 21 aprile scorso (nella G.U. del 29 aprile). Il calcolo dei contributi pensionistici dovuti dai coltivatori diretti, mezzadri e coloni si effettua applicando una determinata percentuale sul reddito agrario convenzionale (stabilito annualmente con decreto ministeriale), articolato in quattro fasce distinte dal numero di giornate/ lavoro attribuibile a ogni singola unità attiva, come segue: prima fascia = 156 giornate; seconda fascia = 208 giornate; terza fascia = 260 giornate e quarta fascia = 312 giornate. Considerato che il reddito individuale giornaliero per l'anno 2010 è stato dunque fissato in 50,35 euro, la base imponibile per quest'anno risulta pari a:* prima fascia: 156 giornate x 50,35 = 7.854,60* seconda fascia: 208 giornate x 50,35 = 10.472,80* terza fascia: 260 giornate x 50,35 = 13.091,00* quarta fascia: 312 giornate x 50,35 = 15.709,20Le aliquote da applicare al suddetto reddito, modificate dapprima dal cosiddetto decreto di armonizzazione (dlgs n. 146/1997) e successivamente dall'art. 59 della legge n. 449/1997 (il collegato alla finanziaria 1998), sono le seguenti:* 20,30% (ridotta al 17,80% per i soggetti di età inferiore ai 21 anni) per la generalità delle imprese;* 17,30% (12,80% per i giovani in età inferiore ai 21 anni) per le imprese ubicate nei territori montani (di cui al dpr n. 601/1973) e nelle zone agricole svantaggiate (art. 15 della legge n. 984/1977).L'esatto ammontare del contributo dovuto si determina applicando la prevista aliquota percentuale ad ogni fascia di reddito convenzionale, e maggiorando il risultato di 94 euro circa a titolo di contributo addizionale (art. 17 della legge n. 160/1975), di 768,50 euro (532,18 per le aziende situate nei territori montani o n zone svantaggiate) quale quota dovuta per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (destinata all'Inail, ma riscossa dall'Inps) e 7,49 euro per contributo di maternità. Sconto per gli anziani. Il comma 15 dell'art .59 della legge n. 449/1997 prevede che i lavoratori autonomi titolari di pensione e con età non inferiore a 65 anni, possano, a domanda, richiedere lo sconto del 50% dell'onere. La riduzione riguarda esclusivamente la contribuzione pensionistica e non anche le altre quote (Inail e maternità). Il minor versamento si rifletterà naturalmente sul supplemento di pensione cui gli interessati hanno diritto continuando l'attività lavorativa. Versamenti. Il pagamento dei contributi deve essere effettuato attraverso il modello di versamento unificato F24, con scadenza al 17 luglio, 16 settembre, 16 novembre e 17 gennaio 2011.

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Italia Oggi Data: "Consulenti interlocutori privilegiati" 04/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Consulenti del Lavoro data: 04/05/2010 - pag: 31 autore: Una nota del ministero del lavoro chiarisce il ruolo della professione nei rapporti con la p.a.

Consulenti interlocutori privilegiati

Dal libro unico all'UniEmens, la gestione ai soli iscritti all'albo Pubblichiamo la circolare del ministero del lavoro (Nota 7857/2010) sui «Soggetti abilitati alla trasmissione della documentazione lavoristica e previdenziale»Come noto le più recenti modifiche apportate alla disciplina in materia di lavoro tendono ad informatizzare e quindi a «smaterializzare» l'effettuazione dei principali adempimenti lavoristici (comunicazioni al Centro per l'impiego, Libro unico del lavoro, inoltro prospetti informativi di cui alla legge n. 68/1999) e previdenziali (Uniemens). La modalità di effettuazione di tali adempimenti ha rafforzato il ruolo degli «intermediari» a ciò abilitati - quali i consulenti del lavoro e gli altri professionisti individuati dalla legge n. 12/1979 nonché i servizi o i centri di assistenza fiscale istituiti dalle associazioni di categoria delle imprese artigiane e delle altre piccole imprese - che sono da ritenersi interlocutori privilegiati degli organismi pubblici preposti al controllo degli stessi adempimenti. Va poi evidenziato che la crescente «smaterializzazione» delle operazioni relative agli adempimenti di lavoro e previdenza incide, inevitabilmente, sugli aspetti operativi legati allo svolgimento degli adempimenti medesimi e sul rispetto delle prerogative dei soggetti a ciò abilitati o autorizzati in quanto le modalità gestionali e di comunicazione telematica dei dati lavoristici e previdenziali possono rendere incerta la reale ed effettiva riconducibilità degli stessi adempimenti ai soggetti tenuti all'inoltro. Pertanto, si ritiene opportuno fornire indicazioni volte ad assicurare la qualità dell'attività svolta da tali «intermediari» e a prevenire fenomeni di abusivismo nell'affidamento e nello svolgimento delle procedure. In tal senso, deve preliminarmente essere ribadita la centralità della legge n. 12/1979 che, con estrema chiarezza, evidenzia quali sono i soggetti abilitati a svolgere gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti. Fra tali adempimenti rientrano, senz'altro, l'invio della comunicazione obbligatoria, l'elaborazione e la trasmissione del Libro unico del lavoro e dei prospetti informativi relativi ai disabili, nonché la trasmissione della documentazione di natura contributiva (DM10, Emens o più recentemente Uniemens e Com.Unica). Eventuali altre discipline che sembrerebbero «impattare» sulla stessa materia, anche se riferite a meri adempimenti accessori quale la trasmissione di tale documentazione (a esempio la previsione contenuta nell'art. 44, comma 9, della legge n. 326/2003 in materia di dati contributivi) non potranno dunque che essere lette alla luce o, meglio, in combinato disposto con l'art. 1, commi 1 e 4, della legge n. 12/1979. Da ciò deriva quindi, sia pur indirettamente, che la predisposizione e la trasmissione telematica della documentazione previdenziale (DM10, Emens o Uniemens e Com.Unica) non può che essere effettuata da coloro che hanno titolo a legittimare la conformità dei dati elaborati alle disposizioni di legge. Inoltre va evidenziato che il soggetto che effettua la trasmissione della documentazione lavoristica e contributiva è al contempo «interlocutore» degli Istituti previdenziali e di questo ministero nei casi di richieste di chiarimenti, integrazioni o correzioni della documentazione trasmessa; attività queste che, evidentemente, non possono che provenire da coloro che sono responsabili dei dati trasmessi in virtù delle disposizioni della citata legge n. 12/1979. Da quanto premesso deriva in primo luogo che non risultano abilitati alla trasmissione della documentazione lavoristica e previdenziale in via informatica i centri di elaborazione dati (Ced) in quanto gli stessi, ai sensi dell'art. 1, comma 5 della legge n. 12/1979, possono effettuare «esclusivamente» attività esecutive e di servizio, quali le mere operazioni di calcolo e stampa dei dati retributivi nonché le attività strumentali e accessorie, come più volte evidenziato da questo ministero (cfr. Vademecum sul Libro unico del lavoro del 5 dicembre 2008). Parimenti non sono da considerarsi abilitati alla predisposizione e trasmissione della documentazione lavoristica e previdenziale quei soggetti che possono svolgere solo adempimenti di natura fiscale, quali i tributaristi e gli esperti tributaristi, i consulenti fiscali, i revisori contabili e i titolari di iscrizione alla Cciaa, salvo che non si tratti di commercialisti o esperti contabili che abbiano provveduto a informare preventivamente la Direzione provinciale del lavoro competente per territorio dello svolgimento dell'attività di consulenza del lavoro ai sensi della citata legge n. 12/1979.Si ribadisce pertanto che risultano abilitati alla predisposizione e trasmissione della documentazione relativa agli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti, anche mediante strumenti telematici, solo i consulenti del lavoro e gli altri professionisti individuati dall'art. 1, comma 1, della L. n. 12/1979, nonché i servizi o centri di assistenza fiscale istituiti dalle associazioni di categoria delle imprese artigiane e delle altre piccole imprese secondo le modalità dettate nel già richiamato Vademecum sul Libro Unico del Lavoro emanato da questo Ministero.Si invitano pertanto codesti Uffici a voler assicurare il rispetto delle indicazioni fornite con la presente circolare.

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Italia Oggi Data: "L'integrativo al 5%" 04/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 04/05/2010 - pag: 29 autore: Pagina a cura di Ignazio Marino Alla Camera riprende l'iter della miniriforma previdenziale

L'integrativo al 5%

Miglioreranno prestazioni e bilanci Riprende l'iter della mini riforma previdenziale per le casse autonome dei professionisti. Dopo il voto favorevole di tutte le commissioni coinvolte, ieri, il relatore Giuliano Cazzola ha riferito favorevolmente all'Assemblea su un progetto di legge (A.C. 1524 primo firmatario Antonino Lo Presti) che interviene sulla manovrabilità del contributo integrativo (quello a carico del committente di una prestazione professionale) sia in termini di innalzamento fino a 5 punti percentuali che di utilizzabilità dello stesso. Prima di passare alle votazioni, il vicepresidente della commissione Lavoro ha quindi illustrato all'Aula la riforma spiegando che si è inteso intervenire su questo fronte, innanzitutto, per parificare i regimi previdenziali degli enti dei professionisti. Quelli più vecchi (dlgs 509/94) infatti possono da sempre, previa delibera approvata dai ministeri vigilanti, aumentare l'aliquota. Le casse più giovani (dlgs 103/96), invece, sin dalla loro costituzione hanno subìto un vincolo di legge al 2%. Secondo passaggio importante della riforma Lo Presti è stato quello di illustrare il concetto di manovrabilità del contributo, che il professionista riscuote e riversa nelle casse degli istituti pensionistici, nella sua duplice funzione di aumentare le prestazioni dei pensionati con il metodo contributivo (per le casse giovani) e consolidare la sostenibilità dei conti per gli enti di vecchia generazione. «Nelle Casse e per i soggetti a cui si applica il sistema di calcolo contributivo (quelle di cui al dlgs n. 103/1996 hanno persino scelto il metodo della capitalizzazione)», ha detto Cazzola, «non sarà possibile assicurare trattamenti adeguati con versamenti contributivi tanto ridotti. Così, se nel caso del lavoro dipendente, un montante contributivo, alimentato per 35-40 anni di versamenti sulla base di un'aliquota del 33 per cento, determinerà tassi di sostituzione in misura del 60 per cento dell'ultimo reddito, è facilmente immaginabile quale sarà il tasso di sostituzione determinato da aliquote contributive inferiori per più della metà (il gettito del contributo integrativo è ora usato per interventi di carattere assistenziale)». Con la riforma le prestazioni sono destinate all'aumento degli assegni.

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Italia Oggi Data: "Le fortune dell'incaricato" 04/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 04/05/2010 - pag: 38 autore: di Mario D'Adamo Ultima chiamata per il rinnovo

Le fortune dell'incaricato

Tutti i benefici di una figura in estinzione I docent attualmente incaricati della presidenza di scuole primarie e secondarie e di istituzioni educative possono ottenere il rinnovo dell'incarico anche per il prossimo scolastico 2010-2011, presentando domanda entro il 20 maggio prossimo all'ufficio scolastico della provincia in cui hanno la sede di servizio (direttiva ministeriale del 12 aprile scorso, n. 36). E se vanno in pensione con la qualifica di incaricato non solo hanno diritto a pensione e buonuscita di importo superiore a quello dei loro colleghi docenti ma possono contare su assegni addirittura più elevati di quelli dei dirigenti scolastici dell'ultimo concorso senza precedente esperienza di incarico. E ciò per il meccanismo che consente loro di mantenere gli scatti di anzianità maturati nella carriera di docente e di vedersi assegnata l'indennità di funzioni superiori, il cui valore copre il differenziale dei due livelli, quello di dirigente e quello di docente, è piuttosto consistente (in certi casi, anche più di diecimila euro annue per tredici mensilità), è interamente pensionabile in quota A e fa aumentare la base di calcolo della buonuscita. Gli incaricati ancora in servizio, però, sono ormai poche centinaia e saranno certamente tutti reimpiegati, poiché il numero delle sedi vacanti dal prossimo 1° settembre è destinato ad aumentare per effetto dei pensionamenti dei titolari e degli incaricati stessi. Non si verificherà, insomma, l'ipotesi che l'incaricato, che non abbia potuto ottenere la conferma dell'incarico sulla sede occupata quest'anno, il prossimo debba essere assegnato, se disponibile, ad altra sede nell'ambito della regione in cui ha presentato la domanda. Anzi, ci sarà posto pure per chi non sia in servizio quest'anno ma lo sia stato almeno nel 2005-2006 e voglia ripetere l'esperienza dell'incarico e magari andare subito dopo in pensione con i descritti benefici. Domanda entro gli stessi termini. Sono gli ultimi colpi di coda di una figura, quella degli incaricati di presidenza, destinata a scomparire dall'attuale ordinamento scolastico.

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Italia Oggi Data: "Pensioni più basse per i commercialisti" 04/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 04/05/2010 - pag: 29 autore: Nuovi coefficienti di trasformazione

Pensioni più basse per i commercialisti

Debuttano i nuovi coefficienti di trasformazione per le pensioni dei dottori commercialisti. Dunque, dal primo maggio assegni più bassi per chi conclude l'attività professionale. L'aggiornamento si è reso necessario in funzione dell'allungamento dell'aspettativa di vita. I vecchi coefficienti risalgono, infatti, alle legge Dini del 1995. I ministeri vigilanti hanno dato l'ok ad una delibera del 2008 della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti e degli esperti contabili guidata da Walter Anedda. Altre novità, seppur di minor entità, aspettano gli iscritti alla Cnapdc. Sulla Gazzetta Ufficiale n. 99 del 29 aprile 2010 sono stati pubblicati due comunicati concernenti, nel primo caso (delibera n. 04/09/Prest.) la modifica del regolamento di disciplina del regime previdenziale in materia di continuità dell'esercizio professionale ai fini previdenziali e, nel secondo caso (delibera n.43/10/Prest.), l'aggiornamento dei coefficienti di rivalutazione dei redditi da assumere ai fini del calcolo delle pensioni decorrenti nell'anno 2010 e per le domande di ricongiunzione e riscatto presentate nel medesimo anno. Mentre sulla G.U. n. 100 del 30 aprile 2010 è stata data comunicazione sono state apportate delle modifiche al sistema sanzionatorio ed alla regolarizzazione spontanea mediante l'introduzione al regolamento di delibera n. 43/10/Prest., disciplina delle funzioni di previdenza.

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Sole 24 Ore, Il Data: "Commercialisti: pensioni più leggere" 04/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-05-04 - pag: 35 autore: Professionisti. Approvati in aprile i coefficienti di trasformazione che sostituiscono quelli fissati nel 2004

Commercialisti: pensioni più leggere

Da questo mese la parte contributiva degli assegni viene ridotta fino al 13%

Maria Carla De Cesari Sergio D'Onofrio I dottori commercialisti che vanno in pensione da questo mese avranno – a parità di condizioni – un assegno un po' più basso rispetto ai colleghi che hanno iniziato a ricevere il trattamento ad aprile. Sono infatti operativi i nuovi coefficienti che, nel sistema di calcolo contributivo, permettono di trasformare il «montante dei contributi» (rivalutati) nell'assegno pensionistico. Il taglio, per coloro che hanno compiuto 65 anni e hanno 20mila o 30mila euro di contributi accumulati nel sistema contributivo, supera l'8 per cento. La perdita, però, cresce con l'aumento dell'età,perché si hanno maggiori possibilità di vivere più a lungo. Per quanti scelgono di andare in pensione a 75 anni, per esempio, si avrà un taglio, sulla quota di pensione contributiva, vicino al 13 per cento. È la prima volta che la Cassa dottori commercialisti aggiorna i coefficienti di trasformazione, dopo la riforma previdenziale che, dal 2004, ha introdotto, pro rata, il sistema di calcolo contributivo per le prestazioni. Chi era già iscrittoall'ente si è ritrovato con una pensione suddivisa in due quote: con il metodo retributivo per i versamenti fino al 31 dicembre 2003 e con il regime contributivo per quelli successivi. Questo mix, naturalmente, non vale per gli iscritti dal 2004 che possono far conto solo su pensioni contributive, con un tasso di sostituzione (il rapporto tra pensione e ultimo reddito) che sarà probabilmente inferiore al 50 per cento. Nel 2004 i coefficienti di trasformazione sono stati mutuati dal sistema pubblico: fino ad aprile sono stati infatti utilizzati i "vecchi" valori, determinati sulle basi demografiche del 1990, contenuti nella tabella allegata alla legge 335/1995. Nel 2008, però, la Cassa commercialisti si è posta il problema di rispecchiare nei coefficienti il miglioramento dell'aspettativa di vita: sono stati proposti nuovi valori che consentono di "distribuire" su un arco di tempo più lungo il tesoretto di contributi accumulato. La delibera è stata approvata dai ministeri vigilantidirecente ( il1?aprile) edèope-rativaperlepensionichedecor-rono da maggio. I coefficienti, a questo punto sono sganciati da quelli utilizzati nel pubblico, essendo limati di qualche centesimo di punto per i pensionamenti da 57 a 65 anni. «Abbiamo ritenuto necessario procedere a un aggiornamento, tenendo anche conto delle specificità della realtà di riferimento», dice il presidente della Cassa, Walter Anedda. Le differenze sono collegate a questioni tecniche (per esempio, le modalità di pagamento degli assegni) e non a variabili demografiche: si sono dunque utilizzate le tabelle di mortalità "generali", che sono alla base anche dei coefficienti in vigore dal 1?gennaio nel sistema previdenziale pubblico (si veda «Il Sole 24 Ore» del 13 dicembre 2009). «La ratio della modifica –spiega Anedda – è mantenere una corrispondenza adeguata in termini di equivalenza attuariale tra contributi e prestazioni». Insomma, si è voluto evitare che potesse sorgere un debito latente a carico dei giovani. Continua Anedda: «Poteva essere considerato iniquo un sistema di premialità indiretta nei confronti degli attuali pensionandi che, seppure legittimamente, già oggi usufruiscono delle generose regole concesse dal precedente sistema di calcolo retributivo». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL QUADRO La perdita cresce con l'aumento dell'età I «moltiplicatori» sono stati sganciati dal sistema pubblico

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Sole 24 Ore, Il Data: "Farà bene all'Italia un esame di greco" 04/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2010-05-04 - pag: 1 autore: RIFORME SUBITO

Farà bene all'Italia un esame di greco

di Alberto Alesina L' Eurogruppo e il Fondo monetario internazionale hanno prescritto alla Grecia un taglio immediato dei salari pubblici del 15-20%, un blocco di assunzioni e di aumenti salariali in quel settore per almeno tre anni, un aumento dell'età pensionabile a circa 65 anni ( dagli attuali circa 55) per tutti, con tagli alle pensioni stesse, aumenti dell'Iva ma non delle imposte sui redditi per non scoraggiare il lavoro, una tassa una tantum sulle imprese, una liberalizzazione di circa 60 professioni chiuse e settori protetti dalla concorrenza, privatizzazioni e vendite di proprietà pubbliche, liberalizzazioni del mercato del lavoro. Recuperare l'evasione fiscale (enorme) richiederà riforme del sistema politico che ne riducano la corruzione. Si sente dire che la colpa è degli speculatori ma in realtà è l'esatto contrario: il fatto che la Grecia abbia potuto indebitarsi a tassi simili a quelli tedeschi per anni e anni,protetta dall'appartenenza all'area euro, ha contribuito a questa crisi. Se i mercati si fossero svegliati prima nei confronti del rischio Grecia e se Eurostat avesse scoperto il buco dei suoi conti sarebbe stato meglio per tutti. Queste politiche di contenimento della spesa per salari pubblici e pensioni, sulle privatizzazioni, liberalizzazioni e riforme del mercato del lavoro sono esattamente la ricetta che da anni viene ripetuta anche per l'Italia e altri paesi europei, soprattutto mediterranei. Sia chiaro: l'Italia non è la Grecia. La sua struttura economica è molto più solida e diversificata e i suoi conti sono in condizioni migliori e una buona parte del nostro debito è domestico. La Grecia era ben più indietro di noi nel riformare le pensioni e ha un impiego pubblico ancora più ridondante del nostro. Ma noi abbiamo comunque un debito di quasi il 120% del Pil, e una crescita di non più dell'1% per i prossimi due anni, che non è sufficiente da sola a ridurre il rapporto debito/Pil con un deficit di circa il 5% del Pil. Va dato atto che il ministro dell'Economia ha avuto un merito non da poco, cioè aver evitato che la grande recessione da cui stiamo uscendo si trasformasse in una crisi fiscale. Continua u pagina 12

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Sole 24 Ore, Il Data: "L'AUSTERITY GRECA" 04/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-05-04 - pag: 2 autore: L'AUSTERITY GRECA

Dipendenti statali Congelamento degli stipendi fino al 2014 Tredicesima e quattordicesima mensilità saranno abolite per gli stipendi superiori ai 3mila euroe non potranno superare i mille euro per quelli inferiori Aumento delle tasse L'Iva salirà di altri due punti (dal 21 al 23 per cento). In precedenza era già stata portata dal 19 al 21 per cento p Le tasse su carburanti, sigarette e alcolici, già aumentate in marzo, saliranno di un altro 10 per cento Pensioni p L'età pensionabile, che attualmente è fissata a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, verrà collegata all'aspettativa media di vita p Il periodo contributivo minimo per aver diritto alla pensione sarà gradualmente aumentato da 37 anni a 40 anni entro il 2015 p Il ricorso alla pensione anticipata verrà ridotto con l'obiettivo finale di vietarla al di sotto dei 60 anni p Le pensioni verranno tagliate in modo da riflettere il salario medio dell'intero periodo lavorativo e non quello finale Le nuove stime economiche p La recessione nel 2010 sarà molto più forte del previsto passando dal 2-2,5% al 4 per cento. Crescita negativa anche nel 2011 (-2,6%). p Il rapporto deficit/Pil scenderà quest'anno all'8,1% dal 13,6%

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Sole 24 Ore, Il Data: "Maggio fa dimagrire le pensioni dei commercialisti" 04/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2010-05-04 - pag: 1 autore: PREVIDENZA E PROFESSIONI

Maggio fa dimagrire le pensioni dei commercialisti

di Maria Carla De Cesari D a maggio le nuove pensioni contributive pagate dalla Cassa ai dottori commercialisti saranno un po' più basse.Iltaglio va da poco più dell'8 al13.Colpa– o merito, se il punto di vista è quello dell'equilibrio dei bilanci della Cassa – dei coefficienti di trasformazione. I numeri che consentono di trasformare – nel regime contributivo- quanto versato ( e rivalutato) in pensione sono stati aggiornati al ribasso con una delibera approvata nel 2008 dal cda della Cassa, dopo il parere favorevole dell'assemblea dei delegati. I vecchi coefficienti rispecchiavano l'aspettativa di vita registrata nel 1990. Senza modifiche, la Cassa rischiava di pagare in pensione più di quanto versato dall'iscritto: tutto ciò si sarebbe trasformato in debito per i giovani, che già scontano pensioni calcolate solo con il contributivo. Sugli anziani, invece, la penalità è mitigata dal calcolo retributivo applicato sui contributi versati fino al 31 dicembre 2003. I nuovi coefficienti registrano l'allungamento della vita media generale, ma sono più bassi di qualche centesimo di quelli in vigore da quest'anno nel sistema previdenziale pubblico perché tengono conto di alcune peculiarità della cassa privata. Servizio u pagina 35

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Sole 24 Ore, Il Data: "Modifiche alle nuove gestioni" 04/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-05-04 - pag: 35 autore: Alla Camera

Modifiche alle nuove gestioni

Prosegue questa settimana in Aula alla Camera l'esame della proposta di legge di Antonino Lo Presti che – se definitivamente approvata – consentirà alle Casse "nuove" di previdenza professionali di stabilire l'ammontare di contributo integrativo e destinarlo all'arricchimento dei montanti individuali. Come spiega il relatore, Giuliano Cazzola, la modifica riguarda l'articolo 8 del decreto legislativo 103/1996. L'obiettivo è prevedere che «il contributo integrativo a carico degli iscritti alle Casse professionali (attualmente al 2% del fatturato lordo), sia autonomamente stabilito con apposite delibere di ciascuna Cassa, approvate dai ministeri vigilanti, nei limiti di un nuovo "tetto", fissato - dalla proposta di legge- al 5% del fatturato ». Inoltre, il provvedimento consente di utilizzare parte del contributo integrativo per arricchire i montanti individuali, a patto che sia utilizzato il sistema di calcolo contributivo per le prestazioni. Quindi, per questo aspetto sono interessate sia le nuove che le vecchie Casse. Per i nuovi enti, nati in base al decreto legislativo 103/1996 la possibilità di fissare una maggiore aliquota integrativa da destinare in parte alla previdenza può quindi rappresentare un'opportunità per rendere più adeguati gli assegni pensioni-stici, che a oggi risultano molto penalizzati. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "FONDIPENSIONEAPERTI" 04/05/2010

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Plus sezione: INDICI E NUMERI data: 2010-05-01 - pag: 40 autore: FONDIPENSIONEAPERTI

Legenda data: data dell'ultima variazione della quota. Performance %: performance del fondo a un anno e a tre anni. È calcolata al netto delle tasse e delle commissioni. Su richiesta della Commissione vigilanza (Covip) si precisa che il valore unitario della quota è soggetto a variazioni in relazione all'andamento dei mercati. Pertanto il risultato complessivo della gestione va valutato in un orizzonte temporale di sufficiente ampiezza. Le performance pubblicate non tengono conto di eventuali garanzie di rendimento o di capitale che le singole società assicurano alla scadenza. Benchmark: performance a un anno del benchmark scelto dal fondo riferita alla data dell'ultima quota disponibile del fondo. È al lordo delle tasse e commissioni. Categorie Assogestioni: AZ: azionari; BA: bilanciati azionari; BB: bilanciati; BO: bilanciati obbligazionari; OB: obbligazionari; MO: monetari; FL: flessibili. Caratteristiche del Rating Consultique: l'insieme dei dati disponibili sui Fondi pensione Aperti confluisce in un indicatore sintetico delle qualità del Fondo, il rating Consultique espresso con un numero di stelle (da una a cinque), utile per una prima selezione dei Fondi Pensione Aperti candidato a essere utilizzato come strumento integrativo previdenziale. Elementi chiave per l'attribuzione di un rating sono l'esistenza del Fondo e dei relativi dati da almeno tre anni, nonché la sua possibilità di inserimento in una delle categorie elaborate da Assogestioni, caratterizzate da politiche omogenee di investimento. Inoltre è indispensabile la presenza del prospetto aggiornato con gli ISC dichiarati. Caratteristiche del punteggio: Il punteggio permetterà un ordinamento tra i Fondi Pensione Aperti aventi le stesse caratteristiche di gestione finanziaria e terrà conto dell'impatto dei costi (ISC), dei risultati (misurati dalla performance ) e da una terza variabile rappresentata da elementi di carattere qualitativo attraverso l'utilizzo di una media ponderata. Il punteggio sarà variabile nel tempo e dipenderà dalle dinamiche dell'offerta previdenziale. Il punteggio, sintetizzato in un unico indicatore attraverso l'utilizzo di metodi quantitativi ed espresso attraverso la quantità di stelle assegnate per consentire una più facile interpretazione al lettore, è attribuito ad ogni Linea valutabile in base alle variabili considerate. I pesi dati ai costi, alle performance ed agli elementi di carattere qualitativo, tengono conto delle valutazioni dell'Ufficio Studi e Ricerche Consultique in merito alla loro rilevanza. In tabella sono differenziate le valutazioni in caso di adesione individuale ( m ) da quelle in caso di adesione collettiva ( n ). Per queste ultime, si è scelto di considerare la fascia a costi meno elevati (solitamente in corrispondenza del maggior numero di aderenti o nel caso di adesione senza intermediari). La simbologia adottata nella valutazione prevede l'assegnazione alle linee di stelle. Il giudizio varia dal minimo di una stella al massimo di cinque stelle. Z Con garanzia di capitale. Y Con garanzia di rendimento. N.P. = Fondi ad adesione esclusivamente individuale o esclusivamente collettiva N.D. = Linee Flessibili che non rientrano nella metodologia di rating Per informazioni inviare una mail a [email protected]

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Specchio Economico.com Data: "INPS: tecnologia e professionalità al servizio del Welfare in italia" 04/05/2010

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SPECIALE FORUM P.A. 2010

Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps

L’Istituto è attento a cogliere i mutamenti dell’economia, del mercato del lavoro e della società, per rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, al servizio dei lavoratori, delle imprese, delle famiglie e di tutto il Paese. Dalle pensioni agli ammortizzatori sociali, dagli assegni familiari all’invalidità civile, tutto in tre parole: competenza, personalizzazione e multicanalità

Previdenza sociale INPS: tecnologia e professionalità al servizio del Welfare in italia

Istituto Nazionale della Previdenza Sociale è il principale Ente previdenziale italiano ed uno dei più grandi d’Europa. Ha un bilancio di entità tale da risultare secondo solo a quello dello Stato. Conta, infatti, 545 miliardi di euro tra entrate e uscite; 35,2 milioni di utenti, tra cui 19,9 milioni di lavoratori (l’82 per cento della popolazione occupata in Italia); 1,4 milioni di imprese; 13,9 milioni di pensionati; 18 milioni di pensioni erogate ogni mese, compresi i trattamenti agli invalidi civili; 4,2 milioni di soggetti che ricevono prestazioni a sostegno del reddito; 5 miliardi di euro spesi ogni anno per il sostegno alla famiglia e 10 miliardi di euro l’anno per il sostegno al reddito. Sono assicurati all’Inps la quasi totalità dei lavoratori dipendenti del settore privato e alcuni del settore pubblico, così come la maggior parte dei lavoratori autonomi. Il sistema previdenziale italiano: un sistema «in sicurezza» Depurato dal peso dell’assistenza, il bilancio previdenziale dell’Inps vale poco più di 11 punti percentuali sul PIL. Si tratta di un dato che consente di affermare che la sostenibilità del sistema è sostanzialmente garantita. Questo, grazie ad una serie di riforme succedutesi nel corso degli ultimi venti anni che, con l’introduzione del sistema contributivo, delle finestre di uscita e del criterio delle quote, hanno prodotto nel 2009 il dimezzamento delle domande di pensione di anzianità e una diminuzione delle nuove pensioni liquidate del 4% (con punte di -11,3% per i lavoratori dipendenti). E non va dimenticato che, per effetto di quanto stabilito dalla legge 102 del 2009, il cosiddetto «decreto anticrisi», dal 2015, con un sistema di progressione controllato (il cui monitoraggio è stato avviato dal primo gennaio 2010) l’età pensionabile sarà adeguata all’incremento della speranza di vita accertato dall’Istat e validato da Eurostat, portando ad uno spostamento dell’uscita per vecchiaia di circa tre anni e mezzo nei prossimi trent’anni. Previdenza e assistenza: i due poli di un moderno sistema di welfare La doppia natura previdenziale e assistenziale dell’Inps trova origine nel dettato costituzionale, nell’art. 38, che pur prevedendo entrambe le funzioni, non le separa. La gamma delle prestazioni erogate è molto vasta: l’Istituto assicura oltre 300 distinti servizi di natura previdenziale e assistenziale. Anche le prestazioni pensionistiche riflettono questa impostazione. Così hanno natura previdenziale le prestazioni determinate sulla base di rapporti assicurativi e finanziate con i contributi di lavoratori e aziende; pensioni di vecchiaia, di anzianità e di inabilità, ai superstiti e in convenzione internazionale per il lavoro svolto all’estero. Hanno invece natura assistenziale alcune prestazioni proprie dello Stato sociale, che sono state attribuite all’Inps, e precisamente le integrazioni delle pensioni al trattamento minimo, l’assegno sociale, le maggiorazioni sociali, le pensioni per le invalidità civili. Fra i compiti di carattere assistenziale, è affidata all’Istituto anche la gestione degli strumenti con cui si sta fronteggiando l’attuale difficile situazione economica. Strumenti già contemplati in precedenza, come la cassa integrazione e l’indennità di disoccupazione, o di nuova concezione, come le indennità una tantum per i lavoratori a progetto e per i lavoratori somministrati. La risposta dell’Istituto è stata ancora una volta all’altezza. In un anno, il 2009, in cui il personale dell’Istituto è diminuito del 5,2%, i volumi di produzione sono aumentati del 12%. Le performance delle prestazioni offerte sono in costante miglioramento. L’80% delle pensioni sono state liquidate entro 30 giorni dalla domanda (nel 2008 erano il 73%) e il 96% entro 4 mesi dalla fine del rapporto di lavoro (nel 2008 erano il 94%); entro 30 giorni viene liquidato l’83% degli assegni di disoccupazione e il 91% della cassa integrazione. Tutto ciò a fronte di un’attività cresciuta, in quest’ultimo settore, del 31,4% nel corso dell’anno. La rivoluzione dell’invalidità civile Fra le prestazioni di natura assistenziale, l’invalidità civile è un fronte assai importante. Dall’esigenza di garantire standard il più possibile omogenei in tutto il territorio nazionale è nata la volontà di offrire un servizio trasparente, rigoroso ed omogeneo nel riconoscimento e nel trattamento dell’invalidità civile. La condizione necessaria per intraprendere una corretta azione di riforma è stata la ridefinizione della complessa macchina organizzativa e gestionale, cominciando da una rigorosa attività di controllo dell’accertamento e della valutazione sanitaria. Dal 1° gennaio 2010 l’invalidità ha quindi subìto una vera e propria rivoluzione in seguito all’entrata in vigore della disciplina contenuta nell’art. 20 della legge 102 del 2009. Le domande per ottenere i benefici dell’invalidità civile devono oggi essere presentate, esclusivamente per via telematica, all’Inps, che le trasmette in tempo reale, sempre per via telematica, alle Aziende Sanitarie Locali, con il conseguente coinvolgimento della struttura amministrativa fin dai primi passi del procedimento (e con la creazione di un fascicolo elettronico per ciascun invalido civile). A tal fine è stata realizzata un’applicazione - disponibile sul sito www.inps.it - per gli invalidi e per gli Enti di patronato e le Associazioni di categoria dei disabili. Nella sezione del sito si trovano i moduli da utilizzare per la presentazione delle domande. Fondamentale novità è la presenza di un medico dell’Inps, quale componente effettivo, nella Commissione Medica chiamata a giudicare sulla richiesta di invalidità, da cui la possibilità di un maggior controllo degli esiti dell’accertamento medico-legale. La lotta al lavoro nero L’Istituto ha anche importantissimi compiti di vigilanza: svolge infatti la funzione di monitoraggio del mondo del lavoro, presidiando il territorio con un corpo di ispettori professionali dotati di strumenti informatici che consentono l’interrogazione di banche dati interne ed esterne all’Inps. L’obiettivo è l’affermazione della legalità anche nel rispetto dei diritti previdenziali e assicurativi e la garanzia di eque condizioni di concorrenza tra le imprese sul mercato. Si usano perciò metodologie combinate, volte ad individuare comportamenti omissivi da parte delle aziende, forme di lavoro nero e indebite erogazioni di prestazioni. In proposito, l’Inps intende dare un ulteriore impulso alla lotta al lavoro nero o sommerso nel 2010. In quest’ottica proseguirà l’attività di accertamento, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, con l’operazione «Poseidone 2» che prevede la verifica delle posizioni di 120 mila liberi professionisti non iscritti alla gestione separata, individuati attraverso il confronto con le denunce dei redditi presentate alle Entrate; la verifica di 450 mila soci di società per i quali sarà vagliata l’attività realmente svolta, con l’accertamento del lavoro compiuto abitualmente e della prevalenza nello svolgimento dell’attività commerciale. Inoltre nel 2010, attraverso una cabina di regia regionale, insieme all’Agenzia delle Entrate, l’Istituto darà attuazione alla norma prevista dalla legge 102 del 2009 per l’individuazione e il controllo di un bacino di categorie di soggetti che presentano anomalie, con stretto riferimento alla capacità contributiva. L’attività di analisi e di intelligence si avvarrà di specifici indicatori di coerenza previsti per gli studi di settore. Dalla base dati relativa agli studi, infatti, all’interno di una platea generale di circa 800 mila soggetti per anno, verranno selezionati tutti coloro che negli ultimi anni sono risultati incoerenti in relazione agli indicatori di produttività/rendimento/valore aggiunto per addetto. Saranno quindi emanate circolari e direttive di programma per mettere a disposizione delle direzioni regionali Inps i risultati dell’analisi di rischio e permettere la formazione dei piani di vigilanza e controllo. Completeranno l’azione comune una metodologia ispettiva unitaria e un piano formativo, entrambi rivolti al personale ispettivo dei due Enti, finalizzato ad armonizzare l’iter dei controlli e ad elevarne qualità ed efficacia. L’Istituto, oltre all’attività congiunta, ha predisposto un piano di azione per la vigilanza e stabilito le azioni da intraprendere e gli obiettivi da raggiungere nel corso del 2010. Una metodologia di lavoro tutta nuova: la «multicanalità» I miglioramenti delle performance nell’erogazione dei servizi sono il risultato anche di un metodo di lavoro che, favorito dall’evoluzione della tecnologia informatica, è un modello organizzativo che si pone non solo l’obiettivo di fornire all’utente una risposta pienamente soddisfacente, sotto il profilo della qualità e della tempestività, ma anche di attuare un nuovo modo di fare servizio, trasformando la logica operativa «lavorare per l’utente» in «lavorare con l’utente». In questo senso l’Inps ha valorizzato e ottimizzato l’operatività e la capacità ricettiva dei propri canali di accesso. Dinanzi a una domanda in continua evoluzione, ha riprogettato il proprio sistema organizzativo per garantire maggiore accessibilità ed efficienza insieme a una reale innovazione, puntando sullo sviluppo di una rete multicanale integrata: da una parte l’ampliamento delle modalità telematiche di accesso ai servizi, dall’altra la ridefinizione del canale fisico di accesso agli stessi per garantire snellezza, semplicità e riduzione nei costi. Il cittadino ha, in questo modo, un interlocutore unico come punto di riferimento. Il modello di «front line» individuato costituisce uno schema organizzativo flessibile e applicabile, con gli opportuni aggiustamenti, a qualsiasi struttura Inps prescindendo dai diversi vincoli logistici e architetturali, e si compone dei seguenti moduli: una reception, che svolge funzioni di accoglienza, ed è presidiata da funzionari dell’Istituto in grado di orientare le persone e indirizzarle correttamente, e fornire loro la modulistica per l’accesso ai servizi con tempestività; un Ufficio Relazioni con il pubblico, presidiato dal responsabile della comunicazione; punti di incontro, nei quali confluiscono le postazioni informative ed erogative di servizi organizzate per l’utente. Accanto alla presenza reale, l’Inps ha sviluppato i canali alternativi allo sportello di sede quali il Call Center, il Punto Cliente, la stessa rete di Internet - trasformata quest’ultima da tecnologia di informazione e comunicazione in tecnologia anche di produzione - sempre nel rispetto della multicanalità: ossia creando condizioni di maggiore libertà per l’utente, che resta libero di scegliere lo strumento, le modalità di interazione e il momento più adatto per accedere al servizio. L’Istituto gestisce assieme all’Inail il più grande Contact Center del Paese. Tale collaborazione rappresenta, di fatto, una delle più significative sinergie tra Enti pubblici in Italia e risponde all’esigenza di informazioni su aspetti normativi, procedimentali, anche su singole pratiche, e di assistenza per gli utenti diversamente abili. Fornisce, in automatico o con l’intervento dell’operatore, informazioni e servizi on-line, configurandosi a tutti gli effetti come uno sportello virtuale al servizio del cittadino. L’Inps, inoltre, rende possibile il collegamento tramite VoiP, messo a disposizione per gli utenti in grado di servirsi di tale tecnologia (ossia di un personal computer collegato a internet e dotato di una cuffia con microfono) in 7 lingue straniere, utilizzando operatori bilingue per i lavoratori stranieri, per gli extracomunitari e per i cittadini residenti in altri Paesi. Il portale web richiama 196 mila visitatori al giorno e 71,5 milioni di visitatori l’anno; ha rilasciato 3,5 milioni di Pin e sono 1.689 milioni le pagine web consultate con un tasso di copertura dei servizi on-line del 98,7 per cento. Sono, invece, 22,3 milioni le chiamate all’anno dirette al Contact Center, al numero 803.164. Il Punto Cliente è, infine, uno sportello telematico istituito presso Enti locali e Pubbliche Amministrazioni che ne fanno richiesta. Ad oggi sono attivi 2700 Punti Cliente nell’intero territorio nazionale.

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Specchio Economico.com Data: "ORGANISMO UNITARIO DELL'AVVOCATURA. UN'UNICA 04/05/2010 PREVIDENZA PER I PROFESSIONISTI"

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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA. UN'UNICA PREVIDENZA PER I PROFESSIONISTI

di Maurizio de Tilla, presidente dell'OUA

«Siamo arrivati a uno straordinario livello di arroganza nei confronti del ceto professionale»

l comma 25 dell’articolo 2 della legge n. 335 del 1995 - concernente la delega al Governo ad emanare norme volte ad assicurare la tutela previdenziale in favore dei soggetti che svolgono attività autonoma - non può che interpretarsi nel senso che la soggezione dei professionisti alla gestione separata Inps riguarda, giusta la previsione di cui alla lettera d) del comma 25 della stessa legge, i soli soggetti appartenenti a categorie per le quali non sia possibile procedere ai sensi della lettera a), e cioè attraverso la costituzione di forme autonome di previdenza obbligatoria con riferimento al modello delineato dal decreto legislativo. Ciò trova conferma nella «ratio» del comma 26 dell’articolo 2 della legge n. 335 del 1995, che va essenzialmente individuata nell’esigenza di estendere la tutela previdenziale a coloro che, per svolgere attività di lavoro autonomo senza essere iscritti ad alcun Ente risultavano privi di ogni tutela previdenziale. Non v’è dubbio, infatti, che la legge n. 335 del 1995, in sede di riforma del sistema pensionistico generale, ha inteso estendere la tutela previdenziale a soggetti che prima ne erano privi, nel rispetto e nella concatenazione di tutte le norme, generali e speciali, disciplinanti la materia. Se le premesse di cui sopra sono esatte, come confermano anche i lavori preparatori della legge n. 335 del 1995, appare evidente che tutta la decretazione che ne è derivata, tendente, almeno in apparenza, a ricondurre alla gestione separata Inps ogni contribuzione previdenziale derivante da forme anche sporadiche di collaborazione coordinata, svolta da professionisti, ancorché iscritti alle Casse private, è incoerente con il sistema e risulta inficiata da fondati sospetti di incostituzionalità. In base ai principi generali dell’ordinamento giuridico, confermati da numerose risoluzioni ministeriali e da autorevoli pareri di studiosi della materia, si può agevolmente affermare che, ogni qualvolta l’attività di lavoro autonomo richieda le stesse competenze tecniche di cui un professionista si avvale nell’esercizio della propria attività professionale, la collaborazione coordinata e continuativa costituisce, sotto il profilo dell’inquadramento fiscale e contributivo, un tutt’uno con l’attività professionale, perdendo ogni sua autonoma rilevanza per il cosiddetto principio «dell’attrazione». Sulla base di tale principio è stato, ad esempio, più volte specificato dal Ministero dell’Economia che i compensi percepiti da dottori commercialisti e ragionieri, per gli uffici di sindaco o revisore ricoperti in società o enti, rientrano nell’oggetto proprio della professione. In definitiva, la linea di demarcazione, tra compensi da assoggettare a contribuzione Inps e quelli da assoggettare a contribuzione a favore delle Casse libero-professionali, è costituita non solo dalla natura del compenso, ma anche dal soggetto percettore, anche al di là della sua imputazione in sede di denuncia dei redditi. Va quindi confermato che, qualora un compenso percepito da un professionista iscritto a una Cassa previdenziale privata possa ritenersi, per sua natura intrinseca, anche indirettamente riconducibile ad attività professionale, intesa in senso lato, il compenso stesso può essere correttamente assoggettato al contributo soggettivo dovuto alla Cassa stessa, senza contravvenire ad alcuna normativa concernente obblighi contributivi nei confronti del Fondo speciale Inps, istituito per i soggetti non titolari di posizioni previdenziali obbligatorie. In tale contesto normativo e interpretativo va collocato il collegato alla Finanziaria 2000, il cui testo non può operare uno spostamento delle collaborazioni coordinate da redditi di lavoro autonomo a redditi assimilati al lavoro dipendente. Non può, pertanto, estendersi in alcun modo la qualificazione di lavoro subordinato agli «uffici di amministratori, sindaci o revisori di società, associazioni e altri enti con o senza personalità giuridica, alla collaborazione a giornali, enciclopedie e simili, alla partecipazione a collegi e commissioni e ad altri rapporti di collaborazione coordinata e continuativa». Non esistono, infatti, validi motivi per operare un tale spostamento. Ma sussistono, invece, ulteriori ragioni a sostegno dell’esposto ragionamento. Anzitutto non vanno sottratte risorse agli Enti previdenziali privati dei professionisti, la cui iscrizione è obbligatoria; il che costituirebbe un ulteriore, ennesimo attacco alla loro autonomia. I soggetti maggiormente danneggiati da una eventuale revisione della disciplina fiscale delle collaborazioni appaiono proprio i professionisti interessati, che si vedrebbero, diversamente, assottigliare la tutela previdenziale a causa di un assurdo e illegittimo frazionamento della loro posizione previdenziale con conseguenze anche gravi sull’ammontare delle prestazioni. Si pensi a un professionista vicino all’età pensionabile, costretto a diminuire fortemente il reddito professionale su cui verrà calcolata la sua pensione di professionista per versare inutili contributi, per pochi anni di iscrizione, all’Inps. Non si capisce, poi, come un diverso scenario previdenziale possa conciliarsi con i principi di cui alla legge n. 45 del 1990 in tema di ricongiunzione; l’intento del legislatore, esteriorizzato con l’istituto della ricongiunzione anche per evitare inutili «duplicazioni» di rapporti previdenziali per lo stesso professionista, non giustificherebbe una prescrizione normativa che, al contrario, imporrebbe all’amministratore, che sia libero professionista già in possesso di un rapporto previdenziale «di categoria», di iscriversi necessariamente alla Gestione separata Inps. Sembra un evidente controsenso imporre al professionista di versare i contributi all’Inps per non riconoscergli, poi, nemmeno la facoltà di chiederne la ricongiunzione, non prevista per periodi coincidenti. L’assoggettamento a contribuzione previdenziale di tutti i redditi lavorativi dei professionisti merita la coerente soluzione esposta, e ciò in presenza di una già esistente iscrizione obbligatoria a un Ente previdenziale di categoria. Siamo arrivati a uno straordinario livello di arroganza nei confronti del ceto professionale. Il ragionamento da fare è il seguente: «Concentriamo tutte le risorse dei professionisti nell’ambito della contribuzione a favore delle Casse private di previdenza». Regola che va applicata anche ai professionisti pensionati. •

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Stampaweb, La Data: "Sarkò vuole alzare l'età pensionabile" 04/05/2010

Indietro Stampa PARIGI Età pensionabile a 61 anni nel 2015, a 62 nel 2020 e a 63 nel 2030: è questa, secondo il sito-web di Le Monde, l’ipotesi a cui lavora l’Eliseo per la riforma del sistema pensionistico in Francia. In pratica sarebbe conservata, per ragioni politiche, la barriera dei 60 anni, ma ci sarebbe un sistema di dissuasione per le persone pronte a prendere in considerazione il pensionamento anticipato prima dei 61, 62 e 63 anni.

Per quanto riguarda la riforma Fillon, che prevede d’allungare la durata del periodo di contribuzione per la pensione di un trimestre all’anno, questo dovrebbe essere mantenuto. L’età di pensionamento in Francia è a 60 anni dal 1983, che è l’età minima che il dipendente deve raggiungere per andare in pensione; e se i contributi non sono sufficienti, subisce un declassamento della sua pensione; per cui può anche lavorare più a lungo.

L’età di pensionamento d’ufficio è stata posticipata nel 2009 a 70 anni. In Francia, l’età media in cui si va in pensione è di 61 anni e mezzo.

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Alto Adige Data: "Cassa integrazione: +60% in 4 mesi" 05/05/2010

Indietro Stampa Cassa integrazione: +60% in 4 mesi Il bilancio dell’Inps: mercato del lavoro, preoccupa la situazione in Alto Adige

Morciano In calo le pensioni di anzianità, nessuno può permettersi di rinunciare allo stipendio

MIRCO MARCHIODI

BOLZANO. «Preoccupante». Antonio Giuseppe Morciano, direttore dell’Inps, sceglie questo aggettivo per descrivere l’attuale situazione del mercato di lavoro altoatesino. Il comitato provinciale dell’Inps nella sua ultima seduta ha analizzato i dati del 2009. Aumento della disoccupazione, crescita esponenziale delle ore di cassa integrazione, aziende in difficoltà anche nel pagare i contributi e lavoratori che potrebbero andare in pensione ma non lo fanno perché hanno bisogno dei soldi dello stipendio. Sono questi i dati chiave che emergono dall’attività 2009 dell’Inps, e anche il 2010 si prospetta come un anno difficile: «Le ore di cassa integrazione autorizzate fino ad aprile sono aumentate del 60% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Inoltre, se nell’intero 2009 le aziende che avevano fatto richieste della Cig in deroga erano state

99, nei soli primi quattro mesi di quest’anno le imprese interessate sono state 130».

Ammortizzatori sociali. A febbraio Helmut Bachmayer è stato eletto presidente del comitato provinciale dell’Inps di Bolzano. Sono bastati pochi mesi per rendersi conto della situazione difficile del mercato del lavoro: «La crisi è arrivata anche qui, siamo tutti preoccupati». È poi toccato a

Morciano illustrare i dati relativi al 2009, «certo non positivi, ma comunque migliori rispetto al resto d’Italia». Morciano ha sottolineato soprattutto l’aumento della domanda di ammortizzatori sociali:

«Le domande di disoccupazione presentate sono aumentate del 30% arrivando a quota 29.575. Le ore di cassa integrazione autorizzate sono state oltre 7,3 milioni contro le 2,3 milioni di ore del

2008, con l’esplosione determinata soprattutto dal maggior ricorso alla cig straordinaria. Ai lavoratori che hanno perso il posto sono state invece liquidate 791 indennità di mobilità contro le

303 di un anno fa». Alla cig in deroga, gestita da Inps e Provincia, hanno invece fatto ricorso 99 aziende: coinvolti 493 lavoratori per un totale di 148 mila ore autorizzate: «Sono stati utilizzati 1,5 milioni dei 7,5 a disposizione. Significa che nel 2010 avremo più mezzi a disposizione».

Aziende in crisi. Lavoratori in difficoltà, ma fanno sempre più fatica anche le aziende. Un dato emblematico è rappresentato dagli 8.542 avvisi bonari che l’Inps ha spedito alle aziende in ritardo coi versamenti dei contributi: «Il problema - ha spiegato Bachmayer - è che molte imprese non hano più la liquidità necessaria». Sono stati oltre 13 mila i moduli Dm10 insoluti per mancato versamento delle trattenute previdenziali operate ai lavoratori e l’Inps ha dovuto denunciare circa

500 imprenditori per omesso versamento.

Pensioni. Il numero delle pensioni nel complesso non è aumentato, ma ci sono stati degli spostamenti significativi tra i tipi di assegni richiesti. Se l’aumento del 14% delle pensioni di vecchiaia si spiega con l’andamento demografico e una popolazione sempre più anziana, la riduzione del 22% delle domande di pensioni di anzianità è l’ennesimo segnale delle difficoltà economiche delle famiglie: «Chi ha il lavoro, se lo tiene stretto e non rinuncia allo stipendio».

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Alto Adige Data: "Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato 05/05/2010 dall'esecutivo"

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Prorogata la tassa sugli utili delle imprese Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato dall’esecutivo

ROMA. Il governo greco ha in programma di estendere ai prossimi tre anni la tassa «una tantum» sugli utili delle imprese che dovrebbe generare entrate per complessivi di 1,8 miliardi di euro. Atene ha anche messo a punto la riforma del sistema previdenziale, che contempla anche l’accorpamento di tutti i fondi pensioni in 3 grandi fondi entro il 2018. E’ quanto emerge dal memorandum d’intesa - scrive l’agenzia Bloomberg - siglato lo scorso due maggio dalla Grecia e dagli Stati europei per sbloccare i 110 miliardi di aiuti ad Atene. Ieri il ministro delle Finanze greco

Giorgio Papaconstantinou ha illustrato al Parlamento il disegno di legge sul piano di risparmi e tagli alla spesa. Il piano anti-crisi prevede grandi sacrifici per i lavoratori settore pubblico che si vedranno tagliare indennità, 13ma e 14ma mensilità e congelare stipendi e pensioni.

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Citta' di Salerno, La Data: "riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato 05/05/2010 dall'esecutivo"

Indietro Stampa Prorogata la tassa sugli utili delle imprese Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato dall’esecutivo

ROMA. Il governo greco ha in programma di estendere ai prossimi tre anni la tassa «una tantum» sugli utili delle imprese che dovrebbe generare entrate per complessivi di 1,8 miliardi di euro. Atene ha anche messo a punto la riforma del sistema previdenziale, che contempla anche l’accorpamento di tutti i fondi pensioni in 3 grandi fondi entro il 2018. E’ quanto emerge dal memorandum d’intesa - scrive l’agenzia Bloomberg - siglato lo scorso due maggio dalla Grecia e dagli Stati europei per sbloccare i 110 miliardi di aiuti ad Atene. Ieri il ministro delle Finanze greco Giorgio Papaconstantinou ha illustrato al Parlamento il disegno di legge sul piano di risparmi e tagli alla spesa. Il piano anti-crisi prevede grandi sacrifici per i lavoratori settore pubblico che si vedranno tagliare indennità, 13ma e 14ma mensilità e congelare stipendi e pensioni.

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Corriere delle Alpi Data: "Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato 05/05/2010 dall'esecutivo"

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Prorogata la tassa sugli utili delle imprese Riforma delle pensioni nel piano di risparmio varato dall’esecutivo

ROMA. Il governo greco ha in programma di estendere ai prossimi tre anni la tassa «una tantum» sugli utili delle imprese che dovrebbe generare entrate per complessivi di 1,8 miliardi di euro. Atene ha anche messo a punto la riforma del sistema previdenziale, che contempla anche l’accorpamento di tutti i fondi pensioni in 3 grandi fondi entro il 2018. E’ quanto emerge dal memorandum d’intesa - scrive l’agenzia Bloomberg - siglato lo scorso due maggio dalla Grecia e dagli Stati europei per sbloccare i 110 miliardi di aiuti ad Atene. Ieri il ministro delle Finanze greco

Giorgio Papaconstantinou ha illustrato al Parlamento il disegno di legge sul piano di risparmi e tagli alla spesa. Il piano anti-crisi prevede grandi sacrifici per i lavoratori settore pubblico che si vedranno tagliare indennità, 13ma e 14ma mensilità e congelare stipendi e pensioni. /* var tipo_ver = "sfogliabile"; if (tipo_ver == 'sfogliabile') { parent.frames['right'].location = lnk; } else { parent.frames['left'].location = lnk; } */

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Eco di Bergamo, L' Data: "Utili delle imprese tassati «una tantum»" 05/05/2010

Indietro Stampa Utili delle imprese tassati «una tantum» e-mail Mercoledì 05 Maggio 2010 print

GENERALI, pagina 6

La Grecia spinge per una rapida approvazione del Piano di risanamento dei suoi conti pubblici, che dovrebbe passare al voto del Parlamento entro domani e che, oltre ai duri sacrifici di dipendenti pubblici e pensionati, impone anche altre tasse sulle imprese. Il ministro delle Finanze greco, Giorgio Papaconstantinou, ha consegnato al Parlamento il disegno di legge con i dettagli del drastico programma di risparmi e tagli, promesso all'Unione europea e al Fondo monetario internazionale in cambio dei 110 miliardi di euro aiuti. Il pacchetto prevede anche l'aumento dell'Iva e delle tasse su carburanti, tabacco e alcol. Dal documento emerge che Atene vuole estendere ai prossimi tre anni la tassa una tantum sugli utili delle imprese – che dovrebbe generare entrate per un totale di 1,8 miliardi di euro – e che è stata ampliata la riforma del sistema previdenziale. Quanto al capitolo previdenza, contempla fra l'altro l'accorpamento di tutti i 12 attuali fondi pensione in tre grandi fondi entro il 2018, per migliorare la correlazione tra contributi e indennità e creare un sistema di regole uniforme. L'età pensionabile sarà elevata a 65 anni, mentre le indennità saranno indicizzate all'inflazione. La riforma fissa, inoltre, precisi paletti al pensionamento anticipato, che ha contribuito in buona parte a gonfiare il buco dei conti pubblici di Atene.

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Finanza e Mercati Data: "Ania: Dalla Grecia nessun rischio per le compagnie italiane" 05/05/2010

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Ania: «Dalla Grecia nessun rischio per le compagnie italiane» da Finanza&Mercati del 05-05-2010

Le compagnie assicurative italiane non hanno «esposizioni significative» a rischio Grecia. Lo conferma il presidente dell’Ania, Fabio Cerchiai, che ieri è intervenendo ad un convegno dedicato al tema del welfare pubblico e privato e rassicurando il mercato e i risparmiatori. «Certo, se ci fosse un’altra situazione finanziaria della Grecia - ha detto - sarebbe meglio per tutti, comunque non vedo un rischio contagio e sono ottimista sulla tenuta dell’area dell’euro». Il presidente dell’associazione delle assicurazioni italiane a ricordato come gli investimenti delle compagnie «siano molto prudenti così come si era già verificato con lo scoppio della crisi finanziaria». Cerchiai ha quindi aggiunto che i primi mesi dell’anno stanno mostrando un buon andamento del ramo Vita con tassi di crescita del 70% che però si confrontano con i primi tre mesi dello scorso anno che risultarono piuttosto deludenti. «Nel ramo Danni invece - ha detto il numero uno dell’Ania - c’è sempre il problema dell’Rc Auto, con i temi noti e sui quali ci aspettiamo che il governo intervenga». Mentre un duro attacco è stato lanciato alla riforma della previdenza complementare: «Il 50% di quello che è stato fatto è sbagliato», ha detto Cerchiai, e punta il dito su un riequilibrio del sistema previdenziale che è solo economico. «Si è risolto il problema dell’Inps - ha aggiunto - ma non quello degli italiani. Si è dimenticato che quei soldi sono dei lavoratori, non delle imprese, né delle compagnie. Il punto fondamentale della convenienza (della previdenza complementare, ndr) - ha proseguito il presidente dell’associazione assicurativa - è la libertà di scelta». Secondo Cerchiai, infatti, «non c’è alternativa ad un’alleanza pubblico-privato» dove con privato, ha spiegato, non penso all’interesse delle compagnie assicurative, ma a quello di tutti i cittadini. Gli operatori privati «devono avere un profitto equo sui volumi per erogare i servizi» ma le regole devono essere nell’interesse generale perché «non c’è alternativa ad un ruolo crescente del privato» per assicurare alle nuove generazioni una previdenza dignitosa.

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Finanza e Mercati Data: "Per i soci Ergo (Previdenza e Assicurazioni) bilanci in calo" 05/05/2010

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Per i soci Ergo (Previdenza e Assicurazioni) bilanci in calo da Finanza&Mercati del 05-05-2010

Le assemblee degli azionisti di Ergo Previdenza ed Ergo Assicurazioni (gruppo Munich Re) hanno approvato i progetti di bilancio 2009. L’utile netto di Ergo Previdenza, pari a 40,8 milioni di euro, risulta in decremento (dai 44,5 milioni 2008). La raccolta premi totale è stata di 418,8 milioni di euro (-3,9%), la nuova produzione di 62,8 milioni (-55%). L’utile netto di Ergo Assicurazioni è stato pari a 0,9 milioni (dai 5 milioni 2008). I premi emessi totali sono stati 79,2 milioni (-8,3%).

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Gazzetta del Sud Data: "Lacrime e sangue, Atene alle prese con il piano di risanamento" 05/05/2010

Indietro Stampa Lacrime e sangue, Atene alle prese con il piano di risanamento

Ieri in migliaia hanno manifestato contro i tagli a salari e pensioni. Oggi sciopero generale

ATENELa Grecia spinge per una rapida approvazione del piano di risanamento dei conti, che dovrebbe passare al voto del Parlamento entro domani e che oltre ai duri sacrifici di dipendenti pubblici e pensionati impone anche altre tasse sulle imprese. Il ministro delle finanze greco, Giorgio Papaconstantinou, ha consegnato al Parlamento il disegno di legge con i dettagli del drastico programma di risparmi e tagli, promesso all'Ue in cambio dei 110 miliardi di euro aiuti, che prevede anche l'aumento dell'Iva e delle tasse su carburanti, tabacco e alcol. E mentre la Grecia è in rivolta, sui mercati è stata una giornata di passione dominata dalla paura del contagio della crisi greca agli altri Paesi dell'eurozona in difficoltà finanziarie e soprattutto dal forte scetticismo sulla capacità della Grecia di mettere in atto il piano di austerity. Dal documento emerge che Atene vuole estendere ai prossimi tre anni la tassa "una tantum" sugli utili delle imprese – che dovrebbe generare entrate per un totale di 1,8 miliardi di euro – e che è stata ampliata la riforma del sistema previdenziale. In origine, la tassa sugli utili aziendali era stata introdotta lo scorso anno come misura "una tantum", mentre ora il governo punterebbe a rastrellare ulteriori fondi incassando 600 milioni di euro all'anno nel corso del 2011, 2012 e 2013. Il "contributo" sarà del 4% su utili netti fino a 300.000 euro per poi salire al 10% su profitti superiori ai 5 milioni di euro. Per la "una tantum" già fissata per il 2010 è previsto un 6% sui profitti fino a 300.000 euro e l'8% su utili oltre il milione di euro e fino ai 5 milioni. Quanto al capitolo previdenza, contempla fra l'altro l'accorpamento di tutti i 12 attuali fondi pensione in 3 grandi fondi entro il 2018, per migliorare la correlazione tra contributi e indennità e creare un sistema di regole uniforme. L'età pensionabile sarà elevata a 65 anni, mentre le indennità saranno indicizzate all'inflazione. La riforma fissa inoltre paletti al pensionamento anticipato che ha contribuito in buona parte a gonfiare il buco dei conti pubblici. Ma gli sforzi di Atene non convincono: per Moody's, il salvataggio della Grecia targato Ue-Fmi non è risolutivo perchè resta da vedere se il Paese riuscirà ad attuare il piano e ad «adeguarsi alla nuova realtà e mantenere la propria coesione sociale». La sfiducia ha messo di nuovo sotto pressione i titoli di stato: il rendimento sul bond decennale greco è schizzato oltre il 9% e lo spread (differenziale di rendimento) col bund ha sfiorato i 700 punti base. Il rischio contagio ha spinto lo spread dei titoli governativi di Spagna (a 117 punti), Portogallo (247) e Irlanda (244) sull'onda delle voci di un imminente intervento a sostegno di Madrid da parte del Fondo monetario internazionale che si è visto costretto a smentire ufficialmente i rumors. Ieri migliaia di greci hanno manifestato contro i pesanti tagli a salari e pensioni, e oggi la protesta sfocerà in uno sciopero generale che paralizzerà il Paese e sfiderà la determinazione del governo di Giorgio Papandreou di portare a buon fine il piano da 30 miliardi di euro. Le crescenti proteste sociali, mentre l'intero testo legislativo dell'accordo con Ue e Fmi è giunto ieri in Parlamento dove sarà votato domani, non hanno mancato di avere effetti sui mercati. La Borsa di Atene, spaventata anche dai timori di un contagio della crisi alla Spagna e preoccupata per le conseguenze che l'austerità avrà sull'economia, è affondata. Le manifestazioni, cui hanno partecipato dipendenti pubblici, pensionati, insegnanti e studenti, culminate davanti al Parlamento con slogan contro il governo, la Ue e il Fmi, sono state organizzate dal sindacato dei dipendenti pubblici Adedy che ha proclamato un'astensione dal lavoro di 48 ore, cui ha aderito anche il sindacato comunista Pame. Oggi la protesta si trasformerà in sciopero generale, il terzo dalla crisi, perchè vi aderiranno anche i lavoratori del settore privato, provocando un black out informativo, paralizzando aerei, treni e trasporti urbani, con scuole, ospedali, banche e uffici pubblici chiusi. E per la prima volta incroceranno le braccia alcune ore anche i dipendenti del Parlamento. Ieri militanti del partito comunista (Kke) e del Pame avevano occupato per alcune ore l'Acropoli inalberandovi enormi striscioni, in greco e in inglese nel quali si leggeva : «Popoli d'Europa, sollevatevi!».(b.s.)

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Giornale di Brescia Data: "La sindrome da contagio affossa i mercati A picco le Borse 05/05/2010 europee, bruciati 144 miliardi Piano anticrisi: nel mirino imprese e pensioni"

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Edizione: 05/05/2010 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Grecia Tempesta finanziaria La sindrome da contagio affossa i mercati A picco le Borse europee, bruciati 144 miliardi Piano anticrisi: nel mirino imprese e pensioni ALTA TENSIONE ATENEEffetto domino sui mercati europei per i timori legati al piano di salvataggio della Grecia e a un eventuale contagio degli altri Paesi dell’area Pigs, in primis la Spagna. E nonostante le parole rassicuranti del premier iberico, Josè Luis Rodriguez Zapatero, sullo stato di salute dell’economia spagnola, le Borse del Vecchio Continente sono andate al tappeto, bruciando oltre 140 miliardi di capitalizzazione e azzerando i guadagni messi a segno da inizio anno. E così mentre l’euro è precipitato sotto la soglia psicologica degli 1,31 dollari, che non accadeva dalla fine di aprile 2009, sono andati a picco tutti i listini: Atene ha perso il 6,6% e Madrid il 5,4 per cento. Male anche Lisbona (meno 4,2%) e Dublino (meno 4,1 per cento). Pesanti anche le perdite di New York: il Nasdaq ha lasciato sul terreno quasi il 3%, mentre il Dow Jones ha fatto segnare un -2%. Berlino: piano da 110 mld forse insufficiente In Europa, Milano ha lasciato sul parterre il 4,47% riportandosi sui minimi di fine luglio 2009, mentre Londra ha chiuso con un meno 2,56%, al fianco di Parigi (meno 3,64%) e Francoforte (meno 2,60). Il tutto è accaduto a soli due giorni dal via libera al maxi piano di salvataggio per la Grecia da 110 miliardi di euro messi sul piatto dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale. Gli investitori, sotto lo scacco della speculazione, sono così stati indotti a vendere temendo che il piano per la Grecia non sia sufficiente e che anche altri Paesi Pigs possano mostrare i segni della crisi. Proprio questo tema ha reso i listini estremamente nervosi e fragili dopo che in mattinata in ambienti finanziari londinesi voci indicavano la Spagna aver bisogno di fondi per 280 miliardi di euro. Un certo nervosismo lo hanno creato anche le osservazioni del ministro dell’Economia tedesco, Rainer Bruederle, secondo il quale il piano di salvataggio della Grecia da 110 miliardi di euro potrebbe non bastare e il governo greco dovrà comunque rivolgersi al mercato per finanziarsi nel corso dei prossimi tre anni. A fine giornata ne hanno fatto le spese un pò tutti, a partire dai comparti bancario (Stoxx di settore -4,99%), automobilistico (-4,33%) e delle materie prime (-6,19%). In particolare, nel mondo del credito hanno tremato colossi come il Santander (-7,1%) o italiane come UniCredit e Intesa SanPaolo che hanno perso rispettivamente il 7,4 e il 7,2 per cento. Male anche gli istituti greci con la National Bank che ha lasciato sul terreno ben 13 punti percentuali. Nel settore delle materie prime invece sono crollate le Bhp Billiton (-7,9%) e le Rio Tinto (-6,4%) sui timori di una stretta fiscale sull’utile in Australia. Tra gli altri da segnalare Deutsche Telekom che ha perso il 9,8%, Infineon (- 7,68% ) e Lufthansa (-4,71%) con quest’ultima che ha chiuso il primo trimestre con 300 milioni di perdite, facendo peggio delle stime. Una tantum sugli utili delle aziende La Grecia spinge, intanto, per una rapida approvazione del piano di risanamento dei conti, che dovrebbe passare al voto del Parlamento entro domani e che oltre ai duri sacrifici di dipendenti pubblici e pensionati impone anche altre tasse sulle imprese. Il ministro delle Finanze, Giorgio Papaconstantinou, ha consegnato al Parlamento il disegno di legge con i dettagli del drastico programma di risparmi e tagli, promesso all’Ue in cambio dei 110 miliardi di euro di aiuti, che prevede anche l’aumento dell’Iva e delle tasse su carburanti, tabacco e alcol. Dal documento emerge che Atene vuole estendere ai prossimi tre anni la tassa «una tantum» sugli utili delle imprese - che dovrebbe generare entrate per un totale di 1,8 miliardi di euro - e che è stata ampliata la riforma del sistema previdenziale. Il «contributo» sarà del 4% su utili netti fino a 300mila euro per poi salire al 10% su profitti superiori ai 5 milioni. Per l’«una tantum» già fissata per il 2010 è previsto un 6% sui profitti fino a 300.000 euro e l’8% su utili oltre il milione e fino a 5 milioni. Quanto al capitolo previdenza, contempla fra l’altro l’accorpamento degli attuali 12 fondi pensione in 3 grandi fondi entro il 2018, per migliorare la correlazione tra contributi e indennità e creare un sistema uniforme. L’età pensionabile sarà elevata a 65 anni, mentre le indennità saranno indicizzate all’inflazione. La riforma fissa inoltre paletti al pensionamento anticipato che ha contribuito in buona parte a gonfiare il buco dei conti pubblici. Ma gli sforzi di Atene non convincono: per Moody’s, il salvataggio della Grecia targato Ue-Fmi non è risolutivo perché resta da vedere se il Paese riuscirà ad attuare il piano. A due giorni dal via libera al maxi-piano di salvataggio da 110 miliardi di euro messi a disposizione da Ue e Fmi, i mercati finanziari hanno mostrato di non credere alla solvibilità della Grecia, temendo anzi il propagarsi della «bancarotta» dei conti pubblici ad altri Paesi europei come Spagna e Portogallo. Ad Atene (a destra) infuria la protesta di larghe fasce della popolazione contro il piano governativo di tagli. Oggi ci sarà lo sciopero generale

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Italia Oggi Data: "Fusione impossibile" 05/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 05/05/2010 - pag: 26 autore: di Ignazio Marino COMMERCIALISTI/Dalla Cnpadc dossier al Cndcec

Fusione impossibile

Cassa dottori chiude con i ragionieri La cassa dei dottori commercialisti certifica il suo no «tecnico» alla fusione con l'ente dei ragionieri. La Cnpadc presieduta da Walter Anedda ha inviato ieri ai suoi delegati territoriali e al Consiglio nazionale di categoria un documento contenente tutti i dati e le informazioni utili a dimostrare l'impossibilità di un percorso previdenziale comune fra le due professioni. Il documento fa seguito all'incontro del sette aprile presso la sede del Cndcec. In quell'occasione Anedda aveva illustrato una serie di considerazioni utili a chiarire «in maniera inequivocabile l'insussistente sostenibilità di Cassa Ragionieri, situazione ancora più rilevante perché derivate da una lettura e da un'analisi comparata dei dati contenuti nei Bilanci Tecnici e Civilistici via via elaborati da quell'ente» (si veda ItaliaOggi dell'8/4/2010). Il dossier inviato ieri mette nero su bianco, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la circostanza che la perdita costante di iscritti alla Cassa dei ragionieri rende sempre più certo il rischio concreto che entro i prossimi vent'anni l'ente dei ragionieri non riesca, nemmeno attraverso la liquidazione del relativo patrimonio, a far fronte agli impegni pensionistici maturati al 31 dicembre 2003 col sistema retributivo, risultando oltretutto in formazione un progressivo deficit anche sulla gestione previdenziale a contributivo. Con questo passaggio, la questione della previdenza unica dei commercialisti può dirsi definitivamente archiviata. Anche perché la legge n. 34 del 2005 (delega al governo per l'unificazione degli albi dei dottori commercialisti e dei ragionieri) vincola all'iniziativa dei due istituti qualsiasi ipotesi di accorpamento. Sempre ieri il Consiglio di amministrazione della cassa di previdenza dei dottori commercialisti ha incontrato i presidenti delle principali associazioni sindacali, Marco Rigamonti (Aidc), Vilma Iaria (Adc), Riccardo Losi (Andoc), Luigi Carunchio (Ungdcec). Il confronto, utile a esaminare le diverse tematiche previdenziali, ha portato tutti rappresentanti, che hanno preso atto della relazione del presidente, a condividere la chiara posizione della Cnpadc in ordine all'impossibilità tecnica di poter procedere alla fusione con la Cassa ragionieri. «Pieno accordo altresì sul fatto che, in ogni caso, anche al di fuori di ipotesi di fusione, non potrebbe mai accettarsi una redistribuzione dei flussi demografici e dei fondamentali previdenziali dei dottori commercialisti», si legge su un comunicato. È stata, inoltre, condivisa la necessità di concentrare l'attenzione e gli sforzi della Cassa dottori commercialisti su altri e più importanti fronti; primo fra tutti quello dell'adeguatezza del trattamento previdenziale nel rispetto dell'equità intergenerazionale, sia dal punto di vista pensionistico che assistenziale.

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Italia Oggi Data: "Idennità di maternità ai papà professionisti" 05/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 05/05/2010 - pag: 26 autore: di Daniele Cirioli e Ignazio Marino Emendamento alla riforma Lo Presti

Idennità di maternità ai papà professionisti

Anche i papà professionisti avranno diritto all'indennità di maternità. Lo prevede un emendamento che ieri ha ricevuto l'ok dalla commissione bilancio al pdl 1524 (modifica al contributo integrativo dei professionisti). Non passa l'esame, invece, l'altro emendamento che avrebbe offerto più chance ai «precari» per raggiungere la pensione. Slitta alla prossima settimana, invece, la votazione della miniriforma previdenziale che permetterà alle Casse di erogare pensioni più adeguate agli iscritti grazie alla manovrabilità del contributo integrativo. La novità. L'indennità di maternità (oggi a esclusivo appannaggio delle mamme professioniste) spetterà anche ai papà professionisti, in caso di morte o grave infermità della madre o di affidamento esclusivo del figlio/a al padre. E spetterà anche nel caso in cui non venga richiesta dalla madre. Al fine di ricevere la prestazione (anche solo per la parte residua in caso di parziale godimento da parte della madre), il papà professionista dovrà presentare apposita istanza e certificazione sulla ricorrenza dei prescritti requisiti. L'indennità, si ricorda, è pari all'80% dei cinque dodicesimi del reddito professionale denunciato ai fini fiscali nel secondo anno precedente a quello della nascita. Ko tecnico, per mancanza di copertura finanziaria, invece, per un emendamento che avrebbe dato la possibilità agli iscritti alla gestione separata di accedere alla prosecuzione volontaria anche durante lo svolgimento di attività lavorativa comportante il pagamento di contributi alla gestione separata Inps. Una misura che avrebbe permesso, a chi ha perso il posto di lavoro (o cessato la professione), di pagare contributi volontari (a proprie spese) per raggiungere prima il diritto alla pensione nella vecchia gestione previdenziale di appartenenza. Il dibattito in Aula. Durante i lavori, L'Italia dei valori di Antonio Di Pietro ha annunciato che voterà contro il provvedimento «Le motivazioni illustrate», spiega Antonio Pastore, vicepresidente vicario dell'Adepp, «non hanno alcun fondamento. Il provvedimento è stato accusato di avere delle ripercussioni negative sull'inflazione quando sappiamo che nel paniere Istat le professioni non ci sono, a parte il caso degli avvocati e dei commercialisti. Professioni, ad ogni modo, che hanno già un contributo integrativo al 4% e per le quali cambierà solo la possibilità di gestire al meglio l'importo per garantire pensioni più adeguate».

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Italia Oggi Data: "Pensionati, detrazioni on-line" 05/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 05/05/2010 - pag: 27 autore: sito inps

Pensionati, detrazioni on-line

Parte sul sito Inps il nuovo servizio «Detrazioni d'imposta», che consentirà ai pensionati di acquisire e trasmettere la richiesta delle detrazioni di imposta on-line. L'accesso all'applicazione avverrà all'indirizzo www.inps.it dal percorso «Servizi On Line - Servizi per il cittadino - autenticazione Pin - Detrazioni d'Imposta». Il servizio può essere utilizzato dai pensionati in possesso di codice Pin e residenti in Italia. Infatti, la normativa attualmente in vigore prevede che la richiesta di detrazione per i familiari a carico dei pensionati residenti all'estero debba essere accompagnata anche da idonea documentazione. Le modalità di utilizzo della procedura sono illustrate nel manuale operativo, consultabile on-line nella pagina iniziale dell'applicazione. Dopo l'invio del modello on-line è possibile stampare il riepilogo dei dati trasmessi e la ricevuta con un numero di protocollo. Da quest'anno, infine, i pensionati in possesso di pin, possono trasmettere on-line all'Inps anche la dichiarazione della propria situazione reddituale (modello Red), disponibile sul sito dal percorso «Servizi On Line - Servizi per il cittadino – autenticazione Pin - Dichiarazioni Reddituali».

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Morningstar IT Data: "Fondi pensione più conservativi" 05/05/2010

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Meno azioni e più titoli di Stato per il dopo crisi della previdenza europea. Aumenta il livello di pro-attività.

Stampa Articolo Copyright Valerio Baselli | 04-05-10 | Invia Articolo via E-mail Commento

I fondi pensione europei sono entrati nel 2010 con un approccio più prudente. A dirlo è l’indagine annuale di Mercer, società internazionale di consulenza, outsourcing e investment consulting, che ha intervistato (a inizio anno) oltre mille gestori di fondi pensione in Europa, per un totale di asset che supera i 500 miliardi di euro.

Pericolo inflazione La consueta survey di Mercer evidenzia come i fondi pensione tengano conto dell’impatto dei cambiamenti sul contesto economico e come reagiscano proattivamente ad essi. Infatti, i manager intervistati rispondono attivamente alla prevista riduzione degli stimoli fiscali e monetari e al relativo impatto sulla loro strategia d’investimento. Il 32% ha esplicitamente dichiarato di aver tenuto conto dell’impatto potenziale, temendo soprattutto un rialzo inflazionistico. A questo proposito, Tom Geraghty, responsabile dell’investment consulting per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa di Mercer, ha dichiarato in una nota: “Tenuto conto del fatto che i tassi d’interesse continueranno probabilmente a mantenersi bassi e che il debito nazionale aumenterà in tutti i Paesi europei, si potrebbe assistere ad un rialzo dell’inflazione. Ciò potrebbe determinare un incremento nelle passività dei fondi pensione a seguito dell’aumento retributivo e delle pensioni attuali”.

Meno azioni e più obbligazioni (governative) A seguito della recente corsa del mercato, si assiste ad un progressivo allontanamento dalle azioni, specialmente nei mercati più maturi come quello britannico. Il 35% dei fondi intervistati ha manifestato la volontà di ridurre l’esposizione azionaria, specialmente verso titoli esteri, del proprio portafoglio.

Nonostante le obbligazioni siano quelle maggiormente rappresentate nei portafogli di investimento dei fondi pensione europei, si assiste ad un significativo cambiamento di atteggiamento rispetto allo studio dello scorso anno. Ad esempio, il 12% degli schemi del Regno Unito ha previsto di innalzare la propria esposizione in buoni del Tesoro rispetto allo studio dello scorso anno, quando solo il 6% intendeva incrementare la propria esposizione. Per quanto riguarda le obbligazioni societarie, c’è stata un’inversione di tendenza e solo il 16% degli schemi del Regno Unito pensa di aumentare la propria esposizione, rispetto ad un significativo 27% lo scorso anno.

Real estate e alternativi L’indagine sottolinea anche il diverso atteggiamento vigente al di qua e al di là della Manica riguardo il mercato mobiliare. Se il 14% dei fondi britannici prevede di aumentare le quote destinate al Real estate, il 13% dei colleghi continentali intende andare nella direzione opposta. Non a caso il mattone inglese ha sofferto di più di quello europeo.

Inoltre, gli investimenti in categorie di attivo non tradizionale continuano ad essere rilevanti, con alcune differenze tra i Paesi. Nel Regno Unito, i gestori prediligono gli hedge funds e i fondi private, mentre i manager continentali preferiscono non investire direttamente, ma optano per i fondi di fondi hedge.

Mercati emergenti Lo studio ha infine evidenziato come i fondi pensione siano sempre più attenti a cogliere le opportunità di crescita nelle economie dei mercati emergenti. Circa il 16% lo fa attraverso le obbligazioni e titoli simili. Non a caso, Crispin Lace, senior investment consultant di Mercer, ha dichiarato in una nota che “la ricerca evidenzia come molti schemi stiano diventando sempre più proattivi e creativi nel proprio approccio alla strategia di investimento”.

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Sole 24 Ore, Il Data: "La Cassa dottori va all'attacco" 05/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2010-05-05 - pag: 39 autore: Professionisti. Un dossier per bloccare l'unificazione: per i commercialisti i conti non tornano

La Cassa dottori va all'attacco

Anedda: fusione impossibile - Saltarelli: non c'è niente di nuovo

Laura Cavestri MILANO «Niente fusione della Cassa dei dottori commercialisti con quella dei ragionieri. Perché i conti non tornano ed ora ve lo mostriamo ». I cosiddetti «numeri alla mano », da settimane il grimaldello del presidente della Cassa dottori commercialisti, Walter Anedda, per dire no a ogni tenue ipotesi di fusione previdenziale con i ragionieri, sono stati presentati ieri – in un corposo dossier di 50 pagine –ai delegati dell'Ente di categoria. La disamina prende in cosiderazione i bilanci tecnici della Cassa ragionieri al 31 dicembre 2002; la Nota di sintesi al 31/12/2003 «in previsione dell'unificazione» e i due bilanci tecnici di fine 2005 e 2006. Il confronto viene fatto con le risultanze dei bilanci civilistici. I principali parametri – si legge nel dossier dei dottori – sono la previsione degli iscritti (che vista l'erosione in corso non possono che essere una proiezione a fondo chiuso), il tasso di rendimento del patrimonio che i ragionieri stimano al 4,1% (mentre il Nucelo di valutazione invita a non superare il prudenziale 3%) e l'andamento dei volumi d'affari di categoria. Fondamentale, perché con il contributo integrativo, servono a ripianare il debito previdenziale latente. Maè sull'andamento del volume d'affari che si concentrano le maggiori critiche. Scostamenti poco chiari da una previsione all'altra e una crescita considerata «anomala». Per i dottori commercialisti, «nella Nota disintesi al 2003 –sulla base delle stesse ipotesi finanziarie e demografiche dell'anno prima – i volumi d'affari risultano ben superiori, in alcuni anni anche del 50%, a quelli ipotizzati nel bilancio tecnico 2002». In pratica – si legge ancora nel dossier – nel bilancio tecnico 2005 «si rileva che il volume di affari stimato è, ad esempio, oltre il doppio (anno 2025) e il triplo (anno 2031) di quello indicato nel bilancio tecnico al 31 dicembre 2002. Pertanto, a titolo esemplificativo: nel 2007 il contributo integrativo indicato nel bilancio consuntivo di Cassa ragionieri (121,5 milioni di euro) corrisponde ad un volume d'affari complessivo di ? 3.037,5 milioni, riferibile ad una popolazione di 29.297 iscritti e 2.310 pensionati attivi»; nel 2025 con una popolazione di 14.006 iscritti e 7789 pensionati questo aumenterebbe sino a 6.978,3 milioni. Infine, sempre secondo il bilancio tecnico al 2005, una popolazione di 5.750 iscritti e 10.353 pensionati attivi produrrebbe nel 2031 un volume d'affari complessivo di 6.872 milioni». Anomalie che franerebbero di fronte ai risultati di consuntivo. «Nel bilancio tecnico la previsione di gettito da contributo integrativoper l'anno in corso risulta sovrastimata del 38,6% rispetto al budget 2010». Il no a ogni ipotesi di fusione raccoglie anche l'adesione compatta dei sindacati di categoria (Adc, Aidc, Andoc e Ungdcec). «Niente di nuovo rispetto a quanto già confutato "faccia a faccia" lo scorso 7 aprile –replica,invece, il presidente della Cassa ragionieri Paolo Saltarelli –. Abbiamo prodotto sia un bilancio tecnico standard al 4,1% di rendimento che tiene conto delle nostre specificità, ma anche uno "confrontabile" sulla base degli stessi parametri utilizzati dei dottori commercialisti. Questo contiene la stessa stima di rendimento del 3,4%, con crescita dei redditi e dei volumi d'affari sulla base della produttività italiana, senza incrementi di carriera e di volume d'affari (due voci che invece la Cassa dottori sembrerebbe aver considerato per le proprie proiezioni, diversamente da quanto indicato dal Nucleo di valutazione previdenziale). I dottori continuano a non volersi basare su questa piattaforma omogenea per un pregiudizio politico. Se no vedrebbero che il nostro saldo totale diventa sì negativo tra il 2029 e il 2040. Ma il patrimonio non si azzera mai. Mentre loro ipotizzano una crescita "ottimistica" di 50mila nuovi iscritti, ammettendo implicitamente che sono vitali alla propria sopravvivenza». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "La pensione si costruisce con il benefit" 05/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: JOB 24 data: 2010-05-05 - pag: 29 autore: Risorse umane. Indagine Global workforce study 2010 di Tower Watson - Le priorità in azienda: flessibilità, autonomia e trasparenza in busta paga

La pensione si costruisce con il benefit

Sette dipendenti su dieci puntano sulle politiche retributive per garantirsi la previdenza

PAGINA A CURA DI Antonietta Demurtas Confidano poco nel sistema pensionistico di Stato, credono di più nella forza dei loro risparmi personali e per questo nella gestione delle politiche di total reward vorrebbero maggiore flessibilità e autonomia. Desiderano poter scegliere con più consapevolezza gli elementi della propria offerta retributiva,a partireda stipendi più alti sino ad arrivare ad avere un'informazione dettagliata sui benefit a loro disposizione. Ai senior leader chiedono maggiore visibilità, affidabilità e attenzione allo sviluppo dei talenti. É questo il quadro emerso dal Global workforce study 2010 che Tower Watson ha realizzato intervistando oltre 20 mila persone in 22 Paesi, per capire quali sono all'interno delle aziende i fattori che influiscono maggiormente su engagement, retention ed attraction. A seguire la ricerca per la parte italiana, Elisa Boccaletti e Isabella Pinucci, entrambe senior consultant di Towers Watson, che spiegano come solo il 13% della popolazione italiana è totalmente engaged, ovvero motivata sul posto di lavoro, rispetto ad una media europea del 17 per cento. La crisi economica ha determinato un cambiamento significativo nelle aspettative delle persone verso l'azienda: «Per mantenere livelli elevati di engagement, le imprese hanno bisogno di leggere questi cambiamenti e ridefinire il patto di reciproca collaborazione», commenta Boccaletti. Dalla percezione che i dipendenti hanno dell'operato del senior management a quello che, secondo loro, i capi intermedi dovrebbero fare, sino ad arrivare al pacchetto retributivo e pensionistico, la maggior parte degli intervistati evidenzia, infatti, insoddisfazione. «Rispetto agli altri Paesi, l'Italia registra uno tra i livelli più bassi per quanto riguarda la motivazione sul lavoro dei dipendenti, e rispetto all'anno scorso non c'è stato nessun miglioramento - spiega Boccaletti - Inoltre le persone sono sempre più consapevoli di doversi assumere maggiori responsabilità riguardo al proprio futuro finanziario». Per il 71% degli intervistati, infatti, in futuro le fonti principali per il reddito da pensione saranno i risparmi personali, al secondo posto è il reddito da pensione di Stato (49%), segue quello da pensione integrativa (38%) e i piani di risparmio sponsorizzati dal datore di lavoro (22%). I dipendenti italiani, soprattutto giovani, confidano, quindi, poco nel sistema pensionistico di Stato. Davanti a una tale consapevolezza, più del 40% non crede di disporre di un'adeguata sicurezza finanziaria dopo il pensionamento. E quasi un terzo del campione prevede di continuare a lavorare anche dopo il pensionamento per integrare il proprio reddito. Per questo all'interno delle aziende l'attenzione delle persone si sta spostando sempre di più verso gli elementi del pacchetto retributivo che supportano la sicurezza e la stabilità, come i programmi di previdenza integrativa e assistenza sanitaria. Per il 66% ciò che è considerato motivante in un'offerta di lavoro è, infatti, l'aumento della retribuzione, seguono le maggiori opportunità di avanzamento di carriera (57%) e la disponibilità per un miglioramento del proprio piano pensionistico (52%). Tuttavia il 70% del campione dice di non saper valorizzare la componente benefit all'interno dei programmi total reward. «Oggi i lavoratori si sentono più soli, sanno di doversi assumere maggiori responsabilità, ma ammettono di non conoscere i piani di previdenza integrativa a loro disposizione - racconta Boccaletti - una novità per loro, a cui ad esempio i lavoratori di Paesi come la Gran Bretagna e la Germania, dove la presenza dello Stato è venuta meno da tempo, sono già abituati. Da noi questi nuovi processi sono all'inizio». Alle aziende viene quindi chiesto di favorire lo sviluppo di una cultura finanziaria nei dipendenti: oggi solo il 28% di loro riceve una comunicazione personalizzata sulla propria offerta di reward e benefit. Il 46% vorrebbe una completa libertà di scelta nell'allocare i vari elementi di total reward e il 40% vorrebbe poterli gestire all'interno di linee guida. Solo il 14% desidererebbe che fosse l'azienda ad occuparsene. Uno scontento che è riscontrabile anche dalle opinioni chei dipendenti manifestano nei confronti dei loro senior leader: «Negli ultimi tre anni tra le leve dell'engagement delle persone rimane l'importanza della leadership - racconta Boccaletti ma ad essa è richiesto un maggior livello di integrità etica». Il 41% degli intervistati (il 31% è neutro e il 29% dice il contrario) ritiene che i leader non incoraggino i dipendenti ad assumere i rischi calcolati volti a generare nuove idee e a migliorare la performance aziendale, e che non siano sinceramente interessati alla loro soddisfazione e benessere. La richiesta è di poter avere più fiducia nei confronti del loro datore di lavoro, «cosa che va nel senso di una maggiore trasparenza e comunicazione sottolinea Pinucci- dopo un periodo difficile come questo nel quale tutti lavorano sotto pressione, la priorità è per un lavoro sicuro, stabile e ben retribuito». Secondo lo studio di Tower Watson per i dipendenti oggi career development, fare carriera, vuol dire prima di tutto avere aumentata la propria retribuzione: il 66% delle persone che hanno partecipato alla ricerca preferiscono, infatti, ridurre le proprie aspettative in tal senso a favore di una maggiore sicurezza e stabilità del posto di lavoro, e raggiungere livelli retributivi più alti per progettare il proprio futuro pensionistico: «I dipendenti chiedono una maggiore personalizzazionedel pacchetto retributivo e previdenziale, che vorrebbero comporre in base alle proprie esigenze, in maniera cioè meno standardizzata e legata ad inquadramenti contrattuali», dice Pinucci. Qualsiasi avanzamento in azienda resta comunque legato a un aiuto dall'alto: il 45% dei dipendenti ritiene sia necessario avere un mentore che sostenga il proprio iter e il 39% sa di dover sviluppare un proprio network di relazioni. «Anche le aziende e i capi si rendono conto dell'importanza di supportare in questo i loro dipendenti: il network migliora il business, soprattutto quando come oggi si lavora a distanza con partner e clienti che stanno in altri Paesi», osserva Pinucci. Dopo aver analizzato le varie risposte, Tower Watson evidenzia la necessità di riscrivere un patto tra aziende e lavoratori: «Maggiore flessibilità negli orari di lavoro e nell'offerta retributiva e soprattutto più responsabilità, questo è quello che chiedono i lavoratori - dice Boccaletti - Ai capi, insomma, è richiesta una maggiore capacità di fidelizzare il personale non solo attraverso i benefit, ma anche grazie a un rapporto personale più attento». Nell'analisi delle varie aziende, i senior consultant di Tower Watson hanno notato che alcune delle più virtuose, che registrano cioè un alto livello motivazionale dei propri dipendenti, hanno già introdotto nell'Mbo dei loro manager indici quantitativi di engagement, «diventa cioè un valore che le aziende controllano, misurano e richiedono - dice Pinucci - il modello Tower Watson mostra, infatti, come l'engagement delle persone sia legato ai programmi di Hr (risorse umane) e, di conseguenza, alle performance che ognuno deve raggiungere grazie al supporto dei propri leader». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA VALUTAZIONE/1 Quasi la metà dei lavoratori non crede di disporre di un'adeguata sicurezza finanziaria nella prospettiva del pensionamento LA VALUTAZIONE/2 In Italia solo il 13 per cento della popolazione dichiara di essere «motivata» sul luogo di lavoro contro una media europea del 17 PRESSToday Rassegna stampa

Guardian, The Data: "Debt crisis: pension pledges lie at heart of investor fears" 06/05/2010

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Debt crisis: pension pledges lie at heart of investor fears

European commission warns of dangers of crisis spreading as investors grow fearful of pension commitments

● Phillip Inman and Elena Moya ● guardian.co.uk, Wednesday 5 May 2010 19.02 BST

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EU economic and monetary affairs commissioner Olli Rehn fears investor fears over Greece may halt Europe's recovery. Photograph: John Thys/AFP/Getty Images

Financial markets tumbled today after a warning from the European commission that the turmoil in Athens was in danger of spreading to other countries, including the UK. The commission said mounting government debts could trigger widespread panic among investors and threaten the EU's economic recovery.

The European monetary affairs commissioner, Olli Rehn, said it was vital to stop the crisis spreading beyond Greece. "It's essential to contain the bushfire in Greece so it will not become a forest fire and a threat to financial stability for the EU and its economy."

Despite his warning Rehn denied Spain and Portugal could trigger a similar panic to Greece, which has seen the interest rate it must pay on its government debt almost triple over recent months.

Rehn said the market's fear that Spain and Portugal would be enveloped in the same sort of fiscal crisis is "significant overshooting".

He said: "I want to underline that Greece is a unique and particular case in the EU" because of its "precarious debt dynamics" and because it "has cheated with its statistics for years and years," he said.

Echoing his remarks, the European Union president, Herman Van Rompuy, said the situation in Spain and Portugal has "absolutely nothing to do with the situation in Greece".

However, within hours of issuing their statements, the ratings agency Moody's, which judges the ability of countries to repay their debts, said it was "highly likely" it would downgrade Portugal's credit status.

Spain was also battling market rumours that it was seeking a 28bn bailout.

The index of Britain's top 100 company's fell 55 points, adding to a 330-point drop over the last three weeks as the Greek crisis has unfolded. The Cac 40 in France - down 3.6% on Tuesday - fell a further 1.7% and Germany's Dax was also sharply lower.

The euro weakened to a 14-month low as investors switched to rival currencies.

Three weeks of turmoil has dragged the FTSE down by more than 8% ending a post-recession rally that many economists and business leaders predicted was the beginning of a long but secure recovery from the financial Worries about the escalating cost of government-funded welfare programmes, especially pensions, lie at the heart of investors' concerns.

Across the EU the cost of welfare, including healthcare, unemployment, social security and pensions, amount to more than 27% of national income. Pensions comprise two-fifths of the total and, with most EU countries experiencing falling birthrates and increased life expectancy, markets expect costs to rise sharply.

The UK has one of the cheapest pension systems in the west, with state pensions and retirement benefits costing 12.8% of government spending in 2005, compared with 23% in France, 24.3% in Germany, 26.6% in Greece, and 29% in Italy.

Germany and France have pushed through minor reforms to their pension systems over the past two years, but Greece and Italy have failed to convince voters that pensions should be cut.

The European commission president, José Manuel Barroso, and the Spanish prime minister, José Luis Rodríguez Zapatero, blamed speculators for exacerbating the crisis. "The commission will do whatever necessary to ensure financial markets are not a playground for speculation," Barroso said. "We will ... act swiftly if further regulation is required."

Investors claim countries that mismanaged their finances have only themselves to blame. "When times were easier, and rates low, [they] didn't make the most of it," said Steven Barrow, head of strategy at Standard Bank.

Rating agencies, which have been criticised by politicians for having such a significant market impact, are now also under the scrutiny of investors, who claim they're being too soft.

"I come not to bury the rating services, but to dismiss them," said Bill Gross, head of Pimco, the world's largest bond manager with $1tn of assets. He picked on Spain as an example, after the country was downgraded one notch by S&P to AA, the second-highest credit ranking after AAA.

"Oooh -so tough!" Gross wrote in a note to investors. "And believe it or not, Moody's and Fitch still have them as AAAs. Here's a country with 20% unemployment, a recent current account deficit of 10%, that has defaulted 13 times in the past two centuries, whose bonds are already trading at Baa levels, and whose fate is increasingly dependent on the kindness of the EU and the IMF to bail them out. Some AAA.

"Greek credit Default Swaps, the instruments that investors buy to protect themselves against a potential default, rose to a record 826 basis points, meaning investors pay $826,000 to insure $10m of debt. Portugal's rose to 430 basis points, a record for the country, according to Markit data.

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Independent, The Data: "Change in law excludes pensions from equal pay" 06/05/2010

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Thousands of low paid female council workers could be condemned to an impoverished old age after the Government quietly changed the law to stop them receiving better pensions.

Dinner ladies, cleaners and care assistants are among the workers who will be affected by the change to the local government pension scheme regulations. Under the new rules, women who win equal pay cases will no longer be able to have their pensions upgraded to bring them in line with those of male colleagues.

The change in the regulations has also been backdated to 1 April 2008, meaning that any equal pay claimant who settled their case after this date will lose any pension uplift they had secured. One of the women affected, who did not want to be named, is a clerical worker for South Tyneside council, against which she lodged a successful equal pay claim.

She was paid around £16,000 a year, whereas male refuse collectors and road sweepers judged to be doing comparable work were paid more than £20,000. She settled her claim in 2008 and received a lump sum of around £20,000 for six years' of back pay and an agreement that her pension would rise. Because her case was settled after April 2008, she is no longer entitled to a higher pension.

She said: "I just think it is scandalous that a Labour government which is supposed to be in favour of helping the low paid and tackling inequality has chosen to bring this in."

Equal pay cases have become extremely controversial and have pitted trade unions against no-win, no-fee lawyers. One of these is Stefan Cross, who has secured large payouts for his clients – most recently for the 4,000 women in Birmingham who could be entitled to share up to £600 million in compensation.

Mr Cross said: "This is a very significant change. We have been doing thousands of these cases and councils had agreed to increase these women's pensions in line with their settlements. Now the Government has changed the rules, with no consultation. I think it is absolutely staggering that a government that is introducing an equality Bill can then do this by the back door."

A spokeswoman for UNISON, the largest public sector union, said: "There is no way that working women should be discriminated [against] on pay in their working lives, and then beyond into their retirement."

A spokesman for the Department for Communities and Local Government said the change was intended to apply only to the damages element of payments made – such as compensation awarded when distress has been caused as a result of unfairness.

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Italia Oggi Data: "Contributi, non si scappa" 06/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 06/05/2010 - pag: 21 autore: Contributi, non si scappa

A ogni prestazione dovrà corrispondere un versamento contributivo, anche quando il professionista è in pensione e in passato ha ottenuto l'esonero. Pertanto tutte le casse di previdenza dovranno mettere mano agli statuti interni per adeguarsi al principio della Riforma Dini (legge 335/95) e uniformare la disciplina, visto che ogni ente ha una regolamentazione diversa in base all'autonomia riconosciuta loro dalla legge. Almeno su questo punto tutti sembrano essere d'accordo. È quanto emerso ieri nel corso dell'incontro fra i rappresentanti dei ministeri del lavoro e dell'economia, dell'Inps e delle casse di previdenza. Il summit, però, lascia aperta la questione del pregresso; ovvero la situazione di quei professionisti over 65 che al raggiungimento dell'età pensionabile hanno continuato a produrre un reddito senza pagare i contributi e che l'Inps ha scovato all'interno dell'operazione Poseidone sull'evasione fiscale e contributiva. Su questo fronte l'Adepp (l'associazione degli enti di previdenza dei professionisti) ha le idee chiare. In funzione dell'unicità del percorso previdenziale del professionista (ovvero per tutte le attività tipiche di una professione si fa riferimento alla sola cassa di appartenenza), i contributi non versati fino ad oggi andrebbero recuperati dai singoli enti. Anche se qualche presidente vorrebbe una sanatoria per il pregresso in quanto gli statuti approvati dai ministeri vigilanti permettevano fino ad oggi una deroga al versamento. Non solo. Anche quanto già recuperato dall'Inps andrebbe riversato, secondo l'Adepp, agli istituti pensionistici. Su questi due punti i rappresentanti ministeriali si sono riservati di valutarne la fattibilità e sulla quale riferiranno nel corso del prossimo incontro.

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Italia Oggi Data: "I commercialisti fanno le pulci ai ragionieri" 06/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 06/05/2010 - pag: 21 autore: I contenuti del dossier dell'istituto dei dottori

I commercialisti fanno le pulci ai ragionieri

La Cnapdc illustra perchè i conti della Cnpr non stanno più in piedi In dieci anni, dal 1998 al 2007, gli iscritti alla cassa dei dottori commercialisti sono cresciuti di quasi 16 mila unità. Mentre quelli dell'ente dei ragionieri sono diminuiti di circa 600 unità. Un trend negativo iniziato ben prima della nascita dell'Albo unico e che rappresenta solo una delle situazioni per cui la Cnapdc guidata da Walter Anedda ha deciso di chiudere le porte a qualsiasi ipotesi di fusione fra i due istituti pensionistici. Anche perché, a giudizio della Cassa dottori, lo squilibrio demografico finirà per portare entro un arco di tempo non troppo lungo al collasso i conti della Cnpr guidata da Paolo Saltarelli. Sono queste alcune delle considerazioni conclusive contenute nel corposo dossier elaborato dall'ente dei commercialisti per mettere fine alla ricerca di una soluzione per la previdenza unica della categoria unificata (si veda ItaliaOggi di ieri). «Le evidenti risultanze delle analisi svolte», si legge nel documento, « portano a ritenere insufficienti i provvedimenti di riforma assunti dalla Cassa ragionieri nel 2004 per far fronte allo squilibrio finanziario evidenziatosi a seguito della crisi demografica che, ben prima dell'unificazione degli Albi, ha interessato la professione del ragioniere (si veda tabella). A tali conclusioni, peraltro, sono già pervenuti gli stessi ministeri vigilanti che recentemente hanno negato l'approvazione della delibera di Cnpr volta a innalzare l'aliquota di computo, proprio sulla base dell'accertamento del fatto che quell'ente non sembra in grado di far fronte con il flusso dei contributi soggettivi e integrativi degli iscritti e il patrimonio ai propri impegni finanziari nel lungo periodo derivanti dalle prestazioni totali». La Cassa dei dottori, oltre ad una serie di analisi dettagliate sui dati di Bilancio della Cnpr, cita anche la Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza. Che studiando i dati di Cassa ragionieri, ha «richiamato nel gennaio 2009 l'ente a valutare quali iniziative adottare e quali soluzioni proporre alle Istituzioni competenti al fine di arginare le risultanze negative di Bilancio conseguenti al trend decrescente del saldo previdenziale determinato dal progressivo esaurimento della platea degli iscritti». Ma non solo. Il dossier ricorda che il progetto «Albo Unico» non ha alcuna finalità redistributiva dei fondamentali previdenziali delle due casse, né, tanto meno, ha azzerato la storia previdenziale e demografica dei Dottori commercialisti. Alla luce di quanto rilevato si «ritiene esaurito il processo di valutazione condotto negli anni, date le chiare e oggettive risultanze che ne sono derivate in quanto allo stato attuale non sussistono i presupposti per qualsivoglia progetto di aggregazione tra i due enti». Permane la disponibilità a esaminare tutte le altre problematiche che possano accomunare le due casse e lo stesso Consiglio nazionale con tutte le sinergie che da un'azione congiunta possono derivare, prima fra tutte la copertura previdenziale degli Esperti contabili

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Italia Oggi Data: "Investimenti delle casse ai raggi X" 06/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 06/05/2010 - pag: 21 autore: Pagina a cura di Ignazio Marino Gli enti di previdenza dei professionisti dovranno compilare una scheda sulle attività e i rendimenti

Investimenti delle casse ai raggi X

In campo Bankitalia per valutare l'esposizione finanziaria I ministeri del lavoro e dell'economia insieme alla Banca d'Italia accendono i riflettori sugli investimenti delle casse di previdenza dei professionisti. Queste ultime dovranno pertanto compilare una scheda contenente la descrizione delle attività finanziarie e immobiliari (si veda modello in pagina). La richiesta ai presidenti delle gestioni è arrivata ieri a margine dell'incontro sulla tematica dei contributi non versati dai professionisti over 65 (si veda altro articolo in pagina). Ufficialmente si tratta di una ricognizione tecnica sui portafogli degli enti. In realtà si andrà ad analizzare la coerenza delle attività finanziarie in essere con le finalità delle gestioni previdenziali e la redditività degli investimenti. La costituzione della nuova task force, che rispetto al passato ha come supporto tecnico Bankitalia, arriva in un momento di grande incertezza per tutti i mercati finanziari e a distanza di qualche mese (si veda ItaliaOggi del 20 gennaio 2010) dalla pubblicazione dei risultati dell'indagine condotta dalla Bicamerale di controllo sugli enti gestori forme di previdenza obbligatorie sui bilanci 2004-2005-2006 degli enti. Nonostante l'analisi dei conti si fermi alla vigilia della crisi economica è possibile notare un forte appello della Bicamerale a una maggiore consapevolezza sull'utilizzo di strumenti strutturati e derivati, visto che nel 2006 su circa 31 miliardi di euro gli enti erano esposti per oltre 21 miliardi (circa il 70%) in investimenti mobiliari. Sulla scheda consegnata ieri si apre adesso una pausa di riflessione per apportare eventuali miglioramenti e arrivare così entro fine mese a un modello condiviso di monitoraggio dei portafogli.

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Italia Oggi Data: "Isvap: in assicurazione serve più efficienza" 06/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 06/05/2010 - pag: 40 autore: di Roberto Cuda Isvap: in assicurazione serve più efficienza

«L'aumento delle tariffe non può essere l'unica strada per rimettere in ordine i conti nell'Rc auto. Le assicurazioni dovrebbero investire in efficienza per ridurre i costi, ad esempio nella gestione sinistri. Hanno le risorse per farlo». Lo ha detto Giancarlo Giannini, presidente dell'Isvap, l'Istituto di vigilanza sul mercato assicurativo, nel corso del convegno su «Assicurazioni e sistema Italia», organizzato da Il Giornale delle Assicurazioni. Certo, alla base delle perdite del settore ci sono fattori esterni tutti italiani, come la frequenza dei sinistri, le truffe e lo stato delle strade. Ma le compagnie hanno le loro responsabilità e i soldi messi in cascina negli ultimi anni non sempre sono stati investiti nella direzione giusta, ha detto Giannini. Sullo sfondo, la sintonia tra il viceministro dell'economia, Giuseppe Vegas, e Fabio Cerchiai, presidente dell'Ania, l'Associazione delle imprese assicuratrici, che hanno rinnovato la «pax assicurativa» inaugurata dal governo in carica. Sanità, previdenza ed eventi catastrofici sono le sfide sul tappeto. Per Cerchiai, è ora di mettersi intorno a un tavolo e ragionare sui nodi irrisolti del paese, che tra qualche decennio potrebbero generare nuove crisi, non più finanziarie, ma sociali. «I giovani andranno in pensione con il 40% dell'ultimo reddito e l'invecchiamento della popolazione farà impennare la spesa sanitaria e assistenziale. Serve un piano complessivo di riordino che includa l'assicurazione. Nella sanità penso, per esempio, alle casse sanitarie». Invito raccolto da Vegas, che ha richiamato l'esempio statunitense. «L'assicurazione avrà un ruolo crescente nella sanità e nella previdenza», ha confermato Vegas. «Lo stato da solo non sarà in grado di reggere i nuovi bisogni. Anche sui grandi rischi auspichiamo una più stretta collaborazione con il mercato assicurativo. Dobbiamo valutare l'introduzione di coperture private sulle abitazioni». Intanto la crisi continua a pesare sul tessuto produttivo, come rivela un'indagine presentata durante il convegno: il 46% della piccole e medie imprese ridurrà la spesa assicurativa nel 2010.

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Italia Oggi Data: "Voucher avanzati, c'è il rimborso" 06/05/2010

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 06/05/2010 - pag: 28 autore: di Gigi Leonardi Chiarimenti dell'Istituto di previdenza anche sulla contribuzione da accreditare ai lavoratori

Voucher avanzati, c'è il rimborso

Dall'Inps il bonifico del controvalore al netto del 5% di costi Il datore di lavoro che abbia acquistato e non utilizzato buoni lavori cartacei (i cosiddetti voucher), può consegnarli alla sede provinciale Inps che dispone un bonifico per il loro controvalore. A precisarlo è lo stesso ente di previdenza nel messaggio 12082/2010, con il quale fornisce inoltre le modalità applicative relative alla contribuzione da accreditare a favore di beneficiari di prestazioni integrative del salario o a sostegno del reddito che svolgono lavoro occasionale accessorio. Valore del rimborso. Il rimborso dei buoni cartacei acquistati dai datori di lavoro, e non utilizzati, può avvenire esclusivamente presso le Sedi dell'Inps, ufficio che è tenuto a rilasciare apposita ricevuta e disporre un bonifico per il loro controvalore. Il controvalore effettivo dei voucher ai fini del rimborso ai committenti, dice la nota, è pari a: - 9,50 euro per il buono lavoro da 10;- 19 euro per il buono lavoro multiplo da 20;- 47,5 euro per il buono lavoro multiplo da 50 euro.Infatti, il controvalore è determinato al netto della quota di gestione del 5% attribuita al concessionario a titolo di rimborso spese (art. 72, comma 4, dlgs n. 276/2003), in considerazione dell'attività amministrativa svolta dall'Istituto per la gestione dei voucher. Il committente può presentare richiesta di rimborso, anche per via postale, utilizzando l'apposito modulo predisposto (allegato al messaggio), allegando copia del bollettino di versamento utilizzato per l'acquisto. La presentazione delle richieste può essere effettuata, per conto dei committenti, anche attraverso le associazioni di categoria. Il rimborso è consentito altresì: - per l'acquisto di voucher cartacei, anche nel caso in cui il committente abbia effettuato il versamento, senza provvedere al ritiro dei buoni;- per l'acquisto dei voucher tramite procedura telematica, senza utilizzare, o utilizzando solo in parte, l'importo versato. Per queste ultime ipotesi, l'Inps si riserva di fornire le relative istruzioni operative. Smarrimento o furto. La nota ricorda che nei casi di smarrimento o di furto di voucher cartacei, occorsi sia a committenti sia a prestatori, è necessario presentare denuncia alla competente autorità.Ammortizzatori sociali. Il comma 1- bis dell'art. 70 della legge Biagi (dlgs 276/2003), recentemente aggiornato, prevede che in via sperimentale per gli anni 2009 e 2010 le prestazioni di lavoro accessorio possono essere rese, in tutti i settori produttivi e nel limite massimo di 3.000 euro per anno solare, da percettori di prestazioni integrative del salario o con sostegno al reddito. In questo caso i lavoratori fruiscono tuttavia di contribuzione figurativa, legata alla prestazione di disoccupazione, mobilità o integrazione salariale che percepiscono. In tali situazioni la norma sopra citata prevede pertanto che «l'Inps provvede a sottrarre dalla contribuzione figurativa relativa alle prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito gli accrediti contributivi derivanti dalle prestazioni di lavoro accessorio». Al riguardo, il messaggio specifica che la quota di contribuzione pensionistica (Ivs) contenuta nel valore nominale del buono (1,3 euro per ogni buono da 10) non verrà accreditata sulla posizione contributiva del lavoratore, ma andrà a parziale ristoro dell'onere legato alla contribuzione figurativa. La somma affluirà pertanto alla gestione Inps a cui carico è posta la contribuzione figurativa: la gestione prestazioni temporanee, per quanto riguarda i beneficiari di integrazioni salariali ordinarie e disoccupazione ordinaria, la gestione degli interventi assistenziali e di sostegno, per i beneficiari di integrazioni salariali straordinarie, indennità di mobilità e prestazioni di disoccupazione speciale.

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Manifesto, Il Data: "Pensioni, salari, Iva, dove e chi colpisce la scure di Papandreou" 06/05/2010

Indietro Stampa Pensioni, salari, Iva, dove e chi colpisce la scure di Papandreou L'accordo tra Unione europea, Fondo monetario internazionale (Fmi) e governo greco prevede una serie di misure per ridurre il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo (attualmente al 13,6 per cento contro il limite del 3 per cento fissato dal Trattato di Maastricht) all'8,1 per cento entro quest'anno, al 7,6 per cento l'anno prossimo e al 2,6 per cento per il 2014. Nello stesso periodo il piano mira a un assestamento del debito pubblico di Atene attorno al 140 per cento del Pil e a una crescita (-4 per cento quest'anno) che torni positiva, del 2 per cento circa. Per realizzare il piano sono state varate nuove «misure di austerità» - il quarto pacchetto di questo tipo negli ultimi cinque mesi approvato dal governo socialista di Papandreou - alla cui attuazione viene condizionata la concessione del prestito da 110 miliardi di euro (80 dei quali saranno erogati dalla Banca centrale europea, i restanti 30 dal Fmi). Sono previsti tra l'altro: - estensione fino al 2014 del blocco degli stipendi dei lavoratori pubblici - abolizione di tredicesima e quattordicesima per gli impiegati statali che guadagnano oltre 3.000 euro al mese - cancellazione dei bonus (già ridotti in precedenza) che in molti casi costituiscono parte rilevante del salario degli statali - aumento ulteriore dell'Iva, già passata nei mesi scorsi dal 19 per cento al 21 per cento. Dopo l'approvazione, l'Iva arriverà al 23 per cento. - incremento del 10 per cento delle tasse su carburanti, alcolici e sigarette. - innalzazamento dell'età pensionabile, attualmente 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, con adeguamento all'aspettativa di vita; la contribuzione minima necessaria per andare in pensione verrà portata da 37 a 40 anni entro il 2015. - stop a pensionamenti anticipati: si renderà comunque impossibile il pensionamento prima dei 60 anni.

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Boston Globe, The Data: "Protesters clash with police as Greece passes austerity bill" 07/05/2010

Indietro Stampa Protesters clash with police as Greece passes austerity bill

By Elena Becatoros, Associated Press | May 7, 2010

ATHENS — Greek lawmakers approved drastic austerity cuts yesterday needed to secure international rescue loans worth $140 billion, as clashes briefly erupted in the streets outside Parliament, forcing police to use tear gas.

The new clashes came a day after violent protests left three people dead after a bank was firebombed in Athens.

Greek lawmakers voted, 172 to 121, to approve the austerity measures — worth about $38.18 billion through 2012 — that will slash pensions and civil servants’ pay and further hike consumer taxes.

The rescue loans are aimed at containing the debt crisis and keeping Greece’s troubles from spreading to other countries with vulnerable state finances, such as Portugal and Spain. The money will come from the International Monetary Fund and the 15 other governments whose countries use the euro.

Fears of Greek default have undermined the euro, and while the current package should keep Greece from immediate bankruptcy, its long-term prospects are unclear. The country’s growth prospects are weak, and the population’s willingness to accept cutbacks may wane, leading some economists to predict an eventual debt restructuring somewhere down the road.

Opposition parties lambasted the government for imposing measures that are too harsh for the population to bear.

“The dose of the medicine you are administering is in danger of killing the patient,’’ conservative opposition leader Antonis Samaras said.

Clashes in Athens broke out at the end of a main protest that drew tens of thousands of people as police pushed back a few thousand demonstrators outside Parliament.

The violence was quickly contained by riot police, who fired tear gas as protesters who pelted them with stones, oranges, and bottles. Several small fires burned in surrounding streets. No injuries or arrests were reported.

Demonstrators banging drums and shouting antigovernment slogans through bullhorns unfurled a giant black banner outside Parliament earlier yesterday. More than 30,000 demonstrators filled downtown streets, chanting: “They declared war. Now fight back.’’ Prime Minister George Papandreou expelled three Socialist deputies who dissented in the vote, reducing the party’s number of seats to 157 in the 300-member Parliament.

“We have done what was necessary, not what was easy,’’ Finance Minister George Papaconstantinou said after the vote. “Without these measures, we’d be thrown into the deepest recession this country has ever known.’’

Samaras also expelled a dissenting lawmaker, former foreign minister Dora Bakoyannis, reducing his share of parliamentary seats to 90.

The bulk of yesterday’s protest — organized by the Greek Communist Party — quickly dispersed, leaving about 5,000 demonstrators outside Parliament before police pushed them back.

Protester Thodoris Mougiakos said he was angry the IMF would control Greek finances.

“It’s blackmail,’’ the 32-year-old engineer said. “There is money, but they spend it on things like armaments and businesses. The church has money too. If we had been drawing money from all these sources, we wouldn’t be in this situation now,’’

But the protest remained peaceful, in contrast with Wednesday’s rioting, which left three people dead, 59 injured, and 25 people arrested. Police said 50 stores, banks, and offices were damaged and seven vehicles damaged or burned.

Papaconstantinou said Greece would default on debt payments this month unless it received the bailout loans from the International Monetary Fund and 15 euro-zone countries that had remained divided for months on how to aid Athens.

“Today things are simple,’’ Papandreou told Parliament before the vote. “Either we vote and implement the deal, or we condemn Greece to bankruptcy.’’

“Some people want that, and are speculating on it, and hope that it will happen,’’ he said, referring to speculative attacks that have been blamed for raising Greece’s borrowing costs to unsustainable levels. “We, I, will not allow that. We will not allow speculation against our country, and bankruptcy to happen.’’

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Corriere della Sera Data: "CADE IN BORSA ANCHE LO STATO" 07/05/2010

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● 7 mag 2010 ● Corriere Della Sera ● di PIERO OSTELLINO ● RIPRODUZIONE RISERVATA [email protected] CADE IN BORSA ANCHE LO STATO Nessuno sembra essersi accorto che la situazione della Grecia è la sindrome della crisi dello Stato moderno. L'Unione Europea ha salvato la Grecia; che, ora, deve curare se stessa. Ma è qui che al di là della contingenza greca emerge, appunto, sotto il profilo storico e teorico, la crisi dello Stato moderno. Il quale, da un lato, è responsabile della disastrosa situazione finanziaria in cui si trovano anche altri Paesi dell'Unione Europea; e, dall'altro, è incapace di uscirne se non (ri)confermando la propria natura e i propri limiti. Se lo Stato fosse, come dovrebbe, al servizio del cittadino, e non viceversa, la «cura» del governo greco dovrebbe consistere, soprattutto, nella cancellazione degli enti inutili, nella riduzione degli sprechi, nel contenimento della burocrazia, nella lotta alla corruzione e alle complicità politico-finanziarie. In una parola: nella riforma di se stesso. Invece, saranno tagliati, con le pensioni, i salari, bloccati aumenti e assunzioni nella Pubblica amministrazione; aumentata l'età pensionabile settori di spesa sui quali la politica aveva raccolto finora consensi, a scapito dell'equilibrio di bilancio aumentata l'Iva e tassate una tantum le imprese. È lo Stato moderno che, adesso dopo averne assecondato i vizi divora i propri cittadini per salvare se stesso. Né, a temperarne le ambigue oscillazioni fra centralismo e individualismo, valgono le misure di liberalizzazione di alcune professioni, del mercato del lavoro e di settori protetti dalla concorrenza, le privatizzazioni e la vendita di proprietà pubbliche decise dal governo di Atene. È, se mai, l'illusione di contemperare l'eccesso di intermediazione pubblica ormai insostenibilmente costosa con parziali misure liberali che rischiano unicamente di favorire gli interessi organizzati invece di quello generale. La perpetuazione di un equivoco. Non una politica. Lo Stato moderno nella presente situazione di contrazione economica tende formalmente a (ri)proporsi come mediatore fra la pluralità di interessi in gioco, ma finisce col favorirne, di fatto, alcuni e penalizzarne altri, nella distribuzione delle scarse risorse. Non è un caso, infatti, che, di fronte alla crisi economica mondiale, anche chi auspica la riduzione della pressione fiscale per rilanciare lo sviluppo abbia, poi, molte difficoltà a proporre una riduzione della spesa pubblica che ne dovrebbe rappresentare l'indispensabile premessa. Quando il peso dell'apparato dello Stato ha raggiunto una certa massa critica, è pressoché impossibile ridurlo anche perché, in realtà, dietro all'affermazione dell'interesse generale esso nasconde gli interessi degli uomini che ne fanno parte. In tale contesto, la riduzione della pressione fiscale diventa inattuabile perché come spiega bene la scuola di Public Choice «se i governanti offrono beni pubblici in cambio di voti, gli elettori, dal canto loro, si comporteranno come consumatori razionali di tasse» (in Luigi Marco Bassani: «Dalla rivoluzione alla guerra civile Federalismo e Stato moderno in America 1776-1865», ed. Rubbettino). Invece di ridurre tutta la politica europea a rapporti giuridici (il Trattato di Maastricht com'è o rivisitato), forse, andrebbe fatta una seria riflessione sulla crisi dello Stato moderno e della democrazia rappresentativa.

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Espresso, L' (abbonati) Data: "Il grande attacco ALL'EURO" 07/05/2010

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Il grande attacco ALL'EURO

DI MAURIZIO MAGGI Chi sono i responsabili della tempesta che trascina la nostra valuta? E chi se ne avvantaggerà? Ecco gli scenari che si prospettano dopo la crisi greca

Doveva spaccare le montagne, l'euro. Stroncare la secolare supremazia globale del dollaro, diventare la moneta di riferimento per le riserve dei paesi in via di sviluppo, la divisa di scambio di buona parte del mercato petrolifero. Piaceva da morire agli sceicchi e al caudillo venezuelano Hugo Chávez, ai gestori di fondi comuni e alle top-model, tanto che a fine 2007 la statuaria brasiliana Gisele Bündchen, annunciava: "D'ora in poi voglio essere pagata in euro, perché il dollaro non si sa che fine farà". E invece, per colpa della Grecia, un paese 'peripherical', periferico, come dicono con snobismo i finanzieri di Londra, la moneta unica europea sta vivendo il periodo peggiore della sua ancor giovane vita.

La crisi fiscale di Atene, gestita politicamente con poca accortezza dai grandi del Vecchio Continente, ha messo la moneta europea sotto assedio, attacco, scacco. Tutti le iperboli più immaginifiche giganteggiano sulle prime pagine della stampa mondiale. Intanto le quotazioni dei titoli di Stato ellenici precipitano sotto l'ondata di vendite mentre s'impennano i rendimenti e raddoppiano i prezzi dei Credit default swaps, gli ormai tristemente famosi Cds. Nati per assicurare contro il rischio di fallimento di un debitore, sono diventati fenomenali acceleratori di guai per chi ha dei problemi e di guadagni per chi, al contrario, scommette contro quelli che i problemi li hanno. E l'anello debole della catena finanziaria, oggi, è proprio l'euro.

Domenica 2 maggio i ministri economici dell'eurozona hanno dato il via libera agli aiuti per la Grecia: una sberla da 110 miliardi di euro in tre anni, con Atene che si impegna a congelare pensioni e salari, tagliare sprechi, aumentare le tasse. Con i quattrini del prestito, la Grecia sull'orlo della bancarotta e dell'insolvenza potrà tirare avanti senza essere costretta a emettere titoli per 18 mesi. Lunedì 3 maggio è tornato un pochino di sereno sui mercati finanziari, poi la tempesta è ricominciata. Nessuno sa fino a quanto durerà ma di sicuro nell'occhio del ciclone ci sarà la divisa europea. E a crisi finita, nulla sarà più come prima. "Si formerà un nuovo assetto a livello mondiale: il bipolarismo fondato sul braccio di ferro tra dollaro e euro lascerà spazio a un assetto multipolare, dove l'asse America-Europa incarnerà il Vecchio Mondo e le valute di economie al momento emergenti ed elevato potenziale come Cina, India e Brasile saranno la spina dorsale del Nuovo Mondo", è lo scenario tratteggiato da Asmara Jamaleh, economista dell'ufficio studi di Intesa Sanpaolo.

"Da due-tre mesi, tutti i gestori globali si sono alleggeriti di euro, preferendo puntare sulle monete dei Paesi emergenti, compresi peso messicano e won coreano. E all'euro preferiscono, in campo occidentale, dollaro e sterlina. La sensazione è che non sia una svolta tattica ma una strategia di lungo termine", sottolinea Elisabetta Manuli, vicepresidente di Hedge Invest, società che gestisce fondi hedge. I fulmini della politica e delle istituzioni si sono diretti verso le agenzie di rating, colpevoli di abbassare il 'voto' ai paesi in crisi quando sono allo studio operazioni di salvataggio, nonché sui protagonisti di ogni uragano finanziario, gli hedge funds, che possono schierarsi, usando una forte leva finanziaria, contro tutto e contro tutti. Sfruttare gli indizi di debolezza e picchiare forte e alla svelta quando intuiscono una tendenza in atto è, del resto, parte del mestiere degli hedge funds. È certo che parecchi di loro abbiano giocato al ribasso sui titoli di Stato greci e al rialzo sui Cds. Ma non sono stati sicuramente i soli: a fine novembre, il controvalore di tutti i Cds in circolazione era pari a 33.600 miliardi di dollari, di cui metà sugli indici e metà su Stati e società. "A far salire i Cds sul debito greco sono stati gli stessi istituti di credito ellenici e molte banche d'affari e commerciali, per coprirsi contro i bond di Atene che hanno, o avevano, in portafoglio", sostiene Giacomo Corsini di Alternative Sgr. "Abbiamo bond greci e nessuno strumento 'contro', e infatti le performance negative di questi mesi lo confermano", aveva comunicato Louis Bacon ai sottoscrittori di Moore Capital Management, qualche settimana fa. E Alan Howard, gestore del fondo Brevan Howard, spesso indicato tra i più attivi nel cavalcare il dissesto delle finanze pubbliche mediterranee, ai clienti ha fatto sapere: "Non abbiamo virtualmente nessuna esposizione sui Cds di Portogallo, Italia, Spagna e Grecia". Puntualizza Stefano Gaspari, amministratore delegato di MondoHedge: "Gli hedge sono soltanto uno tra i tanti utilizzatori di Cds e non governano più del 12-20 per cento del mercato totale, ben dietro le banche e gli asset manager: da soli, non potevano e non possono influire e destabilizzare tramite i Cds della Grecia. Sono solo 9 i miliardi di dollari di volume netto di Cds a fronte dei 406 miliardi di dollari di debiti ellenici".

Nei talk-show televisivi, al di qua e al di là dell'Atlantico, si discetta senza remore sulle possibilità di 'contagio' del virus ellenico e sulle clamorose ripercussioni sull'esistenza dell'euro se, dopo Atene, nel mirino dei mercati finanziari dovessero finire Lisbona e Madrid, Dublino e Roma. Accademici e parlamentari, analisti e gestori non saltano più sulla sedia quando si parla di possibile sdoppiamento dell'euro: da una parte i paesi forti, cioè la Germania, la Francia e gli Stati tradizionalmente orbitanti intorno a Berlino, con la loro moneta; dall'altra il resto dell'Unione, con il loro 'eurino'. Possono apparire fantafinanza e fantapolitica perché sono ormai al centro anche delle discussioni da bar, ma le preoccupazioni lievitano.

Persino un pacato docente della Bocconi come Mario Noera, che è pure vicepresidente di Unicredit private banking, non ha paura di dare alla sua prima nota da presidente dell'Associazione italiana degli analisti finanziari un titolo da brividi: "La Grecia: ultima chiamata per l'euro?". Sostiene Noera che, paradossalmente, quella che ancora nel corso della crisi finanziaria del 2008 era apparsa come una prova della 'bontà' dell'euro si è rovesciata in un'angosciante percezione d'impotenza: "Nel 2008, il trasferimento di sovranità monetaria dai singoli paesi alla Banca centrale europea aveva agito da deterrente alla speculazione valutaria contro i membri più indebitati dell'Unione, dirottandone il fuoco contro paesi che non godevano della difesa della moneta unica, come Gran Bretagna e Danimarca". Dall'ottobre scorso, invece, da quando cioè il nuovo governo greco ha rivelato che i dati di bilancio erano falsi e i conti pubblici fuori controllo, secondo Noera "l'appartenenza all'Unione monetaria è via via apparsa ai mercati come un vincolo che non dava scampo alla Grecia, consegnando le chiavi della vicenda a un'Europa palesemente incapace di assumersi la responsabilità di una soluzione".

La pensa così anche Mario Spreafico, direttore investimenti di Schroders private banking per l'Italia: "Non vedo in giro 'nemici' della moneta unica, quanto piuttosto una convergenza di fattori che spingono molti a vedere con favore un euro debole, a cominciare dai paesi dell'eurozona e soprattutto quelli esportatori, come Germania e Francia. E la stragrande maggioranza degli investitori ormai è tornata a preferire il dollaro, sia per l'azionario che per l'obbligazionario. Non dimentichiamo che uno dei motivi alla base della recente forza dell'euro contro il dollaro sono stati i tassi d'interesse più elevati. Adesso la musica è cambiata: il bond americano a due anni rende l'1 per cento, il Bund tedesco lo 0,81 per cento; e se saliamo ai cinque anni, la differenza cresce: : 2,46 contro 2,01 per cento. In una fase di tassi bassi come l'attuale, 20-30 centesimi spostano capitali enormi".

Per gli operatori finanziari, il colpevole numero uno della tragedia greca e della conseguente febbre dell'euro è la politica. Che ha costruito un'Europa troppo rigida, tanto da vietare i salvataggi tra Stati membri e quando si è trovata di fronte la crisi greca, ha tergiversato senza capire subito di rischiare una crisi di credibilità europea. "Forse qualcuno pensava che una certa dose di ambiguità costruttiva, praticata nel non dare a cuor leggero un'ancora di salvezza a un peccatore conclamato come la Grecia, potesse risolversi con un danno misurato, utile magari per creare le condizioni per la formazione di un Fondo monetario europeo e intanto abbassare il livello dell'euro per favorire una certa parte dell'industria europea", è il dubbio di Andrea Delitala di Pictet Funds.

Inutile negarlo: ovunque si rivolga lo sguardo, si captano segnali negativi per la moneta unica. Ma quanto potrà scendere davvero l'euro? "Secondo l'analisi tecnica, un'eventuale ulteriore caduta dovrebbe restare contenuta entro 1,30-1,27 contro il dollaro. Se si oltrepassa la soglia, si può precipitare a 1,23. Una caduta di questo genere potrebbe però innescare una crisi di fiducia, non solo nei confronti dell'euro come valuta, ma anche nei confronti dell'economia dell'area euro", dice ancora Jamaleh di Intesa Sanpaolo. L'euro si arrabatta ancora intorno a 1,30: considerate le dimostrazioni di forza e saggezza fornite dalla leadership del Vecchio Continente nelle ultime settimane, magari non saranno solo quei furboni degli hedge funds a fare un pensierino e remare contro l'euro. Senza bisogno di fare la capriole con i Cds, ma magari comprandosi un po' di banalissimi dollari. n

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Espresso, L' (abbonati) Data: "La lezione greca" 07/05/2010

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La lezione greca

DI LUCA PIANA La crisi di Atene rende urgenti le riforme. Dal fisco alle pensioni. Per ridurre il debito pubblico e rilanciare l'occupazione. La ricetta della Bce colloquio con LORENZO BINI SMAGHI

L'euro non è in pericolo, ma i paesi con il debito pubblico più alto devono darsi subito da fare con le riforme strutturali... Dopo la crisi che ha messo al tappeto la Grecia, le rassicurazioni sulla moneta unica arrivano da Lorenzo Bini Smaghi, 53 anni, l'italiano che siede nel direttorio della Banca centrale europea. In questa intervista, però, il banchiere avverte i paesi più esposti - Italia inclusa - che il debito potrà rientrare solo con riforme profonde.

A suo giudizio, la crisi greca rischia di far saltare l'euro?

"La moneta unica non è in pericolo. È vero però che, date le interconnessioni della Grecia con l'intera area dell'euro, ci sarebbero potute essere ripercussioni negative sul sistema finanziario e sull'economia reale negli altri paesi. L'effetto contagio sarebbe risultato molto grave e per questo è stato necessario intervenire".

Ritiene scongiurato l'effetto domino? Il governatore Mario Draghi ha detto che altri paesi sono a rischio.

"Nelle scorse settimane si poteva osservare una correlazione crescente tra quanto avveniva in Grecia e negli altri paesi. Se il miglioramento sul primo fronte si conferma, anche gli altri saranno influenzati. È comunque importante dare segnali forti sull'effettiva volontà di affrontare il peggioramento delle finanze pubbliche".

Un problema che riguarda solo l'Europa?

"No, riguarda paesi dentro e fuori l'area dell'euro. Alcuni però devono mettere mano al risanamento più rapidamente perché hanno perso competitività: come per la Grecia, non bastano aggiustamenti finanziari; servono riforme strutturali".

C'è chi chiede che la Grecia esca dall'euro.

"I costi economici e politici sarebbero tali che nessuno potrebbe farvi fronte. Basta pensare ai mutui per la casa. Il ritorno alla dracma comporterebbe litigi enormi e cause in tribunale fra creditori e debitori, per stabilire chi debba subire il costo della ridenominazione. Se il costo ricadesse sulle banche, si rischierebbe il tracollo finanziario. Se invece ricadesse sulle famiglie, allora si rischierebbe la tenuta sociale".

Per alcuni sarebbe meglio far pagare ai greci le loro responsabilità e far perdere agli investitori i soldi investiti in quel paese.

"È un atteggiamento superficiale. Alcuni lo chiamano 'piano B', ma nessuno dice fino in fondo quali sarebbero le conseguenze. Nessun paese industrializzato negli ultimi anni è mai fallito: le conseguenze sarebbero devastanti. Anche l'Argentina, uno dei casi spesso citati, ha svalutato solo il debito estero e dopo dieci anni fatica a riprendersi. Basta pensare alle enormi incertezze che i cittadini greci avrebbero sul valore dei loro redditi e risparmi: ogni speranza di ripresa sarebbe bloccata per chissà quanto. Ora invece pagheranno il prezzo di una crescita che, negli ultimi anni, è stata drogata. D'altra parte, la forte evasione fiscale indica che i greci hanno risorse da recuperare per il risanamento".

Si è scritto di riunioni di hedge funds americani per scommettere contro l'euro. Vi sono stati attacchi speculativi concertati?

"Non credo nei complotti. Ma i comportamenti di alcune banche d'investimento, di commentatori che si auto-definiscono indipendenti, delle agenzie di rating che hanno ridotto la valutazione sul debito greco solo tre giorni prima del piano di salvataggio, senza poterlo giudicare, hanno alimentato in modo ingiustificato la volatilità. Non bisogna biasimare i mercati, ma si può riconoscere che non sempre sono efficienti e che gli operatori non sempre si comportano secondo regole etiche. Si sono viste strane coincidenze di vedute".

L'incertezza fa parte dei mercati e gli investitori fanno il loro mestiere.

"Il mercato è fatto di due componenti. Da un lato c'è chi ha paura dell'incertezza, dall'altro chi invece ci guadagna, vendendo strumenti di assicurazione. E dunque può avere interesse ad alimentarla".

Pensa a strumenti come i credit default swap?

"Sì. Sono negoziati in un mercato non trasparente. Una delle riforme di cui si discute, e sulla quale c'è consenso tra Stati Uniti ed Europa, è il loro trasferimento in sistemi di scambio centralizzati, in modo che la vigilanza sia in grado di capire chi emette questi titoli, se ha accantonato sufficienti capitali per far fronte agli obblighi di controparte e dov'è distribuito il rischio".

Le riforme però tardano.

"Non c'è dubbio che le forze contrarie alle riforme stanno crescendo. Il 2010 può però vedere la svolta. Il comitato di Basilea deve fornire le proprie risposte entro l'anno: vedremo se la politica sarà in grado di sostenere le riforme".

L'intervento da 110 miliardi per la Grecia le sembra risolutivo?

"Il piano agisce da un lato sul fronte della finanza pubblica, dall'altro sulla struttura dell'economia. Viene imposta una trasformazione profonda dell'economia greca, mettendo il governo nelle condizioni di rifinanziarsi a tassi ragionevoli per un periodo di tempo sufficientemente lungo da vedere i frutti dei cambiamenti".

Come ha fatto la Grecia a truccare i conti in modo così clamoroso?

"Prima delle elezioni del 2009 è stata fatta per sei mesi una tipica politica fiscale elettorale, spendendo cifre enormi, quasi il 7 per cento del Pil. Dato il rallentamento dell'economia e il deterioramento dei bilanci pubblici in tutti i paesi, c'è voluto tempo per capire l'entità e la causa effettiva dell'aumento del deficit greco".

Lei ha parlato di sorveglianza debole. Perché Europa e Bce non se ne sono accorte?

"Le procedure prevedono che l'Istituto nazionale di statistica comunichi all'Eurostat i dati che, poi, anche noi utilizziamo per le nostre valutazioni. Nei sei mesi di naturale ritardo fra la comunicazione dei dati e le verifiche è avvenuto il furto. Il problema era la dipendenza dell'Istituto di statistica dal governo e la mancanza di una Ragioneria dello Stato autonoma dal Tesoro che potesse verificare i conti: ora la Grecia sarà obbligata a porvi rimedio".

La riluttanza della Germania a intervenire era legata solo alle prossime elezioni o c'è chi vuole un'Europa a due velocità?

"Non credo a questa teoria. Anche all'interno dei singoli paesi, come in Italia, c'è chi non vuole pagare i debiti fatti da altre regioni. Ogni organizzazione federale deve evitare che una parte crei dissesti che tocca poi ad altri ripianare".

Quindi è solo debolezza politica.

"L'accordo dell'11 febbraio scorso per il sostegno alla Grecia è stato un passo importante. Poi però il Consiglio europeo ha chiesto di aspettare prima di attivare il meccanismo di salvataggio: in vari Stati, non solo in Germania, i cittadini non volevano aiutare un paese dove i conti erano stati truccati per vincere le elezioni. Paradossalmente le democrazie si muovono quando percepiscono un pericolo diretto. I tre mesi passati dall'11 febbraio hanno evidenziato il pericolo: i mercati si sono scatenati contro l'euro e tutti hanno visto che era necessario tappare la falla".

La manovra è salita da 45 a 110 miliardi: il costo dell'incompetenza dei governi, ha scritto l''Economist'.

"Magari è solo il costo della democrazia. Negli Stati Uniti la Lehman Brothers è stata fatta fallire perché i cittadini americani non volevano aiutare le banche. Non avevano capito che il fallimento avrebbe comportato un rischio anche per i loro risparmi. Questa crisi deve servire a rafforzare le istituzioni dell'Europa e ad aiutare i suoi cittadini a capire che l'unione monetaria è anche un'integrazione politica che deve rafforzare i propri meccanismi per prendere decisioni più rapide".

Il debito crescente fa paura in molti Paesi: in Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia. E il cancelliere Angela Merkel chiede severità...

"Bisogna uscire dalla crisi con un sistema istituzionale rafforzato, che eviti all'euro di ritrovarsi in queste condizioni. Perciò è necessario rafforzare i meccanismi di controllo, non solo per quanto riguarda le finanze pubbliche ma anche sulla competitività. I paesi citati hanno perso competitività e devono fare le riforme per recuperare. Le politiche nazionali devono avere come cardine la partecipazione all'euro".

Il presidente Jean-Claude Trichet dice che in Italia bisogna toccare le pensioni...

"L'aspettativa di vita sta aumentando e bisogna spostare in avanti l'età per la pensione, come hanno promesso i greci. In Germania e altrove è già stata portata a 67 anni; è una tendenza inevitabile. Il sistema italiano è in equilibrio ma costa molto. Chi esce penalizzato da questa crisi sono i più giovani, che hanno contributi più elevati rispetto a chi è prossimo a ritirarsi e dovranno pagare le pensioni dei più vecchi. Per combattere una disoccupazione che sarà elevata per anni e aiutare i giovani, serve ridurre il carico contributivo sul lavoro".

Il governo dice che interverrà sul sistema fiscale. In quale direzione dovrebbe andare il cambiamento?

"Il sistema fiscale può essere un freno alla crescita se distribuisce il peso dell'imposizione in modo sbagliato, soprattutto se disincentiva il lavoro. È un'area dove mi sembra che ci sia l'intenzione di fare progressi. Ma le riforme da fare sono numerose, a cominciare dalla liberalizzazione dei mercati, soprattutto quelli non esposti alla concorrenza internazionale, in particolare quelli dei servizi come le municipalizzate, i trasporti interni, le professioni".

Il debito pubblico elevato limita però i margini di manovra.

"Qualsiasi riforma dev'essere fatta in modo neutrale rispetto al gettito. Un sistema fiscale più equo ed efficiente si può ottenere attraverso incentivi maggiori alla lotta all'evasione, che può consentire di ridurre la pressione fiscale per quelli che pagano". n

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Giorno, Il (Milano) Data: "Atene approva il piano austerity E i morti non fermano la rivolta" 07/05/2010

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Atene approva il piano austerity E i morti non fermano la rivolta

Tagli per 30 miliardi in tre anni. Ancora scontri fuori dal Parlamento RABBIA Un momento della manifestazione di ieri in centro ad Atene, con 10.000 partecipanti (Ap) ATENE CON il Paese sotto choc per l'attentato incendiario costato la vita a tre bancari, il parlamento greco ha approvato ieri il duro piano di tagli che si scontra con la forte opposizione politica e sociale. L'austerità da 30 miliardi di euro in tre anni è passata con 172 voti del partito di governo Pasok e del piccolo Laos di estrema destra, e i 121 no' di Nuova Democrazia (centrodestra), dei comunisti del Kke e della sinistra radicale di Syriza. L'ex ministro degli esteri Dora Bakoyannis ha votato a favore ed è stata espulsa dall'Nd. Stessa sorte è toccata ai tre deputati del Pasok astenutisi. Il premier Giorgio Papandreou, ormai quasi isolato, va avanti per «salvare il paese dalla bancarotta». Fuori si sono radunati 10.000 manifestanti. Dopo la morte dei tre impiegati della Marfin Egnatia Bank, i sindacati pur esprimendo cordoglio non hanno fermato la lotta. E la polizia è dovuta nuovamente intervenire con delle cariche per rispondere al lancio di bottiglie e pietre dei facinorosi. Il piano prevede, in cambio di 110 miliardi di euro dall'Europa e dal Fmi in tre anni, pesanti tagli salariali e pensionistici nel pubblico, nuove tasse, congelamento delle assunzioni e una riduzione delle garanzie e degli emolumenti nel privato. DAVANTI alla banca della tragedia è stato un continuo pellegrinaggio: qualcuno ha posato un orsacchiotto per l'impiegata rimasta uccisa e che era al quarto mese di gravidanza. r. pol. Image: 20100507/foto/6089. jpg

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Italia Oggi Data: "Ma è poi vero che i tedeschi sono stati crudeli coi greci?" 07/05/2010

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ItaliaOggi sezione: I commenti data: 07/05/2010 - pag: 2 autore: di Pierluigi Magnaschi L'analisi

Ma è poi vero che i tedeschi sono stati crudeli coi greci?

Quasi tutti i politici dei 27 paesi europei (ma non quelli tedeschi) e la stragrande maggioranza dei gazzettieri del Vecchio continente sostengono che i tedeschi (e, in particolare la premier Angela Merkel) hanno sbagliato a mostrarsi sparagnini nei confronti della Grecia che rischia di non farcela a restituire, al momento della loro scadenza, i debiti a suo tempo contratti. La Germania, obbedendo ai suoi valori e, certo, anche ai suoi interessi, ha recitato la parte, spiacevole ma anche necessaria, che nessuno degli altri governi europei appartenenti all'euro voleva fare ma che, in segreto, speravano, tutti, che la Merkel facesse in base al convincimento che, se basta un antipatico a bloccare tutto, allora perché dovremmo fare noi gli antipatici, visto che la Merkel, che oltretutto ha anche la faccia arcigna, non si sottrae dal recitare questo ruolo? L'indebitamento greco infatti è enorme. Esso è dovuto soprattutto, ma non solo, alle scelte di un governo di centrodestra (che recentemente, con le ultime elezioni, è stato sostituito da un governo di centrosinistra; quello di Papandreu, appunto, che però, adesso, e non per colpa sua, è costretto a danzare sulle braci). Il precedente governo di centrodestra, per tener buona la gente, aveva perso il controllo dei conti pubblici. Sperava, come molti fanno anche in Italia, nello Stellone, in base al principio che prima si spende e poi si vedrà. I più creativi (che però sono i più impudichi) sostenevano che la spesa pubblica alluvionale doveva essere fatta per motivi sociali, per sostenere la domanda, per aumentare l'occupazione e altre giustificazioni del genere, nobili nella loro formulazione ma ignobili nelle loro conseguenze. Tutti costoro non tenevano conto della constatazione, fatta da J.M. Keynes, che consiste nella circostanza che «non esistono mai pasti gratis» nel senso che essi possono anche essere erogati gratuitamente ma, anche in questo caso, c'è sempre, dietro, anche quando essi sono apparentemente gratuiti, qualcuno che, prima o poi, paga. Tanto per fare uno fra i molti esempi che si potrebbero citare, i governanti tedeschi che, pochi anni fa, per far tornare i conti economici del Paese, hanno addirittura alzato l'età pensionabile, dalla soglia già molto alta, rispetto agli altri paesi europei, dei 65 anni per tutti (uomini e donne) a quella dei 67 anni di oggi, non possono certo dichiararsi felici di correre in aiuto di un paese come la Grecia che manda tutt'ora in pensione i suoi cittadini alla scandalosa età di 52 anni. E non è certo facile criticare chi (come i tedeschi) dicono: alzino l'età della pensione al nostro livello e poi, se hanno bisogno di essere aiutati, si può sempre discuterne.

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Italia Oggi (Lavoro e Previdenza) Data: "Il lavoro rifiata nel 2010" 07/05/2010

Indietro Stampa ItaliaOggi Numero 108 pag. 25 del 7/5/2010 | Indietro

Il lavoro rifiata nel 2010 LAVORO E PREVIDENZA Di Simona D'Alessio

Rapporto Unioncamere: male l'industria (-2,5%) e le costruzioni (-3,7%)

Crescono le assunzioni, ma il saldo è negativo

La crisi continua a opprimere l'occupazione. Eppure un raggio di sole si intravvede, giacché quest'anno dovrebbero sfumare 173 mila posti di lavoro, ma per 50 mila persone dovrebbe scattare l'assunzione. Lo si legge nel rapporto Unioncamere (Unione italiana delle camere di commercio) del 2010, accurato termometro che monitora l'andamento dell'imprenditoria diffuso ieri a Roma, in occasione dell'VIII giornata dell'economia. Il saldo degli occupati rimane negativo (-1,5%), però in base all'elaborazione dei dati delle prime 40 mila imprese interpellate nell'ambito del sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Welfare, il tasso di entrata si attesterà nei 12 mesi poco sopra il 7% (contro il 6,8% del 2009), mentre quello di uscita sarà dell'8,6% (l'anno precedente era l'8,7%); nel complesso, dunque, le assunzioni stimate saranno 830 mila. A pagare il prezzo più alto saranno gli impiegati dell'industria (-2,5%) rispetto a chi opera nel terziario (0,7%) e, nel manifatturiero, si prevede una flessione marcata nell'edilizia pari al 3,7%. Prosegue l'affanno del made in Italy: dalla moda all'arredamento fino ai beni per la casa, si valutano riduzioni comprese fra -2,7 e - 3%. Il più marcato calo occupazionale alle dipendenze è atteso nella filiera turistica, dove per alberghi e ristorazione si ipotizza una discesa del 2%; piccole e piccolissime aziende, incluse le botteghe artigiane, rivelano la più massiccia emorragia di posti di lavoro, che nelle unità manifatturiere raggiunge il 4%. Secondo il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, la fotografia scattata dal rapporto dà l'essenza di un tessuto imprenditoriale in cui «chi si sta rimettendo in moto è già in cerca di personale, da inserire soprattutto nelle funzioni aziendali che servono a governare i processi più complessi». Prova ne è che, di quei 50 mila nuovi posti «il 42%, oltre 21 mila, è destinato a figure di alta specializzazione professionale». E l'investimento in campo umano, specie di giovane età, è stimolato dal ministro Maurizio Sacconi, allarmato dal «forte disallineamento fra le competenze richieste dal mercato e le competenze delle persone». Il responsabile di via Veneto osserva come vi siano «grandi potenzialità nella nostra economia turistica» e in agricoltura, tuttavia ai modelli «troppo arretrati» vanno sostituite formule «più evolute». A confortare il ministro è la percezione che il sistema produttivo manifesti «vitalità», laddove Unioncamere segnala che la demografia imprenditoriale è in salita: nel registro delle Camere di commercio, infatti, al dicembre scorso figuravano 6 milioni e 85.105 aziende (17.385 in più del 2008), mentre fra gennaio e marzo di quest'anno si registravano 123 mila avvii d'impresa (un aumento di 4.700 rispetto allo stesso periodo del 2009). La caduta dei consumi danneggia il commercio, tuttavia nel primo trimestre 2010 la vendita al dettaglio di prodotti alimentari è migliorata (è a -2% rispetto al 3,5% dell'anno precedente) e questo scatto di reni viene attribuito al decreto incentivi che avrebbe inciso sulle sorti delle grandi imprese. Un'indagine, infine, svela come il 25% delle medie aziende industriali investa in servizi informativi, mentre il 30% delle Pmi opta per soluzioni di risparmio energetico.

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l'Unità.it Data: 07/05/2010 "Fassino: «Tremonti ringrazi Prodi se l'Italia non è come la Grecia»"

Indietro Stampa Fassino: «Tremonti ringrazi Prodi se l’Italia non è come la Grecia» di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore «Sono state le scelte di rigore di Prodi e Padoa-Schioppa a garantire all’Italia la stabilità finanziaria che ora ci mette al riparo dai rischi della Grecia, del Portogallo e della Spagna. E Tremonti, dopo aver definito quelle politiche irresponsabili, ne ha ottenuto grandi benefici e, contraddicendo se stesso, le ha proseguite». Piero Fassino guarda alla crisi greca e ai suoi riflessi per l’Europa e per l’Italia con lo sguardo di un europeista convinto, assolutamente non pentito. «Da questa crisi si uscirà solo con più Europa, andando oltre la moneta unica, non certo con dei passi indietro. Ora servono politiche economiche e fiscali coordinate, regole comuni nel mercato del lavoro, un Fondo monetario europeo».

Come valuta l’azione dell’Europa e dell’Italia nella crisi greca? «Nelle ultime 48 ore è emersa una maggiore consapevolezza nell’Ue, le troppe incertezze delle ultime settimane sono state lasciate alle spalle e si è dato corso al piano di aiuti che consentirà alla Grecia, il 18 maggio, di pagare un notevole stock di interessi sui titoli in scadenza. Questa decisione poteva essere presa nelle settimane scorse. Ma c’è stato un forte rischio di sottovalutazione, soprattutto in Germania e Francia, dell’impatto drammatico che avrebbe avuto un abbandono della Grecia al suo destino. Sarebbe stata la dimostrazione che l’Europa non era in grado di difendere il suo processo di integrazione. La crisi ci dice che i paesi dell’Europa sono legati da un destino comune, nessuno può credere che se un pezzo di Europa è in crisi è un problema solo di quel paese, si è deciso di intervenire per evitare che il collasso di una parte portasse al collasso del tutto».

L’Italia corre dei rischi? «Nessuno è immune, c’è il rischio che l’ondata speculativa colpisca il Portogallo e anche la Spagna, con un impatto ancora più drammatico. L’Italia ha dei fattori di maggiore stabilità, a partire dalle banche, da un apparato produttivo sano e da un debito pubblico contratto in gran parte all’interno e non con l’estero. Ma questi fattori non bastano, visto che abbiamo anche il debito più alto d’Europa e la crescita più bassa e che il governo non si sta muovendo per ridurre il debito e per finanziare lo sviluppo».

Però è difficile ridurre il debito e contemporaneamente investire... «Non è impossibile e negli anni del centrosinistra lo si è fatto. Bisogna controllare la spesa pubblica, ridurre l’evasione fiscale e sollecitare le banche a mettere in campo risorse per rilanciare gli investimenti. E invece questo governo sta fermo: nessun intervento sulle opere pubbliche, nessuna riforma degli ammortizzatori sociali, nessun investimento su scuola e ricerca. Senza crescita, la stabilità finanziaria non è sufficiente».

Lei loda l’intervento dell’Ue per la Grecia. Ma se dovessero saltare anche Spagna e Portogallo ci sarebbero le risorse per tamponare anche queste falle? «Le conseguenze sarebbero drammatiche, per questo l’Unione deve dare dei segnali chiari: non tollerare aggressioni speculative nei confronti dei paesi più deboli».

In Grecia la crisi ha risvolti sociali pesantissimi, con rivolte e violenze. È uno scenario che si può allargare anche ad altri paesi? «La crisi può portare fenomeni di ribellione sociale e questo è un pericolo che ci riguarda tutti. Per questo l’Europa deve governare la crisi con piglio deciso, senza incertezze. E il nostro governo dovrebbe mettersi alla testa di questo processo, abbandonando definitivamente ogni forma di scetticismo e diffidenza verso l’Europa».

Teme il diffondersi di sentimenti antieuropei anche in Italia? «C’è stata in questi anni una propaganda falsa e dannosa della destra populista che ha attribuito ogni problema all’Europa: dalla concorrenza cinese all’afflusso di immigrati. Ma sono messaggi falsi, perché davanti a giganti come Usa, Cina e India nessun paese europeo da solo può farcela. E non ci si può difendere certo con i dazi, ma solo rendendosi più competitivi dei cinesi. E per farlo l’Europa deve unire il suo potenziale finanziario, tecnologico e di capacità produttiva».

A chi teme per i propri risparmi lei cosa si sente di dire? «Che l’euro ha salvato il valore dei redditi e delle pensioni. Con la lira oggi avremmo un’inflazione 3-4 volte superiore e se tornassimo indietro il valore dei nostri risparmi andrebbe rapidamente in fumo. Solo un euro forte può tutelarci». 06 maggio 2010

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l'Unità.it Data: 07/05/2010 "Grecia, esplode la protesta"

Indietro Stampa Grecia, esplode la protesta di Teodoro Andreadistutti gli articoli dell'autore Alla fine quel che molti temevano è successo: la crisi economica greca, da ieri, conta tre morti. Lavoratori della banca Egnatia-Marfin rimasti bloccati tra le fiamme e morti per asfissia. Quando la grande manifestazione dei sindacati Adedy Gsee e Pame, si era quasi conclusa, un piccolo gruppo di incappucciati, che usano autodefinirsi anarchici, hanno rotto le vetrine e la porta di ingresso della Marfin. Dopo aver cosparso il pavimento del piano terra di benzina, i «kukuloforoi»- gli incappucciati- hanno gettato una serie di molotov, facendo scoppiare un incendio che si è propagato molto velocemente ai piani superiori. Gran parte degli impiegati è riuscita ad arrivare alle finestre ad ai balconi, a chiedere aiuto e a respirare. In tre però, due donne e un uomo, hanno cercato di arrivare al terrazzo, sperando in un elicottero.

Prima di poter uscire all’aria, il fumo li ha storditi. Si sono accasciati per terra e hanno smesso di respirare. Morti assurde, una tragedia che sprofonda il paese nel lutto e complica una situazione già di per sè molto difficile. Un paese sotto pressione, che adotta misure economiche uniche nel loro genere. Centinaia di migliaia di lavoratori in marcia, nelle vie centrali di Atene - Tritis Septembriou, Panepistimiou, Stadiou, piazza Syntagma - per chiedere che chi ha rubato paghi, che chi lavora abbia un trattamento dignitoso. E negli uffici della Marfin, tre impiegati morti. Trentadue, trentacinque e trentasette anni. Una della due donne era incinta. Si poteva evitare la folle incursione, e come? Perché la polizia non ha saputo controllare le «code» impazzite del corteo? E ora, come proseguiranno le proteste dei lavoratori? Quindici persone sono rimaste ferite in altri, violenti scontri con la polizia - anche davanti al parlamento di Atene - sei persone sono state arrestate. Spranghe di ferro e legno da una parte, lacrimogeni e manganelli dall’altra. Scene da guerriglia urbana che hanno messo in ombra la protesta pacifica della stragrande maggioranza dei manifestanti.

Anche a Salonicco da decenni che non c’era un uso di lacrimogeni così massiccio. Gli «incappucciati» hanno anche cercato di dare alle fiamme un palazzo del ministero dell’economia ed una sede della Provincia di Atene. Dopo che la notizia della morte dei tre lavoratori della Marfin si è diffusa tra giornalisti e manifestanti, i canali televisivi e le radio hanno deciso di interrompere lo sciopero e di informare gli ascoltatori. «Siamo tutti scossi dalla morte di nostri tre concittadini che sono rimasti vittime della cruda violenza omicida» ha dichiarato Papandreou in parlamento. Il leader socialista greco ha fatto appello allo spirito di responsabilità per la difesa della democrazia e della coesione sociale ed ha lasciato intendere, che se avesse potuto, non avrebbe firmato i tagli di pensioni e salari.

La Grecia, è divisa, tra chi spera e chi, alla fine del tunnel, intravede già lo spettro del fallimento. Nuove mobilitazioni dei lavoratori sono state indette per dopodomani. Ieri, ad Atene, c’era una situazione surreale. Un enorme corteo ha percorso tutte le vie del centro. Si ingrossava sempre più a ogni incrocio, al grido di «kleftes, ferte piso ta leftà » (ladri, ridateci indietro i soldi). Appena, si è diffusa la notizia della morte dei tre bancari, la folla sterminata è piombata in un silenzio di lutto e smarrimento. L’ Europa, ora, parla di nuovi aiuti - anche dopo il limite già fissato al 2013. Ma molti commentatori, in Grecia, insistono sul fatto che sarebbe bastato intervenire due mesi fa per limitare la speculazione, i tagli agli stipendi e evitare queste tre morti assurde. Gran parte dei partecipanti alla mobilitazione di ieri, non erano mai scesi in piazza. Molti giovani temono di non poter studiare, di non trovare lavoro e di vedere scomparire la pensione dei loro genitori.

E non solo. C’è una paura ancora più forte: dover accettare tre anni di «lacrime e sangue» senza alcun vantaggio. Le banche creditrici riavranno i loro soldi, ma il rischio è che l’economia greca potrebbe non ripartire, essere ridotta al fallimento. Quando il paese sarà già stremato, e avrà già esaurito ogni energia. Forse non sarà così. Forse in Europa peseranno anche le ragioni della politica e non solo quelle dei contabili. Ma nessuno, oggi, ne ha certezza. È molto probabile che entro la fine della settimana vengano annunciate nuove misure che andranno a completare il pacchetto anticrisi. Papandreou ha chiesto il sostegno di tutte le forze politiche e lascia intendere che l’alternativa sarebbe un governo di unità nazionale. Si naviga a vista, si aspetta di capire se la cancelliera Merkel smetterà di porre condizioni sempre più rigide. Ma la stragrande maggioranza dei greci, prima di ogni altra cosa, ha una richiesta semplice e chiara: punire i politici che hanno portato il paese sull’orlo del baratro, imporgli il costo morale e penale di questo disastro.

06 maggio 2010

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Manifesto, Il Data: "Una manovra dannosa. La lezione del 1919" 07/05/2010

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GRECIA Intervista all'economista Paolo Leon «Una manovra dannosa. La lezione del 1919» Galapagos «Sono certo che l'Unione europea - nei provvedimenti imposti a Atene - non ha imparato nulla dal passato», sostiene Paolo Leon, professore di Economia pubblica all'Università Roma III. A cosa ti riferisci? Indipendentemente da ogni responsabilità specifica del governo greco, la situazione ricorda quella della Germania dopo la prima guerra mondiale. Quando le riparazioni chieste dal trattato di Versailles determinarono una gravissima crisi in Germania senza produrre nessun reale sollievo alla depressione post-bellica nei paesi vincitori. All'epoca intervenne Keynes con un libro molto famoso - «Le conseguenze economiche della pace». Spiegava come le sanzioni contro la Germania deprimessero il paese mentre il travaso di fondi verso i paesi vincitori non determinasse nessun aumento di domanda di beni e servizi nell'economia dei vincitori. Oggi in Grecia siamo sostanzialmente nella stessa situazione, viste le richieste di austerità che vengono avanzate nei confronti della Grecia, anche se accompagnate da una notevole quantità di aiuti finanziari. Ma i soldi verranno girati direttamente ai creditori quando i bond in essere andranno in scadenza? Sì. L'idea è che questi bond, se fossero stati pagati dalla Grecia, l'avrebbero condotta al fallimento. Ma il default dà fastidio a livello finanziario e nessun fastidio economico reale e perciò sarebbe una soluzione meno dolorosa che non quella richiesta dell'austerità. Programma che il governo greco deve varare per poter avere i prestiti. Quindi siamo in una condizione appena un po' diversa da quella degli anni '20. Anzi, sostanzialmente è la stessa. Non è questa la linea che avrebbero dovuto seguire i governi europei, ma quello che hanno fatto è meglio di niente. Nel senso che si sono messi solamente d'accordo nel dare alla Grecia risorse sufficienti per poter farla rientrare dal debito. Anche il Fondo monetario internazionale fa la sua parte. Unione europea e Fondo però ritengono che la Grecia debba fare spaventosi sacrifici, che occorre ridurre il livello di vita dei cittadini come pure il livello delle pensioni, dei salari. Naturalmente ridurre la domanda complessiva in Grecia e, quindi, indurre anche una situazione molto dura. Quindi, nulla di positivo? C'è solo una novità positiva: il risanamento finanziario è garantito dai paesi europei. E tuttavia, la Banca centrale europea (Bce) consente che i prestiti fatti dai paesi creditori costituiscano il collaterale, l'impegno, la garanzia di prestiti che la Bce fa a questi stessi paesi. Questa è una nuova funzione di grandissimo rilievo della Bce che, sia pure nelle forme finanziarie, sta costruendo una sua capacità di emettere moneta europea insieme all'euro. L'euro si presenta adesso come una moneta che da un lato è emessa in relazione ai fabbisogni commerciali dell'Europa ma dall'altra è emessa anche per i fabbisogni finanziari dell'Europa. Come se la banca europea intervenisse con un mini piano Delors dato che può finanziare i disavanzi dei paesi europei, creditori in questo modo. E' questo l'unico elemento positivo che vedo, ma non piccolo. Ci sono possibili alternative? Sarebbe stata meglio un'altra via. Cioè che la Bce innanzitutto fosse intervenuta molto prima sul governo greco acquistando una parte del deficit pubblico greco in epoche precedenti. Così avrebbe potuto sottoporre a sorveglianza il modo con il quale il conservatore Costa Karamanlis imbrogliava le carte. A proposito di «carte truccate»: si dice che una intera generazione di funzionari greci a Bruxelles siano stati in qualche modo complici, facendo solo gli interessi immediati della Grecia. L'ho sentito dire anch'io. Ma ce la faranno con questo piano? Non ha importanza: sono convinto che se non ce la faranno, qualcuno dovrà intervenire ancora. In fondo ogni volta che un paese in via di sviluppo non paga il proprio debito è intervenuto il Club di Parigi per fare la moratoria. Non capisco perché non si può fare lo stesso con la Grecia. Senza che il paese esca dall'euro. L'Unione europea non ha fatto una bella figura. Sono ottenebrati: siamo in un periodo di nazionalismo acceso dovuto al fatto che l'unico modo che i governi europei pensano di avere consenso è quello di titillare le viscere più basse dei propri cittadini. La cancelliera Angela Merkel in testa: sembra aver dimenticato che, per cinque anni durante l'unificazione, l'Europa ha aiutato la Germania.

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Messaggero, Il Data: "BRUXELLES - Mentre un corteo di diecimila persone, questa volta 07/05/2010 pacifico e listato a lutto p..."

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di CRISTINA MARCONI

BRUXELLES - Mentre un corteo di diecimila persone, questa volta pacifico e listato a lutto per i tre morti di mercoledì, sfilava davanti al Parlamento di Atene, i deputati hanno approvato ieri, con 172 voti a favore su 300, il piano di rigore messo a punto dal governo di George Papandreou e dai tecnici di Fondo monetario, Unione europea e Banca centrale europea per consentire l’accesso al prestito da 110 miliardi di euro varato per salvare il paese dal crollo. Qualche tafferuglio c’è stato e la polizia è dovuta intervenire ma non risultano feriti. E verso sera la manifestazione si è sciolta. I socialisti hanno 160 seggi in Parlamento ma l’approvazione, seppur prevedibile, rappresenta un importante passo in avanti per la credibilità del paese. “O votiamo e applichiamo l’accordo, o condanniamo la Grecia alla bancarotta”, ha dichiarato Papandreou prima del voto, lanciando un appello alla “responsabilità” dei deputati e decidendo espellere dal gruppo i tre esponenti del suo partito, lo Psoe, che si sono astenuti. Lo stesso è avvenuto a Dora Bakoyannis, ex ministro degli Esteri e numero due dei conservatori di Nuova Democrazia, per aver votato a favore del piano di austerità. Per riportare il deficit dal 13,6% del 2009 al 3% nel 2014, la manovra, che va ad aggiungersi a quella di marzo, prevede misure drastiche per i dipendenti statali, il cui numero è sconosciuto perfino al governo, tanto che è stato annunciato un censimento entro fine anno. In particolare l’età pensionabile verrà alzata e la pensione verrà calcolata in base alla media degli stipendi, e non sull’ultimo stipendio come avviene ora. I salari saranno congelati per i prossimi tre anni, l’Iva verrà aumentata di due punti e verranno aumentate le tasse su carburanti, alcol e tabacco. “Più si rinvia l’inizio del risanamento, più ampie dovranno essere le manovre e peggiori saranno i danni”, ha osservato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, dopo aver annunciato che i tassi d’interesse rimarranno invariati all’1% e aver bollato come “fuori discussione” l’ipotesi di un default della Grecia. “L’euro è una buona riserva dove riporre i propri fondi”, secondo il governatore centrale, che, interpellato sulla questione del ruolo delle agenzie di rating, ha spiegato che si tratta di una questione “globale” che richiede “risposte globali”. Trichet non si è espresso in merito all’ipotesi di agenzia di rating europea suggerita dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Quest’ultima, insieme al presidente francese Nicolas Sarkozy, ha inviato una lettera in vista del vertice Ue di oggi, spiegando che occorre “trarre la lezione” dalla crisi greca e “rafforzare innanzitutto la governance economica della zona euro”, con “sanzioni più efficaci per le procedure di deficit eccessivo” e una maggiore “coerenza tra le procedure di bilancio nazionali e il patto di stabilità”. Secondo i due leader, è necessario infine riflettere su “un quadro robusto per la risoluzione delle crisi, nel rispetto del principio di responsabilita’ di bilancio di ogni stato membro”. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Milano Finanza (MF) Data: "Boccia (Pd), il Tesoro faccia luce sull'uso del tfr" 07/05/2010

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MF sezione: Denaro & Politica data: 07/05/2010 - pag: 6 autore: di Andrea Bassi Presentata un'interpellanza urgente alla Camera sugli accantonamenti all'Inps utilizzati dal governo per finanziare spesa corrente

Boccia (Pd), il Tesoro faccia luce sull'uso del tfr

Il caso del tfr dei lavoratori di imprese con più di cinquanta dipendenti, depositato nelle casse dell'Inps e da lì dirottato verso i comuni in dissesto finanziario per pagare gli stipendi ai lavoratori socialmente utili, è finito in Parlamento. Ieri il Partito democratico, primo firmatario Francesco Boccia, ha depositato un'interpellanza urgente ai ministri dell'Economia e del Welfare ai quali ha chiesto di far luce sull'intera vicenda. A sollevare la questione (si veda anche MF-Milano Finanza del 16 febbraio e del 17 aprile) era stata la Corte dei conti nell'ormai nota relazione sul buco da 9 miliardi di euro nei conti pubblici. I magistrati contabili, indagando sul bilancio del ministero dell'interno, avevano scoperto che il tfr dei lavoratori delle imprese con più di cinquanta dipendenti e che non avevano optato per la previdenza complementare, era stato utilizzato dal Tesoro per finanziare spesa corrente, dai libri di testo per gli studenti in difficoltà, al pagamento delle rate di mutui risalenti a oltre 20 anni fa di Comuni in dissesto, fino agli stipendi dei lavoratori socialmente utili dei comuni di Napoli e Palermo. Non solo. A fronte dell'utilizzo del tfr dell'Inps (oltre 12 miliardi di euro in tre anni), il Tesoro non ha iscritto a bilancio nessuna posta passiva per coprire i fondi prelevati. «In buona sostanza», scrive Boccia, «si dichiara implicitamente che le quote da erogare negli anni futuri debbano gravare sull'amministrazione che le ha forzosamente distolte dalla naturale destinazione, in tal modo riproducendo una sostanziale erosione del capitale destinato ai trattamenti previdenziali». Insomma, il ragionamento sarebbe che oggi il Tesoro spende quei soldi, domani sarà un problema dell'Inps trovare un modo per pagare le liquidazioni dei lavoratori che sono finiti in quella gestione. «Il meccanismo», scrive ancora il parlamentare del Pd nella sua interpellanza, «produce un progressivo squilibrio dei conti pubblici e un depauperamento del patrimonio, aumentandosi di anno in anno il saldo negativo dei rapporti con gli aventi diritto ai trattamenti previdenziali, fenomeno che», aggiunge ancora Boccia, «a meno di non costituire una sorta di esproprio indiretto, palesemente anticostituzionale, non potrebbe che comportare nuovi interventi finanziari a carico dell'amministrazione utilizzatrice del fondo». Il problema, inoltre, è che l'analisi della Corte dei conti ha riguardato soltanto il bilancio del ministero dell'interno e dunque, solo una quota marginale del fondo tfr. Così Boccia ha chiesto al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e a quello del Welfare, Maurizio Sacconi, di sapere «quali siano, negli stati di previsione di tutti i ministeri, i quadri consuntivi circa la situazione dei fondi tfr, le modalità del loro utilizzo, la consistenza dei fondi e le modalità con le quali le somme saranno restituite al sistema di previdenza privata». L'interpellanza urgente, oltre che da Boccia, è stata firmata anche da altri esponenti di primo piano del Partito democratico, come l'ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, il capogruppo in commissione bilancio alla Camera, Pier Paolo Baretta e il deputato esperto di conti pubblici, Michele Ventura.

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Nazione, La (Firenze) Data: "Atene approva il piano austerity E i morti non fermano la rivolta" 07/05/2010

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 9

Atene approva il piano austerity E i morti non fermano la rivolta

Tagli per 30 miliardi in tre anni. Ancora scontri fuori dal Parlamento RABBIA Un momento della manifestazione di ieri in centro ad Atene, con 10.000 partecipanti (Ap) ATENE CON il Paese sotto choc per l'attentato incendiario costato la vita a tre bancari, il parlamento greco ha approvato ieri il duro piano di tagli che si scontra con la forte opposizione politica e sociale. L'austerità da 30 miliardi di euro in tre anni è passata con 172 voti del partito di governo Pasok e del piccolo Laos di estrema destra, e i 121 no' di Nuova Democrazia (centrodestra), dei comunisti del Kke e della sinistra radicale di Syriza. L'ex ministro degli esteri Dora Bakoyannis ha votato a favore ed è stata espulsa dall'Nd. Stessa sorte è toccata ai tre deputati del Pasok astenutisi. Il premier Giorgio Papandreou, ormai quasi isolato, va avanti per «salvare il paese dalla bancarotta». Fuori si sono radunati 10.000 manifestanti. Dopo la morte dei tre impiegati della Marfin Egnatia Bank, i sindacati pur esprimendo cordoglio non hanno fermato la lotta. E la polizia è dovuta nuovamente intervenire con delle cariche per rispondere al lancio di bottiglie e pietre dei facinorosi. Il piano prevede, in cambio di 110 miliardi di euro dall'Europa e dal Fmi in tre anni, pesanti tagli salariali e pensionistici nel pubblico, nuove tasse, congelamento delle assunzioni e una riduzione delle garanzie e degli emolumenti nel privato. DAVANTI alla banca della tragedia è stato un continuo pellegrinaggio: qualcuno ha posato un orsacchiotto per l'impiegata rimasta uccisa e che era al quarto mese di gravidanza. r. pol. Image: 20100507/foto/588.jpg This has been served from cache

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Reuters Data: "Greek parliament backs tough austerity bill" 07/05/2010

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Greek parliament backs tough austerity bill

Thu, May 6 2010 By Harry Papachristou and Renee Maltezou ATHENS (Reuters) - Greek lawmakers approved the government's 30 billion euro ($40 billion) austerity bill in a vote in parliament on Thursday, paving the way for a record bailout from the European Union and International Monetary Fund. As the vote took place, a crowd of thousands of protesting students, workers and pensioners gathered outside parliament to voice their opposition to the bill, chanting "Take to the streets! Say 'No' to the measures!" Riot police fired tear gas to disperse about 150 protesters who hurled bottles and stones. The demonstrators set garbage cans on fire as they withdrew. Wednesday, in the biggest and most violent protest since riots shook the country in 2008, some 50,000 Greeks marched in Athens and clashed with police in pitched street battles. A petrol bomb attack killed three workers in a local bank branch. Speaking to the house before the vote, Prime Minister George Papandreou said there was no time to lose in reforming Greece's broken economy, whose debt and deficit problems have triggered a wider crisis threatening the entire 16-nation euro zone. "The emergency measures are the condition for us to regain our credibility and win time, lost time. The time to make the big changes that were delayed for years," he said. In a sign of the problems Papandreou faces within his Socialists in applying the harsh measures, three members refused to support the bill, prompting him to immediately expel them from his parliamentary team. The legislation, which includes tax hikes, pension reforms and deep cuts in public sector bonuses which will slash take-home pay for a fifth of the workforce, is being pushed through in exchange for aid of 110 billion euros -- the first rescue of a member of the common currency bloc. In Washington, the White House expressed its strong support for efforts to "restore stability" to Greece and said President Barack Obama had been briefed about the issue by his top economic advisors. "Greece is enacting major economic reforms with the support of the Euro-area and the IMF. This plan is designed to deliver results over the next several years," White House spokesman Robert Gibbs said in a statement. "We strongly support this effort to help restore stability to Greece and confidence to the global financial system, and we will continue to communicate this to European officials." Obama and Papandreou spoke on Sunday. Gibbs said the administration was watching the Greek situation carefully. MORE PROTESTS PLANNED Greece's main public and private sector unions, whose strikes Wednesday grounded flights, shut shops and brought public transport to a standstill, have vowed to continue to fight the government's plans. "People are right to react and they should continue to protest because these measures are unfair," said Pinelopi Darmi, a 20-year-old university student. "They hurt the poor only and let those responsible for the crisis get away with it." Athenians flocked to the site of the Marfin bank branch on Stadiou Avenue in central Athens, laying flowers at the entrance of the burned-out building where three employees choked to death on smoke at the height of the Wednesday march. More than 50 people were hurt in the clashes and 25 have been arrested for attacking police and damaging shops. In a nod to protesters' demands that corrupt politicians blamed for the crisis be punished, Papandreou promised action to crack down on graft. Since coming to power in October, his government has talked often about justice and transparency, but no politicians have been prosecuted yet and the public is losing patience. "We will send and we must send cases (of corruption) to the prosecutor," he said. "This is what Greek people demand." - (Additional reporting by Dina Kyriakidou and JoAnne Allen in Washington; writing by Noah Barkin; editing by Jon Boyle and Eric Walsh)

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "La Francia «congela» la spesa pubblica per i prossimi tre anni" 07/05/2010

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La Francia «congela» la spesa pubblica per i prossimi tre anni

commenti - | Condividi su: |vota su | | 6 maggio 2010

La Francia intende «congelare» la spesa pubblica per i prossimi tre anni con l'obiettivo di ridurrre il deficit dello Stato. È quanto annuncia in un comunicato il premier francese Francois Fillon. Nel comunicato, diffuso dai servizi del primo ministro al termine di un seminario governativo consacrato alla riduzione del deficit, Fillon ha confermato che le spese dello Stato, fatta eccezione per gli interessi sul debito e la spesa pensionistica, saranno congelati in valore assoluto« per i «prossimi tre anni» (2011, 2012 e 2013).

Fillon ha anche chiesto ai ministri di »fare in modo che la spesa sia strettamente mantenuta al livello previsto dalla legge di bilancio. In questo quadro, il premier conferma che un dipendente pubblico su due non sarà sostituito al momento in cui andrà in pensione. «Le spese per il funzionamento corrente dello Stato diminuiranno del 10% in tre anni, con una riduzione del 5% dal 2011» ha detto ancora il braccio destro del presidente Nicolas Sarkozy. Il deficit dello Stato è solo una delle tre componenti del deficit pubblico, insieme alla sicurezza sociale e alle collettività territoriali.

6 maggio 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "Moody's vede rischio contagio poi conferma il rating italiano 07/05/2010 Berlusconi: agenzie screditate"

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6 maggio 2010

Moody's: c'è il rischio contagio per il sistema bancario europeo

C'è il rischio che la crisi finanziaria greca possa contagiare anche i sistemi bancari di alcuni dei principali paesi europei. È quanto indica Moody's secondo cui i paesi più a rischio di contagio sono il Portogallo, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e la Gran Bretagna.

Il rapporto di Moody's prende in esame il rischio di contagio per quei sistemi bancari in cui il meccanismo di trasmissione deriva principalmente dai timori del mercato per possibili downgrade dei rating sovrani ma dove, prima di queste pressioni, i sistemi bancari erano stati meno colpiti dalle bolle sui prezzi o dall'esposizione ai prodotti finanziari strutturati. «Questi sono i sistemi bancari di Grecia, Portogallo e - osserva Moody's - in qualche misura anche dell'Italia».

Pur essendo in una situazione molto diversa rispetto alla Grecia, osserva l'agenzia di rating, il Portogallo ora è sotto la lente degli investitori il che ha portato alla messa sotto osservazione delle banche del paese in vista di un possibile downgrade. «Un fattore chiave per determinare se il rischio di contagio continuerà in questo caso - scrivono gli economisti di Moody's - sarà rappresentato da come i mercati giudicano le possibilità di successo del piano di salvataggio della Grecia annunciato di recente da Unione Europea e Fmi». L'Italia, invece, «è un altro di quei paesi dove il sistema bancario è stato sino ad ora relativamente robusto» ma dove vi é comunque un rischio di contagio «qualora le pressioni di mercati sui rating sovrani dovessero aumentare».

Valutazioni che hanno pesantemente influenzato i mercati finanziari. A Piazza Affari i titoli bancari sono finiti sotto tiro e sono letteralmente crollati nella parte finale della seduta. È suonata quasi come una beffa, quindi, la parziale rettifica di Moody's in serata, quando l'agenzia, dopo che peraltro sul tema avevano già fugato analoghi timori sia S&P che Fitch, ha comunicato di non nutrire alcuna preoccupazione sul rating italiano. L'agenzia di rating ha infatti confermato la valutazione assegnata al debito italiano ad AA2. Confermato - ha precisato un portavoce di Moody's - anche l'outlook, che peraltro è «stabile».

In serata è arrivato un duro giudizio della Banca d'Italia. La reazione mercati «è del tutto ingiustificata. L'esposizione delle banche italiane verso la Grecia é pari allo 0,2% del totale delle attività del nostro intero sistema». Le fonti della Banca d'Italia hanno anche spiegato che le banche italiane in ogni caso «sono in grado di fronteggiare eventuali tensioni anche di notevole intensità».

Berlusconi: «Le agenzie di rating vanno riformate» Le agenzie di rating ormai hanno perso credibilità: bisogna intervenire per regolare la loro attività. Silvio Berlusconi, parlando con alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ha dato un giudizio severo sulle agenzie internazionali che giudicano la solidità dei sistemi economici degli Stati. I conti pubblici italiani sono solidi, e il Paese non rischia, avrebbe assicurato il premier, ricordando la politica di rigore adottata dal Governo con la manovra triennale e ribadendo che la strada del rigore è oggi ancora più necessaria. Tuttavia, avrebbe aggiunto Berlusconi, bisogna intervenire sulle agenzie di rating soprattutto per quel che riguarda le comunicazioni pubbliche. E a questo proposito, avrebbe aggiunto, con gli altri capi di Stato e di governo stiamo lavorando ad una riforma.

Il rapporto di Moody's sulle banche era già stata oggetto di un colloqui tra il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e un gruppo di parlamentari in Transatlantico alla Camera a margine delle votazioni sul decreto legge incentivi. «Se l'Italia continua sulla strada seguita finora sulla politica economico- finanziaria e di controllo dei conti pubblici - è stato il ragionamento del ministro - non correrà rischi di contagio dalla crisi che sta investendo la Grecia. Tremonti avrebbe inoltre ricordato che l'Italia ha già intrapreso un cammino di riforme, ad esempio sulle pensioni, che ha «avvicinato» la Cassa integrazione alle situazioni di crisi e in sostanza, è «vaccinata» dal contagio se proseguirà sul cammino del rigore.

La mappa dei bond / Il triennale greco oltre il 16% (di Vito Lops) Bankitalia: i nostri istituti di credito sono solidi Il Tesoro rivede in lieve ribasso le stime su Pil 2010

6 maggio 2010

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Sole 24 Ore Online, Il Data: "Moody's: c'è il rischio contagio per il sistema bancario europeo" 07/05/2010

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Moody's: c'è il rischio contagio per il sistema bancario europeo

commenti - | Condividi su: |vota su | | 6 maggio 2010

C'è il rischio che la crisi finanziaria greca possa contagiare anche i sistemi bancari di alcuni dei principali paesi europei. È quanto indica Moody's secondo cui i paesi più a rischio di contagio sono il Portogallo, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e la Gran Bretagna.

Il rapporto di Moody's prende in esame il rischio di contagio per quei sistemi bancari in cui il meccanismo di trasmissione deriva principalmente dai timori del mercato per possibili downgrade dei rating sovrani ma dove, prima di queste pressioni, i sistemi bancari erano stati meno colpiti dalle bolle sui prezzi o dall'esposizione ai prodotti finanziari strutturati. «Questi sono i sistemi bancari di Grecia, Portogallo e - osserva Moody's - in qualche misura anche dell'Italia».

Pur essendo in una situazione molto diversa rispetto alla Grecia, osserva l'agenzia di rating, il Portogallo ora è sotto la lente degli investitori il che ha portato alla messa sotto osservazione delle banche del paese in vista di un possibile downgrade. «Un fattore chiave per determinare se il rischio di contagio continuerà in questo caso - scrivono gli economisti di Moody's - sarà rappresentato da come i mercati giudicano le possibilità di successo del piano di salvataggio della Grecia annunciato di recente da Unione Europea e Fmi». L'Italia, invece, «è un altro di quei paesi dove il sistema bancario è stato sino ad ora relativamente robusto» ma dove vi é comunque un rischio di contagio «qualora le pressioni di mercati sui rating sovrani dovessero aumentare».

Valutazioni che hanno pesantemente influenzato i mercati finanziari. A Piazza Affari i titoli bancari sono finiti sotto tiro e sono letteralmente crollati nella parte finale della seduta. È suonata quasi come una beffa, quindi, la parziale rettifica di Moody's in serata, quando l'agenzia, dopo che peraltro sul tema avevano già fugato analoghi timori sia S&P che Fitch, ha comunicato di non nutrire alcuna preoccupazione sul rating italiano. L'agenzia di rating ha infatti confermato la valutazione assegnata al debito italiano ad AA2. Confermato - ha precisato un portavoce di Moody's - anche l'outlook, che peraltro è «stabile».

In serata è arrivato un duro giudizio della Banca d'Italia. La reazione mercati «è del tutto ingiustificata. L'esposizione delle banche italiane verso la Grecia é pari allo 0,2% del totale delle attività del nostro intero sistema». Le fonti della Banca d'Italia hanno anche spiegato che le banche italiane in ogni caso «sono in grado di fronteggiare eventuali tensioni anche di notevole intensità».

Berlusconi: «Le agenzie di rating vanno riformate» Le agenzie di rating ormai hanno perso credibilità: bisogna intervenire per regolare la loro attività. Silvio Berlusconi, parlando con alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ha dato un giudizio severo sulle agenzie internazionali che giudicano la solidità dei sistemi economici degli Stati. I conti pubblici italiani sono solidi, e il Paese non rischia, avrebbe assicurato il premier, ricordando la politica di rigore adottata dal Governo con la manovra triennale e ribadendo che la strada del rigore è oggi ancora più necessaria. Tuttavia, avrebbe aggiunto Berlusconi, bisogna intervenire sulle agenzie di rating soprattutto per quel che riguarda le comunicazioni pubbliche. E a questo proposito, avrebbe aggiunto, con gli altri capi di Stato e di governo stiamo lavorando ad una riforma.

Il rapporto di Moody's sulle banche era già stata oggetto di un colloqui tra il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e un gruppo di parlamentari in Transatlantico alla Camera a margine delle votazioni sul decreto legge incentivi. «Se l'Italia continua sulla strada seguita finora sulla politica economico- finanziaria e di controllo dei conti pubblici - è stato il ragionamento del ministro - non correrà rischi di contagio dalla crisi che sta investendo la Grecia. Tremonti avrebbe inoltre ricordato che l'Italia ha già intrapreso un cammino di riforme, ad esempio sulle pensioni, che ha «avvicinato» la Cassa integrazione alle situazioni di crisi e in sostanza, è «vaccinata» dal contagio se proseguirà sul cammino del rigore.

La mappa dei bond / Il triennale greco oltre il 16% (di Vito Lops) Bankitalia: i nostri istituti di credito sono solidi Il Tesoro rivede in lieve ribasso le stime su Pil 2010

6 maggio 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sole 24 Ore, Il Data: "Tremonti: l'Europa deve reagire" 07/05/2010

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Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2010-05-07 - pag: 6 autore: Tremonti: l'Europa deve reagire

«Nessuno è immune da rischi» - Berlusconi: il rigore dei conti resta la priorità assoluta

Isabella Bufacchi ROMA «Crisi in greco vuole dire discontinuità: una discontinuità che può essere positiva, costitutiva e costruttiva dell'Europa» e del futuro dell'Europa per evitare che una crisi così «non si ripeta ». La reazione «o è europea o non è». La soluzione deve essere «comune e politica», deve andare oltre la Grecia, «deve guardare non solo a domani e al prossimo mese ma al prossimo decennio ». È questo il messaggio per il futuro della stabilità dell'intera area dell'euro che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha rivolto ieri alla Camera, riferendo in aula sulla crisi greca, che ha indirizzato al paese e che ha diretto come appello alla riunione di oggi dei capi di stato e di governo dell'Eurozona a Bruxelles. «Nessuno, neanche il passeggero con biglietto di prima classe è immune dai rischi» ha ammonito, avvertendo che «l'estensione della crisi è sistemica». «Ci si aspetta che il Vertice possa dire che non basta dare una risposta a questa crisi» perchè «dobbiamo sapere andare più lontano, prendendo tutte le misure necessarie affinchè una crisi di questo tipo non si ripeta », ha auspicato Tremonti in aula a Montecitorio, raccogliendo consensi della maggioranza e dall'opposizione. Servirà una soluzione comune, politica ed europea: «l'esposizione della core Europe verso i paesi che a stella la circondano è enormemente superiore» a quella verso la Grecia. In riferimento alla riunione dell'Eurogruppo, Tremonti ha sottolineato che «l'intervento del presidente del consiglio italiano sarà molto importante ». Ieri il premier Silvio Berlusconi, mentre il contagio dalla crisi greca si estendeva a Spagna e Portogallo fino a raggiungere l'Italia,ha assicurato che il rigore dei conti è la «priorità assoluta» per il governo. Parlando con i suoi collaboratori avrebbe affermato che l'Italia è solida, i conti pubblici «sono solidi» grazie alla politica di Tremonti. Il ministro dell'Economia stesso, parlando nei corridoi della Camera con alcuni deputati del Pdl, in mattinata aveva sostenuto che «siamo "in parete", mai conti pubblici sono sotto controllo, solidi e la situazione italiana è molto migliore di quella degli altri paesi». Ha poi aggiunto che l'Italia è vaccinata dal potenziale rischio contagio grazie ad alcune riforme già fatte, come quella sulla previdenza. Alla Camera, l'intervento del numero uno di via Venti Settembre si è concentrato sulla crisi, descritta con toni forti proprio perchè le soluzioni dovranno essere altrettanto forti. «La situazione della Grecia è molto seria », ha esordito, riconoscendo che la crisi è stata causata da «profondi squilibri accumulati nel tempo, amplificati dalla speculazione che ora minaccia «la stabilità tanto della Grecia quanto dell'intera area dell'euro ». Ma ha anche asserito che «quanto è successo e sta succedendo era prevedibile»: «i problemi macroeconomici e di finanza pubblica della Grecia erano noti da tempo », ha raccontato, «ma poi sono notevolmente peggiorati». Tremonti ha riferito del «crescendo drammatico di fatti e dati », del «continuo saliscendi» degli spread sui rendimenti dei titoli di Stato, negativo per l'imprevedibilità dei costi di finanziamento. Ha parlato«dell'instabilità, della volatilità e della turbolenza » che partite dalla Grecia si sono estese al mercato europeo, anche «a seguito di incertezze politiche», e che sono diventate «fortissime a causa dei timori di contagio, amplificate da alcune decisioni sul rating». Poi il ministro ha reso omaggio «all'eccezionale determinazione del governo greco », soffermandosi sulle sfide che Atene è chiamata ad affrontare, dopo aver aperto l'intervento esprimendo cordoglio per le vittime degli incidenti nella capitale greca. Ma il problema, ha ribadito più volte con forza «non è solo della Grecia. È dell'area dell'euro». Il ministro ha spiegato il funzionamento dei prestiti bilaterali alla Grecia, che non sono a fondo perduto come non lo erano gli aiuti degli Usa all'Inghilterra del 1940, descritti dal presidente Roosevelt con l'immagine dell'estintore. La partecipazione dell'Italia, ha detto, sarà pari al 18,4% del pacchetto di sostegno e «inizialmente» sarà di 5,5 miliardi. Il prestito non avrà effetti sul deficit ma sul debito: sarà però "nettizzato" e sottratto al debito ai fini del patto di Stabilità. La crisi per Tremonti è la stessa che si è trasformata dai debiti privati ai debiti pubblici su scala globale. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SPECULAZIONE Ha amplificato gli squilibri finanziari ed economici minacciando la stabilità della Grecia e dell'area euro Turbolenze anche per i rating L'IMPATTO SUI CONTI Il prestito ad Atene non peserà sul deficit ma sul debito pubblico: saranno tuttavia «sterilizzati» gli effetti ai fini del patto di stabilità Ue Il ministro in aula. Giulio Tremonti è intervenuto ieri alla Camera LAPRESSE

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Stampaweb, La Data: "Atene caos, ancora proteste e scontri Sì del Parlamento al piano di 07/05/2010 austerità"

Indietro Stampa ATENE Il Parlamento greco ha oggi approvato con i soli voti della maggioranza socialista, e l’aiuto non decisivo del piccolo partito di estrema destra Laos, un duro piano di austerità che si scontra con una forte opposizione politica e sociale ieri sfociata in una violenza mortale.

L’austerità da 30 miliardi di euro in tre anni è passata con 172 voti del partito di governo Pasok e del piccolo Laos di estrema destra, e i 121 ’nò di Nuova Democrazia (centrodestra), dei comunisti del Kke e della sinistra radicale di Syriza. L’ex ministro degli esteri Dora Bakoyannis, deputata di ND, ha votato a favore ed è stata subito espulsa dal gruppo parlamentare. Stessa sorte è toccata ai tre deputati del Pasok astenutisi.

Malgrado il quasi isolamento, le tre astensioni a segnalare malumori nel suo stesso partito e le proteste di piazza proseguite oggi, mentre un nuovo sciopero generale è alle porte, il premier Giorgio Papandreou si è però mostrato deciso ad andare avanti per «salvare il paese dalla bancarotta». Fuori dell’assemblea migliaia di manifestanti urlanti gli hanno ricordato che nella società aumenta la rabbia. Dopo la morte ieri di tre impiegati della Marfin Egnatia Bank a causa di un attacco incendiario, verosimilmente condotto dagli anarchici, i sindacati pur esprimendo cordoglio per «l’omicidio a sangue freddo», non hanno rallentato ma intensificato i loro appelli alla lotta contro «misure antioperaie ed ingiuste».

Il piano approvato oggi prevede, in cambio di 110 miliardi di euro dall’Europa e dal Fmi in tre anni, pesanti tagli salariali e pensionistici per i dipendenti pubblici, nuove tasse, congelamento delle assunzioni e una riduzione delle garanzie e degli emolumenti ai lavoratori del settore privato. Le misure hanno lo scopo di ridurre il deficit sotto il 3% entro il 2013, ma secondo sindacati e opposizione rischiano di gettare il paese in una «profonda recessione» e spingerlo verso «un’esplosione sociale», di cui ieri si sono viste le possibili avvisaglie. Il premier si comunque è detto oggi pronto ad andare avanti «anche se questo sarà il mio ultimo mandato». E parlando del tragico rogo di ieri, ai margini delle manifestazioni contro il piano di austerity, ha sottolineato che «la violenza non è la risposta» ai problemi del paese, ed è anzi necessario «isolarla»: un riferimento qui alle posizioni ritenute ambigue della sinistra radicale, fortemente contraria alla sua politica.

Papandreou ha però ribadito che non esiste altra strada perchè «o votiamo e applichiamo questo accordo o condanniamo la Grecia alla bancarotta». Il leader socialista ha annunciato che andrà avanti anche da solo e porterà in tribunale «i responsabili della crisi economica», ovvero, soprattutto, l’ex premier, e già leader di ND, Costas Karamanlis. Papandreou ha invitato tutte le forze politiche ad assumersi le proprie «responsabilità», rivolgendosi in particolare al leader di ND, Antonis Samaras, il quale contesta soprattutto il coinvolgimento del Fmi e le crescenti accuse lanciate al precedente governo. L’obiettivo del premier sembra quello di spingere ND a sganciarsi definitivamente da Karamanlis e dalle sue colpe, accettare una Commissione d’inchiesta e sostenere infine il governo nella lunga strada verso il risanamento. Obiettivo a cui, malgrado il voto di oggi, non ha ancora rinunciato, perchè altrimenti la strada per uscire dal tunnel rischia di trasformarsi in una via senza uscita. E non a caso quindi ha invitato tutti i partiti ad un vertice lunedì, che Samaras ha accettato. Il dopo austerity, nonostante scontri, accuse ed espulsioni, potrebbe essere vicino. In un modo o nell’altro.

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Stampaweb, La Data: "Brown tradito dall'elettore fluttuante" 07/05/2010

Indietro Stampa Cos’è successo al New Labour, che con nel 1997 aveva vinto con una maggioranza di 179 seggi, infliggendo ai Tory la loro peggior sconfitta dal 1832?

Come mai il New Labour è finito così? Perché i Conservatori, guidati da un privilegiato come , e i Libdem, guidati da un altro privilegiato come , hanno avuto risultati così buoni? Una risposta è che il Labour di è parso abbandonare quella zona sfuggente chiamata centro per quella più confortevole dell’organizzazione tribale socialista e della guerra di classe. Questo ha certamente puntellato il voto dello zoccolo duro e consentirà al partito di vivere per nuove battaglie, ma significa anche che il Labour di Gordon Brown non sta pescando là dove potrebbe intercettare quei voti fluttuanti indispensabili a una strategia vincente. Nel 2005, all’inizio delle tre settimane di campagna elettorale, i sondaggi davano Blair sconfitto con 60 seggi. Invece vinse con 65. Cos’era successo? Con il suo istinto politico, aveva intuito dove fossero le zone erogene economiche del voto fluttuante e quanto fossero progredite socialmente. L’aveva capito anche perché lui, a differenza di Brown che era nato nella «tribù» laburista scozzese, aveva «scelto» di entrare nel partito e ne era diventato il leader scalandolo dall’esterno. Per lui era stata una scelta da consumatore, come lo è quella dell’elettore fluttuante, pronto a cambiare partito come a cambiare chiesa. Nelle società pluraliste, c’è un mercato degli adepti che va conquistato.

Lo zoccolo duro degli elettori sostiene il suo partito come fosse una squadra di calcio - che vinca o che perda. L’elettore fluttuante invece sceglie secondo il suo tornaconto personale e segue il successo. E’ impossibile vincere un’elezione senza attrarre questi elettori spesso volubili, e ai partiti tocca sedurli. Tuttavia, come il centro, anche loro sono in continuo movimento. Dove vadano, è la storia della Gran Bretagna post-bellica.

Furono i reduci della Seconda Guerra Mondiale a votare massicciamente per il Labour, portando la pianificazione centralizzata del tempo di guerra nella previdenza sociale e nell’economia. I conservatori, accettando la nuova distribuzione della ricchezza, ma promettendo di regolarla meglio, nel 1951 vinsero e governarono per 13 anni. Quello che nel 1964 li fece perdere fu il fatto che venivano visti come estranei al Paese, degli aristocratici ex allievi delle grandi scuole private. Così in effetti erano Eden, MacMillan e Home. Vinse la meritocrazia nella persona del laburista Harold Wilson.

Margaret Thatcher «rubò» al Labour «Syd», l’operaio specializzato, e lo sedusse con il miraggio della proprietà. Ispirati dalla sua mossa leninista contro il Partito conservatore del «noblesse oblige», nel 1983 Tony Blair, Gordon Brown, Peter Mandelson e Alistair Campbell progettarono il New Labour per riconquistare «Syd» che però nel 1992, come ben capì Blair, era diventato un po’ più ricco e si era trasformato nel «Mondeo Man»: artigiano autonomo, con villetta bifamiliare gravata da mutuo e Ford Mondeo. Anche lui era diventato un conservatore e Blair capì che, tassando i ricchi, tassava le sue aspirazioni. Così il socialismo si trasformò nella Terza Via e nel 1997, con una maggioranza travolgente di 170 voti - un’autentica sorpresa -, il New Labour scoprì che i Mondeo Man erano milioni.

Nel 2001 l’uomo qualunque era diventato una donna, la : casa più grande nei sobborghi, auto 4x4, due bambini. Voleva più soldi per scuole e ospedali e meno tasse. «Rubando» ai Tory lo schema del partenariato pubblico-privato (Private Finance Initiative) - il privato costruisce scuole, ospedali e carceri e li affitta al governo - Blair riuscì di nuovo a comperare gli elettori fluttuanti.

In questa elezione 2010 l’elettore fluttuante è stato identificato in una nuova entità socio-economica: Motorway Man, l’uomo dell’autostrada. Lui/lei vive in una delle aree residenziali costruite negli ultimi cinque anni lungo le autostrade, perché è un tecnico o un junior manager che viaggia per ore, mangia e naviga in rete nei caffè delle aree di servizio e sogna di possedere una casa più grande - e magari mandare i figli a una scuola privata diventando senior manager. L’ultima volta ha votato per Blair, ma ora non pensa più che i conservatori, e soprattutto Dave Cameron, siano estranei rispetto alla sua realtà e alle sue aspirazioni, mentre è preoccupato che la sua casa ora valga meno del mutuo.

Così la stazione di servizio dell’autostrada è diventata il campo di battaglia di questa elezione: lì, a parte gli addetti alle pompe di benzina, ci sono ben pochi elettori dello zoccolo duro Labour. Il Motorway Man ha lo stesso Dna dell’elettore fluttuante che è stato la doppia elica nel corpo Labour come in quello Tory almeno dal 1945. Tony Blair l’avrebbe identificato e inglobato in un nuovo Centro: quello dove la battaglia si vince spingendo l’avversario alle ali estreme, perché essere visti come «moderati» fa vincere le elezioni ed essere visti come «estremisti» le fa perdere.

+ Gran Bretagna, Cameron vince ma non ha la maggioranza per governare

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Stampaweb, La Data: "Nel fortino dei Tory: "David ci difenderà"" 07/05/2010

Indietro Stampa LONDRA Il seggio d’oro del partito conservatore è una chiesa battista infilata in una stradina alberata a Sud-Est di Londra, dove le signore arrivano silenziose ed eleganti, vestite di maglioncini di lana leggera e le ragazze, bionde e robuste, hanno tacchi da sfilata. Gli uomini sono incravattati, aitanti, e scendono da Land Rover appena uscite dal concessionario. Entrano nella chiesa di St. Andrews e mettono in fretta la croce sulla casella di Mark Clarke. Gli altri candidati hanno nomi orientali. Il laburista si chiama Sadiq e il Lib-Dem Nasser. Waynflete street, lo zoccolo duro del voto conservatore è qui. Villette basse, giardini fioriti, porte lucide e scuole raffinate, ricche di spazio e di telecamere che controllano i cortili. «Ma il quartiere non è più lo stesso».

Laura Mcvey ha 75 anni e al seggio d’oro fa la volontaria. Qui è nata e qui morirà, la sua vita sta tutta nelle strade che le corrono attorno. Ha occhi dolci e pensieri duri. «Vede quelle ragazze laggiù? Africane, arabe, curde. Crede che sia possibile parlare con loro? Si ghettizzano, disgregano il quartiere». Soffre. Una donna indiana entra con la sua scheda. Silenzio, che dura il tempo di un voto. «I Labour ci hanno portato via i soldi dalle tasche facendo finta di darceli. Hanno messo in ginocchio il Paese e permesso che esplodesse la criminalità straniera. Eccolo il problema». Non le tasse, non le scuole, non gli ospedale, non le banche. Gli altri. Persino qui, nel quartiere più sicuro della città. Di fianco a Laura si forma in fretta un gruppo di persone. John Davies, avvocato, con la figlia Sarah, Marta Holland, medico ospedaliero, Emma Dwight, pensionata. «Abbiamo cercato l’integrazione, ma è impossibile. Vogliono i loro posti, le loro case, i loro negozi». Perciò votate Cameron? «Sì, anche per questo».

Se Margareth Thatcher voleva una rivoluzione economica, David Cameron, ribattezzato anche Blameron o Tory Blair, cerca piuttosto una rivoluzione sociale. Nessuna ideologia e un percorso di centro. Scuola, energia pulita, integrazione ma con cautela e nessun estremismo sulle tasse. Formule da concordare, rassicuranti. Blair, appunto, ma leggermente più a destra. A quattrocento metri dal seggio di Waynflete la sede del partito conservatore è in un palazzo che sembra un magazzino. Un solo tavolo con dietro un volontario nascosto dalle carte e tre sedie di plastica nera rubate a un bar di quart’ordine. Martin Calderbank è il responsabile del circondario. Indossa una giacca stazzonata e ha i pantaloni sporchi di calcinacci. «Su di noi si dicono un sacco di balle. Che vogliamo tagliare lo stato sociale, che odiamo i bambini e le scuole. Idiozie. Bugie Labour. Le pare un posto ricco questo?».

Ricco, la parola proibita. Martin ha trent’anni e fa il mediatore d’affari. Pochi capelli biondi e occhiali con la montatura dorata. «Guadagno bene». Ricco allora? «No, ho avuto successo. Ma basta con gli stereotipi. Tutti devono avere la possibilità di migliorare. Altro che carità di Stato. La signora che vende il pesce qui di fianco per chi vota secondo voi?». La signora è indiana e preferisce un candidato indipendente («I conservatori sono tutti bianchi, pallidi, con gli occhi azzurri, come potrei sentirmi rappresentata?»), ma su una cosa Martin ha ragione, l’antica litania ricco-povero non funziona più. Persino Cameron, l’etoniano, rifiuta i segni distintivi del privilegio. Padrone di una sobria Volkswagen nera, casa a Nord Kengsington, fanatico di James Bond, ha sì una moglie nobile, Samantha, che però compra i vestiti ai grandi magazzini, mentre David va a fare la spesa al supermercato, dividendo però il sarto con Gordon Brown (Timothy Everest).

Una miscela fatta di studi, autostima e ottimo retroterra familiare. «Cameron - sostiene il giornalista Dylan Jones, nel libro intervista fatto con lui - è il tipo di uomo capace di entrare in una porta girevole dietro di te e di uscirne davanti». Furbo, veloce o pericoloso? Un uomo giovane e molto ricco che vuole ossessivamente piacere anche alla nuova piccola borghesia. Esiste in verità un altro modo per descrivere il leader conservatore, quello velenoso e rapido usato ieri dal Daily Mirror: 43 anni, nessuna esperienza lavorativa e tre hobby. Quali? Tagliare i pubblici servizi, tutelare i privilegiati e andare a caccia. Ma solo quella alla volpe. Elen Bridgewater, dentista, si allontana dal seggio di Waynflete street dopo aver messo l’ennesima croce sul nome di Mark Clarke. «Ci fosse stato ancora Blair avrei votato per lui. Oggi è stato come scegliere tra due inferni. Quello di Cameron mi pare meno doloroso». Si aggiusta il maglioncino di cashmere verde e prende sotto braccio la nipote. Una ragazza col velo attraversa la strada guardando lontano. «Chissà chi sono davvero quelli lì».

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Usa Today Data: "Greek debt crisis offers preview of what awaits U.S." 07/05/2010

Indietro Stampa Greek debt crisis offers preview of what awaits U.S. Our view: American leaders fiddle as excess borrowing roils financial markets.

For many years, U.S. lawmakers have been able to see the coming train wreck of excessive federal borrowing and have chosen to do nothing. Now the sovereign debt crises sweeping through Europe are sounding alarms loud enough that even Congress should be able to hear them. If not, the ugly scenes in Europe could, as the saying goes, be coming to a theater near you.

The situation is particularly acute in Greece, where massive debts have forced the government to propose widely unpopular cuts in salaries, bonuses and pensions coupled with significant tax hikes. Interest rates have soared, and deadly riots have broken out in Athens.

To be sure, there are huge differences between Greece and the United States. Here, the federal government represents about 20% of the U.S. economy, whereas the Greek government is about 40% of its economy. Washington's big spending is on benefit programs such as Medicare and Social Security, rather than on compensation for a massive and militant cadre of public employees. And, perhaps most important, the USA doesn't share a currency with other countries, giving the nation more flexibility to print money if needed.

Before Americans get too smug, however, they should note the obvious: Debt is debt. If too much Greek borrowing can send world financial markets into turmoil like that of the past couple of days, imagine the damage a U.S. debt crisis would inflict.

Washington's public debt is nearly $8.5 trillion, which comes to about 58% of the U.S. economy, compared with ratios exceeding 100% in places like Greece. But the U.S. debt is rising fast, and its true size is masked by the surplus run by the Social Security trust fund. Factoring that in, the total national debt is about $13 trillion, or 90% of the economy. Including unfunded liabilities for such programs as Social Security, Medicare and Medicaid, the federal government is looking at a long-term shortfall of about $62 trillion, or about $200,000 for every American, according to the Peter G. Peterson Foundation, a group devoted to promoting awareness about public borrowing.

These numbers should come as a shock. But in Washington, there appear to be two acceptable responses — denial and finger-pointing.

Nothing illustrates this more than Congress' failure in January to create a bipartisan commission just to propose ways of reducing the debt, forcing President Obama to create such a commission with an executive order. Many Democrats cling to the fatuous and deceitful argument that commission members should keep their hands off Medicare and Social Security, which is tantamount to saying they should do nothing. Those two programs alone consume one-third of federal spending and constitute the vast bulk of the long-term debt problem.

At the same time, many Republicans — including Senate Minority Leader Mitch McConnell of Kentucky, who had previously championed the commission approach — voted against the panel because they fear it will propose tax increases as a necessary piece of any solution.

Unless this type of petty behavior ends soon, and there are few indications that it will, the economic tragedy in Athens will simply be an out-of-town tryout for the show headed for Washington.

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Usa Today Data: "Intense public anger in Greece" 07/05/2010

Indietro Stampa Intense public anger in Greece Protesters chant 'thieves,' blame government for spending that led to cuts

By David J. Lynch USA TODAY

ATHENS — All week, European leaders strained to convince the world that they had finally wrestled the Greek debt crisis to the ground. Wednesday, that claim crumbled amid a hail of tear gas canisters, the chants of furious protesters and the deaths of three bank employees killed in the firebombing of their workplace.

This is the latest and perhaps most unpredictable phase of the nearly 3-year-old global financial crisis. For the moment, the problems of U.S. banks are being eclipsed by the dangers of a government debt crisis in Europe that continues to defy containment efforts. The euro Wednesday fell to $1.28, its lowest in more than one year, as Moody's said it may downgrade Portugal's creditworthiness.

Years of government overspending have finally come home for Greeks in the form of a painful austerity program, the flip side of a 110 billion-euro bailout from the European Union and International Monetary Fund. The 30 billion euros in proposed cuts in wages and pensions, especially for the country's cosseted public sector workers, and tax hikes are provoking intense public anger even as investors worry the Greek disease may spread elsewhere in Europe. That could harm other indebted countries and a still-fragile global economy.

"The government will be shaken by this movement," said Vasilios Goulimis, 75, a retired court clerk. "We're going to see more social unrest, more strikes, more rallies. … It's not the people who should pay. It's the ones who took the money."

That means Greece's political class: from the previous conservative government that masked the country's debt problem with phony accounting to the current Socialist Prime Minister George Papandreou, who is advocating the cutbacks as a necessary evil. Many Greeks are convinced the country's ruined finances are the result of political mismanagement verging on official theft.

Wednesday, as protesters filled Syntagma Square directly in front of parliament, they chanted "thieves" and waved their hands at the cream-colored building in a rude gesture roughly equivalent to an upraised middle finger. When a group of young men tried to rush up a flight of stairs leading to the building where lawmakers were meeting to discuss the austerity legislation, riot police responded with swinging batons and volleys of tear gas and non-lethal sound grenades. "The (austerity) measures taken are fierce. But the main problem is the measures are being taken against the people who work hard — not the people who made the choices and took the money," said Yiannis Antonopoylos, 42, a graphic artist.

Papandreou's unpopular belt-tightening is a condition of the bailout. And Greece needs the money urgently: It faces an almost $11 billion debt repayment due on May 19.

The day of protest began with a more festive air as people gathered in Pedio of Mars square, preparing to march the short distance to parliament. Vendors sold blue Greek-themed baseball caps, as protection against the midday sun, along with sandwiches and cold drinks. ADEDY, the union of public sector workers, had called a general strike for Wednesday. So most businesses and public transport were closed. Athens International Airport canceled all flights.

Members of the bank workers union OTOE carried a banner reading "Resistance and Struggle." Antigone Sacher, 28, an English tutor, handed out a mock election ballot depicting Dominique Strauss-Kahn, the head of the International Monetary Fund, and Josef Ackermann, CEO of Deutsche Bank, as candidates for office. It was a humorous way, she said, to show public anger over the identity of the real powers in Greece.

But turning serious, she added, "This crisis is not our fault. We shouldn't have to pay. … I work too hard, and I'm not paid very well. Now, they want to cut my salary, and I don't know why. They created this debt. Not me."

Tens of thousands strong, the crowd set off down the street. They marched behind banners bearing messages from "We don't have money. What about self-respect?" to "We are not Iceland" — a reference to the first nation to suffer a banking collapse. Organizers put the crowd at 120,000 people; police gave an official estimate of 50,000.

The demonstrators quickly filled the open space in front of parliament. Built in the 1840s, the three-story building was once a royal palace. Wednesday, it might as well have worn a bull's-eye. People in the crowd yelled for the building to "burn" while likening it to a "brothel." White-helmeted riot police in green jumpsuits used plexiglass shields to ward off an intermittent barrage of water bottles, wooden planks and stones.

Protest is a common occurrence here, so many Greeks are veterans of such confrontations. The experienced hands could be discerned by the white smears around their eyes: Maalox deployed to dull the sting of tear gas. But eventually, they too were driven away, coughing less vigorously than the uninitiated.

Away from the billowing, chalky gas cloud, Angel Angelopoulos was dressed for the boardroom, not the barricades. A hairline pinstripe accented his cocoa-colored suit. His orange tie matched a crisply folded pocket square. The businessman gently shook his head. "It took many years of problematic politics to put us in this situation," he said. "The political system in place for 40 years has come to an end."

Not surprisingly, Greeks are fighting to keep what they have — no matter how unaffordable it might be. Public sector workers enjoy pensions that are "among the most generous" in the 35-nation Organisation for Economic Co-operation and Development, that body said in a 2009 study. They also get 14 monthly paychecks each year, which the austerity plan would cut to 12. By early afternoon, it was clear that what had begun as protest would end as national tantrum, if not something worse. As the crowd shuffled down Syngrou Avenue, a main artery, about a dozen anarchists began to play a more prominent role. Isolated piles of garbage were set on fire. Then, one hooded and masked youth began smashing a wooden pole against the glass door of a Finance Ministry building. As a second masked figure emerged from the structure, the first signs of fire could be glimpsed inside.

Leaving the government facility, the men attacked the Active World travel office a few doors down. One took a whack at the glass door, but gave up after a few blows and moved on. A second anarchist smashed the front window with a hammer.

Three women were inside a second travel agency half a block away when the anarchists descended upon it. As a pair of men wordlessly attacked the plate-glass windows, the women fled into the street. Speaking into a cellphone, Eugenia Kontekaki told a co-worker who was en route to the office: "Don't come! Don't come! It's dangerous."

Suddenly, there was a loud popping noise — the sound of the seat cushions in a BMW sedan exploding as the car burned. Just across the street, parked near the almost 2,000-year-old Hadrian's Arch, a red firetruck also was ablaze. A satellite van belonging to Ihlas News Agency of Turkey also was lost in swirling tornados of orange flame.

But the worst had occurred across town. Around 1:30 p.m., as protesters passed a branch of Marfin Bank, some in the crowd grew angry that the bank was open despite the general strike. A protester hurled a Molotov cocktail into the first floor of the faded yellow, three-story structure. As the fire spread, some bank employees escaped outside while others fled upstairs, said Euaggelou Falara, a fire department spokesman. Firemen rescued five workers from a second-floor balcony, but three people were found inside dead of asphyxiation. Among them: a woman who was three months pregnant.

A few hours later, Andreas Vgenopoulos, the bank's chairman, arrived at the charred location on foot. In a statement, Vgenopoulos called for the killers to be punished but assailed the government for the deaths.

"We express our rage toward the government," he said. "If we have to blame someone, it is the state."

The deaths stunned both sides in the debate over the proposed cutbacks, at least for the moment. The bank workers union announced a sympathy strike for today while Papandreou made a forceful speech to parliament. "Protest is different than murder," he said.

Lawmakers, who observed a moment of silence at 5 p.m., are expected to vote on the austerity legislation today. The governing Socialist Party enjoys a solid majority, so there is little doubt about the outcome. There is substantial doubt, however, about where Greece goes next. The Greek president, Karolos Papoulias, said the nation "is at the brink of the abyss." The ADEDY union has threatened additional strikes for next week.

"Unfortunately, what the international community is going to remember about this day is that you had three people killed …," said protester Nasos Nikas. "But what you should remember is that we had 150,000 people on the streets to protest against the measures. The fact that five or 10 people overreacted and made a mistake that led to those people being burned shouldn't overshadow that fact."

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Brescia Oggi Data: 10/05/2010 "Grecia, ora tocca alle pensioni"

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HomeItalia & Mondo Grecia, ora tocca alle pensioni

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Il premier Giorgio Papandreou incassa 110 miliardi in aiuti tra Ue-Fmi al vertice di Bruxelles e, mentre i sindacati si preparano a un nuovo sciopero generale, i Greci appaiono confusi e incerti, anche se il Pasok rimane in testa alle preferenze. Papandreou era volato sabato a Bruxelles, all'indomani dell'approvazione del pacchetto di austerità da parte del Parlamento, per ribadire la determinazione del governo di portare avanti il piano di risanamento malgrado il no di quasi tutta l'opposizione e le proteste sindacali che nell'ultimo sciopero generale hanno portato in piazza quasi centomila persone. «Abbiamo preso decisioni difficili ma necessarie», ha detto Papandreou ai leader europei che hanno formalizzato l'erogazione degli aiuti la cui prima tranche consentirà ad Atene di far fronte al pagamento di 9 miliardi. Ma ora è in arrivo un nuovo sciopero generale che i Atene: proteste contro i tagli sindacati sono pronti a dichiarare la settimana prossima: l'occasione è il voto in Parlamento sulla riforma pensionistica che deve equiparare donne e uomini ed elevare l'età di uscita dal lavoro.

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Cinco Dìas Data: "Reflexión sobre las pensiones" 10/05/2010

Indietro Stampa Juan Manuel Vicente - Madrid - 10/05/2010

Según el último informe sobre el ahorro de las familias españolas elaborado por Inverco, la Asociación de Instituciones de Inversión Colectiva y Fondos de Pensiones, con datos del Banco de España, los fondos de pensiones privados representaban a finales del año pasado un 6,4% del total del ahorro financiero. En términos comparativos con nuestros socios europeos el porcentaje es muy bajo. Aunque no se ofrecen datos comparativos para el final de 2009, los datos más recientes muestran que el peso medio de las pensiones privadas sobre el total del ahorro en Europa dobla el de España. Además, la tendencia nacional en los últimos años ha sido de estabilidad alrededor del nivel del 6% y no de crecimiento.

Por el contrario, los depósitos tienen un peso relativo muy superior al de la media europea. Concretamente, los últimos datos apuntan a diez puntos porcentuales más pero es que además terminábamos 2009 con un peso del 42,2%, uno de los niveles históricos más altos.

La cuestión que se plantea de manera habitual es cuáles son los motivos de tan particular distribución del ahorro. Cultura financiera inferior, idiosincrasia española y la corta historia del producto (apenas 20 años) son algunas de las razones más comunes que suelen aducirse. Un punto que defiende Inverco y que también puede tener su influencia es que la fiscalidad es mejorable, especialmente en la salida (cuando llega el momento de cobrar). Contrariamente a lo que algunos afirman, el tratamiento fiscal de los fondos de pensiones privados en España no es similar o mejor al de otros países de nuestro entorno.

Entre los analistas del sector se ha sugerido también en alguna ocasión que la gestión y las rentabilidades de los fondos de pensiones domésticos son deficientes. He realizado comparativas con los resultados de los fondos de pensiones privados de otros países europeos y las rentabilidades medias de productos con políticas de inversión similares resultan claramente inferiores en España. La influencia (de existir) de este factor es difícil de evaluar. Una comparativa interesante es la que mide los resultados de los fondos de pensiones con respecto a sus índices de referencia o con respecto a los fondos de inversión, en este caso como potencial producto competidor. El análisis en relación a índices de mercado de referencia pone de manifiesto porcentajes bajos de fondos de pensiones que logran batirlos. La comparativa con los fondos de inversión también apunta a que éstos, de media, muestran mejores comportamientos relativos. La proliferación de fondos de inversión internacionales gestionados por casas con gran tradición, recursos, conocimiento y especialización ha puesto esta diferencia más de relieve. Si tenemos en cuenta que los fondos de inversión también disfrutan de una ventaja fiscal significativa para el ahorro a largo plazo estable como es la exención por traspaso no es de extrañar que sean bastantes los analistas que estimen más interesante una cartera de fondos. Otro factor del que se ha hablado poco es la distribución de activos o estructura de inversiones de los fondos de pensiones españoles. En el caso del sistema individual (fondos de pensiones abiertos a todo el público) realmente destaca el elevado peso de las inversiones conservadoras. Desde un observador de fuera es difícil de entender cómo los fondos de renta fija a corto plazo o los fondos garantizados pueden representar un porcentaje tan significativo del total. Realmente es un contrasentido que en un producto de ahorro a largo o muy largo plazo encontremos tal volumen de fondos garantizados o tanto patrimonio en renta fija. Es frecuente encontrar a partícipes de menos de 45 años y que por tanto les quedan 20 años o más para jubilarse en fondos garantizados a un plazo de tres años o con todo su patrimonio en fondos de renta fija a corto plazo en un entorno de tipos al 1%.

Otro aspecto interesante es la comparativa entre los fondos de pensiones del sistema individual y del sistema de empresa y que pone de manifiesto en mi opinión temas claves como son el efecto de las comisiones o la falta de control al gestor. Las comisiones medias son más reducidas en el sistema de empleo y ello explica parte de su mejor comportamiento. Especialmente con una estructura tan conservadora de la inversión la detracción de rentabilidad por el efecto de las comisiones es más aparente. En lo que respecta al control de la gestión, brilla por su ausencia. En el caso del sistema individual porque la teórica libertad de elección del inversor se ve constreñida por el dominio de las redes bancarias y la resultante arquitectura de distribución cerrada. En el caso del sistema de empresa porque las comisiones de control en general carecen de un asesor profesional e independiente entre ellas y las gestoras, requisito legal o figura extendida en otros países.

Aumentan las ganancias

- Los planes de pensiones se han beneficiado del rebote que vivieron los mercados desde marzo de 2009 hasta comienzos de 2010. La rentabilidad media a 12 meses asciende al 11,03% para el conjunto del sistema.

-En plazos más largos, la ganancia anualizada en los últimos 20 años ha sido del 5,50% de media ponderada.

-En los últimos 10 años la rentabilidad desciende al 1,2% de media anual, pero es un periodo en el que las Bolsas han cosechado pérdidas o se han quedado en tablas.

- A muy corto plazo es de esperar que las carteras se resientan por la inestabilidad de las últimas semanas.

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Giornale di Vicenza, Il Data: "Contributi figurativi, pensione reale" 10/05/2010

Indietro L’ANGOLO DELLA PREVIDENZA Contributi figurativi, pensione reale Desio Ricci

Tutti i casi di sospensione del lavoro che restano utili ai fini del diritto alla prestazione

e-mail Lunedì 10 Maggio 2010 print

RISPARMI, pagina 6

I contributi necessari per determinare il diritto e la misura della pensione sono di vario tipo: - obbligatori; - figurativi; - da riscatto e ricongiunzione; - volontari. I contributi obbligatori sono quelli versati dal datore di lavoro, anche per la quota a carico del lavoratore, in misura proporzionale all'importo della retribuzione percepita dal lavoratore. I CONTRIBUTI FIGURATIVI Nel caso in cui il rapporto di lavoro rimanga sospeso per determinati eventi, la legge stabilisce che questi periodi devono essere considerati utili ai fini del diritto alle prestazioni previdenziali e della determinazione della loro misura. Questi eventi sono: - servizio militare e assimilati; - malattia e infortunio; - donazione di sangue; - interruzione obbligatoria e facoltativa del lavoro per maternità; - integrazioni salariali (ordinarie e straordinarie); - contratti di solidarietà; - disoccupazione e mobilità indennizzate; - assistenza antitubercolare; - aspettativa per funzioni pubbliche elettive e cariche sindacali. Nel caso dei lavoratori che non possono far valere periodi di contribuzione precedenti il 1° gennaio 1993, non possono essere accreditati, ai fini del diritto alla pensione di anzianità, più di 5 anni complessivi di contributi figurativi. I contributi figurativi possono essere accreditati in alcuni casi su richiesta del lavoratore, in altri casi d'ufficio. ACCREDITO SU RICHIESTA DEL LAVORATORE Il lavoratore può chiedere all'Inps che vengano conteggiati agli effetti del diritto e della misura della pensione i seguenti periodi. - Periodi di servizio militare: unico requisito richiesto per ottenere l'accredito del periodo svolto per il servizio militare è quello di avere almeno un contributo settimanale per attività lavorativa. Il servizio militare può essere sia volontario che obbligatorio. Il servizio sostitutivo civile è equiparato al servizio militare. - Periodi di malattia: l'accredito figurativo dei periodi di malattia era consentito, fino al 31 dicembre 1996, al massimo per 12 mesi in tutto l'arco della vita assicurativa. Dal 1° gennaio 1997 il periodo massimo che si può accreditare passa a 22 mesi, in maniera graduale con l'incremento di due mesi ogni tre anni, in modo da completarsi nel 2011. L'accredito è escluso per periodi di malattia di durata inferiore ai sette giorni e per i periodi coperti da contribuzione obbligatoria anche parziale. Sono equiparati ai periodi di malattia, i periodi di inabilità conseguente ad infortunio. Unico requisito richiesto per poter procedere all'accredito, è quello di possedere almeno un contributo settimanale per attività lavorativa prima del periodo di malattia. - Periodi di astensione sia obbligatoria che facoltativa per maternità in costanza di rapporto di lavoro: per l'accredito è sufficiente che la lavoratrice sia iscritta al fondo previdenziale di appartenenza, non essendo più necessaria una contribuzione minima di 5 anni. - Periodi di maternità avvenuti al di fuori del rapporto di lavoro (è indifferente che avvengano prima o dopo di esso): i periodi corrispondenti a quelli di astensione obbligatoria sono accreditabili a condizione che la richiedente possa far valere all'atto della domanda almeno cinque anni di contribuzione versata in costanza di effettiva attività lavorativa. - Periodi durante i quali il lavoratore è collocato in aspettativa, in quanto chiamato a funzioni pubbliche elettive o a coprire cariche sindacali: dal 15 novembre 1996 è ammessa la copertura figurativa dei periodi di aspettativa solo se il relativo provvedimento è assunto con atto scritto. La domanda di accredito figurativo presso la gestione previdenziale interessata, a cui il lavoratore è iscritto all'atto del collocamento in aspettativa, deve essere presentata, a pena di decadenza, entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello solare nel quale ha avuto inizio o si è svolta l'aspettativa, quindi le domande dovranno essere presentate entro il 30 settembre 2010 per i periodi di aspettativa svolti nel 2009, e così via per i periodi successivi. Per i periodi di aspettativa con durata pluriennale, la domanda dovrà essere presentata ogni anno entro il 30 settembre, per l'accreditamento dell'anno precedente, e non al termine dell'aspettativa. ACCREDITO D'UFFICIO Vengono riconosciuti d'ufficio e considerati come periodi di contribuzione ai fini del diritto e della misura della pensione i seguenti periodi: - i periodi di corresponsione dell'indennità ordinaria di disoccupazione; - i periodi di sospensione per i quali è ammessa l'integrazione salariale; - i periodi di godimento dell'indennità di mobilità; - i periodi di degenza in regime sanatoriale, di cura ambulatoriale e domiciliare per tubercolosi.

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Herald Scotland, The Data: "Being firm on pensions" 10/05/2010

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Being firm on pensions

● Alison Shackleton, Vanessa Ingram and Margaret Meehan of corporate law firm Burness

Colin Donald, Business Editor

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9 May 2010

Interview of the week: Vanessa Ingram, partner at Burness

It was far too complex to feature on the campaign trail, but high on the list of headaches facing the new government is the extent of the pensions liability of an ageing British population. For this at least, Gordon Brown – often accused of plundering the nation’s nest eggs – must have been queasily grateful. Of course the extent to which the utilitarian subject of pensions became radioactive in the UK (and other countries) is not down to the actions of any political party. But fears about funding our retirement, and how it will impact on corporate and public sector balance sheets, are deeply undermining of confidence at every level. If our new masters can restore confidence here, they will have earned a rousing re-endorsement in four or five years’ time.

For Vanessa Ingram, partner at Burness, defusing fears arising from the increased complexities of the UK’s company pension landscape is all in a day’s work. The ever-increasing workload undertaken by her five-woman pension team at the Edinburgh and Glasgow-based solicitors reflects the transformation of business attitudes to company pension liability. What was once regarded as a relatively lowly HR function has been elevated to a matter of corporate life and death, invariably occupying the close attention of the finance director. Pensions law, says Ms Ingram, has become a “minefield” and Burness has seen this area treble over the last four years, to comprise around 7% of the firm’s turnover.

The huge changes in the cost of pensions, and the funding and transparency requirements mean that businesses have seen their liability dramatically increase

Vanessa Ingram

As Ms Ingram describes it, where pension schemes were once a favour offered by paternalistic employers, thanks to changes in the law and longer lives, the commitment has become far more onerous. Firms increasingly require legal support to handle the results of over a decade of upheaval in the pensions system, mainly the dramatic increase in the cost of defined benefit pension schemes, in an age of deteriorating equity markets, matched by additional reporting requirements such as FRS17 (see panel), “The effect of the overhaul of legislation, particularly changes in 2003, 2005 and 20061 has been to increase liability and also to increase the need for transparency” she says. “The huge changes in the cost of pensions, and the funding and transparency requirements mean that businesses have seen their liability, now clearly shown on their balance sheet, dramatically increase.”

Pensions law is highly exacting “black letter” law meaning that its technicalities leave little room for a broad-brush artist. As Vanessa Ingram puts it “you can’t intuitively feel your way through it”, and the strategic and commercial concerns that are normally to the fore in corporate legal work are trumped by the nitty-gritty demands of getting it right, or rather not getting it wrong.

“We start with law and work upwards. In some fields of commercial and corporate law it is more about strategic planning, advice, and negotiation, there is less of the going back to the books than in the pensions field, where you get to grips with the law first and commercial considerations follow.”

Ms Ingram, originally from Elgin but who grew up in Hampshire before attending Aberdeen University and training with Bishop & Robertson Chalmers (now merged with Brodies), has been with Burness for four years.

Like any successful corporate law firm Burness has a long history of advising firms on pensions. She jokes that she got into an area – “by accident” – that now fascinates her.

“That’s how a lot of people get into it, it’s not taught at university, my first six months training as a lawyer was with the pensions team. Previously I only come across pensions as part of the tax law course at university, and was not especially keen on pensions, but when I was looking for a permanent job at the end of my training, there was a vacancy.”

Burness, which had revenues of £23 million in 2008, and whose pension clients include Baxters Food Group, Royal Mail Pension Trustees and Scottish Enterprise, has been recognised by Legal 500, publishers of a worldwide directory of legal services, as providing a service that is “excellent, timely, committed, astute and commercial”.

Legal 500 commends Ms Ingram for her “experience and practical approach”, while recommending colleagues Margaret Meehan and Alison Shackleton. As Ms Ingram describes it: “What we are trying to do is provide pragmatic and commercial advice, that is solution-focused for our clients.

“That is our aim, and the feeback is that we are achieving that. The recognition we achieve in this is flattering.”

Much of the daily work of a pensions law specialist is helping firms manage the transformation of their pensions schemes from their origins as well-meaning. Lightly undertaken components of their corporate furniture have been transformed by changes in the law into heavy liabilities, which have been known to sink companies completely.

Often the work involves closing down company schemes seen as being a threat to business survival, and advising on how best to communicate this strategy to the workforce, on top of ensuring legal compliance.

“I guess in relation to scheme closure, which is often a risk management exercise, the technical point to advise on is any amendment to the rules which needs to be agreed. There is a softer side here, as although the company can close down [a scheme], in the sense that it is technically allowed... but you also have to have an appreciation of the wider industry context, and what are your client’s competitors doing? There are also factors like the age and make up of workforce, and whether there are unions involved.

“Pensions lawyers didn’t used to get as involved with businesses as we do now. We need to have that understanding of our clients’ concerns. I like to get quite closely involved, it makes you better able to provide the advice. There’s rarely only one way to do things and above all you need to have an appreciation of clients’ needs.”

What ultimately does a good pensions lawyer need? “You need to be able to combine technical detail with an ability to communicate, and you shouldn’t leave your sense of humour at home.”

How the pensions landscape was transformed

● 1997 Pensions Act introduces new regulatory regime and reporting obligations including Minimum Funding Requirement (MFR).

● 2003 Government increases funding requirement on winding up pension schemes, increasing liability from MFR to cost of buying policies for all members.

● 2005 Financial Reporting Standard 17 (FRS17) requires disclosure of consistent liabilities in company accounts. Pension Protection Fund “lifeboat” introduced to pick up liabilities in case of insolvency. New regulations on employer liability; buy-out cost funding requirement extended; increased information required to be provided to members.

● 2006 Finance Act of 2004 comes into force, introducing a new simplified pensions tax regime.

● 2008 Employer debt regulations amended, giving companies more flexibility on buy-out liability and transference of liability to other companies.

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ItaliaOggi7 Data: "Exploit per la gestione separata dell'Inps" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 10/05/2010 - pag: 7 autore: Exploit per la gestione separata dell'Inps

Non passa l'esame a pieni voti, ma merita rispetto la gestione separata Inps (la famigerata gestione dei co.co.co.). Con una copertura dell'ultimo reddito che oscilla tra il 30 e il 50%, infatti, co.co.co. e professionisti senza cassa possono dirsi ben più fortunati di tanti colleghi con una propria copertura pensionistica. Gli infermieri per esempio: la loro pensione non arriverà a coprire il 20% dell'ultimo reddito. Futuro meno buio per ingegneri e architetti. Oltre l'età di riposo, li attende una pensione tra il 40 e il 60% dell'ultimo reddito. Dopo 35 anni, la simulazione consegna una pensione di 50 mila euro a fronte di un ultimo reddito pari a 89 mila euro, per un tasso di sostituzione all'incirca del 60%. Situazioni decisamente migliori per i giornalisti. Possono attendersi un trattamento di pensione che supererà anche l'80% del loro ultimo reddito. Nel peggiore dei casi, che è quello del giovane professionista (nato nel 1980) che andrà in pensione a 65 anni dopo 35 anni di lavoro, il tasso di sostituzione sarà del 55%: ultimo reddito pari a 219 mila euro (crescita del 5%, partendo da 40 mila euro) e pensione di 120 mila euro. Va meglio ai più anziani: chi è nato nel 1960, con una crescita del reddito del 4% all'anno (partendo da 40 mila euro), avrà all'incirca 60 mila euro rispetto ai 70 mila del suo ultimo reddito.

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ItaliaOggi7 Data: "I dottori commercialisti faranno economia" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 10/05/2010 - pag: 4 autore: Pagine a cura di Daniele Cirioli I dottori commercialisti faranno economia

Consulenti del lavoro e dottori commercialisti tireranno la cinghia da pensionati. Sorridono, invece, gli avvocati. Che si aspettano, infatti, un trattamento di pensione di tutto rispetto: tra il 50 e il 70% dell'ultimo reddito. Per i consulenti del lavoro, la performance migliore è quella del professionista che lavora con una bassa crescita annuale dei profitti. Un paradosso la cui soluzione è da ricercarsi nell'attuale formula di calcolo della pensione (misura fissa). Non se la passano meglio i colleghi dottori commercialisti. Anche chi è prossimo alla pensione, e ottiene la performance migliore, avrà un assegno pensionistico non superiore al 30% dell'ultimo reddito. Peggio se nel tempo la carriera è avanzata a ritmi più sostenuti: la pensione scenderà di almeno un altro 5%. Decisamente buona la situazione per gli avvocati. Con una crescita dei profitti del 4%, i professionisti simulati (nati nel 1960, 1970 e 1980) otterranno una pensione al di sopra del 60% dell'ultimo reddito. Meno bene i risultati delle simulazioni per gli avvocati con un tasso di avanzamento di carriera lievemente superiore (cioè al 5%): la pensione si manterrà all'interno dell'intervallo tra il 55 e il 60%.

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ItaliaOggi7 Data: "I farmacisti navigano in cattive acque" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 10/05/2010 - pag: 6 autore: Pagine a cura di Daniele Cirioli I farmacisti navigano in cattive acque

Futuro nero per farmacisti, medici, veterinari e periti agrari. Oltre l'età di riposo, infatti, li attende una pensione da fame: non oltre il 35% dell'ultimo reddito. Situazione decisamente tragica è quella dei farmacisti, soprattutto con una crescita del reddito sostenuta (al 5%). Dopo 35 anni, infatti, la simulazione consegna una pensione di appena 17 mila euro a fronte di un ultimo reddito pari a 273 mila euro, per un tasso di sostituzione all'incirca del 6%. I medici sorridono, ma non se la passano meglio. Infatti, nella migliore delle ipotesi, che è quella del professionista che andrà in pensione a 65 anni dopo 35 anni di lavoro, il tasso di sostituzione sarà del 33%: ultimo reddito pari a 89 mila euro (crescita del 4%) e pensione di 29 mila euro. Situazioni grave anche per i periti agrari. Possono attendersi un trattamento di pensione che non arriverà al 20%. Nella migliore delle ipotesi, che è quella del professionista che andrà in pensione a 65 anni dopo 35 anni di lavoro, il tasso di sostituzione sarà del 16%: ultimo reddito pari a 132 mila euro (crescita del 4%) e pensione di 21 mila euro. Meglio, ma di poco, i veterinari con una pensione che oscilla tra il 20 e il 35%.

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ItaliaOggi7 Data: "La nuova frontiera è la quota modulare" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 10/05/2010 - pag: 3 autore: La nuova frontiera è la quota modulare

Si chiama «Quota modulare» la rotta imboccata da molti enti di previdenza per migliorare gli importi delle prestazioni. E corrisponde alla possibilità riconosciuta ad ogni iscritto di aumentare per tempo durante l'esercizio della professione l'aliquota contributiva per accrescere il trattamento pensionistico. Su questo versante si sono mossi di sicuro Cassa forense (avvocati) ed Enpav (veterinari). Ma anche l'Enpacl (consulenti del lavoro), che aspetta però ancora l'ok dei ministeri vigilanti. In attesa del via libera, l'ente ha aumentato la pensione di vecchia da 9 mila a 12 mila euro a partire dal 2014. Ma non solo. L'ente riconosce ai fini pensionistici quanto versato per contribuzione integrativa. E al momento del pensionamento integra l'assegno base con una percentuale dell'8% di quanto complessivamente versato a titolo di contribuzione integrativa. In casa della Cnapdc (dottori commercialisti) si lavora da tempo alla questione adeguatezza. Risale a due anni fa una delibera, ancora in attesa di approvazione, che consentirebbe di utilizzare un meccanismo moralsuasivo volto a riconoscere sui montanti contributivi individuali parte della contribuzione integrativa (ovvero quella incassata dal professionista in rivalsa sul fatturato presso la propria clientela) in misura crescente all'aumentare dell'aliquota di contribuzione soggettiva scelta dall'iscritto (dall'11 al 17%). Strada alternativa per Inarcassa (architetti/ingegneri) che nell'ambito della riforma per la sostenibilità, ha deliberato la destinazione dello 0,5% del contributo soggettivo ad attività assistenziali volte a migliorare la vita anche di chi è in pensione. In particolare, si tratta di assicurare maggiori risorse in situazioni di disagio economico per gli iscritti, in presenza di pensioni che in prospettiva si andranno riducendo. Ecco perchè nell'ambito di queste nuove prestazioni, già allo studio della cassa, troverà spazio la «long term care», cioè l'assistenza di lungo periodo agli anziani non autosufficienti e la «dread disease», volta a coprire i danni economici derivanti dal manifestarsi di patologie particolarmente gravi, da quelle cardio- vascolari agli ictus alle neoplasie. C'è poi l'ipotesi di costituzione di un fondo pensione complementare integrativa per gli iscritti. Sulla linea assistenziale si è mossa anche l'Enpapi (infermieri). Agli interventi per stato di bisogno si affiancano quelli di nuova introduzione, cioè i trattamenti economici speciali, previsti per orfani di professionisti iscritti o di pensionati ente, che abbiano maturato il diritto alla pensione ai superstiti, diretta o di reversibilità, nonché per professionisti che abbiano maturato il diritto alla pensione di inabilità, si pongono tutti in questa ottica. La Fondazione Enpam (medici) ha, invece, stipulato una serie di convenzioni con Istituti esterni al fine di offrire agli iscritti, ai pensionati ed ai loro familiari condizioni più vantaggiose in vari settori. Tali servizi, fra i quali è particolarmente apprezzato quello della polizza sanitaria a condizioni agevolate. Oltre alla battaglia per poter utilizzare meglio il contributo integrativo, l'Eppi (periti industriali) ha puntato su una serie di iniziative. Fra queste «il prestito vitalizio». Che consiste nella possibilità di trasformare una parte del patrimonio immobiliare in denaro liquido disponibile. È un finanziamento riservato esclusivamente a chi ha più di 65 anni ed intenda godere di una quota, ad esempio ad integrazione della pensione, senza dover provvedere ad alcun rimborso durante tutta la vita. Nell'ottica di assicurare sempre più elevati livelli di copertura previdenziale la Cipag (geometri) sta inoltre studiando un progetto finalizzato alla realizzazione, a costi più contenuti, della previdenza complementare per gli associati, strumento volto a costruire una rendita aggiuntiva a quella erogata dal sistema obbligatorio. Dal canto suo l'Epap (agronomi e forestali, geologi, attuari e chimici), da qualche anno, ha adottato un provvedimento regolamentare che consente di elevare, su base volontaria, l'aliquota di contributo soggettivo fino a un massimo del 25%. Tale opportunità, tenuto conto dell'incostante andamento dei redditi dei professionisti è manifestabile di anno in anno, può essere confermata o variata ad ogni trasmissione della dichiarazione annuale di reddito assoggettabile (Modello 2). Ciò permette, a ciascuno degli iscritti di variare secondo le proprie possibilità annuali, l'aliquota, versando di più negli anni di «vacche grasse» e tornando al minimo (10%) negli anni meno fortunati o, di crisi, quali quelli che stiamo vivendo.

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ItaliaOggi7 Data: "La professione decide la pensione" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 10/05/2010 - pag: 3 autore: Pagina a cura di Ignazio Marino Viaggio di ItaliaOggi Sette all'interno dei sistemi previdenziali degli iscritti agli albi e non

La professione decide la pensione

Ma la sfida per tutte le casse è l'adeguatezza delle prestazioni Professione che vai pensione che trovi. Con assegni che in certi casi superano di poco il 50% dell'ultimo reddito e in altri che non arrivano al 10%. Il panorama che si apre ai lavoratori della conoscenza è dunque molto frammentato, per via dei diversi sistemi di calcolo adottati dai singoli enti di previdenza. Ma almeno su un punto tutti sembrano essere d'accordo. Dopo aver blindato i conti delle casse, attraverso una serie di riforme strutturali che hanno messo a dieta gli assegni, si apre ora il fronte dell'adeguatezza delle prestazioni (si vedano altri articoli in pagina). Quest'ultima è la sfida del futuro. E per vedere quale è il punto di partenza ItaliaOggi Sette ha realizzato uno studio per comprendere con che tasso di sostituzione, ovvero con che percentuale rispetto all'ultimo reddito percepito, i professionisti potranno smettere di lavorare. E non mancano le sorprese. Come quella dei notai, in pensione anche con il 30% in più rispetto a quanto fatturato l'ultimo anno di attività, oppure quella del popolo delle partite Iva che potranno contare anche su un buon 40% (di certo superiore al tasso su cui potranno contare molte altre professioni ordinistiche). Vediamo meglio il perché di tante differenze. Chi può contare su un sistema generoso. Sono i professionisti iscritti a una cassa di previdenza privatizzata dal dlgs 509/94: avvocati, medici, notai, geometri, ingegneri e architetti, consulenti del lavoro solo per citarne alcune. Il calcolo della prestazione è fatto con il metodo retributivo che prende come riferimento per determinare l'assegno pensionistico il reddito maturato negli ultimi anni della carriera, ovvero al massimo del successo professionale e con incarichi redditizi. Nonostante una serie di riforme incisive per adeguarsi alle condizioni imposte dalla Finanziaria del 2006 (sostenibilità dei bilanci almeno a 30 anni, anziché a 15), questi professionisti possono contare ancora in buona parte su un tasso di sostituzione (rapporto reddito/pensione) fra i migliori in circolazione. Il caso dottori commercialisti e ragionieri. Queste due professioni rappresentano un caso a parte. Le loro casse sono state privatizzate nel 94 (sempre con il dlgs 509), ma nel 2004 hanno deciso di passare al metodo di calcolo delle pensioni di tipo contributivo in modo da mettere i conti al riparo da possibili squilibri finanziari. Quindi, quelli che sono andati in pensione prima della riforma continuano a godere di un assegno generoso (in rapporto a quanto versato). Mentre le future generazioni prenderanno una pensione calcolata sui soli contributi versati a prescindere dal reddito professionale degli ultimi anni. Ne consegue che i più giovani faranno i conti con dei tassi di sostituzione che non arrivano al 20%.Gli iscritti alle casse di nuova generazione. Sono psicologi, periti industriali, infermieri professionali, assistenti sanitari, biologi, agronomi forestali, attuari, chimici e geologi. E per loro l'anno zero è stato il 1996, quando sono nati (con il dlgs 103) i loro enti di previdenza privati con una nuova prospettiva: il calcolo contributivo della pensione. Come per i futuri pensionati dottori e ragionieri, anche questi iscritti dovranno fare i conti con quanto hanno versato durante la loro vita professionale in termini percentuali rispetto al reddito. La gestione separata Inps. Vi versa i contributi il popolo delle partita Iva, compresi quelli che svolgono un attività professionale autonoma e quindi non con un datore alle spalle che contribuisce. Questi pagano un aliquota superiore al 27% del reddito. E da tempo (almeno i professionisti) denunciano un sistema iniquo rispetto agli iscritti agli ordini, e quindi ad una cassa, che pagano in media il 10- 13% di contributi. La novità è che per effetto del metodo meno generoso previsto dalla Riforma Dini (legge 335/95) a contributi più alti corrispondono pensioni più alte. Di conseguenza le Partita Iva potranno contare già da oggi su un tasso di sostituzione migliore a quello di molte altre professioni. © Riproduzione riservata

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ItaliaOggi7 Data: "Professioni, pensioni da fame" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: Economia e Politica data: 10/05/2010 - pag: 1 autore: di Marino Longoni Professioni, pensioni da fame

I nuovi commercialisti, consulenti del lavoro e biologi rischiano di andare in pensione con il 15% dell'ultimo reddito. E i farmacisti stanno peggio Ai 60 mila giovani dottori commercialisti che si stanno affacciando con fatica alla professione, forse nessuno ha ancora detto che quando andranno in pensione rischiano di ricevere un assegno che non raggiungerà nemmeno il 15% dell'ultimo reddito annuo. Lo stesso discorso vale per i consulenti del lavoro, i periti agrari o i biologi. Ancora peggiori le prospettive per i giovani farmacisti o infermieri, che potrebbero non arrivare al 10%. Le elaborazioni di ItaliaOggi Sette, pubblicate nelle pagine successive (pur nella loro schematicità e nella rigidità dei presupposti utilizzati, necessari per effettuare confronti omogenei), mettono in luce il dramma che il mondo delle professioni si troverà inevitabilmente ad affrontare nei prossimi anni. Al di là delle misurazioni statistiche sulla sostenibilità nel medio e lungo periodo delle varie casse di previdenza che, per quanto accurate, non possono prevedere i dati più significativi (crescita o meno del sistema economico, trend demografici, mercati finanziari e del lavoro, tanto per citarne qualcuno), il problema di fondo sarà lo scontro generazionale. Chi si appresta ad andare a riposo ora, ha la prospettiva di non peggiorare più di tanto il proprio stile di vita, chi invece nei prossimi anni dovrà lavorare per pagargli pensioni dignitose, pur essendo costretto a versare molti più contributi che in passato, avrà davanti un destino di miseria. In sostanza la generazione che si sta preparando a uscire di scena lascia ai posteri una valanga di debiti. Chi oggi è giovane può solo subire la situazione, ma quando si avvicinerà alle leve economiche e giuridiche sarà ancora disposto a sopportare questa poco gradita eredità? Improbabile. Lo squilibrio è tale che se non si troveranno dei meccanismi di compensazione si rischia di innescare un conflitto intergenerazionale del quale è impossibile prevedere gli esiti. © Riproduzione riservata

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ItaliaOggi7 Data: "Un futuro prospero attende i notai" 10/05/2010

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 10/05/2010 - pag: 5 autore: Un futuro prospero attende i notai

Una pensione estremamente bassa accomuna le sorti del ragioniere, del biologo e dello psicologo. I geometri sorridono, ma non possono mai arrivare alla serenità dei notai. Che, anzi, intravedono un'età di riposo più appagante (dal punto di vista finanziario) rispetto alla vita lavorativa. Se il biologo (come lo psicologo) si aspetta un trattamento di pensione che non arriverà al 15% dell'ultimo reddito, per i geometri l'assegno pensionistico oscillerà tra il 50 e il 70% del loro ultimo reddito. Il geometra con una bassa crescita annua del reddito può sperare addirittura di arrivare a incassare una pensione attorno al 65-70% dell'ultimo reddito. Meno rosea è la sorte dei geometri che vedono crescere maggiormente il proprio reddito. Per i ragionieri (la pensione oscilla tra il 15 e il 30%), la performance migliore è quella del professionista che lavora a bassa crescita annuale dei profitti. Ottima la situazione per i notai. Con una crescita dei profitti attorno al 4%, addirittura, a loro tocca una pensione superiore al reddito del 20/30%. Meno bene (per modo di dire), invece, i risultati delle simulazioni per i notai più giovani: la pensione si manterrà all'interno dell'intervallo tra il 100 e il 70% dell'ultimo reddito.

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Milano Finanza Data: "Pensioni con stecca" 10/05/2010

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Milano Finanza sezione: Mercato Globale data: 08/05/2010 - pag: 25 autore: di Gina Chon Pensioni con stecca

L'ex ceo del Calpers è sotto inchiesta per aver accettato regali da alcuni intermediari Uno smacco per il fondo californiano, che si vantava di una governance impeccabile Il procuratore generale della California ha dichiarato che un ex dirigente nonché membro del Consiglio di amministrazione del Calpers, che è il fondo pensione del personale della pubblica amministrazione della California, uno dei più grandi investitori istituzionali del mondo, avrebbe accettato viaggi, bottiglie di champagne e altri tipi di doni da un altro membro del cda, con l'intento, da parte di quest'ultimo, di assicurarsi un continuo e copioso flusso di investimenti da parte del gigantesco fondo previdenziale.Nella citazione del procuratore generale viene fatto il nome di Fred Buenrostro, già amministratore delegato di Calpers. La lista dei doni trapelata includerebbe viaggi a New York, per giunta su jet privati, party sul Lake Tahoe e, ciliegina sulla torta, la partecipazione alla notte degli Oscar.È stato nella giornata di mercoledì 5 maggio che il procuratore generale ha dato il via alla causa civile a carico dell'ex ceo di Calpers Fred Buenrostro ma anche di un ex membro del cda del fondo Alfred Villalobos. Quest'ultimo è divenuto in seguito un agente di collocamento, ovvero un intermediario incaricato di assistere i gestori di fondi di gestione nel reperire risorse presso gli enti pensionistici.L'azione legale si concentra sui tentativi condotti da Alfred Villalobos per conto della principale controparte di Calpers, vale a dire Apollo Global Management, il gruppo newyorchese di private equity gestito da Leon Black, che gestisce miliardi di dollari in nome e per conto dell'ente pensionistico californiano dei dipendenti pubblici. Nella denuncia si legge che Villalobos avrebbe «tentato di corrompere» un dirigente del Calpers responsabile degli investimenti, nell'ambito di un'azione più ampia il cui scopo era persuadere lo stesso maxi-fondo pensione ad acquistare una partecipazione in Apollo (cosa poi effettivamente avvenuta).Va precisato che il gruppo Apollo non è stato accusato di alcun illecito. La stessa società di gestione, in una dichiarazione ufficiale si è detta «profondamente turbata» per le accuse contenute nella citazione in giudizio.Villalobos e Buenrostro, pur sollecitati, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni in merito, come pure la società di Villalobos, la Arvco Capital Research, anch'essa una ricorrente nell'ambito dell'azione legale.Nei documenti di questa azione, promossa dall'ufficio di Jerry Brown e presentata presso il tribunale superiore della contea di Los Angeles, si sostiene che Villalobos «ha intrattenuto relazioni improprie» con Buenrostro e altri soggetti operanti all'interno di Calpers, «compromettendo in tal modo l'integrità» dei processi d'investimento di Calpers stessa e in tal modo violando le leggi della California.Il procedimento legale costituisce un serio smacco per il Calpers, se non altro per il fatto che in passato il colossale fondo pensione (207 miliardi di dollari in portafoglio alla data del 6 maggio) si è vantato di essere, tra i diversi enti previdenziali americani, un modello di condotta in materia di investimenti e per di più è un'accesa sostenitrice dell'importanza di una corporate governance impeccabile.«Stiamo affrontando questo problema con il massimo impegno», ha dichiarato Calpers in un comunicato nel quale elogia anche l'operato del procuratore generale.Tra il 2005 e il 2009, nell'ambito delle operazioni di investimento con Calpers, la Arvco, cioè la società di Villalobos, avrebbe ricevuto, secondo quanto indicato nella denuncia, oltre 47 milioni di dollari in «commissioni occulte e illecite» da parte di gestori di fondi.La causa legale si pone, come obiettivo, di ottenere dai convenuti un risarcimento di 95 milioni di dollari. Mercoledì un giudice del tribunale superiore ha disposto il congelamento dei conti bancari e dei beni di Villalobos. Tra questi, ha dichiarato Brown, spiccano due Bentley, due Bmw, un fuoristrada Hummer, nonché opere d'arte e altri 14 oggetti di valore.Nella denuncia si sostiene che quando Calpers stava valutando la possibilità di acquisire una partecipazione in Apollo, Villalobos avrebbe provveduto a fare arrivare in aereo a New York Leon Shahinian, responsabile degli investimenti, per partecipare a un evento di raccolta fondi che si celebrava presso il Museo d'Arte Moderna in onore di Black. Il fatto si sarebbe verificato nel maggio 2007.Sempre secondo l'accusa, Arvco avrebbe noleggiato un jet privato per un viaggio di Villalobos e Shahinian a New York dove i due avrebbero prenotato una suite con due camere da letto presso il Mandarin Oriental Hotel, uno dei più lussuosi della Grande Mela. Le spese di viaggio, che pare includessero una visita in Florida il giorno successivo, sarebbero state pagate da Villalobos o Arvco e successivamente rimborsate da Apollo (escluso, forse, il volo di ritorno in California). Le spese non sarebbero state inferiori a 63 mila dollari.Come se non bastasse, dopo il viaggio Shahinian avrebbe ricevuto tre bottiglie di champagne da Villalobos. Più tardi, quello stesso mese, Villalobos avrebbe inviato a Shahinian i termini per una proposta di investimento in Apollo Global Management da 700 milioni di dollari da parte di Calpers.Secondo la denuncia, nel mese di giugno Shahinian avrebbe consigliato questo investimento al board di Calpers, senza tuttavia rivelare al consiglio di essere appena ritornato da un viaggio interamente spesato da Villalobos.Fatto sta che nel luglio 2007 Calpers ha investito 600 milioni di dollari per una partecipazione del 9% in Apollo, il cui valore successivamente è calato del 66% circa.In un comunicato, il gruppo Apollo ha dichiarato: «Continueremo la nostra totale collaborazione con gli organi di sorveglianza che stanno indagando in materia. Riteniamo di aver sempre gestito in maniera corretta i rapporti con gli agenti incaricati del collocamento. Siamo profondamente turbati dalle presunte attività descritte nella denuncia presentata dal procuratore generale della California».Secondo fonti bene informate, Shahinian, il cui nome non compare nella denuncia, in relazione alle accuse è stato collocato in aspettativa. Leon Shahinian, contattato per telefono, non è stato reperibile.Il problema degli agenti di collocamento che influenzano indebitamente le decisioni di investimento dei fondi pensione, soprattutto di quelli che fanno capo a enti pubblici, è stato l'oggetto di una grande indagine penale condotta dal procuratore generale di New York, e sfociata poi in sei ammissioni di colpa.In California, Calpers stessa ha condotto un'indagine interna sulle competenze pagate agli agenti di collocamento. Gli investigatori del Dipartimento di giustizia di stanza a Los Angeles hanno inoltre indagato sull'eventualità che pagamenti potenzialmente illeciti possano essere stati effettuati per influenzare la destinazione degli investimenti di denaro pubblico, ivi compreso quelli di Calpers.Oltre ai doni, nell'azione legale si sostiene anche che Villalobos e Arvco non fossero broker autorizzati e abbiano utilizzato «mezzi illeciti e fraudolenti» per perfezionare con Calpers operazioni in titoli. Sempre secondo l'accusa, Villalobos avrebbe avanzato un'offerta di lavoro «permanente ma occulta» a Buenrostro per il momento in cui quest'ultimo avesse lasciato Calpers. L'offerta avrebbe incluso un appartamento in un condominio di lusso. Buenrostro ha in effetti cominciato a lavorare per Arvco come consulente esattamente il giorno dopo essersi congedato da Calpers nel 2008, guadagnando, sempre secondo la denuncia, 25 mila dollari al mese.Nella causa si sostiene inoltre che Buenrostro abbia accettato la richiesta di Villalobos di firmare moduli di divulgazione «nei quali, a quanto pare, si riconosceva che Arvco avesse reso noti gli accordi e le provvigioni a favore degli agenti di collocamento» a Calpers. Tuttavia, né il fondo pensione pubblico, né tantomeno il personale del fondo addetto agli investimenti, sapevano alcunché di tali moduli che, come recita l'accusa, «risultano introvabili negli archivi del Calpers».

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Pais, El Data: 10/05/2010 "Grecia rebaja hasta un 18% las pensiones nuevas"

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La primera crisis del euro Grecia rebaja hasta un 18% las pensiones nuevas

El periodo de cotización para cobrar entero el retiro pasa de 37 a 40 años

M. A. SÁNCHEZ-VALLEJO (ENVIADA ESPECIAL) - Atenas - 10/05/2010

Más años de cotización para una pensión hasta un 18% inferior a la que disfrutan actualmente. Ése es el escenario que les espera a partir de 2011 a los nuevos pensionistas griegos, según el proyecto de ley de reforma del sistema de pensiones que el consejo de ministros debatirá hoy, para someterlo posteriormente al Parlamento. El paso del proyecto por la Cámara, presumiblemente esta misma semana, ha vuelto a poner en pie de guerra a los principales sindicatos, que contemplan nuevas movilizaciones y la convocatoria de una nueva huelga general de 24 o incluso 48 horas. Sería la quinta desde febrero; la segunda este mes.

Los sindicatos convocarán nuevos La reforma, que paros contra la reforma entrará en vigor en enero de 2011 y se implementará hasta 2015, prevé también Grecia recortes en las pensiones más altas -las superiores a 2.500 euros mensuales-, que perderán dos pagas A FONDO extras. Las pensiones que superen los 850 euros mensuales serán hasta un 18% más bajas que las Capital: Atenas. actuales. El nuevo sistema eleva de 37 a 40 años el Gobierno: República. periodo de cotización para obtener al 100% de la Población: 10,722,816 (est. 2008) pensión (frente a los 35 años en España) y fija en 60 años la edad mínima para la jubilación anticipada. La noticia en otros webs Otras medidas previstas son la reducción de un 6% ● webs en español de la pensión de quienes se retiren entre los 60 y ● en otros idiomas los 65 años, así como la revisión de la lista de trabajos especiales y pesados (como la minería) y la imposición de condiciones más estrictas a la hora de conceder pensiones de invalidez. Por último, y dependiendo de la reforma de la función pública, aumentará la edad de jubilación de las mujeres en la Administración, que se equiparará gradualmente con la de los hombres. Todos los cálculos se basan en el aumento de la esperanza de vida, a un ratio de cuatro meses más de expectativa vital por cada tres años transcurridos.

El fondo de pensiones estatal sólo dispone de 30.000 millones de euros, ha advertido repetidamente Andreas Loberdos, ministro de Trabajo, por lo que, al ritmo actual, supondría su colapso en cinco años. Esos 30.000 millones de euros son también la cantidad que Grecia prevé recortar en gasto público en los próximos tres años; a lo largo de 2010, el Ejecutivo reducirá un 10% los seguros sociales.

Los pensionistas serán uno de los dos colectivos más afectados por el plan de ajuste; el otro es el de los funcionarios, aunque ambos tendrán que hacer frente, como el resto de la población, a la subida de dos puntos del IVA (del 21% al 23%) y a la de los impuestos especiales de carburantes, tabaco y bebidas.

La edad real de retiro ha sido escandalosamente baja hasta ahora: aunque en la función pública, por ejemplo, la ley establecía 63 años para los hombres y 61 para las mujeres, y en el sector privado 65 y 60, respectivamente, en la práctica muchos griegos se jubilan a los 55, o incluso antes.

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Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Le Casse studiano i progetti futuri" 10/05/2010

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Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2010-05-10 - pag: 23 autore: Professionisti

Le Casse studiano i progetti futuri

Eleonora Della Ratta Le casse di previdenza dei professionisti si preparano a impegnarsi sul fronte dell'housing sociale, ma senza rinunciare al rendimento dei propri investimenti. Se da parte del governo c'è grande apprezzamento per l'interesse dimostrato, da parte delle casse è tutto ancora in fase di studio. I primi a dichiararsi disposti a sostenere il fondo per il social housing con la regia della Cassa depositi e prestiti, che per ora ha raccolto 2,6 miliardi di euro, sono stati i commercialisti: «In occasione della presentazione del progetto di social housing, la Cnpadc ha avuto modo di esprimere la sua disponibilità a esaminare questa ipotesi di investimento – spiegano dalla cassa di categoria – tenendo però sempre conto del fatto che dobbiamo investire in un'ottica di rendimento atteso. Al momento la non abbiamo ancora assunto una decisione formale sul tema e stiamo procedendo a valutare le proposte illustrate dai tecnici della Cdp». Anche l'Inpgi, la cassa dei giornalisti, si è dichiarata interessata a investimenti in questa direzione, ma tenendo in considerazione il nodo della redditività. Le casse di ingegneri, avvocati e geometri si sono impegnate a prendere in considerazione l'housing sociale come possibile fronte di investimento e qualche progetto è già partito: la Cipag (la cassa geometri) ha investito 10 milioni nel Fondo immobiliare etico Abitare sociale, che sta realizzando il primo intervento con la costruzione di 100 alloggi a Crema e altri 700 a Milano. L'idea, comunque, è che proprio i giovani professionisti iscritti a queste casse potranno essere i beneficiari degli alloggi costruiti con il fondo per l'housing sociale.Sull'opportunità e le modalità di investimento nel fondo, comunque, ci sarà un confronto tra tutti gli enti che confluiscono nell'associazione nazionale delle casse di previdenza privata. © RIPRODUZIONE RISERVATA PIÙ AVANTI Tra le iniziative già partite, quella dei geometri che tramite un fondo etico stanno costruendo alloggi a Crema e a Milano

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Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Sgr delle banche? Geometri contrari" 10/05/2010

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Plus sezione: ATTUALITA data: 2010-05-08 - pag: 7 autore: Pensioni. Continuano le audizioni delle casse

Sgr delle banche? Geometri contrari

M ario Draghi lo va predicando da anni: le società di gestione devono divorziare dalle banche. Qualcuno ha ceduto alla moral suasion del governatore di Bankitalia. Ma la maggioranza delle Sgr italiane appartiene agli istituti di credito. C'è però qualcuno che sta tentando di svincolarsi da tale logica. È la cassa di previdenza dei geometri che dal 2007 ha deciso di puntare su Polaris , Sgr creata da alcune fondazioni bancarie ed enti religiosi (vedi anche articolo accanto). «Polaris è stata costituita da enti no profit che vi hanno conferito parte dei propri patrimoni – ha dichiarato Fausto Amadasi, presidente di cassa geometri nel corso dell'audizione davanti alla bicamerale di vigilanza sugli enti –. È stata una scelta alternativa a quella di affidare i nostri soldi a Sgr di emanazione bancaria legate a interessi complessi e difficilmente controllabili». La cassa di Amadasi è socia di Polaris con il 23% ed ha conferito 553 milioni di euro al fondo multicomparto (il valore del patrimonio mobiliare dell'ente pensione ammonta a poco più di un miliardo, ndr). «I gestori sono indicati dalla nostra cassa, Polaris effettua il controllo dei rischi», ha spiegato Amadasi ai parlamentari. Banca custode del restante patrimonio mobiliare dell'ente previdenziale è l'istituto centrale delle banche popolari italiane (Icbpi). «Abbiamo dato all'esterno queste funzioni perché non crediamo corretto – ha affermato Amadasi – che una cassa pensionistica crei al suo interno una sorta di struttura bancaria». Ma anche affidarsi a gestori professionisti non ha evitato di inciampare in Lehman Brothers. Poca roba comunque: un milione di euro a fine 2008 opportunamente svalutati, ha spiegato Amadasi ai parlamentari della bicamerale. «Resta il fatto – ha concluso Giorgio Jannone, presidente dell'organismo parlamentare – che questa presenza di investimenti Lehman Brothers in tutti i bilanci delle casse previdenziali è eccessiva. Se non addirittura sospetta». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Amadasi: «Meglio gestori autonomi» Investiti in Polaris 553 milioni