La Storia del Calcio Napoli diventa un’opera d’Arte. Un Club e una città unite da un legame indissolubile e da una simbiosi eterna. Nasce così “Il Napoli nel Mito – Storie, Campioni e Trofei mai visti, in mostra al Mann” un evento unico e senza precedenti che porterà l’epopea della squadra azzurra in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, custode e depositario delle più alte espressioni di opere, sculture e bellezze architettoniche del nostro territorio, testimonianza dell’assoluto splendore artistico che risiede nel cuore di Napoli. Novantuno anni di una delle squadra più amate del mondo che si intrecciano in maniera itinerante con il panorama storico e culturale, scanditi all’evolversi epocale della nostra città.

La storia del Club raccontata parallelamente al contesto sociale, in un percorso che rivela l’osmosi tra un popolo, la propria squadra e la propria terra.

“Il calcio a Napoli rappresenta lo stato d’animo di un’intera città”. E questo stato d’animo viene rappresentato attraverso la narrazione dei campioni azzurri, dei Trofei, dei cimeli, delle vittorie, dei momenti sportivi più salienti ed emozionanti, ma anche declinato dallo sguardo disincantato di un osservatorio scientifico, accademico e letterario che definisce i contorni didattici e divulgativi dello sport, impreziosendo il patrimonio evocativo e culturale del nostro mondo morale e sociale. Il Napoli nel Mito, questo il titolo Andrea Mandara, con consulenza della mostra nelle sale del MANN, grafica di Francesca Pavese e testi dal 21 dicembre al 28 febbraio 2018, di Serena Venditto, propone ideata e progettata da Alessandro un percorso dall’età pionieristica Formisano, Head of Operations, del calcio a Napoli ai giorni nostri. Marketing and Sales; una mostra della SSC Napoli fortemente La storia del club viene ricostruita desiderata, per mostrare ai tifosi e raccontata attraverso i materiali azzurri “memorie mai viste” e i cimeli di Momenti Azzurri: nel solco di una consolidata strategia un’associazione nata nel luglio 2007 di marketing che da oltre dieci anni da un’idea di Dino Alinei e Giuseppe distingue il Napoli nel panorama Montanino. I due professionisti, competitivo del calcio europeo. medico radiologo e ingegnere, Un primo appuntamento appassionati tifosi e storici di un percorso espositivo dello sport napoletano e del calcio in evoluzione che racconta alcuni in particolare, aprono alla città personaggi e tappe fondamentali e agli sportivi il meraviglioso mondo nella storia del club, ma che delle loro collezioni private ricche non esaurisce l’intero bagaglio di testimonianze di oltre un secolo di calciatori, campioni ed eventi di sport a Napoli e in Campania. che caratterizzano il Calcio Napoli, costituendo solo l’inizio di una La Mostra si avvale anche narrazione che proseguirà in futuro. delle preziosissime collaborazioni Un progetto appassionante, testardo, del mondo editoriale e giornalistico. determinato a nascere a dispetto La Rai, partner televisivo unico di ogni difficoltà, realizzato anche della mostra, ha fornito video grazie alla capacità, alla sensibilità e filmati storici che animano e alla lungimiranza “dell’illuminato” il percorso espositivo; Paolo Giulierini, Direttore del MANN, a cui si deve l’enorme impulso che il prestigioso museo napoletano ha ricevuto in questi anni.” La mostra progettata dall’architetto il Corriere dello Sport, con Alessandro Vocalelli, Direttore Responsabile, Sergio Acciarino, Direttore Commerciale, e Antonio Giordano, giornalista, che ha fornito esclusivo materiale fotografico sulla squadra nel corso di tutta la sua storia e l’Archivio fotografico Carbone, che ha messo a disposizione il suo patrimonio di immagini storiche della città e della squadra. Il Napoli Uno sguardo periferico ma profondo quello del Professor Guido Trombetti nel Mito. già Rettore dell’Università degli Dal 22 dicembre al MANN. studi di Napoli Federico II, eminente Novantuno anni di vita matematico, gran tifoso del Napoli di una squadra e della propria città che ha dato un contributo sulle uniti da un filo emotivo indissolubile. capacità didattiche della mostra Un evento senza precedenti e un verso un pubblico trasversale appuntamento imperdibile per chi dai tifosi storici alle nuove ogni giorno vive con Napoli nel cuore. generazioni che si affacciano con passione al mondo azzurro. Storie, campioni e Trofei in una Mostra inedita e mai vista Vittorio Dini, filosofo, Università prima, nel contesto suggestivo degli studi di Salerno e Oscar e pregno di leggenda del Museo Nicolaus, psicologo, Università Archeologico Nazionale di Napoli. degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, hanno collaborato alle Un Club, una squadra, una città, qualità narrative del percorso storico che intrecciano amore, cultura della mostra e alla raccolta di alcune e passione in un abbraccio unico citazioni significative riferite al calcio. e universale. Perché il Mito di Napoli è la più grande opera d’arte che la nostra Storia possa regalare… La casa dei sogni di Antonio Giordano

Chissà com’erano i campi, all’epoca, va attraversata ripercorrendo, se sapevano di polvere e caos, magicamente, un tragitto come ce li raccontavano i nonni, immaginifico che conduce dal o rappresentavano (semplicemente) Mandracchio al San Paolo l’impasto del sogno? E certo che e poi, lasciatevi andare, semmai a guardarli nelle foto, o intrufolandosi nell’ignota galassia che apparterrà con lo sguardo in quelle immagini alle generazioni che verranno. bianco & nero che racchiudono Mandracchio è un suono buffo, il fascino nostalgico del vissuto, sa d’epica o d’ironia, forse d’iperbole c’è il sospetto, neanche tanto vago, cinematografica, ma è stata un’arena, che nulla sia cambiato, un anfiteatro di quel calcio rugoso che la distanza con il resto ch’è andato in scena (praticamente) dell’universo calcistico sia rimasta tra via Cristoforo Colombo, via De immutata, forse persino dilatata: Pretis e via De Gasperi, un pallone perché in quei giorni di tanti e tanti ch’è rotolato poi nel traffico.... anni fa, c’era ben altro a cui pensare, Ma prima che s’arrivasse al tra gli echi delle guerre e gli effetti San Paolo, imponente e cattedratico, d’una crisi, tra la miseria post-bellica un santuario moderno (nel 59’) e la ricerca d’un futuro da scorgere poi sfregiato del suo passato, il calcio tra le macerie e il rumore sordo s’è lasciato andare dolcemente, di pallottole vaganti nella memoria. od ossessivamente, tra Agnano Però, che tenerezza: uomini e Bagnoli Ilva, l’Open Air e l’Ascarelli, accatastati ad inseguire una favola, il Littorio, l’Arenaccia e l’Orto Botanico a disegnarsi un microcosmo nel e ancora il Vomero, come se fosse quale restare dentro, aggrappati stampato nei versi di Starnone alla dimensione onirica (ed a volte o facesse da sfondo appassionato anestetizzante) del calcio, cappelli all’universo di un’amica geniale, lanciati al vento e braccia agitate il Napoli, ch’è una squadra, una dolce, al cielo, in un intreccio che sa di vecchia donzella che ha bisogno magia. Ma certo, sono i luoghi della d’una casa, d’uno stadio che non la memoria, rappresentano la storia, facesse sentire distante dal Mondo. e graffiano sulle pareti dell’anima Chissà come sarà il San Paolo che d’una città baciata dagli dei che verrà, semmai verrà? La sfida infinita tra rivalità e affari di Mimmo Malfitano

La suggestione del tifo tocca l’apice Nonostante la storica rivalità, Napoli quando c’è di mezzo la Juventus. e Juventus hanno concluso diversi La rivalità è storica, in parte affari. Nell’estate 1965, alla stazione è calcistica, in altra parte è politica, di Mergellina, 5.000 napoletani sociale. Napoli l’ha sempre vissuto accolsero Omar Sivori che lasciò la come momento di rivalsa, società bianconera per problemi questo confronto. Negli anni d’incompatibilità con l’allora di , quelli allenatore, Heriberto Herrera. dei due scudetti e della coppa Uefa, Con lui, arrivò anche José Altafini, l’esaltazione ha raggiunto livelli dal , nel suo momento migliore. intensi, è stato il trionfo del sud I due hanno infiammato la passione contro il nord, del meridione pigro, napoletana, ma lo scudetto è arrivato socialmente disagiato, contro soltanto 22 anni dopo. il settentrione impegnato Sull’asse Napoli-Torino, invece, nel produrre e nel tenere alta le operazioni concluse sono state l’economia del Paese. In quegli anni, dettate dalla necessità di fare cassa. il napoletano s’è sentito importante, Corrado Ferlaino, il presidente talvolta al centro del mondo. di quegli affari, dovette cedere E per una volta non per questioni Dino Zoff e José Altafini alla Juventus, di cronaca nera, ma soltanto per uno nell’estate 1972, per sistemare i conti, scudetto, il primo, vinto dopo stagioni così come fu necessario vendere di attese e umiliazioni. , in anni diversi, per Trent’anni dopo, nulla è cambiato lo stesso motivo. L’ultimo passaggio, sul piano della rivalità, ma in ordine di tempo, è stato quello della competizione si. Il progetto di Gonzalo Higuain, imposto dalla di Aurelio De Laurentiis è in continuo clausola rescissoria. Un affare progresso e, oggi, Napoli è una delle da 90 milioni di euro che realtà del calcio europeo insieme ha riempito le casse del club, ma alla Juventus. Una crescita costante, ha deluso i milioni di tifosi nel mondo che l’ha reso esempio da seguire che avevano trovato nel Pipita sia come gestione societaria sia come il campione che avrebbe potuto questione tecnica. interrompere l’egemonia bianconera. I Presidenti di Francesco De Luca

Il papà del Napoli moderno, nato Questa operazione avrebbe aperto il 1° agosto 1926, fu un trentaduenne la strada ai due scudetti e alla imprenditore mecenate, amante Coppa Uefa. Vittorie con Maradona, delle arti e del calcio. non solo di Maradona, perché Grande e sfortunato, Giorgio c’era una squadra forte, che però Ascarelli morì per peritonite sette nel tempo sarebbe stata schiacciata mesi dopo aver regalato dalla crisi economica, culminata alla città lo stadio Vesuvio, edificato nel fallimento del 2004. in meno di un anno. Primo di 24 Da quel dramma sportivo il Napoli presidenti azzurri, l’unico per ora è rifiorito. Con Aurelio De Laurentiis, ad aver costruito un impianto uomo del cinema e del fare, che di proprietà. Pur essendo a capo prese per mano quel Simbolo come di una flotta navale, Achille Lauro, fosse una creatura smarrita. ‘O Comandante, fu sempre oculato La sua intuizione fu l’inizio del negli investimenti progetto che ha riportato il Napoli nei trent’anni in cui, anche dietro ai vertici nazionali e in Champions le quinte, si occupò del club. League attraverso grandi tecnici Sindaco monarchico di Napoli, fu e calciatori, risvegliando l’orgoglio decisivo per l’acquisto di Omar Sivori della comunità azzurra. per la squadra presieduta da Roberto Fiore, garantendo a Gianni Agnelli l’acquisto di motori Fiat per le sue navi se la Juve avesse ceduto il campione. A distanza di anni, Fiore avrebbe confidato il tentativo di prendere anche Pelé. A Napoli sarebbe arrivato nel 1984 l’altro re del calcio, Diego Armando Maradona, il più bel colpo nelle 33 stagioni del presidente Corrado Ferlaino. Il Napoli per le donne di Monica Scozzafava

Più le donne sono nel pallone, a secco di gol quando il matrimonio più gli uomini sono forti con con Maria Soledad naufraga. il pallone. La metafora non sembri Il matador lascia dopo tre anni troppo fantasiosa, la storia meravigliosi in maglia azzurra, del calcio a Napoli insegna che sua moglie resta a vivere nella il gentil (ma non troppo) sesso nostra città. Ecco che Napoli ha avuto ed ha la sua influenza rappresenta scelte di vita specifica nelle sorti sportive e non e in qualche caso moniti precisi di un calciatore che vince trofei. e puntuali conferme. Spesso dietro a un grande campione I giorni nostri: l’ex modella c’è una donna che gli dona serenità, spagnola Yolanda Reina ha voluto gioia ma anche forza e convinzione tornare a Napoli dopo che il in quello che fa. Il Pibe dei momenti percorso professionale del portiere migliori corre a Buenos Aires azzurro sembrava essere lontano. a sposare Claudia Villafane, “Non si muove foglia... che donna la squadra era entrata nella storia non voglia”, parafrasando con il primo scudetto e, quasi tutta, un vecchio proverbio. non mancò all’appuntamento più Il calcio è sì talento ma anche mente sfarzoso dell’anno. La storia lega e cuore, forza delle donne. la nascita delle due figlie Dalma Che in questa città sono spesso ago e Giannina al periodo migliore della bilancia del destino sportivo del club, che poi inizia il suo dei campioni del campo. percorso in discesa con i guai Ma anche testimonial di una giudiziari dell’asso argentino. metropoli più vivibile. “Vedi Napoli Maradona è il caso che può fare e poi muori”, si dice. “Ma vivi Napoli scuola ma poi la storia ci dice nella maniera migliore”, sentenziò che Lavezzi interrompe il feeling la signora Mertens, altra lady con la città quando la sua di ferro e arbitro dei successi compagna Yanina subisce una del bomber azzurro. rapina sulla collina di Posillipo e Cavani resta un bel po’ di giornate Calcio e tv: antica passione, nuovi orizzonti di Massimo Ugolini

Fu la radiocronaca di Enrico Ameri, oltre a diventare presidente il 10 gennaio 1960, a tenere del Napoli sarebbe stato anche a battesimo il Napoli on-air. il primo a tratteggiare La prima storica puntata i contorni dello “stadio virtuale”, di “Tutto il calcio minuto un’intuizione che ha trovato la per minuto”. Bologna-Napoli definizione più chiara e fruibile terminò 4 a 1 per i padroni nel nuovo millennio con di casa ma quella domenica restò l’evoluzione dei mezzi impressa nella memoria collettiva di comunicazione. per un altro motivo: per la prima volta le partite di calcio valicavano Lo sviluppo della televisione, i confini del campo gli investimenti nella tecnologia di gioco raggiungendo, satellitare e il passaggio in diretta, una platea molto dall’analogico al digitale hanno più vasta di quella contenuta rappresentato una vera e propria nello stadio. Una vera e propria rivoluzione in grado di soddisfare rivoluzione nelle abitudini le esigenze degli appassionati. degli italiani, probabilmente Fino agli anni novanta infatti il primo mattone nella costruzione le partite in tv erano solo dell’”industria calcio”. Lo stadio “in differita”, la messa in onda San Paolo era stato inaugurato della sintesi di un tempo della da poche settimane, il 6 dicembre gara in coda a ‘novantesimo 1959 contro la Juventus, vittoria minuto’. Per ammirare il talento del Napoli per 2 a 1 con i gol di Vitali di Diego Armando Maradona e Vinicio; Aurelio De Laurentiis insomma o si andava a Fuorigrotta aveva 10 anni, certamente oppure bisognava accontentarsi non immaginava lontanamente dei ‘riflessi filmati’ la domenica che molti anni dopo, pomeriggio. Oggi invece i tifosi hanno a disposizione decine di canali in HD che trasmettono tutte le gare di campionato in contemporanea. Lo “stadio virtuale” profetizzato Un altro mondo rispetto da De Laurentiis prese forma nella alle prime radiocronache, gara di Intertoto con il Panionios eppure il denominatore comune nell’agosto del 2008, prima partita nonostante il trascorrere del tempo in pay-per-view della storia azzurra. e i cambiamenti è sempre lo stesso: Una realtà ormai consolidata negli la passione di milioni di tifosi. anni che ha ancora grandi margini di Immutato è rimasto il fascino espansione pensando allo sviluppo della partita vissuta dal vivo, della tecnologia della rete mobile allo stadio, benché attraverso internet. il processo di modernizzazione dei nostri impianti non riesca L’avvento del digitale, oltre a a tenere il passo della crescita cambiare l’offerta e la modalità dei mezzi di comunicazione. di visione, ha contaminato anche Un aspetto negativo, il processo naturale contrariamente a quanto si di trasformazione possa pensare, anche per i media del linguaggio televisivo. in quanto non è immaginabile “È un mostro!!”(Cavani); raccontare la partita dentro “...Non lo fermano più..”(Lavezzi);”... uno stadio semivuoto, senza ha segnato con la cresta!...”(Hamsik); il calore dei tifosi. Toglierebbe le telecronache trasformate, alla sceneggiatura uno degli attori modificate, condizionate anche principali. Come vedere dalla enorme massa di statistiche in tv il concerto del primo dell’anno e dati a disposizione in tempo reale. privato della platea che riempie Possesso palla, clean sheet, tiri il Musikverein di Vienna oppure nello specchio, superiorità territoriale, la prima della Scala senza spaziature, densità. il coinvolgimento appassionato del loggione. Come guardare correre a braccia alzate verso una curva vuota. ”Scusa Ameri, intervengo dal San Paolo: ha segnato il Napoli”. Azzurro nell’azzurro di Maurizio de Giovanni

C’è un motivo per cui questa E non è solo una questione urbana. è l’unica grande città che ha una Se vi metterete in viaggio, in giro squadra sola. C’è una precisa per il mondo, ci sarà sempre ragione per cui qui non esiste una qualcuno nella massa che vi stracittadina, per cui non ci sono riconoscerà e che voi riconoscerete, due fazioni contrapposte che hanno con un consapevole mezzo sorriso, colori diversi sullo stesso territorio. perché C’è un perché se qui la mattina, il tifo per l’unica squadra della città quando si entra in un bar o in un è una malattia genetica che si ufficio, non c’è alcun bisogno contrae al primo respiro e così si di capire prima di esprimersi trasmette, e la seconda e la terza quale sia il pensiero dominante, generazione delle famiglie che sono quali emozioni siano privilegiate andate via, che pure non hanno e quali soppresse. mai visto e forse mai vedranno la In questa città, e solo qui, non c’è da montagna a due vette e il golfo discutere e se si litiga è perché sono davanti, avranno una sola domanda tante le maniere di amare; criticando da fare ogni domenica sera e ogni e stigmatizzando o giustificando e volta che si giocherà, e chiederanno proteggendo, come si fa con i figli, il risultato dell’unica squadra della come si fa con le sofferenze d’amore. città. Qui tutti i cuori battono all’unisono, e se le cose vanno bene ci si C’è un motivo per cui c’è una sorriderà senza apparente ragione squadra sola, in questa città. incrociandosi negli ascensori Il motivo è che la squadra è azzurra, o negli androni dei palazzi, come la città. E che le assomiglia, alle casse dei supermercati nel bene e nel male, nelle vittorie o nella metropolitana; se invece e nelle sconfitte, nelle cadute vanno male ci si perdoneranno e nelle risurrezioni. E un’altra le scortesie e le eccessive reazioni, squadra a questa città non serve, perché il malumore altrui e non servirà mai. si specchierà nel nostro senza differenze. Mille volti azzurri per un solo racconto: il Napoli di Raffaele Auriemma

La storia è ricordo, è memoria, Un gol, una parata, un difensore è presenza costante, incancellabile. che evita una segnatura: diventa E’ racconto senza pause, da quando complicato distinguere periodi, comincia la vita di un club e fino azioni e formazioni dagli anni al fischio di chiusura dell’ultima Quaranta ad oggi. partita. Aspettando che ne cominci Ma che fa, tanto per i tifosi, una nuova, per rivivere da capo tutte i calciatori sono come figli, fratelli, quante le emozioni, indescrivibili e parenti stretti e diventa complicato irripetibili. I volti si sovrappongono etichettare quelli più bravi nell’album dei ricordi, in quella diversamente da quelli meno dotati. passione sconfinata e conosciuta Nel cuore di chi tifa, ognuno come “gioco del calcio”, in quel dei beniamini occupa la stessa macrocosmo magico chiamato posizione, anche se qualcuno Napoli. Una società sportiva, ma fa battere il cuore più di altri. soprattutto una squadra che ha E le partite si incrociano, in un gioco collezionato in quasi 100 anni della passione che ti catapulta nomi e storie, poi tramandate in una gara infinita, con una di generazione in generazione, formazione smisurata, nella quale attraverso l’eredità cognitiva di chi infilare epoche e calciatori che ha visto, di chi ha letto oppure ha avrebbero potuto giocare insieme, sentito. Indirettamente, ascoltando se solo fossero vissuti nello stesso i particolari da tifosi che hanno periodo. Sai che sfizio assistere, avuto la fortuna di esserci quando magari raccontare, un match con giocavano quei calciatori che ci Naim Krieziu e Lorenzo Insigne. rammarichiamo di non aver vissuto Ala destra veloce e potente, come nostri contemporanei. l’albanese del Napoli anni Quaranta, Ma anche direttamente, grazie a correva i 100 metri in 11 secondi racconti diventati epici con netti. E tirava forte con entrambi le voci gracchianti e familiari i piedi, la “freccia di Tirana”, di radiocronisti, prima, e telecronisti poi. acquistato nel 1947 per 18 milioni e col sangue agli occhi quando di lire. spuntavano le maglie bianconere. Si sarebbe divertito con il Magnifico, Oggi sarebbe stato colorito ed prodotto della cantera di appassionato il commento De Laurentiis, che avrebbe buttato a quella rissa che l’1 dicembre l’occhio sul lato destro per quel 1968 gli procurò l’espulsione e una proverbiale traversone a scavalcare, squalifica record di 9 giornate. che avrebbe permesso a Krieziu Anche Omar Sivori partecipò a di segnare come oggi fa Callejon. quella zuffa costatagli 6 turni di Un’alternativa per ? stop e l’addio definitivo al calcio Avrebbe fatto comodo Luis Vinicio, giocato. “Genio assoluto, esplosione visionato e poi preso nell’estate anarchica”, il commento al talento del 1955 dai dirigenti di quel Napoli, dell’argentino che con il brasiliano durante una tournée in Europa Josè Altafini avvicinò il Napoli per la del Botafogo, per affiancarlo prima volta allo scudetto. Li avesse ad Amadei, Jeppson e Pesaola. avuti Luis Vinicio, da allenatore ‘O lione avrebbe ruggito anche del Napoli a metà anni Settanta, adesso, nel 4-3-3 di Sarri, oppure probabilmente il tricolore sarebbe nel “piano B” identificato con arrivato. La regia di Antonio Juliano il 4-2-3-1. Poteva essere lui l’arma si sarebbe illuminata come un letale per battere la Juventus riflettore con quei due bomber di Allegri, proprio come fece il 6 di razza. Totonno era un “napoletano dicembre 1959, quando inaugurò atipico”, capitano a soli 23 anni e il San Paolo con un gol in acrobazia con il pregio di aver alzato la prima per quel 2-1 sulla Vecchia Signora. del Club a soli 20 anni. Nella narrazione infinita della storia Poi ne vinse un’altra nel 1976 e non azzurra non sono solo i gol segnati avrebbe sfigurato nemmeno in a fare la differenza, ci sono anche quelle portate a casa nel 2012 e nel le difese arcigne. Dino Panzanato 2014. Con quanta maestria avrebbe era un baluardo negli anni Sessanta, coordinato i movimenti di Marek un veneziano dotato di una ricca Hamsik, un “napoletano” nato per dose di “cazzimma” partenopea caso in Slovacchia, Il Napoli e le vittorie di Valter De Maggio ed , titolare Il gusto della vittoria ha un sapore della media-gol mai raggiunta in speciale, alzare trofei regala maglia azzurra: 104 reti in tre stagioni. emozioni stupende, istantanee “Campioni d’Italia” avrebbe voluto che rimangono impresse nella urlare, felice e sudato Juliano. memoria. Nell’era targata Aurelio E ci sarebbe riuscito se nel 1974-75 De Laurentiis, il Napoli c’è riuscito il Napoli avesse più di una partita tre volte. Due i successi in Coppa in trasferta, a Varese nell’ultima Italia ed uno in Supercoppa Italiana. giornata, per quei soli 2 punti di 20 maggio del 2012. La prima volta differenza dalla solita Juventus. non si scorda mai, 20 maggio 2012. Una soddisfazione che è riuscito È il Napoli di , a prendersi Giuseppe Bruscolotti, nel scenario del trionfo lo Stadio 1987, detentore del record di presenze Olimpico di Roma. in maglia azzurra (511 in 16 stagioni) C’è voglia di scrivere la storia. e che aveva in precedenza sfiorato il La sinfonia calcistica viene affidata titolo di campione d’Italia con Rudy ai tre tenori azzurri, Hamsik, Krol al suo fianco in difesa. Era il 1980, Lavezzi e Cavani. Di fronte era l’alba di una nuova epoca, fatta di la Juventus di . qualità ed esperienza internazionale, Un Napoli perfetto, straripante per condurre un Napoli tecnicamente fin dai primi minuti. Finisce 2-0. modesto ad un terzo posto che valeva La decidono Cavani dal dischetto lo scudetto. Il “tulipano volante” e Marekiaro Hamsik. L’urlo del dettò legge fino all’estate del 1984, popolo azzurro è da brividi. per poi arrendersi all’usura di quel La festa può cominciare. menisco che lo costrinse a dire basta, Emozioni indescrivibili quando e consegnare la “sua” squadra nelle , napoletano doc, mani di Maradona. Il “re” che avrebbe alza la Coppa sulle note di ‘Osurdato reso vincente il Napoli di tutte le ‘nnammorato. Tripudio. epoche, quelle passate e quelle ancora E al ritorno a Napoli, la stazione da venire. La telecamera si oscura, centrale è un oceano colorato d’ il microfono si spegne. Aspettando azzurro . il prossimo fischio di inizio. Sempre all’Olimpico di Roma, arriva Finisce con il risultato di 1-1 al 90’ la seconda vittoria. Finale di Coppa si va ai supplementari. Juve ancora Italia. Questa volta l’avversaria avanti con Tevez, ma all’ultimo è la Fiorentina di Cesare Prandelli. respiro arriva il pareggio del Pipita. Il Presidente Aurelio De Laurentiis Si va ai rigori. Si vivono emozioni che ha scelto Rafa Benitez per il dopo solo il calcio sa regalare. Sequenza di Mazzarri. Vince ancora Napoli, ma penalty per cuori forti. Protagonisti i perde il calcio. E’ una gioia a metà, due portieri Buffon e Rafael. L’ultima e niente festa questa volta. sequenza ad oltranza. Koulibaly E’ una notte difficile, prima gol. Padoin parato. Rafael è l’eroe di della gara si verificano incidenti . Ed è ancora festa. La notte di all’esterno dello stadio. Doha resterà per sempre nei nostri Nella gara protagonista assoluto è cuori. Lorenzo Insigne con una doppietta da urlo, poi i gol di Mertens e Vargas. Finisce 3-1 per il Napoli. Tocca al capitano azzurro Marek Hamsik alzare la coppa. Non c’è due senza tre. La terza vittoria arriva in Qatar, nella notte di Doha. Il Napoli si aggiudica la Supercoppa Italiana. L’ avversaria è ancora una volta la Juventus. È il regalo di Natale di Aurelio De Laurentiis ai tifosi del Napoli. Un Natale dolcissimo per i figli del Vesuvio, 22 dicembre 2014. I grandi protagonisti della sfida sono due argentini, Tevez ed Higuain. Il Napoli nel mito Storie, campioni e trofei mai visti in mostra al MANN di Serena Venditto

La mostra Il Napoli nel mito La storia di una squadra e di una si articola in tre sale al pianterreno tifoseria è raccontata attraverso del Museo Archeologico Nazionale magliette, palloni, giornali, figurine, di Napoli dove sono situate sette album, biglietti, cimeli rarissimi, stazioni che corrispondono oggetti incredibili e trofei mai ad altrettanti periodi cronologici, esposti, ma anche con filmati e permette un percorso attraverso introvabili e fotografie d’epoca che i momenti più significativi consentono di rivivere e ricordare le della storia della squadra e della gesta dei campioni che hanno fatto città. Un vero e proprio viaggio grande il Napoli, da Attila Sallustro nel tempo che ha inizio nei primi a Marek Hamsik. E il resto della del Novecento, dal «Napoli prima storia è ancora tutto da scrivere! del Napoli» dell’età pionieristica del calcio in città, ad Achille Lauro, dal Napoli Boom degli anni ’60 a Ferlaino, dagli scudetti e le coppe dell’epoca di Maradona negli anni ’80, ai trofei conquistati nell’era De Laurentiis.