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Anno IV n. 29 - giugno 2015

Emergenza Cinema Sardegna Emergenza Cinema Sardegna Nutrire il pianeta Moviementu si conta Sant’Efisio pensaci C’ho faaame! e va alla riscossa Tu Il tema della fame nel Siamo a metà anno e dei Era il primo di maggio, cinema italiano. Il diritto la festa di Sant’Efisio, a bandi ancora non se ne Cagliari, quando leg- ad un’alimentazione sana, sa nulla. L’Associazione si gevo sul nuovo nume- sicura e sufficiente per ro di “Diari di Cine- prepara a dare battaglia club” fresco fresco di tutti gli abitanti della Terra, continuando il suo percorso Marco Antonio Pani pubblicazione, una bel- la preoccupazione per la la testimonianza del evolutivo sindaco di Cagliari Massimo Zedda sul ruolo qualità del cibo, ma anche del cinema e dei cineclub nella crescita cultura- una giusta riflessione Moviementu-Rete Ci- le della città. “Sempre piu spesso” diceva il sin- nema Sardegna conta daco in chiusura del pezzo “l’Isola è scelta sull’educazione alimentare e (da ultimo censimento segue a pag. 15 sulla fame nel mondo, sono a campagna tessera- menti chiusa) più di i temi principali dell’Expo di duecento soci, e tra Milano 2015 questi una considere- vole compagine di la- E sono tematiche di voratori del settore ci- cui, nel corso del tem- ne-audiovisivo sardo. po, non poteva non oc- Antonia Iaccarino Esistiamo da più di cuparsi anche il cine- due anni, da quando in ma, che è stato sempre maniera quasi spontanea, sulla scia di una uno specchio (più o condivisa esasperazione per i ritardi e le sordi- meno) fedele dei pro- tà delle istituzioni, ci siamo scoperti numero- blemi della nostra so- si, professionalmente competenti e in pieno cietà. Vediamo, per diritto, oltre che dovere, di far presente alla Nino Genovese esempio, quel gruppo politica che il Cinema, che rappresentiamo, ol- di strani personaggi che intraprende un viag- tre a essere veicolo di cultura può diventare gio verso il Nord Italia, alla ricerca disperata di una sempre più concreta risorsa per l’economia cibo e all’insegna di un irrisolto grido di dolore: segue a pag. 14 La buona “SOLA” di Renzi vista da Pierfrancesco Uva segue a pag. seguente

Festival Ben arrivata X edizione del SardiniaFilmFestival sotto il sole di Sassari dal 22 al 27 giugno

Ecco tornare con il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno e l’inizio dell’estate astrono- mica, il SardiniaFilmFestival, pur con tutte le varianti nel corso dei 10 anni di vita, ma sempre con il costante e passionale contributo alla cul- tura. Il SardiniaFilmFestival non sarà mai una meccanica rappresentazione di attrattive ma vi- sione di opere capaci di coinvolgere e fornire gli strumenti di orientamento per interpretare il nostro quotidiano. Questa é la nostra responsa- Angelo Tantaro bilità, cogliere l’opportunità di aprire con il gior- no più lungo contro l’oscurità di questo mondo un po’ confuso. Angelo Tantaro Presidente del SardiniaFilmFestival segue a pag. 8

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segue da pag. precedente tavola riccamente imbandita e piena di «C’ho faaame!»: sono gli sgangherati protago- leccornie, a cui si accostano prima con nisti (Roberto Benigni, Franco Citti, Ninetto timidezza, poi con sempre maggior si- Davoli, Giorgio Gaber) del film “Il Minestro- curezza, fino a che la loro fame atavica ne” (1981) di Sergio Citti, apologo feroce sulla esplode in una irrefrenabile, liberato- “Fame”, intesa non solo nelle sue componenti ria abbuffata, a base di spaghetti, man- fisiologiche, sociali ed economiche, ma anche giati in piedi sul tavolo e, perfino, infi- come categoria antropologica, esistenziale e lati nelle tasche. Ed è proprio Totò, con filosofica (come non pensare alla “teoria degli la sua “maschera” popolare (che può anche rimandare all’affamato Pulcinel- la), a rappresentare meglio di altri il te- ma della fame, tanto che moltissimi suoi film sono pieni di espedienti da lui messi in atto per procurarsi il cibo: pensiamo alla gag dell’enorme sfilati- “Un americano a Roma”, un film del 1954 diretto da Steno e no, all’interno del quale è contenuto un interpretato da Alberto Sordi in Nando Mericoni (Santi Bailor) pranzo completo, in “Napoli miliona- ria” (1956 ) di ; o a “Fifa e ma anche drammatico, la figura del poverac- arena” (1948) di Mario Mattòli, in cui Totò, cio Stracci, tipico esemplare del sottoproleta- preso dai morsi della fame, si prepara una riato romano, che - nell’episodio “La ricotta” sorta di panino, con spugna, dentifricio, sa- di Pier Paolo Pasolini, inserito nel film del pone e schiuma da barba (e ciò ci fa venire in 1963 Ro.Go.Pa.G. - essendo perennemente af- Da sx Roberto Benigni, Franco Citti e Ninetto Davoli in mente la celebre scena di Charlot che, ne “La famato, divora con avidità un’intera forma di “Il minestrone”, 1981 diretto da Sergio Citti febbre dell’oro” del 1925, dopo aver bollito una ricotta, fino a morirne per indigestione. Vale vecchia scarpa, ne taglia la suola e la mangia a dire, la morte per il “troppo mangiare”: co- alimenti” in Ludwig Feuerbach?). E questi insieme con i lacci, arrivando perfino a suc- me avviene ai protagonisti de “La grande ab- “morti di fame”, alla ricerca costante di quel chiarne i chiodi, uno per uno). Nel citato “Na- buffata” (1973) di Marco Ferreri, metafora di cibo che non riescono a trovare, possono rap- poli milionaria” sono presenti anche il con- una società ricca ed opulenta, che ha perso il presentare emblematicamente il complesso vero significato e valore delle cose. Ed infatti, rapporto che la gente ha sempre avuto con il la fame ha come contrappunto l’abbondanza; cibo, costituendo parte integrante dell’imma- come i due personaggi (Paolo Villaggio e Ro- ginario collettivo ed attraversando tutta la berto Benigni) de “La voce della luna” (1990) di storia del cinema (e, in questo caso, ci limitia- , che si trovano in una sorta di mo solo all’Italia, in cui, peraltro, i riferimenti ai film incentrati su questa tematica sono tal- mente numerosi che indicheremo soltanto quelli più significativi): dalla fame vera e pro- pria degli anni del conflitto e dell’immediato dopoguerra all’abbondanza degli anni del “boom” economico (un’evoluzione che si può seguire nel film “Una vita difficile” diretto da Dino -Ri “Miseria e nobiltà”, 1954 di Mario Mattoli, con Totò ed si nel 1961 o in “C’eravamo tanto amati” girato Enzo Turco, dall’omonima opera teatrale di Eduardo nel 1974 da Ettore Scola); dal “rifiuto” e dalla Scarpetta “nausea” del cibo degli anni Settanta alla ri- cerca della genuinità, della natura e delle tra- trabbando e la “borsa nera”, e pure in “Roma dizioni gastronomiche locali. Ma se volessimo città aperta” (1945) di Roberto Rossellini, dove accostarci al tema della fame nel cinema at- Anna Magnani, insieme ad altre donne, dà traverso una serie di “flash”, ecco alcune im- l’assalto ad un forno, al grido «Fame e pane!», magini che ci balzano subito in mente, col- mentre, ne “L’onorevole Angelina” (1947) di pendoci con la loro fulgida vividezza e Luigi Zampa, va alla ricerca della pasta; la fa- rappresentatività iconica. Ad esempio, le due me dei bambini è ben descritta in “Sciuscià” famiglie di poveretti, tra i quali spicca la figu- (1946) di ; e sprazzi comici per ra di Totò, che - in “Miseria e nobiltà” (1954) di l’affannosa ricerca del cibo da parte degli affa- Mario Mattòli - si trovano di fronte ad una mati protagonisti spuntano sovente nei film con Franchi ed Ingrassia: emblematico uno di essi, “Ultimo tango a Zagarol “ (1973) di Nando Cicero, parodia del celebre “Ultimo tango a Mario Cipriani “Stracci” in “La ricotta” di Pier Paolo Parigi” di Bernardo Bertolucci, in cui il famo- Pasolini, 1963 so burro (di Marlon Brando), con grande de- lusione della partner, finisce nella pagnotta di “Paese della Cuccagna”, in cui il cibo (in questo un affamato Franco Franchi!...In “Un ameri- caso gli gnocchi) sono inesauribili, non finisco- cano a Roma” (1954 ) di Steno, ecco la vivida no mai: utopistica visione di una società in cui raffigurazione che Alberto Sordi fa del giova- il bisogno del cibo e la fame (nelle cui dinami- ne appassionato di cibo “americano”, che, che economiche sono riscontrabili le cause però, alla fine, non riesce a resistere di fronte principali dei conflitti tra persone o delle guer- a un piatto di spaghetti, che aggredisce con la re tra intere Nazioni) sono superati: ma, pur- Da sx Stefano Satta Flores, Vittorio Gassman, Nino celebre battuta: «Maccarone, m’hai provocato troppo, è solo una gran “bella fantasia”, in stri- Manfredi dal Re della mezza porzione in “C’eravamo e io te distruggo; adesso, maccarone, io me te dente contrasto con la realtà dei nostri tempi! tanto amati” 1974 di Ettore Scola magno!». O, ancora, sul versante grottesco, Nino Genovese 2 [email protected] Un gesuita al cinema Egidio Guidubaldi, nel ricordo di Oliviero Padre Guidubaldi, quel gran provocatore che creò uno spazio di cultura irripetibile Avrebbe di certo incu- confrontarsi. Un entusiasmo che ti consenti- riosito il suo confra- va di assistere a film del socialismo reale dei tello gesuita papa quali eravamo certi del valore, pur sfuggendo- Francesco. Ma, altret- cene il motivo. Il secondo luogo di apprendi- tanto sicuramente, mento – e qui parlo della mia esperienza per- dopo poco lo avrebbe sonalissima, ma (credetemi) largamente fatto incazzare. Padre diffusa – era il cinema Corallo. Nuovo Cinema Guidubaldi era fatto Paradiso ha copiato da lì, pur senza saperlo. così. Far incazzare gli Cinema di terza o anche decima visione. Ma Oliviero Diliberto altri gli veniva natura- programmavano tutto! Cinema d’annata, ov- le, spontaneo. Gli pia- viamente: tutto Hitchcock, i vecchi noir fran- ceva troppo. Complice un articolo di Gaetano cesi e americani, gli western americani (Ford Marino, apparso nello scorso numero di que- in testa), così come Sergio Leone e i suoi mi- sta rivista, molti anni dopo mi sono ritrovato gliaia di epigoni, Argento e gli horror nostra- a pensare a quel gesuita che – appunto – face- ni, ma anche Monicelli, Risi, Germi, come an- va uscire dai gangheri proprio tutti, ad inizia- che le commedie pseudosexy all’italiana. re (sia detto per verità storica) dai suoi supe- Ambiente non propriamente raffinato. Una riori. Ma era anche quel gesuita che, al volta, vi fu accoltellato a morte uno spettatore, contempo, ha offerto ad una intera generazio- ne di cagliaritani – la mia – uno spazio di cul- tura irripetibile. Il luogo: Cagliari, sonnac- chiosa città di mare adagiata sul porto, indolente, sarcastica, a suo modo involonta- riamente cosmopolita. Il periodo: la metà dei settanta del secolo scorso. I protagonisti: un gesuita pazzo, innamorato del cinema, e un pubblico fatto pressoché nella totalità di gio- vani, per lo più di sinistra. In via Ospedale – una ripida salita alla cui cima vi è, appunto, l’ospedale cittadino per antonomasia – dopo la chiesa di S. Michele e la Congregazione Ma- riana, sede storica dei gesuiti cittadini, esiste- va un cinema capiente, anch’esso di proprietà Padre Edigio Guidubaldi detto Braccobaldo il vulcanico della Compagnia di Gesù. Bene, in questo ci- gesuita scomparso nel febbraio del 1994 a 74 anni nema Guidubaldi organizzò il più formidabile cineclub (ma guai a chiamarlo così!) che la pregiudicato a sua volta. Si faceva a gara per Volantino programmazione cinema d’essai sala San memoria cittadina ricordi. Grazie alla sua individuarne la poltroncina. Il terzo luogo mi- Michele - Cagliari. Anno 1976. Tema in rassegna: fra passione sfrenata, portò a Cagliari quanto di tico era il cinema di Guidubaldi: in palese con- il <> e l’<>. Cicli: I generi meglio vi era del cinema italiano ed interna- trapposizione rispetto a quello “del Partito” (e filmici. (Archivio personale Elisabetta Randaccio) zionale. La passione cinefila di quasi tutti noi viceversa, ovviamente). Tuttavia, noi li fre- Damiano Damiani (1974). Guidubaldi chiede- si svolse lì. Formidabili quegli anni, avrebbe quentavamo entrambi: non perché ecumenici va a noi, vittime incolpevoli, chi fosse il gran- scritto molto dopo uno dei protagonisti di al- (come si comprenderà tra breve), ma perché de tentatore del titolo. Le provammo tutte. lora: ma forse non per quello che pensava lui. famelici di cinema. Così, il locale era sempre Satana, Dio stesso, uno ad uno i diversi prota- La cifra di tutto era la curiosità. Si scoprivano gremitissimo. Cinema d’autore e non solo (e gonisti del film. Nulla. Guidubaldi, al termine le cose: la vita richiedeva urgentemente di sa- certamente non film “cattolici” e/o edificanti dell’interrogatorio, decise che il grande tenta- pere, di provare, di sperimentare. Si facevano dal punto di vista religioso, tutt’altro). Al ter- tore è lo spettatore del film. Sgomento in sala. così esperienze memorabili, per noi ventenni mine, anche lì, il dibattito era obbligatorio. Secondo me, per il solo gusto di provocare, di allora: politiche, culturali, sentimentali, Ma non nel senso, come vuole una leggenda aveva inventato la cosa lì per lì. L’aneddotica personali. Il cinema ne era uno dei caposaldi. metropolitana, che Guidubaldi chiudesse a potrebbe essere infinita. Ma un episodio va Nella mia città, esistevano tre luoghi “topici”. chiave le porte per costringere a partecipare al raccontato, anche per correggere qualche (ve- Il primo era il circolo del cinema “benedetto” dibattito: la porta non era chiusa, ma nessuno niale) imprecisione del ritratto di Guidubaldi dal Partito (quello per eccellenza, con la “P” se ne andava egualmente. Guidubaldi con- proposto da Gaetano Marino nel testo citato maiuscola). Scorpacciate di impegno politico, trollava e conosceva tutti. Non avrebbe tolle- in apertura. La vicenda è – ai miei occhi – sem- sociale, resistenziale: trionfi del neorealismo. rato defezioni. Incuteva un magnetico rispet- plicemente fantastica: giudicherete voi. L’in- Film che abbiamo amato immensamente. Co- to della regola (non scritta, ma inesorabile) faticabile gesuita amava infatti il cinema, di me dire? Erano film “nostri”. Il sale della terra, del dibattito finale. Il gesuita cinefilo, letteral- cui a suo modo era molto competente. Ma, Il cammino della speranza, Rocco e i suoi fra- mente, ci interrogava su quanto si era appena purtroppo, amava anche il teatro, in questo telli, ma anche le pellicole di Chaplin, che in visto. Poi, ci offriva – ci imponeva – la sua in- caso senza capirne nulla. Si era nel 1977. Era tal modo scoprimmo essere comunista: Char- terpretazione, che sin da allora, pur giovinet- appena accaduto il fattaccio di Lama, conte- lot era dei nostri! Interminabili dibattiti. Fu- ti come eravamo, ci appariva del tutto cervel- stato e cacciato dall’università romana della mo da intossicare i polmoni per il resto dei pro- lotica, provocatoria, intelligentissima, ma Sapienza. Polemiche asperrime. Io ero allora il pri giorni. Tantissima passione, ideali roboanti sfuggente all’umana comprensione. Un esem- responsabile cagliaritano degli studenti della ma generosi e sinceri, voglia di apprendere e di pio per tutti: Il sorriso del grande tentatore di segue a pag. successiva 3 n. 29

segue da pag. precedente Federazione giovanile comunista. Svolgem- mo un’intransigente difesa di Lama, segreta- rio generale della Cgil, per noi un’icona. Bene, Guidubaldi si inventò un testo teatrale, scritto interamente da lui, e da lui interamente reci- tato insieme ad alcuni sciagurati “complici” (vittime, in realtà). Era – pensate! – una sorta di musical. Verteva proprio su Lama, lo sbef- feggiava, si incarogniva contro di lui. In un te- atrino angusto, vicino al cinema di cui ho det- to, nelle serate in cui non erano previste La tessera di un’associata al cineforum della sala San proiezioni, Guidubaldi proponeva a (massi- Michele-Cagliari. Attività anno’75 -’76. mo) cinque spettatori questa rappresentazio- (Archivio personale di Elisabetta Randaccio) ne. Per noi della Federazione giovanile comu- nista, era un affronto. Decidemmo di agire pagato quell’obbrobrio! La mia amica Anna (all’insaputa del Partito, a dire la verità: ce lo Maria, effettivamente, cercò di ucciderlo sul avrebbero impedito). Intendevamo disturba- posto (senza troppa convinzione, ben sapen- re – ma, in realtà, nei fatti, impedire – lo spet- do che l’avremmo fermata: e così fu). Il giorno tacolo. Eravamo una trentina (sei volte gli dopo, naturalmente, tutti al cinema di Guidu- spettatori abituali…) ed andammo al teatro di baldi. Guidubaldi. Pagammo regolarmente tutti il Oliviero Diliberto biglietto. Stop. Fermo immagine. Provate a ri- fletterci. Sono passati quarant’anni: vi imma- ginate oggi un gruppo di contestatori che pa- ga l’ingresso in sala? Distanza siderale. Noi invece pagammo (poco, ma pagammo). Una volta in sala, rumoreggiammo e contestammo tanto, che lo spettacolo non poté proseguire. Si scatenò il finimondo. Ma, a dirla tutta, Gui- dubaldi (autore del testo, regista, protagoni- sta, imprenditore teatrale) non chiamò, come pure avrebbe potuto, le forze dell’ordine. Si li- mitò, da solo, a fronteggiare noi, poveri unto- Cagliari, via Ospedale 8 nel quartiere storico relli. Ce ne disse di tutti i colori. Noi rispon- Stampace. Edificio dei Padri Gesuiti, sede del demmo. Se paragonati ad oggi, i toni – che ci Cineclub allora gestito da Egidio Guidubaldi (noto parevano allora concitati – erano quelli di una Bracco), fucina di cultura cagliaritana negli anni ‘70. pacata conversazione in una sala da thè. Ma Sullo sfondo la chiesa di San Michele officiata dai allora sembrava una rissa. Che fu anche quasi Volantino programmazione cinematografica sala San padri gesuiti. L’edificio sacro, rappresenta la principale sfiorata, quando il gesuita iniziò a sventolare i Michele - Cagliari. Anno 1980. Tema in rassegna: testimonianza di arte barocca in città. Annesso alla nostri soldi, quelli del biglietto, gridando “odo- “Cinema in funzione politica”.Sezione giovani (Archivio chiesa sorge l’ex Casa del noviziato dei gesuiti, oggi re di popolo”. Ci prendeva in giro. Gli avevamo personale Elisabetta Randaccio) ospedale militare (foto di Patrizia Masala) Quando il cinema “era” politica Il Centro Universitario Cinematografico a Cagliari, il contraltare “laico” del cineforum organizzato, sulla sponda cattolica, dal gesuita padre Guidubaldi Una vita fa, metà anni e serietà, forse anche troppa. In quell’anno ‘70, ebbi modo di oc- approntammo un programma di films sul te- cuparmi – in modo si- ma de l’unità d’Italia. Ricordo solo due titoli stematico - di cinema. – “Allonsanfàn” dei fratelli Taviani e “Bronte” A Cagliari fui, per una di Florestano Vancini - tutta la rassegna com- Walter Piludu stagione, presidente del CUC ( Centro Uni- versitario Cinematografico) le cui riunioni si tenevano presso la società Umanitaria, vera ispiratrice del CUC, allora dislocata in via Mo- lise. Avevo smesso da poco la funzione di se- gretario della sezione universitaria Carlo Walter P iludu che coltivava un’altra delle sue passioni, Marx del Pci. Lo ricordo perché vissi quell’e- il pianoforte e la musica sperienza al CUC come una naturale prosecu- di nicchia, tale da incrementare a molte centi- zione della politica che, in quegli anni, era naia di iscritti la forza dell’associazione. Le idealità, impegno culturale, organizzazione, “Allonsanfàn” è un film del 1974 scritto e diretto da proiezioni – la domenica mattina, nel cinema, sacrificio. In questo senso, cinema “era” poli- Paolo e Vittorio Taviani. Nella foto, rivoluzionari in dismesso da anni, “Ariston” di via Deledda – tica. Ma non era un palindromo, ovvero la po- camicia rossa e contadini siciliani. erano accompagnate dalla diffusione di una litica non era cinema, niente effetti speciali, prendeva opere di grande spessore culturale nota di commento al film. La proiezione e la nessuna spettacolarizzazione, ma molto rigore ma anche di grande richiamo, niente prodotti segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente diffusione della nota, per centinaia di persone Luigi Di Gianni, il male di San Donato costituivano l’azione di “massa”, quella che mi Tra i maestri italiani stava più a cuore. Il CUC era in quegli anni il del cinema del reale, contraltare “laico” del cineforum organizzato, Luigi Di Gianni è quello che si è mag- giormente confronta- to con la sfera etno/ antropologica. Già il Stefano Macera suo primo documen- tario, “Magia Lucana” (1958), si confrontava con la sopravvivenza di antiche forme magiche, avvalendosi della Luigi Di Gianni consulenza scientifica di Ernesto De Martino, l’etnologo che ha rivoluzionato il modo di rap- infatti, siamo posti di fronte alla immagini portarsi ai riti arcaici, spingendo ad accanto- della processione che, dalla Chiesa Madre del paese, porta la statua di San Donato in una Attuale interno della sala del Cinema dei Gesutii in via nare quell’ottica sprezzante che ha lungamen- cappella ai margini dell’abitato. Qui, la rap- Ospedale 8 di Cagliari te connotato la cultura progressista. Aderendo a questa svolta culturale, Di Gianni concepi- presentazione corale della popolazione in cor- sulla sponda cattolica, dal gesuita padre Gui- sce l’audiovisivo come mezzo atto a favorire la teo coesiste con il primo apparire di quelle dubaldi. Nella settimana successiva alla proie- comprensione di realtà arcane, mettendo in persone sofferenti che saranno protagoniste zione, nei locali di via Molise, si svolgeva la di- evidenza il modo in cui intere collettività – le- della parte centrale del documentario. Nella scussione sul film, attività che era di grande gate da forti vincoli comunitari – affrontano quale i malati, di fatto impossessandosi della importanza per Fabio Masala, direttore e gran sofferenze in parte dovute a un vissuto di mi- cappella, esplodono in gesti plateali, rotolan- seria. In virtù d’un obiettivo siffatto, egli non dosi incessantemente per terra o rivolgendosi intende semplicemente registrare il reale, ri- al santo urlando. Nell’intervista a Chiriatti, Di tenendo necessaria quell’attività ordinatrice Gianni parla di “persone in trance” cui “potevi dell’autore che non si risolve solo in movimen- camminare sui (...) piedi” senza che se ne accor- ti di macchina appropriati o in un montaggio gessero. In questa situazione limite, il regista, ragionato, ma interviene anche sulla scena, lasciandosi guidare dal proprio “istinto” nella predisponendola in modo da far risaltare gli ricerca “dei momenti più suggestivi”, è riuscito in aspetti più emblematici dell’universo cultura- realtà a restituirci qualcosa di più di singoli le rappresentato. Rispetto a questa prassi plu- brani illuminanti, a tratti accostandoci al mi- ridecennale, un’eccezione è costituita da “Il sterioso dialogo in atto tra un’umanità dolente male di San Donato” (1965), breve documentario Fabio Masala, fondatore della Cineteca Sarda e (10 minuti di durata) dedicato alla festa che si direttore del C.S.C. di Cagliari della Società Umanitaria svolge ogni anno a Montesanto Salentino, nel- scomparso nel 1994. Numerose le attività formative le giornate del 6 e 7 agosto, e che, fino a non sviluppate dalla Società Umanitaria e da Fabio molto tempo fa, portava con sé la richiesta di Masala. Ha lasciato un’ impronta indelebile nel mondo grazia al santo taumaturgo da parte di epilet- della cultura e dell’associazionismo cinematografico tici e portatori di disturbi nervosi e psicopato- internazionale logie varie. In questo caso, infatti, il regista ha eccezionalmente filmato tutto in presa diret- patròn dell’Umanitaria, perché ad essa attri- ta, conseguendo risultati espressivi sorpren- buiva un ruolo decisivo nei processi formativi denti. A tale significativa tappa di un percorso ed il suo protettore. Un confronto segnato da di nuovi operatori culturali. Io ero meno con- tra i più originali del cinema italiano, le edi- una concitazione che si placa solo nelle ore se- vinto di questo aspetto perché i numeri dei zioni Kurumuny, nel 2006, hanno dedicato il rali, quando i malati, esausti, si coricano all’in- partecipanti assidui – poco più di una dozzina volume intitolato, appunto, “Il male di San Do- terno dell’ambiente sacro e alla prevalenza del- – lo confinavano in una dimensione elitaria. nato” , in cui troviamo i contributi di diversi la voce umana si sostituisce il commento Ma avevo torto perché l’azione non era affatto studiosi, tra i quali Vincenzo Esposito, docen- musicale di Egisto Macchi, impregnato della incompatibile con l’attività di “massa”, anzi la te di Storia del Cinema alla Federico II di Na- sensibilità avanguardistica di questo composi- integrava efficacemente, contribuendo a - co poli e firma nota ai lettori di Diari di Cineclub, tore ed evocativo non di una raggiunta pace in- struire una positiva esperienza culturale per nonché un’intervista rilasciata dal regista a teriore, ma d’un dramma soltanto interrotto. E’ alcuni giovani e a fare del CUC, nel suo com- Luigi Chiriatti. L’intento dell’interessante questo, in effetti, il ruolo che Di Gianni ha sem- plesso, una tappa certo minore, ma non irrile- pubblicazione è quello di mettere a fuoco i pre assegnato alla musica: quello di far affiora- vante nell’allargamento del tessuto democrati- presupposti culturali e le conseguenti opzioni re le più riposte valenze di immagini di grande co della città. stilistiche del documentarista. D’altronde, forza comunicativa. Anche il sonoro quindi, Walter Piludu pur con le sue peculiarità, l’opera in questione partecipa dello sforzo volto a sollecitare lo spet- ne conferma alcune caratteristiche tipiche, a tatore a misurarsi con una realtà lontana, sen- Nato a Milano nel 1950, trasferitosi a Cagliari nel 1964, partire dalla proverbiale capacità di sintesi, di za liquidarla come prodotto d’un mondo arre- nel 1971,si iscrisse al PCI contribuendo a formare la sezio- cui si ha testimonianza nell’incipit, dove, in trato. D’altra parte, la rinuncia al pregiudizio e ne universitaria “Carlo Marx“ della quale sarebbe poi sta- una manciata di secondi, viene delineata una la disponibilità allo stupore sono indispensabili to segretario dal 1972 al 1974. Ha diretto l’organizzazione precisa condizione sociale. Due inquadrature per entrare in sintonia con un autore che, come giovanile del partito (la FGCI), è stato prima segretario fisse – la prima di un vicolo, la seconda d’un scrive Vincenzo Esposito, supera la spesso della federazione di Cagliari e poi segretario regionale del- bambino appoggiato a un muro di abbacinan- “oziosa (...) distinzione fra arte e scienza” perché la Sardegna. Aderì poi a Rifondazione Comunista, del te biancore – e una panoramica tra povere co- muove da quella “curiosità per gli uomini” che è la quale fu coordinatore regionale uscendone poi nel 1994. struzioni, liberano la voce fuori campo di un “base” dell’attività creativa come di quella cono- Dal 2011 è malato di SLA. Nel 2015 viene intervistato dal onere, permettendole di concentrarsi unica- scitiva. programma televisivo Le Iene sul tema dell’eutanasia mente sulla festa e sulle sue implicazioni. Presto, Stefano Macera 5 n. 29

Cinema e Turismo Il cinema nel Gargano Chi conosce il Gargano (durata poi ridotta a dodici minuti), prodotto che raffigurano com’era un secolo fa -il San come luogo da anni dalla Società Italiana Cines di Roma. La pelli- tuario di San Michele Arcangelo, inserite nel apprezzato per la vil- cola è molto importante perché è in assoluto citato documentario su Manfredonia. Peschi- leggiatura, forse non la prima girata in Puglia. Ecco le case del cen- ci. Siamo nel 1954 ed esce nelle sale «Il figlio sa che questo territo- tro, gli uomini seduti accanto al muretto; la dell’Uomo (Ecce homo. Il figlio dell’uomo)» rio da lungo tempo è piazza con la chiesa ed il grande campanile film religioso in bianco e nero di Virgilio Sa- Adriano Silvestri stato preferito anche quadrato; uno zoom sul castello in rovina; bel con Fiorella Mari, prodotto dalla San Paolo per girare importanti una donna in posa per la macchina fotografi- Film di Don Giacomo Alberione (il quale ha film da parte di registi e produttori cinemato- ca; altre scene di strada; un vecchio ed una curato la sceneggiatura) e girato l’anno prece- grafici. E cinema e turismo spesso si sono in- donna; i ruderi di una chiesa, il particolare di dente (92’, distribuito sia in 16mm che in contrati in questo bellissimo territorio del sud una scultura; il palazzo del Comune e la Catte- 35mm) tra Torre di Monte Pucci, Monte d’E- Italia. Quando nel 1958 Gina Lollobrigida par- drale. Non manca un viaggio al vicino e anti- lio, nella striscia di terra tra i laghi di Lesina e tecipa - nel ruolo della giovane e sensuale Ma- chissimo Santuario di San Michele, a Monte Varano e nella spiaggia di Capojale, poi all’Ab- rietta – alle riprese a Porto Manacore ed a Ro- Sant’Angelo, con “La Colonna dell’Arcangelo”, bazia di Kàlena ed a Rodi Garganico. Nella la- di Garganico del film «La Legge (La loi)», vista attraverso un arco e la celebre Grotta. Il vorazione prende parte attiva la popolazione diretta da Jules Dassin, estratto dal romanzo film fa parte di una serie dedicata alle località di Peschici; l’Ultima Cena avviene nella Chie- di Roger Vailland, arriva sul promontorio una turistiche Italiane e viene proiettato in Fran- sa della Madonna di Loreto; e sono coinvolti i cia, Gran Bretagna e Stati uniti d’America. Bi- pescatori della zona e i contadini dell’agro sogna attendere mezzo secolo per rivedere un nelle casette a cupola del Borgo San Nicola, set a Manfredonia, anche questo rivolto al con gli asini e le mucche nelle grotte. Il prossi- mercato internazionale: è il regista inglese mo film sarà «La Legge». Rodi Garganico. Il Ralph Thomas che gira «The High Bright piccolo Paese è coinvolto nel periodo 1954/58 Sun» (In Italia distribuito con il titolo ‘’Il Sole in due film di cui si è già detto: «Il Figlio scotta a Cipro’’), con location nella base mili- dell’Uomo» e «La Legge». Carpino. Alcune sce- tare vicino al castello di Manfredi di Svevia ed ne del film «La Legge» sono girate a Carpino anche al Monte Saraceno, a Monte Sant’Ange- nel periodo in cui il Paese raggiunge il massi- lo, a Mattinata e dintorni, per ambientare le mo della popolazione (settemila abitanti, che isole del Mediterraneo. Siamo nel 1964 ed arri- andranno poi diminuendo progressivamen- vano sul Gargano grandi attori britannici co- te). Isole Tremiti. Anche le Diomedee sono me Dirk Bogarde e Denholm Elliot o americani coinvolte in varie produzioni. Le prime due “La legge” (La loi) del 1958 di 126 minuti di Jules come George Chakiris sono: nel 1961 «The Guns of Navarone» di J. Dassin, tratto dall’omonimo romanzo di Roger Vailland e Susan Strasberg. Vi- Lee Thompson con David Niven Gregory con Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni co del Gargano. La Peck, Antony Qeen, Irene Papas (‘’I Cannoni seconda località nel di Navarone’’), prodotto e distribuito dalla Co- troupe del cinegiornale ‘’Caleidoscopio Ciak’’ promontorio coin- lumbia Pictures, con poche scene che risulta- e realizza un servizio relativo alla pellicola, volta dal Cinema è no ambientate nelle isole Elleniche e - nel 1968 poi proiettato nelle sale Italiane il 6 Novem- San Menaio, borgo - «Violenza al sole (un’estate in quattro)», film bre. Appaiono le (antiche) macchine da presa, marinaro e frazione di Florestano Vancini, girato ed ambientato il ciak e le attrezzature. È inquadrato anche di Vico del Gargano: interamente nelle isole al largo del Gargano, Marcello Mastroianni. Ma l’attrice – qui nel nel 1927 si gira uno con Bibi Andersson, Giuliano Gemma, Gun- suo unico set in Puglia – aveva rapporti con degli ultimi film mu- nar Björnstrand, Rosemarie Dexter e con l’at- “L’intrusa. Una straniera a questa regione già da lungo tempo, tanto che ti: «L’Intrusa (Una tore salentino Brizio Montinaro. Mattinata. San Menaio” film muto del nel 1950 era stata la protagonista del film «Ali- Straniera a San Me- Paese coinvolto nelle riprese del citato film «Il 1927 diretto da C. Louis na», diretta dal regista Giorgio Pàstina, nativo naio)» diretto da C. Sole scotta a Cipro». Lesina e Sannicandro Martini. È molto importante di Andria, e prodotto da Arrigo Atti, per la ca- Louis Martini e pro- Garganico. Ed eccoci nel 1965, anno in cui vie- per la storia del cinema sa cinematografica barese ‘’Acta Film’’ dei fra- dotto dalla casa di in Puglia perché soltanto telli Atti. Ma la storia della cinematografia nel produzione Garga- tre pellicole mute risultano promontorio era iniziata oltre un secolo fa ed nica Film con sede a girate nelle regione. ha coinvolto progressivamente Manfredonia, Lucera (lunghezza Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, Peschi- metri 2057). Prota- ci, Carpino, Mattinata, Lesina e Sannicandro gonista è Pina Serena, della Scuola Azzurri. Garganico, oltre alla stessa Rodi ed alle Isole Da segnalare che anche in questo Paese avvie- Tremiti. Al di fuori del Gargano si è iniziato a ne la lavorazione del citato film «La Legge». girare anche in altre due località della Daunia: Monte Sant’Angelo. Arriviamo al 1940 con il Lucera e Cerignola. Questo per fermarci al film drammatico «La Morte civile» (distribui- 1968, anno che segna il punto finale di questa to nel 1942 da Generalcine) di Ferdinando Ma- breve storia. Ma andiamo per ordine ed esa- ria Poggioli, trasposizione cinematografica miniamo i primi dieci film ed un documenta- del dramma di Paolo Giacometti, girato inte- rio, tutti girati in provincia di Foggia in que- ramente a Monte, comprese le scene in inter- sto arco di tempo. Manfredonia. Cominciamo ni, che raffigurano il Penitenziario, realizzate Rosemarie Dexter e Giuliano Gemma in “Violenza al proprio dal turismo, perché nel 1912 la Citta- nelle case di Monte. Nel cast: Renato Cialente, sole-Un’estate in quattro” di Florestano Vancini, 1968 dina (che ha già dodicimila abitanti) è la pro- Carlo Ninchi, Dina Sassoli, Vittorio Sanni. ne girato principalmente in questi due Paesi tagonista del documentario, destinato al mer- Nel film si esibisce il gruppo folkloristico ‘’La (ma anche nei centri vicini, ma ambientato cato estero, «Manfredonia, Southern Italy», Pacchianella’’. Il prossimo film sarà ‘’Il sole tutto nel centro maggiore, Sannicandro) il girato in formato 35mm. su 85 metri di pellicola scotta a Cipro’’. Vanno ricordate le immagini segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente documentario «L’antimiracolo» (87’) di Elio Film e libri in transito Piccon, con voce fuori campo del compianto attore barese Riccardo Cucciolla, film premia- Gli appassionati di cinema sono anche dei buoni lettori to alla XXVI Mostra del Cinema di Venezia con di libri? Libri in transito al cineclub FICC di Almese. Una esperienza da imitare Con il mese di maggio attenta alla nostra conversazione è intervenu- si conclude la seconda ta dicendo “non si deve fare così, pensi un po’ stagione del cineclub se tutti facessero come lei. Vede, anch’io ho di Almese, in provin- preso un libro, ma quello ritirato l’altra volta cia di Torino con dei l’ho già riportato!”. Ho subito cercato di spie- risultati molto inte- gare che si trattava di un piccolo scherzo tra ressanti. Il primo è amici, senza però riuscire a convincerla del che il numero di abbo- tutto. Ormai, Il tavolo, non più abbastanza nati, arrivati a un cen- grande per contenere tutti i libri, è diventato tinaio nella stagione il punto intorno al quale, prima e dopo i film, i 2013/14, è quasi tripli- nostri abbonati si fermano a chiacchierare di Piccon partorì l’idea di andare a girare a San Nicandro Alberto E. Calosso cato, il secondo è che letteratura e di cinema. Così, insieme all’occa- Garganico, in Provincia di Foggia, “L’antimiracolo” la trovata dei “Libri in sione di vedere un buon film è cresciuta la vo- (1964). Un film etno-antropologico tra i più riusciti del transito” è diventata una realtà consolidata. glia di scambiare opinioni tra persone le quali genere, “condotto con uno stile mai visto prima” e che, La nascita di questa iniziativa è stata del nonostante, vincitore al Festival di Venezia del 1965 del tutto casuale. Un anno fa, una nostra ab- “Leone San Marco”, uscì male nelle sale (a fine agosto) bonata del cineclub, mentre entra in sa- e venne letteralmente massacrato dalla censura, la la, ci chiede il permesso di mettere dei li- quale si accanì contro non tanto per qualche scena bri in omaggio sul tavolino dove teniamo di castissimo nudo, ma in quanto la pellicola stagliava le nostre cartelline con le schede dei film. sullo schermo una realtà in controcorrente coi fasti del D’istinto diciamo di sì senza chiedere di boom economico cosa si tratti; alla fine della proiezione film la signora in questione ci spiega di targa Leone di San Marco. Per concludere pare essere la bibliotecaria del comune di Al- corretto inserire una nota relativa a due gran- mese e di volere regalare ai nostri abbo- di centri della provincia di Foggia più volte nati qualche libro per due motivi: il pri- coinvolti nella lavorazione di film, per citare i mo riguarda la scarsa frequenza della primi set allestiti. Lucera. Già nel 1923 Genna- biblioteca e il secondo come sia inutile, ro Jovine gira interamente a Lucera il film mu- in tale situazione, tenere addirittura due to dal titolo «Maria ...vieni a Marcello», una o più copie di uno stesso libro sugli scaf- L’ingresso alla sala del cinema di Almese con libri in transito commedia prodotta dalla Garganica Film, so- fali. Dalla settimana seguente, la gente esposti cietà con sede nello stesso Comune, con l’atto- ha cominciato a chiederci perché stessimo fa- prima si conoscevano solo di vista. Insomma re napoletano Gennarino Sebastiani e con Lia- cendo una iniziativa simile e noi abbiano pen- la voglia di parlare di libri e di cinema sta con- na Vittori. Un reportage nel 1976 de ‘’Il sato di inventare un regolamento che Panorama Cinematografico’’ sul set de «Il Sol- spiegasse la nostra proposta. Abbiamo, dato di ventura», ispirato alla Disfida di Bar- quindi, esposto dei cartelli con queste letta e girato nella Fortezza Normanna di Lu- parole: Al Magnetto prima e dopo il cine- cera da Pasquale Festa Campanile, contiene ma scambio d’idee anche con i libri una intervista al regista ed a Bud Spencer nel LIBRI IN TRANSITO ruolo di Ettore Fieramosca, al fianco di Philip- Il cineclub partecipa e sostiene questa pe Leroy. Cerignola. Il primo film girato è nel iniziativa in collaborazione con la biblio- 1958 «Gambe d’oro», commedia musicale di teca di Almese. Il regolamento è ispirato Turi Vasile con Totò, prodotto per la Titanus. alla massima libertà: Le scene mostrano lo stadio, la Cattedrale, il 1. si può prendere un libro senza nuovo Cinema Corso (tuttora funzionante), alcuna formalità una casa vinicola e le strade della Cittadina. La 2. si può tenerlo oppure riportar- colonna sonora, con musiche di Lelio Luttazzi, lo dopo averlo letto è ‘’Questo è il fascino del football’’. Una parte è 3. si possono portare dei libri per riservata a Jimmy il Fenomeno, attore nativo contribuire allo scambio di idee L’interno della sala cinematografica dell’Associazione 35 mm di Lucera. Tantissimi film saranno girati a In quel momento non potevamo imma- sempre gremita Foggia e provincia negli anni seguenti, soprat- ginare che la proposta avrebbe funzionato quistando sempre più spazio, noi partecipia- tutto a partire dal 2007, con la Fondazione così bene, da non richiedere alcun altro inter- mo attivamente a questi scambi di idee e sco- Apulia Film Commission. vento da parte nostra; i libri aumentano in priamo una miriade di situazioni curiose sui modo spontaneo e sono gli stessi lettori che, gusti dei nostri abbonati. Adriano Silvestri oltre a partecipare agli scambi, si consigliano tra loro nella scelta di titoli e di autori. Un fat- Alberto E. Calosso Nota: Il testo comprende elementi tratti dalle Pagine Wiki- to molto divertente è successo poche sere fa: pedia, tutte compilate dal sottoscritto, e dedicate ai film: stavo parlando con un’amica giornalista, che è «Maria ...vieni a Marcello» (aperta il 19 Luglio 2009); anche una divoratrice di libri, prendendola «L’intrusa» (28 Luglio 2009), «Il figlio dell’Uomo» (23 Ot- amichevolmente in giro perché aveva sì porta- tobre 2011); «Manfredonia, Southern Italy» (18 Aprile to due suoi libri da aggiungere al tavolo, ma 2012) e «La morte civile» (19 Aprile 2012). ne aveva anche presi quattro. Una spettatrice Associazione 35mm 7 n. 29

Festival Sardinia Film Festival news Risponde il direttore artistico Carlo Dessì È partito il conto alla rovescia per il Sardi- nia Film Festival 2015, che, come gli anni scorsi, arriva a Sassari nell’ultima settimana di giugno: dal 21 al 27. Questa volta, però, si tratta di un’edizione davvero speciale, per- ché coincide con i pri- mi dieci anni di vita della manifestazione Grazia Brundu ideata dal Cineclub Sassari nell’ormai lontano 2006. Il direttore artistico Carlo Dessì, super-impegnato con i preparativi delle ultime settimane, ha trovato il tempo di raccontare ai lettori di Diari di Ci- Carlo Dessì, il direttore artistico della X edizione del SFF e presidente del Cineclub Sassari organizzatore del neclub le novità di quest’anno e di tracciare Festival un bilancio. calendario delle proiezioni? Quadrilatero” di viale Mancini, con proiezioni Dove spegnerete le dieci candeline di questa edizio- Ormai siamo abituati ai grandi numeri e an- pomeridiane (nelle aule) e serali (nel cortile). ne? che questa volta sono arrivati oltre 900 corti, Prima di passare ai dettagli, raccontiamo come è In uno dei posti più affascinanti di Sassari, il tra i quali ne abbiamo selezionato 60. Li pre- nato il Sardinia Film Festival. parco di Monserrato, che la sera del 21, in Il SFF, che adesso compie 10 anni, è nato a sua coincidenza con il solstizio d’estate, diventerà volta per festeggiare un compleanno: il mezzo un fondale magico per il nostro compleanno. secolo del Cineclub Sassari, fondato nel dopo- E cosa avete organizzato per i festeggiamenti? guerra da “registi-pionieri” come Nando Sca- Prima di tutto abbiamo deciso di condividerli nu, Bruno Ricci, Silvio Bredo, Pinuccio Fara, con un’altra associazione culturale molto Arturo Usai, Aldo Widmar, Domenico Arru, amata dal pubblico, non solo sardo: l’Orche- Benito Castangia. Era un gruppo che aderiva stra Jazz della Sardegna, che a giugno compie al Neorealismo e realizzava, su pellicole 16 25 anni e sarà diretta per l’occasione dal mae- millimetri, brevi film girati per le strade di stro Marco Tiso. L’evento si intitola “Jazz a Ci- Sassari e Alghero, oppure ambientati nelle necittà” ed è un omaggio ai grandi registi del- campagne, tra i pastori, o impegnati in un’in- la commedia all’italiana, come Mario Il parco di Monserrato, l’area verde di Sassari, si dagine sociale del banditismo. Un gruppo con Monicelli, , Alberto Sordi e agli stra- estende su un’area di circa 6 ettari. Sarà questa la un’esperienza enorme che ci ha trasmesso la ordinari musicisti che realizzarono le musi- location del’inaugurazione della X Edizione del SFF passione necessaria ad iniziare un progetto che dei loro capolavori: Piero Piccioni, Ar- con la magica Orchestra Jazz della Sardegna ambizioso come il Sardinia Film Festival. mando Trovajoli, Riz Ortolani. Cosa ha regalato il festival alla città di Sassari? Dal 22 si rientra nella sede storica del Quadrilate- senteremo al pubblico, dal 22 al 27 giugno, Credo che abbia regalato uno sguardo più am- ro. Quanti cortometraggi sono arrivati e qual è il nella nostra sede storica, il Polo Didattico “Il pio sul mondo. In una città che, negli ultimi 10 anni, ha visto ridursi sempre più l’offerta ci- nematografica, con la chiusura progressiva delle sale, il SFF è stato ed è una finestra aper- ta sulle varie cinematografie europee e mon- diali. Soprattutto per quanto riguarda gli au- tori più giovani. E poi ha contribuito ad allenare il pubblico a guardare i film in lingua originale. All’inizio può sembrare faticoso ma, come sa bene chi ci segue, l’emozione di ascol- tare la vera voce degli attori è impagabile. Il festival ha contribuito anche a sdoganare il valo- re dei cortometraggi? Credo proprio di sì. In dieci anni sono costan- temente aumentati gli appassionati del gene- re, felici di vedere nello stesso giorno tanti film, piccoli solo nella durata ma spesso intri- ganti e ben costruiti come i lungometraggi. Veniamo all’edizione 2015: che novità ci sono? Ce ne sono tante, ma quella che ci rende parti- La sede storica del SardiniaFF, il Quadrilatero dell’Università di Sassari in Viale Pasquale Mancini, molto seguito colarmente felici è un meeting di tre giorni di da studenti e cittadini della città ma anche provenienti da tutte le zone della Sardegna e autori dei film in concorso giovani film maker europei sotto i trent’anni, provenienti da ogni parte del mondo segue a pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente che arriveranno a Sassari dalle principali scuole di cinematografia delle loro nazioni. Il meeting è stato fortemente voluto dal Comune di Sassari e dalla Fondazione Sardegna Film Sono tanti, ma per fare solo qualche nome mi stata, lo scorso febbraio, la Baltic Film and Commission. limito a citare Bonifacio Angius, che con “Per- Media School di Tallin. Poi, a maggio, siamo Cosa avete preparato per loro? fidia” è stato l’unico italiano selezionato a Lo- stati al Corona Fastnet Short Film Festival di Abbiamo pensato a un programma piuttosto carno; Joe Bastardi, vincitore del Premio Ba- Cork in Irlanda e all’inizio di giugno al Fike di intenso. Si va dalle proiezioni incrociate di saglia al Festival del Valdarno Cinema Fedic; Evora in Portogallo. Le prossime tappe sono il film delle varie scuole agli aperitivi serali con Paolo Bandinu, che adesso lavora a Berlino, e Psarokakolo di Atene a luglio e l’Edinburgh il pubblico. Ma soprattutto è in agenda un in- che ha regalato al SFF una bellissima sigla; Short Film Festival in Scozia a novembre. In contro con un gruppo di buyers di importanti Michela Anedda, che ha frequentato un ma- ciascun festival abbiamo portato una selezio- network europei che arriveranno al festival ster all’Edimburgh College of art in Scozia, rea- ne di film del SFF, e in questa edizione ospite- per scegliere alcuni cortometraggi da acqui- lizzando la splendida animazione Cogas vin- remo film e rappresentanti di ciascun festival stare, e per svelare quali sono gli “ingredienti” citrice al SFF 2014. partner. che rendono commercialmente appetibile un Quale immagine le viene in mente, pensando al Chi vuole ringraziare per il successo di questi primi film. Sardinia Film Festival? dieci anni? E poi? Mi viene in mente una rete: una rete di colla- Prima di tutto i volontari che si sono alternati Negli stessi giorni avremo ospiti alcuni tecni- borazioni che si sviluppa a livello locale e in- in vari ruoli in tutti questi anni. Poi voglio di- ci e responsabili di Arri Italia, con cui abbia- ternazionale. re grazie al presidente Angelo Tantaro, che ha mo stretto una partnership, e i film maker po- Partiamo dal primo ben rappresentato il festival negli ambienti tranno provare le nuove cineprese e i sistemi Mi riferisco alla collaborazione con gli stu- istituzionali, e soprattutto a Nando Scanu, so- di illuminazione a basso consumo energetico. denti e i docenti dell’Università e dell’Accade- cio fondatore e vero cuore pulsante del Cine- Quindi i giovani autori verranno qui per “lavora- mia, che ci hanno aiutato a tradurre i sottoti- re”. Niente svago per loro? toli dei film e che realizzeranno servizi tve Certo che sì, abbiamo pensato anche a quello: interviste, oltre a formare delle giurie speciali. l’ultimo giorno del festival li porteremo a visi- E poi la collaborazione con i comuni di Villa- tare posti suggestivi del Nord Ovest della Sar- nova Monteleone e Bosa, che a luglio e ad ago- degna, ideali anche come set cinematografici. sto ospiteranno due sezioni distaccate del fe- Chissà che qualcuno di loro non decida di gi- stival, dedicate, rispettivamente, al documentario rare un film. e all’animazione. Altre novità? E a livello internazionale? Voglio ricordarne almeno altre due. La prima Il SFF si è scoperto una vocazione da globe è la sezione “Back to the land”, che in linea con trotter che lo sta portando in giro per l’Europa Expo 2015 (uno dei nostri patrocinatori) rac- a stringere partnership con scuole di cinema- coglie film che parlano di salvaguardia dell’am- tografia e festival di corti. Si sta sviluppando

Nando Scanu

club Sassari, che con la sua pazienza e il suo continuo e fattivo contributo ha reso possibile fin dalla prima edizione questa splendida ma- nifestazione.

Intervista raccolta da Grazia Brundu

Sardinia Film Festival Organizzato da Cineclub Sassari #cineclubss Via Bellini, 7 – 07100 Sassari www.sardiniafilmfestival.it “Cogas – racconta Michela Anedda – è un corto di animazione stop motion. E’ una favola dark nella quale vengono uniti Luogo del Festival “Quadrilatero” Uni- gli elementi fantastici tipici della tradizione sarda, con un approccio più misterioso e oscuro.” Questa animazione ha versità di Sassari Viale Mancini vinto al SFF 2014. Direttore Artistico Carlo Dessì biente e utilizzo responsabile delle risorse. E una rete europea, sancita anche dal patroci- Presidente Angelo Tantaro poi un premio per gli esordienti, intitolato a nio della Farnesina, nuovo patrocinatore del Federico Lubino, un promettente film maker festival, che va ad aggiungersi alla Presidenza *Sardinia Film Festival è un evento di eccellenza sassarese, purtroppo scomparso nel 2012. del Consiglio dei Ministri e al Mibact. ed è supportato da Diari di Cineclub A proposito di giovani: quali, tra i filmmaker sardi Quali sono i vostri partner europei? @diaricineclub visti al SFF, sono conosciuti anche fuori dall’isola? La prima maglia della nostra rete di contatti è 9 n. 29

10 [email protected] YouTube Party #9 World’s Best Nek Nomination - Zapped With Cattle Prod Visualizzazioni - 34.717 (link) La trama - Un venten- mostra delle atrocità. Un’ampia maggioranza ne versa una pluralità augura la morte del protagonista, o si diverte di superalcolici (inclu- per le sue sofferenze. Alcuni reputano che la so uno di moonshine, sua performance non sia stata abbastanza ovvero frutto di una estrema. Altri si lamentano per la scarsa qua- distillazione illegale) lità tecnica delle riprese, oppure, in maniera in una serie di bicchie- del tutto inesplicabile, criticano il ragazzo per rini. Si toglie la canot- il suo aspetto. In conclusione, le reazioni degli Massimo Spiga tiera. Inizia a bere gli spettatori mi inducono a pensare che, oltre shot, uno per uno. I agli interessanti dibattiti sui gattini o sull’ulti- drink del ragazzo sono intervallati da scosse ma boutade del politico di turno, dovremmo elettriche, somministrate con un pungolo per ricominciare a parlare della vita e della morte. il bestiame da un suo volenteroso amico. È be- Foto dal video ne notare come alcune delle scosse siano in- Massimo Spiga flitte in prossimità del cuore, e potrebbero un modello economico-mediatico il cui pro- causare la morte istantanea del protagonista. dotto principale, nonché collante, è la dispe- Poetiche Analogamente al moonshine, il video è una di- razione. In secondo luogo, rievochiamo lo stillazione illegale de “Il disagio della civiltà” studio sociologico effettuato l’anno scorso dal di Sigmund Freud e la sua visione non è con- Prince’s Trust, da cui risulta che 750.000 gio- A PPP trent’anni sigliata a chiunque abbia una qualche simpa- vani inglesi affermano di «non avere alcuna tia per l’homo sapiens sapiens. ragione per vivere». Messi in correlazione, dopo questi due fatti evidenziano un’interessante L’esegesi - Questo video è stato scelto non per le stato di cose: se la generazione dei baby boo- sue caratteristiche individuali, ma come rap- mer è stata un’incarnazione dell’Ultimo Uo- presentante di un “genere” che vanta decine mo nietzschiano (morto l’Ideale, si è dedicata di migliaia di esemplari e ha totalizzato milio- ad accaparrare roba e piaceri, vivendo nel ter- ni di visualizzazioni. La pratica del NekNomi- rore di perderli), qui ci troviamo davanti a un nate è nata in Australia nel 2014 e si è presto modello antropologico diverso. Per il primo, è diffusa in tutto il mondo. In sintesi, consiste necessaria una struttura economica di tipo nell’architettare una bravata a sfondo alcolico industriale e l’identificazione del senso della estrema e potenzialmente letale, filmarla e ca- vita con il guadagno, mentre il secondo è frut- ricarla su YouTube. Niente di nuovo, in realtà, to del capitalismo finanziario, in cui questo se non per il fatto che questo genere di inizia- nesso è in larga parte spezzato o irrealizzabile tive, in passato, non era destinata ad un mez- (da “The Wolf of Wall Street”: «[La finanza] è zo di comunicazione di massa. Ciò che è stato polvere delle fate. Non esiste, non è mai atter- fatto in nome del NekNominate coinvolge rata, non è materia, non fa parte della tavola una sorprendente varietà di animali e di fluidi degli elementi… non è fottutamente reale» e organici ed è troppo raccapricciante per esse- tutto ciò che ne consegue). Per motivi del tut- C’era nella tua voce quieta, querula, re descritto in questa sede. Ai fini di questo to estranei alle sue scelte, chi pratica il Nek- anche quando parlavi di Ninetto breve articolo, sia sufficiente sottolineare co- Nominate non produce, non vende, non gua- o di tua madre santa smemorata, me questa pratica abbia traghettato nella real- dagna, non crea, non ha un ruolo, non mira il grido trattenuto, il dispiacere tà la celebre frase di Kurt Vonnegut («Se muo- alla promozione sociale, non ha nulla da per- di chi ha lasciato (o soltanto sognato) ri in modo orribile davanti ad una telecamera, dere. È reputato “inutile”. È un martire della il giardino-recinto non sarai morto invano: ci avrai intrattenu- società dello spettacolo, ma in realtà non ne fa dove ciascuno accoglie e dona amore. to») e abbia fatto diminuire la popolazione parte, come i suoi omologhi monastici nel C’era in quel grido il Cristo, il Corsaro, planetaria di un numero ingente di unità, ti- medioevo. È l’inconsapevole reazione all’ho- Centauro che ammaestra scalpitando, picamente molto giovani. Evochiamo la canea mo oeconomicus e il trionfo completo del ni- il demone che atterrisce e che invade mediatica scatenata dal NekNominate, con chilismo. Al contrario dei punk tradizionali, è fin dentro la speranza e il desiderio, tutta la sua carica paternalistica e patetica scevro da un radicalismo politico strutturato ma c’era ancora il ragazzo che attende (com’è facile aspettarsi, incentrata su «I gio- e non potrà mai superare questa “fase” per poi alle porte del mondo vani non hanno più valori» / «Vuoto edoni- accettare un posto di lavoro in un ufficio, fare e accarezza la morte e la chiama smo» / «Sono stupidi» / «Mandiamoli in mi- un paio di figli, comprarsi un’auto ed entrare come la sola uscita sicura. niera» e via discorrendo) per metterla subito in società. Queste persone non sono strani in- C’era in quel grido questo restare da parte, perché le bastonature di carattere dividui ai margini: sono l’esemplificazione - dopo la rabbia, dopo la tristezza - etico sono vuoto onanismo intellettuale. Cer- più limpida della nuova normalità. Dovremo che conosce e patisce chiamo di empatizzare e comprendere chi ri- venire a patti con l’agghiacciante evidenza seguitando a cercare. schia la propria vita per un pugno di like sui che una generazione senza speranza è una ge- social network. Prima di tutto, possiamo ap- nerazione senza paura. prezzare come il NekNominate, inteso come fenomeno artistico (per quanto “involonta- Il pubblico - I commenti degli spettatori rie- rio”), metta in luce il disagio della società più cheggiano il dibattito mediatico sul tema sen- di quanto possano farlo gran parte dei ro- za l’ovattato filtro del politicamente corretto, manzi e dei film contemporanei: viviamo in ovvero si configurano come una sfacciata Elio Pecora 11 n. 29 Un debito da pagare. La musica nel cinema di Martin Scorsese: I casi di “The Last Waltz” e “Shine A Light” … era davvero come montaggi sono assolutamente strutturati co- origini e le sue paure di morire. Il cinema con- trasportare nei film gesti me assoli di chitarra o rullate di batteria. tribuisce a dissuaderlo dalle prospettive gio- e avvenimenti Scorsese si è fatto completamente trasportare vanili delinquenziali o sacerdotali, ma rimar- della mia stessa vita, da quella musica che proveniva dalle strade, rà sempre attratto da queste due possibilità quasi volessi interpretar- dai quartieri prima del Queens e successiva- mancate e le racconterà in tutti i suoi film. E la la per farne una storia. mente di Manhattan e di Little Italy. Un ra- musica continua a essere il suo tramite, la sua E avevo la sensazione gazzo emarginato dalla vita di quartiere ma scossa, la sua energia. Scorsese continua a la- che quelle canzoni mi osservatore speciale di quello che accadeva. La vorare su opere che lo attirano visceralmente. Pierfrancesco Bigazzi ispiravano a realizzare povertà diffusa, le controversie con il proprie- I suoi film testimoniano l’esigenza, quasi ma- tutto questo. tario di casa, le faide in strada, le gang. La niacale, di conciliare il cinema indipendente Mi permettevano di farne un film, mi indicavano musica entrava in casa e riempiva le stanze, e con la Hollywood che conta. Personaggi os- un modo poi c’erano i vinili del padre, Luciano, che a sessivamente esistenzialisti, sofferenti, disa- per trasferire quelle storie in un film. Confesso che sua volta erano stati tramandati da suo padre. dattati. Poveri cristi o diavoli tentatori. Il regi- il mio debito è incalcolabile. Il nonno di Martin, emigrante, proveniente sta si mette sempre in discussione e nel suo Martin Scorsese dalla provincia di Palermo. Le origini, italia- cinema emerge l’esigenza di individuare nuo- ne. Osservava e ascoltava i colori e i profumi ve soluzioni, nuovi linguaggi, nuove letture Esiste una colonna sonora che fa parte della della società e della vita. I movimenti della nostra vita. L’ascoltiamo tutti i giorni, spesso macchina da presa funzionano come un ri- non ci facciamo caso, ma può accompagnare flesso emotivo. Le sempre più rapide dissol- una passeggiata, come fosse un lungo piano venze incrociate, gli stacchi improvvisi, si in- sequenza, o una corsa, con ansimi e scatti, un trecciano con il ritmo della musica, che agisce ritmo serrato del montaggio. O può essere di come filtro nella percezione logica e tempora- sottofondo a una discussione, o a un caffè le, come una sequenza di fratture psicologi- preso in compagnia di amici, lasciando spazio che. Un ritmo che rimane impresso. Traumi alle parole. La musica che ci accompagna vie- rispetto al normale decorso narrativo che cre- ne da una radio in un bar, da un computer col- ano un’attrazione estremamente meticolosa. legato alla rete o da una macchina di passag- Si potrebbe dire, in sintesi, che l’arte di Scor- gio. Uno spot in televisione che si confonde sese è il montaggio. Un processo creativo che con il silenzio. Oppure musicisti che in strada ha nella musica la sua fonte ispiratrice. Scor- intonano canzoni popolari, o perfino brani da sese crede molto nei suoi personaggi e conti- Mozart o Bach. Un musicista zigano che suo- nua a esserne affascinato. Resta sempre più na il proprio antico violino. La nostra colonna attratto da strani personaggi. Combattenti. sonora personale è formata anche dal rumore Spericolati. Ossessivi. Irrequieti. Fatti da co- del tram, il chiacchiericcio sotto casa, l’urlo di Martin Scorsese disegnato dal maestro Pierfrancesco dici d’onore, rituali e segni, che spesso prova- un bambino. Tutto crea una sonorità che tra- Uva no rabbia e frustrazione immense nei con- scina le immagini delle nostre giornate. Può di quella che era la più famosa strada di Little fronti del proprio ambiente. Eroi esistenzialisti. venire da un paio di cuffie nelle orecchie. Un Italy. Elizabeth Street. Una delle vie principa- Out. Con i loro momenti di gloria. Gloria eter- disco e un film. Tutto può fare da colonna so- li. E lì, proprio la musica di quei muri, di quel- na. Personaggi pieni di sentimenti. E rimarrà nora. Trasportarti lungo le vie, su per le scale le strade, era la sua colonna sonora, o comun- affascinato dagli spazi chiusi e competitivi: di un qualsiasi hotel, oppure in un qualsiasi que una gran parte dei suoni che riempivano un ring, una tela o una tavola da biliardo, un paesino di montagna. In lunghi o brevi viaggi. la sua vita. Poi c’era il cinema. L’altra sua pas- palcoscenico. Spazi che li rinchiuderanno e, al- Sulla spiaggia, con il sole e il patino. Prima di sione, insieme a un forte atteggiamento reli- lo stesso tempo, li sosterranno. “The Last Wal- andare a letto. La musica, e tutto quello che ne gioso. I riti. L’importanza dei riti. Sono regole. tz” e “Shine A Light”, realizzati a trent’anni di fa parte, si crea durante il passare delle ore Le regole fanno parte della vita, e soprattutto distanza l’uno dall’altro, focalizzati da punti della nostra vita, come un enorme mosaico, e della vita nel quartiere. Non si può rinunciare di vista diversi, proposti da situazioni esterne molto spesso ne delinea la regia e la caratte- ai riti. Come quelli della messa. O addirittura all’agenda artistica del regista (ma gestiti rizzazione dei personaggi. Crea la sceneggia- andare con il padre, con cui non parlava mol- sempre con l’indipendenza del vero artista), tura della nostra esistenza, scena per scena. to, al cinema. Lì, alla messa e al cinema, due sono due documentari che narrano due con- Era proprio quello che succedeva anche al gio- luoghi sacri, silenziosi, era veramente libero e certi, con storie lontane e diverse fra di sé, ma vane Martin, rinnegato in casa per colpa della a suo agio. “Andando al cinema, cercava l’evasio- – nella loro peculiarità rispetto alla filmogra- sua piccola stazza, ma soprattutto a causa ne da una realtà ben diversa: e i melodrammi sullo fia del regista italo-americano - sono due ope- dell’asma che lo abbatteva durante la notte, e schermo erano molto meno minacciosi della dura re paradigmatiche della poetica cinematogra- che lo perseguiterà per molti anni. Malattie, realtà, che da ragazzo asmatico, incontrava nella fica di Martin Scorsese e del suo incondizionato disturbi fisici, che condizionano il passare dei vita di tutti i giorni.” Luoghi e riti talmente im- amore per la musica. Le parole profonde di giorni. La vita di uomo e la sua arte. Una ma- portanti da farlo studiare addirittura per di- Robbie Robertson rumoreggiano per tutto il lattia che solo una donna “magica”, dopo mol- ventare prete, per poi finire, invece, a studiare film. Lo sguardo basso e malinconico: “La tour- ti anni, è riuscita a risolvere. Una cura sciama- cinema. La vita religiosa non aveva i giusti rit- née è stata la nostra scuola di sopravvivenza – La vi- nica. Una mano sul petto, il calore e mi: “Tra l’altro Scorsese è un animale notturno, e lo ta in tournée è costata cara a molti dei grandi – E’ successivamente i sonni più tranquilli. Riti è sempre stato; da ragazzo, la sua carriera di chieri- una vita maledettamente impossibile – Questo è l’i- che ritornano, che stabilizzano punti fonda- chetto venne troncata dalla sua incapacità di alzar- nizio dell’inizio della fine dell’inizio”. Il suo è come mentali della propria storia. La storia di Mar- si per la messa delle sette del mattino.” Fin da su- se fosse un elogio funebre. Si celebrava e si con- tin Scorsese, uno dei più prestigiosi e impor- bito nei primi progetti, nei primi film, si sumava l’addio di una lunga carriera orche- tanti registi del cinema contemporaneo. Il traggono le conclusioni di quello che sarà il strale positivo spirito che ha tenuto insieme rock del cinema hollywoodiano. Film pieni di dina- progetto di vita e di lavoro del cineasta Scorsese. per sedici anni la band. mismo e movimento, di musica. Inquadrature e Il sangue, l’uomo, la sua forza, la fede, le sue segue a pag. 14 12 [email protected] Nata la scuola popolare di poesia nel quartiere periferico cagliaritano di Is Mirrionis L’impegno della Scuola popolare di poesia è quello di contribuire a rigenerare il tessuto sociale e culturale favorendo coesione e tolleranza anche come concreto ed efficace presidio di legalità Voglio comprenderti, di Gianni Rodari. Sui studierò il tuo fogli dei quaderni in- linguaggio. cominciano a prendere Alexsandr Sergeevic forma i primi versi: Puskin semplici, ingenui. Ver- si dedicati al sole, all’im- In una calda serata ca- mensa distesa del mare, gliaritana d’inizio mag- all’estate che rimanda al gio, quasi estate, con tempo delle vacanze, ai un soffio di vento che primi turbamenti dell’a- diffonde per l’aria il more. Tutti partecipa- Alessandro Macis profumo dei fiori di li- no, tranne uno scolaro mone, ed Efisio martire santo compatrono che, solitario, si rifugia della città si prepara a far ritorno nella sua all’ultimo banco. E’ un chiesetta di Stampace, dopo la consueta pas- bambino difficile, con seggiata annuale, a Is Mirrionis, quartiere una famiglia sottopro- Cagliari via Mandrolisai, quartiere Is Mirrionis. Circolo Me-Ti, una delle sedi della periferia del mondo, viene tenuta a bat- letaria che vive ai mar- deputate ad ospitare la Scuola di poesia polare (foto di Patrizia Masala) tesimo, muovendo i suoi primi passi, la neo- gini. Non vuole saper- nata Scuola popolare di poesia. In una piccola ne di partecipare al sala, sede del circolo Me-Ti, associazione im- laboratorio di scrittura. Poi, una mattina, ar- compagna di vita. Charles Baudelaire, Arthur pegnata nel sociale e partner del progetto, riva a scuola, apre il quaderno e legge ad un Rimbaud, Sandro Penna, Giuseppe Ungaretti, lontana dai rumori del traffico, dai bar e dai esterrefatto maestro una poesia d’amore de- Charles Bukowski, Alda Merini e tanti altri, negozi alla moda, il poeta e scrittore Gianni dicata ad una compagna di classe. E’ questo con i loro versi immortali terranno accesa la Mascia accompagnato dagli operatori cultu- l’humus che a distanza di qualche lustro ha fiammella della creatività, stimolando alla rali dell’associazione L’Alambicco e La mac- china Cinema (Ficc), dall’attore regista Fausto Siddi e dai rappresentanti dello studio edito- riale Typos, tutti compagni d’avventura, ha presentato ad un pubblico attento la sua crea- tura. Di questi tempi, in cui la gente ama cul- larsi nei propri solipsismi, è bello vedere la sa- la piena, lo svilupparsi della discussione e la partecipazione attiva. La presentazione, in dissolvenza, si trasforma in racconto; il rac- conto fruga tra i ricordi e retrospettivamente Cagliari, quartiere di Is Mirrionis, una delle zone perifiche a più alta densità abitativa e degradate della città (foto fa riemergere frammenti di un passato remo- di Patrizia Masala) to. Un flashback, il lungo corridoio di una scuola elementare illuminato da lampade al fatto germogliare la Scuola Popolare di poe- scrittura poetica i partecipanti ai seminari. neon, l’odore di matite temperate, di inchio- sia. Ritornando al presente, il laboratorio per- Tra i tanti progetti che la Scuola popolare di stro e sillabari. Un’aula le cui finestre danno manente di scrittura in versi, sarà ospitato in poesia sta mettendo in cantiere, il laboratorio su un cortile: la location è sempre Is Mirrio- due luoghi simbolo: un quartiere popolare, Is permanente linguistico è senza dubbio il più nis, una classe con bambini che hanno fami- Mirrionis, ad alta densità abitativa, e la sede stimolante e impegnativo. Partendo da “Su glie e un vissuto problematico. In cattedra un dell’Associazione Sarda per l’attuazione della gergu de Soparma”, lo slang della mala caglia- poeta-maestro che cerca di sperimentare un riforma psichiatrica, ospitata nell’ex manico- ritana che si parlava in certi ambienti fino a metodo didattico creativo, impegnandosi a mio di Villa Clara. Un’intrigante progetto cul- una quarantina di anni fa, la Scuola si propo- instillare in questi bambini cresciuti troppo turale che vuole condividere la cultura poeti- ne di elaborare e codificare un glossario ger- in fretta, l’amore per la poesia e la scrittura. Le ca, coinvolgendo giovani e meno giovani, di gale, che attraverso un lavoro di ricerca sul sue tasche sono gonfie di conchiglie che è an- etnie e lingue diverse, sardo compreso. Dove campo raccolga, attraverso le testimonianze dato a raccogliere in una spiaggetta del Vil- la parola, fantasmagoricamente, si trasfigura di chi ancora utilizza espressioni di quella laggio pescatori. Le posa sulla cattedra: hanno in catarsi, liberando energie e creando anti- parlata, l’argot che ancora si conserva. Con forme e colori diversi. Ognuna ha una storia corpi che sprigionano la creatività molto spes- queste premesse la Scuola popolare di poesia nascosta che aspetta solo di venir fuori ed es- so sopita. Facendo da argine alle devianze, al- può diventare un luogo in cui s’incontrano ge- sere narrata, dice il maestro. I piccoli scolari si la solitudine, alla sofferenza psichica e alla nerazioni e culture altre che esaltino la ric- impossessano delle conchiglie: c’è chi porta il dispersione scolastica. E’ un progetto ambi- chezza delle diversità, accompagnati, giusto guscio in prossimità dell’orecchio per ascolta- zioso, nato senza contributi pubblici, che per rimanere in tema, dai versi di Puskin: Vo- re il rumore del mare che si frange sugli scogli muove i primi passi autonomamente, affian- glio comprenderti,/ studierò il tuo oscuro lin- o va ad accarezzare la battigia; chi, con la cato dalla rivista letteraria plurilingue Coloris guaggio. punta della lingua, ne sfiora la superficie -gu de Limbas, diretta dal suo ispiratore Gianni Ma- stando il sapore di sale. Sensazioni che stimo- scia. Avrà come compagni di viaggio grandi auto- lano la fantasia, aiutata dalla lettura delle poesie ri che della poesia hanno fatto un’inseparabile Alessandro Macis 13 n. 29

segue da pag. 12 segue da pag. 1 Ma adesso c’è la fine: felicità di suonare ancora di tutto il territorio. Dopo una prima fase di insieme e di farlo con il meglio della musica di attività che in maniera naturale si sono tra- quegli anni, ma disagio e nervosismo come dotte all’esterno soprattutto in azioni di pro- una costante per tutto il concerto. La fine è testa e rivendicazione, in maniera altrettanto naturale, a un certo punto, Moviementu si è ritrovata nella necessità di rappresentare un interlocutore propositivo per le istituzioni, costituendosi così in vera e propria associa- zione, con un suo statuto e una precisa piatta- forma di intenti da perseguire e della quale rendere partecipi gli organi di comunicazione Il regista Enrico Pau e la sceneggiatrice Antonia e la politica. Il primo presidente, il regista Iaccarino Marco Antonio Pani, con il suo direttivo ha av- chi vorrebbe soprattutto un’organizzazione in- viato proprio questo tipo di confronto, pur terna più dedita alla vita associativa, culturale, mantenendo (secondo la mia interpretazione) anche a tratti ricreativa. Tutto questo, ripeto, vari aspetti della passata fase movimentista; a mi pare ben fisiologico visto che stiamo com- succedergli sono stata io, nel settembre dello piendo assieme un percorso: da che poco sape- scorso anno, trovandomi ben presto con un vamo uno dell’altro pur lavorando e operando direttivo molto ridotto nei numeri a causa di nello stesso settore, ecco che il movimento è varie defezioni avvenute in corso d’opera. La nato, è cresciuto, sono passati più di due anni e linea che ci siamo dati è stata quella di dar cre- in ognuno di noi si fanno spazio idee frutto di dito, fino a prova contraria, alle istituzioni, un percorso evolutivo dato proprio dalla possi- sempre dolorosa. In “The Last Waltz”, ci fu con le quali abbiamo ritenuto necessario e do- bilità che ci siamo dati di riunirci, di darci uno una grande tensione, prima dell’apparizione veroso dialogare in maniera propositiva. A statuto, una piattaforma e degli obiettivi. Per- di Bob Dylan sul palco. Non voleva esibirsi. Di- metà marzo, con l’approvazione della Finan- sonalmente, sono molto contenta di aver inco- scusse con la band. Non era sua intenzione ziaria 2015, abbiamo ottenuto dalla Regione raggiato, con le dimissioni, l’apertura di questa suonare. Scorsese lo seppe a distanza di anni Sardegna, anche grazie all’apporto di che dietro le quinte era successo qualcosa di altri esponenti del settore, l’impegno cui lui non era, in quel momento, a conoscen- in bilancio di quasi 3,5mln di euro, za. La fine è dolorosa per chiunque. Il mio è un sulla base di motivazioni ufficiali at- modo di vedere la cosa, soltanto per sottoline- tinte proprio dalla nostra piattafor- are un fatto, non vuole essere un giudizio. E’ ma. Ora però la situazione è in un una semplice constatazione. I Rolling Stones nuovo stallo: siamo quasi a fine mag- suonavano anche loro già ai tempi di “The Last gio e i bandi non sono ancora usciti. Waltz” e per i trent’anni successivi hanno suo- Complice una certa frustrazione e nato e stanno suonando ancora. Adesso stan- sfiducia (dovuta anche alla mancata no suonando da ben cinquant’anni. “È affasci- pubblicazione di bandi per lungome- nante vedere questa strana forza, questa esaltazione traggi dal 2010!), da un p aio di mesi quasi mistica, qualcosa di sciamanico, gli Stones in qua, all’interno dell’associazione, creano un incantesimo”. una crescente disaffezione dei soci si Parole di Martin Scorsese. è manifestata con un progressivo ve- “Quello di The Band è un finale con la sua pie- nir meno delle presenze agli appun- na tristezza, quella di una band che finisce il tamenti ufficiali: nulla di eclatante, suo percorso. Non credo che questo concerto piuttosto il sentore di una serpeg- sia una fine, la fine di un’epoca forse, ma non è giante perplessità, troppo spesso re- la fine del rock”. Sono le parole di Robertson a ticente a palesarsi in argomenti di inizio film. Diciassette anni di tournée non so- dissenso che potessero permettere no pochi. Ma la cosa non riguarda quegli altri, una sintesi delle varie visioni e ani- “Implosion” Tutti a Bauladu - Oistano (vignetta di Marco Antonio gli Stones. Li ho visti sul palco. Ho avuto que- me presenti tra gli associati. Sfiducia Pani) sta fortuna. Al Circo Massimo di Roma, giu- nella politica? – mi chiedevo. Sfiducia nel di- fase di ufficiale rimessa in discussione. Nessu- gno 2014. Quasi settantamila persone. Un cal- rettivo e nel presidente? Rivalutazione di me- no di noi ormai, credo, potrebbe fare a meno do atroce. Lì, quei quattro, e la loro orchestra todi di scontro frontale con le istituzioni e mal della grande possibilità di scambi e condivisio- pop. Fondamentalmente come fossero i miei sopportazione del dialogo aperto (seppure, a ne di intenti chiamata Moviementu; credo sia nonni e m’insegnassero il rock. Aveva ragione mio modo di vedere, assertivo e puntale nella un’esigenza che va ben oltre la disparità di vi- Robbie: quell’ultimo valzer fu la fine di un’epo- sostanza delle istanze portate)? Difficile dirlo, sioni, e che saprà superarla. Per tutto questo, a ca. Ma non quella del rock. ancora ora: ma ho personalmente ritenuto ne- fine mese ci riuniremo in un’assemblea gene- Parole mie. cessario, in questo scenario non ben definibile rale che sono certa porterà nuova vita alla no- ma certamente manchevole della necessaria stra associazione. A meno che – mi permetto Pierfrancesco Bigazzi energia propulsiva, di presentare le mie di- un’ultima esortazione – non indulgeremo a missioni e, dopo sette mesi di incarico, di ras- quella subdola, vaga sfiducia cui lasciamo tal- segnarle irrevocabilmente assieme al diretti- volta minare alla base tutto quanto siamo capa- vo per dare ascolto e voce a quella che definirei ci di costruire; né a certi pur comprensibili mo- una fisiologica crisi di identità: c’è chi vorreb- ti di rabbia che, manifestati, possono anche Toscano. Studente che studia, il giusto. Ma laureato. Auto- be ritrovare in Moviementu la compagine mo- placarci per qualche attimo, ma che ben poco re di corti, esperimenti video, web series post- apocalittico vimentista dei primi tempi, animata da una costruiscono e poca ragione ci danno dell’esse- (“Hydra the series” 2011/12); videoclip. Mastro luciaio tea- forza dal sapore spontaneo, un’onda d’urto che re esponenti di un settore portatore di cultura e trale tendenzialmente rock. E poi fa tante altre cose… come dia scossoni a una politica di cui diffida; c’è chi quindi di grandi responsabilità. tutti d’altronde. invece approva la prosecuzione del dialogo; c’è Antonia Iaccarino 14 [email protected]

segue da pag. 1 dalle produzioni non locali come luogo in cui girare ed esiste qui un importante movimen- to di registi, scenografi, attori”. Senza per for- za voler credere che si stesse riferendo diretta- mente a Moviementu Rete Cinema Sardegna, ma piuttosto, in senso lato, a tutta quella rete di persone che operano nella filiera cine au- diovisiva sarda, una frase come questa, detta dalla massima autorità cittadina ( e supporta- ta da fatti concreti, come l’istituzione dei ban- di “Filming Cagliari”), rappresenta per noi un risultato molto importante. Si parla finalmen- te, anche a livello istituzionale, di cinema co- me filiera. È esattamente il primo degli obiet- tivi che l’associazione si era posta fin dalla sua nascita. Fino a non molto tempo fa sembrava impossibile far capire che il cinema può esse- re una risorsa, che si tratta non di mera arte, cultura, o intrattenimento ma anche di lavo- ro, occupazione, ricchezza. E questo nono- stante alcuni produttori, autori cinematogra- fici e esponenti del mondo della cultura e Marco Antonio Pani in barberia (foto di Valentina Corona) dell’università sarda si fossero saputi unire sembra si stia tenendo conto adeguatamente (se per elaborare il testo di una legge (la legge re- si occupano di formazione, di critica, di infor- non, per ora, in linea teorica) del fatto che per fare gionale sul cinema) che già considerava il ci- mazione e promozione cinematografica. Si i film, per programmare festival, rassegne, inizia- nema una risorsa di primaria importanza sia parla di centinaia di addetti, nell’isola. Il cam- tive formative ci vuole solidità del finanziamento, dal punto di vista culturale che da quello eco- mino però è ancora lungo e i passi da fare so- continuità e puntualità. Con parole del collega e nomico e delle ricadute in termini d’immagi- no tanti. Alcune istanze, alcuni discorsi si so- socio di Moviementu Paolo Zucca (l’autore de ne per la Sardegna. Una legge che ha costitui- no imposti ma in linea generale c’è ancora “L’Arbitro”), intervenuto a fine riunione: “qui si to un passo fondamentale, nel vero senso molto, troppo da fare.Un recente incontro a progettano cineporti mentre le barche stanno af- della parola. Anzi, fondante. La rivista web Ci- Villa Muscas (presente il governatore della fondando una ad una per mancanza di gasolio”. nemecum, dedicata prioritariamente al cine- Regione Francesco Pigliaru, l’assessore alla Dopo una trattativa estenuante di Moviementu e ma in Sardegna, ha saputo fare e fa da alto- Cultura Claudia Firino e lo stesso sindaco di del resto del mondo del cinema sardo con le isti- parlante ad autori, produttori e lavoratori Cagliari Massimo Zedda, fra gli altri) sul tema tuzioni regionali (e qui vengono i complimenti (artisti e tecnici) del cinema sardo ormai da della prossima destinazione d’uso dell’ex Ma- per il lavoro svolto in tal senso dal presidente di tanti anni ed ha avuto un ruolo importante nifattura Tabacchi, ha reso evidente da un lato Moviementu Antonia Iaccarino e dal nel considerare e far considerare il ci- direttivo), i fondi in finanziaria per dare nema in Sardegna e il cinema sardo applicazione alla legge, finalmente, ci una risorsa culturale ed economica sono. Perché dunque ancora non si ve- importante. Quello che mancava, for- de traccia dei bandi? “Perchè per fare i se, era che in qualche modo venisse bandi dev’essere prima nominata la resa “visibile” e tangibile, agli occhi Consulta per il Cinema prevista dalla della politica e del comune cittadino, legge” ci risponde l’assessore Firino. E la filiera cine audiovisiva sarda, in allora, su iniziativa proprio di Paolo quanto tale. Che questa si materializ- Zucca, abbiamo presentato all’assesso- zasse sotto forma non più solo di sin- re una lista ampiamente condivisa di golo autore o produttore che si reca esponenti della filiera idonei e disponi- negli uffici a perorare la causa della bili a far parte della Consulta. L’assesso- propria futura opera, ma come picco- re dice che ne terrà conto e assicura che la folla sotto un assessorato, come de- la Consulta verrà rapidamente nomina- legazione rappresentativa di una fi- ta, che i bandi saranno pubblicati entro liera presso gli uffici dei dirigenti, giugno e che entro settembre ci saran- delle commissioni consiliari, degli no gli esiti. Cosí forse l’anno venturo, assessori. C’era bisogno che la filiera disamistade permettendo, Jimmi della si auto riconoscesse per poi raccontare una la volontà politica di includere il cinema nella collina farà amicizia con Bakunín, i pastori sardi sua visione, le sue aspirazioni, i suoi progetti, prossima “Fabbrica della Creatività”, dall’altra giocheranno a capo e croce coi minatori risaliti le sue esigenze, facesse le sue giuste rimo- l’apparente assenza, per ora, di un’idea forte, de- dal profondo, l’arbitro sarà di nuovo in serie A, i stranze attraverso articoli sui giornali, mani- cisa, e soprattutto realmente condivisa sul meri- morti di Alos risorgeranno insieme a su Re, So- festi e spot nei cinema e sul web, incontri con to. Si parla genericamente, di associazioni, di netáula ballerà chissà quanti passi con l’accaba- il pubblico nei piccoli festival e in altre svaria- Film Commission e di Cineporto (che già la pre- dora e magari alla fine è proprio vero che tutto te occasioni. Questo è il lavoro che è stato fat- cedente amministrazione dichiarava pratica- torna e tutto tornerà. E forse torneranno anche i to in questi due anni da Moviementu. Ora ap- mente cosa fatta) ma non pare si tenga conto del- benedetti bandi. Come si dice: meglio tardi che pare più chiaro a tutti che esiste una vera e le indicazioni date a più riprese dalla filiera in mai. Ora però, Sant’Efisio Glorioso, pensaci tu a propria filiera in cui operano tutti coloro che merito alle caratteristiche che un Cineporto in fare che il tardi, anche quest’anno, non diventi partecipano direttamente o indirettamente Sardegna dovrebbe avere per essere utile e fun- mai. Se mi esaudisci, ti prometto un film. non solo alla realizzazione di film, corti, docu- zionale al lavoro cinematografico e al suo svilup- Marco Antonio Pani mentari, serie web, serie tv e quant’altro, ma po in una regione dalle caratteristiche geografi- anche gli esercenti cinematografici, coloro che che così varie e accidentate. E meno ancora Regista e socio di Moviementu Rete Cinema Sardegna 15 n. 29

Al cinema La regola del Kanun di “Vergine giurata” Alba Rohrwacher protagonista dell’opera prima di Laura Bispuri C’è una società, tanto arcaica andando in- dietro nel tempo quan- to a noi geografica- mente vicina (Albania settentrionale e Koso- vo), che applica anco- ra l’antica legge me- dievale del Kanun, un Michela Manente codice severissimo ba- sato sull’onore che, escludendo la donna dalle scelte in società e precludendole ogni diritto, le permette di “trasformarsi” in un uomo dopo aver fatto so- lenne giuramento di castità. Al centro dell’o- Alba Rohrwacher (nel film Hana/Mark) in “Vergine giurata”, 2015 diretto da Laura Bispuri pera prima di Laura Bispuri c’è la scoperta del Kanun e c’è Alba Rohrwacher (“Le meraviglie”, della forza che il fiore degli anni e la curiosità matrimonio, cambia improvvisamente sesso “Hungry Hearts”, “Il racconto dei racconti”): le conferiscono. Si trova un lavoro, poi un ap- svegliandosi donna. Nel film della Bispuri, voluta, ricercata, assolutamente necessaria al partamento e incontra un uomo. Con Lila leg- però, la metamorfosi è voluta quanto obbliga- compimento del progetto. La regista romana ge una lettera che la madre ha voluto scrivere ta e il ritorno alla femminilità lento e trava- è voluta partire dal romanzo omonimo della alle due figlie prima della morte. Canta con lei gliato. L’esordio della regista dei pluripremia- scrittrice albanese Elvira Dones (Feltrinelli nel locale dove si esibisce e recupera il rappor- ti corti “Biondina” e “Passing time” è stato editore, Milano, 2007), un libro scritto in lin- salutato da una serie di riconoscimenti anche gua italiana e che in albanese porta il nome internazionali (una nomination ai David di della protagonista, Hana. Nel romanzo, come Donatello e il Premio Nora Ephron al Tribeca nel film, si assiste a una scelta durissima com- Film Festival) dopo essere stato presentato in piuta da una donna: quella di rinunciare alla anteprima alla Berlinale 2015 come unico film propria verginità, sacrificando la femminilità italiano in concorso. La regista romana ha gi- di nascita per essere libera, in un mondo ma- rato “Vergine Giurata” tra l’Albania e Bolzano schilista dove ciò che conta è unicamente pre- grazie a una co-produzione internazionale. Il rogativa dell’uomo. Dopo aver perduto en- film, lento e statico ma emozionante per la fo- trambi i genitori la protagonista Hana è tografia robusta sugli scorci di una natura se- accolta nella famiglia dello “zio” montanaro vera, deve molto al carisma della protagonista Gjergi, dove trova una “mamma” premurosa e e si perde un po’ nel taglia e cuci degli intrecci una “sorella” coetanea a cui rimarrà indissolu- sul piano temporale, rendendo talvolta diffici- bilmente legata, Lila. Mentre quest’ultima le per lo spettatore la ricomposizione di fabu- matura un’esigenza di libertà che la porterà alla fuga in Italia con il suo amato, Hana con- quista o crede di conquistare la sua indipen- denza imparando a pascolare le pecore, a cac- ciare e finendo per negare la propria natura di donna. Frequenta il circolo di Gjergi e si veste come lui, gira libera per i boschi indurendosi per poter essere rispettata come solo un uomo sa esserlo, con la sigaretta in bocca e il fucile in spalla. Per lei la metamorfosi appare l’unica via per sfuggire ad un destino segnato, forse a un matrimonio combinato come era stato per La regista Laura Bispuri Laura e Alba sul set la sorella; la scelta dettata dall’istinto segnerà tutta la sua esistenza. Così per molti anni di- to con sua figlia adolescente. Lontana dal Ka- la e intreccio. Altri due particolari sono da sot- venta Mark. Ma in un percorso a ritroso, dopo nun e dalle aspre montagne albanesi si ri- tolineare: l’insistenza sul corpo di Hana la morte degli zii adottivi, la protagonista sa- prende la sua identità riscoprendo il piacere ripresa da una telecamera a spalla con fre- crifica il proprio giuramento, per riscoprire di essere una donna. La storia di Hana sfugge quenti inquadrature da dietro la nuca e la mu- poco a poco il proprio onore e per tornare ad all’interesse etnografico per divenire la vicen- sica solo a tratti e ripetuta con un evidente ef- essere se stessa. Lascia la sua terra, arriva in da di un corpo e anche di una mente che sof- fetto straniante. Ma i piani temporali che si Italia e qui percorre un cammino che è un frono, di una sessualità negata e abbruttita succedono (il prima che si interseca col dopo continuo e delicato attraversamento di due sotto lo sguardo di montagne “fatte di occhi in una cronologia originale) e le metafore del mondi diversi e lontani: Albania e Italia, pas- che osservano e proibiscono, di silenzi”. Con- dentro e fuori, del sotto e sopra sono le due sato e presente, maschile e femminile. In una tinuando il parallelismo con la letteratura, note maggiormente caratterizzanti questo Milano anonima incontra Lila e la sua famiglia. viene in mente il romanzo di Virginia Wolf particolare esordio. Sopporterà, ospite inattesa, di essere mal accolta “Orlando” in cui il protagonista, già androgi- nel piccolo appartamento della sorella e dalla sua no e refrattario alla società patriarcale tanto figlia adolescente, moderna, irriverente, piena da rifiutare, da cortigiano, qualsiasi ipotesi di Michela Manente 16 [email protected] XXXIII Edizione Valdarno Cinema Fedic Acqua sotto i ponti Ne scorre di acqua nel cinema di Franco Pia- voli, scrosciano torren- in coro “Un senso” di Vasco Rossi, che si ascol- ti e gorgogliano fiumi ta in coda al film. 400 bambini che ridonano al immortalati nella loro cinema la sua dimensione di esperienza con- placida trasparenza. divisa, partecipata, inglobante e profonda- La strada che da Arez- mente intima. Credo che alla fine il ponte più Sergio Sozzo zo porta a San Giovan- solido sia proprio questo qui. Le persone che ni Valdarno, incrocia e fanno Valdarno Cinema Fedic lo sanno, è sorpassa diversi torrenti e corsi d’acqua. Io scritto nei loro sorrisi e nella loro disponibili- che vengo dalle campagne infinite del meri- tà inesauribile. E molti del pubblico hanno do- dione mi sorprendo sempre come un bambi- Franco Piavoli no, quando devo attraversare un ponte, e così il tragitto verso il Masaccio mi pareva già ogni imminente “Siberia”, finanziato in crowdfun- mattina un racconto del festival colto nel suo ding, tiene meravigliosamente insieme tutte svolgersi. Le manifestazioni di cinema somi- le coordinate del festival, a partire ovviamen- gliano ai posti che le ospitano, la sensazione te dal Premio Marzocco a lui dedicato: l’utiliz- che ti provoca una visione non è mai scevra zo della dimensione “dal basso” accomuna dalle influenze del dove e come l’hai potuta af- Abel ai giovani videomakers come quelli pas- frontare. In questo il Valdarno Cinema Fedic sati in concorso, più avvezzi a queste dinami- è soprattutto la sua storia, il calore e la passio- che, e la formula è la stessa discussa in un in- ne di chi la rinnova di anno in anno: chi come teressante dibattito in coda alla proiezione me è abituato alla disillusione e al cinismo del virtuoso “Io sto con la sposa”. Ecco, pro- sferzante che animano i corridoi dei posti di prio come fanno i ponti, quando un festival di cinema si è lavato la faccia e il cuore in una cinema è venuto fuori bene, ti rendi conto che sorgente fresca, zampillante e accogliente. poi magicamente le cose si tengono tutte tra Penso ai giovani premiati dalle giurie, incro- di loro, attraverso connessioni inaspettate, ciando i loro sguardi davanti ad una birra in inconsapevoli, a volte inspiegabili. E quando piena notte senti quell’urgenza e quella deter- esci dalla sala ti colpisce la presa di coscienza Abel Ferrara fotografato da Silvio Del Riccio che è minazione del voler fare cinema, che è sem- di stare trovandoti proprio nel posto giusto, fotografato da Blanket pre una lezione benedetta. Fonti, cascate, proprio davanti a quello schermo lì, per quello vuto asciugare qualche lacrima, quando la vo- ponti: Abel Ferrara è uno tsunami ma ti per- che vale. Venerdì mattina entro in sala al Ma- ce di Vasco ha lasciato il posto al dibattito con mette di surfare sulle onde della sua clamoro- saccio per rivedere un pezzo di “Educazione i giovani delle elementari e medie, Se vi rac- sa capacità di pensiero d’artista, bisogna stare Affettiva”, e mi ritrovo ad assistere ad un contano che non è vero, che non piangevano, attenti per non perdere l’equilibrio, ma non è istante di una potenza viscerale infinita, con sappiate che sono loro quelli che stanno men- detto che anche finendo sottacqua il tuffo non queste scolaresche chiassose e festanti che tendo. possa essere purificante, e rinnovatore. Il suo iniziano a battere le mani a tempo e a cantare Sergio Sozzo

Il primo premio L’isola che c’era Il documentario su “Scano Boa” continua a ottenere prestigiosi riconoscimenti. il regista rodigino Alberto Gambato vince il Premio Marzocco simbolo della Città di San Giovanni V.no, intitolato a Marino Borgogni, alla migliore Opera in assoluto “L’isola che c’era”, inoltre si aggiudica anche il Premio speciale Amedeo Fabbri come miglior cortometraggio: per la maturità espressiva e per l’interesse della storia, raccontata con semplicità e con senso dello spettacolo nell’ambito della ricostruzione storica. Il racconto dell’autore e gli omaggi al presidente del circolo FICC di Adria Vittorio Sega, per averlo spronato all’opera Potrei dire semplice- senza una vera ricompensa. È “colpa” di Vitto- mente che è tutta “col- rio Sega – presidente del Circolo del Cinema pa” di Vittorio Sega. di Adria aderente alla FICC – la telefonata con Se si può definire -co cui nell’aprile del 2013 mi chiede di intervista- me “colpa” il legame re Lamberto Morelli, di ritorno in Polesine da meravigliosamente Roma (sua città adottiva) per il funerale del ossessivo con una sto- fratello Giancarlo. Quasi ogni rodigino cono- ria del cinema polesa- sce Giancarlo Morelli, una delle personalità Alberto Gambato no da sottrarre alle in- pubbliche della mia città più importanti del giurie del tempo, giorno ‘900, sindaco comunista del capoluogo nei dopo giorno, da 60 anni. Come una missione Da sx Lamberto Morelli e Vittorio Sega segue a pag. seguente

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segue da pag. precedente fronde mosse dal vento, impastati alla voce delicati giorni del 1951, in cui il fiume Po pri- continua e sicura di Lamberto Morelli. Come ma urla e poi si acquieta, lasciando il nostro le storie incredibili ascoltate in penombra da territorio a fare i conti con una ricostruzione piccoli, prima di addormentarci nella nostra materiale da effettuare ed un esodo umano cameretta. È dunque tutto accaduto o tutto impossibile da evitare. Quasi nessun rodigino deve ancora accadere? Non ho una risposta, conosce Lamberto Morelli; nemmeno io, che mentre guardo i due Leoni per il Miglior Cor- durante le 2 ore di intervista lo scopro essere tometraggio ed il Miglior Film assoluto che la l’ultimo sopravvissuto di quella troupe (e del giuria del Valdarno Cinema Fedic 2015 ha as- cast: interpretava il prete…) di autodidatti e segnato al film. Un film a cui continuo ad -as pionieri del cinema polesano capitanati da Foto ricordo con il vincitore: da sx Steve Della sociare l’aggettivo “piccolo”, perché fatto te- Renato Dall’Ara, che nel 1954 pensarono con Casa, Marisa Borgogni, Stefano Beccastrini; Alberto nendo ben presente il valore della povertà che un cortometraggio di ricostruire un fatto di Gambato, Valentina D’Amico, Simone Emiliani l’esperienza morelliana/dall’ariana e tutta la cronaca avvenuto pochi mesi prima nel pro- cultura polesana portano con sé. Per questo fondo - ed allora misero - delta del Po. Duran- qualche mese, poi la voce di Morelli mi obbli- motivo - sia ad avviso del film che mio - la se- te un funerale in barca di un pescatore, nei ga a recuperare il corto del 1954. Con Vittorio lezione al Festival era l’unica vittoria pensabi- dintorni dell’ultimo isolotto tra Po ed Adriatico ci troviamo davanti a due copie: la prima in- le. Ne sono arrivate altre due: Franco Piavoli tonsa, la seconda marcata FEDIC, in basso a presente alla proiezione del film ed il dibattito destra. Di chi sono i diritti del film? I contatti successivo - insieme agli autori del bel “L’A- telefonici di FICC e FEDIC (e l’esperienza) di more Ormai” - orchestrato dal direttore del Sega sono provvidenziali, perché in breve Festival, Simone Emiliani; una coccola - que- tempo veniamo a sapere che la FEDIC custo- sta - sempre più rara per ogni filmmaker. Do- disce nel proprio archivio una copia del film, po tutto ciò, il ritorno in auto a Rovigo è stato ma senza possederne i diritti esclusivi. Che di una dolcezza indicibile, tanto quanto la cosa ancora non conosco? Eccomi con le spal- dormita che ne è seguita. La telefonata di le al muro nel dovermi recare sul delta, il luo- Chiara , che mi ha pregato di tornare già il go polesano che meno ritengo nuovamente giorno dopo a San Giovanni Valdarno per riti- Una foto da “L’isola che c’era” filmabile. Alla fine, a Scano Boa ho trascorso rare un premio assegnato al film, mi ha fatto tre giorni, praticamente da solo, vagando con istantaneamente pensare a questo Polesine in chiamato Scano Boa, era stata data alla luce l’attrezzatura sulle spalle. Prima i suoni, poi le cui ho scelto di tornare a vivere e lavorare, ma una bambina. Fine ed inizio; ma il delta è fine immagini, come fossi sulle tracce impossibili soprattutto a Lamberto e Vittorio. Li ho tenuti od inizio? Ecco, sono partito da qui, quando di un film girato troppo tempo addietro per in testa per tutta la durata del ritorno a San ho pensato che cosa fare di questa intervista, sperare di trovarne reperti sull’isola. Ma di Giovanni. Lo sto facendo anche adesso, dopo aver esaudito la consegna - o sarebbe questo poi consterà e parlerà il film: la ricerca nell’attesa di consegnare a loro i due Leoni, meglio dire il desiderio - di Vittorio Sega. (im)possibile di qualcosa di (non) avvenuto, tra pochi giorni. Sono le persone giuste per Lamberto Morelli torna a Roma, Vittorio Sega in un luogo che ogni giorno muta per accu- custodirli. torna ad Adria per gli impegni del circolo FICC mulo di materiale portato dal fiume; proprio che sempre lo tengono impegnato. Io attendo come si accumulano i suoni di uccelli, acqua e Alberto Gambato Il rito Valdarno Cinema Fedic da 33 anni a San Giovanni Valdarno Mi piace pensare al Valdarno Cinema FE- DIC come ad un “ri- to”. Un rito laico con norme e consuetudini che ne scandiscono lo svolgimento. E’ bello, ogni anno, ritrovarsi tra amici e percorrere Roberto Merlino insieme le stesse stra- de, mangiare nelle stes- se trattorie e magari sedere al cinema nello stes- so posto dell’anno precedente! Lo scorrere La mattinata del 6 maggio, incontro degli autori iscritti a cineclub della Fedic. Il regista Franco Piavoli ha moderato regolare del rito dà sicurezza e tranquillità: e commentato le opere proiettate nello “Spazio Fedic” con grande interesse non solo da parte degli autori stessi non ci sono brutte sorprese e tutto diventa ri- ma anche da parte del pubblico (foto di Angelo Tantaro) lassante, anche se -per non perdere nulla dei molteplici eventi- si è costretti ad una corsa percorso”, destinato ad essere emendato. La tranquillizzare, c’è stato un veloce scroscio (la continua. E anche questo fa parte del rito! Nel reiterazione ci fa capire che il “rito” ha subito nuvola di Fantozzi limitata a San Giovanni Val- rito ci sono dei “punti fermi” e quando ne vie- una variazione. Altra caratteristica del Valdar- darno?) che ha confermato la tradizione. Detto ne a mancare uno… tutti se ne accorgono! Per no Cinema è la pioggia: non ricordo edizione, questo, non vorrei dare l’impressione di un questa 33.a edizione, per esempio, non c’era il negli ultimi vent’anni, senza ombrello. Anche Valdarno Cinema FEDIC a dimensione di bu- tradizionale striscione del Festival tra i palaz- questa componente del “rito” sembrava desti- rosauro, tutto ancorato ad un passato incrosta- zi in prossimità del cinema. Ad onor del vero nata ad abbandonarci: le previsioni davano to di ragnatele e incenso. Tutt’ altro! Grazie al non c’era nemmeno lo scorso anno ma, allora, “sole a pomatta” per tutta la durata del Festival. lavoro attento e professionale di un Comitato si era pensato ad una sorta di “incidente di Poi, non si sa come né perché, quasi a volerci segue a pag. successiva

18 [email protected] segue da pag. precedente Una rivoluzione a colpi di bouquet all’altezza della situazione,il Festival ha saputo coniugare il passato col presente, il cinema con altre forme d’arte, la comunicazione carta- Lei disse sì, il documentario di un cea con quella digitale, ecc. In platea abbiamo matrimonio speciale on the road visto giovanissimi assieme a veterani, pronti a confrontarsi, sia negli innumerevoli dibattiti Presentato nell’ultima giornata del Valdarno Cinema Fedic, il “ufficiali”, sia -in modo del tutto informale- sulle scale del cinema, nei momenti di pausa. film racconta l’impossibilità del matrimonio per due persone Questo “dialogare”, a mio avviso, è stata la cosa dello stesso sesso; per questo Lorenza e Ingrid hanno scelto più bella e produttiva di un Festival che, pure, ha potuto contare su eventi e personaggi di di sposarsi in Svezia grande spessore. Tra questi, senza voler far Inseritosi con sponta- senza giri di parole né eccessi il significato alla torto agli altri, mi piace ricordare l’affettuosa nea continuità quale base di ogni scelta quotidiana: l’amore. In partecipazione di Franco Piavoli che, come uo- ultimo evento del Fe- questo caso il matrimonio, più che un passo mo e come artista, ha fatto innamorare tutti i stival di Valdarno, che obbligato, diviene un atto politico: in un pe- presenti. Voglio citare, in proposito, la frase di ha visto passare espe- riodo storico in cui si è persa ogni fiducia nel un ventenne, detta col cuore dopo aver visto in rienze audiovisive co- “contratto” nuziale con lo Stato, ormai identi- sala un vecchio film di Franco: “Cavoli,… que- muni e affini, tra il ficato e liquidato come una pratica borghese sto sì che è cinema!” Come tutti i “riti” a cui te- crowdfunding, quello superata, quello di Lorenza e Ingrid, anche se Giulia Marras niamo, ovviamente, dobbiamo operare al me- annunciato da Abel poco contemplato all’inizio della loro storia, è glio affinché, stando al passo coi tempi, anche Ferrara per il suo prossimo film “Siberia” o diventato pian piano una necessità non perso- le inevitabili imperfezioni vengano sanate, si- quello di “Io sto con la sposa”, e i documentari nale, ma collettiva; una rivoluzione dei nostri ano esse piccole (speriamo venga nuovamente proposti in concorso come i vincitori “Rada” tempi per rivendicare l’uguaglianza e il pro- innalzato lo striscione!) o grandi. Come Presi- di Alessandro Abba Legnazzi o “L’isola che c’e- prio diritto civile a sposarsi con chiunque lo si dente FEDIC, voglio ricordare che il Festival di ra” di Alberto Gambato e ancora l’esempio di desideri, nel proprio paese, senza dover arri- San Giovanni Valdarno è uno dei nostri fiori “Educazione Affettiva” di Federico Bondi e vare per forza in Svezia o in altre nazioni, in all’occhiello e, in quanto tale, facciamo di tutto Clemente Bicocchi, “Lei disse sì” ha concluso cui il matrimonio tra omosessuali è già legal- per renderlo sempre più “importante”. Questo perfettamente il per- mente riconosciuto. Il comporta anche l’esercizio di una “critica co- corso affrontato sulle gesto delle due ragaz- struttiva”, per segnalare eventuali pecche e produzioni dal basso ze di Firenze illustra suggerirne i correttivi. Tutto nel chiaro inten- e sulle nuove realtà senza retorica o risen- to di far sì che il Valdarno Cinema FEDIC con- culturali e sociali che timenti l’unica, com- tinui ad essere un imprescindibile punto di ri- stentano ad emergere plicata, possibilità per ferimento per gli Autori FEDIC (e non solo). dai canali tradiziona- due donne di divenire li. L’opera prima di “moglie e moglie”, che Roberto Merlino Maria Pecchioli nasce non tutti possono per- Presidente Fedic infatti come video-blog, mettersi: ma “Lei dis- diario on line che ha se sì” non lascia spa- raccontato, fin dai pri- zio alle lamentele, si mi momenti, il viag- Lorenza e Ingrid, le belle spose apre invece alla spe- gio di Lorenza e In- ranza che l’esempio si grid verso la Svezia e il matrimonio. Alla fine trasformi in opportunità per tutti. Aiutato di questo viaggio, gli episodi pubblicati in certamente dalla bellezza dei panorami, tra i tempo reale sono diventati, insieme ad altro laghi e le foreste svizzere, il documentario vi- materiale, un vero e proprio lungometraggio ve soprattutto della luce propria delle prota- non solo sul coronamento di una storia d’a- goniste e dei loro invitati, tra cui lo spettatore more, ma anche denuncia di un sistema, legi- si ritrova come ad essere uno di loro, grazie a slativo, politico e intellettuale che in Italia an- una regia “infiltrata” alla festa, anzi meglio, cora non permette le nozze tra persone dello ospite d’onore che restituisce agli assenti l’e- stesso sesso. Con un crowfunding di una cifra sperienza di partecipare all’evento. Una gior- Una delle tavolate Fedic per un brindisi benaugurale apparentemente irrangiungibile di 10000, la nata in cui la vera rivendicazione è fatta di (foto di Giulia Marras) troupe composta dalla regista, dalle due pro- gioia, di amici e di musica, come quella dei tagoniste e un gruppo solidale di amici e colla- Rio Mazzanino, gruppo toscano che firma la boratori ha raccolto i fondi necessari ed è par- colonna sonora del matrimonio e del film, due tita per la penisola scandinava a completare le momenti che sono finiti per costituirne uno www.fedic.it riprese dell’evento in Italia ancora negato. solo, un’unica stessa avventura romantica. [email protected] Dall’annuncio agli amici ai sopralluoghi, dalla Nel ribadire che la famiglia è altresì quella che partenza ai festeggiamenti, dalle confessioni ci si sceglie e in cui ci si riconosce e accetta, ai momenti più intimi, lo sguardo ravvicinato “Lei disse sì” è un documento indispensabile della regista, amica della coppia, permette per noi e le future generazioni, per capire che l’ingresso in un mondo che da sé parla di fa- l’amore non conosce limitazioni di genere e miglia più di mille manifestazioni e rivendi- sesso, e deve poter godere dei diritti stabiliti cazioni della cosiddetta famiglia tradizionale. dalla Costituzione. Matrimonio o no. Le testimonianze commosse dei genitori di Lorenza, l’esperienza di Ingrid, cacciata di ca- sa per la sua omosessualità e riaccolta tra le braccia degli amici, il rapporto on the road li- bero e complice delle due donne, trasmettono Giulia Marras 19 n. 29

Il Valdarno Cinema Fedic ha salutato il pubblico con nostalgia per la simpatia di Carlo Delle Piane, la poesia delle immagini di Franco Piavoli e la curiositá e il fascino di Abel Ferrara senza dimenticare tutti gli autori e il pubblico che hanno popolato il Cinema Masaccio di San Giovanni Valdarno sede del festival

Lo staff e la giuria della XXXIII edizione del Valdarno Cinema Fedic, evento di eccellenza supportato da Diari di Cineclub (foto di Blanket)

Chiara Ferretti, Web Master, redattrice del prestigioso La Giuria della 33° Edizione, da sx Valentina D’Amico, Ginevra Bruni, assistente del Direttore Org.vo Silvio Del catalogo e curatrice dei social network, una vera dolce Valentina Carnelutti, Steve Della Casa (foto di Angelo Riccio, che abbiamo scoperto essere una giovane brava macchina da guerra della comunicazione che tanto ha Tantaro) cantante, mentre consegna la sua prima compilation al fatto senza mai apparire. (foto di Angelo Tantaro) Direttore di Diari di Cineclub Angelo Tantaro

Da sx il regista Francesco Giusiani, Anna Crispino Blanket, settore tecnico, autori della sigla, del servizio Simone Emiliani, Angelo Tantaro e Sergio Sozzo si cantante (e moglie di Carlo), Carlo Delle Piane, Angelo fotografico del festival (foto tratta dalla loro pag. immortalano al caffè appena svegli Tantaro, Simone Emiliani, Giulia Marras Facebook) 20 [email protected] I dimenticati Flussi migratori, Corinne Luchaire accoglienza, Si poteva morire di tisi d’amour» di Raymond Bernard (1939). Il suo ul- tradizioni e cultura nell’Anno Santo 1950? timo film venne girato in Italia: fu «Abbando- Evidentemente sì, se no» di Mario Mattòli (1940; noto in Francia co- dei Popoli raccontati quello che nell’Otto- me «L’intruse»), accanto a Maria Denis e attraverso il Cinema cento fu con la sifilide Camillo Pilotto, un dramma a forti tinte che la uno dei ‘mali del seco- vide eroina vilipesa nella famiglia d’un armato- La cultura dell’accoglien- lo’ uccise ancora nel ’67 re. Corinne, che aveva già collezionato flirt con za dei paesi occidentali un’attrice cinemato- gli attori Rex Harrison, Jean Murat e Jean-Pier- verso un’umanità bandi- grafica delle più note, re Aumont, col regista Christian-Jacque e col ta che abbandona i paesi Virgilio Zanolla Vivien Leigh. La sua principe Alì Khan, a Roma ebbe una relazione d’origine, alla ricerca di collega e compagna di con Galeazzo Ciano, che mandò su tutte le fu- migliori condizioni di vi- sventura di cui tratto, però, non si spense come rie Edda Mussolini e si concluse allo scoppio ta, è ancora tutta da in- lei a cinquantatré anni ma a soli ventotto, dopo dell’ostilità tra i due paesi. Costretta a curarsi, ventare. La reazione istinti- una vita segnata da drammi personali. Rosita l’attrice francese soggiornò in un sanatorio va alle dinamiche migratorie Christiane Yvette Luchaire, nota come Corinne dell’Alta Savoia; conobbe un aristocratico, Guy è molto spesso orientata da e chiamata Zizi, era nata a Parigi l’11 febbraio de Voisins-Lavernière, e lo sposò il 27 dicembre immotivate paure nei con- del 1921: prima dei cinque figli del giornalista del ’41 a Megève. La loro unione durò appena Patrizia Masala fronti del diverso, che si ed editore di giornali Jean Luchaire, nipote del- un mese: poi ella intrecciò una relazione col trasforma in rancore quan- lo scrittore Julian Luchaire campione di sci Émile Allais, do lo si accusa di portar via il lavoro ai giovani e per parte della madre e quando questi l’interruppe autoctoni, o di pesare in maniera insostenibile Françoise, pittrice, del pit- tentò il suicidio. Nella Parigi sui bilanci degli Stati. In pochi si pongono il tore Robert Besnard, respi- sotto il giogo tedesco, profit- problema di comprendere il fenomeno, di stu- rava arte ‘per li rami’. Era tando anche della posizione diarne le cause e trovare soluzioni condivise. ancora bambina quando del padre, presidente della Governare politicamente l’emergenza e orien- Françoise, divenuta aman- Corporazione della stampa tare la società occidentale verso atteggiamenti te di Gustav Stresemann, francese nel governo di Vi- rivolti all’ospitalità nei confronti dei migranti, ministro degli Esteri tede- chy, commise l’errore di ab- è diventata oramai una priorità. Non si può ri- sco durante la Repubblica bandonarsi al vortice dei pia- manere indifferenti di fronte alla tragedia di di Weimar, lo seguì in Ger- ceri mondani, tra feste e un essere umano che fugge da una situazione mania portandola con sé: ricevimenti coi membri dell’e- di precarietà esistenziale, in cui la sua stessa qui ella conobbe Kurt sercito occupante; conobbe vita è messa in pericolo. Catastrofi naturali, Freiherr von Schröder, fu- un ufficiale della Luftwaffe, il guerre civili, regimi dittatoriali inumani muo- turo banchiere di Hitler, e capitano Wolrad Gerlach, dal vono nel mondo un importante flusso migra- vivendo in un ambiente quale il 10 maggio ’44 ebbe la torio. Non esiste, purtroppo, come evidenzia frequentato da nazisti finì figlia Brigitte, registrata col Amnesty International, un’azione a livello glo- per crederli persone perbe- cognome Luchaire. Ma la sto- bale in favore dei diritti umani. Questo deter- ne; ciò mentre suo padre, ria d’amore finì anche stavol- mina uno stato di intollerabile insicurezza per uomo di sinistra, auspi- ta, ed ella tentò ancora il sui- i rifugiati e i migranti. I diritti di milioni di cando la normalizzazione dei rapporti fran- cidio. Benché avesse diversi amici ebrei, tra cui persone in fuga da conflitti e persecuzioni, o co-germanici scriveva dell’emergente nazi- l’attrice Simone Signoret (già segretaria di suo in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita smo: «Europei, noi dobbiamo trattare coi padre, che doveva a lei l’ingresso nel cinema) e sono stati violati da governi che hanno mo- governi europei quali che siano. [...] Strese- tra i membri della resistenza, col precipitare strato di essere interessati più alla protezione mann era più simpatico di Hitler, ma Hitler è la degli eventi bellici decise di seguire la famiglia delle frontiere nazionali che a quella dei loro Germania. [...] Ciò che per noi conta di più è la presso Stoccarda, a Sigmaringen; nel maggio cittadini, o di chi quelle frontiere oltrepassa pace. La libertà è il bene più prezioso soltanto a ’45 venne arrestata a Merano assieme al padre chiedendo un riparo e migliori opportunità. condizione d’essere vivi». A sedici anni Corin- e, via Milano e Nizza, trasferita con lui nel car- Queste misure non colpiscono solo le persone ne esordì in palcoscenico in un dramma del cere di Fresnes, nell’Île-de-France, dove pochi in fuga dai conflitti. Milioni di migranti sono nonno, ed ebbe una particina nel primo degli giorni dopo fu liberata, non essendovi accuse a trascinati in un ciclo di sfruttamento, lavori otto film a cui lavorò, «Les Beaux Jours» di carico. Ma nel ’46, di nuovo arrestata, venne forzati e abusi sessuali, dalle politiche contra- Marc Allegret. Nel ’37 il regista Leónide Moguy processata per collaborazionismo e condanna- rie all’immigrazione. Chi cerca di fuggire da la volle interprete della detenuta Nelly in «Pri- ta a dieci anni «d’indegnità nazionale», poi ri- conflitti e persecuzioni trova ostacoli di ogni son sans barreaux»: era il suo primo film da dotti a cinque; suo padre fu condannato a mor- genere. I rifugiati che sono riusciti a raggiun- protagonista; e, poiché oltre a francese e tede- te e fucilato. Nel ’49 Corinne pubblicò la sua gere altri paesi per chiedere asilo, si sono spes- sco lei parlava perfettamente inglese, lo stesso autobiografia, «Ma drôle de vie» (La mia vita so trovati in compagnia di migranti che lascia- anno interpretò anche la versione inglese del divertente), documento della vita a Parigi sotto vano il loro paese in cerca di una vita migliore film, «Prison Without Bars» del regista Brian l’occupazione tedesca; dove difese strenua- per se stessi e le loro famiglie. Molti degli uni e Desmond Hurst; il suo grande talento dram- mente la memoria e l’onestà delle scelte del pa- degli altri ora sono costretti a vivere ai margini matico impressionò l’attrice Mary Pickford, dre. L’amico Moguy le offrì il ritorno al cinema della società, penalizzati da leggi e prassi ina- che ebbe a definirla “la nuova Garbo”. Corinne come protagonista del film «La vie recommen- deguate, presi di mira da quella forma di reto- quindi lavorò ne «Le Dernier Tournant» di ce demain», ma ella non fece in tempo a parte- rica nazionalista e populista che alimenta la Pierre Chenal (‘39), prima versione filmica del ciparvi: si spense a Parigi, in un taxi, il 22 gen- xenofobia e accresce il rischio di atti di violen- romanzo «Il postino suona sempre due volte» naio 1950; il suo ruolo nel film, ribattezzato za nei loro confronti. L’Unione europea ha po- di James Cain, nel ruolo che in «Ossessione» di «Demain il sera trop tard» (Domani è troppo sto in essere misure di controllo alle frontiere Visconti avrebbe interpretato Clara Calamai; tardi), passò ad Annamaria Pierangeli. che mettono a rischio la vita dei migranti e dei in «Je t’attendrai» di Moguy e in «Cavalcade Virgilio Zanolla segue a pag. successiva 21 n. 29

segue da pag. precedente fatto oggettivo che travalica i singoli stati nazio- richiedenti asilo, e non garantiscono la sicurezza nali, determinando il sorgere di culture ibride e di delle persone che fuggono da conflitti e persecu- un pensiero meticcio. Le culture ibride si produ- zione. In varie parti del mondo migranti e richie- cono da un processo di incontro e sono le nuove denti asilo finiscono regolarmente nei centri di sintesi, i nuovi profili, i nuovi paesaggi che carat- detenzione, e persino in container per la naviga- terizzano il mondo contemporaneo dal punto di zione o gabbie metalliche. I loro diritti non sono vista socioculturale. Con il potente mezzo del ci- stati protetti ne dai Paesi di provenienza, ne dagli nema ci possiamo avventurare nella sconosciuta stati in cui si sono trasferiti. In tanti hanno lavo- realtà dell’antica tribù Kaiowà del Sudamerica, rato e lavorano in condizioni che possono essere cacciata dal proprio territorio dagli allevatori e definite di lavoro forzato o assimilabili alla schia- dai coltivatori di tè, che sente sulla propria pelle vitù, poiché i governi li hanno trattati da crimina- l’incombente pericolo dell’identità minacciata, Immagine emblematica sull’incontro tra Culture li e le grandi aziende si sono mostrate interessate “La terra degli uomini rossi” di Marco Bechis. Werner Herzog. Per ritrovarci a Taiwan dove la più ai profitti che a tutelarne i diritti. Attraverso il nota dominante della cultura tradizionale è il ci- cinema si possono raccontare storie di migranti bo, secondo le possibilità infinite della cucina ci- che fuggono dai paesi d’origine per motivi diversi nese, “Mangiare, bere, uomo donna” di Ang Lee. (politici, religiosi, di orientamento sessuale). Il fe- Un volo pindarico ci fa arrivare in Cina, a Pechi- nomeno è di ampia portata, ma la visione e la di- no, tra vicoli paesani e grattacieli metropolitani, scussione di alcuni film, per citarne qualcuno: “Le biciclette di Pechino” di Wang Xiaoshuai. Ma “Prima che sia notte” di Julian Schnabel; “Aspet- anche in Corea, in un piccolo monastero, dove un tando la felicità” di Abderrahmane Sissako; infante apprende i rudimenti della dottrina bud- “Samperé! Venisse il fulmine” di Francesca Frigo; dhista, “Primavera, Estate, Autunno, Inverno...e “Black Star. Nati sotto una stella nera” di France- ancora Primavera” di Kim Ki-duk. E ancora ci sco Castellani; che trattano l’argomento, può di- possiamo ritrovare in un Iran oscurantista, presi ventare un momento di riflessione e un invito “Paradise Now” (2005 di Hany Abu-Assad) da una storia al femminile, dove la vittima è co- all’approfondimento. Riallacciandosi alle dina- stretta a sposare il suo futuro carnefice, mentre miche legate al fenomeno delle migrazioni, dei Possiamo assistere alle violenze e all’impari rap- migranti e dei rifugiati, e al conseguente incontro porto tra colonizzatori a stelle e strisce e popola- tra culture, il cinema può affrontare tematiche le- zioni amerinde, “Soldato blu” di Ralph Nelson. gate alle tradizioni e ai saperi, intesi come insie- Vivere le dinamiche di una famiglia di ebrei os- me di valori e modelli di comportamento di grup- servanti, scoprendo usanze le cui ragioni si sono pi sociali che vivono in un determinato territorio, perse nel tempo, “La sposa promessa” di Rama condividendo gli stessi valori. Proporre proiezio- Burshtein. Entrare nella mente e nella quotidia- ni come momenti di incontro e di confronto, per nità delle famiglie palestinesi e degli attentatori arricchire la conoscenza delle culture altre è spes- che si immolano nel nome di Allah, “Paradise so problematico, perché impone alle comunità e Now” di Hany Abu-Assad ma anche “Il tempo che “Mangiare bere uomo donna” girato in Taiwan diretto agli individui di ripensare il proprio vissuto e la ci rimane” di Elia Suleiman. Condividere l’anelito da Ang Lee nel 1994 propria identità. Ma la conoscenza può diventare di libertà di intellettuali e scrittori, censurati strumento per sviluppare la cultura della tolle- dall’oltranzismo ignorante del potere, “Il pane in un villaggio libanese sono sempre le donne a ranza dell’altro, affermando la propria identità e nudo” di Rachid Benhadj. Solidarizzare con l’uni- disinnescare tensioni interreligiose, “Silenzio tra nello stesso tempo riconoscendo nell’altro le dif- verso femminile dell’Africa nera, costretto ad or- due pensieri” di Babak Payami. Infine, per con- ferenze e un paritetico diritto di affermazione. E’ rende mutilazioni genitali in nome di una tradi- cludere, una piccola rivoluzione rosa in un villag- sempre più frequente nella società contempora- zione più antica del Corano e della Bibbia, gio del Maghreb. Le donne portano avanti una nea il processo di contaminazione e ibridazione “Moolaadè” di Ousmane Sembene o con quello battaglia contro lo sfruttamento per il trasporto culturale. Il crescente incontro e scambio tra cul- dell’Afganistan dell’era talebana, dove le donne dell’acqua, istituendo lo sciopero dell’amore, “La ture non porta alla creazione di una cultura omo- non possono uscire di casa liberamente senza es- sorgente dell’amore” di Radu Mihaileanu. Insom- genea su scala planetaria. Si sviluppa piuttosto sere accompagnate da un uomo, non possono ma la letteratura cinematografica è sterminata. un flusso in continuo mutamento, che è possibile cercare un lavoro e non possono neanche mani- cogliere a diversi livelli. Le culture si modellano festare per tentare di affermare i propri diritti, incontrandosi e sfiorandosi, vivendo talvolta “Osama” di Siddiq Barmak. Apprendere l’esisten- squilibri difficilmente colmabili: di natura econo- za di rituali magico-religiosi antichissimi o veni- re trasportati agli albori della civiltà umana, pres- so una tribù di Homo Sapiens, “La guerra del fuoco” di Jean-Jacques Annaud. Inorridire davan- ti al perpetuarsi di faide mortali nei Balcani, rego- late dal “Kanun”, un codice di legge plurisecolare, “La faida” di Joshua Marston. O allo sradicamen- to forzato di intere famiglie nella Cina comuni- sta, costrette a spostarsi da un distretto all’altro “La sorgente dell’amore” (La source des femmes), film per ordine del partito e in nome della crescita del 2011 diretto da Radu Mihăileanu dell’economia del Paese, “Shanghai Dreams” di Johnny Depp Javier Bardem in “Prima che sia notte” Wang Xiao-shuai. Nella baia di Hudson possia- L’elenco dei film citati sono solo degli esempi per (2000) d Julian Schnabel, vincitore del Leone d’argento mo entrare nel quotidiano di una famiglia, nel noi che di cultura cinematografica ci occupiamo. - Gran premio della giuria alla 57ª Mostra internazionale villaggio Inuit: la caccia, le giornate negli igloo, la Sicuramente uno stimolo per affrontare con il di Venezia costruzione dei kayak, il baratto delle pelli concia- pubblico particolari tematiche sociali e sensibiliz- mica, politica e sociale. Asimmetrie del tutto evi- te, fino all’arrivo del terribile inverno polare, “Na- zarlo alla solidarietà e all’accoglienza. Perché solo denti in un confronto tra Paesi occidentali e Paesi nuk l’eschimese” di Robert J. Flaherty. Poi ci pos- così possiamo continuare ad affermare che il ci- del cosiddetto Terzo mondo. E’ del tutto evidente siamo spostare in India, per seguire la cerimonia nema è anche il mondo dei popoli. però che il nascere di culture transnazionali è un buddista della “Ruota del tempo”, “Kalachakra” di Patrizia Masala 22 [email protected] Il valore (dis)equazionale nella dimensione cineramografica Il sistema inconscio tratta la relazione inversa di qualsiasi relazione come se fosse identica alla relazione stessa. In altre parole tratta le relazioni come se fossero tutte simmetriche Questo principio co- concepibili da una moltepli- stituisce la più formi- cità di punti d’osservazione dabile deviazione dal- (indagine). Ciò detto, una la logica su cui è (dis)equazione trasformabile basato tutto il pensie- e mutevole si confronta all’o- ro scientifico e filoso- rizzonte ravvicinato – là dove fico del genere - uma lo schermo è velatura tra pro- no. …) il sistema getto sceneggiato, azione e inconscio tende a trat- tessiture atmosferico-apper- tare ogni relazione co- cettive che si svolgono attri- me se fosse simmetri- buendo all’al di là della pol- Carmen De Stasio ca. (…) Nella logica troncina di sala una sorta di aristotelica ciò è as- progressione incognita. E in- surdo; nella logica del sistema inconscio (…) è cognite rientrano nella vi- “L’eclisse” (1962) di . È il capitolo conclusivo la norma. (…) Il sistema inconscio assomiglia cenda cineramografica, in della cosiddetta “trilogia esistenziale” o “dell’incomunicabilità”, segue ad un bambino che sta imparando a parlare e cui è l’individuo (non solita- “L’avventura” e “La notte”. «L’eclisse è una scommessa folle: presentandoci a che a volte rispetta le leggi della grammatica rio spettatore) a inclinare il dei personaggi “inattivi”, alla deriva in paesaggi vuoti, il regista ci invita 1 e a volte le ignora . Per evitare di cadere nella piano verso una tendenza o a scoprire le tempeste che si agitano all’interno dei personaggi.» (Alain mistificazione strategica su cui s’attarda- so l’altra o scegliendo di operare Resnais) vente l’intrico delle meditazioni per preserva- in alternanza (o concomitan- re la correttezza di un pensiero, ci si arrende a za) sull’una e l’altra. Un risul- quello che considero il valore (dis)equazionale tato è atteso o, almeno, è norma ci si attenda scrittura dinamica di meditazioni media da nella dimensione cineramografica: abilità di un risultato o una risultante efficace come la univoche esperienze esistenziali attivanti una uno schermo che solleciti, declini e definisca i bisettrice di un triangolo il cui fulcro è nel ver- volontaristica intelaiatura rinnovabile. In- tipi di una comunicazione tanto trasmissi- comprensibile, pertanto, la velocizzazione va che incline a generare ramificazioni. O con la quale esso abbia subìto impoveri- contrasti d’opposizione. In quest’ottica (è mento ed essere solo cinema. Più fitto l’arca- il caso di dire) la proporzione (dis)equazio- no secondo cui, in virtù di un’accelerazione ne ‒ cineramografia é continente esponen- verso sistemi innovativi tanto tecnologici ziale e vettoriale nella diversa allocazione che di revisione dei comportamenti so- del soggetto rispetto al panorama e misu- cio-culturali, sia stato spento il suffisso fon- razione del campo da angolature diverse damentale grafia, pur non per questo scom- rispetto al medesimo soggetto. Null’altro bussolando l’abilità costruttiva del territorio che la trasposizione della generativa Sin- di consapevolezza. Infine, quella realtà, che glossia teorizzata da Rossana Apicella e agli occhi di Pànteo si prospetta come debo- coltivata da Ignazio Apolloni. La storia è lezza epidermica, cede a un permu, al trasferi- tutto ciò che accade intorno (Wittgen- mento in reciprocità di riconoscimento del stein). All’inizio del secolo XX il poeta-poli- valore di un film. O di un movie: film è pelli- tico W. B. Yeats organizza la potenzialità cola, attività normalizzata per regole asso- del tempo di accogliere (accettare?) una se- lute; movie rende la cinetica del segno o la conda venuta. Di chi o di cosa? Sospeso tra permutazione, infine, di relazioni modula- gli arditi pensieri di un tempo in tumulto e bili d’ambientazione (dis)equazionale. Re- non solo per tribolazioni di carattere psi- altà che tende a suggerire, piuttosto che a or- co-fisico-sociale-economico, é in fase d’as- dinare in maniera rituale. Se vecchie e sorbimento la folgorazione del nuovo in nuove generazioni, così attente al senso una limitatezza prospettica che non sem- della sigla: univoca, binaria o antiasmatica, bra cogliere la motivazione della disugua- cioè di costrizione, di alternativa o guaritri- glianza rispetto al sé onnivoro e famelico. ce, coordinasse mezzi e metodi, attività, In tal senso il cinematografo appare signi- competenza ed etica – umanitaria e della ficativo incoming revenue: da ellittico mi- personalità – per trovare un’intesa definiti- scuglio di scene, capace di attirare il tempo va, idonea a non disperdere ma a trarre del nulla fare in favore di uno stordimento vantaggio da tutte le esperienze valide as- dell’intima proiezione e maneggiando su “Figure at a Window” Salvador Dalí, 1925, Madrid, Museo sommate dall’uomo nei secoli e a rendere piacevolezze di urbana superficie, va a tra- Nacional Centro De Arte Reina Sofia impossibile l’origine in futuro di quelle ne- volgere-stravolgere realtà assemblate. Pen- gative, probabilmente l’uomo, conoscendo siero militante e diramazione oltre la con- tice-occhio-mente-situazione. (…) Consiglio leggi non soltanto precise, ma anche giuste, fluenza microproiettiva di un uroboro. Ma anzi il cinematografo alle amministrazioni conserverebbe la propria dimensione 3 l’uroboro è anche cerchio universale e così il popolari in genere e al proletariato cosciente Carmen De Stasio cinematografo acquista una dimensione ter- ed evoluto in ispecie2 Nato come passatempo ritoriale in virtù di tras-intra-migranti aspetti per le classi umili, il cinematografo s’impone *Sul prossimo numero di Diari di Cineclub: presto come luogo di cultura, in cui la L’incompiutezza visivo-letturale – un valore 1 Preludi della bi-logica, vol. I, I. Matte Blan- co, Liguori Ed., a cura di A. Gorrese e C. Ferrara, Napoli, 2 Il Cinematografo, T. Pànteo in «La scena il- 3 Premessa a Inciviliti dalla scienza o divorati 2002, pp. 56 – 57 lustrata», Firenze, 1 ottobre 1903 dai cannibali, V. Fabra, Arpa, Milano, 1977, p. 11 23 n. 29 La vivacità del Cinema di esordio italiano Curarsi con il Cinema La consolidata rinasci- dalle migliaia di soci cinefili del Cinecircolo e ta del cinema italiano di studenti, che esprimono il loro voto su Il cinema venne al mon- non è rappresentata schede predisposte. Il seguente Albo d’oro do quale gemello dei solo dall’Oscar di Sor- della manifestazione offre uno spaccato si- raggi X (Roentgen bre- rentino, dall’Orso dei gnificativo del cinema giovane italiano. Ed vettò infatti la propria fratelli Taviani e dalle anche la prossima annata già si prospetta di scoperta, a Wurtzburg, Palme conquistate alla grande qualità. il 28 dicembre del 1985 Croisette da Moretti, Catello Masullo ossia addirittura il gior- Garrone ed ancora Sor- ww.cinecircoloromano.it no medesimo in cui i rentino. Ma anche da Stefano Beccastrini due fratelli Lumiére Catello Masullo una grande vivacità Albo d’oro del Premio Cinema Giovane proiettarono le loro del cinema di esordio. Miglior Autore pellicole al parigino Salon Indién del Gran Nuovi, numerosi autori si affacciano sul pa- Saverio Costanzo Private 2006 Café di Boulevard des Capucines) e della psi- norama del nostro cinema. Tutti gli anni. Ed Fauesto Brizzi Notte prima degli esami 2007 coanalisi (la cui nascita si fa, almeno conven- in particolare negli ultimi lustri. Grazie ad Andrea Molaioli La ragazza del lago 2008 zionalmente, risalire proprio a tale anno, nel una efficace politica di sostegno alle opere pri- Marco Pontecorvo Pa-Ra-Da 2009 corso del quale Sigmund Freud analizzò com- me e seconde della Direzione generale Cine- Giuseppe Capotondi La doppia ora 2010 piutamente, per la prima volta, un proprio so- ma del Mibact guidata da Nicola Borrelli. Gra- Aureliano Amadei 20 sigarette 2011 gno). Non c’è dunque da stupirsi dei successi- zie alla illuminata azione produttiva di Rai Francesco Bruni Scialla! Stai sereno 2012 vi, intensi rapporti instaurati dal cinema con Cinema ed in particolare di Carlo Brancaleo- Guido Lombardi Là-bas educazione criminale la medicina e viceversa. Tali rapporti hanno ri- ni, a capo della struttura Produzione Film di 2013 guardato, lasciando in questa occasione da Esordio e Sperimentali. Ed al coraggio nell’in- Giorgia Farina Amiche da morire 2014 parte le centinaia e centinaia di film che narra- vestire sugli esordienti da parte di produttori Sydney Sibilia Smetto Quando Vvoglio 2015 no vicende di medici e di malati (ai quali ho de- privati come Francesca Cima e Nicola Giulia- Miglior Attore Giovane dicato un libro, Lo specchio della vita. Medici e no della Indigo Film, e come Domenico Pro- Giorgio Pasotti Volevo solo morirle addosso 2005 malati sullo schermo del cinema di importante cacci di Fandango, ad esempio. Il fenomeno Stefano Dionisi Raul, diritto di uccidere 2006 potenzialità educativa), anche i filmati di docu- ha attirato l’ attenzione di un numero cre- Ignazio Oliva Onde 2007 mentazione medico-scientifica. Già nel 1898, il scente di festival e manifestazioni. Come la Giuseppe Battiston La giusta distanza 2008 celebre chirurgo francese Eugene-Louis Doyen - rassegna “Bimbi Belli” dell’ arena Sacher di Beppe Fiorello Galantuomini 2009 quello della “pinza di Doyen” - realizzò e poi mo- Nanni Moretti. Ma il festival, totalmente de- Libero De Rienzo Fortapasc 2010 strò in pubblico, a Edimburgo prima e successi- dicato alle opere prime italiane, più struttura- Vinicio Marchioni 20 sigarette 2011 vamente a Parigi, i primi filmati girati a scopo to e prestigioso è certamente il “Premio Cine- Filippo Pucillo (ex aequo) Terraferma 2012 documentativo in sala operatoria). Un po’ tar- ma Giovane” del Cinecircolo Romano, di gran Filippo Scicchitano (ex aequo9 Scialla! 2012 divamente.ma non troppo, si immaginò l’uti- lunga il più consistente del paese. Il premio Iacopo Olmo Antinori I nostri ragazzi 2015 lizzo terapeutico del cinema medesimo, basa- viene molto da lontano. Ha assunto la formu- Miglior Attrice Giovane to sulla convinzione che il film potesse fungere la vincente attuale nel 2005 , quando la presi- Cecilia Dazzi Ogni volta che te ne vai 2005 da farmaco. Fu il medico americano Fred W. denza del Cinecircolo è stata presa da Pietro Valentina Merizzi Tu devi essere il lupo 2006 Philips che, nel 1917, in un articolo intitolato Il Murchio, che è anche Direttore Artistico del Anita Caprioli Onde 2007 valore terapeutico del film avanzò l’ipotesi che il Festival. Ho di recente pubblicato un saggio di Valentina Lodovini La giusta distanza 2008 cinema possedesse, se opportunamente utiliz- 140 pagine dedicato ai primi 10 anni di questa Donatella Finocchiaro Galantuomini 2009 zato in tal senso, una potenzialità terapeutica kermesse. Per la quale sono state selezionate e Jasmine Trinca Il grande sogno 2010 nei confronti di varie patologie di natura sia fi- proiettate ad oggi oltre 90 opere prime , tra le Claudia Potenza Basilicata coast to coast 2011 sica che psicologica e mentale. L’idea, peraltro, oltre 300 distribuite in sala dal 2004 al 2014 . Ughetta d’Onorascenzo Et in terra pax 2012 conobbe in seguito, e per lungo tempo, scarsa Nei primi anni del periodo di riferimento il Geppi Cucciari L’arbitro 2014 fortuna, avendo prevalso nella classe medica ritmo di uscita in sala era intorno ai 20 esordi Rosabell Laurenti Sellers I Nostri Ragazzi 2015 una concezione patogena anziché curativa l’anno. Negli ultimi tempi questo numero è in Miglior Attrice Giovane Non protagonista della nuova forma di spettacolo e d’arte inven- pratica raddoppiato. La metà è di genere Micaela Ramazzotti Tutta la vita davanti 2009 tata dai fratelli Lumiére. Il cinema insomma, drammatico. Le commedie passano dal 30% Antonia Truppo La kriptonite nella borsa 2012 secondo la maggioranza dei medici dei primi dei primi anni al 45 % circa del periodo più re- Miglior Attore Giovane Non protagonista anni del 900, faceva male: sia agli occhi (si par- cente. Gli incassi non sono incoraggianti. Per Paolo Briguglia Basilicata coast to coast 2011 lò addirittura di “cine-oftalmia”) sia alla psiche il 90% sono inferiori a 300mila euro, pochi so- Miglior Attrice esordiente (il cinema fu definito, forse per istigazione di no quelli nel limbo fino a 1 milione e meno del Miriana Raschillà Cosmonauta 2010 quanti ne temettero la concorrenza, “succhia- 10% è superiore al milione di euro, e solo po- Miglior Attore esordiente tore di cervelli, bevitore di anime, rapitore di chissimi film di esordio sono arrivati al livello Filippo Scicchitano (ex aequo) Scialla! stai sereno coscienze”). La vecchia idea di Philips è stata, dei blockbuster superando i 5 milioni di incas- 2012 tuttavia, riscoperta in anni recenti e, prima si. Colpa di un sistema distributivo piuttosto Premio Speciale della Direzione Artistica negli USA ma poi anche in Europa, si è comin- pavido, che non ama investire sugli esordi. Mi Sabrina Impacciatore …e se domani 2007 ciato a parlare di “cinematerapia”. Il primo a piace segnalare che al Premio Cinema Giova- Fabio Troiano Cado dalle nubi 2010 farlo pare sia stato, negli USA degli anni 90 del ne è associato il “Progetto di Educazione al Ci- Ascanio Celestini La pecora nera 2011 900, il dottor Gary Salomon, autore di The Mo- nema d’Autore”, con proiezioni mattutine Carlo Brancaleoni R e s p . fi l m d ’ e s o r d i o d i R a i C i n e m a tion Picture Prescription. Watch this Movie gratuite per gli studenti delle scuole medie su- 2012 and Call Me in the Morning. In questo suo li- periori. I quali possono anche partecipare al Miglior tema musicale Amir & Caesar Band 2012 bro, purtroppo mai tradotto in italiano, egli concorso per la migliore recensione, che viene Menzione Speciale Commissione selezionava, commentandone il contenuto e il- premiata assieme all’istituto di appartenenza Pietro Marcello La bocca del lupo 2011 lustrandone le potenzialità curative, ben 200 durante la cerimonia di premiazione degli ar- Opera Preferita dagli studenti titoli di film da consigliare, a seconda dei di- tisti. Il film vincitore è stabilito da una delle Edoardo Leo Diciotto anni dopo 2011 sturbi (nel suo caso, prevalentemente psichici) giurie popolari più ampie del paese, composta segue a pag. successiva 24 [email protected]

segue da pag. precedente quanto promesso a tanta povera gente che del paziente. Successivamente altri autori e aveva avuto fiducia in lui. E’ disperato, medita autrici (alla fine anche al di fuori dall’ambien- il suicidio, effettivamente lo tenta in una ne- te medico: all’interno del movimento femmi- vosa ma cupamente tristissima notte natali- nista, per esempio) hanno pubblicato ricerche zia. E qui entra in scena l’angelo custode, che e testi in tal senso. La prospettiva ha un suo si chiama Clarence. Egli conduce George in fascino anche se personalmente ritengo che il giro per la città: essa non si chiama più Bed- cinema, piuttosto che attraverso una diretta e sford Falls bensì Potterville e la maggior parte un po’ meccanica prescrizione di film/farma- dei suoi residenti vive in miseri tuguri di pro- ci, sia proficuamente utilizzabile, in ambito esso. Dice Lewis:”Le differenze non vengono prietà del bieco mister Potter, il quale lucra medico, quale strumento formativo (ma an- mai una alla volta ma a moltitudini infinite. sugli affitti imposti, in maniera esosa, ai pro- che auto-formativo) e di counselling, così ri- Prendete, se vi riesce, un mondo diverso dal pri numerosi e sfortunati inquilini. “Ma que- chiamandosi alle competenze della Narrative nostro per il solo fatto che in esso Cesare non sta non è Bedsford Falls” grida sconvolto Ge- Medicine, delle Medical Humanities, dell’appro- ha mai attraversato il Rubicone…Tenete fer- orge, sentendosi tuttavia rispondere da fondimento del senso sociale della figura del mo tutto il resto dopo aver fatto un solo cam- Clarence: “Sì, lo è: è come sarebbe diventata se medico e della problematica profonda e sem- biamento e avrete costruito un mondo possi- tu non fossi mai esistito”. Ecco, questo ho im- pre inquietamente irrisolta della sua relazio- bile…”. Insomma, un mondo nel quale Cesare parato a fare vedendo e rivedendo “La vita è ne con la figura storica del paziente. Insom- non avesse varcato il Rubicone sarebbe neces- meravigliosa”: a chiedermi, con tutta l’umiltà ma, quale immenso archivio di storie cui sariamente differente dal nostro per molti, e il realismo del caso, come sarebbe stato il attingere per comprendere meglio il lavoro moltissimi altri eventi che non quello, unico, mondo senza di me. Senza i libri che ho scrit- sanitario e il suo ruolo sociale non- to, le persone che ho curato e più chè per stimolarci e aiutarci a me- latamente aiutato, i tanti allievi a glio riflettere su chi sia e cosa si cui ho cercato di insegnare a la- aspetti da noi l’essere umano che a vorare in maniera esperta ed noi sta di fronte – a casa, in ambula- equa, le tante decisioni – proba- torio, in ospedale - chiedendoci aiu- bilmente non tutte efficaci ma to e non volendo affatto (od almeno: certamente tutte a fin di bene – in misura sempre meno frequente) che ho preso come uomo, diri- essere considerato un semplice, e gente sanitario, amministratore paziente, “paziente”. La prospettiva locale. Logicamente, affinché la di considerare un film quale un far- cosa funzioni, occorre praticare maco mi convince di meno, se trop- quel tanto di capacità autocritica po meccanicamente impostata. In- che non ci faccia subito, e pregiu- somma, le cine-prescrizioni del dizialmente, pensare che il mon- dottor Salomon mi lasciano un po’ do, senza di noi, sarebbe stato un perplesso, qualora separate da un vero schifo. Altrettanto logica- più vasto setting formativo o consu- mente, occorre tenere presente lenziale (anche se, forse, ha ragione che anche i film, come ogni vero lui nel sostenere che vedere Kramer George Bailey (James Stewart) in una delle scene finali del film del 1946 diretto farmaco, presentano qualche ri- contro Kramer può giovare a chi sta da Frank Capra schio: per esempio, quello di farci vivendo l’angoscia d’un divorzio e prendere eventuale coscienza del Sul lago dorato a chi trova difficolto- fatto che il mondo, senza di noi, so avviarsi verso la propria vecchiaia). Per sta- relativo al fatto che Cesare sia a suo tempo ri- sarebbe stato uguale o addirittura migliore. re al gioco proposto dal dottor Salomon, pe- masto al di qua del fiume invece che andarne D’altronde, come giustamente sostiene – pro- raltro, ho riflettuto sulla mia personale al di là. E’ un intero mondo controfattuale che prio in riferimento al film di Capra – un altro situazione esistenziale di anziano medico in ne sarebbe nato (un mondo ove Cesare, non filosofo, spagnolo questa volta, Josè Cabrera: pensione e ho scoperto che anch’io utilizzo, avendo sconfitto Pompeo, non sarebbe diven- “Se esistessero angeli come quelli del film e si auto-prescrivendomelo, un certo particolare tato dittatore, non sarebbe stato ammazzato preoccupassero della sorte degli uomini tanto film ogni volta che – e mi capita sempre più alle Idi di Marzo, magari avrebbe deciso di re- da scendere sulla Terra per aiutarli, allora un spesso - nel tirare le somme della mia vita essa carsi verso Oriente e sarebbe diventato impe- mondo così sarebbe davvero una Wonderful mi appare in larga misura deludente, non ratore della Cina) E’ quanto scopre, grazie a Life, ma nel senso che il mondo sarebbe mera- soddisfacente, come suol dirsi in Toscana un bravo angelo custode un po’ anziano ma al- viglioso non perché c’è George Bailey ma per- “scialata” ossia largamente sprecata se non quanto simpatico, il protagonista di “La vita è ché c’è Clarence”. Forse l’auto-prescrizione proprio buttata via. Quel film è “La vita è me- meravigliosa” ossia George Bailey (James del farmaco/film confezionato da Frank- Ca ravigliosa” (It’s a Wonderful Life), 1946, del Stewart), il quale vive nella piccola città di pra, cui ricorro quando mi sento sfiduciato e grande cineasta siculo-americano Frank Ca- Bedsford Falls. Egli cerca di tenervi in vita, non soddisfatto di me, funziona proprio per- pra, entusiasta e sincero cantore della demo- nonostante la dura ostilità di mister Potter ché adopero lo stesso Capra come fosse il mio crazia statunitense. Anche Gary Salomon lo (un avido capitalista che vorrebbe speculare, a Clarence, così riesaminando la mia vita coi cita, tra i duecento film da lui consigliati ai proprio esclusivo ed egoistico profitto, sul de- suoi occhi buoni, generosi, sempre ottimisti- propri pazienti a seconda dei loro bisogni di siderio di abitazioni dei poveri lavoratori del ci. sostegno e di cura e ciò mi ha fatto molto pia- luogo), la cooperativa edilizia a suo tempo cere. Ma in che senso questo bel film può agire fondata da suo padre, così garantendo, oltre – su me lo fa, debbo confessare – da farmaco? che un giusto sostentamento alla propria fa- David Lewis, filosofo americano di scuola miglia, anche la possibilità di comprare una analitica, spiega bene, parlando di Leibniz e casa a buon prezzo per i propri concittadini del ragionamento controfattuale, il fonda- più umili e squattrinati. Un giorno, però, tutti mento teorico su cui poggia il terapeutico ri- quanti gli averi della cooperativa vanno smar- corso, nei miei momenti di scoraggiamento e riti. George si ritrova, così, sul lastrico oltre che di malinconia da severa autovalutazione, ad drammaticamente impossibilitato a fornire Stefano Beccastrini 25 n. 29

Al cinema La famiglia Bélier Un film di Eric Lartigau. Con Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino, Louane Emera, Roxane Duran. Titolo originale “La famille Bélier”. Commedia, durata 100 min. - Francia 2014 Con un palmarés di 6 premi César, 7 milio- ni di spettatori (ovve- ro 4 milioni di biglietti venduti solo in Fran- cia), siamo al cospetto di una commedia che ha sbancato il botte- ghino e ha sbaragliato tutti anche in materia Giulia Zoppi di riconoscimenti ma il successo raccolto non è solo quello ottenuto in patria, visto che in Italia il film è presente nelle sale dalla fine di marzo e sembra destinato a rimanerci ancora per un po’. Nato come film natalizio, è andato agreste e alla conseguente produzione di for- inverosimile, quanto gradevole per lo spetta- molto oltre le aspettative, rispondendo fedel- maggio, se non fosse che Rodolphe non è in tore. E così, anche se inizialmente tutto sem- mente al motto con il quale è stato promosso: grado di fare una campagna elettorale con le bra destinato a intrattenere Paula alla fatto- émovant, épatant, en chantant, ovvero un’o- proprie forze, non potendo comunicare se ria, per rispondere alle istanze egoistiche pera delicata e commovente che ha il pregio non con il linguaggio dei segni e questo inter- della madre che vorrebbe che la sua figlia ado- della leggerezza e che prende dalla musica il ferisce con i desideri della ragazza, sempre di- rata fosse sordomuta come loro e non “diver- suo meglio, levità e gradevolezza. I Bélier vi- sponibile a farsi in quattro per la sua famiglia. sa” , Paula prenderà il coraggio di spiccare il vono in un villaggio nel nord della Francia e Grazie alla collaborazione dell’amica Mathil- volo e arrivare a Parigi, dove il suo talento sarà gestiscono una fattoria in cui si ripartiscono de però, Paula si convince a non rinunciare ai giustamente premiato. Durante il provino, in- faccende e compiti quotidiani. Paula la figlia propri sogni per inseguire il suo futuro e die- fatti, ella conquisterà la giuria del premio con primogenita di Gigi e Rodolphe è la più impe- tro grande insistenza da parte del maestro di un brano musicale in cui descrive la bellezza gnata nel lavoro, perché oltre a studiare al li- musica, che non sembra voler rinunciare ad del coraggio e della conquista dei propri desi- ceo, fa l’interprete a tempo pieno per i genito- incoraggiare la sua allieva prediletta, si decide deri, colpendo dritto al cuore anche i suoi fa- ri e il fratellino sordomuti. Lei ha solo 16 anni a partecipare ad un concorso canoro a radio miliari, che pur non udendo, grazie ai segni e comincia a realizzare, come ogni adolescen- France che si terrà a Parigi. La famiglia sulle che la ragazza traduce cantando, capiscono fi- te, che esiste un mondo oltre la sua fattoria e prime non vuol comprendere quanto potreb- no in fondo l’importanza del messaggio. Si che è giunto il momento di scoprirlo e così, be essere importante per Paula cominciare a potrebbe, a ragione, annoverare questa ope- quasi per caso, si accorge di essere molto do- vivere una vita tutta sua, immaginando che in razione cinematografica, nel genere “comme- tata nel canto (grazie anche all’aiuto dell’inse- sua assenza, tutto potrebbe precipitare. No- dia pedagogica”, senza per questo incasellarla gnante di musica) e che questa passione è nostante le difficoltà che sarebbero potute in una griglia interpretativa che le starebbe condivisa dal ragazzo che le piace e con il qua- crescere in seno alle famiglie “normodotate”, comunque stretta. Siamo di fronte ad un lavo- le, inizialmente, sembra destinata a comporre la Bélier resta una famiglia sui generis dove ro leggero, ben recitato, lieve come una piuma un duo canoro molto promettente. Purtroppo l’amore e il rispetto reciproco vigono nono- ma importante nel suo messaggio. Paula è ad interferire con i suoi sogni di realizzazione stante le difficoltà. Il quadretto familiare in- una ragazzina straordinaria e positiva è lo è però si frappone il padre che, del tutto ina- fatti, composto da una madre vitalissima, un anche il resto della famiglia, che vive la diver- spettatamente, si candida a diventare il nuovo padre buono e generoso e un bambino che vi- sità senza colpe o disagio. Il regista Eric Larti- sindaco del paese. Il progetto di per sé sareb- ve la propria sordità con naturalezza, è idillia- gau conosce molto bene i meccanismi della be anche stimolante per una famiglia da sem- co e questo rende la storia ammantata da commedia goliardica innervata da tonalità pre impegnata nella conduzione di una vita un’aura favolistica che la fa apparire tanto mélo. Ci aveva già provato con Prestami la tua mano (Prête-moi ta main) in cui Alan Chabat, attore comico e Charlotte Gainsbourg, eroina tragica, si incontravano tra demenzialità e sentimento. Anche qui la leggerezza del tocco si coniuga al sorriso e all’urgenza della realtà, consegnando al pubblico un film sincero e, per certi versi, profondo, per la bellezza del suo personaggio principale incarnato da Pau- la, eroina cristallina e generosa, stranamente (per l’età) strutturata e matura.

Giulia Zoppi 26 [email protected] Mostre Festival Un ricordo di Gianni Da Campo FCAAAL 25° a Milano, Alla Fabbrica del Vedere di Venezia, in collaborazione con coniugare al presente Mestiere Cinema aspirando al futuro Sino a domenica 28 “Il sapore del grano” , la sola opera di Da Cam- Finestre sul mondo il Festival giugno alla Fabbrica po disponibile , grazie alla Ripley’S Home Vi- del Vedere (Cannare- deo , in un dvd interessante anche per gli spe- Cinema Africano, Asia e gio 3857, Calle del for- ciali di cui è corredato, alcune interviste, ed il America Latina no) presso la Ca d’Oro cortometraggio “I parenti”(1969) , un piccolo Gianni Da Campo, in- spot: è la storia di Lorenzo, giovane supplente Il Festival del Cinema namorato del cinema in una scuola media di un paese del Veneto, il Africano, d’Asia e Ame- e della letteratura, tra- cui universo affettivo è al centro della trama. rica Latina giunto alla duttore, grande cono- Orfano di madre , deluso dalla relazione in- sua edizione n. 25, fa scitore dell’opera di staurata con Cecilia, che rifiuta complicazioni molta fatica ad andare Giuseppe Barbanti Georges Simenon, ci- sentimentali, Lorenzo riversa il suo affetto su- avanti. L’Expò, che neasta irregolare, au- gli alunni iniziando in particolare con uno un avrebbe dovuto costi- tore e regista fra il 1968 e il 1986 di tre film- rapporto amichevole ben presto bollato come tuire un contenitore “Pagine chiuse” , “La ragazza di passaggio” e “ morboso dalla famiglia. La pellicola è segnata utile per dare maggio- Il sapore del grano”- , viene ricordato con una dalla “ partecipazione straordinaria” di Mari- re visibilità alle manife- mostra ad un anno dalla sua scomparsa. Com- na Vlady, l’icona femminile di Gianni Da stazioni che ne pubbliciz- posito e permeato di nostalgia l’omaggio a Da Campo, che in quell’occasione ha accettato di Tonino De Pace zano il suo svolgimento, Campo, come fa intuire anche l’intitolazione lavorare con interpreti quasi esordienti. Il è divenuto invece un pianeta troppo ingom- data all’iniziativa, “Sapore di Gianni”. Si parte film , premiato con la Targa Kim Arcalli al Fe- brante la cui forza gravitazionale è tanto at- dagli articoli scritti e dalle immagini scattate stival del Cinema neorealistico del 1986, venne trattiva e invadente che finisce per risucchiare quasi trent’anni fa sul set de “Il sapore del prodotto da Chantal Bergamo ed Enzo Porcel- ogni forza che si sviluppa, ogni vita che sfiora grano” da Carlo Montanaro , in li per Antea, con la Rai Radiote- la sua orbita. In ragione di questa legge fisica, veste di giornalista del quoti- levisione Italiana sede regiona- con tanto di causa ed effetti, qui applicata alla diano La Nuova Venezia. Gli ar- le per il Veneto.” Tre film in vita culturale, alcuni sponsor consolidati han- ticoli e le foto esposti sono ar- vent’anni. Piccoli film indipen- no lasciato il festival per dirottare le risorse di- ricchiti dalla proiezione di due denti, fatti con due lire, film sponibili, oggi sempre più contenute rispetto brevi interventi televisivi : uno maledetti ma spesso citati e ad un passato di “vacche grasse”, verso la gran- del 1986 sul set de “Il sapore del premiati, summa di meditazio- de esposizione universale che forse non ne grano” di Mariangela Carone ( ni, approfondimenti e scontri aveva bisogno. Vogliamo ricordare con voce messo a disposizione da RAI- interpersonali, che, partendo sommessa che l’Expò passa e alcune iniziative TRE ), l’altro l’ultima intervista, da un’autoanalisi spietata, te- istituzionali dovrebbero restare. È forse il ca- fatta nella casa veneziana di Da stimoniano l’universalità del so, anche in questa occasione, di parlare di Campo con Marina Vlady, da dolore e del desiderio” annota biodiversità, questa volta culturale, e sembra lui diretta ne “Il sapore del gra- Carlo Montanaro presentando un paradosso, parlando di Expò, ma bisogna no” e concessa in anteprima l’iniziativa. Ma se per Gianni dire che è proprio questo il cuore del tema: la (grazie alla regista Sylvie Car- Da Campo questo è stato l’ulti- perdita di una naturale diversificazione della lier: il film MARINA V verrà tra- mo lungometraggio, dopo si sa- proposta culturale. Purtroppo queste manife- smesso in Francia su Canal+ il rebbe dedicato a tempo pieno stazioni, sulle quali non si può non avere da ri- 14 giugno). Nelle sue opere Da Campo ha sem- all’insegnamento ai ragazzi delle medie infe- dire – saresti un disfattista, antitaliano – di- pre affrontato temi di disadattamento perso- riori e alle sue passioni coltivate in maniera ventano un’idrovora che fa piazza pulita di nale, familiare, religioso, di difficoltà di -cre spesso radicale, “Il sapore del grano” va anche tutto il resto causando un sostanziale impove- scita e di maturazione adolescenziale. Debutta ricordato per essere stato il primo film realiz- rimento per le piccole realtà culturali che si nel 1968 con “Pagine chiuse” un film girato in zato da Mestiere Cinema, la società di produ- sbracciano per non affogare e mantenere un 16mm e portato a 35 mm assumendo dimen- zione cinematografica, con sede a Venezia, livello di riconoscimento accettabile. Non si ha sione professionale , grazie all’aiuto di Valerio fondata da Guido Cerasuolo e Massimo Mo- nulla contro l’Expò che resta un grande conte- Zurlini , che ne aveva intuito, al di là dell’a- nico e altri, che ha poi seguito la produzione nitore molto spettacolare (con alcune pecche sprezza indipendente del carattere, le qualità esecutiva di film del calibro di “Il Gladiatore”, organizzative toccate con mano), ma si critica umane e professionali: la pellicola, girata a 23 “007 Casino Royale”, “The Italian Job”, “Casa- l’ottica onnicomprensiva con cui queste mani- anni , segna un felice esordio nel segno della nova”, “Twilight”, “007 Quantum of Solace”, festazioni sono viste. L’Expò va benissimo ma ribellione giovanile, dell’insofferenza per le “Star Wars” e molti altri. Mestiere Cinema co- perchè desertificare quello che sta intorno per istituzioni e della disattenzione affettiva del ordina, organizza e realizza film per il cinema dare maggiore risalto solo all’oasi? Restiamo mondo adulto. Il film fu presentato alla Setti- e la televisione, documentari, servizi fotogra- con l’interrogativo, restiamo dell’opinione che mana della Critica al 22° Festival di Cannes nel fici e spot pubblicitari, occupandosi di ogni una diversità culturale fa bene al pianeta, alla 1969. Il suo secondo lungometraggio è “La ra- aspetto della produzione ( ricerca delle loca- singola nazione e alla città e noi, che ci occu- gazza di passaggio “(1970), ambientato a Ve- tion, i casting e assistenza legale). Dal 2011 ha piamo come associazioni di diffusione cultu- nezia: una giovane milanese vi si trasferisce iniziato anche a progettare e realizzare eventi rale, qualche voce in capitolo sul tema ritenia- temporaneamente per lavoro e si confida col privati sia in Italia che all’estero. mo di poterla avere. Ma il festival anche per giovanissimo figlio della proprietaria della Giuseppe Barbanti quest’anno ha fatto approdo alla sua ultima pensione in cui vive ,confessandogli , prima di * La mostra può essere visitata sino al 28 giugno tutti i giornata e con una proposta sempre di livello andarsene,che la sua amicizia è la cosa più giorni eccettuato il martedì dalle 10.30 alle 12.30. Per in- ha messo a segno qualche colpo invidiabile, preziosa che le sia capitata. E’, invece, del 1986 formazioni 3474923009 segue a pag. successiva 27 n. 29

segue da pag. precedente giurati che lo hanno insignito di una menzio- Cinema e letteratura in giallo primo fra tutti la presidenza della giuria affi- ne speciale, “En la Estancia” dell’argentino data a Abderrahmane Sissako il regista mau- Carlos Armella con la complicità produttiva di Alejandro Inarritu. Un film con un suo- im Todo Modo (1976) di pianto originale che nel dualismo fiction/non Elio Petri fiction sceglie di percorrere, originalmente, una terza via presentandosi come un film Leonardo Sciascia im- spiazzante e piacevolmente ingannevole con maginò una campagna la sua costruzione di falso cinema verità. Un brulla e solitaria, dove esperimento al quale va riconosciuto il corag- sorgeva un eremo/al- gio necessario per proporre un prodotto di og- bergo in cui si riuniva- gettiva difficoltà distributiva. Il film che fonda no periodicamente per il suo fascino su un sapiente dosaggio del mi- fare gli esercizi spiri- stero, si colora delle sfumature delle atmosfe- tuali tutti gli esponenti re del cinema horror, senza mai cadere nella Giuseppe Previti del partito al governo e trappola del colpo di scena. Dentro una ten- dove “l’angelo della mor- Abderrahmane Sissako, presidente della giuria te” compirà una vera e propria carneficina dei della 25esima edizione del festival (foto di Tonino notabili. Tutto questo in un libro del 1974, “To- De Pace) do modo”, che poi Elio Petri due anni dopo ritano recente autore di “Timbuktu”, film che adattò per il cinema. Un dramma spietato e ha mietuto successi dappertutto e in partico- metaforico, un j’accuse tremendo e senza lare in Francia dove si è aggiudicato 7 Cesar. sconti verso la classe politica dell’epoca. Tutto Ma Sissako è autore già riconosciuto per la il “Paese che conta” sta svolgendo gli esercizi sua filmografia fatta di opere di rara fattura spirituali guidato dal padre gesuita Gaetano, che coniugano il concetto di bellezza con quel- ci sono i massimi esponenti del partito che al- lo di un cinema sempre profondamente radi- “The Narrow Frame of Midnight”, opera prima della lora guidava il governo, la Democrazia Cristia- cato nella cultura africana. Il Concorso del fe- regista irakeno-marocchina Tala Hadid na, in testa M, un tormentato Aldo Moro, reso stival, con l’evocativo nome, di Finestre sul con tutti i suoi dubbi e i suoi macchiavellismi mondo, raduna il meglio delle cinematografie sione di felice resa si costruisce (con quale da un superbo Gian Maria Volontè, e poi anco- dei Continenti ospiti. In questa sezione che è lungaggine, unica pecca del film) una storia ra tutti i detentori dei posti chiave nel governo, la principale della manifestazione, il film vin- serrata e originale. Una menzione la merita nei servizi, nell’industria, nel credito, nell’in- citore è stato “The Storm Makers: ceux qui sicuramente “The Narrow Frame of Midni- formazione. Un testo ampiamente profetico amènent la tempête” del cambogiano Guillau- ght” di Tala Hadid promettente regista dal me Suon. È il drammatico e disperato raccon- lento andamento produttivo. Otto anni per to di una giovane ragazza cambogiana torna- scrivere questo film completato durante le ri- ta a casa dopo essere stata venduta dai suoi prese. Un film che è metafora di tutti i deside- genitori come schiava/prostituta in Indone- ri che non trovano appagamento nella mappa sia. È tornata, con un figlio che odia, dalla ma- mobile di una vasta area geografica che - ab dre che ritiene responsabile di ciò che le è ac- braccia il Medio oriente e sembra correre lun- caduto. Un film di una durezza insolita, forse go tutta la costa del Mediterraneo nord africa- solo pari alle ultime incursioni di Joshua Lin- no. Un cinema trasognato, tra onirismo e coln Oppenhaimer autore di due film girati in realtà, tra speranze e drammi del presente. luoghi assai vicini. Un cinema che trova Aspettiamo l’autrice alla sua seconda prova. nell’immagine quell’assolutezza esclusiva del Ricca e stimolante la sezione dei cortometrag- dramma e nella parola il sembiante del male. gi in cui ha vinto “4 avril 1968” di Miriam Ghar- Un che di repulsivo e una altrettanto sincera bi film preconizzante la lotta dei neri con il movimento delle Pantere nere nel giorno dell’uccisione di Martin Luther King. Qualche parola per “Père” di Lofti Achour un film soli- do, ben scritto e ottimamente realizzato, teso verso una apertura culturale inattesa all’inter- no di una scoperta inattesa che avrebbe potu- to mettere a rischio un consolidato legame di coppia. Il Festival di Milano vive di molti altri eventi, occasioni di scambio culturale che hanno lo spessore che la passione di chi orga- nizza, gli attribuisce in modo naturale e con- seguente. Il rischio è la sua sopravvivenza e “En La Estancia”, Carlos Armella, Messico, Argentina, non vorremmo mai dovere parlare al passato Paesi Bassi, 2014 , 106′ ricordando gli schermi inusuali di questi gior- del disfacimento della classe politica e dei suoi partecipazione sembrano essere i sentimenti ni così pieni di film africani, asiatici e - lati dirigenti.Il senso della parabola di Sciascia era dello spettatore davanti a questo cinema così no-americani. Vogliamo continuare a coniu- molto esplicito, la classe dirigente, la classe po- statico – come già nei film dell’ ottimo- Op gare al presente, sperando a breve di utilizzare litica vanno all’inferno. Una visione certo forte penhaimer – così antitetico rispetto alla sua il futuro. e ben poco edificante del potere, che Petri fa stessa natura, ma nel contempo così avvol- sua nel film che conserva il titolo del libro,ma a gente da sembrare l’unico modo possibile per questo porposito si può aggiungere che il cine- dare onore a queste vicende e dignità ai suoi ma di Petri è sempre stato civilmente e social- protagonisti. Una particolare segnalazione me- mente impegnato, vedi “Indagine su un cittadino rita, così come giustamente riconosciuto dai Tonino De Pace segue a pag. successiva 28 [email protected]

segue da pag. precedente al di sopra di ogni sospetto” o “La Classe operaia Cinema vs televisione: qualcosa sta va in Paradiso”, film che ancora oggi rivediamo cambiando? in televisione o nei cineclub. “Todo Modo” inve- Tra cinema e televisio- subì un arresto, ma ne emerse una Hollywood ce scomparve, e se ne persero completamente le ne il rapporto è sem- riconvertita alla televisione, la quale ne appro- tracce. Soltanto ora grazie alla Cineteca di Bolo- pre stato assai com- fittò per conquistare una propria autonomia, gna la pellicola è stata restaurata e fatta circola- plesso, fatto di continui l’emancipazione e uno status che nulla aveva re. Petri è stato un ottimo regista da un punto di avvicinamenti e prese da invidiare a quello cinematografico. La nuo- vista cinematografico, ma è stato anche un arti- di distanza. Il piccolo va mecca televisiva fu inizialmente New York. sta tormentato dal vivere in una situazione po- schermo soffre di un Si partì con la televisione in diretta, che mo- litica assai inquieta e amara perchè aveva anco- pregiudizio che, agli strava l’azione nel momento stesso in cui avve- ra degli ideali. “Todo Modo” riverbera tutta la Laura Frau occhi degli spettatori, niva, e gli “anthology dramas”, per poi arrivare sua rabbia politica, la sua aggressività, la sua vo- lo ritrae come strumento di minor prestigio ri- alla televisione filmata, con i telefilm a episodi glia di fustigare senza pietà una classe politica spetto al cinema, in grado di offrire solo pro- – come il celeberrimo “Lucy ed io” (1951-57) –, imbelle e capace solo di detenere il potere. La dotti di minor qualità. Quando nel 1895 i fratel- attirando sempre più l’attenzione delle grandi storia è assai semplice, mentre nel Paese imper- li Lumière iniziarono a proiettare in pubblico i case cinematografiche. Il cinema non restò a versa una epidemia, un folto gruppo di politici loro spettacoli a Parigi, fu facile intuire la por- guardare: mentre gli studi hollywoodiani veni- si è riunito nell’eremo di Zefer, guidato da pa- tata dell’evento. Da lì in poi il cinema ha impo- vano ripensati per la produzione delle serie te- dre Gaetano (un intenso Marcello Mastroianni) sto un proprio codice, un proprio linguaggio levisive, sfruttò a suo favore la televisione, ri- negli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, in fatto di immagini, con cui gli spettatori hanno un’atmosfera allucinante con il Padre che li familiarizzato sempre più, facendo propri i sprona a meditare sulla corruzione, sulla lotta suoi codici e le convenzioni, oramai dati per per il potere, sul tradimento di qualsiasi ideale. scontati. Fino al 1927 a far da padroni erano il Come vedete Sciascia e Petri sono stati molto cinema e la radio, che si spartivano il pubblico offrendo il primo un’esperienza pubblica e col- lettiva, la seconda una privata e domestica. Con l’avvento del sonoro tutto cambiò, poiché il ci- nema era in grado di offrire, da solo, immagini e suoni. Chi lavorava in radio comprese da su- bito il pericolo rappresentato: il cinema aveva Kevin Spacey. Dal 2013 è il protagonista della serie oltrepassato i confini e la radio perdeva il pro- tv “House of Cards”, di cui David Fincher ha diretto prio pubblico esclusivo. Si decise allora di pun- l’episodio pilota tare tutto su un nuovo mezzo che alla fine degli Marcello Mastroianni e Gian Maria Volonrè anni ’30 si stava affermando, la televisione, proponendo proprio alcuni anthology dramas. considerata una naturale estensione della ra- Molti grandi nomi del cinema subirono il fasci- profetici. Gli onorevoli ascoltano ,ma continua- dio, di cui incorporava l’uso sociale, riuscendo no del mezzo televisivo e decisero di cimentarsi no a tessere le loro trame. Ed ecco che un miste- al contempo ad essere più concorrenziale nei nel racconto breve, come avvenne con Alfred rioso dispensatore di morte li elimina a uno a confronti del cinema. Per anni i due media si Hitchcock che tra il ‘55 e il ’65 realizzò lo storico uno, compreso Don Gaetano. Un cast sontuoso sono ritagliati ognuno il proprio spazio, col ci- “Alfred Hitchcock presenta”. Il rapporto tra i con Volontè e Mastroianni ci sono tra i tanti nema specializzato nella finzione e la televisio- due mezzi si è quindi sempre caratterizzato co- Ciccio Ingrassia, allucinante uomo politico, Re- ne paladina della realtà e della verità, in parti- me un rapporto altalenante, fatto di amore ed nato Salvatori, l’inquirente che non sa che fare, colar modo dagli anni ‘80 in poi. C’è stato un odio. Il cinema ha legato spesso il suo successo Mariangela Melato, moglie di M, Cesare Gelli, momento in cui, tra i primi anni ‘30 e la metà proprio alla critica del mezzo antagonista. So- un poliziotto. Il cinema di Petri, e lo conferma degli anni ‘50, cinema e televisione hanno in- no svariate, infatti, le pellicole in cui la televi- lo stesso regista, è sempre stato “sgradevole”, ma trecciato il loro cammino, attraverso numerosi sione è stata ritratta come una manipolatrice lui diceva che era la società civile a volere questa tentativi di portare la televisione al cinema e di delle coscienze e come strumento abominevole sgradevolezza, necessaria per combattere il con- trasmettere i suoi programmi sul grande nelle mani dei potenti per sopraffare i più de- formismo imperante. Un film “maledetto” che co- schermo. Fu il caso della cosiddetta “theatre te- boli (ne sono un esempio “Tempi Moderni” di difica la decadenza del maggior partito del mo- levision”, un tentativo ibrido tra film e televi- C. Chaplin e “V per Vendetta” di J. McTeigue) . mento, la D.C. con tutte le sue faide e le sue sione, che entrò però in crisi nei primi anni ‘50, Una buona parte del cinema si è caratterizzato correnti. La stampa cattolica, gli organi di pote- poiché poco remunerativa. La televisione di- – e si caratterizza – per la sua videofobia, che re insorsero contro questo film, poi ci fu il rapi- venne, dunque, l’elettrodomestico casalingo l’ha indotto ad incolpare la tv di numerosi suoi mento di Aldo Moro, più o meno volontaria- per eccellenza, mentre il cinema puntò tutto traumi, quali l’annosa questione dell’abbando- mente “Todo Modo” scomparve di circolazione. sull’emozione. Fino agli anni ’50 i due mezzi no delle sale. Ma nonostante permanga ancora Ma restò l’immagine estremamente profetica trovarono un loro equilibrio: i cinema trasmet- il pregiudizio nei confronti della tv e dei suoi in primis di Sciascia che in pochi anni seppe de- tevano anche alcune trasmissioni televisive e, prodotti “di serie B”, è inutile negare il fatto molire i maggiori partiti del tempo profetizzan- attraverso alleanze e fusioni tra le grandi case che, soprattutto parlando di serie tv, sono sem- done la caduta, e Petri gli venne dietro dal pun- cinematografiche e le aziende televisive (ad pre di più i registi e gli attori affermati che de- to di vista dell’immagine, confezionando esempio la RKO con la NBC e la Paramount con cidono di approdare sul piccolo schermo (ne questo grottesco senza speranza, abbellito an- i Dumont Laboratories), in tv venivano tra- sono un esempio David Fincher, Ryan Murphy che dal commento musicale del sempre eccelso smessi film e si pensava di portare gli spettaco- e Kevin Spacey), probabilmente perché le serie Morricone. A 39 anni di distanza questo film “ li televisivi nelle sale, su giganti schermi televi- più recenti come “Lost” e “Breaking Bad” hanno scomodo” ritorna, allora la censura (occulta) sivi. L’idillio si interruppe, però, verso la fine dimostrato che, in fin dei conti, anche la tv pos- non poteva perdonare questa visione critica e degli anni ‘40, con l’introduzione delle leggi an- siede tutti i mezzi per creare prodotti di ottima catastrofica del maggior partito di governo, og- ti-trust, le quali impedivano agli studios di Hol- qualità che poco hanno da invidiare alle nostre gi speriamo almeno che serva da ammonimen- lywood di possedere anche le catene di sale, alla pellicole più amate. to a una classe politica che ora più che mai sem- base del successo hollywoodiano. La Hollywo- bra sempre navigare sul Titanic. od classica, quella del mondo cinematografico, Giuseppe Previti Laura Frau 29 n. 29 L’Essenzialità Primordiale nell’Arte del Novecento Orizzonti del Novecento. Dialogo fra le arti. Inasa-Roma Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte Picasso aveva aperto loro carica formale non viene dall’influenza millennio a.C. somigliano incredibilmente, decisamente con il suo del primitivo ma attinge direttamente ad una nella loro essenza, a diverse opere prodotte capolavoro”Les demoi- immagine fondante dell’intera umanità: alla circa sette mila anni dopo dall’uomo creativo. selle d’Avignon” un forza tellurica della Grande Madre nelle sue L’influenza del primordiale (non del primiti- aspetto della moderni- infinite declinazioni: legata ai misteri del nu- vo) nell’estetica del Novecento è ancora da tà tratto dall’influenza trimento e della ri-nascita, signora della natu- analizzare e approfondire nella storia dell’Ar- “primitiva” (suggerita ra, degli animali, delle piante, del cielo, delle te Moderna e ci stiamo adoperando per col- da Matisse) dove nelle acque superiori e di quelle infere. Queste mare questa lacuna. Il primordiale è il nostro fanciulle dipinte dal componenti riemergono, quasi come una “nocciolo” di fondo il legame cosmico che ab- Giovanni Papi volto africano l’uomo continuazione di energie cosmiche alle soglie biamo con la natura e il mondo; la civiltà a co- contemporaneo, cioè il della nostra era, tra la fenomenologia dell’a- minciare da quella primitiva è la nostra prima mondo occidentale, abbracciava l’interesse strazione e della figurazione da sempre pre- pelle: maschera necessaria per attraversare il per le culture “all’origine della sua senti contemporaneamente nell’e- tempo. stessa civiltà”. Queste contamina- spressione artistica e che qui zioni, così come lo erano state an- appaiono definitivamente indi- Giovanni Papi che le stampe giapponesi per i pit- stinguibili e inseparabili. Per tori impressionisti, daranno un esempio nei lavori di Moore dove i tremito e sussulto ai fermenti e ai suoi “vuoti” plastici, decisamente tanti percorsi intrapresi dalle Avan- un continuo omaggio al femmini- guardie del XX secolo. Probabil- le, sono molto più importanti dei A Mario Monicelli, mente anche perché con l’avvento “pieni” materici. Questa distin- a cento anni dalla sua nascita dell’era della prima industrializza- zione nell’arte tra figura e sua zione, quando l’uomo si accingeva a astrazione nella modernità e nel modificare il rapporto millenario contemporaneo ha perso di sen- Ahò, ‘a Mario, che lo aveva visto legato alla terra e so. La carica formale del “femmi- ai suoi cicli agrari, l’arte esorcizza- nile arcaico”, come corrente sot- ‘la famo ‘sta va questo abbandono volgendo lo terranea che attraversa secoli e sguardo magicamente a quello che millenni, approda ad una nuova rivoluzione? erano state le sue prime forme “volontà d’arte”, eco di mondi espressive. La figurazione del mon- lontani raccolta e attualizzata do classico, già “smontata” dai pit- (volontariamente o no) da tanti Nasceva a Roma il 16 maggio 1915 Mario Moni- tori della luce e dalla geometria di artisti fin dai primi anni della celli, uno dei più amati registi italiani. Tra gli Cézanne, aveva bisogno di un ulte- modernità. Impressionanti sono altri,"Guardie e ladri", "I soliti ignoti", "La gran- La Dea Uccello dei riore scossone per essere rimodella- le analogie formali della produ- de guerra", "L'armata Brancaleone" e "Amici Balcani 4500 aC ta e reinventata nell’era moderna. zione plastica di molti scultori miei" e…. è proprio difficile scegliere... Ma c’è un’al- dei primi decenni del XX secolo, tra energia che sotten- come quelli qui citati, con la esemplificazione de l’interesse per il primitivo, questo già ampiamente documen- tato nella storia dell’arte, che arriva direttamente a plasmare e influenzare la forma estetica di nu- merosi artisti: l’energia primigenia del farsi del- la natura: l’essenzialità primordiale che come una corrente tellurica approda, coscientemen- te o incoscientemente, Henri Gaudier-Brzeska nel farsi della materia “Red Stone Dancer” plastica del Novecento. 1913 si dimostra il suo Basta guardare bene (a stile più astratto e mostra cominciare dallo stesso l’interesse nelle culture Picasso d’altronde il con- “primitivi. Il movimento cetto di primordiale pre- ondulatorio della danza, cede il primitivo) i lavori Henry Moore “Family Group” (1948 - 1949) bronzo danno alla figura un di molti importanti arti- senso di potere erotico sti come Moore, Giaco- di rappresentazioni prodotte della Mater metti, Arp, Nivola, Gau- dall’età del neolitico fino all’età minoica e la dier Brzeska, Zadkine, Csaky e altri che cultura che la precede rappresentata dai tanti “riplasmano” la figura in caratteri essenziali e la “idoli” delle isole Cicladi. Molte veneri del 5° L’omaggio del maestro Lugi Zara 30 [email protected] L'arte visiva e il film biografico L’occhio nell’atelier …"La bellezza è cosa giganti - scriveva nel severa e difficile che non suo "Trattato della pit- si lascia conquistare alla tura": "Il pittore che ri- prima: bisogna aspetta- trae per pratica e giu- re il momento in cui sia dizio d'occhio senza ben disposta, spiarla, ragione è come lo spec- starle alle costole e chio, che in sé imita legarla solidamente per tutte le a sé contrappo- costringerla alla resa."… ste cose, senza cogni- Lucia Bruni Così, Honoré de Bal- zione d'esse". Dunque, zac, nella prima metà il regista deve tener con- dell'Ottocento, col racconto "Il capolavoro sco- to di tutto ciò quando si nosciuto", faceva ragionare due pittori davan- appresta a montare un “Andrej Rublëv” del 1966 scritto e diretto da Andrej Tarkovskij, Il film rilegge la storia ti a un quadro disputando sulla vera essenza set dove si parla della della Russia del Quattrocento attraverso le gesta del pittore di icone Andrej Rublëv. dell'arte. La bellezza qui è intesa come idea e vita di artisti del gene- Il film è una parabola sul senso dell’arte che vince sulla politica sanguinaria degli materia su cui lavorare. Spirito geniale e biz- re. Non solo, ma quasi uomini. Non piacque alle autorità sovietiche che, vedendo in quella Russia descritta zarro, lo scrittore francese, continuava il suo sempre si trova a do- dal film una metafora di quella contemporanea, ne ritardarono l’uscita per 6 anni cammino letterario con la "Comédie Humai- ver manipolare talune ne" (un acuto, attento studio della società sua circostanze riscrivendo i fatti secondo le esi- la sua geniale lungimiranza di stile composi- contemporanea), con la quale, quasi nell'in- genze di una più efficace coerenza narrativa e tivo in ambito politico. Infatti, la questione, tento di parafrasare il nostro Dante, entrava spesso operando "tradimenti" nei confronti sostenuta dal Vasari, fa perno sul ciclo di af- nelle pieghe più nascoste dell'animo umano. della realtà biografica. E’ il caso del film “I -co freschi nel coro della chiesa fiorentina di San Ed è la strada che percorre il regista cinema- lori dell'anima” (2004) scritto e diretto da Mi- Lorenzo, commissionato a Pontormo da Cosi- tografico quando sceglie di raccontare la vita ck Davis che è una versione molto romanzata mo I alla metà del Cinquecento, e ruota pro- vissuta da personaggi che hanno lasciato una della vita di Amedeo Modigliani. Qui, l'inter- prio attorno all'eccessiva libertà della compo- impronta importante nella storia. Qui scen- vento del regista e sceneggiatore sizione che sembrava strizzare deremo nello specifico delle arti figurative, scava nella vita reale del pittore e l'occhio ai venti della Controrifor- forse quello che offre maggiormente il fianco scultore livornese, ma soprattutto ma. Di taglio completamente di- a difficoltà oggettive. Questo perché, se può analizza la sua personalità attra- verso è invece il film “Frida” (2002) risultare spettacolare e di grande effetto un verso le opere puntando a mettere diretto dalla regista statunitense film su Napoleone (dai più lontani, ai tempi in evidenza i lati a tinte forti. Vi si Julie Taymor. Tratto dal libro "A del muto, con l'arcinoto “Napoleon” di Abel trovano alterazioni di date, avveni- Biography of Frida Kahlo" di Hay- Gance del 1927, ai più recenti, dal taglio vaga- menti, rapporti fra il pittore e altri den Herrera, il film si attiene alla mente surreale, “I vestiti nuovi dell'imperato- artisti (Picasso, Utrillo, Soutine, fedele ricostruzione della vita tor- re” del 2001 del canadese Alan Taylor, oppure Chagall) che scompongono e sov- mentata e sofferta, anche per vertono la versione reale dei fatti, drammatici eventi, della pittrice giungendo a una tragica conclu- messicana. Le sue storie sentimen- sione, stavolta purtroppo vera, che tali, i suoi percorsi artistici, con chiude il cerchio di una vita segnata da un in- successi e inevitabili delusioni, sono rappre- grato destino. Su tutt'altro tono è invece il sentate qui con crudo realismo volto a sottoli- film “Pontormo- Un amore eretico” (2003) del neare come l'arte sappia esaltare e frustrare a regista Giovanni Fago. Ambientato nella Fi- un tempo, ma sia comunque foriera di spe- renze del Cinquecento, racconta gli ultimi ranze e nuovi orizzonti. E ancora fedele alla giorni del pittore Jacopo Carucci (Pontormo, ricostruzione di vita vissuta è il film “Ba- squiat” (1996) scritto e diretto da Julian Schna- Napoleon – Abel Gance (1927): Monumentale film bel, pittore anch’esso, che qui tende quasi a fiume, più volte riadattato e rimontato nel corso dei identificarsi col personaggio. Il film percorre decenni per una lunghezza che, a seconda delle il quotidiano del pittore graffitaro statuniten- versioni, spazia dalle quattro alle nove ore circa di se Jean-Michel Basquiat (morto a ventisette durata. Questa lunghezza, unita al suo essere un film anni per un overdose di eroina) ed evidenzia il muto, la rende una delle pellicole più difficili di sempre. rapporto di conflitto fra l’uomo-artista e le droghe, la cui dipendenza vincerà qualunque “N- Io e Napoleone” del 2006 di Paolo Virzi, tentativo di fuga, sia pure attraverso il succes- per citarne alcuni), molto impegnativi dal so nel mondo dell’arte. Infine, ma solo per ci- punto di vista scenografico-narrativo sono tarne alcuni, come non accennare al sovietico quelli che raccontano la vita di pittori e sculto- Andrej Tarkovskij e al suo film “Andrej - Ru ri, o anche musicisti. Il regista qui ha a dispo- Andy Garcia in Amedeo Modigliani nel film del 2004 “I blev” del 1966? Alla maniera di una parabola, il sizione del materiale che, come sosteneva Bal- colori dell’anima”) scritto e diretto da Mick Davis regista racconta la vita artistica del pittore zac, va "spiato" nel suo quotidiano, in quanto appunto), traendo spunto dal diario ("Il libro russo del Quattrocento Andrej Rublev e ab- il protagonista spesso diviene tutt'uno con la mio", in originale) personale dell'artista. Il re- braccia il concetto che l’arte può riuscire a vin- materia che studia di continuo e che poi ma- gista sceglie di utilizzare come veicolo narrati- cere anche sulla politica sanguinaria degli uo- nipola per realizzare le proprie opere. "Si di- vo la questione nata attorno a un affresco che mini. pinge col cervello e non con le mani", sostene- fu oggetto di una contestazione, per porre in va Michelangelo e mi pare sufficiente a rendere evidenza, anziché le vicende biografiche quoti- l'idea, laddove Leonardo - due innegabili diane dell'artista, la sua personalità inquieta e Lucia Bruni 31 n.3 29

16 Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica Responsabile Angelo Tantaro Stefano Beccastrini, cavrigliese, ha fatto il ‘68 e non se n’è mai Viaggio in ItaliaVia - Collana dei Fulvi diretta 47 da – Stefano 00174 Beccastrini Roma [email protected] Stefano Beccastrini Stefano pentito. È laureato in medicina (con una tesi sul Morbo di Hogdin, Stefano Beccastrini Comitato di Consulenza e Rappresentanza quello di Caro diario) e pedagogia (con una tesi sull’educazione “Viaggio in Italia” fu l’emblematico titolo prescelto da tanti in Truffaut). È cultore di cinema fin da bambino. Ha scritto molto Ceciliaviaggiatori Mangini, stranieri, quelli Giulia del GrandZoppi, Tour Luciana sei-settecentesco Castellina, Enzo Natta, Citto (ma meno, per fortuna sua e del prossimo, di quanto abbia letto): e dei “viaggi romantici” dell’OttoMaselli,cento, perMarco i resoconti Asunis dei libri, saggi, articoli, testi teatral-musicali, poesie e canzoni. Su loro peregrinaggi formativi nel Bel Paese, così colmi di an- • viaggio in italia tanti argomenti: medicina, ecologia, formazione e comunicazione, “...credo che questa piccola grande guida sia, oltre che Anno IV notazioni sulle arti e sui costumi, sui paesaggi e sulle genti, n. 29 - giugno 2015 storia della scienza (con sua moglie Paola, varie opere sui legami interessante, anche molto utile, un prezioso lavoro di sulle acittà questo e sulle numero campagne, ha suglicollaborato splendori ein sulle redazione miserie Maria Caprasecca tra matematica e altri campi del sapere, letteratura e cinema ricerca e ricognizione sul rapporto tra la nostra terra e il guide di esso. Un nolame pagina per tutti: di quello facebook di Goethe, è curata che molto da Patriziacapì Masala compresi). Di cinema cominciò a scrivere, nel 1969, sulla mitica Cinema. Una vera opportunità, sia in termini culturali che e molto amò “la terra ove fioriscono i limoni”. rivista Cinema&Film e non ha più smesso. Ha girato, per lavoro Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.cineclubromafedic.it Lo “sguardo da lontano” che quei viaggiatori seppero posare e curiosità, mezzo mondo ma la sua Itaca resta Casa Tara, una di valorizzazione del territorio, su cui vale la pena puntare sull’Italia haLa molto testata aiutato è statagli stessi realizzata italiani ad da apprendere Alessandro Scillitani colonica nell’Aretino ove vive con moglie, figlia, genero, suocera, e investire. In fondo, il nostro Valdarno, come queste una nipotina (Caterina, come la ribelle santa senese), migliaia di pagine ci mostrano, ha già una lunga storia di cinema...” a guardare con unaGrafica “vista nova”, e impaginazione più attenta e consapevole, Angelo Tantaro libri e DVD, cinque computer e un televisore per stanza (escluso più Lasapiente responsabilità e più critica, deile proprie testi èusanze, imputabile le proprie esclusivamente con- agli autori. i bagni). Odia il telefono ma ama il mare e le nuvole, la trippa schermo sullo Unavalle traddizioni, i propri valori. e il baccalà, il vino e la filosofia, Omero e Leopardi, Melville e Successivamente, anche gli italianiI nostri hanno fondicominciato neri: a co- Stevenson, Dante e Shakespeare, Bach e Mozart, la memoria di noscere eIl capire periodico l’Italia èviaggiando on line e in tutti lungo i collaboratorie in largo: uno sono volontari. Vittorio Foa e Salvador Allende, il cinema di Rossellini e Hitchcock, dei primi a farlo fu (anche in ciò, intellettuale modernissi- Renoir e Ford, Lang e Bresson. mo e di statura Il europea) costo è Giacomo zero e viene Leopardi. distribuito Insomma, gratuitamente. si è cominciato adManda avere qualche una mail “Viaggio a [email protected] in Italia” finalmente fatto e scritto da peritaliani, richiedere decisi ad l’abbonamentoandare alla scoperta gratuito di un on line. Paese ancora misconosciuto, nelle Edicolesue luminose virtuali cime così come nelle sue profonde crepe, ai suoi stessi cittadini. Nel Titoli presenti nella collana: secondo dopoguerra, (elencocon il Paese aggiornato da poco uscitoa questo da unanumero) dittatura diseducantedove poter e da leggere una guerra e/o descaricarevastante, ilpartì file per in formato PDF 1. Stefano Beccastrini Vista Nova. Il Cinema in Toscana, la Toscana un suo “Viaggio in Italia”, davvero importante affinché la nel Cinema nuo va Repubblica imparasse a conoscersi, Guido Piovene. 2. Stefano Beccastrini Un tessuto d’armonie profonde. L’Umbria e www.cineclubromafedic.it il Cinema Poi, subito dopo, venne il cinemato gra fico “Viaggio in Italia” 3. Paolo Micalizzi Al di là e al di qua delle nuvole. Ferrara nel di Roberto Rossellini, un viaggio-filmwww.ficc.it che segnò la nascita Cinema del moderno cinema europeo. www.cinit.it 4. Stefano Beccastrini Idea di un’isola. Viaggio cinematografico Questa nuova collana intende condurre i lettori dei volumi nell’ambiente naturale e culturale della Sicilia che in essa man mano saranno pubblicatiwww.fedic.it alla scoperta delle 5. Franco Vigni Come onde del mare. Siena e la sua terra nello diverse regioni, città, realtàwww.cineclubsassari.com sociali e culturali del nostro specchio del cinema Paese facendosi guidare dallo sguardowww-pane-rose.it del Cinema. Il cinema 6. Stefano Beccastrini Il messaggio incompiuto. Masaccio e il italiano non è stato solamente,www.umanitaria.ci.it fin dalla sua origine ormai Cinema ultracentenaria, uno specchio in cui l’Italia si è più o meno 7. Umberto Guidi Questo mare infinito. La Versilia e il Cinema Una valle felicemente guardata. Essoblog.libero.it/Apuliacinema è stato assai di più ovverosia 8. AA.VV Puccini al Cinema non uno specchio ma un punto diwww.ilquadraro.it vista. Esso ha talora spin - 9. Franco Vigni Oltre la Porta. San Gimignano e il Cinema to l’Italia a vedersi ancor più bruttawww.cgsweb.it di quanto in realtà fosse, 10. Paolo Micalizzi Là dove scende il fiume. Il Po e il cinema sullo schermo talora invece l’ha spinta a guardarsi con una “vista nova” 11. Franco Vigni Questione di sguardo. Il cinema di Francesca ovverosia a capirsi megliowww.sardiniafilmfestival.it nei suoi molteplici volti, nelle sue Archibugi molteplici culture, nelle sue moltepliciwww.arciiglesias.it regioni della geogra - 12. Franco Vigni La maschera, il potere, la solitudine. Il cinema di fia e dell’anima. Un innovativo approccio metodologico alla Paolo Sorrentino ISBN 978-88-7542-242-4 Guida cinematografica www.associazioneculturalejanas.com storia del cinema: quello della cultura del territorio, che sa 13. Stefano Beccastrini Una terra che non dimentica. La Toscana, la del Valdarno Superiore unire la storia con lawww.youtube.com/user/JanasTV1 geografia e l’estetica con l’antropologia Resistenza, il Cinema culturale e che sa andarewww.babelfilmfestival.com a scoprire con il cinema italiano 14. Stefano Beccastrini, Franco Vigni C’era una volta il lavoro. I lavoratori di Toscana sullo schermo del Cinema le tante Italie d’Italia. www.lacinetecasarda.it 15. Stefano Beccastrini, Franco Vigni Cos’è quella luce laggiù? Il www.retecinemabasilicata.it/blog viaggio in Toscana dei cineasti stranieri € 10,00 ISSN 1724-8876 www.tysm.org www.cinemafedic.it www.moviementu.it www.giornaledellisola.it www.storiadeifilm.it Abbiamo ricevuto www.passaggidautore.it www.cineclubalphaville.it www.consequenze.org Una valle sullo schermo www.educinema.it www.cinematerritorio.wordpress.com Guida cinematografica del Valdarno Superiore www.retecinemaindipendente.wordpress.com Stefano Beccastrini (a cura di) www.alambicco.org www.centofiori.de Pagg. 112 € 10,00 ISBN 978-88-7542-242-4 www.sentieriselvaggi.it Finito di stampare nel mese di Aprile 2015 www.circolozavattini.it f Diari di Cineclub Tra i programmi del Valdarno Cinema Fedic dell’edizione appena conclu- www.sardegnaeventi24.it sa c’è stato anche quello di valorizzare i rapporti tra il cinema e il territorio www.officinavialibera.it valdarnese. Per questo è stata data alle stampe una Guida cinematografica www.bencast.it del Valdarno Superiore intitolata “Una valle sullo schermo” a cura di Ste- www.ilpareredellingegnere.it fano Beccastrini e prefazione di Stefania Ippoliti, Presidente della Toscana www.aamod.it/links Film Commission. Il volume, dedicato alla cara memoria di Marino Borgo- www.gravinacittaaperta.it gni, fondatore e guida illuminata per trent’anni di Valdarno Cinema Fedic, www.ilclub35mm.com delinea una vera e propria mappa turistico-culturale di tutti i film girati, www.suburbanacollegno.it dagli anni Cinquanta ad oggi, nella vallata. tra i territori citati: Cavriglia, www.anac-autori.it Gaiole in Chianti, Laterina, Montevarchi, Reggello, Rignano sull’Arno, San www.asinc.it Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini. www.usnexpo.it Nelle conclusioni si esorta a citare sempre i luoghi dove è stato girato un www.officinaKreativa.org film “Servirà alla nostra cultura cinematografica, a comprenderlo meglio, www.monserratoteca.it a praticare un turismo più intelligente in quanto anche cinematografica- www.prolocosangiovannivaldarno.it mente orientato”. www.cineclubgenova.net www.quartaradio.it DdC

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