Diari Di Cineclub N. 29

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Diari Di Cineclub N. 29 n.3 Anno IV n. 29 - giugno 2015 Emergenza Cinema Sardegna Emergenza Cinema Sardegna Nutrire il pianeta Moviementu si conta Sant’Efisio pensaci C’ho faaame! e va alla riscossa Tu Il tema della fame nel Siamo a metà anno e dei Era il primo di maggio, cinema italiano. Il diritto la festa di Sant’Efisio, a bandi ancora non se ne Cagliari, quando leg- ad un’alimentazione sana, sa nulla. L’Associazione si gevo sul nuovo nume- sicura e sufficiente per ro di “Diari di Cine- prepara a dare battaglia club” fresco fresco di tutti gli abitanti della Terra, continuando il suo percorso Marco Antonio Pani pubblicazione, una bel- la preoccupazione per la la testimonianza del evolutivo sindaco di Cagliari Massimo Zedda sul ruolo qualità del cibo, ma anche del cinema e dei cineclub nella crescita cultura- una giusta riflessione Moviementu-Rete Ci- le della città. “Sempre più spesso” diceva il sin- nema Sardegna conta daco in chiusura del pezzo “l’Isola è scelta sull’educazione alimentare e (da ultimo censimento segue a pag. 15 sulla fame nel mondo, sono a campagna tessera- menti chiusa) più di i temi principali dell’Expo di duecento soci, e tra Milano 2015 questi una considere- vole compagine di la- E sono tematiche di voratori del settore ci- cui, nel corso del tem- ne-audiovisivo sardo. po, non poteva non oc- Antonia Iaccarino Esistiamo da più di cuparsi anche il cine- due anni, da quando in ma, che è stato sempre maniera quasi spontanea, sulla scia di una uno specchio (più o condivisa esasperazione per i ritardi e le sordi- meno) fedele dei pro- tà delle istituzioni, ci siamo scoperti numero- blemi della nostra so- si, professionalmente competenti e in pieno cietà. Vediamo, per diritto, oltre che dovere, di far presente alla Nino Genovese esempio, quel gruppo politica che il Cinema, che rappresentiamo, ol- di strani personaggi che intraprende un viag- tre a essere veicolo di cultura può diventare gio verso il Nord Italia, alla ricerca disperata di una sempre più concreta risorsa per l’economia cibo e all’insegna di un irrisolto grido di dolore: segue a pag. 14 La buona “SOLA” di Renzi vista da Pierfrancesco Uva segue a pag. seguente Festival Ben arrivata X edizione del SardiniaFilmFestival sotto il sole di Sassari dal 22 al 27 giugno Ecco tornare con il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno e l’inizio dell’estate astrono- mica, il SardiniaFilmFestival, pur con tutte le varianti nel corso dei 10 anni di vita, ma sempre con il costante e passionale contributo alla cul- tura. Il SardiniaFilmFestival non sarà mai una meccanica rappresentazione di attrattive ma vi- sione di opere capaci di coinvolgere e fornire gli strumenti di orientamento per interpretare il nostro quotidiano. Questa é la nostra responsa- Angelo Tantaro bilità, cogliere l’opportunità di aprire con il gior- no più lungo contro l’oscurità di questo mondo un po’ confuso. Angelo Tantaro Presidente del SardiniaFilmFestival segue a pag. 8 [email protected] n. 29 segue da pag. precedente tavola riccamente imbandita e piena di «C’ho faaame!»: sono gli sgangherati protago- leccornie, a cui si accostano prima con nisti (Roberto Benigni, Franco Citti, Ninetto timidezza, poi con sempre maggior si- Davoli, Giorgio Gaber) del film “Il Minestro- curezza, fino a che la loro fame atavica ne” (1981) di Sergio Citti, apologo feroce sulla esplode in una irrefrenabile, liberato- “Fame”, intesa non solo nelle sue componenti ria abbuffata, a base di spaghetti, man- fisiologiche, sociali ed economiche, ma anche giati in piedi sul tavolo e, perfino, infi- come categoria antropologica, esistenziale e lati nelle tasche. Ed è proprio Totò, con filosofica (come non pensare alla “teoria degli la sua “maschera” popolare (che può anche rimandare all’affamato Pulcinel- la), a rappresentare meglio di altri il te- ma della fame, tanto che moltissimi suoi film sono pieni di espedienti da lui messi in atto per procurarsi il cibo: pensiamo alla gag dell’enorme sfilati- “Un americano a Roma”, un film del 1954 diretto da Steno e no, all’interno del quale è contenuto un interpretato da Alberto Sordi in Nando Mericoni (Santi Bailor) pranzo completo, in “Napoli miliona- ria” (1956 ) di Eduardo De Filippo; o a “Fifa e ma anche drammatico, la figura del poverac- arena” (1948) di Mario Mattòli, in cui Totò, cio Stracci, tipico esemplare del sottoproleta- preso dai morsi della fame, si prepara una riato romano, che - nell’episodio “La ricotta” sorta di panino, con spugna, dentifricio, sa- di Pier Paolo Pasolini, inserito nel film del pone e schiuma da barba (e ciò ci fa venire in 1963 Ro.Go.Pa.G. - essendo perennemente af- Da sx Roberto Benigni, Franco Citti e Ninetto Davoli in mente la celebre scena di Charlot che, ne “La famato, divora con avidità un’intera forma di “Il minestrone”, 1981 diretto da Sergio Citti febbre dell’oro” del 1925, dopo aver bollito una ricotta, fino a morirne per indigestione. Vale vecchia scarpa, ne taglia la suola e la mangia a dire, la morte per il “troppo mangiare”: co- alimenti” in Ludwig Feuerbach?). E questi insieme con i lacci, arrivando perfino a suc- me avviene ai protagonisti de “La grande ab- “morti di fame”, alla ricerca costante di quel chiarne i chiodi, uno per uno). Nel citato “Na- buffata” (1973) di Marco Ferreri, metafora di cibo che non riescono a trovare, possono rap- poli milionaria” sono presenti anche il con- una società ricca ed opulenta, che ha perso il presentare emblematicamente il complesso vero significato e valore delle cose. Ed infatti, rapporto che la gente ha sempre avuto con il la fame ha come contrappunto l’abbondanza; cibo, costituendo parte integrante dell’imma- come i due personaggi (Paolo Villaggio e Ro- ginario collettivo ed attraversando tutta la berto Benigni) de “La voce della luna” (1990) di storia del cinema (e, in questo caso, ci limitia- Federico Fellini, che si trovano in una sorta di mo solo all’Italia, in cui, peraltro, i riferimenti ai film incentrati su questa tematica sono tal- mente numerosi che indicheremo soltanto quelli più significativi): dalla fame vera e pro- pria degli anni del conflitto e dell’immediato dopoguerra all’abbondanza degli anni del “boom” economico (un’evoluzione che si può seguire nel film “Una vita difficile” diretto da Dino Ri- “Miseria e nobiltà”, 1954 di Mario Mattoli, con Totò ed si nel 1961 o in “C’eravamo tanto amati” girato Enzo Turco, dall’omonima opera teatrale di Eduardo nel 1974 da Ettore Scola); dal “rifiuto” e dalla Scarpetta “nausea” del cibo degli anni Settanta alla ri- cerca della genuinità, della natura e delle tra- trabbando e la “borsa nera”, e pure in “Roma dizioni gastronomiche locali. Ma se volessimo città aperta” (1945) di Roberto Rossellini, dove accostarci al tema della fame nel cinema at- Anna Magnani, insieme ad altre donne, dà traverso una serie di “flash”, ecco alcune im- l’assalto ad un forno, al grido «Fame e pane!», magini che ci balzano subito in mente, col- mentre, ne “L’onorevole Angelina” (1947) di pendoci con la loro fulgida vividezza e Luigi Zampa, va alla ricerca della pasta; la fa- rappresentatività iconica. Ad esempio, le due me dei bambini è ben descritta in “Sciuscià” famiglie di poveretti, tra i quali spicca la figu- (1946) di Vittorio De Sica; e sprazzi comici per ra di Totò, che - in “Miseria e nobiltà” (1954) di l’affannosa ricerca del cibo da parte degli affa- Mario Mattòli - si trovano di fronte ad una mati protagonisti spuntano sovente nei film con Franchi ed Ingrassia: emblematico uno di essi, “Ultimo tango a Zagarol “ (1973) di Nando Cicero, parodia del celebre “Ultimo tango a Mario Cipriani “Stracci” in “La ricotta” di Pier Paolo Parigi” di Bernardo Bertolucci, in cui il famo- Pasolini, 1963 so burro (di Marlon Brando), con grande de- lusione della partner, finisce nella pagnotta di “Paese della Cuccagna”, in cui il cibo (in questo un affamato Franco Franchi!...In “Un ameri- caso gli gnocchi) sono inesauribili, non finisco- cano a Roma” (1954 ) di Steno, ecco la vivida no mai: utopistica visione di una società in cui raffigurazione che Alberto Sordi fa del giova- il bisogno del cibo e la fame (nelle cui dinami- ne appassionato di cibo “americano”, che, che economiche sono riscontrabili le cause però, alla fine, non riesce a resistere di fronte principali dei conflitti tra persone o delle guer- a un piatto di spaghetti, che aggredisce con la re tra intere Nazioni) sono superati: ma, pur- Da sx Stefano Satta Flores, Vittorio Gassman, Nino celebre battuta: «Maccarone, m’hai provocato troppo, è solo una gran “bella fantasia”, in stri- Manfredi dal Re della mezza porzione in “C’eravamo e io te distruggo; adesso, maccarone, io me te dente contrasto con la realtà dei nostri tempi! tanto amati” 1974 di Ettore Scola magno!». O, ancora, sul versante grottesco, Nino Genovese 2 [email protected] Un gesuita al cinema Egidio Guidubaldi, nel ricordo di Oliviero Padre Guidubaldi, quel gran provocatore che creò uno spazio di cultura irripetibile Avrebbe di certo incu- confrontarsi. Un entusiasmo che ti consenti- riosito il suo confra- va di assistere a film del socialismo reale dei tello gesuita papa quali eravamo certi del valore, pur sfuggendo- Francesco. Ma, altret- cene il motivo. Il secondo luogo di apprendi- tanto sicuramente, mento – e qui parlo della mia esperienza per- dopo poco lo avrebbe sonalissima, ma (credetemi) largamente fatto incazzare. Padre diffusa – era il cinema Corallo. Nuovo Cinema Guidubaldi era fatto Paradiso ha copiato da lì, pur senza saperlo. così. Far incazzare gli Cinema di terza o anche decima visione. Ma Oliviero Diliberto altri gli veniva natura- programmavano tutto! Cinema d’annata, ov- le, spontaneo.
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