Piano Protezione Civile

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Piano Protezione Civile INTERCOMUNALE di PROTEZIONE CIVILE ELBA OCCIDENTALE Comuni di Campo nell’Elba – Marciana e Marciana Marina Piano Intercomunale di Protezione Civile INTRODUZIONE A.1. RELAZIONE INTRODUTTIVA Il circondario Elba Occidentale nasce il 10 aprile 2004 grazie alla volontà delle Amministrazioni Comunali di Campo nell’Elba, Marciana e Marciana Marina le quali sottoscrivono una convenzione per la gestione associata per le attività di Protezione Civile. Il Servizio di Protezione Civile del Comune di Campo nell’Elba ed il Gruppo di Volontariato omonimo, realtà già consolidate, assumono il ruolo di Capofila nella gestione. Tale convenzione è stata modificata e nuovamente approvata, in ottemperanza alla L.R.Toscana n. 67/2003 e regolamento n. 69/R, con atti deliberativi dei tre Consigli Comunali che uniscono le forze e costituiscono così una forma associata di decentramento amministrativo per l’esercizio e delle funzioni e servizi in ambito sovracomunale. La gestione associata dei servizi comunali di Protezione Civile ha come scopo principale quello di formare un ufficio comune che svolga per conto di tutti le attività di Protezione Civile, di attuare lo strumento organizzativo dei Comuni afferenti, (Piano Intercomunale), quello di Centro situazioni e di Centro Operativo in emergenza, dare supporto ai rispettivi Sindaci nelle decisioni sugli interventi, e di ottimizzare il raccordo con le Autorità competenti, favorendo così la massima funzionalità del sistema. Uno degli aspetti di maggior interesse, in un piano di pronto intervento di protezione civile, è senz'altro quello di riuscire ad ottenere una chiara conoscenza delle proprie risorse in termini di mezzi persone e del proprio ambito territoriale, sotto l'aspetto fisico (paesaggio, aspetto territoriale), morfologico-geologico (topografia,morfologie - collina, pianura- uso del suolo, litologie), idrografico ed orografico (reticolo idrografico, corsi d'acqua, alveo, portate massime) assetto della popolazione (numero residenti suddivisi per classi di età, condizione, handicap e loro distribuzione, flussi turistici, altro). A tale scopo è stato inserito all'interno del presente piano di intervento un indice delle mappe e carte geografiche stilate e sviluppate in modo molto preciso, ove sarà possibile nell'immediato prenderne visione in caso di necessità . A.1.1. La struttura del Piano Il Piano di Protezione Civile, o Piano di Emergenza, viene redatto al fine di rispondere all’esigenza del territorio in caso di eventi prevedibili o imprevedibili a cui potrebbe incorrere. Il motivo che giustifica il progetto di Protezione Civile è costituito dall’esistenza sul territorio di nostra pertinenza, di uno stato di rischio al quale è esposto il contesto sociale, economico e territoriale: (PIANO PREVISIONALE E DI PREVENZIONE) Il metodo, con il quale il problema può essere risolto, consiste nell’individuazione delle forze in campo e loro localizzazione nelle funzioni di competenza, nella definizione delle azioni da compiere, con l’affidamento delle azioni agli attori idonei: 1 (PIANO DI EMERGENZA) Il contenuto del Piano si ispira ai criteri: 1. sono applicate le leggi nazionali e le leggi ed i regolamenti della Regione Toscana vigenti in materia, cercando di affrontare con realismo i punti ove la norma lascia spazio ad interpretazioni; 2. ci si attiene all’applicazione del “Metodo Augustus”; 3. si è tenuto conto dell’esperienza acquisita, adottando le soluzioni che le prove dei fatti hanno, per ora, indicato come più praticabili; 4. si è tenuto conto dell’ottimo rapporto esistente tra l’Intercomunale e la Provincia e tutte le Componenti e le Strutture Operative della protezione civile, ed in particolare con la Regione Toscana con l’Ufficio Territoriale di Governo/Prefettura, con la Comunità Montana dell’Arcipelago Toscano, con il Corpo Forestale dello Stato, rapporto che, da sempre, ha consentito il superamento di ogni emergenza, con ottimi risultati; 5. è stato mantenuto lo schema di catalogazione e rilevazione delle risorse già in uso. Il Piano è suddiviso sostanzialmente: • Parte generale: raccoglie tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, finalizzate all’elaborazione del quadro dei rischi che possono interessare il Territorio di competenza; • Lineamenti della pianificazione: individua gli obiettivi da conseguire per organizzare, al verificarsi dell’evento calamitoso, una risposta coordinata di protezione civile, in tempi ristretti, indicando le procedure per l’attivazione delle Componenti e Strutture Operative presenti nel territorio. • Elenco delle risorse: individua tutte le risorse presenti nell’intero territorio • Modello di intervento: rappresenta il coordinamento di tutte le risorse dislocate sul territorio La presente edizione del Piano Intercomunale di Protezione Civile, che rappresenta la naturale evoluzione delle bozze dei piani dei singoli Comuni in vigore dal mese di novembre 2004. Le normative citate stabiliscono l'ambito di competenza dei principali organi tenuti a compiere attività di protezione civile nelle tre categorie in cui vengono distinti gli eventi calamitosi: - tipo a - eventi locali, naturali o connessi con l'attività dell'uomo, che possono essere fronteggiati direttamente con interventi attuati dai singoli Enti ed Amministrazioni competenti in via ordinaria; - tipo b - eventi regionali, naturali o connessi con l'attività dell'uomo che, per la loro natura ed estensione, necessitano dell'intervento coordinato di più Enti ed Amministrazioni competenti in via ordinaria; - tipo c - calamità nazionali, naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità od estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. La rilevanza è regionale o locale in rapporto alla complessità dell’organizzazione necessaria per l’attività di soccorso e degli interventi per il superamento dell’emergenza, tenuto conto dei seguenti elementi: a) ambito territoriale e popolazione interessata; b) risorse operative, tecniche, scientifiche impiegate; c) entità complessiva dei danni prodotti e dei conseguenti interventi per il superamento dell’emergenza; d) straordinarietà dell’evento. La rilevanza regionale è dichiarata con le modalità della LR 67/2003; fuori di tali casi, gli eventi si considerano di rilevanza locale. 2 A.1.2. La cartografia La cartografia a disposizione, basata su elaborazioni delle 1:25.000, e Carta Tecnica Regionale 1:10.000, è stata trattata con ARC GIS 9.1.- Il piano è corredato anche di copie cartacee di tutta la cartografia generale del territorio disponibile. L’elenco di dettaglio, utile per una ricerca immediata, è riportato negli appositi paragrafi degli “Indici”, alla fine del piano. A.1.3. Le procedure di aggiornamento del Piano La Legge Regionale n. 67 del 29/12/2003 “Ordinamento del sistema regionale della protezione civile e disciplina della relativa attività” dispone che i piani devono essere soggetti a costante aggiornamento in ordine alle informazioni in essi contenute ed agli altri elementi rilevanti per le finalità di protezione civile. Dispone altresì che i piani vengano periodicamente verificati, in ordine alla loro efficacia, tramite esercitazioni. A.2. LA LEGISLAZIONE A.2.1. L’evoluzione normativa la regolamentazione della Protezione Civile nel nostro Paese, e succeduta soltanto a seguito dei numerosi eventi calamitosi, avvenuti nel tempo ma, utile alla prevenzione di tali eventi, ha origini recenti; solo dopo eventi disastrosi vi è stato un tentativo di far nascere e crescere una coscienza di Protezione Civile in Italia. Il primo tentativo del secolo scorso di regolamentare il territorio per prevenire catastrofi fu fatto con la Legge 13/07/1911 n. 774 ,qualche anno dopo fu emanata la Legge 17/04/1925 n. 473 ma il primo vero tentativo di creare una sorta di “Protezione Civile” venne fatto con il Regio Decreto 09/12/1926 n. 2389. Con questo atto fu affidato al Ministero dei Lavori Pubblici il coordinamento dell’evento ed in sua assenza ai Prefetti, mentre la tutela della pubblica incolumità venne affidata al Genio Civile con l’obbligo di coordinare il personale di soccorso, in esito a tali disposizioni a diverso titolo, vennero chiamati a concorrere, l’Aeronautica, l’Esercito, il Ministero per le comunicazioni e la Croce Rossa Italiana. Nonostante vi siano stati numerosi eventi calamitosi di notevole importanza, fino al 1970 non vi è stata nessuna modifica legislativa, soltanto dopo la catastrofe del Vajont del 1963, la grande alluvione di Firenze del 1966 ed il terremoto del Belice del 1968 è stata approvata la Legge n. 996 dell’8/12/1970 la Protezione Civile acquisisce autonomia concettuale: “Norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità – Protezione Civile”, Le competenze di coordinamento passarono dal Ministero dei Lavori Pubblici al Ministero degli Interni, per cui la struttura di fondamentale importanza per il soccorso divenne il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che, fino a quel momento, aveva gestito tutte le emergenze. Parallelamente ai Vigili del Fuoco vennero individuati gli organismi di livello locale, per l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità dalla prima emergenza fino al ritorno di accettabili condizioni di vita nei territori colpiti dalla calamità. In questa legge si parlò per la prima volta, anche se in modo embrionale, di volontariato, ma i “riflettori” sul territorio continuarono ad accendersi solo al momento dei disastro. Negli anni ’70 il nostro paese fu colpito da due fortissimi terremoti che provocarono un grande numero di vittime: 989 in Friuli nell’anno
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