Una Rete Castellare: Il Sistema Fortificato Irpino a Network of Castles: the Irpinian Fortified System
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Defensive Architecture of the Mediterranean / Vol XII / Navarro Palazón, García-Pulido (eds.) © 2020: UGR ǀ UPV ǀ PAG DOI: https://dx.doi.org/10.4995/FORTMED2020.2020.11348 Una rete castellare: il sistema fortificato irpino A network of castles: the Irpinian fortified system Giovanni Coppola Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, Naples, Italy, [email protected] Abstract In Irpinia, to grasp the extent to which the multiform and varied castellated density still has today, it is necessary to look at its hilly and mountainous landscapes or read the toponyms of its villages: from the recent study carried out in the Province of Avellino, there is a list of 78 castles still visible in elevation, a very high figure if you consider that the entire provincial territory is composed of 118 municipalities, for a percentage of almost 70%. The period of study in which this research is based on Irpinia’s fortification (castles, walls, towers and defensive walls) is part of the period in which the various foreign dynasties conquered the Regnum Si- ciliae giving rise to a military architecture which goes from the Longobard domination (568-774) to the advent of the Normans (1130-1194) and the Swabians (1194-1268), to retrace the phases of the coming first of the Angevins (1268-1435) and then of the Aragons (1442-1503). Keywords: castle, fortification, military architecture, medieval architecture, South Italy, Irpinia. L’armatura del sistema difensivo medievale irpino L’Irpinia è una multiforme e variegata “terra di niello, 2012). Durante gli anni successivi alla castelli” che ha risentito enormemente dei desti- caduta dell’Impero romano, il cosiddetto feno- ni dei tanti conquistatori e delle visioni politiche meno dell’incastellamento, dopo che lentamente che ne hanno disegnato i confini e guidato le i centri antichi di fondovalle si spopolavano, ini- sorti. ziò a modificare profondamente l’originaria con- formazione morfologica del territorio con la na- Dal censimento effettuato, che riguarda un arco scita di siti difensivi sulle alture e sui rilievi roc- temporale di circa dieci secoli, risulta un elenco ciosi, ovvero su spazi protetti naturalmente e da di 78 castelli, una cifra altissima se si pensa che cui era possibile controllare fisicamente le valli, la Provincia di Avellino è composta da 118 Co- le pianure circostanti e le strade di comunicazio- muni, per una percentuale di quasi il 70% ne1. dell’intero territorio. Tutto ciò fu reso possibile dalla cultura di un Torri, castelli e fortificazioni longobarde popolo che, con diverse ed alterne vicende, per ben cinque secoli qui ebbe dimora e governo: i Il grande patrimonio culturale irpino risiede so- Longobardi (Brogiolo, Marazzi, Giostra, 2017; prattutto nella ricchezza, su tutto il territorio, VV.AA., 2003). delle testimonianze materiali medievali, non solo architettoniche ma anche archeologiche e stori- Una delle testimonianze architettoniche più rile- co-artistiche (Gandolfo, Muollo, 2013; Cucci- vanti di questo periodo è la costruzione, databile 1141 tra VII e IX secolo, come attestano le tipologie La Radelgisi et Siginulfi principum divisio duca- murarie e gli stessi ritrovamenti ceramici del ti- tus Beneventani dell’849 (Martin, 2005, pp. 201- po a bande rosse, del recinto fortificato della Ci- 217), voluta dall’imperatore Lotario II, al termi- vita di Ogliara (Peduto, 2007, pp. 415, 430-431, ne del conflitto decennale tra Benevento e Saler- 434), nel territorio di Serino, a poca distanza dal- no (839-849), portò ad accrescere la rete difensi- le sorgenti del fiume Sabato. Il sito sorge lungo va castellare. Con questo nuovo assetto politico, la fascia pedemontana del Monte Terminio e si presenta come una fortificazione costituita da infatti, si infrangeva la secolare unità dello stato mura lunghe circa due chilometri, con una forma beneventano e si assisteva, di fatto ad una vera e irregolare che segue l’andamento del promonto- propria guerra fratricida, che portò ad una nuova rio. e più frazionata spartizione di terre da parte di un’aristocrazia potenziata di numero e divisa in due gruppi, fautori dei loro rispettivi capi (Er- chemperto, 1999, p. 52). Alla fine delle varie vi- cende storiche il risultato fu la nascita di due principati: quello di Salerno, assegnato a Sico- nolfo, con sbocchi sul mare e sulle pianure, e quello di Benevento, assegnato a Radelchi, limi- tato alle regioni interne del Sannio, dell’Irpinia e del Molise. L’Irpinia, inglobata nel ducato Be- neventano, fu divisa in gastaldati, ossia distretti Fig. 1. Serino, Civita di Ogliara, recinto fortificato, epoca longobarda. amministrativi, cui fu preposto un funzionario, il gastaldo, al quale competevano funzioni ammi- Un altro nodo viario importante era costituito dal nistrative, poteri giurisdizionali e di organizza- passo della Sella di Conza, in Alta Irpinia, che zione militare. La regione appare così, tra il IX e domina le valli dei fiumi Ofanto e Sele, da dove il XIII secolo, costellata da una miriade di picco- era possibile giungere facilmente a Benevento e li centri fortificati, alcuni a difesa dei gastaldati a Capua (Johannowsky, 2000). Nel 591, i Lon- di Montella e di Conza, entrati a far parte del gobardi guidati da Arechi I, costrinsero i Bizan- principato di Salerno, altri invece a guardia dei tini alla resa e consolidarono il centro fortificato gastaldati di Quintodecimo (l’odierna Mirabella di Conza, come presidio posto a difesa della ca- Eclano) e di Ariano, appartenenti al principato di pitale del ducato. Da qui partì la costruzione di Benevento, e poi impianti fortificati sorti a pro- una cortina difensiva composta dai castelli di tezione delle zone interne poste lungo il crinale Calitri, Cairano, Morra de Sanctis, Teora e Via- tra la valle del Sabato e del Calore e, infine, for- rum nel territorio di Caposele (Coppola, Muollo, tilizi costruiti a difesa del gastaldato di Nola, 2017, pp. 162-163, 155-157, 264-266, 169-170), come Lauro, Forino, Serino e Avella (Cinquan- una località oggi conosciuta con il nome di Pie- taquattro, Camardo, Basile, 2003, pp. 355-361). tra Boiara, sulla cui roccia sorgeva un fortilizio Anche se alcuni tratti delle frontiere tracciate del quale avanzano pochi ruderi e che un tempo dalla divisio tra i principati di Benevento, Saler- funzionava proprio da avamposto di controllo e no appaiono chiari in altri, invece, risulta molto di avvistamento per l’importante valico di Con- difficile risalire ai confini territoriali precisi dei za. diversi gastaldati (Gasparri, 1995, pp. 9-19; Anche la fortificazione della rupe di Quaglietta Martin, 1992, pp. 259-276). (Coppola, Muollo, 2017, pp. 162-163; Putaturo Il principe di Salerno provvide immediatamente Donati Viscido di Nocera, 2008, pp. 19-25, 44), a fortificare la zona montuosa alle spalle della baricentro dell’alta valle del Sele, deve essere ri- città, dalle serre di Montoro, ai monti Terminio e condotta alla prima fase dell’occupazione lon- Cervialto. Alcuni insediamenti furono fondati ex gobarda, nonostante le superfetazioni di età novo con lo scopo di controllare le vie di accesso normanna e sveva impediscano la lettura precisa alla Puglia e alla piana del Sele: è questo il caso della prima fase dell’insediamento. di tre insediamenti della provincia di Avellino, 1142 Torella dei Lombardi, Guardia dei Lombardi e scacchiere castellare longobardo restò pressoché Sant’Angelo dei Lombardi (Coppola, Muollo, invariato: le nuove contee ricalcarono spesso la 2017, pp. 207-209; Rotili, 2002, pp. 205-240). precedente suddivisione dotandosi di un nuovo elemento difensivo nel panorama Il principe di Benevento, fece fortificare il terri- dell’architettura militare del Mezzogiorno torio di Avellino (tra le valli del Sabato e del Ca- d’Italia, il donjon (Coppola, 2015, pp. 33-48). lore) e tutto il confine orientale, occupato dal ga- staldato di Quintodecimo, con i castelli di Fri- Le fortificazioni degli ex territori longobardi, bi- gento, Villamaina, Paternopoli, San Mango sul zantini e arabi furono adattate alle nuove esigen- Calore e Rocca San Felice (Coppola, Muollo, ze di difesa o costruite ex novo secondo tipologie 2017, pp. 196-197, 274-275, 295-299; Rotili, importate dalla Normandia. I castra, cioè spazi 1991-1992a, pp. 231-384), posti nelle zone fron- chiusi e fortificati, posti sulle cime dei colli, era- taliere. Anche il fortilizio di Sant’Angelo al Pe- no atti al controllo, allo sfruttamento del territo- sco (Coppola, Muollo, 2017, pp. 196-197; Gam- rio e alla difesa dei nuovi assetti territoriali bino, 1977, pp. 13-19), nell’attuale territorio di (Coppola, 2015, pp. 29-77). L’incastellamento Frigento, e il castello di Monticchio (o Montic- normanno in realtà venne a infoltire la già fitta chio dei Lombardi) (Colantuono, 1993, pp. 13- trama castellare longobarda con la costruzione di 22), che sorgeva su un’altura immediatamente a nuove strutture fortificate, in primo luogo per nord dell’abbazia del Goleto, furono edificati fissare l’avvenuta conquista del territorio e, suc- nella seconda metà del IX secolo lungo il confi- cessivamente, per rispondere alle immediate esi- ne tra il ducato longobardo di Benevento e quel- genze di demarcazione dei confini feudali deri- lo di Salerno. vanti dalle nuove acquisizioni territoriali, e per controllare importanti vie di transito (Martin, Ad ogni modo possiamo affermare che dopo la 1994, pp. 214-216). conquista longobarda del VI secolo, alcuni inse- diamenti scomparvero del tutto o conobbero un Alcuni tra i castelli edificati in epoca normanna lungo periodo di