IL CANTO DEL CIGNO DI VINCENZO

Il debutto parigino dell' Aprilia e la sua consacrazione sulle scene italiane

Alla fine del 1934 la gamma Lancia po- scelta costante del Salone di Parigi e alla teva così sintetizzarsi: Dilambda, grossa presenza di una fabbrica per l'assem- vettura, ancora prestigiosa, ma ormai an- blaggio delle Lancia presso la capitale, ziana e costruita soltanto su richiesta; rivela una spiccata simpatia del costrut- Astura, auto di classe superiore, lussuosa tore torinese per il mercato d'oltralpe. e austera, tecnicamente validissima ed Forse ritiene il pubbli- esteticamente elegante, ma poco signifi- co francese come il più competente a cativa sul piano dell'indirizzo innovatore giudicare ogni nuovo modello, e vede sempre seguito dalla Casa; Artena, vet- nella rassegna parigina una specie di tura media, dignitosissima, solida e sicu- prova del fuoco per le sue creazioni: se ra, ma priva di un parti.colare carattere una vettura « passa» a Parigi vuoi dire distintivo; Augusta, vettura moderna, tec- che sarà accolta favorevolmente ovun- nicamente avanzata, snella e piacevole, que. E a Parigi l'Ardennes, che ai Sljcces- ma piccola e troppo vicina alla categoria sivi Saloni di Londra e di Milano si chia- delle utilitarie per poter affermare da sola merà Aprilia, passa col massimo dei voti, il prestigio della Lancia. suscitando lo stesso entusiasmo che ave- Viste tutte insieme, una vicino all'altra va suscitato 14 anni prima l'indimentica- come nello stand di un salone automobi- bile Lambda. listico, le quattro vetture danno l'impres- Esaminiamo ora la nuova vettura, co- sione di una eccessiva uniformità d'aspet- minciando dalla linea. Nella fase di pro- to, come se si trattasse di modelli in sca- gettazione Vincenzo Lancia ha dato ai la di un unico tipo di automobile. Si av- suoi tecnici precise disposizioni: vuole verte insomma l'esigenza di un rinnova- una macchina non più lunga di quattro mento, occorre una nuova « regina» ca- metri, con ampio spazio per cinque per- pace di dominare la scena automobili- sone, pesante non più di novecento chi- stica degli anni trenta come la Lambda logrammi e con la massima penetrazione ha. fatto negli anni venti. Un ruolo, quello aerodinamica. Vengono approntati mo- della regina, che .Ia piccola Augusta non delli di carrozzeria in legno e plastilina a può sostenere per la sua statura inferiore grandezza naturale, si provano diverse alla media ed anche per il suo aspetto soluzioni stilistiche, si conducono studi che, seppur snello e piacevole, non sem- aerodinamici approfonditi in collaborazio- bra più in linea coi tempi. ne con il Politecnico di Torino. Finalmen- Perfettamente conscio di questa situa- te l'aspetto esteriore della macchina vie- zione, !'instancabile Vincenzo Lancia ne definito: la parte anteriore ha linee mette ancora una volta a frutto il suo in- squadrate e tese, con cofano motore mo- gegno e... alla frusta i suoi collaboratori. deratamente lungo e penetrante, chiuso Nel giro di un anno soltanto l'erede della anteriormente da una calandra inclinata. Lambda sembra ormai pronta. i: comple- Molto inclinato è anche il parabrezza, Nella pagina accanto: tamente nuova nell'aspetto e nella mec- dalla sommità del quale prende avvio il il reparto fInizione canica, è una vera Lancia destinata a co- profilo tondeggiante del padiglione che dello stabilimento stituire la punta di diamante della produ- si conclude in una coda molto spiovente Lancia di via Monginevrc zione automobilistica italiana. Per la sua e rastremata. Vista in pianta, la carrozze- L'Aprilia fu l'ultimo presentazione viene scelto come sempre ria presenta un perfetto raccordo tra l'a- capolavoro di Vincenzo il Salone di Parigi. Il nuovo modello vi bitacolo piuttosto largo e lo stretto cofa- Lancia; purtroppo egli appare ufficialmente nel 1936 con la de- no motore. Quest'ultimo è cuneiforme e non poté vederne nominazione di Ardennes. ff grande successo da esso sporgono i parafanghi anteriori, in quanto morì pochi Anche l'Augusta, come si ricorderà, ha snelli e sagomati. mesi prima dell'entrata avuto al suo debutto in Francia un nome Il coefficiente di resistenza aerodina- in produzione della diverso da quello definitivo. Ciò, oltre alla mica dell'Aprilia risulta di 0,47, valore vettura.

7 La carrozzeria della Lancia Aprilia del 1937 priva di portiere. Il montante centrale era stato eliminato per facilitare l'accesso all'abitaco/o. Le portiere si aprivano quindi come le anta di un armadio e le serrature erano costituite da lunghi perni che si incastravano in alto e in basso.

Il pulito disegno del motore Aprilia che, secondo il classico schema Lancia, era un quattro cilindri a V stretto di 1351 cc, portato poi a 1486 cc. Il monoblocco era in alluminio con canne in ghisa.

Il pianale del/'Aprilia a lamiere scatola te, destinato alla costruzione delle vetture fuoriserie, così come appariva ~~ in una pubblicazione del 1937.

80 I

I

L'Aprilia 2" serie I del 1939 con motore I portato a 1486 cc, ~ di cui sotto vediamo ;; il vano motore e il ~I ~ posto di guida. Sul . cruscotto si nota /'indicatore livello benzina costituito da tante spie luminose che si accendevano a seconda dei litri di carburante presenti nel serbatoio.

molto favorevole, se si pensa che quello di una Fiat Balilla, o di qualsiasi altra vet- tura contemporanea dalle forme squadra- te, è intorno allo 0,60. Per fare un para- l' gone col presente, la Fiat 128 ha un coef- ficiente di 0,48 e la Coupé di 0,44. L'ottimo risultato dell'Aprilia è stato ottenuto senza alcun pregiudizio per l'estetica, che appare anzi gradevol- mente originale. Semmai è proprio la ac- curata ricerca di un aspetto armonioso che pregiudica qualcosa in fatto di aero- dinamica. Se infatti fosse stata mantenu- ta la lunga coda della carrozzeria inizial- mente abbozzata, la penetrazione della vettura sarebbe risultata senza dubbio migliore. In omaggio all'estetica, Vincenzo Lan- cia impone anche che il taglio della por- tiera anteriore lungo la linea di incernie- ratura sia curvo e non rettilineo, in modo da armonizzarsi meglio con l'andamento tondeggiante del padiglione. Ciò costrin- ge il povero cavalier Falchetto ad esco- gitare, dopo innumerevoli tentativi, un particolare sistema di cerniere, con perni a sfera inclinati, che consentono il per- fetto movimento di apertura e chiusura della portiera nonostante il suo anomalo profilo. A proposito di portiere, anche nell'Aprilia, come nell'Augusta, esse si aprono ad armadio e si chiudono comba- ciando senza l'interposizione del montan- te centrale. Anche l'Aprilia, logicamente, ha struttu- ra portante. Nonostante il ridottissimo spessore delle lamiere impiegate (1,2 mm per le strutture interne e 0,8 per i rivestimenti esterni), la scocca mostra una rigidità eccellente e una robustezza a tutta prova. Nel timore che le sottili la- miere possano accusare deformazioni permanenti sotto carico, i tecnici della Lancia sottopongono la prima scocca a una prova severissima: appoggiata in

81 .-.,-',., ,-."..., ~,'--"~

A lato: una Lancia Apri/ia con una carrozzeria speciale sport in alluminio allestita nel 1940 da Boneschi. Dello stesso carrozziere milanese è anche il cabriolet a quattro posti del 1939 illustrato sotto, a destra. Il cabriolet con ruote posteriori carenate (foto sotto) è invece opera della Ghia e venne esposto al Salone di Milano del 1937.

~ . ,~t; :t~~:_'. "'~."" .

corrispondenza degli assi delle ruote, es- grato da una coppia di ammortizzatori a sa viene progressivamente caricata nella frizione. zona centrale con lingotti di piombo, fin- E veniamo al motore: si tratta di un ché non si produce lo strappo di un pun- quattro cilindri con la solita struttura a V to elettrico di saldatura. Il peso raggiunto stretto (17°40'). La cilindrata è di 1351,6 dai lingotti è di 4500 kg. Dopo un attento cc (72 x 83 mm) e la potenza di 47,8 cv esame risulta che le lamiere non hanno al regime di 4300 giri/min. Nuovo e bre- subito la benché minima deformazione vettato è il sistema di distribuzione, con permanente. valvole inclinate a V mosse da un solo Passiamo ora alle sospensioni: ante- asse a camme in testa, e con camere di riormente esse sono del solito tipo a scoppio pressoché emisferiche. Il blocco cannocchiale con ammortizzatori idrau- motore è in alluminio con canne cilindri lici incorporati. Troppo felici sono stati in ghisa e testata pure in alluminio. L'al- i risultati ottenuti fin dai tempi della bero a gomiti, in acciaio temprato, ha Lambda perché questo insuperato siste- quattro manovelle e tre supporti di ma venga mutato. La grossa novità con- banco. siste invece nel retrotreno a ruote indi- Alla notevole potenza corrisponde un pendenti, con balestra trasversale inferio- valore specifico di 35,36 cv/litro, molto re, barre di torsione e freni spostati al- elevato se si tien conto del modesto rap- l'uscita del differenziale per ridurre le porto di compressione (5,7 : 1) e del bas- masse non sospese. Un tipo di sospen- so consumo di carburante (meno di 10 sione piuttosto complesso, in verità, co- litri per 100 km). stoso, ma che fa dell'Aprilia una delle Grazie all'ottima penetrazione, l'Aprilia prime vetture al mondo con sospensioni fa i 125 all'ora; grazie al suo peso ridot- a quattro ruote indipendenti, con intuibili to, ha una vivacissima accelerazione; le vantaggi in fatto di tenuta di strada. In sospensioni a quattro ruote indipendenti dettaglio, la sospensione posteriore Apri- le conferiscono una stabilità senza pari; lia risulta costituita da una molla trasver- grazie alla sua compattezza (è lunga so- sale inferiore a balestra che sopporta il lo 3,95 m) è agile e maneggevole; l'ampio carico statico del retrotreno, più due e lussuoso abitacolo, la totale assenza barre di torsione alloggiate nel cavo di di vibrazioni (motore montato elastica- due bracci di reazione ancorati alla scoc- mente) e la.silenziosità di funzionamento ca in posizione mediana. Il tutto è inte- garantiscono un confort da vettura di

82 gran classe; il basso consumo la rende biamo tentato di spiegare, si trattava for- economica; la linea indovinata e perso- se di una vettura troppo piccola per es- nalissima, oltre al prestigio legato al mar- sere considerata una vera Lancia, e trop- chio Lancia, è segno di distinzione per il po costosa per rientrare nell'ambito delle proprietario. utilitarie. Ma adesso, nel 1939, alla vigilia Insomma, l'Aprilia è una vettura ecce- della guerra, i tempi sono cambiati. La zionale, decisamente senza awersarie benzina comincia a scarseggiare e occor- nella propria categoria. « Che macchina rono macchine che consumino il meno meravigliosa!» non può fare a meno di possibile. esclamare lo stesso Vincenzo Lancia do- L'Aprilia sta facendo furore per tutte le Sotto, nell'ordine: po aver provato per la prima volta il pro- doti che abbiamo detto ma è pur sempre un'Aprilia fuoriserie totipo del nuovo modello. Purtroppo, po- una vettura di un certo impegno econo- con tetto apribile mico. Niente di meglio che affiancarle della carrozzeria Touring; co tempo dopo il grande costrutto re se un coupé carrozzato ne va per sempre, senza aver visto la pri- una sorella minore, che costi meno, che dalla Monviso nel 1949 ma Aprilia di serie uscire dalla sua fab- consumi meno, ma con le stesse caratte- con un ampio lunotto brica. ristiche di lusso e raffinatezza cosl care posteriore panoramico; La Lambda era stata il do di petto di ai lancisti ed anche con la stessa impo- un cabriolet a due Vincenzo Lancia. Un acuto che aveva stazione stilistica, la cui originalità tan- posti del 1949 strappato applausi a non finire a tutte le to ha incontrato i gusti del pubblico. di . platee automobilistiche del mondo. L'A- prilia ne costituisce il bis, che il generoso artista ha concesso al suo pubblico prima di ritirarsi dietro le quinte della vita. Nel 1939 esce la seconda serie della vettura, con cilindrata aumentata a 1486 cc (74,61x 85 mm) e potenza praticamen- te invariata (48 cv invece di 47,8). Tutto l'incremento in cc è stato sfruttato per rendere più sostanziosa la coppia ai bas- si regimi e migliorare l'elasticità di mar- cia e la ripresa. La produzione dell'Aprilia prosegue an- che dopo la seconda guerra mondiale, periodo in cui la vettura, pur essendo vecchia di quasi dieci anni, può ancora vantare una meccanica e un'impostazio- ne modernissime. Regge egregiamente il mercato fino agli ultimi giorni di produ- zione e nelle corse è la dominatrice in- contrastata della classe fino a 1500 cc (e lo resterà per parecchio tempo ancora, anche dopo la sua scomparsa dal cata- logo della Casa). . La sua fine suscita non po.chi rimpian- ti fra i lancisti più affezionati e fra le stes- se maestranze dell'azienda. Ecco il testo del biglietto anonimo, scritto probabil- mente da un operaio, trovato il 22 otto- bre del 1949 nel baule dell'ultima Aprilia uscita dalle catene di montaggio di via Monginevro: « Cara Aprilia, nel prendere commiato ti porgo un reverente saluto. Il tuo nome glorioso ha saputo imporsi nelle più gran- di metropoli, merito di un grande pionie- re scomparso, ma sempre vivo è il suo nome in noi. Gli artefici di questo grande complesso augurano e aspettano che la sorella che sta per sorgere dia tanta glo- ria e maggior comprensione per il bene di tutti ». Torniamo ora all'anteguerra per parla- re di un altro modello Lancia che ha la- sciato il segno nella storia della Casa: l'Ardea. Il tema della « piccola di lusso» è già stato affrontato dalla Lancia nel 1933 con "Augusta, auto eccellente ma di esisten- za piuttosto limitata nel tempo. Come ab-

83 - Lo spaccato dell' Ardea del 1939. In evidenza le sospensioni posteriori che, a differenza del/' Aprilia, tornavano a essere del tipo a ponte rigido. Curiosa la posizione della batteria davanti al radiatore.

Un esploso del motore Ardea, un quattro cilindri a V stretto che, con i suoi 903 cc, rappresenta la minor cilindrata fra i motori Lancia. Sulla testa è visibile il complicato sistema di bilanclerl per comandare le valvole con un solo asse a cammeo Infatti le valvole erano Inclinate a V per consentire una forma emisferica della camera di combustione.

84 L'Ardea 14 serie del 1939. Questa vettura fu la versione utilitaria dell'Aprilia di cui riproponeva la linea anche se con alcune modifiche di dettaglio, come il passo più corto e la coda meno rastremata.

L'Ardea nasce dunque come copia in formato ridotto dell'Aprilia, di cui si spera possa sfruttare la fama acquisita in tre anni di produzione. In effetti l'Ardea par- te con un grosso vantaggio, quello ap- punto di assomigliare in tutto e per tutto al modello di maggior cilindrata. Un van- taggio, per esempio, che l'Augusta non ha avuto, perché nata troppo tardi rispet- to alla Lambda. Se fosse comparsa qual- che anno prima e la si fosse potuta pub- blicizzare come «piccola Lambda» a- vrebbe probabilmente goduto di maggior favore e di vita più lunga. L'Ardea monta un quattro cilindri a V stretto di soli 903 cc, il più piccolo mai costruito dalla Lancia. Le misure di ale- saggio e corsa sono pressoché quadre, 65 x 68 mm, e, insieme al ridotto valore della cilindrata unitaria, consentono alti regimi di rotazione: la potenza massima di 28 cv è fornita a ben 4600 giri/min, ma il motore può tranquillamente salire fin quasi a 5000 giri. Rispetto al più grosso 4V Aprilia, il nuovo gruppo presenta alcu- ne variazioni nel sistema di distribuzione: le valvole sono sempre a V, con camere di scoppio emisferi che, ma sono allinea- te due a due su linee oblique rispetto al- "asse longitudinale del motore, secondo uno schema che potrebbe essere definito a lisca di pesce. Tale soluzione, anch'es- talino per quelle disposte nella parte me- La vista posteriore dell'Ardea 14 serie. sa brevettata, rappresenta un ingegnoso diana. L'asse a camme, come al solito, è compromesso tra J'opportunità di confe- in testa mosso da catena. L'ovale, sul quale è imbullonata là targa, è L'avantreno della nuova piccola Lancia rire forma emisferica alle camere di scop- lo sportello del vano pio e la necessità di far stare tutto il ca- ripropone il tradizionale schema a can- in cui era alloggiata stello di distribuzione nel limitatissimo nocchiale, con ammortizzatori idraulici in- la ruota di scorta. spazio determinato dalla vicinanza delle corporati, mentre il retrotreno risulta no- L'accesso al bagagliaio due file di cilindri. Il comando delle val- tevolmente semplificato rispetto a quello avveniva invece vole awiene a mezzo di levetta e bilan- dell'Aprilia: niente più ruote indipendenti, dall'interno della vettura, ciere per quelle disposte alle estremità ma ponte rigido con balestre longitudina- ribaltando lo schienale laterali della testa, e di bilanciere e pun- li e freni sulle ruote. posteriore.

85 La carrozzeria, che ripete fedelmente datore, la Casa si è arricchita di un nuo- i temi stilistici e aerodinamici dell'Aprilia, vo stabilimento, sorto a Bolzano in se- è lunga solo 3,615 metri ed ha coda leg- guito a un'iniziativa presa dal governo. germente più tonda e meno rastremata Ecco cosa ha scritto in proposito Ferruc- rispetto a quella della sorella maggiore. cio Bernabò sulla rivista quadrimestrale Anche nell'Ardea non esiste montante edita dalla Lancia: centrale nella fiancata e le portiere si « Qualche anno prima dello scoppio aprono ad armadio. AI bagagliaio si ac- della seconda guerra mondiale, il gover- cede dall'interno, mediante ribaltamento no italiano aveva promosso la creazione dello schienale posteriore, mentre la ruo- di un centro industriale nella zona di Bol- ta di scorta è sistemata in un vano oriz- zano, con finalità parte politiche parte zontale ricavato nella coda e munito di un strategiche. Tra le industrie invitate a dar apposito sportello. vita a questo decentramento era appunto Su strada la guida dell'Ardea risulta la Lancia, che fin dal 1934 prese la deci- piacevolissima. Il motore, piccolo ma sione di aderire all'iniziativa, inizialmente brioso, rende la vettura scattante spin- pensando a un semplice impianto di fon- gendola in breve tempo alla massima ve- deria. Il diario conservato presso la Dire- locità di 108 km/h. Il cambio a quattro zione dello stabilimento di Bolzano anno- rapporti ha una prima molto corta, che ta meticolosamente tutte le operazioni consente uno spunto notevolissimo in preliminari e le fasi della nascita e della partenza e il superamento delle salite più crescita della nuova fabbrica. Nella prima ripide. Il brillante comportamento della pagina, sotto la data del 9 marzo 1935 è vettura, che vanta anche ottime doti di' scritto: "L'ufficio tecnico del comune di stabilità e di maneggevolezza, è favorito Bolzano trasmette alla Direzione genera- dalla penetrazione aerodinamica e, so- le di Torino la planimetria della zona in- prattutto dal basso peso complessivo: dustriale di Bolzano per la scelta del lot- 700 kg circa. to di terreno da acquistare per la costru- Ma la dote principale dell'Ardea è co- zione dello stabilimento Lancia". E più stituita dal ridottissimo consumo di car- avanti: "settembre 1935, inizio dei lavori burante: alla velocità di 80 all'ora oc- di costruzione dei primi quattro capanno- corrono soltanto 7,2 litri di benzina per ni della fonderia,,; "aprile 1937, assun- 100 chilometri. Per quei tem~i è un vero zione a Bolzano dei primi impiegati, che record, non facile da eguagliare anche vengono mandati in trasferta a Torino dalle moderne vetturette dei nostri giorni. per istruzione,,; "15 maggio 1937, arrivo E si pensi che il rapporto di compressio- da Torino del primo nucleo di operai fon- ne dell'Ardea vale soltanto 6: 1. ditori (quindici),,; "20 maggio, inizio as- La produzione del modello viene ripre- sunzioni operai locali,,; "29 giugno 1937, sa dopo la guerra e prosegue fino al 1953 prima fusione di ghisa". per un totale di oltre 23 mila esemplari, « La data ufficiale di nascita dello sta- suddivisi in quattro serie. Sulla quarta ed bilimento di Bolzano è dunque quella del ultima serie, uscita nel 1949, viene ag- giugno '37, con il primo risultato produt- giunto un quinto rapporto surmoltiplicato tivo degli impianti: l'entrata in funzione al cambio di velocità. Ciò consente un di un reparto di fonderia. Vincenzo Lan- ulteriore risparmio di carburante ad an- cia era mancato ai vivi appena tre mesi datura di crociera, poiché con la quinta prima. marcia si riducono i giri del motore sen- « Meno di due anni più tardi, comincia- za che diminuisca la velocità. In tutta la vano i lavori di costruzione del reparto produzione mondiale quello dell'Ardea è meccanica, mentre venivano potenziati rimasto uno dei rarissimi esempi di cam- gli impianti di fonderia allargandone l'atti- bio a cinque rapporti montato in serie su vità alla fusione in alluminio. Lo stabili- una vettura di cilindrata inferiore al litro. mento di Bolzano diventava così il com- Con la fine dell'Ardea si chiude quel plemento insostituibile, il generoso pol- ciclo produttivo della Casa ancora lega- mone di alimento delle officine principali to all'esistenza di Vincenzo Lancia. La di Torino nella fase di partenza del ciclo piccola quattro cilindri è nata in verità produttivo. Lo scoppio della guerra e le nel 1939, quando Lancia è già scomparso conseguenti necessità di decentramen- da tre anni, ma, essendo la copia fedele to degli impianti per cercare di sottrarli dell'Aprilia, la si può ugualmente consi- alle offese belli che, doveva aumentare derare una creatura del grande costrut- ancora l'importanza dello stabilimento: tore. sorgeva, subito dopo il reparto meccani- Alla morte di Vincenzo Lancia la pre- ca, quello metallurgia. E le lavorazioni sidenza dell'azienda viene assunta dalla procedevano a ritmo sempre più intenso. moglie Adele. Il figlio Gianni, nato nel « Tra l'ottobre e il novembre 1942, in 1924, alla morte del padre ha appena do- seguito a gravi bombardamenti subiti dal- dici anni ed è quindi troppo giovane per la fabbrica di Torino, venivano trasferiti a poter contribuire alla conduzione di un'a- Bolzano non soltanto alcune delle più im- zienda divenuta tanto grande e impor- portanti lavorazioni per la produzione de- tante. gli autoveicoli industriali e militari (da Intanto, quand'è ancora in vita il fon- tempo, più non si parlava di vettura da

86 Un'Ardea 44 serie del 1949. Rimasto in produzione sino al 1953, questo fortunato modello Lancia superò i 23.000 esemplari costruiti in quattro serie. turismo, com'è ovvio): alberi motore, se- 1943, bombardamento della zona indu- miassi, assali anteriori (con le re1ative striale, morte dell'operaio Giuseppe Bar- maestranze), ma anche il reparto montag- roero, colpito da una scheggia E a- gio e collaudo veicoli, al completo. Tale vanti di questo passo, faticosamente, per massiccio trasferimento si completava tutto il 1944: bombardamenti, morti, ar- nel gennaio dell'anno successivo con resti, paure. Fino al 2 maggio del '45. Ci- l'arrivo di forti aliquote di operai e del ta il diario: "2 maggio 1945, l'evidente residuo macchinario lavorazioni mecca- sbandamento delle forze armate tede- niche. sche ed il collasso totale delle autorità « Ma erano mesi di enormi difficoltà e cittadine viene avvertito dalle maestran- preoccupazioni, materiali e morali. Nel ze; nel pomeriggio il lavoro è abbando- giugno di quel 1943, anche a Bolzano, nato da tutti, mentre nello stabilimento fin'allora risparmiata dalle offese dei si aggirano soldati tedeschi che si appro- bombardamenti, squillarono le sirene de- priano di tutte le biciclette che trovano gli allarmi aerei, costringendo le mae- nei depositi,,; "3 maggio, fine della guer- stranze a cercare riparo nelle gallerie ra e liberazione della provincia di Bolza- scavate nella montagna. Tuttavia il primo no dalle truppe tedesche; due nostri di- bombardamento avvenne soltanto il 2 set- pendenti, Annibale Bertolina ed Ermanno tembre di quell'anno, primo di una lunga Bonani cadono durante una sparatoria serie. tra elementi della Lancia e soldati della « Quelle tremende settimane sono ri- Wehrmacht. L'operaio Irfo Borin viene fu- cordate nel famoso diario con precisione cilato nell'interno dello stabilimento da burocratica, ma non per questo meno soldati tedeschi per rappresaglia". drammatica: "3 settembre 1943, si rile- « È l'ultimo atto della tragedia, anche vano le prime numerose assenze senza se il ritorno alla normalità, alla concorçfia, permesso della maestranza..; "8 settem- all'azione costruttiva richiederà molto bre 1943, armistizio Badoglio. Occupazio- tempo ancora. Ma subito viene iniziata ne della provincia di Bolzano da parte l'opera di ricostruzione degli impianti delle truppe germaniche e allontanamen- danneggiati o distrutti, le lavorazioni già to delle autorità italiane. Il nostro dipen- di pertinenza dello stabilimento di Torino dente Hueller viene ucciso dai soldati te- ritornano alla Casa-madre, meno il repar- deschi nella notte dell'8 settembre, du- to autoveicoli industriali che rimane de- rante le azioni armate per il possesso dei finitivamente a Bolzanq, costituendo anzi capisaldi della città..; "9 settembre, lo nell'avvenire una delle attività principali stabilimento accusa l'esodo in massa del- dello stabilimento. Lentamente ritorna la la maestranza: circa 2000 operai non ri- tranquillità, e Lancia-Bolzano assume prendono più il favoro e -rientrano nelle nelle attività di pace il suo vero ruolo di loro sedi di origine..; "10 novembre, la produzione integrativa nel complesso del ripresa del lavoro nello stabilimento av- lavoro Lancia. Più tardi, la fabbrica viene viene sotto la direzione del Direttore ge- ampliata e pote"nziata sia nel reparto fon- nerale signor Manlio Gracco, con gravi deria in ghisa e in leghe leggere ---'" di- difficoltà e serie preoccupazioni per le ventato il più moderno impianto d'Euro- sorti dello stabilimento,,; "15 dicembre pa - sia in quelli meccanica e produzio- 1943, arresto per alcuni giorni del Diretto- ne autoveicoli industriali: una generosa re amministrativo rag. Oneglio e di alcuni nutrice che alimenta lo stabilimento di funzionari dello stabilimento da parte del- Torino con un flusso continuo di materia- le autorità tedesche..; "15 dicembre li indispensabili al ciclo produttivo ".

87